CORBYN E LA STRATEGIA VINCENTE DEL POPULISMO DI SINISTRA

di Carlo Patrignani

L’autorevole newspaper francese Le Monde lo ha ben evidenziato in un reportage sul veterano leader laburista Jeremy Corbyn, pacifista, antinucleare, anti-apartheid, per l’accoglienza dei migranti e per il rifiuto dell’ortodossia neoliberista: il suo successo è connesso alla messa in campo della strategia populista di sinistra.

E come rimarca la filosofa Chantal Mouffe: Corbyn mostra la via da seguire per la socialdemocrazia europea.

Ovunque in Europa i tradizionali partiti socialdemocratici e socialisti sono in pochi anni caduti in agonia per una evidente crisi di identità e di consensi: al crollo del Pasok in Grecia, del Pvda in Olanda e del Psoe in Spagna, sono seguiti i tracolli del Psf in Francia e della Spd in Germania: da ultima, il 4 marzo, la debacle del Pd che ha conseguito il peggior risultato della sua storia e della sinistra radicale.

In questo contesto, segnato dall’estensione di movimenti e di partiti-movimenti finiti nell’indistinto e onnicomprensivo contenitore del populismo, ha resistito e resiste il Labour Party di Corbyn per aver scelto la strategia populista di sinistra: stretti legami con i movimenti sociali dal basso – sindacati e associazioni – e con i movimenti giovanili – Momentum – e, come sostiene la Mouffe, rompendo con una pratica di politica puramente tecnocratica che la riduce alla gestione di problemi tecnici e di riconoscere il suo carattere di partigianeria.

Il fenomeno Corbyn, che molti davano per temporaneo e di breve durata, si è invece esteso nel profondo della società arrivando grazie a una vasta, capillare campagna d’informazione anche digitale e di incontri, ai ceti più deboli – disoccupati, precari, licenziati – e più poveri ma anche ai giovani e ai millennial che, tramite Momentum, hanno dei loro rappresentati negli organismi del Labour.

Le parole d’ordine For the many, not the few con cui si apre il Manifesto del nuovo Labour, depurato dal Blairismo e dai Blairites, hanno conquistato, per essere la linea di demarcazione fra un noi e un loro, giovani, millennial e persone comuni sin troppo provate dalle diseguaglianze economico-sociali prodotte dalle politiche di austerità, e sono diventate persino il titolo di un best seller: For the Many: Preparing Labour for Power (Per i molti: preparare il Labour per il potere).

La strategia populista di sinistra scaturita e costruita nel contatto diretto con la gente e i giovani che chiedevano una speranza per il futuro, si è sostanziata con proposte semplici: l’intervento dello Stato, la rinalizionalizzazione dei servizi pubblici (ferrovie, energia, acqua, poste); lo stop alle privatizzazioni del servizio sanitario nazionale e della scuola; l’abolizione delle tasse universitarie e l’aumento dei contributi sociali.

Tutto ciò segna una rottura con la concezione della Terza Via di Blair: se quest’ultima aveva sostituito la lotta per l’eguaglianza con la libertà di scegliere, il Manifesto ha riaffermato che il Labour è il partito dell’uguaglianza, della democrazia e della partecipazione.

Altro elemento distintivo della rivoluzione culturale e politica di Corbyn riguarda l’articolazione delle lotte verso differenti forme di dominio: ecco perchè la si può qualificare come populismo di sinistra in quanto l’obiettivo consiste nello stabilire una sinergia fra le diverse lotte democratiche che attraversano la società britannica e di trasformare il partito laburista in un movimento popolare capace di costruire una nuova egemonia.