di Roberto Finessi
Quando gli studenti di scienze politiche del futuro studieranno il periodo storico che parte dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla caduta del muro di Berlino e analizzeranno questo periodo storico sia in Italia, che in quella parte di Europa ad occidente della cortina di ferro, si accorgeranno del processo di minimizzazione ed oblio, come pure di vera denigrazione, del ruolo della socialdemocrazia; perchè questo è avvenuto e sarebbe ora di averne consapevolezza.
Gli studenti di Scienze Politiche, scopriranno che in mezzo secolo di democrazia parlamentare, con lunghi periodi caratterizzati da governi a guida socialista, si è realizzato un vero e proprio balzo in avanti di quelle categorie popolari che Marx definiva classi subalterne; un progresso che non aveva mai toccato ed in così breve tempo tali livelli di benessere, e di libertà per le popolazioni centro occidentali. Concetti come salute universale, diritto universale all’istruzione, libertà di espressione, diritti civili, concertazione sindacale, stato sociale, etc., sono entrati nella vita di tanti cittadini europei e quindi anche in Italia , dove leggi come lo Statuto dei lavoratori, lo stato di diritto, il diritto di famiglia ed i grandi temi sulle libertà individuali ed etiche: divorzio e aborto, si sono realizzate grazie al contributo fondamentale dei socialisti italiani, a partire dalla progettazione dalla carta costituzionale e almeno fino a tangentopoli.
Si è fatto di tutto per cancellare la presenza socialista e lo si è fatto sia da parte di ambienti comunisti, come pure in ambienti democristiani; questi ultimi poi, specialmente la componente di sinistra, non ha mai digerito la nostra continua propensione alla realizzazione di una mentalità collettiva fortemente laica; in Italia poi siamo arrivati al paradosso che alla caduta del muro di Berlino, invece di prendere atto che la socialdemocrazia era nel giusto, gli ex comunisti e cattocomunisti, hanno iniziato un processo di trasformazione in senso liberale arrivato oramai a queste macerie odierne, cioè alla demolizione della tradizione riformista del nostro paese.
Questo è lo stato dell’arte ed è da questa analisi che dobbiamo ripartire per lanciare una nuova stagione di riformismo, adattando il socialismo a questo nuovo scenario economico globalità che vede il predominio del capitalismo di tipo finanziario, relegando ampi settori manifatturieri a processi produttivi altamente automatizzati nei paesi occidentali e caratterizzati da produzioni a costi di manodopere molto bassi e appannaggio di paesi extra comunitari, asiatici sopratutto.
Il liberismo sta erodendo giorno dopo giorno le conquiste realizzate nei decenni passati e avrà sempre più bisogno di introdurre elementi di autoritarismo nelle nostre democrazie; oltre a questo pericolo, dobbiamo registrare un’opposizione al liberismo di tipo sovranista e populista che propone delle ricette peggiori della malattia; DOBBIAMO FARE PRESTO, IL TEMPO STRINGE. A mio avviso non si può rilanciare un nuovo riformismo radicalmente antiliberista, se non si progetta una visione di società alternativa e, per poterlo fare, dobbiamo chiudere definitivamente con gli errori, le discriminazioni e le ambiguità del passato.
Buon lavoro a tutti e Avanti verso Livorno!
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.