Un tempo le donne lottavano per la loro emancipazione

Si discute tanto degli stupri e delle violenze sulle donne ma poi, quella che ci si para dinanzi è la solita tragedia annunciata. Cinque, dieci denunce cadute nel vuoto, atti di violenza anticipatori dell’irrimediabile sciagura, una escalation di violenza legittimata da una colpevole inerzia, in grado di arginarsi soltanto dinanzi all’irreparabile tragedia. Un tempo le donne lottavano per la loro emancipazione, per la parità tra i sessi e nell’arco di 50 anni hanno raggiunto tutti i traguardi afferenti il principio costituzionale dell’uguaglianza (art. 3), partendo dal riconoscimento del diritto di voto (1946), considerando poi, il libero accesso alle cariche pubbliche ed alle diverse opportunità di lavoro. Anche il diritto di famiglia si è adeguato al mutare dei tempi e se oggi possiamo parlare di parità non più come ambito traguardo, ma come obiettivo quasi raggiunto in ogni campo, lo dobbiamo principalmente a coloro che si sono faticosamente spese per questo. Le donne di allora non pretendevano rendite di posizione ed avevano, magari poche rappresentanti, ma veramente degne. Chi veniva eletta aveva una propria storia, spesso sia di militanza attiva che di lotta, e non di “letto”. La maggior parte di loro non era avvenente, ma avveduta. Molte di loro provenivano dalla fabbrica, o dai campi e le più fortunate dal circuito accademico. La Anselmi, la Iotti, la Merlin non erano delle star, non riempivano le copertine dei rotocalchi per le loro peculiarità estetiche, anche se il gossip non le ha risparmiate, ma avevano una loro linea di azione politica chiara e rigorosa. Oggi nella società del privilegio e della cortesia le donne si sono un po’ sedute, quasi appagate, e si lasciano rappresentare da consimili con ben altre esperienze, alcune addirittura scevre di una qualche esperienza, competenza, capacità (lo stesso metodo che peraltro, seleziona gli uomini), ma sempre con la disonesta ambizione di emergere e rappresentare probabilmente il nulla. Quel nulla che non sfugge neanche alla matematica nulla più nulla uguale nulla. Anche se ci sono poi, coloro che si illudono che dal nulla nasca il paradiso, salvo essere immediatamente smentiti dalla scienza esatta … nulla per nulla e’ sempre uguale a nulla. È pertanto, così che nascono le leggi protezione, quelle che creano una riserva, un’ansa di privilegio assoluta come la parità di genere nelle cariche pubbliche, nei consigli di amministrazione ed altrove. Una parità imposta, arrogante e mortificatrice del merito e della qualità, le quali non attengono chiaramente all’uomo o alla donna nella loro diversità, ma al genere umano nella sua indifferenza tra i sessi. Il vertice di una azienda pubblica oggi, non è un luogo di meritevoli a prescindere dal sesso, ma per legge un luogo popolato da coppie, un uomo ed una donna una donna e un uomo sovvertendo così, le più elementari regole dell’economia. Agli occhi e soprattutto nelle menti di eccelsi odierni legiferanti un’azienda si regge non tanto in ordine ad acclarate capacità ed a scelte sapienti, ma in virtù di una accurata visita anatomica in cui prioritaria dovrà risultare la certificazione di un pari numero di sessi diversi. Poi se si scambia la pubblica amministrazione e le sue aziende per una grande Arca di Noè, poco importa dopotutto per le eventuali inefficienze di impresa (sarebbe più corretto forse parlare di dissidi di coppia) c’è sempre “pantalone” che paga. Oggi, la cosa più importante è imporre per la donna posizioni di vertice, garantirle un successo di genere, e non di merito. Si fa del tutto per trattarle come portatrici di handicap incapaci di proporsi per le loro qualità, considerandole talmente inette ed incapaci da riservargli posti pre-assegnati. E poi cosa accade? Che un Parlamento così attento a tali cortesie si dimentica di scrivere norme civilta che siano in grado di tutelare l’incolumità della donna, la sua dignità di essere umano ed di garantirle il sacrosanto diritto di vivere senza il timore o l’angoscia di essere sopraffatta, violentata e mercificata tra l’indifferenza generale, sopratutto di coloro che la impongono laddove non serve soltanto per lavarsi la coscienza per quanto non fanno per tutelarla da orchi feroci, prepotenti ed indisturbati. Basterebbe poco. Basterebbe rimettere mano alla legge! E per farlo servirebbe semplicemente utilizzare la MENTE, ma capisco che al giorno d’oggi non è cosa da poco. Enrico Michetti SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ANSA Legge Elettorale: Besostri, cambiare Rosatellum 2.0 o ricorso

ANSA Notiziario Nazionale, lunedì 02 ottobre 2017 L.elettorale: Besostri, cambiare Rosatellum 2.0 o ricorso L.elettorale: Besostri, cambiare Rosatellum 2.0 o ricorso     (ANSA) – ROMA, 2 OTT – “La maggioranza solo numerica del  Parlamento non si è rassegnata alla sconfitta del 4 dicembre e  cerca una rivincita con la terza legge incostituzionale, cioè il  Rosatellum 2.0″. Lo ha dichiarato Felice Besostri, Coordinatore  degli “Avvocati antitalikum” al termine della loro riunione  tenutasi nell’Aula dei Gruppi della Camera. Besostri chiede che  il Rosatellum 2.0 sia modificato “almeno eliminando il voto  congiunto tra collegio uninominale e listino”, preannunciando un  ricorso alla Corte Costituzionale nel caso venga approvato dal  Parlamento così come è oggi.     “Al centro del nostro lavoro è stata la legge elettorale – ha  dichiarato Besostri – perché ancora oggi non siamo riusciti ad  avere una legge costituzionale di tipo proporzionale”.     Gli Avvocati hanno sottolineato che “la questione più urgente  è ottenere l’armonizzazione tra le leggi elettorali per la  Camera e per il Senato, armonizzazione che richiede in via  prioritaria l’eliminazione del premio di maggioranza alla Camera  con il 40% dei voti validi e la riduzione delle soglie d’accesso  del Senato fissate all’8% e al 20% a fronte di un 3% alla  Camera”. Gli Avvocati confidano di portare questa questione  all’attenzione della Corte grazie alle decisioni che dovranno  essere prese nel giro di un mese dai Tribunali dell’Aquila, di  Messina, di Lecce e di Venezia.     “In ogni caso – ha detto l’Avv. Besostri – avendo già  predisposto i ricorsi, siamo in condizione di portare  all’attenzione alla Consulta eventuali profili di  incostituzionalità del Rosatellum 2.0″. Infatti “il voto  congiunto tra candidati uninominali e liste proporzionali  bloccate, esteso a tutta Italia dal Rosatellum 2.0, è già  presente nelle norme speciali per il Trentino Alto Adige, in  violazione del voto personale, libero e diretto”.  (ANSA).       IA  02-OTT-17 16:12 NNN – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – AGI, lunedì 02 ottobre 2017 L.Elettorale: Besostri, Rosatellun 2.0 finira’ come Italicum = (AGI) – Roma, 2 ott. – “La maggioranza solo numerica del  Parlamento non si e’ rassegnata alla sconfitta del 4 dicembre e  cerca una rivincita con la terza legge incostituzionale, cioe’  il Rosatellum 2.0″. Lo afferma Felice Besostri, coordinatore  degli Avvocati Antitalikum, durante una conferenza stampa a  Montecitorio.      “Al centro del nostro lavoro e’ stata la legge elettorale –  spiega – perche’ ancora oggi non siamo riusciti ad avere una  legge costituzionale di tipo proporzionale”. Besostri ricorda  inoltre il lavoro fatto con gli altri avvocati dl coordinamento  per ottenere l’annullamento parziale dell’Italicum, nella parte  riguardante l’attribuzione di un premio di maggioranza,  giudicato eccessivo, per mezzo del ballottaggio tra le due  liste piu’ votate.      La questione piu’ urgente, sottolinea, e’ ottenere  l’armonizzazione tra le leggi elettorali per la Camera e per il  Senato, armonizzazione che richiede in via prioritaria  l’eliminazione del premio di maggioranza alla Camera con il 40%  dei voti validi e la riduzione delle soglie d’accesso del  Senato fissate all’8% e la 20% a fronte di un 3% alla Camera.  Per questa ragione il coordinamento confida di portare la  questione all’attenzione della Corte grazie alle decisioni che  dovranno essere prese nel giro di un mese dai Tribunali  dell’Aquila, di Messina, di Lecce e di Venezia. (AGI)  Mol  (Segue)  021630 OTT 17  NNN – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – AGI, lunedì 02 ottobre 2017 L.Elettorale: Besostri, Rosatellun 2.0 finira’ come Italicum (2)= (AGI) – Roma, 2 ott. – “In ogni caso – sottolinea Besostri –  avendo gia’ predisposto i ricorsi, siamo in condizione di  portare all’attenzione alla Consulta eventuali profili di  incostituzionalita’ del Rosatellum 2.0″. E ha aggiunto “Il voto  congiunto tra candidati uninominali e liste proporzionali  bloccate, esteso a tutta Italia dal Rosatellum 2.0, e’ gia’  presente nelle norme speciali per il Trentino Alto Adige, in  violazione del voto personale, libero e diretto, come eccepito  nei ricorsi Antitalikum”.      Il gruppo si pone ora l’obiettivo di estendere la sua  sorveglianza sulla costituzionalita’ delle Leggi elettorali a  quelle regionali e per le Province e le Citta’ metropolitane,  presentando i ricorsi nei competenti Tribunali ordinari ovvero  impugnando davanti ai Tar i risultati elettorali. “Lo scopo che  anima gli avvocati Antitalikum e’ quello di consentire agli  elettori di votare liberamente e secondo Costituzione e non di  impedire l’adozione di nuove leggi elettorali che e’ compito  del Parlamento. Gli Avvocati vogliono solo vigilare sul  rispetto della Carta e in questo modo contribuire all’azione  dei Parlamentari”, conclude Besostri. (AGI)  Mol  021630 OTT 17  NNN – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – ADN Kronos, lunedì 02 ottobre 2017 L.ELETTORALE: BESOSTRI, SE ROSATELLUM BIS NON CAMBIA PRONTO RICORSO =       L.ELETTORALE: BESOSTRI, SE ROSATELLUM BIS NON CAMBIA PRONTO RICORSO =        L’avvocato ‘affossatore’ di sistemi voto spiega sua strategia,  pronto anche il piano B        Roma, 2 ott. (AdnKronos) – “Non c’è due senza tre… Se non viene  cambiato almeno il voto congiunto tra candidato uninominale e lista  proporzionale bloccata, il Rosatellum bis farà la stessa fine di  Porcellum e Italicum…”. Felice Besostri, avvocato  amministrativista, considerato ‘l’affossatore’ delle leggi elettorali  (dal Porcellum all’Italicum a quelle delle regioni Lombardia, Campania  Umbria e Campania) spiega la sua strategia processuale, a colpi di  ricorsi, per bloccare le distorsioni dei sistemi di voto e dice la sua  sul ‘Rosatellum bis’.        ”Cambino la parte relativa al voto congiunto -sottolinea l’ex  senatore dei Ds, pronto a impugnare il testo su cui c’è l’accordo di  Fi-Pd-Lega qualora venga approvato dal Parlamento così com’è- e non  faccio il ricorso. …

XXIX Congresso Psi 1951

XXIX Congresso – Bologna 17-21 gennaio 1951 Si svolge a Bologna, dal 17 al 21 gennaio, il 29° Congresso nazionale del Partito socialista italiano (PSI). Il prevalere della sinistra di Nenni, Morandi e Pertini avvicina la politica socialista alle posizioni di Togliatti e del Partito comunista. In piena guerra fredda, vi è la convinzione dello scoppio imminente della Terza guerra mondiale. I temi principali del congresso vertono quindi sulla politica estera e sulla pace. Votata una mozione unitaria che ribadisce la linea del precedente Congresso . Pietro Nenni è confermato segretario.   «Avanti! 18-21 gennaio 1951»     SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXVIII Congresso Psi 1949

XXVIII Congresso – Firenze 11-16 maggio 1949 Il Congresso di Firenze segna la sconfitta della Direzione uscente. Prevale con il 51% la sinistra di Nenni e Morandi. Nenni viene eletto segretario e Sandro Pertini direttore dell’Avanti! La direzione è così composta: Lelio Basso, Amerigo Bottai, Nazareno Buschi, Luigi Cacciatore, Elena Caporaso, Laura Conti, Achille Corona, Francesco De Martino, Michele Giua, Oreste Lizzadri, Lucio Luzzatto, Alcide Malagugini, Lionello Matteucci, Guido Mazzali, Rodolfo Morandi, Pietro Nenni, Sandro Pertini, Luigi Renato Sansone, Ferdinando Targetti, Azzo Toni, Alberto Trebbi. Il congresso si conclude con l’uscita dal partito del gruppo che fa capo a Giuseppe Romita, il quale fonda il Psu.   «Avanti! 11-15-17 maggio 1949» SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXVII Congresso Psi 1948

XXVII Congresso – Genova 27 giugno – 1º luglio gennaio 1948 Sul Congresso pesa la sconfitta del «Fronte» nelle elezioni 18 aprile. Si dimostra la difficoltà di costruire una maggioranza nel partito. Al Congresso prevale la linea di autonomia dal PCI della corrente «Riscossa socialista» con 227.609 voti (42%). La destra di Giuseppe Romita con «Autonomia socialista» ne ottiene 141.886 (26,5%). La sinistra, Nenni, Morandi, Basso, favorevole a mantenere l’unità d’azione con il PCI, 161.556 voti (31, 5%). Basso lascia la segreteria al suo posto è eletto Alberto Jacometti. Riccardo Lombardi che ha guidato “Riscossa socialista” assume la direzione dell’Avanti! con vicedirettori Renato Carli Ballola e Cesare Lombroso. Ad agosto il PSI deciderà di sciogliere il «Fronte».   «Avanti! 27 giugno 1948»   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

CON IL CUORE IN GOLA PER LA CATALOGNA: SEMPRE E COMUNQUE “VIVA LA REPUBBLICA”

di Franco Astengo E’ l’alba del 1 ottobre 2017, il giorno dello scontro per l’indipendenza catalana: ci troviamo con il cuore in gola per il timore del precipitare di una situazione che potrebbe assumere aspetti drammatici. La folla di considerazioni lette e ascoltate in questi giorni rimbalza nel pensiero e nella memoria rendendo difficile una valutazione. La monarchia ha garantito, con l’unità spagnola, una transizione dal franchismo verso le forme della democrazia borghese. Si presentano, nel caso dell’indipendenza, problemi enormi sul piano economico e politico anche in relazione alla questione europea che si trova in una fase delicatissima. Sul piano più generale, dell’impronta del mondo ben dentro al XXI secolo: cosa può significare il distacco di un paese tutto sommato periferico come la Catalogna dentro al complesso e convulso quadro del post- globalizzazione, dell’invasione dei mercati, dei trattati commerciali intercontinentali, nel mondo della Banca Mondiale, del Fondo Monetario, di J.P. Morgan e di Billdeberg, di chi tira le fila del capitalismo finanzia rizzato? Il pensiero però corre anche alla storia, soprattutto verso il ’36: Tierra e Libertad che non è soltanto il titolo di un film di Ken Loach, ma un emblema, un simbolo di un’alba diversa. L’Alba della Repubblica Spagnola, degli eroismi e degli eccessi che in suo nome si compirono: di una sconfitta che, nella storia, ha assunto l’aspetto di un altro eroico “assalto al cielo”. Si può fare politica pensando alla storia oggi in questo freddo, glaciale 2017 laddove l’agire collettivo sembra sempre essere mascherato da opportunismi e carrierismi? Non c’è dubbio che nel comportamento dei “politici” che hanno portato il popolo catalano a questa prova si trovano elementi negativi, così come la stessa impostazione del referendum soffre di aspetti di strumentalità, forzatura, di messa in un angolo delle grandi contraddizioni sociali che pure si agitano in quel pezzo di mondo. Questa non è la secessione nazionalista delle piccole patrie balcaniche o della Slovacchia. Un’idea corre nella folla delle contraddizioni che agitano anche il ragionamento di questa mattina: la Catalogna è repubblicana. Ostinatamente vogliamo ancora pensare che Repubblica significhi ancora qualcosa: tensione verso la democrazia come espressione del popolo, tensione verso l’uguaglianza naturale, in economia come in politica. Sicuramente utopie in questa fase terribile, ma utopie sincere. Per questo motivo di ricerca dell’utopia e di memoria di quello che è stato un passato cui ancora guardare oggi che, con il fiato sospeso e il cuore in gola, non si può che esclamare: Viva la Catalogna Repubblicana.   NON BASTA IL VOTO PER FARE UNA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE di Felice Besostri Distinguere tra Catalogna repubblicana e nazionalismo. Il nazionalismo indipendentismo catalano è stato ad egemonia borghese nelle Città da un lato e della Catalogna rurale ed etnicamente pura dall’altra. La classe operaia catalana era in gran parte proveniente da altre regioni, compresa l’Andalusia. Tu che sei un esperto di elezioni guarda all’andamento, dopo la prima delle elezioni della Generalitat, del voto per comunali, autonomiche e nazionali. La sinistra era forte nelle comunali e nelle nazionali, e in quelle autonomiche i popolar-democristiani autonomisti, semplicemente perché i non catalani di origine non andavano a votare elezioni autonomiche. Con gli anni grazie alla svolta del PSC e alla tradizione del PSUC si è ridotta questa differenza di comportamento elettorale e la sinistra conquistò anche la Generalitat, ma la maggioranza aveva bisogno di Esquerra Republicana, che quando dovette scegliere tra sinistra e indipendentismo non ebbe dubbi. Ho difeso la Costituzione il 4 dicembre e con essa l’art. 1.2, per il quale la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Alla luce di tale principio la democrazia plebiscitaria è esclusa: non basta il voto popolare per legittimare tutto in nome della democrazia. Per fare un esempio non si può introdurre la pena di morte con referendum, anche se partecipasse la maggioranza degli elettori e ci fosse l’80% favorevole. Grazie a quell’articolo abbiamo potuto far dichiarare illegittime perché incostituzionali due leggi elettorali. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. In base allo stesso principio in Italia sarebbe illegittimo un referendum per l’indipendenza del Nord o della sola Lombardia o Liguria. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

L’insostenibile leggerezza dell’imperativo categorico del Che

di Carlo Felici  “Si se nos dijera que somos casi unos románticos, que somos unos idealistas inveterados, que estamos pensando en cosas imposibles y que no se puede lograr de la masa de un pueblo el que sea casi un arquetipo humano, nosotros le tenemos que contestar una y mil veces que sí, que sí se puede. Y tiene que ser así, y debe ser así, y será así compañeros.” Che. Parlare di Ernesto Che Guevara a 50 anni dalla sua morte è come contemplare un cielo stellato, non si sa da dove cominciare né dove finire. I mortali, infatti, dovrebbero limitarsi, in questi casi, a tacere di fronte all’incommensurabilità degli immortali. Ma anche un mortale può, come Kant scrisse efficacemente, considerare la morale che c’è in lui e oltre ad essa il cielo stellato che permane sopra di lui. Perciò, nonostante il fiume di inchiostro che è stato versato, narrando la vita ed il pensiero del Che, fino a farlo divenire una icona rivoluzionaria, cercheremo di capire che la sua rivoluzione fu soprattutto etica e morale, prima ancora che sociale, economica o politica. E che fu, anche per questo, una delle vittime più illustri di un comunismo divenuto artificio e negazione della stessa morale su cui esso avrebbe dovuto fondarsi. Il Che scoprì fin da bambino la ribellione e l’ingiustizia e fu spinto a trovare un modo per combatterle nell’immediato, anche dall’urgenza di una vita incalzata da una malattia che gli consentì di essere riformato nel servizio militare, nonostante poi sia diventato un grandissimo Comandante militare rivoluzionario, così sembra che anche il destino abbia voluto unire la sua ironia a quella proverbiale del Che. La sua vita, infatti, non bruciò lentamente come una candela, ma arse di un fuoco impetuoso e trascinante dall’inizio fino alla fine, espandendo la sua luce ed il suo calore oltre i confini dello spazio e del tempo. Tanto che ancora oggi essa perdura intatta nella sua fulgida essenza, infatti per quelli come lui, finisce sempre una vita terrena per iniziarne una leggendaria, che sicuramente anche gli esploratori spaziali o i futuri combattenti di guerre stellari di liberazione non potranno fare a meno di ricordare e tramandare. Le tappe di questa vita straordinaria sono arcinote, per cui faremo a meno di ricordarle, lasciando ai biografi la narrazione dettagliata di questo percorso, dall’inizio fino alla fine, e raccomandando, però, a coloro che davvero vogliono pensare al Che e non limitarsi a parlarne o a scriverne o a sproloquiare su di lui, di leggere queste biografie, magari mettendole a confronto, per scoprirne anche le autenticità e le incongruenze. Tra le migliori, ci sentiamo di raccomandare quella di Paco Ignacio Taibo II e di Castaneda, gli scritti di Moscato, quella di Massari (purtroppo mutila dell’ultimo periodo, dato il tempo in cui fu scritta) oltre a quella di Anderson, che però invitiamo a leggere per ultima dato che, apparentemente può sembrare la più documentata e celebrativa oltre che la più famosa, ma concretamente risulta una delle più mistificatorie, a partire dalla data di nascita e dalle circostanze della morte del Che. Anderson, infatti, scrive che il Che nacque un mese prima, di quanto lui stesso ricordò persino nel suo diario boliviano, adducendo solo delle prove testimoniali, quasi volendo fare intendere che la sua vita sorse da una bugia. Un modo direi alquanto subdolo di fondare la biografia di un rivoluzionario, e conclude narrando una sorta di riappacificazione nell’abbraccio tra il suo carnefice e la sua vittima, lasciando intendere che la CIA volesse il Che più vivo che morto, tutte panzane per altro smentite da un rapporto dettagliato di due scrittori e storici cubani: Adys Cupull e Froilàn Gonzàles, intitolato “La CIA contra el CHE” e pubblicato in italiano da Edizioni Achab nel 2007. Anche i film di recente usciti anche in Italia, per la regia di Steven Soderbergh, rivelano più o meno lo stesso intento, forse meno nel primo sulla vicenda rivoluzionaria cubana, ma sicuramente di più nel secondo sull’impresa boliviana: rappresentare il Che come un rivoluzionario straordinario ma molto donchisciottesco, cioè utopistico e sostanzialmente poco cosciente della realtà e della contingenza in cui si trovò ad operare, insomma una sorta di eroe e Cristo solitario, immortalato dalla sua ultima immagine cadaverica del lavatoio di Vallegrande. Una icona da venerare ed esaltare ma concretamente sempre fuori dal tempo. Nonostante i tentativi di depistaggio e demistificatori messi in atto anche mediante film e opere monumentali, la realtà è però nota da tempo, e fu edita anche in un libro: Che Guevara and the FBI, con documenti reperiti negli archivi dell’FBI da due illustri giuristi americani Micahel Ratner e Michael Steven Smith, due casse con circa mille rapporti della CIA dal 1954 al 1968. Da essi si evince che la CIA era interessata ad ogni debolezza anche fisica del Che, per poterla sfruttare anche in ogni eventuale complotto, al punto da ostacolare il rifornimento di inalatori che gli erano necessari per l’asma o addirittura per potere infilarci dentro del veleno. Nello stesso rapporto si evidenziava che il Che era seguito con molta attenzione da prima che incontrasse Castro, dai tempi del Guatemala e del colpo di Stato contro Arbenz. Già da allora si segnalava che il Che aveva cercato di resistere al colpo di Stato e che “La cosa migliore è cominciare a far guerra a quest’uomo”. Così la CIA non lo mollò mai, con precisione ed efficienza certosina, spiandolo anche durante la sua lotta sulla Sierra Maestra e considerandolo effettivamente per quello che era, cioè un uomo senza particolari ambizioni personali, che combatteva in maniera disinteressata per una causa di liberazione senza ulteriori ambizioni politiche, dotato di grande coraggio, privo di paura, in grado di riscuotere molta fiducia da coloro che lo circondavano e seguivano, soprattutto un intellettuale. Un agente che lo seguiva descrisse anche il suo modo di fumare i sigari, di leggere libri ai suoi uomini e addirittura di fare il bagno. Le truppe boliviane che avevano catturato il Che avevano ricevuto un addestramento da militari statunitensi …

XXVI Congresso Psi 1948

XXVI Congresso – Roma 19-22 gennaio 1948 Al cinema Astoria di Roma si svolge il XXVI Congresso. Si vota a favore del Fronte democratico popolare e per la presentazione di liste unitarie con il Pci. L’adesione al Fronte vede il consenso del 99,47% dei delegati, la proposta di liste comuni il 66,75% mentre l’emendamento per liste separate il 32,67%.   «Avanti! 18-20-24 gennaio 1948»   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXV Congresso Psi 1947

XXV Congresso – Roma 9-13 gennaio 1947 Si svolge all’ Università la Sapienza di Roma il XXV congresso del PSIUP . Si fronteggiano due linee. Nenni che sostiene la collaborazione con il PCI e una scelta neutralista in politica estera. Saragat che propone una linea di autonomia dal Pci e posizioni filoatlantiche. Si consuma la scissione di Palazzo Barberini. Giuseppe Saragat e la minoranza di destra, «Critica sociale» e «Iniziativa socialista», escono dal PSIUP e fondano il Partito socialista dei lavoratori italiani, PSLI. Alla nuova formazione aderiranno, in tempi diversi, 52 dei 115 deputati del PSIUP, fra cui nomi storici del riformismo socialista come Treves, Modigliani e D’Aragona. Meno vistosa la scissione alla base del partito. Non aderisce al PSLI Ignazio Silone e alcuni parlamentari che daranno vita a «Europa socialista» con lo scopo di ricomporre la frattura. Il PSIUP torna alla denominazione originaria di Partito socialista italiano, PSI. Segretario è eletto Lelio Basso. Intervento di Lelio Basso   «Avanti! 11-14-15 gennaio 1947» SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXIV Congresso Psi 1946

XXIV Congresso – Firenze 11-17 aprile 1946 Aspro confronto fra «fusionisti», «autonomisti» e «gradualisti». Al centro della discussione il rapporto con il PCI. La mozione firmata da Nenni, Morandi e Basso, su cui confluisce l’area «fusionista» mozione Lizzadri, Tolloy, Mancinelli, che sostiene l’alleanza con il PCI, ottiene il 46%. Il documento Pertini – Silone su cui confluisce  «Iniziativa socialista» Matteotti, Zagari, Bofantini, Vassalli, Libertini e la maggioranza della federazione giovanile socialista, che si attesta su una linea autonomista,  ottiene il 41%. La mozione di «Critica sociale» Mondolfo, Faravelli, Simonini , che si richiama alle posizioni di Giuseppe Saragat , ottiene circa il 12% . Infine il 2% va alla mozione riformista di Genova. Una situazione di stallo che, sotto la regia di Saragat , porta all’elezione alla segreteria nazionale di Ivan Matteo Lombardo e alla presidenza di Nenni. Un segretario di transizione frutto di un compromesso tra le correnti. Nella Direzione nazionale entrano Lelio Basso, Luigi Cacciatore, Rodolfo Morandi, Alberto Jacometti, Foscolo Lombardi, Lina Merlin, Luigi Chignoli, Aldo Valcarenghi, Mario Zagari, Sandro Pertini, Ignazio Silone, Giuseppe Saragat, Alberto Simonini. «Avanti! 11-14-19 Aprile 1946»     SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it