FISCO E REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA

TRATTO DAL PROGRAMMA MINIMO DI SOCIALISMO XXI – RIMINI 2019

La prima domanda che deve porsi un politico che punti a Governare ed a rappresentare adeguatamente il proprio ceto sociale di riferimento è:

Dove posso trovare le risorse necessarie per finanziare tutte le proposte che faccio?

La risposta normale è: attraverso la leva FISCALE. Ma per parlare di Fisco senza ragionare anche di redistribuzione della ricchezza comporta una visione limitata del problema, si parla, come si sta facendo in questi anni genericamente di  TASSE, senza ragionare su un dato oggettivo:

La disuguaglianza esistente tra i più ricchi ed i più poveri oggi è tanta e deve essere ridotta.

Nell’Indice di GINI 2016 (l’indice 0 rappresenta la perfetta eguaglianza mentre l’indice 1 rappresenta la massima disuguaglianza), l’Italia si piazza (con 0.325) a metà strada tra i dati di Cile (0.465) e USA (0.394) e Norvegia (0.252) e Islanda (0.244)

La disuguaglianza si può combattere con bonus che intervengono sugli effetti (ad esempio il reddito di cittadinanza o il bonus fiscale del Governo Renzi), oppure intervenendo sulle cause ovvero sul sistema.

La differenza tra i due modi politici di intervento è la seguente:

Con i bonus l’ineguaglianza continuerà a riprodursi e forse anche a livelli sempre più accentuati, mentre con l’intervento sistemico la disuguaglianza diminuirà.

Lo scopo del presente documento è quello di proporre alcune manovre fiscali utili e necessarie per tentare di rendere meno diseguale l’ Italia e, più in generale, l’Europa. Il sistema fiscale è da sempre una potente leva per la redistribuzione della ricchezza, ma occorre innanzitutto definire in quale direzione si intende operare. Se l’obiettivo è un sistema fiscale equo ogni riforma non può prescindere da un’Imposta sulle persone fisiche progressiva, così come definito dalla nostra Costituzione all’art. 53. l’IRPEF venne introdotta ad inizio anni settanta (Riforma Visentini) con 32 aliquote ed un’imposizione media inferiore al 30%, l’IRPEF odierna è il frutto di un grave errore fatto nel 2006, allorchè dalla curva dell’IRPEF venne tolta l’aliquota del 33%, generando un balzo tra il secondo e il terzo scaglione di ben 11 punti, dal 27% al 38%. La pressione fiscale media oggi è attorno al 40%

Prima riflessione la PROGRESSIVITA’ non genera maggiori imposte, anzi.

Sul piano politico ed economico le modifiche introdotte nel 2006 hanno inoltre accollato al ceto medio (aliquota 38%) il pagamento degli effetti della crisi del 2007-08 e la tassazione oggi grava, in prevalenza, sui redditi delle persone fisiche e sui consumi. La prospettiva è quella di veder aggravata ancora di più l’imposizione sui consumi, tendenza promossa dal Fondo Monetario Internazionale (e non solo per l’Italia), a causa delle “difficoltà” nel tassare le grandi aziende transnazionali finanziarie e del web. Per l’Italia si aggiunge inoltre un’evasione, totale o parziale, stimata in circa 120-150 miliardi l’anno, a cui si aggiungono pratiche di elusione, ammesse e concesse da leggi piuttosto “benevole”.

Una gran parte dell’evasione deriva poi da attività criminali, ed è determinata dal traffico illegale delle droghe, dallo sfruttamento degli esseri umani e dal traffico dei rifiuti.

La questione FISCO si incrocia quindi con problematiche in molti casi penali. A fianco di una nuova politica fiscale serve un contrasto vero alle attività criminogene, basata su politiche che prosciughino l’area dell’economia nera. La legalizzazione di alcune attività criminali (es. droghe e prostituzione), potrebbe portare, oltre al calo delle paure securitarie dei cittadini, consistenti risorse alla casse dello Stato, stimabili in almeno 50 miliardi all’anno.

Quali sono i problemi fiscali che oggi in Italia generano disuguaglianza e su cui noi socialisti dobbiamo attrezzarci per dare battaglia?

In sintesi si possono individuare in

• un sistema di imposte indirette, IVA in particolare, con aliquote eccessive che tendono a generare l’evasione. L’aumento dell’aliquota odierna dal 22% al 25%, aumenterà la propensione all’evasione;

• un’IRPEF che penalizza il ceto medio con il balzo tra il secondo scaglione (27%) ed il terzo (38%);

• un sistema catastale che basa le imposte immobiliari su rendite derivanti dai vani e non sui metri quadrati, che favoriscono i centri storici e penalizzano le periferie ed i territori provinciali;

• uno spostamento delle imposte locali sugli immobili (IMU) verso l’IRPEF con le introduzioni delle addizionali regionali e comunali;

• un sistema fiscale sulle persone giuridiche con due imposte sulle attività delle aziende, IRES e IRAP;

• una politica di controllo fiscale che colpisce laddove è più “facile”, per l’evidenza del reato, magari anche piccolo, con la sostanziale intangibilità di aree di elusione e di evasione fiscale mascherate ed in alcuni casi di vere e proprie aree di redditi malavitosi.

LE NOSTRE PROPOSTE:

NO all’aumento dell’IVA prevista dalla clausola di salvaguardia della Legge di Bilancio che prevede l’aumento sino al 25% dell’attuale aliquota del 22%, e fino al 13% dell’aliquota del 10%.

Si propone la rimodulazione delle aliquote nel seguente modo:

• diminuire l’aliquota ordinaria dal 22% al 18%,

• revisione del paniere dei beni e servizi di prima necessità afferenti l’aliquota 4%, con l’inserimento di alcuni beni oggi non presenti (es.pannoloni),

• reintroduzione di un’aliquota sui beni di lusso (com’era sino al 1993) del 30% (i tartufi oggi al 5%).

Per quanto riguarda l’IRPEF

• riteniamo sia urgente ed indifferibile la reintroduzione dell’aliquota del 33% tra il secondo ed il terzo scaglione attuale;

• per semplificare il sistema basato su scaglioni, con i relativi gradoni tra uno scaglione ed il successivo, si potrebbe studiare il sistema tedesco basato su una progressione “lineare”;

• per favorire l’emersione dell’imponibile oggi in “nero”, si potrebbe valutare l’applicabilità di un sistema (modello USA) che consenta a tutti di detrarre le ricevute per prestazioni di servizi o acquisto di beni, con sorteggio a fine anno delle categorie ammesse in detrazione.

La battaglia per far rispettare realmente l’art.53 della Costituzione, che definisce il principio della PROGRESSIVITA’ delle IMPOSTE sarà durissima, e sarà una battaglia tipicamente SOCIALISTA.

Per difendere la progressività delle imposte noi socialisti RIFIUTIAMO per principio l’introduzione della Flat Tax (tassa piatta) sui redditi delle persone fisiche, la quale, in nome di un falso egualitarismo (tutti pagano la stessa imposta), in realtà nasconde un consistente sconto fiscale per i redditi più elevati che vedrebbero calare del 25- 30% la loro imposta attuale.

Un nostro impegno prioritario sarà quello di sostenere la proposta della UNIONE EUROPEA di imposta sulle transazioni finanziarie (Tobin Tax), con una tassa sui movimenti delle grandi speculazioni finanziarie.

Noi ci impegneremo a sostenere tutte le proposte legislative che obblighino le aziende che utilizzano il web per le loro attività a pagare le imposte laddove si genera il loro reddito, e non, come avviene oggi, nel paese in cui basano la loro sede fiscale, in genere nei cosiddetti “paradisi fiscali” (per gli evasori)

Infine riteniamo sia importante che gli Stati, ed in particolare quello Italiano, promuovano

• un sistema fiscale che favorisca le famiglie con figli, con misure tese a stimolare il tasso di natalità, per invertire il trend di invecchiamento della popolazione derivante dalla crescita costante della speranza di vita, con interventi sia sulle imposte dirette, utilizzando deduzioni e detrazioni mirate a sostenere la crescita dei figli, sia sulle imposte indirette (ad esempio IVA sui pannolini al 4%);

• una semplificazione del sistema fiscale delle Imprese con un’unica imposta tra IRAP ed IRES;

• una campagna mirata ad avere una migliore e più chiara tassazione sul reddito da lavoro dipendente, con il dettaglio preciso di Imposte e Contributi sia sanitari che previdenziali sulle buste paga.