di Dario Allamano
MAI CONFONDERE LA CAUSA CON GLI EFFETTI
La grande capacità della politica di destra è sempre stata quella di costruire il NEMICO, è nel loro DNA ed è una politica che ha consentito ai conservatori di conservare nei secoli il potere. Il problema è che il popolo ha sempre creduto a questa narrazione, e sempre il risultato è SEMPRE stato drammatico per il popolo.
Anche in questi anni il capitalismo di rapina, in evidente crisi dopo il 2008, ha lavorato nel profondo dell’immaginario collettivo per costruire il NUOVO nemico: i migranti, che a detta di molti (compreso Bernie Sanders) sarebbero i portatori di una nuova peste: il lavoro a basso costo.
Purtroppo la sinistra oggi ha perso, tra le altre sue funzioni, quella forse più importante: saper comprendere le origini delle crisi e pertanto saper trovare delle proposte in grado di combattere le derive economiche, politiche e sociali che derivano dalle crisi.
Sbagliare la diagnosi di una malattia ha molte volte un esito infausto, ed è quello che sta avvenendo in Italia ed anche nel resto del Mondo.
La sinistra che, verso la fine del XX secolo, ha inventato la narrazione della terza via per galleggiare sugli effetti di una dottrina ideologica che non le era propria: il liberismo, nel XXI secolo sta facendo l’errore opposto, rifiuta di guardare la realtà e si rinchiude in un recinto nazionalistico, che nella Storia ha sempre portato male al socialismo.
La globalizzazione ed il liberismo non si battono rifiutando di capirli, ed il rifiuto di capire le origini delle difficoltà economiche e sociali che hanno colpito i ceti più deboli, ed ora anche la classe media, stanno portando la sinistra verso una deriva priva di qualsiasi sbocco utile per i cittadini.
L’errore che questa sinistra sta facendo è CONSIDERARE GLI EFFETTI di quarantanni abbondanti di liberismo come fossero LA CAUSA della crisi che stiamo vivendo.
E’ un errore letale, perché impedisce ai cittadini di vedere con chiarezza chi sono i colpevoli di questo lento ma continuo arretramento della cosiddetta “civiltà” occidentale.
La globalizzazione ha generato un mondo nuovo, in cui i stanno crescendo, con ritmi impensabili per noi, nuovi Stati dotati di ampi mercati interni, la Cina e l’India, e sta facendo emergere un nuovo grande Continente, l’Africa, giovane e pieno di ricchezze naturali, ma purtroppo ancora legato a vecchi modi di dominazione.
Il liberismo ha in effetti “liberato” il grande capitale dai vincoli (i vecchi lacci e lacciuoli) che rendevano difficile la sua crescita, ma ha REDISTRIBUITO le ricchezze verso l’alto della piramide (l’1% famoso) e dentro il capitalismo ha privilegiato il capitalismo finanziario rispetto a quello produttivo.
Le nuove tecnologie stanno poi cambiando tutti i paradigmi che hanno governato i due secoli passati. I robot stanno sostituendo gli umani nei lavori, l’informatica sta cambiando le strutture commerciali, è Amazon (ed i suoi derivati) che sta facendo fallire i negozi di vicinato ed anche le grandi catene di distribuzione. In sintesi gli investimenti non generano più occupazione ma disoccupazione.
La conoscenza sempre più pervasiva, da parte di alcuni padroni della rete, dei bisogni e degli interessi dei cittadini rende infine questo sistema sempre più interconnesso e controllato.
Di fronte a questo sconquasso raccontare che coloro che stanno subendo gli effetti del cambiamento epocale che stiamo vivendo, sono tra di loro nemici è demenziale, soprattutto se questa narrazione viene fatta da gente che si dice di sinistra.
I miei avversari non sono i poveracci che arrivano dall’Africa, o dal Medio Oriente, ma i grandi capitalisti finanziari e le grandi aziende informatiche che stanno cambiando in peggio il mondo, senza neppure rendersi conto che la loro politica alla fine gli si ritorcerà contro. La loro avidità rende il mondo sempre più povero, impedisce ai cittadini di far fronte ai bisogni immediati, rende sempre più difficile far circolare il denaro, che è il sangue che circolando tiene vivo il corpo.
Keynes quasi 100 anni fa ci ha insegnato che lo sviluppo nasce dalla domanda di beni e servizi, non dalla loro offerta come narra l’ideologia del liberismo. Poi è vero che in un mondo interconnesso l’eccesso di domanda diventa un problema ecologico ed energetico difficile da gestire, ma questo è un problema che lo si può affrontare solo se si ha la consapevolezza che oggi la narrazione dominante va comunque rovesciata.
Pensiamo al Progresso, evitiamo di regredire verso pulsioni che di socialista hanno poco, ricordiamo sempre che sulle vecchie bandiere del PSI (quelle con il sole nascente ed il libro e la falce e martello) stavano scritte due frasi: “Proletari di tutto il mondo unitevi” e “Ma l’idea che è in me non muore”.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.