Tre fiducie, poi altre tre

di Andrea Fabozzi Legge elettorale. Cambia la maggioranza, a chiedere la fiducia sul Rosatellum sono il Pd con Forza Italia, Lega e Ap. Gentiloni “non era entusiasta” ma si adegua grazie alla copertura del Quirinale. Mattarella preoccupato soprattutto di andare al voto con le attuali leggi non omogenee. Renzi vuole andarci presto e per questo la forzatura, sulla quale protrebbe essere chiamata presto la Corte costituzionale, si ripeterà al senato Non si sente niente. Quando la presidente della camera Boldrini dà la parola alla ministra Finocchiaro per consentirle di porre la questione di fiducia sulla legge elettorale, dai banchi M5S si urla «venduta» e si lanciano fascicoli e rose rosse («per simboleggiare la morte della democrazia»), dai banchi di Sinistra italiana e Mdp si grida «vergogna». La ministra fa la sua comunicazione resistendo a un tentativo di placcaggio di La Russa, poi quasi scappa via. Si vede che non è contenta, nei giorni scorsi aveva lasciato intendere che la fiducia non era necessaria, appartiene alla corrente del ministro Orlando che è l’unico ad aver sollevato dubbi nel governo. Gentiloni, che per mesi ha ripetuto di voler solo «seguire» e «spronare» il lavoro del parlamento sulla legge elettorale, «non era affatto entusiasta» della richiesta di mettere la fiducia arrivata dal Pd, per conto anche di Forza Italia, Lega e Ap. Il racconto è del capogruppo democratico Rosato e l’auto-retroscena fa parte dell’accordo con il capo del governo: il Pd mette in scena con il massimo della teatralità una richiesta prevedibile, perché già sperimentata con l’Italicum. Da Mattarella, oggi come allora, arriva il via libera, con una nota in cui si liquida la questione fiducia come «attinente al rapporto parlamento governo» ma si insiste sul valore positivo della riforma elettorale. Il comunicato del Colle è identico a quello con cui due anni fa Mattarella non si oppose alla fiducia sull’Italicum, deludendo le opposizioni (anche, all’epoca, Forza Italia e Lega). In più adesso c’è la preoccupazione del presidente della Repubblica per un risultato elettorale affidato alle due leggi «non omogenee» consegnate dalla Consulta (risultato che toccherà a lui gestire) e la considerazione che ancora più pesante, perché senza reali precedenti, sarebbe stato un decreto elettorale. Sotto l’ombrello del Quirinale si posiziona anche la presidente Boldrini – «la fiducia è una prerogativa del governo» – che due anni fa aveva riconosciuto «una logica» a chi faceva notare come per il regolamento della camera non si possono chiedere fiducie quando è prescritto il voto segreto, che è sempre possibile sulle leggi elettorali. Non mancano altri argomenti, visto che l’articolo 72 della Costituzione impone «la procedura normale di esame e approvazione» per le leggi elettorali. In questo caso gli unici due precedenti contrari precedenti all’Italicum non fanno testo, perché uno risale al fascismo (legge Acerbo) e l’altro alla legge «truffa» quando l’ostruzionismo bloccava l’aula e il presidente del senato si dimise. È infatti il precedente dell’Italicum a consentire la nuova fiducia. Allora Napolitano non era più al Quirinale, ma caldeggiò la fiducia malgrado anche quella legge contenesse l’indicazione del «capo della forza politica» che, adesso il presidente emerito ha chiesto di correggere. Fuori tempo massimo e invano. Perché non ci sarà nessuna discussione sugli emendamenti, soprattutto quelli a voto segreto (un centinaio) che avrebbero potuto fermare il Rosatellum. Oggi le prime due fiducie, domani quella sull’articolo tre – una delega che in pratica il governo dà a se stesso per ridisegnare i collegi – e i voti sugli ultimi due articoli (senza rischi, contengono norme favorevoli a Mdp sulla raccolta delle firme). Poi, forse venerdì, il voto finale. Inevitabilmente segreto, ma che preoccupa meno il Pd rispetto agli emendamenti. Il margine di vantaggio è ampio, circa duecento voti. Proprio l’inevitabilità alla camera dell’ultimo voto segreto, dove i franchi tiratori potrebbero conquistare il bottino pieno, abbattendo la legge, aveva alimentato gli scetticismi sulla fiducia. La giornata di ieri ha chiarito che la vera ragione di questa mossa è quella di fare presto, per ripetere lo stesso aut aut ai senatori. Dai primi di novembre – orientativamente dalla settimana che comincia il 6, ma anche in questo caso è il governo che dà le carte – il senato sarà in sessione di bilancio; l’obiettivo del Pd è di far approvare definitivamente la legge, ancora con la fiducia, entro quella data. Servirà un’altra corsa, una settimana di lavoro in commissione e una in aula. I numeri con cui ieri a palazzo Madama è passata la legge europea (solo 118 sì) testimoniano la difficoltà. Se alla camera i berlusconiani non hanno dovuto votare la fiducia, al senato l’assenza al momento della chiama potrebbe non dare sufficienti garanzie. Ma è un altro il rischio che governo e maggioranza accettano di correre, approvando ancora una legge elettorale con la fiducia. È vero che la precedente, l’Italicum, non è stata sanzionata dalla Corte costituzionale per questa ragione (lo è stata com’è noto per altre) ma solo perché nessun tribunale aveva sollevato il problema davanti ai giudici delle leggi. Che anzi, rifiutando di auto assegnarsi il quesito, nulla avevano detto sulla pertinenza di questo genere di dubbi di costituzionalità. Accade adesso che già venerdì (a Messina) e poi per tutto il mese di ottobre, quattro tribunali (gli altri sono Lecce, Venezia e Perugia) potrebbero accogliere queste nuove osservazioni sollecitate dall’avvocato Besostri. Il problema della fiducia sulle leggi elettorali, allora, può arrivare comunque alla Consulta. A ridosso delle prossime elezioni Fonte: Il Manifesto SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XLVI Congresso Psi 1991

XLVI Congresso – Bari 27-30 giugno 1991 A Bari il Psi celebra il XLVI Congresso è un congresso straordinario. La scelta cadde su Bari poichè all’epoca risultò essere, relativamente alla geografia politico-elettorale, la città più socialista d’Italia. Il congresso di Bari fu preceduto qualche mese prima in quel di Rimini dalla nascita del Partito Democratico della Sinistra (Pds) pensato dopo l’ultimo congresso di Bologna del Partito Comunista italiano nel 1990. A seguito di quella svolta ci fu la successiva nascita di Rifondazione Comunista. Bettino Craxi sollecita l’intera sinistra a intraprendere la strada del riformismo e del progresso per i futuri sviluppi dell’Italia. Il messaggio è: “Unire i socialisti Rinnovare la Repubblica”. «Avanti! 28 giugno 1991»   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IL SOCIALISMO E’ TORNATO!

Il socialismo è tornato, per il sommo dispiacere di coloro che lo avevano dichiarato morto e sepolto alla “fine della storia” negli anni ’90. Quando il New Republic, a lungo l’house organ del neoliberismo americano, arriva a pubblicare un articolo dal titolo “Il socialismo di cui ha bisogno adesso l’America“, è chiaro che qualcosa è fondamentalmente cambiato. Il neoliberismo temperato rappresentato da Tony Blair e Bill Clinton […] ha esaurito la propria attrattiva. E non solo nel mondo anglofono. In tutta Europa, nuovi movimenti, a sinistra, sono emersi per sfidare o spodestare i partiti socialdemocratici ormai screditati dalle politiche di austerità del decennio passato. Il sostegno per il socialismo è particolarmente forte fra gli under 30, la cui esperienza economica è stata dominata dalla crisi finanziaria globale e dal successivo decennio di stagnazione economica e disuguaglianze sempre più profonde. L’esempio più significativo è rappresentato dalle recenti elezioni britanniche, dove Jeremy Corbyn ha conquistato più del 60% degli elettori fra i 18 e i 25 anni. Anche per Bernie Sanders i sostenitori più entusiasti sono rappresentati dai giovani. Per la maggioranza dell’attuale classe politica, formatasi negli ultimi decenni del XX secolo, la superiorità del mercato sui governi è una convinzione così profondamente radicata che non è nemmeno più vista come una convinzione. Si tratta piuttosto di una questione di “buon senso”, una cosa che “tutti sanno”. Qualunque sia il problema, la risposta è sempre la stessa: abbassare le tasse, privatizzare e fare riforme orientate al mercato. Prevedibilmente, le persone stanno cercando un’alternativa; e molti guardano al passato, ai decenni del dopoguerra in cui la ricchezza era diffusa. Alcuni si sono rivolti a una tribale politica della nostalgia (Make America Great Again […]). Ma è evidente che quello rappresenta un vicolo cieco. […] Ma cosa intendono i socialisti di oggi con “socialismo”? […] La cosa più evidente è che il socialismo implica un rifiuto senza riserve del sistema del capitalismo finanziario […] emerso dal caos economico degli anni ’70. Il neoliberismo ha enormemente arricchito l’1%, e in particolar modo il settore finanziario, mentre ha causato insicurezza economica e standard di vita stagnanti per la maggior parte della popolazione. Questo è ovvio negli Stati Uniti, ma le stesse tendenze emergono nelle economie di mercato di tutto il mondo. Ma, soprattutto, il socialismo contemporaneo ripudia il capitalismo vagamente umanizzato spacciato dalla Terza Via; rompe con quei socialdemocratici e liberali che hanno abbracciato, o si sono arresi, all’austerità in seguito alla crisi […]. D’altra parte, però, non emerge nessun entusiasmo per un’economia pianificata come quella dell’ex-Unione Sovietica e della Cina di Mao. […] Nel modo in cui viene usato oggi, il termine socialismo […] comunica un atteggiamento che potrebbe essere descritto come “socialdemocrazia senza remore” o, nel contesto degli Stati Uniti, come “liberalismo con una spina dorsale”. […] Dopo decenni in cui il focus è stato sulla critica del neoliberismo, il compito di pensare ad alternative positive e propositive è urgente, ma gli sforzi in questa direzione sono appena iniziati. Il dibattito sulle politiche economiche da un punto di vista socialista è confinato a una manciata di piccole pubblicazioni, come ad esempio Jacobin Magazine […]. Altrettanto significativa è la rinascita della sinistra nell’economia mainstream, rappresentata da Paul Krugman, Thomas Piketty e Joseph Stiglitz. Nonostante non siano esplicitamente socialisti (il blog di Krugman è intitolato “La coscienza di un liberale”), questi economisti hanno portato l’attenzione su problemi come disuguaglianze e disoccupazione e sulle politiche progressiste con cui rispondervi. Questi, però, sono solo i primi passi. Per sviluppare una seria alternativa socialista, abbiamo bisogno di guardare indietro, al periodo socialdemocratico degli anni ’50 e ’60, e avanti, con la prospettiva di una genuina sharing economy basata su internet e su altri progressi tecnologici. La metà del XX secolo ha rappresentato un periodo unico di prolungata crescita economica e ricchezza ampiamente diffusa e condivisa, garantite da una gestione macroeconomica keynesiana. […] In un contesto simile, la distribuzione degli utili fra salari e profitti, e fra i lavoratori, tende naturalmente verso una maggiore uguaglianza. Al contrario, come abbiamo visto sin dagli anni ’70, quando i governi sono guidati dalla necessità di soddisfare i mercati finanziari, il risultato inevitabile sono le disuguaglianze in costante crescita. La prova più evidente è l’aumento dei redditi per l’1% più ricco, come documentato da Piketty e altri. Il successo dello stimolo keynesiano subito dopo la crisi globale e i risultati disastrosi dell’abbraccio con l’austerità dopo il 2010 dimostrano come la gestione economica keynesiana sia più vitale che mai. Andando oltre la gestione della crisi, i governi socialisti riprenderebbero l’impegno verso la piena occupazione e la consoliderebbero attraverso politiche che […] assicurerebbero la disponibilità di un lavoro a tempo pieno per chiunque sia stato disoccupato per un periodo minimo. […] La combinazione di un lavoro garantito e un reddito di base universale libererebbe i lavoratori dalla dipendenza verso i datori di lavoro. Ma questo sarebbe fattibile solo se la società potesse assicurare una produzione adeguata di beni e servizi essenziali, senza dipendere dai desideri della grande industria. Il primo passo in questa direzione è resuscitare un termine che era ampiamente utilizzato e che è ancora pertinente […]: l’economia mista. […] In quel contesto, il settore pubblico forniva le infrastrutture – come elettricità, acqua e collegamenti stradali – e i servizi alla persona – come salute e istruzione. […] Il mercato, invece, forniva ai consumatori i beni […] assieme a un’ampia gamma di altri servizi. La spinta alla privatizzazione, iniziata con la Thatcher negli anni ’80, era basata sulla premessa che la proprietà privata e la competizione di mercato avrebbero portato a risultati migliori rispetto a quelli ottenuti dal pubblico. […] Le privatizzazioni hanno prodotto alcuni successi. […] Ma molti di più sono stati i fallimenti disastrosi. […] In sostanza, i monopoli pubblici sono stati rimpiazzati da monopoli privati e da oligopoli. Gli investitori e i top manager se la sono cavata bene, mentre i lavoratori e i consumatori hanno perso. Le persone hanno da tempo perso le speranze nelle promesse legate alle privatizzazioni e …

EMERGENZA DEMOCRATICA

Siamo in una situazione di emergenza democratica di eccezionale gravità. Non si è neppure certi di poter contare fino in fondo sugli stessi organi di garanzia. In assenza di un ricorso diretto alla Corte Costituzionale del tipo in vigore in Spagna e Germania Federale non sappiamo se la leggfe chimata Rosarellum 2.0 possa essere esaminata dalla Consulta prima del voto. Chi la vuol approvare con forzatura dei tempi, a questo punta la fiducia su una legge elettorale, ha dalla sua inquietanti precedenti: fu posta nel 1923 sulla legge Acerbo e nel 1953 sulla  legge truffa e 2015  su una legge elettorale incostituzionale. Non importa se dopo le elezioni sia dichiarata incostituzionale, tanto resterebbero al loro posto i parlamentari illegittimi, come è successo con il Porcellum. Scusate  se i destinatari appaiono eterogenei, ma la difesa della Costituzione non è riserva di caccia per nessuno e mi sono rivolto in primo luogo alle formazioni politiche che hanno sottoscritto i ricorsi antitalikum. Felice C. Besostri EMERGENZA DEMOCRATICALa discussione in aula è iniziata male. Tempi ed emendamenti contingentati, non ammissione delle questioni i pregiudiziali di costituzionali in nome di  una prassi regolamentare, applicata senza criterio di merito che si tratta di una legge elettorale a rischio  di incostituzionalità. Dobbiamo tenere presente che abbiamo una presidente, che ha concesso il voto di fiducia sull’Italikum: un precedente inquietante, dopo la fiducia sulla legge Acerbo nel 1923 e sulla legge Truffa nel 1953, ma quest’ultima con una differenza il Presidente che la concesse Paratore fece mettere a verbale che era un “NON PRECEDENTE” ed ebbe il coraggio civile di dimettersi e non aspirare più a incarichi politici. Ora sembra più sicura una riproposizione della questione di fiducia, un secondo precedente grave: la prima volta la Presidente poteva invocare la sua inesperienza di deputata di prima nomina, ora non più.  Anche il Governo Gentiloni esce dalla sua iniziale proclamata neutralità. Non si può consentire che passi per una procedura ordinaria e normale, come richiesto dall’art. 72.4 Cost., contrariamente all’opinione di una grande, autorevole e sincera democratica Presidente della Camera, come Nilde Iotti, che nel 1980 definì procedura speciale l’iter legislativo, quando fosse posta la fiducia. L’illegittimità della procedura di approvazione è stata posta in luce come primo motivo nei 22 ricorsi, presto 23, proposti dagli avvocati antitalikum, ora occorre come implicitamente auspicato dalla Corte Costituzionale,  quando non ha ammesso l’autorimessione sul punto, che un giudice la rimetta alla Corte Costituzionale in una delle prossime udienze.. Malgrado le autorevoli opinioni dei prof. Onida e Ainis il Rosatellum 2.0 è incostituzionale, ma sono nascoste meglio in norme particolari. Le liste corte che servono a far eleggere i candidati uninominali in collegi perdenti, ma pluricandidati nelle liste proporzionali, sono un formale omaggio ad un passaggio secondario della sentenza n. 1/2014. Lo scopo è di arrivare ad approvare la legge elettorale e sciogliere la Camere subito dopo il DEF, per votare al riparo di decisioni della Consulta, contando sulla rassegnazione del Presidente della Repubblica. Si deve impedirlo e ci sono strumenti per farlo in tempi brevi, basta assumersi la responsabilità di non lasciare nulla di intentato: la Costituzione non può essere violata in nome dell’autodichia del Parlamento, come se le norme regolamentari, dopo la caduta di quelle elettorali,  siano l’ultima zona sottratta al controllo di costituzionalità. Nei gruppi parlamentari di opposizione e tra i giuristi e gli stessi funzionari parlamentari, fedeli alla Costituzione, ci sono le risorse e le competenze per sperimentare tutte le forma di tutela della Costituzione.  Basta chiamarli a raccolta.. Felice C. Besostri SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

YA BASTA! LA MISURA E’ COLMA

Come al solito aveva ragione quel democristiano di lungo corso, per il quale la generale e diffusa convinzione che il Rosatellum 2.0 era su un binario morto faceva parte di una dezinformacija accuratamente studiata a tavolino, per impedire una forte opposizione politica, giuridica e intellettuale, che mobilitasse la pubblica opinione. Una legge immorale, come la definisce il prof. Ainis, è incostituzionale, perché se le funzioni pubbliche devono essere esercitate con “disciplina e onore” (art. 54 Cost.) e i parlamentari devono agire nell’esclusivo interesse della Nazione, che rappresentano “senza vincolo di mandato” (art. 67 Cost.), chi è nominato -e non eletto- con una legge immorale, non potrà agire come la Costituzione richiede. Non si tratta di un’ipotesi astratta, ma di un film già visto con questa legislatura. Un Parlamento eletto con una legge incostituzionale come accertato definitivamente dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 1/2014 ha prodotto in serie una revisione costituzionale bocciata clamorosamente da un popolo italiano, uscito per l’occasione dal suo letargo astensionista e una seconda legge incostituzionale l’Italikum, colpito al cuore dalla sentenza n. 35/2017 della Consulta, grazie ai ricorsi collettivi di ricorsi, promossi dagli avvocati antitalikum, sostenuti in molti casi da parlamentari ora di Sinistra Italiana, MDP, Civici e Innovatori e M5S. Non soddisfatti, perché graziati da uno scioglimento anticipato da un Presidente della Repubblica, che non aveva colto l’invito implicito ad una legislatura breve con il richiamo espresso della Corte Costituzionale agli articoli 61 e 77 Cost., che prorogavano i poteri delle Camere per un periodo da 60 a 90 giorni, approveranno una terza legge elettorale “immorale” e incostituzionale. “Perché incostituzionale? -ha concluso con amarezza l’avv. Felice Besostri, coordinatore degli avvocati antitalikum e del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale- perché con il voto congiunto il voto non è più libero e personale in violazione dell’art. 48 Cost., con le pluricandidature in liste proporzionali corte si eleggono i candidati perdenti de gli uninominali alla faccia delle condizioni di eguaglianza per le cariche elettive prescritte dall’art. 51 Cost. ed infine con l’obbligo di presentare candidature uninominali dovunque non vi è liberta dei movimenti politici di concorrere alla determinazione della politica nazionale contro l’art. 49 Cost.” Felice Besostri Fonte: Insieme per la Costituzione SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

GIORGIO GALLI: DA NOI NON SI VEDE UN CORBYN NE’ UN SANDERS

di Carlo Patrignani Da noi non si vede all’orizzonte un Corbyn o un Sanders. Si vedono invece scissioni su scissioni. Giorgio Galli, uno dei più affermati politologi italiani, nonchè vegliardo e lucido storico, a lungo docente di Storia delle Dottrine Politiche presso l’Università degli Studi di Milano, stila il suo impietoso check-up alla sinistra, dopo il tentativo andato a vuoto di ricomposizione tra le diverse rissose anime dell’ex-Pci, Mdp e Campo Progressista. L’acido corrosivo è la damnatio memoriae, cancellare una lunga e nobile storia che, tra luci e ombre, ha attraversato, caratterizzato e influenzato tutto il ‘900, in Italia e in Europa, dove oggi pesano le cocenti brucianti sconfitte della Sdp del Psf. Eppure, nonostante questo quadro poco esaltante, nota lo storico, un signore quasi settantenne, il laburista Jeremy Corbyn ha avuto il coraggio e l’intuizione di  rifarsi e rinverdire i valori, ancora validi, del socialismo delle origini e di sbaragliare il campo, chiudendo la strada alla disastrosa terza via di Tony Blair. E un altro signore settantasettenne, il socialista democratico Bernie Sanders, si è anch’egli rifatto ai valori, ancora oggi validi, del socialismo d’antan: entrambi sono stati premiati soprattutto da tanti giovani e giovanissimi. E da noi, ci sono capitani coraggiosi come Corbyn e Sanders? Sorride: Non se ne vendono in giro di leader dello stesso livello: sarà perchè la stragrande maggioranza viene dall’ex-Pci… Eppure la sinistra italiana dispone, ha alla sua portata, osserva con una punta di amarezza, un grande patrimonio ideale ancora da studiare compiutamente, ricercato in tutto il mondo: mi riferisco a Antonio Gramsci e alla sua egemonia culturale. Così come dispone, ha alla sua portata, prosegue, l’analisi profonda della natura del capitalismo, quello degli anni ’50-’60 , e la metodologia per il suo ammodernamento con le riforme di struttura, di Riccardo Lombardi, il teorico di una società più ricca perchè diversamente ricca, che all’inizio degli anni ’80 vide per tempo la crisi della socialdemocrazia che pur meritevole di aver iideato e costruito l’Welfare State era troppo poco incisiva e molto accondiscendente. Il nodo di fondo tra tutto qui: come si fronteggia il capitalismo attuale che pur avendo cambiato pelle ha sempre di mira il profitto e lo sfruttamento. Gramsci e Lombardi tornano utili, andrebbero studiati, tanto sono indispensabili: il primo per l’approccio culturale, si pensi alla sua originalissima egemonia culturale, e il secondo per aver indicato una strada per fronteggiare il capitalismo: non a caso contro la sua idea di nazionalizzazione dell’energia elettrica si scatenò l’allora Governatore della Banca d’Italia, Guido Carli,  e le grosse lobby imprenditoriali, chiarisce Galli. E Corbyn non ha, forse, ripreso e rinverdito la strada delle nazionalizzazioni di imprese vitali, universali, come energie, trasporti, acqua, sanità, istruzione e università gratuita, accompagnata dagli investimenti pubblici? Una metodologia che stava già allora nella visione di Lombardi e delle sue riforme di struttura che il vecchio Pci, inizialmente interessato, lasciò cadere. Mi piacerebbe sentire quali proposte su questo punto fondamentale, come si fronteggia il nuovo capitalismo, ci sono a sinistra, per conquistare quei valori universali di uguaglianza, emancipazione, benessere, libertà, che stanno nel socialismo d’antan, conclude il vegliardo e lucido Galli tutt’altro che rassegnato – scrive libri, tiene conferenze e va di convegno in convegno – allo status quo. Fonte: alganews.it SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XLV Congresso Psi 1989

XLV Congresso – Milano 13-18 maggio 1989 A Milano nell’ex fabbrica dell’Ansaldo si svolge il XLV Congresso del PSI . Bettino Craxi è confermato per la sesta volta segretario. L’assise pone il problema del riformismo socialista, come progettualità riformatrice imperniata sul discorso del rinnovamento del sistema istituzionale e, definisce il problema della “Grande riforma”. Nelle conclusioni Craxi considera chiusa l’esperienza del governo De Mita è il preannuncio della crisi politica.Il pomeriggio stesso del 19 maggio De Mita rassegna le dimissioni.   «Avanti! 12-18 maggio 1989»   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XLIV Congresso Psi 1987

XLIV Congresso – Rimini 31 marzo – 5 aprile 1987 Nel 1985 il PSI rimuove la falce, il martello, il sole e il libro dal proprio simbolo per rimarcare la sua intenzione di costruire una sinistra alternativa e profondamente riformista guidata dal PSI e non più egemonizzata dal PCI. Il 5 aprile 1987 Bettino Craxi chiude a Rimini il XLIV Congresso del Partito Socialista Italiano, che si era aperto il 31 marzo; Craxi viene riconfermato segretario. Alle elezioni politiche che si terranno in quel 1987, il Psi otterrà il 14,3%, massimo storico per che sarà superato solo due anni dopo alle elezioni europee. Il PSI però resta ancora lontano dal PCI, il quale ottiene il 26,6% dei voti.   «Avanti! 29-30 marzo – 5-6 aprile 1987» SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XLIII Congresso Psi 1984

XLIII Congresso – Verona 11-15 maggio 1984 Dall’11 al 14 maggio 1984 si tiene a Verona il 43° Congresso nazionale del Psi e Craxi viene riconfermato segretario per acclamazione dai delegati. Enrico Berlinguer segretario del Partito Comunista Italiano viene accolto con ostilità dai delegati socialisti con una selva di fischi. Una rottura consumatasi già con il decreto di San Valentino sulla scala mobile (14 febbraio 1984) con Craxi Presidente del consiglio. «Avanti! 13-14 maggio – 16 maggio 1984»     SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XLII Congresso Psi 1981

XLII Congresso – Palermo 22-26 aprile 1978 Nel 1981, al congresso di Palermo, il segretario Bettino Craxi ottiene il 70 % dei consensi del partito. Obiettivo del partito non farsi schiacciare fra democristiani e comunisti. Il PSI di Craxi si propone come una forza modernizzatrice: un partito che si richiama alla tradizione del socialismo europeo, ma che non fa della battaglia ideologica un proprio carattere. Il partito abbandona definitivamente il marxismo e il leninismo per riscoprire Proudhon. «Avanti! 19-20 aprile – 26-27 aprile 1981»     SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it