LOMBARDI, UNA VITA SOCIALISTA

di Claudio Signorile

Le cose fatte e dette dai militanti della politica sopravvivono per essere ogni giorno discusse, accettate, respinte, interpretate; per suscitare nuove idee, per determinare nuovi fatti.
Riccardo Lombardi ha aperto la sinistra italiana ad una cultura di governo, quando le tematiche che la sinistra affrontava erano tematiche difensive; quando si affidava agli anni a venire il crollo e la fine della società nella quale si viveva. Lombardi parlò allora della strategia delle riforme, e attraverso l’analisi lucida e concreta delle riforme di struttura, della loro importanza, della loro capacità di determinare nuove aggregazioni sociali, di realizzare una qualità diversa del tessuto economico e degli equilibri del Paese, portò la sinistra sul terreno di una sinistra di governo.

Una sinistra, cioè, capace di vedere i problemi reali della società, non secondo un’ottica parziale e partigiana, non secondo la difesa di interessi soltanto di classe, ma seguendo una visione complessiva di moderna democrazia industriale, governata e diretta dalle forze popolari, dagli esponenti degli interessi prevalenti del mondo del lavoro e della intelligenza, in sostanza da quella sinistra di progresso e di nuova democrazia che egli aveva sempre fortemente voluto. In questo senso Lombardi è stato l’uomo di tutta la sinistra; in questo senso Lombardi ha dato ad un partito socialista che dopo la Resistenza si presentava come un insieme di eredi turatiani, di massimalisti di ritorno, di superstiti azionisti, un filo rosso di congiunzione e una linea di riferimento alla quale gradualmente, prima o poi, tutti hanno ceduto.

Lombardi aveva ben chiaro il pericolo delle riforme dimezzate, della strategia di intenzioni e non di fatti, e quindi della necessità del protagonista politico, del soggetto collettivo in grado di essere portatore di questa strategia riformatrice; garante della sua attuazione; difensore rispetto ai contraccolpi della forze restauratrici oggettivamente espresse dallo sviluppo di questa linea. Per questo Lombardi è stato l’uomo dell’alternativa di sinistra.
Alternativa che non è un mito, una generica aspirazione, che non assume i caratteri escatologici della rivoluzione sociale, ma diventa più concretamente e più limpidamente individuazione di quel quadro di forze sociali e di quel sistema di alleanze politiche in grado di esprimere una comune strategia di riforme e una qualità nella cultura di governo da tradurre poi nei fatti e nelle azioni, nel governo del movimento e nel governo delle istituzioni.

Su questo terreno Riccardo è stato costantemente presente, non in forme declamatorie. La polemica con i comunisti che egli ha sviluppato – e poteva sviluppare proprio perché profondamente e consapevolmente convinto del ruolo della sinistra e della sua unità in una strategia di democrazia rinnovata – aveva questo obbiettivo: non una polemica antagonista, ma una polemica di cambiamento; non una conflittualità fine a se stessa, alla ricerca di spazi generici nella società italiana, ma la conflittualità nella individuazione di quale sinistra fosse necessaria per dare al Paese e alla democrazia italiana una credibile guida di progresso.

L’alternativa in Lombardi, quindi, è una politica funzionale al governo della democrazia; funzionale alla attuazione della strategia riformatrice; non una somma di schieramenti – si ricordi la polemica lombardiana sul 51% – ma un obbiettivo politico in grado di dare quei risultati pratici cui è finalizzato. Ed in questo senso il ruolo del partito socialista, così come Lombardi lo ha concepito, non poteva essere un ruolo subalterno o, viceversa, legato ad una sorta di orgoglioso isolamento.
Il partito socialista che Lombardi sentiva da autentico autonomista, con geloso senso della sua indipendenza e delle sue potenzialità, non poteva essere “partito di parte“; non poteva legare la propria esistenza alla gestione del potere, i propri confini alla avara amministrazione del consenso acquisito.

Il partito socialista, nella concezione e nella strategia di Lombardi, è sempre stato un partito del movimento, un partito la cui forza consisteva proprio nell’esprimere un progetto di società, di disegnare costantemente, continuamente, un sistema di alleanze funzionale a questo progetto di nuova società.
Un partito, quindi, e in questo Lombardi si avvicinava molto e trovava molti punti di somiglianza con alcuni temi della politica nenniana – in grado di far muovere costantemente e continuamente il sistema politico, le altre forze politiche, farle cambiare, determinare via via processi di trasformazione finalizzati al progetto di fondo: una democrazia di qualità economica e di equilibri sociali coerenti ad un governo della sinistra; una sinistra di governo, perché capace di sentire e di capire i processi di riforma necessari a dare benessere e stabilità ad una moderna democrazia industriale.

In realtà Lombardi era assai più pragmatico e concreto di quanto comunemente si pensi. Pragmatico e concreto non soltanto per la forte capacità di analisi economica per la piena consapevolezza dell’importanza dei legami internazionali e delle compatibilità nell’economia internazionale di un paese come il nostro; ma anche perché capace di cogliere i passaggi di un processo politico, di capire le ritirate necessarie, i necessari momenti di attesa. Ma di saper cogliere coraggiosamente i punti di attacco quando essi si presentano inevitabili e indispensabili. Probabilmente il momento lombardiano della politica si sta gradualmente avvicinando perchè una fase politica tende al tramonto.

Abbiamo la convinzione che parlare di socialismo non è un’utopia; la convinzione che bisogna pensare grande, che non bisogna avere timore dei grandi disegni e delle grandi strategie; che la politica vive nella concretezza dei fatti di ogni giorno, ma vive nel legame che questi fatti quotidiani hanno con i grandi valori attraverso i quali il bisogno dell’uomo di giustificare se stesso e la sua storia si esprime.
Lombardi ha detto che una società è socialista, quando consente a ciascun individuo la più ampia possibilità di decidere della propria esistenza, di costruire la propria vita.

Il socialismo non è quindi annullamento dell’individuo, ma al contrario, piena esaltazione di ciascun uomo. La libertà non è un astratto valore da ricordare in momenti particolari, ma la condizione stessa della vita dell’uomo.
La libertà è il valore concreto che si vive ogni giorno essendo consapevoli protagonisti della propria storia. E quando questa scelta la compiono, uno, dieci, mille, centomila, milioni di uomini, ecco che la democrazia cambia, il socialismo diventa una realtà da vivere. Vivere non domani, vivere oggi: perché chi lotta per questo socialismo dai valori così profondi nella sua coscienza vive un vita socialista ogni giorno.
E Lombardi ha vissuto una vita socialista.