DA LIVORNO A RIMINI, VERSO IL SOCIALISMO 4.0

La Storia del socialismo in Italia ha attraversato tre periodi storici ben definiti.

La prima, che va dal 1892 al 1921 è la fase dell’insediamento sociale e politico del nuovo partito, al suo interno possono individuarsi due fasi ben distinte.

La prima dalle origini al Congresso di Reggio Emilia del 1912 in cui vinse la corrente massimalista, è il momento in cui il partito si organizza, nascono l’Avanti!, le Camere del Lavoro e si struttura la CGdL di Buozzi, viene approvato il Programma Minimo.

Nel 1912 inizia la deriva massimalista del Partito. Il momento di svolta fu il Congresso di Reggio Emilia che espulse Bonomi e Bissolati, sottrasse la direzione dell’Avanti! a Treves per consegnarla, due anni dopo a Mussolini, ed elesse Lazzari segretario. Da quel Congresso in poi è una deriva continua verso la sconfitta. Mussolini da neutralista diventa interventista ed inizia il suo personale percorso verso la dittatura, i massimalisti prima ed i comunisti poi non comprendono che non si è prossimi alla rivoluzione ma ad una reazione violenta.

Il secondo periodo storico è quello dell’esilio, la vittoria del fascismo espelle o incarcera gli oppositori. E’ un periodo in cui i dirigenti che più si espongono alla dittatura vengono assassinati, da Di Vagno (il primo martire per la libertà) a Matteotti, dai fratelli Rosselli a Buozzi, il Partito Socialista viene decapitato. E a Parigi in casa di Buozzi muore Turati.

Ciononostante si forma nella clandestinità un nuovo gruppo dirigente, che nasce dapprima attorno al PSU di Matteotti e Nenni ed in seguito attorno a Giustizia e Libertà ed al Partito d’azione.

Nenni, Lombardi, Pertini, Saragat e tanti altri si formano durante il ventennio nella lotta al fascismo e sono pronti dopo la guerra a dirigere il Partito.

Il terzo periodo è quello che va dal 1945 al 1993, è un lungo periodo, in cui il Partito attraversa quattro fasi diverse: il frontismo e l’alleanza con il PCI, la costruzione del partito autonomo e il centro sinistra, la crisi degli anni settanta e la segreteria di Craxi.

Dopo la crisi del frontismo c’è un periodo di grande trasformazione del PSI, che sbocca nel centro sinistra, e nelle Riforme di struttura.

Il momento di svolta è il congresso di Torino del 1955. Il Congresso si svolge a pochi giorni dalla sconfitta della CGIL nelle elezioni delle commissioni interne alla Fiat. Pietro Nenni, con il consenso di Morandi e le riserve di Basso e Lussu, avvia il dibattito sull’apertura a sinistra verso la DC, per un governo che promuova una politica riformatrice, ma senza interrompere la collaborazione fra PSI e PCI. Espressione di questa linea l’Appello al Paese lanciato a conclusione del Congresso. Il congresso elegge segretario nazionale Pietro Nenni e vice segretario Rodolfo Morandi.

Inizia un lungo percorso che porterà il partito al Governo con la DC ad inizio anni sessanta.

L’esaurirsi della spinta riformatrice degli anni sessanta porta il PSI ad una profonda crisi politica che trova uno sbocco nel 1976 con la segreteria di Craxi.

Il momento culmine di questo cambio di politica avviene con il 41° Congresso che si tiene a Torino a fine marzo 1978, il cui slogan fu: Uscire dalla crisi – Costruire il futuro. E’ il lancio di una nuova politica autonoma del PSI, sostenuta da un grande lavoro culturale svolto da Mondoperaio e porta il PSI ad essere contemporaneamente il partito del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio. Il 1993 segna la fine di questo periodo “aureo”.

I 25 anni successivi sono un lungo e faticoso attraversamento del deserto, in cui i socialisti non riescono a ritrovare un comun sentire in grado di riunificarli attorno ad una bandiera. Il PSI non è stato in grado di svolgere quel lavoro che doveva essere il centro della sua azione: costruire un Partito Autonomo ed Unito. Senza progetto e senza strategia unificante è giunto infine all’irrilevanza politica.

E’ tempo di tornare al lavorare per costruire un Movimento che abbia al suo centro il Progetto Politico, Culturale e Sociale adeguato al XXI secolo.

Livorno 2018 è stato il primo passo, il segnale che è emerso è stato chiaro: i socialisti hanno voglia di rimettersi assieme per costruire un Partito Unitario ed Autonomo che deve costruire la strada verso il Socialismo 4.0, Rimini sarà il secondo passo.

Sempre Avanti verso Rimini 2018

Dario Allamano