LA STORIA SOCIALISTA E’ DI NUOVO IN CAMMINO

di Alessandro Risi

Cara Compagne e compagne, vi ringrazio per avermi dato l’occasione di intervenire. Ho ascoltato con grande attenzione il dibattito svoltosi questa mattina e gli interventi che si sono tenuti. Mi chiamo Alessandro Risi sono un compagno di Milano, la città di Bettino Craxi e di Turati. La mia provenienza è quella delle lotte sociali per cui sono un insegnante che si è battuto a lungo contro la precarietà nella scuola e nella ricerca. Mi sono avvicinato al vostro percorso grazie al compagno Antonino Martino con cui ho organizzato delle iniziative a Torino e ho in particolare partecipato all’incontro di Livorno. Mi occupo di antropologia, questioni di antropologia culturale che mi hanno portato a interessarmi al socialismo che è una verità  che non è nata ieri, ma le cui radici affondano profondamente nell’intera storia umana.

Per iniziare il mio discorso penso però che sia necessario partire dall’oggi e dall’analisi della situazione odierna in cui vedo una realtà preoccupante e che spaventa per molti aspetti, caratterizzata come è da un profondo degrado per cui invece di esserci un progresso morale o etico assistiamo invece a un reale regresso morale etico e politico, fatto che smentisce la convinzione dei socialisti dell’ottocento di ispirazione positivista che reputavano il progresso un fatto ineluttabile e irreversibile, mentre purtroppo invece possiamo regredire e anche rapidamente.

Questa situazione determinatasi a causa della grande crisi economica decennale che il paese ha attraversato porta esaltare i sentimenti negativi rifiutando tutti i principi di solidarietà umana e di accoglienza per cui persone che sfuggono da situazione di povertà umana e attraversano un enorme deserto vengo identificate con soggetti portare di chissà quali pericoli in modo del tutto irrazionale.

In particolare ormai si esalta la violenza fisica e morale per cui si assiste a un vero decadimento etico a cui fa da contraltare quello politico per cui la sinistra si dimostra debole divisa e ininfluente. Di fronte a questa situazione emergono  soprattutto diverse questioni che sono state già sottolineate nel dibattito di questa mattina.

Intanto la questione generale di senso per cui siamo qui a parlare di socialismo oggi per cui si diceva che bisognava cercare un nuovo linguaggi, quale verità o ideale porre al centro della proposta del socialismo del 21°secolo. L’altra questione è quale assetto politico e istituzionale vogliamo costruire come forza politica e sociale, questione ineludibile se vogliamo crescere e affermarci come soggetto attivo.

L’ultima questione pure fondamentale è infine quello dell’assetto organizzativo che ci vogliamo dare all’interno del quadro ideologico e politico che abbiamo posto a principio del nostro agire.

Per quanto riguarda la prima questione, a mio avviso questa verità che è da porre a fondamento del socialismo del nostro tempo deve essere l’umanesimo inverando una riflessione di Carl Marx che affermava nei suoi scritti giovanili dei  Manoscritti economico-filosofici del 1844 l’idea che il Socialismo doveva essere una forma di Umanesimo. Pensiero che non ebbe seguito nel socialismo scientifico e di indirizzo positivistico del diciannovesimo secolo, ma anche nella tradizione leninista che impropriamente chiamiamo comunismo che si affermò nel ventesimo secolo.

Al contrario di quanto avvenuto precedentemente l’umanesimo deve essere oggi al centro del socialismo del ventunesimo secolo, Umanesimo che riguarda tre questioni fondamentali che sono state già poste negli interventi precedenti: quella del lavoro, quella dei migranti e quella ecologica.

Il lavoro deve diventare una forma di liberazione dell’uomo dall’alienazione  e l’asservimento al salario, e venire inteso quindi come strumento di valorizzazione e di implementazione della sua dimensione etica e morale,  che dia all’uomo la dignità, e ciò sia reso possibile attraverso un percorso superamento della divisione della sua struttura tipica del modello capitalista.

L’uso delle nuove tecnologie e dell’industria  4.0 a questo fine su cui si sono soffermati alcuni interventi di questa mattina sono importanti e condivisibili. Anche la questione dei migranti è fondamentale come costruzione di una società plurale, multietnica e multiculturale dove la differenza non sia più sentita come un limite, ma come una ricchezza.

La terza grande questione è quella ecologica, un problema fondamentale nel mondo moderno per cui s’afferma che il cambiamento climatico è la prima causa di migrazione dai paesi più poveri.

Per quanto riguarda la seconda questione, quello dell’assetto politico e istituzionale a cui tendere, riprendo le affermazioni di Antonino Martino e Felice Besostri a favore di un Socialismo costituzionale come inveramento della Costituzione, sia nella Difesa che nella sua Attuazione.

La nostra posizione deve rifiutare l’idea della grande Riforma, per cui la Costituzione va snaturata, ma invece le correzioni e integrazioni devono riguardare solo singoli aspetti e non il disegno complessivo che deve restare inalterato, ma anche la posizione Sovranista come concezione che vede nella volontà popolare  e nella Sovranità qualcosa di diverso e altro della Difesa e Attuazione della Costituzione stessa.

La Sovranità invece consiste proprio nella Difesa e Costituzione della Costituzione come realizzazione di un progetto di Democrazia avanzata o Repubblica.

Il terzo punto è quello dell’assetto che ci vogliamo dare come socialisti ora in questo e in questo momento, aspetto su cui si è soffermato l’intervento introduttivo relativo alla costituzione di un’associazione. Questa associazione deve avere carattere culturale e politico, e insisto sull’aspetto culturale visto il grave degrado in cui versa il paese dobbiamo riprendere la vocazione pedagogica che è stata alla base della migliore tradizione socialista.

L’obiettivo di  insegnare alle persone a saper stare bene assieme e a convivere dovrebbe essere un obiettivo fondamentale in questo contesto così frammentato e caratterizzato da conflitti sociale e personali così forti. L’aspetto politico quindi sarebbe un naturale sviluppo di questo aspetto culturale del socialismo rivolto al tentativo di far stare “un po’ meglio le persone” per riprendere l’espressione di Nenni.

Care compagne e compagni concludendo, penso che la  Storia sia di nuovo in cammino e che noi socialisti non dobbiamo avere paura di metterci in marcia per i suoi percorsi spesso tortuosi, ma nei quali potremo scoprire molte cose preziose.