di Bruno Lo Duca |ex responsabile provinciale di Cittadinanza Attiva – Verbania

Per quanto noi ci interessassimo soltanto di sanità, la novità euro era tale che ci chiesero di attivarci per una campagna informativa, con gli anziani, con le scuole e con i Comuni; ed è quello che facemmo, ad esempio, andando a raccontare che una tazzina di caffè da 1.500 Lire doveva essere poi pagata 0,77 Euro e non di più, neppure un piccolo arrotondamento.  Naturalmente, mentre noi dicevamo queste cose vere e sacrosante, altri pensavano già ad arricchirsi poco o anche tanto. Intanto c’era uno che sarebbe diventato famoso per la sua “FINANZA CREATIVA” si chiamava Giulio Tremonti.

Con l’arrivo del governo Berlusconi furono immediatamente bloccati i Comitati provinciali prezzi, che avrebbero dovuto “vegliare” sul passaggio dalla lira all’euro, con il bel risultato – solo in Italia – del raddoppio dei prezzi, con grande gaudio di commercianti e similari e con lo svuotamento delle tasche degli italiani.
Vi ricordate il motto di Berlusconi “non metteremo le mani nelle tasche degli italiani” ?
Lo ha fatto eccome, in questo modo, dando la colpa all’euro, e ancora oggi ne paghiamo le spese.

LA LETTERA (di allora) AL QUOTIDIANO LA STAMPA

Desidero soffermarmi sul vs. articolo di ieri L’eurotazzina di caffè? 50 lire in più perché quanto riportato non è che la punta dell’iceberg del problema. Proviamo a stilare un piccolo elenco di cose vere? Allora, vado in un supermercato di Verbania, che espone l’Eurologo (sinonimo di correttezza nell’applicazione dell’euro); al punto 1 si dice che si aderisce a una campagna di stabilizzazione dei prezzi (6 mesi di moratoria, tanto sbandierata dalle Associazioni del commercio), ma una bottiglia “economica” di acqua minerale da un mese costa 260 lire (non più 250), per cui una confezione da 6 costa 1.560 lire, cioè 0,80 euro (non 0,77 come doveva essere); si ripropone pari pari la questione della tazzina da caffè.

Capito in una spaghetteria a Domodossola e mi portano il menù, stampato già con i doppi prezzi, e scopro che un piatto da 12.000 lire costerà 6,20 euro (bene!), ma un piatto da 10.000 lire costerà 5,20 euro e non 5,16; perché?

Chi autorizzerà l’arrotondamento? Se poi vogliamo parlare dei giornali a 1.600 lire o del biglietto del bus nelle grandi città portato da 1.500 lire a 0,90 o addirittura a 1 euro, allora andiamo ovunque in carrozza! Ma non basta, perché poi ci sono anche gli errori, questi sì involontari, ma ai quali bisogna prestare ancora più attenzione perché possono essere letali. Una notissima banca locale fa girare da mesi dei fac simile di assegni, compilati con un errore madornale nella parte centrale da scrivere in lettere, ma non si sogna nemmeno né di ritirarli, né di ristamparli giusti, né di accludere un errata corrige ovunque affinché i clienti non sbaglino, con il rischio di vedersi rifiutati gli assegni da chiunque.

L’altro giorno faccio spesa in un supermercato (che espone l’Eurologo) e mi viene consegnato un listino compilato articolo per articolo in euro, pago con la carta di credito e non bado al conto; ma a casa, più che altro per curiosità, lo controllo e scopro che un pezzo di salame da 5.430 lire (2,80 euro) mi è costato 54,30 euro, vale a dire quasi 108.000 lire; l’episodio si conclude con un sorriso di scuse e con la restituzione della differenza, ma se non avessi controllato bene tutto?

E’ bene denunciare i fatti perché non è giusto avere sostenuto per mesi costose campagne di informazione ai cittadini per arrivare a questi scadenti risultati e permettere a chi lo vuole di poter agire indisturbato contro la gente rassegnata. Per concludere, ieri — ancora una volta — ho chiesto alla Prefettura di attivarsi e di attivare il Comitato Provinciale Prezzi per controllare questa fase convulsa di passaggio dalla lira all’euro; questo intervento è indispensabile perché tutto può succedere, voluto o non voluto, e — soprattutto —non possiamo accettare supinamente di vedere aumentare l’inflazione, la cui riduzione è costata a tutti noi comuni mortali tanti sacrifici per tanto tempo. In questo senso i mass media possono fare molto e Cittadinanzattiva li invita cortesemente a farlo.