IL GOVERNO DEI FORTI CON I VOTI DEI DEBOLI

di Daniele Delbene |

Non basta qualche punto, serve una visione del mondo!

Il governo di un grande paese non può essere affidato a piccoli accordi su qualche punto in comune, serve una visione ben definita del futuro e del mondo che si desidera.
Ogni momento, ogni azione, ogni conquista deve essere parte di un disegno ben più grande che si vuole realizzare.
Sopravvivere senza la consapevolezza di una chiara meta serve solo a rimandare la fine della propria esistenza.

IL MONDO CHE SI DESIDERA

E’ necessario avere ben chiaro quale mondo si desideri.

Un mondo chiuso, cupo, animato da guerre e soprusi, oppure libero, senza confini e governato dalla pace dei popoli?

Un mondo dove la ricchezza sia sempre più concentrata nella mani di pochi, o all’insegna di una vera redistribuzione?

Un mondo animato da migrazioni di massa, per fuggire dalle miserie e dalle guerre e per cercare migliori condizioni di vita, o da una crescente e diffusa giustizia sociale globale? 

GLI “STRUMENTI” UTILI ALLA REALIZZAZIONE DI UN’IDEA DI FUTURO

Per realizzare questi macro-obiettivi è indispensabile una limpida consapevolezza di quelli che devono esserne gli strumenti utili e indispensabili.

Modalità di partecipazione democratica alla vita di un paese, necessità, finalità e modalità di governo delle istituzioni sono i punti fermi su cui costruire un’idea di futuro.

Unità politica europea (e non unione finanziario-burocratica europea), da perseguire a breve termine, e Stati Uniti del Mondo, da realizzare in una visione ben più complessa e a lungo termine (ma che deve essere già parte dell’immaginazione e della costruzione del nostro futuro prossimo) sono alcuni degli strumenti sui quali bisogna avere le idee ben chiare. 

GUARDARE AL FUTURO NON PUO’ PRESCINDERE DAL GOVERNO DEL PRESENTE

Una grande visione del mondo e del futuro non può ovviamente prescindere dal governo del presente.

Questo significa:

• non dimenticare i disagi e le necessità dei concittadini più deboli in nome di una difesa ideologica tendenzialmente volta verso i soli disperati che prendono parte alle migrazioni

• non accettare le regole di una finanza spregiudicata e globale senza porre dei freni e delle tutele nazionali o meglio sovranazionali

• non rendersi schiavi di imposizioni sovranazionali, se queste risultano ingiuste e poco lungimiranti, ma al contrario combattere per migliorarle o cambiarle

GUARDARE AL FUTURO NON SIGNIFICA SNATURARE L’UOMO

Guardare ad un futuro giusto e libero non significa inchinarsi a chi vorrebbe:

• uomini senza più distinzioni culturali, ideali, di pensiero e di sesso, eliminando così la loro capacità di concepire idee, opinioni e differenti visioni del mondo

• uomini sempre al lavoro, o con la mente rivolta alla mancanza di lavoro, sopraffatti dalle più disparate incombenze, e quindi privati del tempo per vivere i piaceri della vita, per partecipare attivamente alla vita sociale, per realizzare i propri sogni

• uomini sempre più poveri, con le risorse necessarie a soddisfare le esigenze minime ma non sufficienti a garantire loro la piena libertà 

I PUNTI PROGRAMMATICI PER UN NUOVO GOVERNO

Le ragioni sul piatto in questi giorni sono ben lontane da tutto questo. Gli interessi e gli egoismi umani, che sono parte naturale di ogni azione e comportamento, in questo momento rischiano di esserne quelli prevalenti ed esclusivi. 

LA CONVERGENZA TRA I RAPPRESENTANTI DELLA PROTESTA POPOLARE E DI CHI NE E’ STATO IL PRINCIPALE FAUTORE

Chi ha chiesto e ottenuto fiducia mettendo ai primi posti:

• l’eliminazione delle tradizionali organizzazioni sociali, luogo di formazione individuale, maturazione culturale e responsabilizzazione collettiva

• la riduzione e lo “smantellamento” dei luoghi di intermediazione e di partecipazione democratica e rappresentativa

• l’eliminazione delle forme di salvaguardia dell’indipendenza e della libertà dei rappresentanti dei cittadini

• l’anti-politica e l’anti-sistema

si dimostra essere il primo a “vendere l’anima” per le proprie esclusive ed egoistiche ragioni.

Riduzione dei rappresentanti nelle istruzioni e delle tutele a garanzia della loro indipendenza ed autonomia, contrasto a quella che viene definita “professionalizzazione della politica” (“secondo mandato e a casa”), perdita dei consensi, pongono ai moralisti che sono espressione della ribellione alla politica un dilemma: cosa farò domani? Forse, meglio cedere potere agli interessi di chi rimanda la mia fine!

Chi, passando dai Prodi ai Renzi, ha contribuito:

• alla svendita del patrimonio nazionale

• alla riduzione delle tutele sul lavoro

• al blocco delle assunzioni per più di un ventennio

• alla privatizzazione dei servizi e delle istituzioni, a costi ben superiori a quelli di una gestione diretta che avrebbe garantito posti di lavoro stabili e sicuri

• alla sudditanza del paese nei confronti della grande finanza internazionale e delle banche

• alla creazione di un’Europa dei burocrati e della finanza

dopo essere stato protagonista dei decenni che hanno generato la “ribellione” populista dei cittadini, ha ancora la pretesa di continuare a dettare l’agenda politica senza il minimo senso del pudore, sfruttando il consenso ottenuto da chi si è posto come loro antagonista.

Senza una visione del mondo che unisca gli intenti e i propositi, si rischia la più grande fregatura di sempre, a discapito degli interessi dei cittadini e del nostro futuro!