Apprendere dalla lezione tedesca

di Paolo Bagnoli Era naturale che l’esito delle elezioni tedesche fosse atteso con particolare trepidazione. Le interpretazioni che di esso sono state date oramai si sprecano, ma in fondo, a ben vedere, se terremoto è stato, esso era in qualche modo nell’aria compresa la frana più grande e preoccupante: vale a dire, quella dei socialdemocratici che rischia, se non vengono prese iniziative strategiche di peso, di divenire strutturale. Certo che l’entrata in Parlamento della destra nazionalista e xenofoba è un dato più che preoccupante, ma se di populismo si tratta, come tutti dicono, la politica democratica è nelle condizioni di piegarla. Crediamo che possa trattarsi di un episodio grave e inquietante considerata la storia della Germania; ma solo di un episodio la cui soluzione non si può rimandare in toto e in esclusiva all’Europa perché, per prima, alla prova è messa la Germania stessa. Essa, da grande democrazia quale è, non può più avere timori nel fare i conti con se stessa; quei conti che con la riunificazione andavano reimpostati e riaggrediti. La Spd è, di par suo, messa a una prova vera e dura. Il cambio del leader alla soglia delle elezioni ha dimostrato che gli uomini politici pesano se hanno delle idee e netti profili identitari. Non ci sembra, sinceramente, che Martin Schulz avesse nemmeno uno di questi requisiti. Aveva di sicuro un sogno: diventare cancelliere invertendo i ruoli fino ad oggi ricoperti dal suo partito e dalla Cdu e, quindi, continuare nella grande coalizione, ma con la Spd sopra e la Cdu sotto. In politica tutto è possibile, ma il sogno era solo l’anticamera dell’incubo. L’annunciato passaggio all’opposizione è una scelta obbligata. Come tale, in sé e per sé, non ha niente di strategico. Qualcuno ha scritto che ora occorre una Bad Godesberg all’incontrario; se certo non è riproponibile una Spd prima di Bad Godesberg è vero che, con quella svolta, la socialdemocrazia tedesca segnò un orizzonte strategico che, senza nulla perdere della propria grandezza, la portò ad essere un forte soggetto di governo. Ma mentre a Bad Godesberg la Spd lasciava un profilo, ne usciva però subito con un altro dopo aver fatto i conti il ruolo che deve avere una forza socialista la quale, naturalmente, può cambiare con il trascorrere delle stagioni della storia senza alterare la propria funzione. Il tratto caratterizzante quel nuovo profilo era che il cambio non implicava subalternità culturale ne di soggettività sociale; di conseguenza, si poteva dialogare e collaborare con le forze democratiche antagoniste rimanendo se stessi, marcando in maniera politicamente forte il proprio ruolo socialista. Tutto questo è andato perso e l’Spd ha dovuto amaramente riconoscere di non essere più il “partito del popolo”. Essa ha pagato la subalternità alla Merkel, all’ala moderata del Paese, ha scontato pure la blairizzazione causata dal cancellierato di Gerhard Schroder tra il 1998 e il 2005 che aveva addirittura ribattezzato il partito “neue mitte” – nuovo centro – e poi abbiamo scoperto che, per lui, il centro vero stava a Mosca! Il blairismo ha fatto al socialismo europeo danni storici, ma come dimostra Jeremy Corbyn basta fare i socialisti per far rinascere il socialismo. Se ce ne fosse uno in ogni Paese il socialismo non sarebbe ridotto così come lo è adesso anche se in Italia il Corbyn di turno dovrebbe essere capace di realizzare addirittura una resurrezione. Intendiamoci non è che a livello amministrativo di governo i socialdemocratici tedeschi siano rimasti inoperosi; anzi, su alcune questioni di grande rilevanza – salario minimo, abbassamento dell’età pensionistica, fondi per la scuola, agevolazioni per le famiglie – hanno ottenuto risultati che vanno a loro merito, ma ciò non è valso a impedirne la caduta. La ragione è molto semplice: il buon governo non basta a connotare l’identità socialista perché il socialismo è trasformazione profonda della società; mutazione continua verso nuovi livelli di società democratica unendo la mobilitazione sociale all’azione politica. Il socialismo è un progetto di società e di rapporti sociali, economici e politici. Tale progetto l’Spd non ce l’ha; se non se lo dà, quello che abbiamo visto è solo l’inizio della frana. La lezione dovrebbe servire anche ai socialisti degli altri Paesi; eccetto i portoghesi che lo hanno capito da soli sfidando l’Europa con le sue troike e ragionieristici teoremi riguardanti solo e quasi esclusivamente la liberalizzazione dei mercati. Auguriamoci che, per la democrazia tutta e non solo per i socialisti, la lezione tedesca serva. Infine, sullo scenario, non è mancata l’uscita di Walter Veltroni che, nel commentare l’ennesimo segno di una crisi generalizzata del socialismo, ha avuto l’ardire di dichiarare: «Per fortuna l’Italia dieci anni fa ha fatto la scelta coraggiosa del Partito democratico». Ci domandiamo: ma che c’entrano Veltroni e il Pd con il socialismo che, come comprovato dalla storia, appartiene alla sinistra? Se crisi del Pd ci sarà essa riguarderà un altro ambito storico, politico e culturale. Fonte: Nonmollare quindicinale post azionista SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXXV Congresso Psi 1963

XXXV Congresso – Roma 25-29 Ottobre 1963 Il dibattito precongressuale vede la contrapposizione fra la corrente di «Autonomia socialista», tornata unita dopo la spaccatura del 17-18 giugno, e la corrente di «Sinistra socialista» nella quale sono confluite le correnti di Tullio Vecchietti e Lelio Basso. Infine la mozione Per l’unità del Partito presentata da Sandro Pertini. Tema del confronto: la partecipazione organica del PSI ad un governo di centro-sinistra. Tesi sostenuta da «Autonomia socialista», e contrastata dalla «Sinistra» che teme un cedimento del partito e subordina ogni eventuale partecipazione al governo a non negoziabili condizioni programmatiche da porre alla DC. Già votazioni delle sezioni e dei congressi provinciali la corrente autonomista, Nenni – De Martino- Lombardi, conquista la maggioranza assoluta: 278.324 voti alla mozione su 478.324 contro 190.492 alla sinistra, 10.568 a Per l’unità del partito e 5.428 le astensioni. Il segretario Pietro Nenni nella relazione d’apertura indica le ragioni che motivano la scelta di centro-sinistra che ritiene un passaggio decisivo per lo sviluppo della democrazia e per le riforme. Tullio Vecchietti, presentando la mozione di cui è firmatario illustra le sue critiche alle posizioni di maggioranza ed elenca i fondamentali discrimini, non negoziabili, da porre agli altri partiti. Un intervento in cui si già si avvertono le premesse che porteranno, al momento del voto al governo Moro (dicembre 1963), alla scissione e alla formazione del «Partito socialista di unità proletaria» (PSIUP). Vince il Congresso con il 57, 42% la corrente di Nenni all’interno della quale, tuttavia si registrano accenti diversi. In particolare la posizione di Lombardi che, nel dibattito congressuale, pone condizioni vincolanti all’incontro con la DC e precisando il significato delle riforme rivendicate dal PSI carica di forza rinnovatrice il centro-sinistra. La Sinistra socialista ottiene il 39,9% e Unità per il Partito il 2,18%. La mozione conclusiva autorizza il gruppo dirigente ad avviare le trattative per la formazione di un governo con la DC, il PSDI, il PRI. Il Congresso conferma Nenni segretario, Francesco De Martino vicesegretario e Giovanni Pieraccini vicesegretario e direttore dell’Avanti! con Franco Gerardi vicedirettore.   «Avanti! 25 -30 ottobre 1963» SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXXIV Congresso Psi 1961

XXXIV Congresso – Milano 16-18 Marzo 1961 Pietro Nenni nella relazione introduttiva ripropone la possibilità dell’appoggio del PSI ad un nuovo governo di centro sinistra, affronta il tema delle riforme e della lotta agli squilibri territoriali e sociali. Molto si sofferma sulle questioni internazionali criticando la divisione del mondo in blocchi contrapposti e l’esito della Conferenza degli 81 partiti comunisti che si è svolta a Mosca, da cui – a suo avviso – non è venuta alcuna proposta positiva. Una linea di neutralismo in politica estera. Tullio Vecchietti, leader della sinistra, critica la politica di alleanza con la DC. Lelio Basso, leader di “Alternativa democratica”, polemizzando con Nenni, contesta la logica dei “due tempi” , prima la democrazia, poi il socialismo. Nenni vince con il 55% , ma perde il 3% rispetto al precedente congresso, le sinistre unite raggiungono circa il 42%., avanzando del 3,61%. Il Congresso conferma Pietro Nenni segretario nazionale ed elegge Francesco De Martino vice segretario. Degli 81 componenti del comitato centrale, 45 vanno ad “Autonomia”, 29 alla sinistra, 6 alla corrente di Basso, 1 a Pertini.   «Avanti! 16 -19 marzo 1961» SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXXIII Congresso Psi 1959

XXXIII Congresso – Napoli 15-18 gennaio 1959 Il Congresso, nonostante, la vittoria della linea di Pietro Nenni e della sua corrente, “Autonomia”, non scioglie il nodo del rapporto con la DC. La relazione non si sbilancia sulle prospettiva, conferma l’autonomia del PSI dal PCI , e in attesa di un mutamento dei rapporti di forza esclude una partecipazione socialista al governo con la DC  e l’unificazione con il PSDI. La linea degli “ autonomisti” ( 58,30%)  prevale su quella della sinistra  di Tullio Vecchietti e Dario Valori (32,65%) , e quella della sinistra libertaria di Lelio Basso ( 8,73%). Nenni è rieletto segretario nazionale, Francesco De Martino, vicesegretario. La nuova direzione composta inoltre da  Lombardi, Pieraccini, Mancini, Mazzali, Paolicchi, Venturini, De Pascalis, Tullia Carretoni, Cattani, S. Gatto, Corona, Jacometti  è votata solo dagli autonomisti (47) , si astengono i sostenitori di Basso (7) vota contro sinistra di Vecchietti (27). Una direzione monocolore formata solo da esponenti di “Autonomia”.   «Avanti! 15 -20 gennaio 1959»   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXXII Congresso Psi 1957

XXXII Congresso – Venezia 6-10 febbraio 1957 Dopo il XX Congresso del PCUS e i fatti d’Ungheria, Nenni prosegue nella sua condanna dell’URSS e la sua critica al PCI e si va sempre più precisando l’obiettivo dell’apertura a sinistra verso la DC e dell’unificazione con il PSDI. Contro si pronunciano gli ex-morandiani guidati da Vecchietti e Valori.  La linea di Nenni ottiene la maggioranza, tuttavia nella votazione del Comitato centrale su 81 componenti risultano eletti solo 27 nenniani a fronte di 31 «morandiani», 14 «bassiani» e   9 «pertiniani». Dopo complesse trattative Nenni accetta la conferma a segretario con una Direzione composta da 11 membri della sua corrente, 6 morandiani e 2  bassiani. Entrano in segreteria Basso, De Martino e Vecchietti. «Avanti! 7 -12 febbraio 1957»   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXXI Congresso Psi 1955

XXXI Congresso – Torino 31 marzo-3 aprile 1955 Il Congresso si svolge a pochi giorni dalla sconfitta della CGIL nelle elezioni delle commissioni interne alla Fiat. Pietro Nenni, con il consenso di Morandi e le riserve di Basso e Lussu, avvia il dibattito sull’ apertura a sinistra verso la DC, per un governo che promuova una politica riformatrice, ma senza interrompere la collaborazione fra PSI e PCI. Espressione di questa linea l’Appello al Paese lanciato a conclusione del Congresso. Nella relazione Nenni afferma che il PSI accetta la Nato come alleanza puramente «difensiva e geograficamente limitata». Il congresso elegge segretario nazionale Pietro Nenni e vice segretario Rodolfo Morandi; la direzione nazionale risulta composta da De Martino, Foa, Vincenzo Gatto, Lami, Lizzadri, Lombardi, Panzieri, Pertini, Santi, Targetti, Tolloy, Valori, Vecchietti.   «Avanti! 30 marzo – 3 aprile 1955» SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Socialisti, Ebrei, Rivoluzionari: LA STORIA DEL BUND

Questo interessantissimo volume scritto da Massimo Pieri* e recentemente pubblicato dall’editore Mimesis tratta di un argomento sicuramente poco noto ai lettori italiani, ma non per questo meno importante per la storia del socialismo rivoluzionario: il Bund, ovverosia l’Unione dei Lavoratori Ebrei di Russia, Polonia e Lituania e cioè il movimento socialista rivoluzionario ebraico, fondato a Vilna (Vilnius) nell’ottobre del 1897, molto attivo nelle province nord occidentali dell’impero zarista ad altissima presenza ebraica askenazita e decisivo anche per la nascita di poco successiva, nel marzo del 1898, del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR). Come spiega Valentina Sereni nella Prefazione, Doikeyt è un’espressione yiddish che corrisponde al tedesco Da-keit e significa all’incirca “stare qui”, essere coscientemente “qui”, in un ben preciso luogo ed “ora”, in un determinato e particolare momento. Pertanto, lo slogan usato dai bundisti “Doikeyt. Noi siamo qui ora!” è un’espressione carica di consapevolezza pratico-politica e di progettualità conflittuale; indica la coscienza di essere un qualcosa – classe, movimento, gruppo nazionale – in un luogo e in un tempo precisi al fine di sostenere una legittima e necessaria lotta per la conquista dei diritti, per il cambiamento delle strutture economico-sociali e dei rapporti di produzione, per l’abolizione della società classista e del capitalismo. Ma a questi obiettivi si aggiungono poi quelli propriamente ebraici – definibili come “nazionali”, seppur con un’accezione parecchio diversa da quella solitamente in uso – che richiedono il riconoscimento delle tradizioni e delle abitudini di vita di un popolo, della lingua yiddish, dell’identità e della cultura ebraiche e che sfociano nella difesa armata contro l’antisemitismo e i pogrom, ancora molto frequenti in Russia a cavallo tra XIX e XX secolo. Tutto questo grazie alla formazione di un movimento politico e di un programma rivoluzionari, alla intrapresa di iniziative di lotta non solo radicali ed incisive nel contesto dell’impero russo, ma anche decisamente originali e spesso non comprese appieno né condivise all’interno dell’internazionalismo socialista tra fine 800 e inizio 900. Molto attivo nelle rivoluzioni russe del 1905 e del 1917, il Bund incontrò la diffidenza del partito bolscevico per profonde divergenze ideologiche riguardo al modo di intendere forma e compiti del partito e riguardo alla “questione nazionale”, che l’Unione dei lavoratori ebrei intendeva nei termini della rivendicazione di una identità nazionale e culturale all’interno di un quadro e secondo logiche autenticamente federaliste ed “internazionaliste”, antistataliste, anticentraliste ed antiautoritarie. Un’idea di nazione senza nazionalismo e senza stato, di nazione senza territorio che risultò eccentrica rispetto alle categorie teoriche del marxismo leninista che tacciò di separatismo, particolarismo e ambiguità reazionaria le idee espresse dal Bund, che negli anni Venti e Trenta continuò la propria attività politica soprattutto in Polonia, dove al momento dello scoppio della guerra nel ’39 contava centomila iscritti e otteneva buoni risultati elettorali. Le analisi e le considerazioni di Pieri iniziano con un dettagliato excursus storico sui rapporti tra ebraismo e società e cristianesimo russi, a partire dal XV secolo e dall’assunto di fondo per cui da sempre il cristianesimo ortodosso fu inteso come base dello Stato russo e in tal modo fu stretto un insolubile legame tra le istituzioni politiche e quelle religiose, tra lo zar e il patriarca, tra l’autorità, anche divina, del monarca e l’autorità, anche politica, della Chiesa: una sorta di simbiosi tra cesaropapismo zarista e ierocrazia ortodossa che produsse l’effetto della totale identità e della sovrapposizione tra cristianità, stato russo e suolo russo. In un contesto di questo tipo, le possibilità di inserimento ed integrazione sociali e culturali degli ebrei furono minime se non inesistenti, a meno che non intervenissero la conversione al cristianesimo ed il battesimo. Insomma – potremmo aggiungere – è la situazione che Raul Hilberg, nel suo libro fondamentale sulla shoah, La distruzione degli ebrei d’Europa, descrive con le espressioni: “se rimanete ebrei, non potete vivere tra noi” (per indicare le politiche di conversione forzata praticate nell’Europa cristiana dal medioevo in poi); oppure con l’espressione “non potete vivere tra noi” (per indicare le politiche di espulsione o di respingimento delle moderne monarchie assolute cristiane). Le accuse e i pregiudizi antiebraici – ricorda l’autore sulla scorta soprattutto delle ricerche e degli studi di Leon Poliakov – erano anche in Russia i medesimi diffusi in tutta l’Europa cristiana e quasi tutti declinazioni e varianti del paradigma deicida. Violentissimo fu l’atteggiamento delle autorità politiche e militari che in più occasioni ordinarono e perpetrarono stragi, come nel caso dell’annessione dell’Ucraina orientale nel 1645, quando circa trecentomila ebrei ucraini furono massacrati dai cosacchi, oppure nel corso della guerra polacco-svedese del 1655-56, quando i russi occuparono Bielorussia e Lituania e si accanirono contro gli ebrei del luogo. Di seguito fu imposto l’interdetto agli ebrei affinché non entrassero nel territorio della “vecchia Russia” e in particolare a Mosca e lo stesso interdetto fu fatto valere per la nuova capitale dell’impero, San Pietroburgo, ai tempi di Pietro il Grande (1682-1725). Un aumento considerevole della presenza ebraica in Russia si registrò a seguito delle tre cosiddette “spartizioni polacche” (1772, 1793, 1795), dopo l’età napoleonica, con il Congresso di Vienna e quindi con l’annessione della Bessarabia e delle regioni baltiche e di una parte dell’antico Regno di Polonia ben più estesa di quella già precedentemente sotto il potere dei Romanov. In tal modo proprio la Russia che aveva sempre manifestato ostilità assoluta contro gli ebrei divenne il paese con la quota maggiore di popolazione ebraica in tutta Europa. Con Caterina II si stabilirono le regioni e le città in cui gli ebrei potessero vivere, lavorare, commerciare e questo di fatto portò ad una politica di reclusione degli ebrei nelle regioni di Ucraina, Bielorussia, Lituania e Polonia, che andarono a formare la cosiddetta Zona. L’imperatrice dichiarò anche di voler espellere tutti gli ebrei che non si convertissero al cristianesimo greco-ortodosso, ma il progetto non si realizzò; iniziò invece la politica di ghettizzazione, che doveva confinare la presenza degli ebrei di Russia in territori e sottoporli ad una legislazione speciale rispetto ai sudditi cristiani (p. 21). Al confino fisico si aggiunsero ben presto altre forme di isolamento e discriminazione, di …

Libertà per Abdullah Öcalan e per tutte le prigioniere e i prigionieri politici Pace in Kurdistan & Democrazia in Medio Oriente

APPELLO ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 7 OTTOBRE A MILANO Crescono le preoccupazioni relative alla salute e alla sicurezza del presidente del popolo curdo Abdullah Öcalan. Da due anni vi è un assordante silenzio sulle sue condizioni. Dall’ultima visita avvenuta il 27 luglio 2011, i costanti appelli per autorizzare la visita degli avvocati non hanno prodotto alcun risultato. Anche un comitato internazionale che comprende deputati del Parlamento Europeo, sindacalisti, accademici e attivisti dei diritti umani provenienti da diversi paesi ha chiesto di poter visitare il carcere di Imralı ma la richiesta è rimasta senza risposta. Tutte queste richieste sono state respinte con motivazioni poco plausibili. Gli avvocati hanno fornito informazioni utili al Comitato per la Prevenzione della Tortura, un organismo del Consiglio d’Europa dotato dell’autorità necessaria per visitare le carceri degli stati membri (compresa la Turchia) e di riferire sulle violazioni dei diritti umani rilevate. Il CPT ha visitato il 28 aprile 2016 il carcere di Imrali, ma contrariamente alle precedenti visite non ha ancora pubblicato il rapporto, e questo perchè la Turchia non lo ha approvato. È inconcepibile che davanti a un tale oscuramento delle informazioni il CPT oggi rimanga in silenzio. Inoltre, mentre crescono le preoccupazioni per la sicurezza di Abdullah Öcalan e degli altri detenuti dopo il tentativo di colpo di stato del 15 luglio 2016, il CPT ha visitato molti centri di detenzione ma non il carcere di Imralı: ciò fa supporre un tacito “patto del silenzio” sulla questione di Imrali. Gli avvenimenti che si sono verificati in tutto il paese dal processo di Imralı nel 1999 ad oggi hanno dimostrato chiaramente che ogni qualvolta sono state portate avanti politiche di sicurezza nell’approccio alla questione curda, l’isolamento a Imrali si è acuito. C’è un evidente analogia tra le condizioni in cui si trova il paese e l’assoluto isolamento del presidente Abdullah Öcalan. Da un lato la Turchia sta attraversando una fase di profondo caos e conflitto, e dall’altro si verifica un totale oscuramento mediatico su Imralı mentre viene impedito ogni incontro. È un segnale concreto che anche piccoli contatti con Abdullah Öcalan possono creare un’atmosfera veramente positiva in tutta la società. Abdullah Öcalan, nonostante le condizioni di assoluto isolamento, ha reso la soluzione pacifica e democratica della questione curda la propria ragione d’essere. La sua libertà significa la libertà non soltanto del popolo curdo ma anche degli altri popoli della regione. Il semplice fatto che il popolo curdo adesso sia diventato un attore importante in Medio Oriente e che il modello del Rojava venga generalmente accettato come modello democratico è un merito che gli viene attribuito. Non solamente i curdi, ma in primo luogo i popoli del Medio Oriente e molte forze sociali stanno adottando il paradigma di Öcalan e stanno lavorando attivamente per la sua attuazione. Milioni manifestano per la sua libertà ormai da molti anni a livello internazionale per condannare l’isolamento imposto dallo Stato turco nei confronti di Abdullah Öcalan che da 18 anni si trova in isolamento. Oltre 10 milioni di persone hanno già firmato l’appello internazionale per la sua libertà. Lo slogan di queste manifestazioni è stato e sarà “Libertà per Öcalan”. In questo contesto la comunità curda in Italia ha promosso una manifestazione a Milano il 7 ottobre 2017 alla vigilia del 9 ottobre, data che ha segnato l’inizio del complotto internazionale che ha portato al rapimento del leader del popolo curdo. Chiediamo all’opinione pubblica di essere consapevole e di dar voce a proteste democratiche contro l’isolamento del presidente Öcalan e per fare in modo che l’attuale “sistema Imrali”, inaccettabile sul piano umano, legale e politico, venga smantellato. Chiediamo all’opinione pubblica, alle organizzazioni della società civile, ai partiti e alle organizzazioni sindacali di sostenere la mobilitazione organizzata dalla comunità curda in Italia e di partecipare alla manifestazione nazionale a Milano il 7 ottobre 2017 alle ore 15 da Porta Venezia. Abbiamo bisogno anche della tua voce! LIBERTÀ PER ÖCALAN! Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia – UIKI Onlus Comunità curda in Italia Rete Kurdistan Italia Per Adesioni: info@uikionlus.com info@retekurdistan.it SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ROSATELLUM 2.0: Farà la stessa fine del “PORCELLUM” e dell’ITALIKUM

Quest’oggi, 2 ottobre 2017, a Montecitorio nell’Aula dei Gruppi Parlamentari si è tenuta la  riunione degli Avvocati Antitalikum, introdotta dal Coordinatore Avv. Felice Besostri con gli interventi degli Avvocati: Palumbo, Sarno, Ricciardi, Caputo, Sentimenti, Paolini e Di Stasi. “Al centro del nostro lavoro è stata la legge elettorale – ha dichiarato Felice Besostri, Coordinatore degli avvocati Antitalikum – perché ancora oggi non siamo riusciti ad avere una legge costituzionale di tipo proporzionale” E ha aggiunto  “La maggioranza solo numerica del Parlamento non si è rassegnata alla sconfitta del 4 dicembre e cerca una rivincita con la terza legge incostituzionale, cioè il Rosatellum 2.0”. Gli Avvocati hanno preso atto con soddisfazione dell’esito della loro iniziativa soltanto  grazie alla quale si è ottenuto l’annullamento parziale dell’Italicum nella parte più pericolosa, cioè l’attribuzione di un premio di maggioranza eccessivo con il trucco del ballottaggio tra le due liste più votate.  Gli Avvocati hanno sottolineato che la questione più urgente è ottenere l’armonizzazione tra le leggi elettorali per la Camera e per il Senato, armonizzazione che richiede in via prioritaria l’eliminazione del premio di maggioranza alla Camera con il 40% dei voti validi e la riduzione delle soglie d’accesso del Senato fissate all’8% e la 20% a fronte di un 3% alla Camera. Gli Avvocati confidano di portare questa questione all’attenzione della Corte grazie alle decisioni che dovranno essere prese nel giro di un mese dai Tribunali dell’Aquila, di  Messina, di Lecce e di Venezia. “In ogni caso – ha detto l’Avv. Besostri – avendo già predisposto i ricorsi, siamo in condizione di portare all’attenzione alla Consulta eventuali profili di incostituzionalità del Rosatellum 2.0”. E ha aggiunto: “Il voto congiunto tra candidati uninominali e liste proporzionali bloccate, esteso a tutta Italia dal Rosatellum 2.0, è già presente nelle norme speciali per il Trentino Alto Adige, in violazione del voto personale, libero e diretto, come eccepito nei ricorsi Antitalikum”. Il gruppo degli Avvocati Antitalikum ha deciso di estendere la sua sorveglianza sulla costituzionalità delle Leggi elettorali a quelle regionali e per le Province e le Città metropolitane, presentando i ricorsi nei competenti Tribunali ordinari ovvero impugnando davanti ai Tar i risultati elettorali. “Lo scopo che anima gli avvocati Antitalikum è quello di consentire agli elettori di votare liberamente e secondo Costituzione e non di impedire l’adozione di nuove leggi elettorali che è compito del Parlamento. Gli Avvocati vogliono solo vigilare sul rispetto della Carta e in questo modo contribuire all’azione dei Parlamentari”, ha concluso Besostri. Fonte: criticaliberale.it SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXX Congresso Psi 1953

XXX Congresso – Milano 9-11 gennaio 1953 Pietro Nenni ribadisce la politica della «alternativa socialista» e il neutralismo in politica estera . Il Congresso decide che il partito si presenterà alla prossime elezioni politiche con il proprio simbolo. Riaffermata la validità del patto di unità d’azione con il PCI. Nenni e Morandi sono rispettivamente riconfermati segretario nazionale e vice segretario.   «Avanti! 8-13 gennaio 1953» SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it