SOCIALISMO XXI – APPELLO PER UNA NUOVA EUROPA

Mezzo miliardo di cittadini europei sono chiamati a rinnovare, attraverso la più grande consultazione democratica del globo, il Parlamento dell’Unione Europea.

Ciò avviene in una fase molto delicata per gli equilibri mondiali sul piano politico, economico e sociale, ed anche – per quanto ci riguarda più da vicino – per il ruolo competitivo dell’Europa stessa,  indebolito e messo in difficoltà dalle divisioni e tensioni  interne all’Unione, dalle criticità di governo causate dalla debolezza politica delle Istituzioni comunitarie, dal modello obsoleto del loro impianto intergovernativo, che ha fatto prevalere gli interessi dei singoli Stati, garantiti dal diritto di veto a disposizione dei singoli Stati all’interno del vero dominus europeo che è il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo.

La mancanza di competenze esclusive e sovranazionali all’Europa, successiva al trattato di Nizza (2001), alla Dichiarazione di Laeken ed alla bocciatura nei referendum olandese e francese (2005) dello schema di Trattato Costituzionale Europeo, ha lasciato, nonostante il successivo trattato di Lisbona (2007) l’Europa funzionale delle Patrie (la più sovranista possibile, quindi) debole e spesse volte poco efficace nella risposta ai grandi bisogni che investono il Continente, soprattutto dopo la non risolta crisi della globalizzazione che si è sviluppata nel mondo tra il 2008 ed il 2012.

A distanza di 10 anni dalle elezioni del 2009, l’Appello che il Gruppo di Volpedo, rete di circoli socialisti del nord-ovest del Paese, lanciò dalla storica ed emblematica Piazza Quarto Stato, mantiene intatta, per molti versi, la sua attualità.

Oggi siamo costretti a rilevare che le proposte dell’Appello, che potevano essere risolutive alla crisi istituzionale europea e del socialismo europeo ed italiano, non hanno trovato l’adeguata risposta, né dai partiti né dal Parlamento e dai Governi che si sono succeduti. I problemi  si sono anzi aggravati a causa del sorgere, in molti dei Paesi dell’Unione, per la debolezza o l’assenza di una risposta riformista, di formazioni politiche votate al ribellismo  protestatario oramai comunemente definito populista; oppure improntate ad un vecchio ma risorgente nazionalismo, xenofobo ed antieuropeo, spesso tendente all’autoritarismo ed al liberticidio, come al solito, dell’informazione e dei diritti dell’uomo.

I Socialisti di Socialismo XXI secolo ribadiscono che la vocazione dei socialisti  è per loro indefettibilmente legata alla loro storia, che è internazionalista, solidaristica, esaltatrice  dei valori inscindibili dell’eguaglianza sociale e delle libertà individuali e collettive; i socialisti si impegnano per la promozione di un profondo rinnovamento e trasformazione dell’Unione Europea, socialmente più giusta, politicamente più democratica, economicamente più forte e competitiva nello scenario mondiale, istituzionalmente “Federazione sovrana di Stati” e non la sovranista “Europa delle Patrie” come è attualmente .

Le proposte di Socialismo XXI

I socialisti riuniti nell’Associazione Socialismo XXI secolo, eredi della tradizione riformista del socialismo italiano, quindi, come propongono gli obiettivi federalisti da perseguire, indicano anche le tappe del buon governo che debbono essere superate per conseguire il risultato che si propongono:

  • Le politiche europee non possono esaurirsi nella sola politica monetaria (moneta unica e BCE) ma devono riguardare, con il medesimo vincolo, una equilibrata integrazione delle politiche economiche e produttive, fiscali, ambientali, del mercato del lavoro e della legislazione sociale (previdenziale, assistenziale, salariale, etc). Non è più tollerabile l’esistenza di situazioni all’interno dell’Unione di situazioni di “dumping” sociale, fiscale e di tutela dell’ambiente nella più completa indifferenza delle autorità di Bruxelles.
  • Nelle politiche economiche e di finanza pubblica non deve prevalere il potere esercitato dai potentati finanziari che in questi ultimi anni hanno condizionato pesantemente i governi, in particolari quelli degli Stati in difficoltà, richiedendo politiche e scelte liberiste che hanno devastato diritti e tutele sociali, in particolare sull’occupazione, e fatto prevalere gli interessi particolari dei grandi gruppi finanziari rispetto all’interesse generale.
  • È importante che la nuova Europa che vogliamo sia suffragata dalla sovranità popolare, che potrà esprimersi nelle prossime vicine elezioni del Parlamento, al quale un voto cosciente dell’urgenza e della necessità dovrà chiedere che siano assegnati – attraverso una modifica dei Trattati in essere – maggiori e vincolanti poteri decisionali. Oggi la Commissione, sostanzialmente nominata dai singoli Stati nel Consiglio, risponde soltanto nominalmente, a causa dell’alta soglia di maggioranza qualificata richiesta, al Parlamento.

I deputati eletti debbono impegnarsi per un allargamento dei poteri del Parlamento e per ogni modifica istituzionale che deleghi alle competenti istituzioni europee la gestione delle politiche di Bilancio, di Difesa, Esteri e della Sicurezza delle frontiere dell’Unione (non solo terrestri ma anche marine).

I socialisti dell’Associazione Socialismo XXI secolo chiedono ai partiti ed ai candidati di esprimere la loro valutazione sulla Politica di coesione 2021-2027

È con la realizzazione della Politica di Coesione, infatti, che si potrà realizzare:

  • una Europa più intelligente, mediante l’innovazione, la digitalizzazione, la trasformazione economica e il sostegno alle piccole imprese;
  • una Europa più verde e priva di emissioni di carbonio, grazie agli investimenti nella transizione energetica, nelle energie rinnovabili e nella lotta contro i cambiamenti climatici;
  • una Europa più connessa, dotata di reti di trasporto e digitali strategiche;
  • una Europa più sociale, che sostenga l’occupazione di qualità, l’istruzione, le competenze professionali, l’inclusione sociale e un equo accesso alla sanità;
  • una Europa più vicina ai cittadini, che sostenga strategie di sviluppo gestite a livello locale e uno sviluppo urbano sostenibile in tutta l’UE.

Il Parlamento italiano, gli eletti a quello Europeo, il Governo, le forze sociali ed economiche sono chiamate a definire oggi e non in un lontano, e sempre purtroppo procrastinabile futuro, proposte e valutazioni dei capisaldi della Politica di Coesione:

  • Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)
  • Fondo di coesione
  • Fondo sociale europeo+ (FSE+)
  • Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP)
  • Fondo asilo e migrazione
  • Fondo sicurezza interna
  • Strumenti per la gestione delle frontiere e dei visti.

È essenziale conoscere e valutare le proposte che riguardano per l’Italia la Flessibilità, che sarà lo strumento col quale saranno adottati solo gli stanziamenti considerati prioritari per l’investimento e corrispondenti ai primi cinque anni (periodo 2021-2024).  Gli stanziamenti per i restanti due anni (2026 e 2027) verranno assegnati a seguito di una revisione intermedia che avrà luogo nel 2024 e sfocerà in una riprogrammazione nel 2025.

  • lo Sviluppo Urbano: il 6% del Fondo FESR sarà destinato ad investimenti per lo sviluppo urbano sostenibile a livello nazionale. Il quadro finanziario relativo al periodo 2021-2027 introduce l’iniziativa europea Urban, un nuovo strumento di cooperazione tra centri urbani incentrato sull’innovazione e sullo sviluppo delle capacità attinenti alle priorità tematiche tra le quali integrazione dei migranti, edilizia abitativa, qualità dell’aria, povertà urbana, economia circolare.
  • la Cooperazione territoriale europea (CTE): nel periodo 2021-2027, la cooperazione interregionale e transfrontaliera verrà favorita grazie alla nuova possibilità offerta alle Regioni, nell’ambito dei 5 obiettivi strategici della politica di coesione, di utilizzare parte della propria dotazione per finanziare progetti in Europa, in collaborazione con altre Regioni.
  • Le nuove norme in materia di disimpegno: il termine “disimpegno” indica la situazione in cui un importo stanziato per un programma non sia stato reclamato da uno Stato membro entro un certo lasso di tempo e alla Commissione europea non siano, quindi, pervenute fatture a copertura dell’importo richiesto. In questo caso il denaro stanziato cessa di essere a disposizione del programma e torna al bilancio dell’UE. Tale meccanismo è stato messo a punto per garantire una efficiente e rapida realizzazione dei programmi. Il nuovo quadro regolamentare prevede un ritorno alla regola “n+2” (anni) che sostituisce la regola “n+3” applicata nel periodo 2014-2020. (L’Italia soffrirà molto una simile clausola).
  • Accettare sic et simpliciter senza un approfondito dibattito le proposte della Commissione (leggi dell’Europa delle Patrie) provocherà gravi danni al processo federalista, alimentando l’assurda logica del sovranismo offeso, quando è invece imperante, ed immediatamente agli interessi diretti del mondo del lavoro e sociali italiani.
  • Accettare significherebbe annullare il lavoro trentennale svolto nel comparto della programmazione delle infrastrutture e dei trasporti. Perderebbe, ad esempio, di significato il lungo passaggio da una ipotesi programmatica come il Master Plan della Comunità Europea a dodici Stati del 1986 all’atto strategico forte e motivato delle Reti Trans European Network (TEN – T) del 2013. Verrebbero meno le risorse dedicate all’attuazione dei 9 Corridoi Comunitari e, soprattutto, il nostro Paese dopo le revisioni sui due Corridoi (Mediterraneo e Rotterdam Genova) perderebbe ogni credibilità programmatica. Sull’utilizzo delle risorse comunitarie oltre alla assurda immagine di Paese incapace di realizzare le opere, di utilizzare le risorse, di Paese soddisfatto solo di impegnare la spesa, il nuovo vincolo del disimpegno annullerà quasi totalmente i trasferimenti comunitari. Il Mezzogiorno d’Italia sarebbe sempre più Mezzogiorno.

I socialisti riuniti nell’Associazione Socialismo XXI secolo ricordano, sottolineano, allarmano eletti ed elettori che una nuova coscienza europea non deve esimersi dalla partecipazione alla costruzione di progetti che siano basati su una griglia arteriosa che dia vigore all’interesse comune, e che questo non può prescindere da quello nazionale.

Il “mosaico” pianeta ha acquisito tante nuove tessere che hanno modificato i vecchi disegni: una realtà geograficamente lontana, la Cina, è divenuta attrice di rilievo nel Mediterraneo coinvolgendo l’Italia e l’Europa; i progetti in essere (ad esempio la TAV) debbono essere preservati; nuovi interventi logistici, dei trasporti, di urbanizzazione debbono essere realizzati.

Socialismo XXI organizzerà a giugno, immediatamente dopo le Elezioni per il Parlamento europeo, un Seminario, che si terrà a Ventotene, per approfondire questi temi e rinnovare contenuti e modalità del necessario rinnovamento delle Istituzioni e delle politiche europee, attualizzando – alla luce degli odierni problemi – le grandi intuizioni di Colorni, Rossi e Spinelli.

Noi donne e uomini aderenti a Socialismo XXI siamo consapevoli che l’Europa ha di fronte a sé due prospettive:

Avviarsi, con coraggio e determinazione, verso una Federazione sovrana di Stati, democratica e progressista, accogliente e solidale;

oppure implodere, vittima sacrificale degli egoismi e di nazionalismi autoritari e reazionari.

Per questi motivi, riteniamo utile fare nostro e rilanciare “l’Appello di Volpedo”.

APPELLO AI SOCIALISTI OVUNQUE ESSI SIANO

Gruppo di Volpedo

Ci rivolgiamo a tutti cittadini e le cittadine che hanno a cuore i valori di eguaglianza, di giustizia e di libertà, così come a quei partiti e movimenti che hanno fatto della difesa dei diritti sociali, non meno che di quelli individuali, la loro storica bandiera.

In questa difficile fase storica, in cui la gravissima crisi economico-finanziaria in corso in tutto il mondo sollecita una risposta politica, sociale, culturale non più differibile, i Socialisti, quale che sia la loro attuale collocazione (o non collocazione) partitica, vedono riconfermato il valore della loro tradizione, portatrice di valori etico-civili e di programmi economico-sociali più che mai necessari.

Il Socialismo democratico, liberale e libertario e antiautoritario, resta insomma il solo riferimento praticabile in Italia, in Europa e nel mondo, per chi voglia tenere unite giustizia e libertà.

In Italia in particolare la frammentazione dei partiti di Sinistra, lo smarrimento della loro identità, il trionfo elettorale della Destra (con la sua azione sistematica di distruzione di quel che resta dello stato sociale e delle garanzie costituzionali) impone il ritorno sulla scena dell’azione sociale e del progetto politico dei socialisti, comunque definiti e comunque collocati nelle rispettive formazioni.

Noi socialisti esprimiamo oggi una preoccupata considerazione sulla contrazione degli spazi e delle forme di democrazia e di libertà e sull’espansione di un inquietante autoritarismo mediatico; e constatiamo con preoccupazione tanto le pericolose derive della Destra al governo quanto il vuoto di contenuti, di progetto e di proposta politica dell’attuale opposizione parlamentare.

E’ una situazione grave, che rischia di allontanare i cittadini dalla partecipazione democratica o di creare una frattura tra la politica e la società, proprio nel momento in cui la politica viene invece chiamata a prendere decisioni epocali e a ristudiare le modalità dei rapporti tra Stato ed economia.

L’esigenza di un rilancio dell’iniziativa socialista nasce in primo luogo da queste considerazioni.

Ma questa ripresa di iniziativa non si dovrà misurare sul terreno ormai consunto di improbabili unificazioni o scissioni o coalizioni di burocrazie organizzative da tempo logore e inadeguate.

Dovrà nascere dal basso, e da concrete azioni di impegno civile, politico, culturale e sociale,

A TUTELA DEI SALARI, DEL LAVORO, DELLA SOLIDARIETA’ SOCIALE, DELL’AMBIENTE, DEI DIRITTI CIVILI E DELLA LAICITA’

NOI SOCIALISTI FIRMATARI DI QUESTO APPELLO DECIDIAMO DI AVVIARE LA COSTITUZIONE DI UN COORDINAMENTO PERMANENTE DELLE ASSOCIAZIONI, CIRCOLI E CLUB DI ISPIRAZIONE SOCIALISTA E LIBERTARIA D’ITALIA, E FACCIAMO APPELLO A TUTTI I SOCIALISTI OVUNQUE OGGI SIANO A COSTITUIRE E RILANCIARE CIRCOLI ED ASSOCIAZIONI DI BASE E AD APRIRE PERCORSI ANALOGHI NELLE REGIONI D’ITALIA

Riteniamo altresì che l’Europa costituisca un orizzonte politico imprescindibile, ed un quadro di riferimento essenziale. Per questo, quali che siano le identità e distinzioni dei diversi partiti socialisti d’Europa,

NOI CI SENTIAMO SOCIALISTI EUROPEI

In vista delle ormai prossime elezioni per il Parlamento Europeo pensiamo perciò che tutti coloro che si riconoscono nella tradizione storica e ideale del Socialismo, rappresentata dal Gruppo parlamentare del Partito Socialista Europeo, debbano

DICHIARARE PREVENTIVAMENTE LA LORO APPARTENENZA AL PARTITO SOCIALISTA EUROPEO.

Noi qui facciamo tale dichiarazione e chiediamo di avviare la trasformazione del PSE in un vero e proprio partito transnazionale, al quale sia possibile aderire individualmente e direttamente.

Quali che siano le identità e distinzioni dei diversi partiti, occorre che TUTTI I SOCIALISTI possano ISCRIVERSI DIRETTAMENTE AL PARTITO SOCIALISTA EUROPEO, considerando l’eventuale iscrizione ad un partito nazionale come adesione alla sezione di quel Paese (nella fattispecie l’Italia) di UN UNICO PARTITO SOCIALISTA EUROPEO.

Volpedo, 29 novembre 2008