“LA BUONA POLITICA. RIFLESSIONI DI UN SOCIALISTA”, VALDO SPINI

Recensione a cura di Maria G. Vitali-Volant

In questo momento di crisi spettacolare nelle istituzioni taliane in seguito delle elezioni del 4 marzo che hanno visto l’avanzata e la vittoria del Movimento 5 stelle e della Lega di Matteo Salvini, oggi al governo, ci sembra opportuno segnalare un libro che si occupa della “Buona politica” (Marsilio). Tenendoci dentro i dubbi, le perplessità e la sensazione di pericolo che questo stravolgimento politico porta con sé, le parole avvedute e serene di Valdo Spini ci suggeriscono una presa di distanza, molte riflessioni e una visione fortemente politica che vanno ben al di là dei fatti contingenti e della violenza che essi contengono.

La buona politica Valdo SpiniLeggendo questo libro – dice Furio Colombo nell’introduzione – si prova “un sentimento strano, come tornare in un quartiere che conosci bene, ma stenti a orientarti, perché molto è stato abbattuto e molto costruito in un altro modo”. Importantissimo per riflettere oggi su cosa sia stata e cosa possa tornare a essere la politica italiana.

La lunga intervista fatta dalla Fondazione Socialismo a Valdo Spini e che figura sui “Quaderni del Circolo Rosselli”, n.2 del 2012, si è trasformata in questo libro essenziale per capire le vicende della storia italiana e del Partito socialista italiano dal 1962 al 1994, “un periodo” – come dice lo stesso Spini nella premessa – “…che ha visto la crisi delle ideologie e la fine di un’organizzazione territoriale della militanza”. L’autore suggerisce come soluzione alla crisi di questo modello : “…Una politica basata sui valori e sui principi in grado di formare un nuovo collante sociale, di restituire una dignità alla politica come servizio reso alla società.”

Questo basta per farci entrare in una mentalità e in una missione politica che ci sembrano lontane dai propositi e dalle affermazioni che circolano oggi nel nostro paese che ha visto crisi politiche serissime da più di settant’anni ma mai così virulente come quelle di questi giorni. Chi si preocupa seriamente oggi della politica intesa come servizio alla comunità se non come propaganda elettorale ? Ognuno risponderà a sua guisa e la storia farà il resto, ma ci sembra giusto proporre a questo interrogativo etico, morale e politico la risposta di un protagonista della politica che si è sempre distinto per intelligenza e finezza di analisi nonché per la sua profonda conoscenza della politica come scienza e come “dovere”. Questo patrimonio etico era uno dei valori portanti della sinistra italiana che usciva dalla Seconda Guerra mondiale, dopo le tragedie del fascismo e dal miracolo della Resistenza, con il compito di ricostruire e di battersi per una comunità disorientata e indebolita anche da gravissimi problemi economici e culturali. Protagonisti maggiori il PCI e il PSI, in alterne vicende che tutti noi abbiamo vissuto e che i giovani e giovanissimi di oggi dovrebbero apprendere per capire quello che stiamo vivendo.  Questa sinistra oggi, in Europa e in Italia, sembra l’ombra di Marx accompagnata, suo malgrado ma a causa della sua perdità di identità, dai mostri di Goya: disoccupazione, crisi culturale e sociale ecc. A cui non si sono trovate risposte soddisfacenti e soluzioni partecipate. Nonostante questo si avverte fortunatamente una spinta forte della società civile che interpreta la contemporaneità con le sue crisi ma anche con le sue conquiste.

Continua Spini: “…Stiamo assistendo allo stravolgimento  dei valori e dei principi della sinistra che porta inevitabilmente a un distacco progressivo tra cittadine e cittadini, da una parte, e la cosa pubblica, dall’altra, che si è trasformato in un’attiva ribellione verso le forme e le rappresentanze della politica… Proprio oggi vale la pena ricordare questa militanza senza retorica e senza rimpianti – la sua – semplicemente per tramandare una sorta di racconto che si sviluppa tra l’esperienza personale e la rivisitazione di una storia collettiva, che vada al di là delle ricostruzioni storiche sul PSI.”

Vista la problematica, l’autore chiama in causa il più grande degli scrittori politici italiani – Niccolò Machiavelli – di cui traccia il profilo e le gesta nonché il pensiero politico da “patriota” che denuncia la situazione tragica in cui si trova il suo paese; esattamente come oggi, anche se non si possono fare paragoni. “L’impotenza della politica di fronte all’incapacità di interpretare i fenomeni del proprio tempo e di dar loro uno sbocco positivo e concreto, mi hanno spinto – dice Valdo Spini – a ripensare le vicende che hanno traghettato il nostro paese dalla prima alla seconda repubblica e che, forse, adesso lo porteranno alla terza, con passione e ragione.”  Sembrerebbe un ossimoro eppure il racconto delle vicende italiane che fa l’oggetto di questo libro fa tracimare i sentimenti (la passione) e le sintesi (la ragione) a cui è arrivato Valdo Spini nella sua ricerca di “Uno buono reggimento degli stati” ispirandosi al Machiavelli.

Ma chi è il nuovo Principe che si assumerà questo compito? L’autore cita Antonio Gramsci che vide nel partito – comunista – questa entità capace di assorbire le energie della comunità e di restituirle con la saggezza e le capacità politiche che gli sono proprie, sotto forma di provvedimenti rivolti al bene comune. La visione di Gramsci oggi è sfuggita alla messa a fuoco della storia, il partito politico non è più il corpo collettivo che nutre l’alveare: “… Il rapporto ideologia-partito-difesa del popolo si è dissolto…La crisi in corso ha messo in rilievo antiche piaghe e lacune della nostra società, del suo modo di esprimersi, di organizzarsi, in particolare nella sfera politica, ma forse, più in generale, della sua classe dirigente al di quella politico-elettiva.”

Nel libro, il saggio introduttivo su Machiavelli, in cui Valdo Spini mette a confronto la figura e l’opera del grande fiorentino con il presente, è di grande interesse anche perché viene costruito col linguaggio e il senso del politico – oltre che dello storico come Spini è per formazione e attività accademica -, un politico  parla all’altro, in un dialogo sbalzato nel tempo ma che apre nuove prospettive sugli studi su Machiavelli e ci introduce nell’ “hic et nunc” della politica italiana. Verso la fine del saggio sull’illustre fiorentino – rielaborazione di un’intervista a Giorgio Zanchini per radio 3 del marzo 2013 –  Valdo Spini conclude: “Una figura complessa e drammatica, quella di Machiavelli che – non va dimenticato – dopo aver descritto come ci si puo’ confrontare perseguendo la “virtù”, cioè il coraggio, la professionalità, la consapevolezza delle proprie azioni, la cultura, sottolinea che c’è comunque un imponderabile nelle vicende politiche e che questo imponderabile è la “fortuna” riallacciandosi agli insegnamenti dei classici.”

La “fortuna” del politico Valdo Spini si manifesta anche nel suo considerare con ironia e coerenza il proprio percorso: considerazioni di un protagonista della politica schierato in campo, di un socialista italiano – molto fiorentino -, di un politico a tutto campo che ha ricoperto vari incarichi costituzonali durante la sua lunga carriera come quello, fra gli altri, di Presidente della Commissione Difesa negli anni 1996-2001 – gli dobbiamo la soppressione della leva obbligatoria; non ne fu completamente soddisfatto chè avrebbe voluto sostituirla, giustamente, con il servizio civile – o quella di Ministro dell’Ambiente durante il governo Amato e poi Ciampi – a lui dobbiamo la legge sui parchi e le aree naturali salvati dal cemento e altro -.  Questo ci fa capire come il cursus honorum di Valdo Spini, inteso come “servizio”, non sia un incidente di percorso o un’approssimazione mediatica ma una scelta di vita e un dipanarsi nel tempo di studi, riflessioni, indagini sul campo che non hanno fatto smarrire a Valdo Spini la vocazione popolare.

Valdo Spini presenta “La buona politica”

Il libro continua con le “avventure personali” dell’autore, durante un periodo come non mai difficile e la sua visione ce lo restituisce arricchito di dettagli importanti, di sfumature come solo un lucido testimone appassionato ne può trasmettere. La sua Storia politica comincia con la commemorazione di Piero Calamandrei a Firenze nel 1956. Insieme al padre Giorgio Spini, lo storico, militante di Unità Popolare e aderente al Partito d’Azione, un Valdo Spini decenne che rimane impressionato dalla politica come strumento di riappropriazione della vita di un popolo dopo le distruzioni della guerra. Nel disegno sul frontespizio della rivista di Piero Calamandrei “Il Ponte” c’è un omino che traghetta da un cumulo di macerie all’altro con difficoltà; per l’immaginazione di Valdo Spini bisognava aiutarlo, questa per lui è la politica. Iscrittosi al PSI nel 1962, Valdo Spini ne seguirà tutte le vicende fino alla fine: prima e durante i governi Craxi, passando nei ranghi della corrente autonomista di Nenni ma nella sua versione  lombardiana e seguendo tutta la storia del nostro paese anche nelle “case” altrui.

In questo libro, che potrebbe essere usato da spiriti intelligenti e attenti, come un manuale di storia italiana per “curiosi del mondo” e per studenti nonché come un “romanzo” tanto è ben scritto e  scorre fluida la narrazione storica, passa tutta la storia politica del nostro paese con i ritratti e le immagini dei protagonisti e degli “omini in difficoltà” di cui Calamandrei aveva captato, da quel grande che era, il senso.

La carriera di Valdo Spini prosegue dal consiglio comunale di Firenze negli anni ’70, poi l’incontro con Craxi durante la battaglia del referendum per il divorzio, a seguire fino alle turbolenze delle segreterie del PSI. Spini sarà vicesegretario fino al 1984, un “anno horribilis” in cui si spegne anche la voce consapevole di Riccardo Lombardi. Un momento in cui Spini si sente un emarginato dal gruppo dirigente nazionale, forse anche perché, siamo agli albori di Tangentopoli, Spini è autore di una proposta di legge sulla “Disciplina dell’attività e del finanziamento dei partiti politici” di cui, più tardi, saranno approvate delle parti. Qui cominciano i primi scandali che poi culminarono con la piena di Tangentopoli e tutto il suo fracasso, una contingenza  che viene analizzata lucidamente da Spini. L’autore assiste alle battaglie, agli scontri e al confronto serrato fra il PCI, base e leadership, e il PSI. Nel suo resoconto “a distanza” emergono le figure  e le azioni di un partito turbolento e problematico, intralciato nel suo lavoro dai giochi delle correnti, ma emergono anche le altre ombre che infestano la nostra politica nonché le vicende internazionali di quegli anni cruciali per il nostro oggi. Anch’esso ugualmente problematico e nel quale ancora persistono in Italia la divisione fra Nord e Sud, i problemi dell’autonomia economica, dell’Europa, delle forze politiche e la corruzione, passando attraverso il periodo berlusconiano e alla crisi attuale dells sinistra. Nel 1993 Spini diventa Ministro dell’Ambiente e il suo mandato non dura che quaranta giorni ma con un ritorno al seguito del nuovo governo Ciampi. Anche allora i percorsi dei membri dei governi prefiguravano concitati andirivieni. L’Italia politica ha evidentemente nei suoi geni un alternarsi di momenti fausti e di ripensamenti, di scambi, di scontri come le tempeste del Mediterraneo: furiose ma brevi, vulcaniche e salutari, sempre vive e quasi biologiche come crisi di crescenza.

Carlo Azeglio Ciampi

Da questa esperienza la stima di Spini per Carlo Azeglio Ciampi e per i suoi collaboratori nel Ministero, la storia delle sue battaglie, i successi (i parchi e la prima riunione a Firenze dei ministri dell’Ambiente dell’allora G7, il secondo piano triennale per l’ambiente, l’istituzione dell’ANPA …), per noi, la validità di un racconto “dal vivo” e trasparente del tessuto politico che, a volte, risulta opaco ai più e per questo è guardato e vissuto con diffidenza. Di Carlo Azeglio Ciampi, questo libro porta una prefazione toccante  in cui il Presidente rivendica la coesione e lo spirito di squadra del suo governo e la giustezza del suo operato, nonché i risultati  cui contribuì la “passione” civile di Valdo Spini …Capace di rischiarare il buio di questo difficile presente, di questo tempo di smarrimento” ed eravamo nel 2013…

In questo libro  Spini racconta, riflette, analizza i momenti e esplora il quadro generale degli anni fino alla fine del suo ministero nel 1994. Con la presidenza della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli a Firenze, la Presidenza dell’associazione delle Istituzioni di cultura italiane (AICI) e con i cicli di conferenze, dibattiti in Italia e all’estero, Spini è diventato un infaticabile viaggiatore, una bella voce per la cultura italiana in patria e nel mondo e un appassionato difensore della dignità della sinistra e del pensiero socialista.

Resta però sempre presente, nel suo libro, il problema della ricerca della buona politica e del moderno“Principe”. In conclusione, nel libro si offrono spunti per una “…Rivoluzione copernicana che permetta di passare da scelte compiute per interessi di potere a breve termine a decisioni di lungo respiro che ridiano “carne e ossa”  alla nostra democrazia. Come suggerimento alle forze progressiste in crisi, Spini  consiglia : “Oggi alle soglie della terza Repubblica, cerchiamo di non fare nuovamente ricorso a scorciatoie i cui effetti negativi stiamo vivendo drammaticamente sulla nostra pelle. Lavoriamo piuttosto per costruire piattaforme programmatiche e soggetti politici all’altezza dei compiti che li attendono”.

Sappiamo che nuovi soggetti politici oggi sono al lavoro in Italia, ma sorge forte il dubbio sulle loro capacità e che questa fuga verso il “nuovo” non sia che un’accelerazione di un processo di disfacimento dei valori etici, politici, sociali che Spini evoca in tutto il suo percorso. Questa sua “…rievocazione della “storia politica” personale e collettiva è utile a “spingere all’impegno, a sollecitare nuove energie, capaci di fare quello che non si è stati in grado di compiere…per il bene del nostro paese”.

Un libro che è anche l’evocazione di una vicenda personale di un uomo di fede; protestante  dichiarato che ha difeso la sua identità anche da parlamentare nel 1979 denunciando la mancata stipula dell’Intesa con la Chiesa valdese a norma dell’articolo 8 della Costituzione. Ma forse è proprio da questa sua fede che scaturisce il senso etico del suo mandato di “servitore” dello Stato”…Inteso come comunità, alla luce della profonda concezione laica della politica che caratterizza questa ispirazione religiosa”.

Fonte: altritaliani.net

 

Il LIBRO:

Passione e ragione ovvero: La buona politica. Da Machiavelli alla terza Repubblica. Riflessioni di un socialista di Valdo Spini, prefazione di Carlo Azeglio Ciampi. Introduzione di Furio Colombo, Venezia, Marsilio, 2013.