DEMOCRAZIA SOCIALISMO LIBERTA’, PER UNA NUOVA SINISTRA

di Felice Besostri

Per un socialismo nel XXI° secolo

La sinistra il 4 marzo ha conosciuto la sua Caporetto, non ci sarà una rivincita se si affidasse ai suoi Cadorna.

Il problema non è neppure di trovare il Suo Maresciallo Diaz o l’equivalente italiano di Corbyn o un Bernie Sanders, ma di trovare una nuova forma di riorganizzazione, in cui la base decida e scelga e al vertice ci sia un organo collettivo pensante, perché gli uomini soli al comando hanno degenerato i partiti, che non sono quelli previsti dall’art. 49 della Costituzione.

La nostra Costituzione nell’articolo ispirato dal socialista Lelio Basso pone come soggetti i cittadini, tutti i cittadini che possono fondare liberamente associazioni, rette da statuti democratici per determinare la politica nazionale e non che le partitocrazie si sostituissero alla centralità del Parlamento. I partiti di massa della Prima Repubblica grazie al loro radicamento sociale e ai vincoli ideologici, condivisi dai gruppi dirigenti e dagli iscritti sono riusciti a non compromettere le istituzioni. Neppure il monopolio delle liste e delle candidature con qualsivoglia sistema elettorale, anche quello proporzionale con le preferenze, non aveva impedito la presenza in Parlamento di un buon numero di parlamentari di qualità.

I problemi sono cominciati quando con la scomparsa delle ideologie e di progetti di società specialmente a sinistra, constatato che non erano in grado di avere la fiducia della maggioranza degli elettori hanno pensato che c’era una scorciatoia per il potere con premi di maggioranza incostituzionali e liste bloccate. I regolamenti parlamentari contro lo spirito della Costituzione hanno ridotto la centralità del Parlamento, che non può esistere senza parlamentari, come previsti dall’art. 67 della Costituzione, cioè che rappresentino con disciplina e onore (art. 54 Cost.) la Nazione senza vincolo di mandato.

I poteri reali sono nelle mani dei capigruppo parlamentari, del collegio dei Questori e degli Uffici di Presidenza delle Camere, cioè degli organi espressione dei partiti. Non è un caso che i parlamentari, singolarmente e in quanto tali, sono stati espropriati contro l’art. 69 della Costituzione di decidere la propria indennità e la misura dei propri vitalizi. Con il risultato che ora sono additati come parassiti e sfruttatori al ludibrio popolare, mentre i responsabili governano ancora i partiti, ridotti a comitati elettorali al servizio dei loro leader o dei loro padroni: che infatti non pagano le loro sconfitte e grazie a liste bloccate, collegi uninominali e pluri-candidature si possono autoperpetuare.

La sinistra ha difeso la Costituzione contro la deforma Renzi-Boschi, ha vinto il referendum non da sola, ma non ha trasformato il NO difensivo in un SI alla sua attuazione, che significava porre il popolo, cui appartiene la sovranità, quantomeno la maggioranza al centro dei suoi programmi. Invece si sono accettate le politiche economiche di austerità, le privatizzazioni, come svendita, si pensi alle autostrade, malgrado il Titolo III della Parte Prima, che disegna un’economia mista.

Non solo: la sinistra, come centro-sinistra, è responsabile con la riforma costituzionale del 2001 dei presupposti giuridici della privatizzazione della sanità e una sua esponente, la Presidente della Camera, ha inferto una ferita rilevante alla centralità del Parlamento ammettendo in violazione dell’art. 72.4 della Costituzione, il voto di fiducia al Governo su una legge elettorale, per di più incostituzionale: un pericoloso precedente, di cui si è abusato per approvare nel 2017 il Rosatellum.

Una nuova sinistra deve ritornare alla Costituzione ai suoi valori, che sono chiaramente enunciati nell’art. 3.2 della Costituzione, per cui è “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Un programma storicamente socialista e democratico.