TRATTO DAL PROGRAMMA MINIMO DI SOCIALISMO XXI – RIMINI 2019
Con la vittoria del NO al referendum costituzionale è finita la fase della difesa della Costituzione, deve iniziare con forza, decisione e coerenza quella importante dell’attuazione della Costituzione.
L’attuazione dei principi e diritti fondamentali previsti e garantiti dalla Costituzione deve essere la base comune su cui i socialisti che sono stati i primi sostenitori delle battaglie per la Democrazia, a partire dal ricorso contro il Porcellum, debbono chiamare tutta la sinistra, dei progressisti e dei democratici laici e sociali ad agire.
Per noi socialisti il nesso tra libertà e socialismo è inscindibile e pertanto la democrazia è l’unico strumento politico per la conquista e la gestione del potere.
Come guida all’azione bastano i primi tre articoli della Costituzione1, l’attuazione dei suoi artt. 39 sui sindacati e 49 sui partiti politici, le due importanti formazioni sociali e nell’ordinamento economico attenersi ai principi del Titolo III della Parte Prima con particolare riferimento alle norme cardine sulla proprietà sia pubblica che privata, gli artt. 41 e 42, senza dimenticare le forme di gestione alternative al capitalismo delle imprese di comunità di lavoratori e di utenti o di proprietà pubblica (art- 43), cooperativa (art. 45) e cogestite (art. 46): in sintesi un modello di economia mista in cui i poteri pubblici democraticamente legittimati dettino i programmi ed esercitino i controlli affinché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
Occorre coordinare le norme del codice civile, sui diritti pieni del proprietario di godere e disporre della sua proprietà con i limiti costituzionali, affinché non possano svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana (art. 42), allo scopo di assicurare la sua funzione sociale (art. 43).
Nella nostra Costituzione non c’è contrapposizione tra individuale e collettivo i diritti delle persone, pre-esistenti alla Repubblica, sono:
ART. 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
ART. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità,e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
ART. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Sono diritti inviolabili sia come singoli sia come formazioni sociali (art. 2 Cost.). Se abbiamo diritti abbiamo il dovere di dar loro corpo per tutti e non per pochi. Quanto prescrive l’art. 3 deve essere visto in modo differente, se vogliamo non ripetere errori del passato, la Repubblica, che deve rimuovere gli ostacoli non è solo lo Stato, ma noi tutti, perché l’Italia è una repubblica democratica, dove la sovranità appartiene al popolo.
Non basta che vi sia una pluralità di partiti, se questi non sono democratici al loro interno (art. 49 Cost). Noi siamo per partiti unitari non unici. Il Socialismo ha bisogno di persone in carne ed ossa, normali e numerose, e tra loro solidali.
Nella concezione dello stato come comunità deve vigere il principio di sussidiarietà e, quindi, valorizzato il ruolo degli enti più vicini ai cittadini come i Comuni e le loro forme associative, va riscoperta la dimensione del socialismo municipale e l’autonomia comunale contro il centralismo burocratico.
Le regioni debbono tornare ad essere enti che sviluppano la loro funzione normativa, di programmazione e coordinamento, non meri centri di potere.
L’amministrazione deve essere compito dei Comuni e di enti intermedi elettivi come le Province da riformare e le unioni di Comuni da incentivare e rendere obbligatorie per la gestione di servizi pubblici essenziali, per loro natura sovracomunali come la pianificazione territoriale, i trasporti, la tutela del territorio, del paesaggio, dell’assetto idrogeologico e dei beni storici e artistici.
L’unione di comuni va incentivata con la tutela delle comunità preesistenti che devono essere rappresentate negli organi esecutivi e assembleari, questo impone di ripensare all’elezione diretta del Sindaco, che tende ad essere un Podestà in diretto collegamento con i vertici di Regione e Stato deve tornare ad essere il rappresentante dei suoi cittadini e del consiglio comunale, che li rappresenta. La concentrazione del potere negli esecutivi municipali e regionali ha impoverito la democrazia, la qualità dei rappresentanti dei cittadini e del dibattito pubblico, che deve precedere le decisioni.
Già da subito senza cambiare la Costituzione, ma dando attuazione al penultimo comma dell’art. 117 Cost.1 si possono incrementare iniziative tra le Regioni confinanti o per progetti di interesse comune a più regioni.
Vanno ridotti i privilegi delle regioni a Statuto speciale, che non siano strettamente legati alla loro specificità di tutela delle minoranze linguistiche (presenti, peraltro, anche nelle regioni a statuto ordinario), di insularità e pretesto, invece, per un apparato amministrativo ipertrofico e clientelare. Creano preoccupazione le modalità non trasparenti con le quali si vorrebbe dare attuazione a vaghi referendum di maggiore autonomia regionale come se fossero un affare privato tra il Governo e i Presidenti delle Regioni interessate.
Il numero dei parlamentari può essere ridotto, ma rispettando il rapporto tra abitanti e parlamentari di stati paragonabili al nostro come la Germania e la Francia, e ottenere un maggiore risparmio rispetto al progetto governativo riducendo di un terzo le indennità parlamentari, le più alte d’Europa. La riduzione dei parlamentari senza garantire la loro elezione proporzionale, diretta, libera e personale è l’ennesima truffa dei capi partito per nominare i loro accoliti a spese del popolo, invece che eleggere parlamentari che rappresentino la Nazione senza vincolo di mandato come impone l’art. 67 Cost.
L’efficienza del processo legislativo si può ottenere prevedendo nei Regolamenti di Camera e Senato una Commissione di Conciliazione in caso di contrasto sui disegni di legge.
L’attuazione della Costituzione deve riguardare anche l’amministrazione della giustizia, con l’abolizione di giudici speciali, vietati dall’art. 102 Cost., come le Commissioni Tributarie o la Corte dei Conti per la responsabilità per danno erariale e gli organi di tutela giudiziaria interna al Parlamento, composti con criteri politici. L’attuazione dell’art. 106 Cost. è necessaria per limitare tentazioni castali e corporative della magistratura, come anche dare corpo alla previsione costituzionale la “legge regola i casi e le forme della partecipazione diretta del popolo all’amministrazione della giustizia”(art.102 c. 3 Cost.).
La legge sul CSM deve garantire la sottrazione dei membri elettivi in servizio da ogni vantaggio di carriera anche dopo la cessazione del mandato.
In sintesi sono necessarie alcune modifiche alla Costituzione:
Art. 11: Le limitazioni alla sovranità hanno come limite insuperabile i diritti fondamentali costituzionalmente garantiti;
Art. 81: I diritti fondamentali delle persone e dei cittadini non sono subordinati all’equilibrio del bilancio e ai sensi del quarto comma le spese per investimenti sono escluse dal vincolo di pareggio;
Art. 134: Il corpo elettorale è un potere dello Stato e deve esser garantito l’accesso diretto alla Corte Costituzionale in caso di violazione dei dritti fondamentali costituzionalmente garantiti e sulle leggi elettorali.
ART. 106 L’efficienza del processo legislativo si può ottenere prevedendo nei Regolamenti di Camera e Senato una Commissione di Conciliazione in caso di contrasto sui disegni di legge e un rispetto della volontà degli elettori prevedendo un collegamento necessario tra liste elettorali e gruppi parlamentari, togliendo il monopolio dei partiti per le candidature fino a che non sia attuato l’art. 49 Cost., nonché abolendo ogni privilegio per la presentazione di liste e candidati e stabilendo il rispetto dello Statuto e non del capo partito per la presentazione di liste di candidati.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.