IL SOCIALISTA TURATI NON C’ENTRA NULLA CON IL PD E CON RENZI

di Carlo Patrignani

Improvvisamente, nel gran stato confusionale che avvolge il Pd e la variegata costellazione della sinistra radicale, a corto di fiato e d’idee, piomba l’invito dello psicanalista Massimo Recalcati dalle colonne di Repubblica: cara sinistra per guarire rileggiti [Filippo] Turati, uno dei primi leader del socialismo italiano e tra i fondatori nel 1892 del Partito Socialista Italiano.

Orfana del comunismo, tutta la sinistra, dal Pd alla variegata costellazione della sinistra radicale, deve elaborare il lutto: non si tratta di cancellare la memoria di ciò che la sinistra è stata, del suo poema collettivo – scrive lo psicanalista e direttore della scuola di formazione del Pd – ma di incorporare quella memoria senza volgere lo sguardo all’indietro.

In questa elaborazione del lutto c’entra proprio Filippo Turati? Secondo Recalcati sì per aver individuato il virus della malattia che opprime la sinistra, la scissione: noi siamo spesso contro noi stessi, lavoriamo per i nostri nemici, serviamo le forze della reazione, affermazione che riporta alla scissione del 1921 da cui nacque il Pci, estrapolata da un pensiero assai più ricco e articolato.

Quest’affermazione del socialista Turati, conclude Recalcati, si adatta perfettamente al gran stato confusionale di oggi della sinistra ex-comunista: fintanto che la sinistra non compirà questa operazione simbolica sarà destinata a ripetere continuamente la sua antica malattia diagnosticata lucidamente da Turati: essere contro se stessi, lavorare per i nemici, alimentare le forze della reazione.

Quale sia l’operazione simbolica da compiere, viene dallo psicanalista chiarita poco prima della conclusione con i nomi prestigiosi ma non tanto compatibili tra loro di Gramsci, Togliatti, Berlinguer, con il ’68, una rivoluzione fallita e con la lotta al  terrorismo che ostacolò ogni trattativa per salvare Aldo Moro.

E dulcis in fundo: quando Matteo Renzi dichiara che il punto di riferimento ideale della sinistra oggi non è più Gramsci, Togliatti o Berlinguer, ma Obama non ci invita a cancellare il passato ma a incorporarlo per guardare avanti.

Ci sono tante, troppe cose che non tornano, non stanno al loro posto, come quando le parole dal sen scappano.

Intanto l’accostamento di Turati che se è azzardato con la sinistra ex-comunista, eccezion fatta per Antonio Gramsci, e’ del tutto improponibile con Renzi, tanta è la distanza tra i valori – libertà, emancipazione, giustizia sociale – cari al fondatore del socialismo come rivoluzione sociale e quelli – carriera, individualismo, assistenzialismo caritatevole – del moderno rottamatore di Rignano.

Poi non è corretto non distinguere il pensiero eretico, antistalinista, anticonfessionale di Gramsci da quello ortodosso, filo-stalinista e confessionale di Togliatti e Berlinguer, come fare un tutt’uno indistinto e omogeneo della lunga storia del Pci.

Infine, se Renzi ha come referente per il presente e per il futuro Barak Obama è affar suo: ma nel popolo democratico americano Obama fa già parte del passato, il  presente e il futuro gira attorno a Our Revolution del socialista Bernie Sanders che come Jeremy Corbyn ha messo la parola the end al dogma neoliberista la società non esiste, esistono individui.

Fonte: alganews.it