Movimento Socialista in terra di Bari 1874 -1946

La Puglia, fin dagli esordi del movimento operaio, non era rimasta ai margini della storia d’Italia. Essa fu dapprima interessata dallo sviluppo del movimento anarchico bakuniano. Non a caso il “Comitato per la rivoluzione sociale” aveva disposto che la Puglia fosse il “centro di raccolta” degli internazionalisti meridionali in vista dell’insurrezione che doveva scoppiare nell’agosto del 1874. Il progetto insurrezionale dell’agosto del 1874 che, nelle intenzioni degli internazionalisti doveva chiamare le masse italiane alla “rivoluzione sociale“, emerge con estrema chiarezza dagli atti del procedimento penale istruitosi a Trani nel corso del 1875 a carico di ERRICO MALATESTA e di altri internazionalisti meridionali.

La Puglia, infatti, si trovò al centro, per opera di Cafiero, della trama anarchica nel Mezzogiorno, fino alla crisi dell’Internazionale, apertasi con il fallimento dei “Moti del Matese” del 1877 di cui fu ispiratore lo stesso Cafiero. Figure come Cafiero, Covelli e Palladino, non sono esempi isolati, ma espressione di una realtà organizzativa che collegava tutto il Mezzogiorno ai centri direttivi dell’Internazionale. Ciò spiega il termine iniziale della ricerca fissato non al 1892, data di fondazione del Partito, ma appunto al 1874. E’ stato così possibile mettere a nudo le origini del movimento che prendeva le mosse dalla crisi della I Internazionale e dal conseguente distacco dall’anarchismo collettivista, di un filone del socialismo che si pose sul terreno della democrazia e che dette vita anche in Puglia al primo nucleo del Partito dei lavoratori italiani. Da quella crisi e dal tramonto dei progetti del radicalismo repubblicano più intransigente si venne a formare contemporaneamente a quanto avveniva in campo nazionale, quel movimento socialista moderno che aveva avuto come elementi di spicco Andrea Costa e Filippo Turati. Nel 1893, subito dopo il Congresso di Genova, sorse in Puglia la “Federazione socialista pugliese“. A Molfetta nell’estate di quell’anno si celebrava il I° Congresso regionale che dette l’avvio alla griglia provvisoria del partito.

Vi parteciparono figure destinate ad avere un ruolo importante nella diffusione del socialismo: Giovanni Ancona-Martucci di Bitonto, Giovanni Colella di Bitetto, Leonardo Mezzina di Molfetta, Carlo Musacchio di Gravina. Dopo la caduta del governo Crispi la breve ripresa legale è sottolineata dalla venuta in Puglia di Costa e dalle elezioni del 1897. Il partito pugliese si trovò al centro della bufera con i moti del 1898 che interessarono centri importanti come Minervino Murge e la stessa Bari. Moti che vennero repressi duramente e che dettero luogo ad una serie di processi di cui il più importante fu quello per i fatti di Minervino Murge in cui fu coinvolto Carmine Giorgio. Con la repressione del governo Pelloux il movimento socialista uscì rafforzato dalla “crisi di fine secolo”. Infatti una lettera di Turati a Giovanni Colella sottolinea la crescita del movimento socialista in Puglia che entrerà a far parte dell’area “forte” del movimento nazionale, grazie al lavoro di alcuni pionieri come Felice Assennato, Vito Mario Stampacchia ed altri. L’elezione di Gaetano Salvemini nel collegio di Molfetta, dove i partiti popolari (repubblicani e socialisti) riescono a sconfiggere il corrotto partito clerical-moderato, introduce nella città un primo esperimento di governo riformista.

Subito dopo il primo dopoguerra il movimento socialista pugliese era ormai un moderno movimento di massa e nelle elezioni del 1919 riuscì ad eleggere cinque deputati. Nelle elezioni successive si assicurò il controllo di importanti amministrazioni come Corato, Barletta, Santeramo e Canosa. Ancora nelle elezioni del 1921 precedute e seguite da gravissimi episodi di cui il più tragico fu l’assassinio di Di Vagno la forza socialista si mantenne quasi inalterata. Anche a livello regionale le divisioni interne nel socialismo, dopo la scissione di Livorno, per la presenza di un folto gruppo di sindacalisti rivoluzionari, esposero il movimento operaio, senza più un sistema di alleanze, all’attacco fascista.

Quest’ultimo fu caratterizzato da episodi “militari” come la conquista di Andria ad opera delle squadre di Starace e Caradonna. Il socialismo pugliese, sottoposto ad una nuova e più grave scissione, quella della frazione “Terzo internazionalista“, oppose ciò nonostante una forte resistenza al fascismo sino alle leggi eccezionali. Dopo l’assassinio di Matteotti, nasceva contemporaneamente un filone di “nuovo socialismo“. Esaminando i documenti relativi agli anni della clandestinità emerge un quadro inedito dell’antifascismo pugliese. All’interno del movimento socialista nasce una linea liberal-socialista che, traendo origine dalla crisi del combattentismo passa attraverso le esperienze dei gruppi come quelli di “Rivoluzione liberale” di Rosselli. Questa corrente darà poi vita a “Giustizia e Libertà” e più tardi al partito d’Azione che ebbe in Puglia una sua posizione di forza. Dopo la caduta del regime, tutta la vita amministrativa “si inquadra in una sostanziale continuità dei modi del governo locale rispetto al pre – 25 luglio, mentre sul versante politico” vi sono da registrare le deliberazioni in misura di epurazione. A fronte di un biennio 1944-45, che “registra una ulteriore progressiva disgregazione delle forme di governo e di controllo sulla situazione eccezionale” bisognerà attendere gli ultimi scorci del 1945 perché le forme di protesta popolare spontanee si tramutino “in un movimento più politicamente orientato e più attivamente gestito dalle Camere del lavoro locali”.

Dai primissimi giorni del 1944, l’attenzione delle autorità civili e militari e delle neo-ricostituite forze politiche si accentra intorno all’ipotesi di tenere a Bari il Congresso dei C.L.N., dopo le difficoltà sorte a Napoli, con una minuziosissima attività di informazioni e sorveglianza estesasi sino a tutto il 29 gennaio. Altresì interessanti – ai fini di una puntuale ricostruzione storica – si manifestano i precisi e ricorrenti rapporti mensili del Questore sulla situazione dei diversi partiti riorganizzatisi nella Provincia, che consentono di seguirne i ritmi dell’incremento numerico e della localizzazione territoriale. Con l’appressarsi del 1946 i motivi politici cominciano a mutare anche nella Puglia barese: ai moti politici e ai movimenti ai protesta organizzati, tenderà sempre più a contrapporsi uno Stato che è in grado di rispondere con la forza, man mano che si avvicina a quelle elezioni amministrative. Il moltiplicarsi dello sforzo organizzativo di gruppi e partiti politici, in vista delle elezioni amministrative, la complessa procedura attivata per la consultazione politica e referendaria e i risultati elettorali, il dibattito politico sui compiti dell’Assemblea Costituente e l’inasprirsi degli scontri politici, disegnano un quadro a tutto tondo della realtà provinciale.

La presente rassegna documentaria, è stata stralciata dal catalogo “Il movimento socialista e popolare in Puglia dalle origini alla Costituzione 1874-1946” a cura dell’Assessorato alla Cultura della Regione Puglia, dell’Istituto Socialista di Studi Storici “P. Nenni”. I documenti qui esposti riguardano limitatamente la provincia barese e sono conservati presso l’Archivio di Stato di Bari.