UCCISO CALOGERO MORREALE, 35 ANNI, SINDACALISTA E DIRIGENTE SOCIALISTA

di Marco Sassano

Cronaca di un delitto

«Se credono che ammazzando mio figlio ci mettono paura e che rinunceremo alla nostra battaglia, non hanno capito niente. Proprio per il dolore che provo sono pronto ad andare in piazza e a tenere un comizio ai compagni, ho sessantasette anni e hanno tentato di ammazzarmi venticinque anni fa, ora mi hanno ucciso il figlio, ma se è necessario, comincio da capo. Non ci fanno paura».

Con la voce resa roca dalla sofferenza, con gli occhi gonfi di pianto rappreso, con il volto incavato ed abbronzato di un uomo che per tutta la vita ha lavorato e lottato sui campi, così parla Pietro Monreale, padre del compagno Calogero, barbaramente ucciso da due killer, ieri pomeriggio, mentre tornava a casa, a Roccamena, dove l’aspettavano la moglie e due figli, di tre e quattro anni. Calogero Morreale, segretario della sezione socialista del centro agricolo palermitano, e responsabile dell’alleanza contadini, e stato freddato a bordo della sua 500, con sette colpi dí pistola a tamburo e con una scarica a distanza ravvicinata attraverso il parabrezza. Tutti i proiettili hanno raggiunto il capo del compagno uccidendolo sul colpo.

«Sono arrivati all’omicidio -dice il compagno, Santo Stagno. sindaco di Roccamena, che è amministrata da una giunta di sinistra- per intimorire noi e tutta la popolazione. Il disegno dei mafiosi che hanno ordito l’assassinio è quello di ripetere a Roccamena, quanto sperimentarono a Sciara, con il delitto Carnevale, che riuscì a far scomparire per un lungo periodo eli tempo il partito.

I tempi però sono profondamente mutati. Non ci facciamo intimidire. Il cadavere del segretario socialista è stato scoperto, circa mezz’ora dopo il delitto, da due contadini Giuseppe Calamia e suo figlio. La 500 era bloccata in mezzo alla strada, con la terza marcia ingranata. Non vi era traccia di sbandamento. E’ dunque probabile che Calogero Morreale abbia riconosciuto gli uomini che gli stavano per tendere l’agguato e, non presentendo nulla, abbia rallentato avvicinandosi. E’ a questo punto che gli assassini si sono avvicinati al parabrezza ed estratte le armi, hanno esploso i colpi. Che si tratti di professionisti del crimine balza chiaramente agli occhi se si tiene presente che i sette colpi di pistola sono stati sparati a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro, quasi a forma di un perfetto cerchio, nonostante il forte rinculo dell’arma.

L’agguato contro il dirigente socialista è avvenuto lungo una strada che attraversa i possedimenti di un discusso e potente personaggio, Giuseppe Garda di Monreale, il cui nipote Franco Morreale, fu sequestrato nel settembre scorso e per il cui riscatto venne pagata la cifra di un miliardo. Di quelle stesse terre, venticinque anni fa (allora era di proprietà del feudatario Mirto Staracio Serafino) era affittuaria la famiglia Morreale, che proprio per l’impegno politico del capofamiglia nelle lotte per l’occupazione delle terre, venne cacciata e completamente defraudata. E’ proprio sino da quel periodo che va inquadrato l’impegno attivo di tutta In famiglia Morreale, i membri militano sia nel PSI che nel PCI, contro i potenti mafiosi della zona.

Ecco perché ha una sua precisa logica l’affermazione del sindaco dl Roccamena, quando dichiara che «questo omicidio trova la sua radice nelle battaglie per l’occupazione delle terre incolte. E’ di quell’epoca il tentato omicidio del padre di Calogero. Fu nel 1949, che alcuni mafiosi aspettarono il dirigente politico sotto casa, armati dl lupara. Solamente il suo spirito d’osservazione (si accorse anche al buio, degli uomini che l’aspettavano) gli permise di salvarsi. Riconobbe i due assalitori. Si ricorda bene: e Uno -dice- era il figlio naturale del mafioso Leonardo Giordano, l’altro è ancora vivo, sta a Monreale, e si chiama Gioacchino Cascio. Feci anche una denuncia ai carabinieri ma non ne fecero nulla. Anzi sparì addirittura il foglio di carta bollata».

La battaglia della famiglia Morreale contro la mafia di Roccamena (uno dei pilastri del quadrilatero mafioso della Sicilia occidentale, Insieme a Corleone, Alcamo e Borgetto) continuò negli anni, ad esempio, con la ferma denuncia delle reiterate intimidazioni messe in atto dall’ex feudatario del territorio di Contessa, Petraro a, che era stato preso In affitto trentennale dal Consorzio di Bonifica del medio e alto Belice. Pare che proprio in seguito a questa vicenda. Il figlio di Giuseppe Garda (il proprietario delle contrade Gambari e Balate a cavallo delle quali è avvenuto il delitto) Baldassarre, è stato Inviato e si trova tuttora, al soggiorno obbligato a Bologna. A tutto questo si aggiunge l’impegno sindacale. Le dure lotte che hanno portato in questi anni, i contadini di Roccamena, a modificare totalmente il panorama agricolo della zona, passando dalle colture estensive a quelle Intensive, In particolare della vite. E tutto ciò ha ovvia-mente dato forza Al movimento cooperativistico, di cui Calogero Morreale era uno dei principali sostenitori.

Ma il delitto va inquadrato anche nella situazione del centro siciliano. Bisogna infatti ricordare che la giunta di sinistra, nata dalle elezioni amministrative di due anni or sono, ha spazzato via Il retaggio di omertà e di complicità con i grandi proprietari, lasciatale dalla precedente giunta che era diretta da democristiani e missini. Lo scontro elettorale era stato assai duro, ed il Partito Socialisti aveva condotto un’aspra battaglia contro la DC cittadina, in cui, negli anni, si era arroccata, come dice Il sindaco, la mafia della zona.

Vinsero socialisti e comunisti. Era dal ’56 che non avveniva. Ed anche allora c’era stata una furibonda reazione mafiosa che era giunta al punto di sequestrare tre consiglieri comunali di sinistra, provocando un’ovvia ondata di panico. Con l’assassinio del dirigente socialista si vuole forse ripetere questo infame disegno? Ma il Paese, anche qui, nella profonda Sicilia, è radicalmente cambiato. Questo pomeriggio è giunto a Roccamena il sostituto procuratore della Repubblica Messineo, uno dei più preparati magistrati palermitani. In sua presenza, nella casetta del custode del cimitero, ancora sconvolto dal terremoto del ’69, si è svolta l’autopsia. Poi la salma è stata trasportata prima nella umile abitazione di via Quattro Case, dove una folla di cittadini ha sostato per tutto il giorno. In serata, è stata trasferita nella sala del Consiglio comunale dove è stata preparata la camera ardente. Per domattina alle 10,00 alla presenza delle delegazioni socialiste e sindacali provenienti da tutta la Sicilia, si svolgeranno i funerali pubblici.

I socialisti, i compagni tutti, si stringono attorno alla famiglia Morreale per riconfermare, ancora una volta, l’impegno di lotta per il quale Calogero Morreale è stato assassinato nella campagna di Roccamena.

Tratto dall’ Avanti! del 20 giugno 1975