Giuseppe Faravelli (a sinistra) insieme a Claudio Treves, Giuseppe Modigliani e altri compagni a Parigi
Giuseppe Faravelli nasce a Broni, in provincia di Pavia, il 29 maggio 1896. Ancora universitario a Pavia, dove si laurea in Legge, Faravelli si impegna, assieme a Lelio Basso ed altri nei “Gruppi studenti socialisti”. Negli anni successivi diventa segretario della Camera del Lavoro di Pavia e poi della Federazione provinciale del Partito socialista italiano, oltre che direttore del giornale socialista La Plebe.
Nel 1922 aderisce al PSU, lo spezzone riformista del partito socialista che si allontana dal PSI dopo la scissione comunista del 1921. In quegli anni, impiegato al Comune di Milano, Faravelli è attivo nel Consiglio delle leghe della Camera del Lavoro di Milano e collabora a La Giustizia di Zibordi.
Spirito autonomo e libertario, Faravelli approfitta delle opportunità offerte dal suo impiego in Comune per fornire in più occasioni documenti falsi ad antifascisti, costretti a vivere clandestinamente per sfuggire alla polizia del regime, ma soprattutto si impegna molto per favorire un’intesa tra il Partito socialista italiano e il movimento di “Giustizia e Libertà” in funzione di una più efficace lotta al regime fascista. Per questo, nel 1931, Faravelli si porta da Lugano a Parigi e il 31 luglio di quell’anno raggiunge il suo obiettivo: PSI e GL firmano l’accordo interpartitico. Nel 1933 Faravelli si stabilisce a Lugano e di qui mantiene i collegamenti con le due organizzazioni antifasciste e si adopera per dar vita in Italia ad un centro interno del PSI.
Durante un viaggio in Francia, ormai invasa dai tedeschi, nel giugno del 1942 Faravelli è arrestato dalla polizia del governo collaborazionista di Vichy. Consegnato alla polizia italiana, viene deferito al Tribunale Speciale, che per ben quattro volte aveva dovuto rinunciare a processarlo perché latitante. I giudici fascisti pareggiano subito il conto: trent’anni di carcere.
Alla caduta del fascismo Faravelli è ancora in una cella del reclusorio di Castelfranco Emilia, ma un provvidenziale bombardamento aereo consente a Faravelli di evadere e di riparare in Svizzera.
Dopo la Liberazione è membro della Direzione del PSIUP ed estensore di un Progetto di statuto del Partito che si prefigge di rinnovare la tradizione riformista e democratica del vecchio PSU. Faravelli è inoltre tra i fautori della scissione del PSLI (poi PSDI) di cui viene nominato, seppur per breve tempo, segretario.
Direttore de L’Umanità e condirettore di Critica sociale, nel 1959, col Movimento unitario di iniziativa socialista rientra nel PSI e vi resta fino alla morte avvenuta nel 1974.
Fonte: Fondazione Anna Kuliscioff
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