Meno di 40mila sì al Vco lombardo
Referendum. In Ossola ha votato il 39%, Verbano e Cusio freddi
L’astensionismo è stato determinante per chiudere la partita della secessione dal Piemonte. Sono stati 47.623 gli elettori del Vco che sono andati alle urne per esprimere il proprio parere, solo il 33,22% dei 143.375 aventi diritto. Ben lontano quindi dal quorum da raggiungere, la metà degli aventi diritto più uno. Nell’Ossola, dove le previsioni del comitato per il sì erano probabilmente più ottimistiche, la percentuale è stata del 39%, mentre nel Verbano del 30% e nel Cusio del 24%.
Il referendum è uno strumento previsto dalla nostra Costituzione: è uno strumento di democrazia, è uno strumento serio, è uno strumento “delicato, da maneggiare con cura”. Ogni tipo di referendum prevede norme da rispettare per poterlo attivare e limiti numerici sia per la sua validità sia per la sua conferma.
Nel nostro caso questi limiti NON sono stati raggiunti, quindi QUESTO REFERENDUM NON E’ RISULTATO VALIDO ED E’ STATO PERSO DAI SUOI PROPONENTI.
Non c’è null’altro da dire né da recriminare. Ognuno può avere le sue valutazioni sul perché della sconfitta, ma questa è innegabile e senza appello.
Ha vinto l’astensione, alla quale si possono sempre dare valutazioni diverse. Ma, di fronte a un referendum che poneva una scelta così importante, l’astensione non può non assumere significati molto chiari e inequivocabili: disinteresse? Sì, certamente, ma meglio sarebbe dire NON interesse per la scelta richiesta; rifiuto motivato? Sì, certamente.
Quindi una scelta consapevole. Noi, che pensiamo che votare sia un diritto-dovere di ogni cittadino, in questo specifico caso abbiamo coscientemente invitato A NON VOTARE, perché questo referendum era inutile, costoso e pericoloso e ne abbiamo spiegato sinteticamente le ragioni. Se poi si aggiunge la chiara percezione di desideri personali di visibilità e di possibile carriera politica, che hanno spinto verso la scelta di chiedere un referendum così fatto, allora diventa altrettanto chiaro un motivo in più per l’astensione dal voto.
Con questo, ovviamente, i “nostri problemi” restano quelli di prima e vanno risolti al meglio possibile. Ma ciò è e sarà possibile solo se si registrerà un minimo comun denominatore di intenti tra le forze politiche e sociali per pretendere dalla Regione la loro soluzione, senza pasticci o sotterfugi o inutili fughe in avanti.
Molti strumenti per raggiungere un buon risultato ci sono già, basta decidere di usarli e di pretenderne l’attuazione; non c’è bisogno di alcun elenco, chi fa politica sa bene quali sono.
Attendiamo con vivo interesse di vedere se questo “salto di qualità” si vorrà e si saprà fare, FINALMENTE.
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