Mi infastidisce l’imbarazzo verso il Socialismo Italiano. Rappresenta un secolo di storia

Avrei diritto al copyright. Scherza l’on. Giorgio Ruffolo, economista, esponente dell’area socialista. E stato lui un anno fa a parlare di «Stati generali» della sinistra. Ora che l’appuntamento è fissato per metà febbraio a Firenze può esserne soddisfatto. Quella sarà la pista di decollo del nuovo partito della sinistra a cui da tempo stanno lavorando D’Alema e altri protagonisti della sinistra fra cui Ruffolo. Onorevole dopo tanti rinvii questa sembra la volta buona. La «Cosa 2» dopo tante oscillazioni e frenate ora dovrà uscire dal generico e assumere i contorni precisi di nuovo partito della sinistra che ha l’ambizione di diventare più grande e più forte di quanto oggi la sinistra non sia. Ne è contento? «Certo. Sarei più contento se poi ne nascesse effettivamente la Costituente. Senza passare per il terrore perché abbiamo già dato». Battute a parte però le polemiche è i mal di pancia non mancano. «E come l’ingresso dell’Italia nella moneta unica. Quando non ci credeva nessuno sembrava che tutto fosse pacifico. Mari che invece la prospettiva diventa concreta e imminente allora vengono i mal di pancia soprattutto di quelli che ne avevano creduto, né avevano voluto. E così anche nei riguardi di questa impresa storica. All’inizio c’è stata indifferenza e incredulità. E adesso che l’appuntamento è fissato vengono fuori conflitti, tensioni, reticenze, rigetti e paure che non si erano manifestati nella fase di incredulità. E una cosa abbastanza naturale e va fronteggiata senza sfuggire ai contrasti». Appunto le tensioni, le incomprensioni. Giuliano Amato andrà a Firenze, ma ha anche detto che non se la sente di stare con chi, il riferimento è soprattutto per i pidiessini, pensa che il passato dei socialisti sia vergognoso. E un tasto spinoso che evoca tanti rancori. «Penso che Amato abbia molte, valide ragioni. Per quanto riguarda il tema della rimozione del socialismo italiano credo che abbia ragioni da vendere. Nessuno vorrebbe partecipare ad un partito> ad un’impresa politica nella quale ha l’impressione di essere tollerato, perdonato o assolto da qualche cosa che non ha commesso e della quale non si sente in alcun modo responsabile. E soprattutto nessuno vi vorrebbe entrare se non fosse riconosciuto, con chiarezza e senza masticare le parole, la tradizione della quale è portatore». Si riferisce a episodi in particolari? «Qualche volta quando si parla di socialisti c’è la traccia di un imbarazzo che un socialista non può tollerare. Non può si parlare di socialista senza aggiungere azionista, laico, cattolico, cristiano, progressista, liberale. E ridicolo che questo aggettivo che rappresenta cento anni di storia debba essere sempre velato da cortine eufemistiche. Non possiamo essere presentati in pubblico se non abbiamo un corteo di accompagnatori. Siamo un po’ infastiditi di questo C’è una cosa che si chiama socialismo, di cui i comunisti sono stati partecipi per un terzo del percorso e che e parte integrante della storia della sinistra e dell’Italia, che non può essere messa in un’insalata nizzarda con tante altre cose per poter essere commestibile». Amato riconosce che il vertice del Pds ha fatto grandi passi in avanti e che le ostilità seminai vengono dalla base. C’è una strada per colmare questo divario? «Nei percorsi innovativi c’è sempre distanza tra chi sta all’avanguardia, e sono soprattutto le vette più illuminate della classe dirigente e chi ancora e legato non soltanto ai miti, ma anche ai rancori. Questo non sorprende. Però è tanto più necessario che chi ha la responsabilità di guidare illumini gli strati più sordi e non li lasci alloro rancori. E quindi importanti che un’azione di chiarimento ci sia. Il fatto che sul socialismo italiano ci sia silenzio non aiuta quelli che hanno maggiori riserve ad uscire dal loro stato di diffidenza e ostilità. Non aggiunge nulla e toglie molto a questa nuova esperienza politica nella quale si entra se ci si è liberati dalle scorie di un passato che è passato, ma che non deve essere dimenticato. Per potere mettere in archivio la storia bisogna poterla chiarire, spiegare». Questo e un percorso che non si può fare dall’oggi al domani «Indubbiamente. Infatti io sono molto critico nei riguardi di quelli che dicono che bisogna ancora aspettare. Ma aspettare che cosa? Un chiarimento si fa insieme. E dei tutto illusorio pensare che rinviando questa scadenza di Firenze si possa agevolarne ti percorso e il compimento. Al contrario. Più si rinvia e più i muri diventano alti e le barriere si fanno invalicabili. Non so se questo nuovo partito si farà e si farà come lo vorrei. Ma sono convinto che se non si farà o si farà male non saranno i socialisti o gli ex socialisti ad esserne colpiti. Sarà la sinistra intera che perderà l’occasione di costituire una forza pari> per robustezza ed ampiezza, a quella degli altri grandi partiti della sinistra europea. Torniamo alle critiche di quei socialisti che guardano ancora con diffidenza all’idea di fondare, insieme al Pds e ad altre forze della sinistra, un partito più grande e più forte della sinistra. Quanto di queste critiche condivide e non condivide? «Mi trovo d’accordo con quanti fanno questo ragionamento. Ma come? C’è un Pds che è l’erede del Pci, che abbiamo avuto sempre dall’altra parte quando il riformismo e la socialdemocrazia erano da loro considerate delle brutte parole, e che adesso si definisce riformista e socialdemocratico, ma vorrebbe entrare in Europa e nel socialismo europeo come se il socialismo italiano non esistesse. Questo non è possibile, non è ammissibile ed è anche un po’ ridicolo. Non si può avere un cappello a Bruxelles e un altro a Roma sussurrando a chi vuole sentire che il socialismo italiano è un> altra cosa. No. IL socialismo italiano ha cento anni di storia. La storia bisogna ripercorrerla equamente onestamente non come fosse un’area di buoni e di cattivi. E le cose che non condivide? «Le posizioni opportunistiche. Mi si rimprovera di essere stato eletto con i voti dei comunisti. Ma da chi si sono fatti eleggere molti dirigenti di quel partito, il Si che si proclama erede del Psi e non …

Il rapporto di Lenin col socialismo italiano

La rottura definitiva tra socialisti e comunisti italiani avviene al XVII congresso di Livorno (gennaio 1921), allorché i centristi, che avevano la maggioranza, si rifiutarono di rompere coi riformisti. I delegati di sinistra abbandonarono il congresso e fondarono il Pci. Nel marzo 1921 Lenin plaude alla scissione di Livorno, ma si rammarica che ciò non sia avvenuto prima dello scoppio della guerra. I bolscevichi avevano rotto coi menscevichi sin dal 1903 e il dirigente socialista Lazzari – osserva Lenin – non fa che arrampicarsi sugli specchi quando invoca il fatto che l’Italia è diversa dalla Russia e che i socialisti italiani conoscono la “psicologia” dei loro concittadini. In aprile Lenin dichiara che l’Italia ha firmato un accordo con la Georgia per sfruttare le miniere di carbone del Caucaso, non avendo proprie fonti energetiche. E, considerando un altro accordo con la Germania, Lenin comincia a pensare che l’embargo contro la Russia, imposto da Usa, R.U. e Francia, stia per finire. A maggio sostiene che chi in Italia vuole opporsi al “terrore proletario”, deve subire quello “fascista”: non c’è “terza via”. A giugno dichiara d’essere pronto a chiedere l’espulsione dei socialisti italiani dall’Internazionale, visto e considerato che non si sono epurati dagli elementi riformisti che boicottano la presa del potere. Mette anche in guardia i comunisti dal non “giocare” a fare i “sinistri”, finché non sono riusciti ad avere dalla loro parte la maggioranza degli operai serratiani. La questione italiana viene discussa al III congresso dell’Internazionale (22/06-12/07/1921), in seguito alla protesta del Psi di essere stato espulso e di considerare solo il Pci una sezione dell’Internazionale in Italia. Lenin esordisce ricordando a Lazzari che Turati è un “traditore” della II Internazionale non meno di Bernstein: hanno praticamente iniziato insieme, e Turati ha potuto “disorganizzare” il Psi e il movimento operaio per vent’anni, senza che nessuno abbia mai avuto il coraggio d’impedirglielo. Eppure dopo il II congresso dell’Internazionale s’era detto a Serrati che il Psi non poteva dirsi “comunista” se accettava gente come Turati tra le proprie file. Lenin dice anche esplicitamente che all’Internazionale non è piaciuto né il convegno dei socialisti riformisti di Reggio Emilia, né quello della frazione centrista di Serrati, Baratono e altri, tenuto a Firenze nel novembre 1920, con cui si era negata l’esigenza di rompere coi riformisti e che aveva subordinato l’adesione ai 21 punti al fatto appunto che coi riformisti non si voleva rompere. Tutti coloro che avevano preso parte al convegno di Reggio Emilia andavano espulsi, secondo Lenin. Lenin d’altra parte rifiuta l’accusa di voler esportare la propria rivoluzione, sia perché i delegati russi nel comitato esecutivo dell’Internazionale sono solo cinque su venti, sia perché il problema è proprio quello di non rimasticare parole d’ordine rivoluzionarie, ma di adattare i principi rivoluzionari alle particolarità dei diversi paesi. Cosa che non è stata fatta, p.es., durante l’occupazione operaia delle fabbriche italiane. In quel periodo più che di comunismo marxista si poteva parlare al massimo di anarchia. L’occupazione delle fabbriche era partita nel settembre 1920 su iniziativa del sindacato, a Torino e a Milano, poi si era estesa a tutto il Piemonte e nel nord Italia, coinvolgendo infine quasi tutto il paese (al sud infatti i contadini avevano cominciato ad occupare le terre). Ma i capi riformisti del Psi e dei sindacati ebbero paura del carattere politico assunto dal movimento e preferirono trattare con gli industriali. Questa volta Lenin cita anche Modigliani tra i riformisti da espellere. E continua a chiedersi il motivo della titubanza dei socialisti marxisti, visto che hanno già la maggioranza, a differenza dei bolscevichi, che sino al febbraio 1917 erano ancora minoritari rispetto ai menscevichi. A Livorno i centristi ebbero 98.000 voti e, nonostante fossero maggioritari, preferirono restare coi riformisti dichiarati, che ne avevano 14.000, piuttosto che espellerli creando un nuovo partito con i comunisti, che ne avevano 58.000. Tale errata decisione fu il frutto della politica di Serrati. A Lazzari, che chiedeva a Lenin di non espellere i socialisti dalla III Internazionale, altrimenti gli operai si sarebbero disorientati, Lenin rispose che gli operai, grazie all’operato di Serrati, erano già disorientati. All’inizio di luglio Lenin tiene un discorso in Difesa della tattica dell’Internazionale Comunista, il cui oggetto sono gli emendamenti che tre delegazioni comuniste (tedesca, austriaca e italiana) hanno posto alle tesi sulla tattica dell’Internazionale, proposte dalla delegazione russa. Secondo Terracini era necessario cancellare la parola “maggioranza” dalla seguente espressione: “la situazione, in parecchi paesi, si è inasprita in senso rivoluzionario e si sono organizzati parecchi partiti comunisti di massa, nessuno dei quali però ha preso nelle sue mani l’effettiva direzione della maggioranza della classe operaia nella sua lotta veramente rivoluzionaria”. L’altro emendamento è correlato a questo: mettere la parola “fini” al posto di “principi”. Lenin su questo è contrario perché con la parola “fini” si può procrastinare ad libitum l’avvento della rivoluzione, mentre i “principi” vanno rispettati subito. Lenin risponde che neppure il Pc tedesco è seguito dalla “maggioranza” della classe operaia. Terracini, secondo lui, voleva togliere quella parola, facendo vedere che la direzione della classe operaia già esiste in Italia da parte del Pc. In realtà, secondo Lenin, Terracini sopravvaluta l’importanza del Pci e lo fa perché è viziato da un certo estremismo (tant’è che Terracini avrebbe criticato l’Internazionale di non essere abbastanza “dura” coi centristi del Psi). Infatti un altro suo emendamento vuole la rimozione dei riferimenti alla “Lettera aperta” con cui il Pc tedesco aveva chiesto ai partiti socialista e socialdemocratico e ai sindacati, nel gennaio 1921, di creare un fronte unico contro la crescente reazione antioperaia (proposta che poi venne respinta dai partiti non comunisti). Terracini era convinto che quella “Lettera” fosse un vergognoso compromesso, un atto di opportunismo. Lenin invece sostiene che proprio in virtù di quella “Lettera” si poteva raggiungere il controllo della maggioranza degli operai, già tutti organizzati in vari partiti e sindacati. Lenin spiega a Terracini che i bolscevichi, pur essendo, come militanti, un piccolo partito, avevano la maggioranza dei soviet di tutto il paese russo e quasi la metà dell’esercito, che allora contava …

REFERENDUM LOMBARDIA: NOI VOTIAMO NO

di Daniele Farina e Mario Agostinelli In Catalogna succedono cose serie e drammaticamente allusive delle implicazioni dei percorsi identitari nella involuta fase europea e mondiale. In Lombardia e Veneto assai meno. Se si volesse seriamente discutere di poteri, di autonomie locali, bisognerebbe piuttosto farlo partendo da quegli enti chiamati comuni. Per ragioni storiche e fatti. Con un esame piuttosto impietoso anche dell’ultima geniale abolizione delle province, con trasferimento presunto di parte delle competenze alle regioni e la creazione di evanescenti città metropolitane. Non guasterebbe anche, per una valutazione della bontà dell’idea, un esame del come le creature regionali hanno gestito nientemeno che la materia sanitaria e le relative risorse. Là dove il diritto alla salute collassa e dove lo si autoproclama eccellente. Regnante Formigoni la “Lombardia dell’eccellenza” (e dei cadaveri del Santa Rita) aveva cominciato a proporre più di dieci anni fa, attraverso la formulazione del proprio statuto e la modifica degli articoli 115, 116, 117, il modello di una piccola Baviera all’italiana, ove ristorare un “popolo” descritto come vessato dal peso dell’Italia sotto il Po. Poi la pausa di Milano sottratto alla Moratti, l’eccessivo entusiasmo per EXPO, la città verticale, ci hanno fatto dimenticare che il problema principale della nostra regione, in crisi strutturale, è di rientrare nel circolo dell’innovazione. di produrre e redistribuire ricchezza, non di stringersi al petto quella residua, sempre più spesso inquinata da corruzione e intrusioni mafiose.In estrema sintesi, reputiamo prevalenti le pessime intenzioni politico generali di chi propone i referendum enon ci solleva affatto conoscerne l’efficacia concreta sostanzialmente nulla. Ci indignamo, anche senza strapparci le vesti soltanto per i soldi buttati, ma noi il 22 ottobre, qui in Lombardia, rispettando chi si astiene, votiamo NO. Mario Agostinelli, Daniele Farina *** Il 22 ottobre non marciare su Roma marcia é la Lega ladrona.   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Enrico Cuccodoro. Lettera e Spirito dei Poteri Idee di organizzazione costituzionale

Tomo III LE DISCONTINUITÀ DI CRISI Questioni costituzionali aperte Alla luce delle principali forme politiche di governo, nel prestare attenzione alla natura e all’evoluzione dell’Esecutivo in Italia, si è intrapresa la presente indagine, con l’intenzione di approfondire o meglio riprendere caratteri e valenze nei loro rilevanti fondamenti costituzionali e, successivamente, dare consistenza all’assestamento e alle più appariscenti tendenze attuali del nostro impianto istituzionale per la rappresentanza politica e la governabilità. Affiorano qui le “discontinuità di una crisi” indagate, appunto, attraverso questioni costituzionali aperte (sovranità popolare, partiti e movimenti politici, leggi elettorali quali “norme di sistema”, meccanismi fiduciari -fiducia, sfiducia, questione di fiducia, mozioni parlamentari rivolte a ministri… o come adesso, addirittura, inedita critica al governatore della Banca d’Italia…-, premiership o collegialità di governo, struttura ed evoluzione del governo di coalizione, vertici e verifiche in ambito politico). L’ambivalenza, infatti, include almeno due significati: il primo è che il potere e il suo esercizio di trovano, nuovamente, a fare i conti con alterni momenti di ricorrente crisi; il secondo, riguarda i modi di legittima conquista del potere e la sua complessa gestione e tenuta, che continuano ad avere un rilevante peso specifico nel profilo della organizzazione costituzionale dello Stato e del processo politico complessivo. Una ricerca di “equilibrio” a cui tendere tra i due poteri in bilico, quali l’Esecutivo e il Legislativo nel loro confronto, spesso smarrito, e nella “leadership” politico-costituzionale in ragione degli esiti della c.d. “democrazia della decisione”. Siamo di fronte a “problemi” e “temi” costituzionali di riflessione aggiornata, nell’intenzione di rendere una ulteriore “narrazione” non astratta, bensì concreta ed effettiva verso le appariscenti trasformazioni nel sistema delle istituzioni e della complessiva dinamica dei poteri nei loro punti di chiarezza e nei molto risvolti, tutt’ora oscuri, per talune incoerenze segnalate nel quadro costituzionale e delle istituzioni principali di governo del Paese. ENRICO CUCCODORO è professore di diritto costituzionale nell’Università del Salento e Coordinatore nazionale dell’Osservatorio Istituzionale per la libertà e la giustizia sociale “Sandro e Carla Pertini”. Con il presente volume dedicato alle discontinuità di crisi si completa un percorso di approfondimento sulla lettera e lo spirito dei poteri, con varie idee di organizzazione costituzionale nella Trilogia dei tomi pubblicati per i tipi di Editoriale Scientifica in Napoli, che vede luce in occasione del Settantesimo Anniversario della Costituzione.   Enrico Cuccodoro Lettera e Spirito dei Poteri Idee di organizzazione costituzionale Tomo III LE DISCONTINUITÀ DI CRISI Questioni costituzionali aperte Editoriale Scientifica, Napoli 2016-2017, pp. 213. 13 euro. Isbn: 978 88 9391 038 5 SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

OPPORTUNITA’ DI LAVORO Concorsi pubblici negli Enti Locali, pubblicata la rassegna settimanale

Come di consueto la rassegna settimanale dei concorsi pubblici selezionati dalla Gazzetta Ufficiale.   – Gazzetta Ufficiale 4° Serie Speciale – Concorsi ed Esami n. 78 del 13.10.2017:   COMUNE DI ACERRA CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Selezione pubblica per il conferimento dell’incarico di dirigente amministrativo a tempo pieno e determinato, ai sensi dell’articolo 110, comma 1, del decreto legislativo n. 267/2000 e s.m.i. (17E07486). COMUNE DI ACERRA CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Selezione pubblica per il conferimento dell’incarico di dirigente settore informatico a tempo pieno e determinato, ai sensi dell’articolo 110, comma 2, del decreto legislativo n. 267/2000 e s.m.i. (17E07487). COMUNE DI ACERRA CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Selezione pubblica per il conferimento dell’incarico di dirigente tecnico a tempo pieno e determinato, ai sensi dell’articolo 110, comma 1, del decreto legislativo n. 267/2000 e s.m.i. (17E07488). COMUNE DI BASCHI CONCORSO (scad. 3 novembre 2017) Selezione pubblica, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo pieno ed indeterminato di un istruttore di vigilanza – categoria C – posizione economica C1. (17E07523). COMUNE DI BOLOGNA CONCORSO (scad. 2 novembre 2017) Avviso per l’assunzione di tre dirigenti con contratto di lavoro a tempo determinato (17E07462). COMUNE DI BUTTIGLIERA ALTA CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura a tempo parziale 69%, indeterminato, di un posto nel profilo professionale di istruttore direttivo contabile – categoria D, posizione economica D1, presso l’area finanziaria. (17E07489). COMUNE DI CASTIGLIONE TORINESE CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto a tempo pieno ed indeterminato nel profilo professionale di istruttore tecnico geometra, categoria C. (17E07456). COMUNE DI COLLEDARA CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto a tempo pieno ed indeterminato di istruttore direttivo amministrativo-contabile – area amministrativa – categoria giuridica D1, posizione economica D1. (17E07464). COMUNE DI GALLICANO NEL LAZIO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo indeterminato part-time ventiquattro ore di un istruttore amministrativo categoria C, posizione economica C1 – riservato ai soggetti disabili di cui all’articolo 1 della legge 12 marzo 1999, n. 68 – da assegnare all’area A – Direzione servizi al cittadino e alle imprese. (17E07463). COMUNE DI LIVIGNO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Riapertura dei termini con modifica ed integrazione del bando di concorso pubblico, per soli esami, per l’assunzione a tempo pieno ed indeterminato di una unita’ di personale con profilo professionale di esperto tecnico – categoria contrattuale D, posizione economica iniziale D3 – servizio edilizia privata. (17E07467). COMUNE DI LOIRI PORTO SAN PAOLO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico per la copertura a tempo indeterminato e a tempo pieno di un posto di istruttore amministrativo-contabile, categoria C1, da assegnare all’area economico-finanziaria. (17E07522). COMUNE DI LUSERNA SAN GIOVANNI CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di un collaboratore tecnico – categoria B3, da assegnare all’area LL.PP. e urbanistica. (17E07455). COMUNE DI PESCHIERA BORROMEO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto di istruttore direttivo di polizia locale – categoria D – posizione economica D1 – a tempo pieno ed indeterminato. (17E07490). COMUNE DI PINETO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo indeterminato e part-time al 66,67% di una unita’ di personale di categoria B1, profilo professionale di esecutore tecnico, qualifica di muratore. (17E07459). COMUNE DI PINETO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo indeterminato e part-time al 66,67% di una unita’ di personale di categoria B1, profilo professionale di esecutore tecnico, qualifica di idraulico manutentore. (17E07460). COMUNE DI SAMARATE CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per esami, per l’assunzione a tempo indeterminato di un agente di polizia locale a tempo pieno – trentasei ore/settimanali. (17E07465). COMUNE DI SAN PIETRO IN CARIANO CONCORSO Concorso pubblico, per titoli ed esami, per un posto a tempo indeterminato di istruttore tecnico presso l’area tecnica, categoria C1. (17E07430). COMUNE DI SAN PIETRO IN CARIANO CONCORSO Concorso pubblico, per titoli ed esami, per un posto a tempo indeterminato di vigile presso il Corpo di Polizia Municipale, categoria C1. (17E07431). COMUNE DI SESTO SAN GIOVANNI CONCORSO (scad. 25 ottobre 2017) Selezione pubblica per la copertura a tempo determinato del posto di dirigente del settore complesso territorio, attivita’ produttive, lavori pubblici – qualifica dirigenziale. (17E07461). COMUNE DI VIDDALBA CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la formazione di una graduatoria, per l’assunzione a tempo indeterminato part-time (50%) di un istruttore direttivo tecnico – categoria D3. (17E07457). COMUNE DI VINOVO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto di istruttore tecnico – categoria C (17E07433). UNIONE DEI COMUNI DELL’APPENNINO BOLOGNESE CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Selezione pubblica, per esami, per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di due posti di istruttore amministrativo contabile – categoria C, presso i Comuni di Castel d’Aiano e Camugnano. (17E07511). UNIONE DEI COMUNI VALDICHIANA SENESE CONCORSO (scad. 30 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per l’assunzione a tempo determinato e pieno di due vincitori con il profilo di agente di polizia municipale – categoria C, per il periodo di anni tre – corpo associato di polizia municipale, presso il Comune di Sarteano. (17E07466). UNIONE DEI COMUNI VALLI E DELIZIE CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Selezione pubblica per l’assunzione a tempo determinato di un dirigente, presso il Comune di Portomaggiore. (17E07513). UNIONE RUBICONE E MARE CONCORSO (scad. 28 ottobre 2017) Selezione pubblica, per esami, di candidati per la stipulazione di un contratto di formazione e lavoro con una unita’ di personale da inquadrare nel profilo professionale di istruttore direttivo amministrativo contabile – categoria D1 del contratto collettivo nazionale di lavoro comparto regioni ed autonomie locali a tempo pieno presso il settore affari generali ed istituzionali del Comune di Gatteo per la durata di ventiquattro mesi. (17E07492). UNIONE TERRE D’ACQUA CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Selezione pubblica comparativa per la presentazione di curricula per l’assunzione con contratto di lavoro …

Opportunità di lavoro Concorsi pubblici: i nuovi bandi pubblicati dagli Enti Locali

Come di consueto si pubblica la rassegna dei concorsi pubblici selezionati dalla Gazzetta Ufficiale.   Gazzetta Ufficiale 4° Serie Speciale – Concorsi ed Esami n. 73 del 26.9.2017:   COMUNE DI DARFO BOARIO TERME CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto a tempo pieno e indeterminato di agente di polizia locale – categoria C, posizione economica C1, con riserva in favore dei militari volontari delle Forze armate congedati senza demerito, ai sensi degli articoli 1014 e 678 del decreto legislativo n. 66/2010. (17E06900)   COMUNE DI FERENTILLO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura a tempo indeterminato di un posto di istruttore direttivo tecnico – categoria D1 – part-time diciotto ore settimanali. (17E06883)   COMUNE DI GALLICANO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto di istruttore di vigilanza – agente di polizia municipale categoria C1 – contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto regioni ed autonomie locali, a tempo pieno e indeterminato. (17E06944)   COMUNE DI GONZAGA CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Selezione pubblica, per titoli e colloquio, per la formazione di una graduatoria per assunzioni a tempo pieno e determinato di personale con qualifica di istruttore direttivo tecnico – categoria D, posizione economica D1. (17E06937)   COMUNE DI JESOLO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Avviso pubblico per la copertura di un posto di dirigente-comandante del settore polizia locale e appalti, mediante passaggio diretto tra amministrazioni diverse (mobilita’ esterna). (17E06970).   COMUNE DI MARIANO COMENSE CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso, per soli esami, per la copertura di un posto di agente di polizia locale – categoria C (17E06942).   COMUNE DI MARIANO COMENSE CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso, per soli esami, per la copertura di un posto di istruttore direttivo – categoria D (17E06943).   COMUNE DI MASSINO VISCONTI CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto a tempo parziale e determinato di operaio specializzato categoria B, posizione giuridica B3. (17E06959).   COMUNE DI MONTEBELLUNA CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di istruttore direttivo amministrativo-contabile categoria D/D1 a tempo pieno ed indeterminato da assegnare al servizio bilancio e contabilita’ nell’ambito del settore 1° Servizi generali di staff e al cittadino. (17E06938).   COMUNE DI MONTEBELLUNA CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto di funzionario informatico categoria D/D3 a tempo pieno ed indeterminato, da assegnare al servizio informatico comunale, nell’ambito del settore 3°. (17E06939).   COMUNE DI MONTEFIASCONE CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di due posti di funzionario amministrativo – categoria D3 – a regime di tempo parziale (part-time al 50%) e a tempo indeterminato. (17E06940).   COMUNE DI OGGEBBIO CONCORSO (scad. 25 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di un istruttore tecnico geometra – categoria C, posizione economica C1, area lavori pubblici e tecnico/manutentiva. (17E06949).   COMUNE DI ORTONA CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Selezione pubblica, per titoli ed esami, per la copertura di un posto a tempo indeterminato di categoria C, profilo professionale istruttore tecnico, da assegnare al settore attivita’ tecniche e produttive. (17E06899).   COMUNE DI PAVONE CANAVESE CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto a tempo indeterminato e pieno di collaboratore amministrativo – categoria B3, posizione economica B3. (17E06947).   COMUNE DI PETRONA’ CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorsi pubblici, per titoli ed esami, per la copertura di due posti di varie categorie (17E06948).   COMUNE DI PIAN CAMUNO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Selezione pubblica per la copertura di un posto di farmacista collaboratore – categoria D, posizione economica D1 – a tempo indeterminato e part-time. (17E06941).   COMUNE DI PIOLTELLO CONCORSO (scad. 12 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per l’assunzione di due agenti di polizia locale categoria C – posizione economica C1 a tempo pieno e indeterminato. (17E06932).   COMUNE DI POMIGLIANO D’ARCO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di due posti a tempo pieno e indeterminato di assistente sociale – categoria D. (17E06890).   COMUNE DI POMIGLIANO D’ARCO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di due posti a tempo pieno e indeterminato di istruttore direttivo – categoria D. (17E06891).   COMUNE DI SAN GIULIANO MILANESE CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Selezione pubblica, per esami, per la formazione di una graduatoria di agente di polizia locale, da inquadrare nella categoria C, posizione giuridica C1. (17E06966).   COMUNE DI SAN PIETRO IN CARIANO CONCORSO Concorso pubblico, per titoli ed esami, per due posti a tempo indeterminato di istruttore presso l’area amministrativa, categoria C1, di cui il 50% riservato al personale interno. (17E06934).   COMUNE DI SAN PIETRO IN CARIANO CONCORSO Concorso pubblico, per titoli ed esami, per due posti a tempo indeterminato di istruttore direttivo amministrativo/contabile presso l’area amministrativa e contabile, categoria D1, di cui il 50% riservato al personale interno. (17E06935).   COMUNE DI VINOVO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto a tempo pieno e determinato mediante contratto di formazione e lavoro per mesi dodici di istruttore amministrativo – contabile – categoria C, posizione economica C1. (17E06884).   ROMA CAPITALE CONCORSO Procedura selettiva pubblica, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di cinquanta insegnanti della religione cattolica per le scuole dell’infanzia – categoria C, posizione economica C1 – famiglia educativa e sociale. (17E06893).   ROMA CAPITALE CONCORSO Procedure selettive pubbliche, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo indeterminato di cinquanta insegnanti della scuola dell’infanzia – categoria C, posizione economica C1 – famiglia educativa e sociale e cinquanta educatori asilo nido – categoria C, posizione economica C1 – famiglia educativa e sociale. (17E06894).   UNIONE COMUNI BASSO VICENTINO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Selezione pubblica, per soli esami, per la copertura di due posti di istruttore amministrativo …

Vivere le conseguenze dell’Olocausto agli angoli della Storia

La scrittrice israeliana Esty G. Haym sarà in Italia dal 19 al 23 ottobre per due appuntamenti a Roma e Venezia L’autrice è a disposizione per interviste Una scrivania in un appartamento sul monte di Haifa. Un bicchiere di arak, una tazza di the verde per lavarsi la coscienza e una sigaretta che si consuma ogni volta come fosse l’ultima. Al centro, un’Olivetti Lettera 32, oggetto carico di simbologia, che non è solo un reperto da scrittore vintage, ma funziona come una sorta di macchina del tempo della memoria. Infatti, è battendo sui suoi tasti che Dvori Stern, cinquantenne insegnante disillusa, ricostruisce la storia di Ester-néni, una sorella minore della nonna piombata una notte a casa loro dall’Ungheria, dopo una travagliata fuga dalla cortina di ferro, con un bagaglio di sregolatezza e solarità, ma anche con un’indicibile tragedia nascosta tra le pieghe del passato. Ester-néni scriveva racconti in ungherese: è lei a introdurre Dvori al mondo della letteratura e a consegnarle l’Olivetti Lettera 32. Con la macchina le consegna anche il dovere della memoria, che presto si trasforma in un’indagine sul passato: su quella fuga rocambolesca dall’Ungheria, su ciò che Ester fece e ciò che non fece, sul perché salvò degli estranei anziché la sua famiglia… Vite agli angoli ci traghetta avanti e indietro nel tempo, raccontandoci la vita di quegli uomini e quelle donne che hanno vissuto agli angoli della Storia e le cui vicende sono scritte in una “lingua minore” che non trova spazio nei libri ma che, nondimeno, ha diritto a essere ricordata. Grazie al sostegno dell’Ufficio culturale dell’Ambasciata d’Israele, la scrittrice Esty G. Hayim sarà in Italia dal 19 ottobre per presentare il suo romanzo Vite agli angoli, pubblicato da Stampa Alternativa. Due gli appuntamenti fissati: A ROMA il 19 ottobre dalle 18.30 alla libreria Notebook dell’Auditorium Parco della Musica, dialogherà con l’autrice lo storico della Shoah Paolo Coen PIÙ INFORMAZIONI A VENEZIA il 22 ottobre alle ore 16, Esty G. Hayim incontrerà il giornalista, autore e traduttore Alon Altaras, presso il Museo Ebraico della Memoria in Campo di Ghetto Nuovo, 2902/b. L’AUTRICE – Esty G. Hayim (Giaffa, 1963), scrittrice e attrice tra le più note in Israele, ha studiato teatro e recitazione all’Università di Tel Aviv. Attualmente insegna scrittura creativa e scrive recensioni letterarie per i quotidiani del Paese. È autrice di quattro romanzi e di una raccolta di racconti brevi, che le sono valsi diversi premi. Vite agli angoli (Corner People) è stato pubblicato con grande successo di critica e ha ricevuto il Brenner Prize nel 2014. L’OPINIONE DI «HA’ARETZ» – «Il romanzo è assolutamente convincente nel seguire Dvori che, nella sua infanzia, vive in un mondo di fantasia e storie e, nella vita adulta, continua ad abitare nella stessa casa, spaventata dal mondo esterno. La scrittura è uno dei temi centrali: Dvori adulta sta scrivendo la storia della sua famiglia per dare voce alle “vite agli angoli” ma, allo stesso tempo, per affrancarsi finalmente da loro e dalle loro storie dell’Olocausto. Il romanzo va letto quindi anche come una via di fuga dalla e al contempo verso la storia familiare. Questa doppia fuga viene condotta con talento e coraggio, e dona al romanzo complessità e ricchezza». Avrahahm Balaban, «Ha’aretz»   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

UIKI : Il popolo curdo è preoccupato per le condizioni del leader Abdullah ÖCALAN

Appello Urgente alle istituzioni EU, alla Stampa e all’Opinione Pubblica Ci sono novità preoccupanti rispetto alla salute del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan. Negli ultimi due giorni alcune aree stanno diffondendo nei social media notizie sul fatto che Öcalan sarebbe morto in carcere. Noi come popolo curdo siamo preoccupati per la vita di Öcalan. Voci recenti e discussioni nei media turchi sul fatto se sia vivo o meno hanno creato gravi preoccupazioni tra i curdi in Turchia, nel Medio Oriente e in Europa, compresa l’UE. Tutti sono consapevoli della sensibilità del nostro popolo e del suo partito rispetto alla salute e alla vita del leader del popolo curdo. Tenendo a mente questo, è indispensabile che le novità che vengono diffuse non siano falsificate. Le dichiarazioni del Pubblico Ministero di Bursa non sono in alcun modo sufficienti. È un diritto fondamentale della sua famiglia, dei suoi rappresentanti legali e dell’opinione pubblica essere informati sulla salute di Öcalan. Per questa ragione deve essere permessa con urgenza una vista Öcalan da parte dei suoi legali e della sua famiglia. Non è possibile per il nostro popolo credere a una dichiarazione ufficiosa da parte del Pubblico Ministero di Bursa. Continueremo ad essere preoccupati fino a quando non avremo notizie su Abdullah Öcalan da una fonte affidabile. Il governo dell’AKP di Erdogan è direttamente responsabile per la sicurezza e la salute di Öcalan e ogni male di cui abbia sofferto. I suoi legali e la sua famiglia hanno il diritto di ricevere informazioni sulla sua situazione. • Facciamo appello al Comitato per la Prevenzione delle Tortura (CPT) perché intervenga per garantire che siano ottenute le informazioni necessarie. • Facciamo appello ai gruppi curdi e alle aree democratiche perché agiscano e chiedano spiegazioni sulla salute di Öcalan e la situazione della sua sicurezza. • Facciamo appello alle forze internazionali che hanno consegnato Öcalan alla Turchia il 15 febbraio 1999 perché intervengano in nome dell’umanità e delle loro responsabilità collettive sulla sua detenzione e sul suo processo di cui poi si è accertato che è stato iniquo e sul fatto che è stato accertato che è stato oggetto di tortura psicologica ai sensi della Convenzione Europea sui Diritti Umani (ECHR). Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia – UIKI Onlus SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

“Norme e prassi contrarie alla fiducia sulla legge elettorale messa alla Camera”

«L’INTERVISTA» Felice Besostri L’avvocato costituzionalista contesta gli argomenti usati per “blindare ” il testo Secondo “le norme e le prassi regolamentari” la presidente della Camera non poteva impedire al governo di porre la fiducia sulla legge elettorale. Così Laura Boldrini, dalle colonne del nostro giornale, ha voluto fugare ogni dubbio “sulla terzietà con la quale, anche in questo passaggio, ho esercitato la mia funzione”. Un richiamo strettamente tecnico alla consuetudine parlamentare e alla Costituzione che tuttavia non convince l’avvocato costituzionalista Felice Besostri, noto per aver presentato i ricorsi alla Consulta che hanno condotto all’abrogazione parziale del Porcellum e dell’Italicum: “Premetto che non voglio nemmeno adombrare che la presidente della Camera non abbia agito in buona fede: sarebbe troppo inquietante pensare il contrario di una delle quattro cariche di garanzia costituzionale”. Del resto, anche se avesse voluto impedire il voto di fiducia, i pareri degli uffici della Camera non lasciano dubbi. Capisco che venuta meno la prassi di nominare alla presidenza di una Camera parlamentari di lungo corso, con pratica di presidenza come vice, Boldrini non può che prendere per oro colato i suggerimenti degli uffici per i quali la prassi è Vangelo, tuttavia ci sono momenti in cui la sensibilità politica, istituzionale e soprattutto costituzionale della materia impone di verificare fino in fondo la prassi. Una prassi che però è con-solidata. Dice? In effetti l’unico precedente che giustifica la presidente è quello da lei stessa creato ammettendo tre voti di fiducia sull’Italicum nel 2015. Dimentica un precedente illustre nella storia repubblicana: al Senato, nella domenica delle Palme dell’8 marzo 1953 e porta la firma di Alcide De Gasperi. È vero, e non a caso gli uffici della Boldrini non ne fanno menzione, per tre buone ragioni; si capisce l’imbarazzo nel richiamarsi a una norma passata alla storia come “legge truffa”, ma c’è di più: il presidente della seduta di allora, Giuseppe Paratore, fece mettere a verbale, fatto inusitato, “Questo non rappresenta un precedente”. Inoltre quel “non precedente” non andava evocato dalla presidente Boldrini soprattutto perché Paratore, non avendo gradito l’imposizione del presidente del Consiglio – che si chiamava De Gasperi non Paolo Gentiloni – si dimise il 24 marzo successivo, 16 giorni dopo. Ma era un uomo di 77 anni e non agli esordi di una carriera politica. Le argomentazioni della presidente di Montecitorio non si fermano alle consuetudini: per Boldrini anche la fiducia rientra nella “procedura normale” di approvazione imposta dall’articolo 72 della Costituzione per i disegni di legge in materia elettorale. Al contrario: che non rientri nella normalità lo ha già detto la presidente Nilde Iotti nel 1980. Il famoso “lodo Iotti” prescrive che se viene posta la fiducia su una legge si esce dalla procedura normale e si entra in una speciale: del resto se fosse normale, argomenta la Iotti, quella cosa lì doveva stare nella parte seconda del regolamento della Camera dedicata al “Procedimento legislativo”, quindi al come si approvano le leggi e non nella parte terza dal titolo “Procedure di indirizzo, di controllo e di informazione”. Lo stesso regolamento della Camera, osserva ancora Boldrini, definisce dettagliatamente le materie sulle quali la questione di fiducia non può essere posta e le leggi elettorali non sono menzionate. Nell’elenco non si menzionano neanche le leggi costituzionali: la presidente abbia il coraggio di sostenere che si può approvare una riforma costituzionale con un voto di fiducia. Luciano Cerasa Fonte: Il Fatto quotidiano SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

L’ECCIDIO DI SAN GIOVANNI ROTONDO

Un oscuro episodio che si intreccia con la vita del frate di Pietrelcina Nel massacro di S. G. Rotondo Padre Pio fu con gli arditi neri Il 14 ottobre del 1920, durante il biennio rosso, 13 socialisti caddero vittime della reazione seguita alla vittoria socialista nelle elezioni amministrative del piccolo comune del Gargano. Perse la vita anche un carabiniere. (Tratto dalla relazione dell’Ispettore Generale di Pubblica Sicurezza Vincenzo Trani al Ministro degli Interni  Roma, 3 Novembre1920) “La mattina del 14 ottobre 1920, il Partito Socialista intese festeggiare la propria vittoria elettorale organizzando un corteo con le bandiere rosse e la banda musicale. Il corteo, finito il secondo giro per le vie del paese, sostò in Piazza dei Martiri deciso a inalberare la bandiera rossa, simbolo della vittoria, su uno dei balconi del Municipio. I manifestanti trovarono l‘opposizione di un ingente schieramento formato da 40 carabinieri, 82 soldati e un centinaio di sconsigliati fascisti che, sentendosi adeguatamente spalleggiati, misero in atto provocazioni e invettive. FU UN ATTIMO. La folla si urtò contro la forza pubblica, detonarono colpi di pistola e di fucili”.  “San Giovanni Rotondo, paesello del forte e dimenticato Gargano è noto in Italia per i voluti miracoli di Padre Pio, miracoli che hanno formato la fortuna di parecchi speculatori”. Le parole che abbiamo riferito non sono state scritte in questi giorni dai corrispondenti scesi a S. Giovanni Rotondo a descrivere la mesta e solitaria Pasqua del padre di Pietrelcina, estromesso, per intervento del Vaticano, dalle funzioni della Settimana Santa, dopo che la sua attività di mistico taumaturgo ha suscitato sospetti e diffidenze persino nelle gerarchie ecclesiastiche. Queste parole sono l’inizio di una corrispondenza apparsa sull’Avanti! quarantuno anni fa, esattamente il 20 ottobre 1920, per un’occasione che non ha nulla a che vedere con le inchieste di oggi sugli episodi di fanatismo religioso e sulle losche speculazioni che superstizione e ingenuità hanno alimentato. Il titolo della corrispondenza era infatti: “Il massacro di San Giovanni Rotondo”. Il massacro era avvenuto sei giorni prima, il 6 ottobre, e fu uno dei tanti che insanguinarono l’Italia nel periodo che va sotto il nome di biennio rosso, allorché più violenta si scatenò l’aggressione degli squadristi di ogni risma, fratelli della polizia e della guardia regia contro i lavoratori e le loro organizzazioni. Il legame tra Padre Pio e il sanguinoso episodio non si limita alla circostanza che il fatto avvenne nello stesso luogo dove già allora egli si era acquistato fama di artefice di miracoli più o meno “voluti”. A quell’epoca Padre Pio non era il mistico contemplativo, spargitore di grazie, che conosciamo oggi. Era anche questo, ma sebbene provato, riferiscono intempestivi agiografi – dalle notturne lotte col demonio “da cui riportava i segni visibili sul corpo”, il trentaquattrenne cappuccino conservava forza bastante per dedicarsi ad altro genere di lotte. E le lotte di quel tempo si combattevano nel modo che tutti sanno, ma Padre Pio non era uomo da tirarsi indietro. Egli aveva dato dimostrazione della sua energia fin dal primo momento che mise piede a San Giovanni Rotondo. Le cose nel paesello non andavano troppo bene. Le chiese erano poco frequentate, le osterie, invece, rigurgitavano, a quanto pare, di avvinazzati bestemmiatori. L’arrivo del frate bastò a modificare la situazione: le osterie si fecero deserte, le chiese si ripopolarono. Afferma una biografia che “sparì la bestemmia, risanarono le famiglie, si placarono gli odi e cessarono le contese”. L’effetto di tutto ciò, racconta sempre la biografia dello stigmatizzato di San Giovanni, fu che “gli avvocati non avevano più nulla da fare”. Ma la quiete non fu di lunga durata se di lì a qualche anno, cioè nel 1920, il frate di Pietrelcina si trovò a fronteggiare una situazione estremamente grave, dalla quale il 14 ottobre di quell’anno scaturì il massacro di cui parlava il nostro giornale, un eccidio in cui si ebbero 11 morti e ottanta feriti. Quale fu la parte di Padre Pio e dei suoi frati in quell’episodio e negli eventi che lo precedettero? I fatti si possono ricostruire dalla cronaca che ne dette l’Avanti! nel suo numero del 20 ottobre 1920, e dagli atti parlamentari relativi alla discussione che si svolse alla Camera il 5 dicembre dello stesso anno sul tragico episodio. Nel 1920 si stava procedendo in tutta Italia alle elezioni amministrative che segnavano un notevole successo dei socialisti. Si doveva votare anche a San Giovanni Rotondo che era retto da un commissario prefettizio, un certo Carmelo Romano, un individuo su cui pendeva anche un processo per violenza carnale. Per il timore di una vittoria socialista, si tentò di rinviare le elezioni, si verificarono diversi episodi di violenza e di intimidazione, ma infine la popolazione di San Giovanni Rotondo andò alle urne. Il blocco conservatore agrario che si esprimeva nei cosiddetti libero-popolari fu sconfitto: i socialisti ebbero la maggioranza col 1069 dei voti contro 850. Per il rinvio delle elezioni si era mosso quello che il deputato socialista Mucci nella discussione alla Camera, chiamò blocco o fascio d’ordine, che, precisò, “andava dai combattenti patriottici a Padre Pio e agli arditi neri”. In questo modo il nome del taumaturgo fu direttamente legato se non all’episodio del massacro ai suoi antefatti, alle cause che lo determinarono e ai gruppi che lo provocarono. Il clero del luogo si era dato un gran daffare per favorire nella campagna elettorale il blocco conservatore e nazionalista ma il suo intervento non era valso a mutare l’esito della consultazione. Essendosi mossi “preti e frati che in quel paese abbondano” – come si legge nel vecchio numero del nostro giornale – è difficile credere che Padre Pio non se ne era stato con le mani in mano. I socialisti, a suo giudizio, dovevano minacciare il prezioso lavoro di bonifica delle osterie che, a quanto affermano i suoi biografi, egli aveva felicemente compiuto. E’ certo comunque, perché l’affermazione di Mucci non viene contestata dal sottosegretario agli Interni Corradini, che Padre Pio era un personaggio di rilievo nel “fascio d’ordine” che tentò dapprima di opporsi alle elezioni e che …