PIU’ COMPLESSO E PREOCCUPANTE DI QUANTO SEMBRI

di Giustino Languasco – Coordinatore Socialismo XXI Liguria | Scusatemi, sul punto non sono mai intervenuto prima, ma il punto e’ estremamente delicato. Perche’ il mondo va verso la carestia. E’ un dato che dobbiamo ritenere “certo” nel senso che i dati ONU ce lo attestano. Quella della normativa europea pertanto va vista e letta in tale direzione. Non e’ una “porcata” ma una necessita’. Ed una necessita’ “solidale” nei confronti delle nazioni senza acqua (che si consuma in modo sproporzionato per produrre la carne animale) e cibo. Lo so! Non ne abbiamo ancora preso bene coscienza, anche io medesimo faccio fatica a buttarla giu’. E davvero e’ un problema serissimo. Ora i governanti tendono a “non coscentizzare il popolo” come stanno facendo con altre cose, ad esempio i campi flegrei. E non e’ nemmeno totalmente vero questo. Non sono “cose che ci vengono nascoste”. Sarei un complottista se la pensassi cosi’: non ci viene nascosto nulla. Semplicemente non lo si evidenzia (come la lettera scarlatta in Scherlock Holmes). E non ci si aiuta a fare due piu’ due. Perche’ il risultato FA PAURA e si teme che quella che viene chiamata pubblica opinione vada nel panico. Ecco, la “carne sintetica” e’ quel particolare che emerge alla vista, ma non viene evidenziato. Tanto che qualcuno, giunto al potere per i casi imprevedibili della storia ma totalmente impreparato, (come il cognato della Meloni e la Meloni medesima e in generale tutti gli esponenti del suo partito), addirittura quel particolare lo riesce a “leggere alla rovescia” di come andrebbe letto. Se in futuro non faremo carne sintetica in Occidente e quindi non lo accetteremo come cibo, automaticamente faremo morire di fame e sete milioni di persone. Forse miliardi. Moriranno in Asia Africa e sudamerica, ma moriranno. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

POLONIA/EUROPA

di Franco Astengo | L’atteso risultato delle elezioni polacche ha fornito un impulso positivo a chi ritiene imperativo categorico fermare l’ondata di destra in Europa: pericolo presentatosi in particolare dopo i segnali arrivati dalle tornate elettorali in Baviera e in Assia. Un risultato quello ottenuto dalle forze europeiste variamente collocate presenti in Polonia in grado di varare una formula di governo appare tanto più da rimarcare perché realizzato con una partecipazione al voto del 74,38% degli aventi diritto e quindi in crescita del 12,68% rispetto al 2019. In precedenza alla possibilità di disporre di dati più affinati da utilizzare per analisi maggiormente approfondite mi permetto un solo spunto di riflessione. Le elezioni polacche, infatti, hanno avuto quale oggetto del contendere il tema europeo in una sorta di bipolarismo tra la concezione sovranista – populista degli Stati e quella – interpretiamola in questo modo – più significativamente europeista. Sarà questo il tema delle elezioni dei rappresentanti dei 27 paesi al Parlamento Europeo che si svolgeranno tra il 5 e il 9 giugno 2024. Si tratterà, in ogni evenienza, di un confronto dai tratti bipolari che impegnerà anche lo schieramento politico italiano e sarà difficile sfuggirvi: tanto più che in ballo ci sarà la formazione della maggioranza a Strasburgo che dovrà eleggere la presidenza della Commissione ed è nota la propensione a destra di formare una coalizione diversa da quella denominata “Ursula” che ha portato a suo tempo all’elezione della tedesca Von der Leyen. A sinistra allora il punto da affrontare mi pare dovrebbe essere quello del come affrontare, almeno per quel che riguarda l’Italia,la necessità di rappresentare efficacemente un punto di articolazione dello schieramento europeista (con un occhio rivolto agli equilibri interni e alle proporzioni che assumeranno le dimensioni di voti dei maggiori contendenti nel quadro proporzionale). I punti di caratterizzazione della sinistra pensabili come nell’ambito appena definito 1) quello della situazione internazionale che potremmo definire “della pace” che passa attraverso la non identificazione tra Unione Europea e NATO; 2) quello istituzionale interrogandoci se non possa essere il caso di riprendere in mano il progetto di Costituzionalizzazione Europea e di revisione dei Trattati; 3) il tema economico – sociale che deve essere portato avanti avendo come punto di partenza della proposta l’enorme crescita delle disuguaglianze verificatosi nel periodo e il tema dell’accoglienza ai migranti. Su queste basi potrebbe anche essere avviato un discorso – che sarà molto complicato – sugli schieramenti. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

APPROVATO DAL GOVERNO IL DECRETO LEGISLATIVO FISCALE

di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio | Premessa Esaminiamo in questa sede il decreto legislativo di attuazione del primo modulo di riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche e altre misure in tema di imposte sui redditi. Ricordo che il decreto legislativo, essendo in attuazione di una legge delega con cui il governo è stato delegato ad implementare la riforma fiscale, non è soggetto ad approvazione parlamentare a meno che sia contrario alla delega conferita. La delega conferita prevedeva di: ● Garantire il rispetto del principio di progressività nella prospettiva del cambiamento eli sistema verso un’unica aliquota d’imposta, attraverso il riordino delle deduzioni dalla base imponibile, degli scaglioni di reddito, delle aliquote e delle detrazioni dall’imposta lorda; ● Conseguire il graduale perseguimento dell’equità orizzontale prevedendo, nell’ambito dell’IRPEF, la progressiva applicazione della stessa no tax area e dello stesso onere fiscale per tutte le tipologie di reddito prodotto privilegiando tale equiparazione innanzi tutto tra i redditi di lavoro dipendente e i redditi di pensione. I provvedimenti deliberati Il governo ha quindi attuato quanto previsto al primo punto ma soltanto per l’anno 2024 la riduzione da quattro a tre gli scaglioni fiscali per il calcolo della progressività IRPEF. Ho già esaminato con mio articolo questo passaggio da 4 a 3 scaglioni rilevando che questo passaggio comporta una perdita di gettito di circa 4 miliardi di€, prevedendo una riduzione di imposta così ripartita tra i contribuenti: Contribuenti fino a 15.000€ annui nessuna minor imposta Contribuenti tra 15.000 e 28.000€ annui riduzione da 1€ a 260€ annui Contribuenti da 28.000€ in su riduzione di imposta di 260€ annui. E’ evidente che la perdita di gettito non favorisce i ceti a basso reddito mentre favorisce in modo crescente fino ad un massimo di 260€ annui i redditi medi e alti. Per correggere questa evidente iniquità, si registra una novità, ovvero che i redditi superiori a 50.000€ vedranno ridotte le detrazioni loro spettanti per un importo pari alla riduzione di imposta ovvero 260€, purchè tale limitazione non intacchi le detrazioni relative alle spese sanitarie. Ricordo che le imposte progressive colpiscono solo i redditi da lavoro dipendente, le pensioni e i redditi da lavoro autonomo se aventi un fatturato superiore a 85.000€, mentre tutti gli altri redditi sono soggetti alla tassa piatta (flat tax) imposta sostitutiva di Irpef, addizionali regionali e comunali e di iva. Il percorso verso un sistema con un’unica aliquota fiscale che rispetti il principio di progressività previsto dall’art. 53 della nostra Costituzione sarebbe raggiunto, secondo la legge delega, operando sulle detrazioni di imposta uguali per tutti. Questo sistema, di cui si intuisce il meccanismo, non è, a mio modo di vedere, un sistema di rispetto della Costituzione ma è un sistema con cui si prende in giro la Costituzione. Per attuare l’equità orizzontale prevista dal secondo punto della premessa,  il governo equipara la soglia di applicazione della no tax area oggi diversa tra lavoratori dipendenti e pensionati, innalzando da 1.880 a 1.955€ la detrazione prevista per i titolari di reddito da lavoro dipendente.  Grande passo, ridicolo se pensiamo che l’equità orizzontale richiede che tutti i contribuenti paghino lo stesso importo di imposte indipendentemente dalla natura del tipo di reddito. Cosa violentata dall’introduzione delle varie flat taxes che causano, a parità di reddito, che un lavoratore dipendente o un pensionato paghi molto di più di un percettore di rendite o plusvalenze finanziarie. Ecco il confronto di imposizione per un reddito di 36.000€. Rendita Lavoro Tipologia Titoli stato Interess Fabbricati 1 Fabbricati 2 Forfettari 1 Forfettari 2 Lavoro                 Aliquota 12,50% 26,00% 21,00% 10,00% 15,00% 5,00% 26,39% Imposta 4.320 9.360 7.560 3.600 5.400 1.800 9.500 Addiz. Regionale 0 0 0 0 0 0 586 Addiz.comunal 0 0 0 0 0 0 229 Totale 4.320 9.360 7.560 3.600 5.400 1.800 10.315 Il governo ha pure approvato, solo per il 2024, una norma che prevede che il costo del lavoro dei nuovi assunti dalle imprese e agli esercenti attività di lavoro autonomo sia aumentato nel calcolare l’imponibile fiscale di una percentuale che credo sia del 20%. Non è specificato se i nuovi assunti aumentino il numero dei dipendenti o invece essendo in sostituzione di pensionandi o licenziati o dimessi, non aumentino il numero totale dei dipendenti. Tale precisazione è indispensabile per evitare operazioni canagliesche. Conclusioni La confusione ed iniqua situazione del nostro sistema fiscale, caratterizzata dalla presenza di un sistema di flat taxes, per non parlare delle tax expenditures (la foresta di bonus), non sta certo andando verso un razionale superamento. La filosofia sembra quella di far intravvedere una generale riduzione dell’onere fiscale, un “meno tasse per tutti” di berlusconiana origine, che non affronta il problema del debito che aumenta di 14 miliardi, non affronta il tema degli investimenti versus la spesa corrente e con ciò facendo perdere al paese una prospettiva di crescita, non si fa carico di palesi iniquità quale quella derivante dalla non revisione delle rendite catastali. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

GIUSTIZIA SOCIALE E LIBERTA’, CONVIVENZA E PACE GLOBALE, PIU’ TEMPO PER GODERE DEI PIACERI DELLA VITA

Perché questa petizione è importante Lanciata da Daniele Delbene Le Elezioni europee siano l’occasione per accelerare nella costruzione degli “Stati Uniti d’Europa” Il mondo sta cambiando velocemente mentre la società rimane costruita su un modello quasi del tutto superato. Viviamo in un mondo globale a portata di click: economia, finanza, conflitti e pandemie non conoscono confini fisici nè politici. Viceversa, regole, democrazia, giustizia, diritti e doveri rimangono confinati in decine di singoli paesi.  Se economia e finanza devono essere strumenti al servizio degli uomini affinchè questi possano sempre più emanciparsi, se pace e salute devono essere un obiettivo globale, se giustizia sociale e libertà diffusa devono essere il presupposto indispensabile per un mondo migliore, il governo del mondo non può essere lasciato alla mercè dei più forti.  Se ieri le religioni e poi le grandi ideologie garantivano di fatto regole e ideali internazionali in un mondo di singoli paesi, oggi questi non sono più sufficienti.  Il mondo globale richiede regole globali democratiche e giuste, che solo Istituzioni rappresentative, democratiche e globali possono garantire.  Le grandi sfide per i prossimi decenni saranno quelle di creare le condizioni per pace, giustizia sociale e libertà globali. Se la vera libertà è realizzabile solo garantendo la giusta emancipazione socio-economica ad ogni individuo, vi sarà necessità di redistribuire meglio la ricchezza affinchè tutti possano vivere dignitosamente, premiando al contempo impegno, capacità e meriti. Se il lavoro è il mezzo per redistribuire la ricchezza e per dare dignità ad ogni uomo, in un futuro che vedrà come conseguenza dello sviluppo della tecnologia, dell’informatica, della robotica e del superamento delle distanze una riduzione della necessità di forza lavoro, bisognerà inevitabilmente far lavorare tutti un po’ meno per poter far lavorare tutti. Ovviamente, senza ridurre le retribuzioni ma, al contrario, adeguandole al reale costo di una vita dignitosa. Lavorare meno, per consentire tra l’altro agli uomini di poter godere dei piaceri della vita, dovrà essere uno dei pilastri di un nuovo modello di società che andrà realizzato già a partire da oggi.  Un nuovo modello fondato su giustizia sociale e libertà, salute e tempo a disposizione per permettere ad ognuno di potersi realizzare nelle proprie aspettative che dovranno essere i pilastri su cui immaginare e realizzare un nuovo mondo di convivenza e pace globale. La prima sfida per puntare significativamente in questa direzione dovrà essere quella di costruire una vera Europa politica. Gli “Stati Uniti d’Europa” dovranno essere l’obiettivo a breve termine per poter immaginare domani degli “Stati Uniti del Mondo”, rappresentativi e democratici. Per redistribuire la ricchezza, per garantire diritti civili e sociali, libertà e giustizia sociale, salute e pace, servono regole comuni e politiche comuni. Finanza, tassazione, commercio, difesa, lavoro, ambiente, salute e protezione civile dovranno essere competenze gestite quantomeno a livello europeo. Ogni stato dovrà cedere un poco della propria sovranità nell’interesse dei propri popoli, del popolo europeo e del mondo intero.  Tra qualche mese si terranno le elezioni europee, che rappresentano l’opportunità per discutere, confrontarsi ed accelerare nella direzione auspicata. Sarà l’occasione per le forze politiche di dimostrare se realmente hanno a cuore la costruzione di un mondo migliore, o se invece prevalgono l’ignoranza, gli interessi e gli egoismi di pochi. Sarà l’occasione anche per tutte le altre grandi organizzazioni sociali, sindacali e non, di imprimere un’accelerazione che, come un salto temporale in avanti, consenta di recuperare il tempo perduto. Promossa da: Daniele Delbene – già Presidente nazionale Costituente PSE Alessandro Tosi  – già membro del Coordinamento nazionale Costituente PSE Federico Pezzoli – già membro del Coordinamento nazionale Costituente PSE Vito Fiorino – già membro del Coordinamento nazionale Costituente PSE Antonio Leanza – già membro del Coordinamento nazionale Costituente PSE Luigi Rocca – già membro del Coordinamento nazionale Costituente PSE Maurizio Fabrizio – già membro del Coordinamento nazionale Costituente PSE Giovanni Tressoldi – già membro del Coordinamento nazionale Costituente PSE Fabio Picone – già membro del Coordinamento nazionale Costituente PSE Seguono… Firma questa petizione SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IL SOCIALISMO LIBERALE COME NUOVO PARADIGMA

di Davide Passamonti | Oggi più che mai la “Sinistra”, nel mondo occidentale, si trova in estrema difficoltà nell’identificazione di ciò che deve e/o vuole essere e rappresentare. Trascorsi trentanni dalla caduta del muro di Berlino, ancora oggi la sinistra non sa dare risposte concrete ai cambiamenti strutturali della società e del capitalismo. Venuto meno l’ancoraggio ideologico e la contrapposizione tra capitalismo e comunismo, chi ha dovuto fare i conti con la propria storia sono stati i partiti di sinistra. In altre parole, la sinistra ancora oggi non è stata in grado e non ha avuto il coraggio di adattare e aggiornare il proprio paradigma culturale di riferimento, così da non avere una chiara e concreta cultura politica. Invece, è proprio in questo momento storico di profonde trasformazioni sociali ed economiche che si possono delineare le condizioni più favorevoli all’affermazione di una nuova cultura di sinistra. Eppure la “Sinistra”, nel mondo occidentale, appare ancora impreparata a confrontarsi con queste trasformazioni profonde e che, volenti o nolenti, costruiranno il mondo di domani. Nonostante la finestra di opportunità che si sta dispiegando all’orizzonte sia potenzialmente assai promettente. E’ necessario, quindi, dare una nuova risposta culturale ai cambiamenti strutturali in corso. D’altra parte una visione aggiornata dell’assetto sociale è il fulcro strategico per i movimenti politici che si ispirano alle tradizioni socialiste e liberali; ovvero, la visione dell’assetto strutturale è il passo fondamentale per avere una prospettiva politica di lungo periodo e un quadro di riferimento chiaro e stabile. Liberalismo (nella sua corrente egualitaria) e socialismo possono e devono fare sintesi dei migliori aspetti delle due tradizioni politico-culturali; costruendo così nuovi strumenti teorico-politici sui quali sviluppare una moderna prospettiva progressista e un nuovo “paradigma socialista”. Il Nuovo Paradigma Socialista A differenza di quanto avvenuto nel campo della destra politica, che hanno interpretato i cambiamenti in chiave populista e “autoritaria”, i partiti di sinistra si sono trovati completamente impreparati ad affrontare le crisi in essere e non sono riusciti a cambiare. Inoltre, nella vasta e varia letteratura politica di sinistra, le trasformazioni sociali non sono state a sufficienza esaminate. Le implicazioni di tali cambiamenti non hanno inciso e non hanno mutato il “paradigma socialista tradizionale” di riferimento (quello marxista o, per certi versi, quello keynesiano dell’ “aumento costante della spesa pubblica[1]”) – che ha continuato da applicarsi come se i mutamenti strutturali non avessero incidenza. Cioè, non ci si è domandati a sufficienza, come socialisti e liberali, “se le nostre politiche tengano conto delle implicazioni che le trasformazioni nelle «condizioni materiali» della produzione hanno sul nostro stesso concetto di riassetto sociale e sui rapporti sociali nuovi che ne emergono[2]”. Il “riassetto” nel socialismo non nasce da principi o postulati astratti, non da certezze aprioristiche ma da un’analisi e valutazione delle situazioni storiche, delle condizioni e dei rapporti sociali che ne derivano. Il primo aggiornamento da fare è quindi sui cambiamenti nelle condizioni e nei rapporti sociali. L’impressione è che manca proprio questo. Le trasformazioni più importanti nella struttura della società odierna si stanno avendo nelle attività produttive e nella tipologia di lavoro; ovvero: 1) fine dell’agricoltura; 2) declino dell’industria; 3) sviluppo delle piccole e medie imprese e declino del lavoro “dipendente”; 4) società “post-industriale”; 5) sviluppo occupazione precaria; 6) la professionalizzazione del lavoro e l’educazione continua; 7) conoscenza e professionalità sostituiscono il capitale come fattore primario della produzione; 8) declino del guadagno come motivazione e esplosione delle attività non-profit (Archibugi, 2007). Queste sono le trasformazioni che stanno portando il capitalismo odierno ad un “post-capitalismo”; cambiamenti che dovrebbero essere la linea guida dello sviluppo del pensiero di una sinistra politica. Il socialismo liberale Il cambio di paradigma, per avere forza e adattarsi alle trasformazioni profonde odierne, deve saper tenere insieme ciò che si vuole oggi rappresentare con il termine socialismo e cosa, invece, con il termine liberalismo egualitario. Paradigma che può essere definito come: socialismo liberale. Il Socialismo liberale per avere ancora quella forza “riformatrice-radicale” (già affermata da Rosselli) congenita nei suoi valori iniziali e per trovare il proprio “momento politico” nel riassetto sociale deve porsi l’obiettivo di ‘andare oltre il Welfare State’[3]. La necessità odierna è quella di integrare le “conquiste” del Welfare con una capacità di gestione e di controllo dello sviluppo dell’intera comunità, da parte delle istituzioni pubbliche, con una più diretta azione di coordinamento programmatico generale (e permanente) di tutti i fenomeni economici in cui si esprime lo sviluppo. Questo modello si basa sul principio di dare allo Stato, nella sua articolazione istituzionale, il compito di ideare obiettivi politico-sociali della comunità e la responsabilità di realizzarli con azioni coordinate e possibili (e quindi con scelte che possono portare a limitazioni o revisioni – più o meno parziali – degli obiettivi). La critica si pone al libero ed autonomo gioco dei poteri ‘privati’, ovvero il “mercato”, il quale non è in grado né di attuare gli obiettivi né di creare quelle uguaglianze di opportunità e quelle solidarietà proprie di una comunità veramente liberale e democratica[4]. Che la programmazione (o pianificazione) sia condizione necessaria per il superamento del Welfare State lo si affermava già nel 1960 nell’opera dal titolo “Beyond the Welfare State. Economic Planning in the Welfare State and its International Implications” di Gunnar Myrdal – premio Nobel per l’economia nel 1974. “Man mano che l’intervento, pubblico ma anche privato (sul mercato), è diventato più frequente e più vasto, e strettamente correlato agli altri fattori di questo possente processo di cambiamento sociale, sono sorte situazioni sempre più complesse, contraddittorie e confuse. E si è fatta sentire sempre più pressante la necessità di un coordinamento razionalizzante da parte dello Stato, inteso come organo centrale di volontà pubblica. Il coordinamento conduce alla pianificazione, o – meglio – è la pianificazione, così come si intende questa parola nel mondo occidentale. Il coordinamento delle misure di intervento implica una loro riconsiderazione complessiva, che valuti come combinarle perché siano utili agli obiettivi di sviluppo dell’intera comunità nazionale, non appena questi obiettivi vengano fissati attraverso il processo politico che fornisce la base del potere. Il bisogno di …

UN ARTICOLO DI VISCO SULL’IMPOSIZIONE SU LAVORO DIPENDENTE E AUTONOMO

di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio | Sulla rivista NENS (Nuova economia nuova società) Vincenzo Visco riflette sulla diversa imposizione tra lavoro dipendente e lavoro autonomo con flat tax, riflettendo altresì sul fatto che mediamente i redditi di lavoro autonomo sono dichiarati nella misura del 30% dell’effettivo. Riporto parte dell’articolo: “Nelle settimane che hanno preceduto la pausa estiva, si è svolto in Italia un confuso dibattito in tema di evasione fiscale, argomento su cui prevale la tendenza ad eludere, rimuovere, sottovalutare, ignorare. Indicativo del clima prevalente è per esempio il fatto che alcuni giornali, commentando i dati (ufficiali) elaborati in proposito, abbiano intitolato (con indignazione) che il 70% dei lavoratori indipendenti (professionisti, artigiani, commercianti, ecc.) evadono le imposte sul reddito, mentre sono almeno 10 anni che le statistiche annualmente pubblicate indicano la circostanza, ben più grave, e forse per questo poco credibile e da rimuovere inconsciamente, che le menzionate categorie evadono in media il 70% dei loro redditi (e ricavi) e cioè che dichiarano in media solo il 30% del dovuto: si tratta di alcuni milioni di contribuenti responsabili della evasione di massa che caratterizza il nostro Paese e che non ha eguali tra i Paesi economicamente più avanzati. Ma l’aspetto più inquietante della vicenda consiste nel fatto che le su menzionate categorie continuano a richiedere, e ad ottenere, favori, agevolazioni e privilegi che si aggiungono all’evasione che viene rimossa dalla consapevolezza generale, e anzi considerata inevitabile, parte integrante del modo di funzionare della nostra economia. Tra questi benefici il più rilevante è il sistema forfettario, che sommandosi all’evasione, produce risultati oggettivamente stravaganti e che vanno evidenziati. Come è noto, il regime forfettario prevede che i contribuenti persone fisiche con ricavi fino ad 85mila euro possano limitarsi a versare un’imposta del 15% di un reddito calcolato sottraendo al fatturato dichiarato una percentuale di costi presunti variabile a seconda del settore di attività. Per esempio, per le attività professionali essa è fissata nel 22 per cento. L’imposta così calcolata sostituisce l’Iva, l’Irpef, le addizionali regionali e comunali all’imposta sul reddito, ed inizialmente anche l’Irap dalla quale questi contribuenti sono stati recentemente esclusi formalmente. Un meccanismo di imposizione ultra-semplificata può essere giustificato se applicato a contribuenti marginali, e a tal fine era stata introdotto da chi scrive (Governo Prodi II) e integrato dal Governo Renzi, ma la sua estensione alla maggioranza dei contribuenti con certe caratteristiche è del tutto ingiustificato.” Segue ora il calcolo che mette a confronto l’imposizione fiscale di un dipendente verso quel che paga un  autonomo sul dichiarato e quel che pagherebbe in regime flat sul vero fatturato considerando l’evasione al 70%.   lavoratore autonomo     dichiarato VERO FATTURATO   85.000 283.333 IMPONIBILE 221.000 66.300 221.000 ALIQUOTA 39,67% 15% 39.67% IMPOSTA 87.671 9.945 87.671 Da questo schema risulta che l’autonomo che dichiara 85.000 di fatturato paga una imposta flat di 9.945€, ma se dichiarasse il vero pagherebbe 87.671€ come il lavoratore dipendente, cui si applica la progressività. Ricordo che i soggetti alla flat tax non pagano neppure addizionali regionali e comunali ed iva. E’ evidente come l’autonomo che sta avvicinandosi al limite degli 85.000€ è fortemente tentato di non superare quel limite che gli farebbe perdere il vantaggio della flat tax. Ne consegue una propensione all’evasione, ma senza commettere illecito il contribuente potrebbe far aprire una partita iva ad un figlio o ad un parente per fatturare quanto eccede gli 85.000€ col vantaggio che la nuova partita iva pagherebbe per ben 5 anni l’aliquota del 5% anziché del 15%. L’insopportabile discriminazione tra soggetti che pagano la flat tax e che inoltre evadono mediamente il 70% del fatturato e lavoratori (e pensionati) cui si applica la progressività dovrebbe portare tutta l’opposizione, i sindacati, i lavoratori ad ribellione congiunta e prepotente contro il sistema fiscale esistente, contro la riforma fiscale in elaborazione, che esaspera ulteriormente la discriminazione, e fare di questa lotta un argomento prioritario in campagna elettorale.   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ALTRE NOVITA’ SUL FISCO

di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio | Tratto da Italia Oggi “Si accelera sulla mensilizzazione degli acconti per le partite Iva. Al momento la novità dovrebbe riguardare solo i soggetti  Isa (*) ma è possibile che, proiezioni e conti alla mano, si possa tentare di ampliare la platea anche ai dipendenti che hanno altri redditi e ai pensionati. «Sarà un fatto storico» festeggia Alberto Gusmeroli presidente della commissione attività produttive e artefice della misura, «per la prima volta in 50 anni le imposte non si pagheranno più in anticipo ma ad anno concluso e reddito guadagnato. Si sta, infatti, lavorando per abolire l’acconto già da novembre 2023» annuncia il responsabile fisco della lega, «a beneficio di milioni di attività economiche: artigiani, commercianti e liberi professionisti con l’ipotesi anche di dipendenti e pensionati con altri redditi». Si tratta di introdurre la norma della Lega a prima firma Gusmeroli, proposta il 5 agosto 2020, «direttamente nel decreto collegato fiscale alla manovra, per tutte le attività con un tetto di fatturato, probabilmente almeno sino a 500 mila euro di volume d’affari» anticipa Gusmeroli. Significherebbe per oltre 3 milioni di attività e svariate migliaia di contribuenti non pagare più nulla al 30 novembre 2023, rateizzandolo dunque da gennaio a giugno del 2024. «Stop a prestiti in banca per pagare l’acconto di novembre e a sanzioni e interessi per chi non ci riesce. Allo stesso modo, nessuno sarà più a credito del fisco. Si tratta di un provvedimento che genera più liquidità per i cittadini e nessun problema per i conti pubblici», conclude Gusmeroli .” (*) Isa ovvero sono gli esercenti  attività d’impresa o di lavoro autonomo che svolgono prevalentemente  attività per le quali risulta approvato un Indice Sintetico Affidabilità. Attualmente gli acconti relativi all’anno in corso sono pagati in due rate: la prima rata è pari al 40% del dichiarato per l’anno precedente  va versata entro il 30 giugno, la seconda è pari al restante 60% sempre del dichiarato per l’anno precedente  va versata entro il 30 novembre. Al 30 giugno dell’anno successivo sarà pagato il saldo derivante dalla dichiarazione dei redditi. Naturalmente se un contribuente ritiene di dover pagare meno di quanto pagato per l’anno precedente può ridurre i pagamenti essendo soggetto a penalità ed interessi nel caso in cui avesse stimato per difetto l’importo da pagare. ATTENZIONE! I lavoratori ed i pensionati quando ricevono la loro mensilità si vedono già trattenuto in busta paga o nel cedolino della pensione, l’imposta relativa al mese di riscossione, il datore di lavoro o l’INPS provvederanno inoltre a fine anno  ad effettuare il conguaglio delle imposte dovute oltre a quanto già trattenuto nel corso dell’anno. La regola proposta da Gusmeroli vale solo per artigiani, commercianti e liberi professionisti ed è ipotizzata anche per i redditi diversi da quello da lavoro dipendente e/o pensione guadagnato da lavoratori dipendenti o da pensionati. In sostanza nel 2025 i lavoratori dipendenti ed i pensionati pagheranno le imposte per il 2025 mese per mese a partire da gennaio 2025, mentre gli autonomi (quelli che pagano l’Irpef e quindi quelli con fatturato superiore a 85.000€ e fino a 500.000€) pagherebbero nei 2026 da gennaio a giugno dello stesso anno. In sintesi i lavoratori dipendenti e i pensionati pagherebbero le imposte un anno prima degli autonomi. Contrariamente a quanto afferma Gusmeroli :” Si tratta di un provvedimento che genera più liquidità per i cittadini e nessun problema per i conti pubblici” il provvedimento oltre a discriminare i redditi da lavoro dipendente e dei pensionati, inciderebbe sulla liquidità dei nostri conti pubblici generando maggiori interessi passivi per lo Stato. Ritengo che l’osservanza dell’art. 53 della Costituzione sia un terreno di lotta democratica contro l’attuale governo, lotta del popolo “che paga le tasse” e terreno comune per le opposizioni parlamentari. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA SPERANZA È UN RISCHIO DA CORRERE

Prof. Giuseppe Scanni – Già Vicepresidente di Socialismo XXI | Contributo alla comprensione di ciò che sta accadendo in Israele da parte del compagno Giuseppe Scanni La criminale e sanguinaria aggressione ad Israele, preparata da anni, non si concluderà in brevissimo tempo, ma vivere significa non rassegnarsi e trovare soluzioni alle tragedie Non sempre il tempo è un Dio benigno; secondo Shakespeare è un “vorace cormorano (Re Ferdinando, atto I delle Pene d’amor perduto), cioè un uccello predatore di grande appetito. E, temo, che non sarà breve la durata del conflitto scatenato da Hamas, coordinato ed armato dall’Iran e dal Qatar, con la solita ambiguità della pericolosa e triplogiochista Turchia; la difficoltà della Russia, ostaggio dei rifornimenti in armi dell’Iran e dell’obbligo storico-culturale di dover sempre difendere i palestinesi in opposizione agli Stati Uniti ed alla UE, ma consci di non avere peso sufficiente alle Nazioni Unite e di doversi sostanzialmente affidare solo ad un appello alla iniziativa diplomatica dell’Egitto. La dimostrazione della perdita di credibilità della Russia si accompagna alle stesse difficoltà di Al-Sisi che, nella sostanza, non ha buoni rapporti né con l’Iran né con la Turchia. Il tempo secondo Shakespeare, il vorace cormorano, vola a dorso delle acque, facendo strage di pesci e non si sazierà facilmente a causa del feroce accanimento contro la popolazione civile israeliana, che ha provato la straordinaria inciviltà di Hamas, l’organizzazione islamista, sunnita e fondamentalista che si presenta come braccio palestinese dei Fratelli Musulmani. Come ha ricordato ieri, otto ottobre, Paolo Mieli la stampa e le televisioni hanno deciso di non mostrare le “raccapriccianti immagini dei miliziani di Hamas che sgozzano gli abitanti di Israele…così come fu giusto non pubblicare o mandare in onda quelle altrettanto crudeli delle infamie russe contro gli inermi ucraini…questa guerra è assai peggiore di quella del 1973…quei filmati sono molto più crudi ed è impossibile, come ci ha insegnato proprio l’Ucraina, immaginare che la partita si chiuda qui… è probabile che nei prossimi giorni vengano alla luce altri massacri. Persino peggiori”. Concordo con Mieli anche quando profetizza che “tutti quelli che hanno considerato eccessiva la risposta armata degli ucraini all’invasione russa definiranno sproporzionata l’azione israeliana contro gli aggressori di Hamas”. Queste sono le ore lunghe e strazianti dei missili (a proposito quando la smetteremo di chiamarli razzi, quasi fossero aggeggi leggermente più rumorosi e dannosi di quelli prodotti a Fuorigrotta per festeggiare il Capodanno?). Queste sono le ore delle artiglierie, delle armi automatiche, delle bombe, dei coltelli. Ci sarà il tempo per analizzare i tanti errori, compresi quelli del governo israeliano, dei servizi di intelligence e delle forze armate. Adesso è il momento di seguire la terribile cronaca e di affidarsi ad Aristotele che, secondo Diogene Laerzio, invitò a considerare (soprattutto penso nei momenti terribili e bui che traversiamo) che la speranza è un sogno fatto da svegli. Cioè che la realtà più drammatica non deve impedirci di impegnarsi per un futuro migliore che, anche tra le macerie, i sogni possono concretizzarsi. Adesso, per sognare da desti, è bene dimenticare le frasi fatte e rotonde che sembrano così illuminate e ristoratrici da permetterci di addormentarci quasi serenamente ripetendoci a memoria: fermiamo la guerra mondiale fatta a pezzi; l’economia delle armi stravolge il mondo di per sé pacifico e buono; sciogliamo il mondo diviso in blocchi combattendo il neocolonialismo che impoverisce chi altrimenti sarebbe autosufficiente; chi è, in ordine, africano, sud americano e asiatico è reso povero dal capitalismo globalizzante, perché le classi dirigenti autoctone ( come sanno bene, immagino, ad esempio, in Venezuela o a Cuba), sono esenti da responsabilità; e così salmodiando ancora. È il momento di verificare come negli ultimi anni si sono formati i trombi che occludono il sistema arterioso attraverso il quale scorre il sangue buono della pace, del progresso, della democrazia e nello specifico che hanno facilitato o permesso la guerra in atto. Per restare sul concreto vediamo cosa è accaduto negli ultimi dieci anni e passa, ovviamente in parte riservandomi di approfondire ulteriormente altri argomenti, Alla fine di novembre del 2019 una fonte anonima fece giungere al New York Times un testo che fu tradotto dal persiano e proveniente da una fonte interna al governo iraniano. Il documento del ministero per l’Intelligence e la sicurezza dell’Iran fu pubblicato dalla rivista The Intercept, il giornale fondato da un ex giornalista del Guardian nel 2013, sostenuto economicamente dal fondatore di eBay Pierre Omidyar. Nelle settecento pagine del documento erano dettagliatamente descritti i rapporti del movimento fondamentalista sunnita, i Fratelli Musulmani con il sistema “rivoluzionario” sciita (cioè l’Iran). Il braccio militare del Corpo della Guardia rivoluzionaria islamica dell’Iran, “al-Quds”, che è il nome arabo di Gerusalemme “la città santa”, sin dal 2014 organizzò in un albergo turco una riunione operativa con i Fratelli musulmani, localmente rappresentati dall’AKP, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo fondato da Recep Tayyp Erdogan. I due movimenti avrebbero dovuto, e così è apparso, mostrarsi acerrimi nemici, specialmente alla luce della rimozione dal potere in Egitto di Morsi, Fratello Musulmano e primo presidente eletto dopo lo spodestamento di Mubarak, provocato dalla primavera araba, tanto sollecitata da Washington. Il colpo di stato del 3 luglio 2013, guidato dall’attuale presidente Al Sisi a seguito di una rivolta popolare spalleggiata dall’esercito, fu invocato dai cristiani copti e dagli Stati Uniti, specialmente dopo il massacro dei cristiani a Rabia al- Hawiyya e dopo altre capillari repressioni dei non islamisti. L’indebolimento in Egitto dei fratelli Musulmani, l’isolamento del Qatar- principale sponsor dell’estremismo sunnita-, lo scombussolamento iraniano generato dalla politica di “massima pressione” di Trump nei confronti della Repubblica teocratica iraniana, la confusione che la presidenza trumpiana generò tra le differenti istituzioni politiche ed amministrative degli Stati Uniti, possono forse rendere l’idea dell’ambiente nel quale iniziò ad operare l’aggressiva politica della super spia iraniana, il generale Qasem Suleimani, capo della Niruye Qods, l’unità delle Guardie della Rivoluzione responsabile della diffusione dell’ideologia khomeinista fuori dalla Repubblica islamica, ucciso in Iraq , a Baghdad, da un drone statunitense nel gennaio del 2020. Fu deciso nel summit in …

SCHEDATURE E REPRESSIONE

di Franco Astengo | Riassunte nei termini degli interrogativi che seguono le vicende di questi giorni fanno ritornare alla mente gli antichi tempi della schedatura e della repressione delle lotte della classe operaia avvenute nell’immediato dopo guerra, in un ritorno ad un clima che può ben essere sintetizzato dalla proposte di riportare all’esercito la gestione dell’ordine pubblico: “Chi ha filmato la giudice Iolanda Apostolico, durante la manifestazione a Catania dell’agosto del 2018? Chi ha conservato quel video per più di cinque anni? E ancora: qualcuno aveva appuntato i nomi e i cognomi dei partecipanti a quella manifestazione? C’è stata un’identificazione? Una schedatura? Qualche cassetto è stato riaperto in queste ore per poter attaccare la magistrata?” Di “corpi separati e “deviati” si parlò anche all’epoca dei tentativi di colpo di stato, delle grandi stragi a partire da Piazza della Fontana, del rapimento Moro di Ustica. Nessuno, invece, parlò di corpi separati quando, per molto tempo, la polizia di stato svolse una sistematica repressione nei riguardi degli operai delle fabbriche che difendevano i loro posti di lavoro e dei contadini che occupavano le terre dei latifondisti. Non possiamo dimenticare quanto è stata lastricata di sassi la via dell’inferno dentro del quale ci si è trovati nella lotta per la sopravvivenza sociale e politica delle classi subalterne in questo paese. Quanto si è realizzato, di parziale, nell’inveramento del dettato costituzionale è stato precipuamente per opera della classe operaia, dei contadini in lotta, delle persone – donne e uomini – che hanno fatto il loro dovere in un periodo nel quale ogni loro azione di lotta per l’emancipazione sociale era soggetta a feroce repressione. Oggi quei tempi stanno pericolosamente ritornando in una fase in cui compaiono diversi piani di intervento: dalla “carica” alle ragazze e ragazzi che protestano per le vie di Torino alla costruzione di ipotesi da vero e proprio “maccartismo” se non di “caccia alle streghe” come compare sul tema del rapporto con la magistratura (con tanto di odioso “attacco ad personam”). Da qualche parte si comincia a parlare di “fascistizzazione”: sarà il caso di non lasciar cadere questo allarme. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

QUELLO CHE RESTA

di Giustino Languasco – Coordinatore Socialismo XXI Liguria | E’ una cosa anacronistica, distopica e strumentale, voler far parlare oggi chi e’ morto nel secolo scorso, o in quelli precedenti. Cosa direbbe Dante oggi? Cosa farebbe Berlinguer oggi? Come si comporterebbe Craxi oggi? Sono domande stupide ed imbarazzanti. Le persone vivono il loro tempo, e vanno esaminate nel contesto del loro tempo, coi limiti, le conoscenze le potenzialita’ del loro tempo. Cosi’ vanno passate al vaglio del giudizio storico il loro pensieri ed il loro operato. Quello che ci lasciano con la loro vita, talora il loro esempio e’ un patrimonio storico da rispettare e rielaborare per aiutarci nel nostro pensiero e nel nostro comportamento di oggi. Ma vanno lasciati a parlarci del loro tempo. Dunque che dire oggi di Turati, che fu un vero grande uomo, uno tosto, coerente fino in fondo col suo sistema di valori, uno di quelli che non si piega alla violenza del vincitore momentaneoUno che poteva essere ricco e benestante e ha scelto invece di mettere tutto se’ stesso, con scienza e coscienza, DA UNA PARTE della storia: quella del SOCIALISMO, quando venne sconfitta e perse una battaglia fondamentale per la civilta’ di allora e per quella futura. La battaglia contro il fascismo. Si’ fu il socialismo a perdere, allora. E tutti ne pagarono le conseguenze: i Savoia che persero prima l’amore dei sudditi, poi la faccia e infine il trono. I militari e i cittadini che versarono inutilmente il loro sangue, prima in una assurda guerra al mondo, dalla parte sbagliata, e poi in una fratricida guerra civile voluta a tutti i costi da un Mussolini folle e stroncato dai nazisti; la nazione che venne invasa e distrutto e perse la sua indipendenza politica; i lavoratori che videro conculcati i loro diritti e vanificato, in una inutile economia di guerra, il loro lavoro. Il fascismo lascio’ una Italia distrutta, umiliata ed economicamente e socialmente arretrata, senza classe dirigente. Incredibile che dopo questo disastro totale, totale come totalitario si pretese il regime fascista, vi sia ancora oggi qualche nostalgico di quel regime, o di quei fascisti, Mussolini in testa a tutti. Incredibile e folle. Demenziale! Non vi sono giustificazioni che tengano, né di alto profilo, cioe’ etico morali, ne’ di basso profilo , cioe’ pratiche e di convenienza. Non si puo’ salvare nulla della esperienza fascista, nulla di nulla. Resta l’esempio dei resistenti, quelli veri, come Turati, che mai si piegarono avendo visto tutto e previsto tutto. E di chi li aiuto’. I socialisti liguri, da sempre legati da fraterni vincoli a Lombardi e piemontesi, scrissero pagine da ricordare, epiche quasi mitiche. Furono i socialisti liguri a organizzare “la trafila” che riusci’ a salvare la vita di Turati e a condurlo in esilio volontario in Francia. La barca venne dai liguri e sopra vi stava il giovane avvocato socialista Pertini Era una barca di sconfitti, che abbandonava la Patria per portare con se’ una speranza di riscatto futura, una bandiera vilipesa che doveva tornare dopo le tragedie che attendevano l’Italia. Vecchi socialisti, sorretti da giovani socialisti, soli contro un destino avverso .Pronti a combattere fino alla morte, e non c’e’ retorica in cio’. La morte li aveva preceduti (Matteotti), la morte li accompagno’ in esilio (i fratelli Rosselli) e al ritorno ancora morte, per liberare l’Italia dal fascismo. E’ una storia di lotta e di morte per permettere alla vita di risorgere, alla democrazia di riconquistare i cuori della gente, al socialismo di tornare ad essere la speranza dei lavoratori in un futuro solidale ed umano di emancipazione e progresso. Parliamo di questo, riesaminiamo questo… SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it