La rivista “Critica Sociale” venne fondata a Milano il 15 gennaio 1891 da Filippo Turati, come continuazione di “Cuore e critica” (fondata nel 1886 da Arcangelo Ghisleri). Tra il 1891 ed il 1898 la rivista fu testimone della presenza politica e dell’autonomia del socialismo italiano. Nacque in questo periodo la polemica contro gli anarchici e gli operaisti e nello stesso tempo iniziò l’opera di promozione dell’autonomia nei confronti della sinistra borghese, repubblicana e radicale.
Il 1º gennaio 1893 “Critica Sociale”, che aveva pienamente accettato il programma del Partito dei Lavoratori Italiani approvato nell’agosto del 1892 al Congresso di Genova, cambiò il sottotitolo della testata “Rivista di studi sociali, politici e letterari” in “Rivista quindicinale del socialismo scientifico” ed iniziò ad affrontare tutti i gravi problemi pubblici degli anni Novanta (scandali bancari, repressione dei fasci siciliani, guerra di Abissinia, moti popolari per il pane) con articoli di forte denuncia.
In occasione dei Moti di Milano, il 1º maggio 1898 la rivista venne sequestrata e quindi chiusa dalle autorità a causa della condanna del suo direttore, Filippo Turati; le uscite ripresero dopo più di un anno, il 1º luglio 1899.
La rivista diventò l’espressione della tendenza riformista all’interno del Partito Socialista Italiano. Nota Carlo Lacaita che grazie alla sua rivista, presto riconosciuta come la maggiore palestra di idee e di discussione aperta, di analisi dei problemi italiani e di informazione sulle concrete esperienze europee, Turati esercitò una notevole influenza su larghi ambienti intellettuali. “Critica Sociale” contribuì a formare, come ha scritto Gaetano Arfé, “il primo e più omogeneo quadro dirigente che il partito socialista abbia avuto, quello che si troverà a costituire il nucleo della corrente riformista e, fino al fascismo, lo stato maggiore del movimento operaio”.
Vi furono pubblicati scritti di autori come Luigi Einaudi, Friedrich Engels, Gabriele Rosa, Corso Bovio, Giovanni Merloni, Giovanni Montemartini, Claudio Treves, Leonida Bissolati, Carlo Rosselli, Alessandro Levi, Giacomo Matteotti e di molti altri protagonisti del pensiero socialista e dell’azione riformista. Il giurista Sabino Cassese ha messo in risalto che “chi ha letto la sua rivista [di Turati], ha visto quanti pseudonimi erano presenti in calce agli articoli che vi erano contenuti: erano di alti funzionari amministrativi. Quindi si era creato un flusso di conoscenze, un rapporto che andava a beneficio della Pubblica Amministrazione e del corpo politico, che così conosceva i fatti amministrativi”.
Tra il 1902 ed il 1913 la rivista affrontò i problemi della scuola, discutendo il ruolo degli insegnanti, la loro organizzazione, l’edilizia scolastica, l’igiene e la refezione scolastica e contestò il bilancio del ministero della guerra.
“Critica Sociale” adottò, nel discutere di letteratura, una metodologia critica positivista e marxista e, convinta dell’efficacia del libro, dell’istruzione e delle biblioteche, offrì ai lettori, indifferentemente, i versi sociologici di Pietro Gori accanto alle poesie di Ada Negri e alle pagine di narrativa di Italo Svevo.
Dopo la marcia su Roma (28 ottobre 1922) e la presa del potere dei fascisti, “Critica Sociale” venne sottoposta a censure e sequestri. Gli ultimi articoli militanti uscirono all’indomani dell’assassinio di Giacomo Matteotti (10 giugno 1924). Alla fine dell’anno 1925 “Critica Sociale” si rifugiò sul terreno culturale-ideologico, ma viene comunque soppressa con la legge fascista che vietava la stampa d’opposizione. L’ultimo fascicolo, il n. 18-19, riporta la data 16 settembre – 15 ottobre 1926.
“Critica Sociale” riprese le pubblicazioni nel 1945 con l’autorizzazione del comando alleato in Italia. La dirigevano Antonio Greppi, il futuro primo sindaco di Milano dopo la Liberazione, e Ugo Guido Mondolfo, che la “ereditò” direttamente da Filippo Turati a Parigi (dove uscì un unico numero per impedire che alcuni esponenti vicini al PCI si impossessassero della testata). Non era una rivista di partito, anche se al primo congresso del PSI dopo la Liberazione (aprile del 1946 a Firenze) “Critica Sociale” presentò una mozione contro la fusione tra comunisti e socialisti. Appoggiando Giuseppe Saragat con un apporto del 14 per cento circa di voti congressuali, diede un contributo che permise a Saragat di vincere il congresso e di proporre un più blando “patto di unità d’azione” tra PSI e PCI. Nel 1947 a Palazzo Barberini, Saragat uscì dal PSI rifiutando la lista unica tra PCI e PSI per il Fronte Popolare, che si stava organizzando per le elezioni politiche del 1948.
Da allora la rivista fece riferimento a Giuseppe Faravelli e, poi, a Beonio Brocchieri della sinistra del PSDI di Saragat, scontando un certo isolamento politico che porterà alla crisi della casa editrice durante gli anni ’70.
Fu Bettino Craxi, appena eletto segretario del PSI nel 1976, a voler raccogliere le azioni della casa editrice di “Critica Sociale” per impedirne la scomparsa. La rivista sostenne sempre la linea “autonomista” del nuovo leader socialista, impegnandosi in modo particolare sul terreno della solidarietà ai gruppi del dissenso anti-sovietico nei paesi dell’Est europeo.
La direzione di Ugoberto Alfassio Grimaldi (1974-81) dette alla rivista un notevole rilancio, caratterizzandola anche con una maggiore apertura verso argomenti culturali. Una nuova interruzione delle pubblicazioni si registrò nel biennio 1992-’94, in seguito allo scioglimento del PSI.
“Critica Sociale” riprese le pubblicazioni dal 2000. L’attuale direttore è Ugo Finetti. Nel 2011, in occasione dell’anniversario dei 120 anni dalla sua fondazione (15 gennaio 1891 – 15 gennaio 2011), “Critica Sociale” ottenne il riconoscimento dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica da parte di Giorgio Napolitano. L’anniversario fu celebrato nel segno della comune radice con il 150 anniversario dell’Unità d’Italia. Sotto questo aspetto, “Critica Sociale” è stata riconosciuta come una fonte preziosa di documentazione del processo di costruzione della società italiana post-unitaria.
da una raccolta di Nicolino Corrado
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.