LEGISLAZIONE DEL LAVORO

(I primi 8 punti sono il contributo del Prof. Siro Centofanti)

Una riflessione sulle linee di tendenza normative degli ultimi ventuno anni non può che condurre alla rilevazione del carattere fallimentare di tutte le misure, che, sotto l’equivoco e talora ipocrita termine di flessibilità, hanno determinato una precarizzazione di massa della classe lavoratrice italiana.
Appare quindi opportuno invertire tale tendenza con i seguenti principali interventi.

1. È necessario rimuovere tutte le forme che consentono una utilizzazione del lavoro senza assunzione a pieno titolo della relativa responsabilità.
Vanno quindi abolite tutte le forme di somministrazione tramite agenzie o società esterne e va ripristinato il principio, già vigenti in Italia fino al 1997, che chi utilizza l’attività lavorativa deve, per ciò stesso, essere considerato datore di lavoro.
2. È necessario limitare il contratto a termine ai casi in cui sia richiesto da ragioni oggettive o sia comunque giustificato in base alle stesse.
Occorre quindi ripristinare l’applicazione del Decreto Legislativo n. 368/2001, abrogando le diverse norme del D. Lgs. 81/2015 (una delle normative del Jobs Act).
3. È necessario ridare almeno una relativa garanzia ai lavoratori, ripristinando la normativa dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori nel testo precedente alla L. n. 92/2012 (Legge Fornero) e al famigerato D. Lgs. 23/2015 (altra espressione del Jobs Act).
4. Occorre rivedere profondamente la normativa del c.d. Collegato Lavoro (art. 32 L. 4.11.2010 n. 183), abrogando le norme che rendono difficile l’esercizio dei diritti dei lavoratori o ne limitano il contenuto effettivo.
5. È necessario ripristinare la gratuità di tutte le controversie di lavoro e previdenziali, quale vi è stata in Italia dal 1973 al 2011. Occorre abrogare il rito Fornero per i licenziamenti, in quanto fonte di una inutile duplicazione del giudizio di primo grado. Occorre introdurre norme che rendano effettivo, almeno per i licenziamenti, il rispetto dei termini veloci per lo svolgimento del giudizio previsti dalla Legge n. 533/1973.
6. Vanno rivisti i meccanismi dei c.d. ammortizzatori sociali per evitare che divengano strumenti di assistenzialismo improduttivo: tutte le indennità, in particolare sia quelle di Cassa Integrazione che di disoccupazione (attuale NASPI), vanno, oltre che ridotte per durata, condizionate alla frequenza obbligatoria di corsi di qualificazione o di attività di interesse sociale e/o pubblico, che vanno obbligatoriamente attivate dagli enti pubblici.
7. Occorre mantenere l’attuale disciplina di progressività delle imposte, che è l’unica conforme ai principi costituzionali (art. 53 Cost.), riducendo l’imposizione sui redditi più bassi.
8. Vanno introdotte norme a favore di lavoratori genitori e in particolare delle lavoratrici madri.

Si propone un nuovo STATUTO DEI LAVORATORI insieme alla riforma degli ammortizzatori sociali e l’introduzione del salario minimo orario per quei lavoratori che non usufruiscono della tutela del contratto nazionale.

Il reddito minimo si propone che sia un sostegno temporaneo esclusivamente finalizzato alla ricerca dell’occupazione.

Appare necessario semplificare drasticamente le varie tipologie di lavori per sconfiggere le finte partite IVA.

Trasformare in legge l’accordo interconfederale e la certificazione degli iscritti alle OO.SS.. Su questa base vanno rinnovati i contratti nazionali di settore e “messi al bando” i contratti spuri, concordati con Organizzazioni fantasma che non rappresentano nessuno.

La rivalutazione dell’apprendistato quale condizione formativa dovrebbe essere sostenuta con incentivi legati alla certezza del futuro rapporto di lavoro stabile.

Si propone, inoltre, di adottare nuove pratiche nei luoghi di lavoro con una triplice funzione:

– sviluppo del capitale umano, sviluppo delle conoscenze utile ad affrontare i cambiamenti tecnologici che comportano nuove conoscenze, coordinamento del lavoro;

– riformare la legislazione del lavoro.

– ai sensi dei principi costituzionali di tutela del lavoro sanciti negli art. 1, 3, 4, 35 e 36 è doveroso ripristinare per i lavoratori il regime di gratuità del processo del lavoro, che è stato una delle migliori espressioni di civiltà giuridica e di tutela sociale dal 1973 al 2011.

Si ritiene che il reddito minimo non sia un sussidio di cittadinanza indiscriminato, ma venga utilizzato come forma di tutela del lavoratore assieme a politiche attive di reinserimento al lavoro.

Favorire il rientro in Italia dei ricercatori espatriati: stanziamenti; creazione e/o possibilità di creazione di collegamenti permanenti tra ricercatori, università, centri di ricerca e imprese con l’obiettivo di rendere efficiente la ricerca, fuori da vincoli opprimenti (modeste risorse, procedure pubbliche burocratiche).

Azione plurisettoriale per la famiglia, una legislazione che organizzi e realizzi interventi per la ripresa demografica, la tutela dell’infanzia, la tutela della neomadre che lavora, investendo i vari livelli di potere, nazionale, comunale, municipale (ove sono i municipi) : es. : bonus per la gravidanza, socio-assistenza per i primi due/tre anni di vita (visite specialistiche, supporti medicali, pannolini, ecc.), assegni familiari significativi, detrazioni fiscali ragionate, abbonamenti gratuiti ai mezzi pubblici, e così via.