XXVII Congresso Psi 1948

XXVII Congresso – Genova 27 giugno – 1º luglio gennaio 1948 Sul Congresso pesa la sconfitta del «Fronte» nelle elezioni 18 aprile. Si dimostra la difficoltà di costruire una maggioranza nel partito. Al Congresso prevale la linea di autonomia dal PCI della corrente «Riscossa socialista» con 227.609 voti (42%). La destra di Giuseppe Romita con «Autonomia socialista» ne ottiene 141.886 (26,5%). La sinistra, Nenni, Morandi, Basso, favorevole a mantenere l’unità d’azione con il PCI, 161.556 voti (31, 5%). Basso lascia la segreteria al suo posto è eletto Alberto Jacometti. Riccardo Lombardi che ha guidato “Riscossa socialista” assume la direzione dell’Avanti! con vicedirettori Renato Carli Ballola e Cesare Lombroso. Ad agosto il PSI deciderà di sciogliere il «Fronte».   «Avanti! 27 giugno 1948»   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

CON IL CUORE IN GOLA PER LA CATALOGNA: SEMPRE E COMUNQUE “VIVA LA REPUBBLICA”

di Franco Astengo E’ l’alba del 1 ottobre 2017, il giorno dello scontro per l’indipendenza catalana: ci troviamo con il cuore in gola per il timore del precipitare di una situazione che potrebbe assumere aspetti drammatici. La folla di considerazioni lette e ascoltate in questi giorni rimbalza nel pensiero e nella memoria rendendo difficile una valutazione. La monarchia ha garantito, con l’unità spagnola, una transizione dal franchismo verso le forme della democrazia borghese. Si presentano, nel caso dell’indipendenza, problemi enormi sul piano economico e politico anche in relazione alla questione europea che si trova in una fase delicatissima. Sul piano più generale, dell’impronta del mondo ben dentro al XXI secolo: cosa può significare il distacco di un paese tutto sommato periferico come la Catalogna dentro al complesso e convulso quadro del post- globalizzazione, dell’invasione dei mercati, dei trattati commerciali intercontinentali, nel mondo della Banca Mondiale, del Fondo Monetario, di J.P. Morgan e di Billdeberg, di chi tira le fila del capitalismo finanzia rizzato? Il pensiero però corre anche alla storia, soprattutto verso il ’36: Tierra e Libertad che non è soltanto il titolo di un film di Ken Loach, ma un emblema, un simbolo di un’alba diversa. L’Alba della Repubblica Spagnola, degli eroismi e degli eccessi che in suo nome si compirono: di una sconfitta che, nella storia, ha assunto l’aspetto di un altro eroico “assalto al cielo”. Si può fare politica pensando alla storia oggi in questo freddo, glaciale 2017 laddove l’agire collettivo sembra sempre essere mascherato da opportunismi e carrierismi? Non c’è dubbio che nel comportamento dei “politici” che hanno portato il popolo catalano a questa prova si trovano elementi negativi, così come la stessa impostazione del referendum soffre di aspetti di strumentalità, forzatura, di messa in un angolo delle grandi contraddizioni sociali che pure si agitano in quel pezzo di mondo. Questa non è la secessione nazionalista delle piccole patrie balcaniche o della Slovacchia. Un’idea corre nella folla delle contraddizioni che agitano anche il ragionamento di questa mattina: la Catalogna è repubblicana. Ostinatamente vogliamo ancora pensare che Repubblica significhi ancora qualcosa: tensione verso la democrazia come espressione del popolo, tensione verso l’uguaglianza naturale, in economia come in politica. Sicuramente utopie in questa fase terribile, ma utopie sincere. Per questo motivo di ricerca dell’utopia e di memoria di quello che è stato un passato cui ancora guardare oggi che, con il fiato sospeso e il cuore in gola, non si può che esclamare: Viva la Catalogna Repubblicana.   NON BASTA IL VOTO PER FARE UNA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE di Felice Besostri Distinguere tra Catalogna repubblicana e nazionalismo. Il nazionalismo indipendentismo catalano è stato ad egemonia borghese nelle Città da un lato e della Catalogna rurale ed etnicamente pura dall’altra. La classe operaia catalana era in gran parte proveniente da altre regioni, compresa l’Andalusia. Tu che sei un esperto di elezioni guarda all’andamento, dopo la prima delle elezioni della Generalitat, del voto per comunali, autonomiche e nazionali. La sinistra era forte nelle comunali e nelle nazionali, e in quelle autonomiche i popolar-democristiani autonomisti, semplicemente perché i non catalani di origine non andavano a votare elezioni autonomiche. Con gli anni grazie alla svolta del PSC e alla tradizione del PSUC si è ridotta questa differenza di comportamento elettorale e la sinistra conquistò anche la Generalitat, ma la maggioranza aveva bisogno di Esquerra Republicana, che quando dovette scegliere tra sinistra e indipendentismo non ebbe dubbi. Ho difeso la Costituzione il 4 dicembre e con essa l’art. 1.2, per il quale la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Alla luce di tale principio la democrazia plebiscitaria è esclusa: non basta il voto popolare per legittimare tutto in nome della democrazia. Per fare un esempio non si può introdurre la pena di morte con referendum, anche se partecipasse la maggioranza degli elettori e ci fosse l’80% favorevole. Grazie a quell’articolo abbiamo potuto far dichiarare illegittime perché incostituzionali due leggi elettorali. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. In base allo stesso principio in Italia sarebbe illegittimo un referendum per l’indipendenza del Nord o della sola Lombardia o Liguria. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

L’insostenibile leggerezza dell’imperativo categorico del Che

di Carlo Felici  “Si se nos dijera que somos casi unos románticos, que somos unos idealistas inveterados, que estamos pensando en cosas imposibles y que no se puede lograr de la masa de un pueblo el que sea casi un arquetipo humano, nosotros le tenemos que contestar una y mil veces que sí, que sí se puede. Y tiene que ser así, y debe ser así, y será así compañeros.” Che. Parlare di Ernesto Che Guevara a 50 anni dalla sua morte è come contemplare un cielo stellato, non si sa da dove cominciare né dove finire. I mortali, infatti, dovrebbero limitarsi, in questi casi, a tacere di fronte all’incommensurabilità degli immortali. Ma anche un mortale può, come Kant scrisse efficacemente, considerare la morale che c’è in lui e oltre ad essa il cielo stellato che permane sopra di lui. Perciò, nonostante il fiume di inchiostro che è stato versato, narrando la vita ed il pensiero del Che, fino a farlo divenire una icona rivoluzionaria, cercheremo di capire che la sua rivoluzione fu soprattutto etica e morale, prima ancora che sociale, economica o politica. E che fu, anche per questo, una delle vittime più illustri di un comunismo divenuto artificio e negazione della stessa morale su cui esso avrebbe dovuto fondarsi. Il Che scoprì fin da bambino la ribellione e l’ingiustizia e fu spinto a trovare un modo per combatterle nell’immediato, anche dall’urgenza di una vita incalzata da una malattia che gli consentì di essere riformato nel servizio militare, nonostante poi sia diventato un grandissimo Comandante militare rivoluzionario, così sembra che anche il destino abbia voluto unire la sua ironia a quella proverbiale del Che. La sua vita, infatti, non bruciò lentamente come una candela, ma arse di un fuoco impetuoso e trascinante dall’inizio fino alla fine, espandendo la sua luce ed il suo calore oltre i confini dello spazio e del tempo. Tanto che ancora oggi essa perdura intatta nella sua fulgida essenza, infatti per quelli come lui, finisce sempre una vita terrena per iniziarne una leggendaria, che sicuramente anche gli esploratori spaziali o i futuri combattenti di guerre stellari di liberazione non potranno fare a meno di ricordare e tramandare. Le tappe di questa vita straordinaria sono arcinote, per cui faremo a meno di ricordarle, lasciando ai biografi la narrazione dettagliata di questo percorso, dall’inizio fino alla fine, e raccomandando, però, a coloro che davvero vogliono pensare al Che e non limitarsi a parlarne o a scriverne o a sproloquiare su di lui, di leggere queste biografie, magari mettendole a confronto, per scoprirne anche le autenticità e le incongruenze. Tra le migliori, ci sentiamo di raccomandare quella di Paco Ignacio Taibo II e di Castaneda, gli scritti di Moscato, quella di Massari (purtroppo mutila dell’ultimo periodo, dato il tempo in cui fu scritta) oltre a quella di Anderson, che però invitiamo a leggere per ultima dato che, apparentemente può sembrare la più documentata e celebrativa oltre che la più famosa, ma concretamente risulta una delle più mistificatorie, a partire dalla data di nascita e dalle circostanze della morte del Che. Anderson, infatti, scrive che il Che nacque un mese prima, di quanto lui stesso ricordò persino nel suo diario boliviano, adducendo solo delle prove testimoniali, quasi volendo fare intendere che la sua vita sorse da una bugia. Un modo direi alquanto subdolo di fondare la biografia di un rivoluzionario, e conclude narrando una sorta di riappacificazione nell’abbraccio tra il suo carnefice e la sua vittima, lasciando intendere che la CIA volesse il Che più vivo che morto, tutte panzane per altro smentite da un rapporto dettagliato di due scrittori e storici cubani: Adys Cupull e Froilàn Gonzàles, intitolato “La CIA contra el CHE” e pubblicato in italiano da Edizioni Achab nel 2007. Anche i film di recente usciti anche in Italia, per la regia di Steven Soderbergh, rivelano più o meno lo stesso intento, forse meno nel primo sulla vicenda rivoluzionaria cubana, ma sicuramente di più nel secondo sull’impresa boliviana: rappresentare il Che come un rivoluzionario straordinario ma molto donchisciottesco, cioè utopistico e sostanzialmente poco cosciente della realtà e della contingenza in cui si trovò ad operare, insomma una sorta di eroe e Cristo solitario, immortalato dalla sua ultima immagine cadaverica del lavatoio di Vallegrande. Una icona da venerare ed esaltare ma concretamente sempre fuori dal tempo. Nonostante i tentativi di depistaggio e demistificatori messi in atto anche mediante film e opere monumentali, la realtà è però nota da tempo, e fu edita anche in un libro: Che Guevara and the FBI, con documenti reperiti negli archivi dell’FBI da due illustri giuristi americani Micahel Ratner e Michael Steven Smith, due casse con circa mille rapporti della CIA dal 1954 al 1968. Da essi si evince che la CIA era interessata ad ogni debolezza anche fisica del Che, per poterla sfruttare anche in ogni eventuale complotto, al punto da ostacolare il rifornimento di inalatori che gli erano necessari per l’asma o addirittura per potere infilarci dentro del veleno. Nello stesso rapporto si evidenziava che il Che era seguito con molta attenzione da prima che incontrasse Castro, dai tempi del Guatemala e del colpo di Stato contro Arbenz. Già da allora si segnalava che il Che aveva cercato di resistere al colpo di Stato e che “La cosa migliore è cominciare a far guerra a quest’uomo”. Così la CIA non lo mollò mai, con precisione ed efficienza certosina, spiandolo anche durante la sua lotta sulla Sierra Maestra e considerandolo effettivamente per quello che era, cioè un uomo senza particolari ambizioni personali, che combatteva in maniera disinteressata per una causa di liberazione senza ulteriori ambizioni politiche, dotato di grande coraggio, privo di paura, in grado di riscuotere molta fiducia da coloro che lo circondavano e seguivano, soprattutto un intellettuale. Un agente che lo seguiva descrisse anche il suo modo di fumare i sigari, di leggere libri ai suoi uomini e addirittura di fare il bagno. Le truppe boliviane che avevano catturato il Che avevano ricevuto un addestramento da militari statunitensi …

XXVI Congresso Psi 1948

XXVI Congresso – Roma 19-22 gennaio 1948 Al cinema Astoria di Roma si svolge il XXVI Congresso. Si vota a favore del Fronte democratico popolare e per la presentazione di liste unitarie con il Pci. L’adesione al Fronte vede il consenso del 99,47% dei delegati, la proposta di liste comuni il 66,75% mentre l’emendamento per liste separate il 32,67%.   «Avanti! 18-20-24 gennaio 1948»   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXV Congresso Psi 1947

XXV Congresso – Roma 9-13 gennaio 1947 Si svolge all’ Università la Sapienza di Roma il XXV congresso del PSIUP . Si fronteggiano due linee. Nenni che sostiene la collaborazione con il PCI e una scelta neutralista in politica estera. Saragat che propone una linea di autonomia dal Pci e posizioni filoatlantiche. Si consuma la scissione di Palazzo Barberini. Giuseppe Saragat e la minoranza di destra, «Critica sociale» e «Iniziativa socialista», escono dal PSIUP e fondano il Partito socialista dei lavoratori italiani, PSLI. Alla nuova formazione aderiranno, in tempi diversi, 52 dei 115 deputati del PSIUP, fra cui nomi storici del riformismo socialista come Treves, Modigliani e D’Aragona. Meno vistosa la scissione alla base del partito. Non aderisce al PSLI Ignazio Silone e alcuni parlamentari che daranno vita a «Europa socialista» con lo scopo di ricomporre la frattura. Il PSIUP torna alla denominazione originaria di Partito socialista italiano, PSI. Segretario è eletto Lelio Basso. Intervento di Lelio Basso   «Avanti! 11-14-15 gennaio 1947» SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXIV Congresso Psi 1946

XXIV Congresso – Firenze 11-17 aprile 1946 Aspro confronto fra «fusionisti», «autonomisti» e «gradualisti». Al centro della discussione il rapporto con il PCI. La mozione firmata da Nenni, Morandi e Basso, su cui confluisce l’area «fusionista» mozione Lizzadri, Tolloy, Mancinelli, che sostiene l’alleanza con il PCI, ottiene il 46%. Il documento Pertini – Silone su cui confluisce  «Iniziativa socialista» Matteotti, Zagari, Bofantini, Vassalli, Libertini e la maggioranza della federazione giovanile socialista, che si attesta su una linea autonomista,  ottiene il 41%. La mozione di «Critica sociale» Mondolfo, Faravelli, Simonini , che si richiama alle posizioni di Giuseppe Saragat , ottiene circa il 12% . Infine il 2% va alla mozione riformista di Genova. Una situazione di stallo che, sotto la regia di Saragat , porta all’elezione alla segreteria nazionale di Ivan Matteo Lombardo e alla presidenza di Nenni. Un segretario di transizione frutto di un compromesso tra le correnti. Nella Direzione nazionale entrano Lelio Basso, Luigi Cacciatore, Rodolfo Morandi, Alberto Jacometti, Foscolo Lombardi, Lina Merlin, Luigi Chignoli, Aldo Valcarenghi, Mario Zagari, Sandro Pertini, Ignazio Silone, Giuseppe Saragat, Alberto Simonini. «Avanti! 11-14-19 Aprile 1946»     SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXIII Congresso Psi 1937

XXIII Congresso – Parigi (in esilio) 26-28 giugno 1937 Viene Approvato il programma presentato dal segretario Nenni, confermata l’unità d’azione con i comunisti nella prospettiva della costruzione di un fronte popolare di lotta contro il fascismo esteso anche ai massimalisti e a Giustizia e Libertà. 1937 – In aprile muore Antonio Gramsci. Il 9 giugno Nello e Carlo Rosselli sono assassinati dai fascisti francesi. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Migranti: Focardi, i conti col fascismo tutti da fare

El Pais ci ha fatto il titolo: Fascismo renovado assume nova força na Itália e la rivista britannica New Statesman ha rincarato la dose: The Mussolin fans selling flip flops with the slogan ‘Death tho traitors’. Il riferimento è alle manifestazioni rievocative del Regime fascista, dalla vietata marcia su Roma del 28 ottobre al raduno di Predappio, dall’esibizione del saluto romano all’osceno A noi ! – unite al diffuso atteggiamento inumano contro i migranti. E’ quest’incrocio che mi preoccupa e molto, questo legame concomitante tra la crescente ostilità, la xenofobia, nei confronti dei migranti e il richiamo nostalgico al fascismo, alle sue radici, come se il Regime del Ventennio, tutto sommato, fosse stato una dittatura all’acqua di rose: per me, è la conferma che il nostro Paese la resa dei conti con quel periodo di repressione, oppressione e di violenza, non l’ha ancora affrontata. Così lo storico Filippo Focardi, docente di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali dell’Università di Padova e autore del best seller Il cattivo tedesco e il bravo italiano – La rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale, analizza, come ha fatto prima con la rivista inglese e poi con il quotidiano spagnolo, quanto in Italia sta accadendo da giorni e settimane. Vero è che anche in Europa – precisa – circola questo deprecabile sentimento di ostilità contro i migranti, che alimenta movimenti populisti e xenofobi di estrema destra, particolarmente forti in Europa orientale, come ad esempio in Ungheria. L’Italia, per certi aspetti, assomiglia ai paesi dell’Europa orientale: lì non si sono fatti i conti con i regimi autoritari e antisemiti che avevano, durante la guerra collaborato con la Germania nazista: da noi è mancato un esame di coscienza profondo sul fascismo. Anzi, si è assistito, come ha osservato lo storico Emilio Gentile, a un processo di ‘defascistizzazione retroattiva’ del fascismo. Cioè si è privato il regime dei suoi caratteri liberticidi e repressivi, rendendolo, per così dire, ‘commestibile’. Da noi, infatti, non c’è stata una Norimberga, ma un’amnistia generale nel segno della pacificazione nazionale. E oggi, seguendo questa strada, vengono appelli, stonati, a non metter assieme l’ostracismo e la paura del migrante visto e vissuto come untore, con i rigurgiti espliciti ai flip e flops del fascismo. Sì, lo ribadisco, pesa e molto da noi non aver fatto i conti con il fascismo, cosa effettivamente è stato, non aver piena consapevolezza delle pagine sporche di quel periodo che non fu un incidente di percorso nè una dittatura all’acqua di rose come si è detto: all’estero si sono accorti della dimensione assunta dal fenomeno ed è scattato l’allarme, come accaduto agli inizi del Duemila con Berlusconi, avverte lo storico che, nel suo best seller, ha minuziosamente ricostruito la campagna d’Africa, con stermini e bombardamenti ai gas tossici, in Etiopia, Somalia e Libia, voluta dal Duce e portata avanti, tra gli altri, da Rodolfo Graziani e da Pietro Badoglio, inseriti nella lista dei criminali di guerra. ​Siamo, insomma, fermi ancora allo slogan del bravo italiano contrapposto al cattivo tedesco con cui si cercò di assolvere il Paese dai crimini contro l’umanità commessi e di salvare il popolo italiano come se non avesse avuto nulla a che fare col fascismo: appunto tutta la colpa fu del cattivo tedesco? Bisogna riconoscere che la Germania i conti con il suo passato nazista, seppur faticosamente, li ha fatti e continua a farli. La Festa dell’unità tedesca che si tiene dall’unificazione degli anni ’90, ormai da 5-6 anni è all’insegna dello slogan ‘uniti nella molteplicità’ intendendo ‘uniti nella diversità multietnica’. Quel giorno, il 3 ottobre, molte moschee tedesche sono aperte al pubblico e non viene fatta nessuna parata militare, a significare che il paese non vuole essere una potenza militare ma civile. E, nonostante alle recenti elezioni politiche il partito populista di destra, Alternative für Deutschland, abbia preso molti consensi, la Germania ha anticorpi solidi e la sua tenuta democratica non corre rischi. Quelli che stanno indietro dunque siamo noi? Non è che gli anticorpi ci manchino però i conti con il passato fascista, con il Regime del Ventennio, non sono stati fatti compiutamente e questo pesa tuttora, conclude Focardi che a fine ottobre presenterà il suo best seller a Roma. Carlo Patrignani Fonte: alganews.it SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXII Congresso Psi 1933

XXII Congresso – Marsiglia (in esilio) 17-18 aprile 1933 Nel XXII Congresso del PSI-IOS*, svoltosi in esilio a Marsiglia nell’aprile del 1933, Nenni fu eletto per la prima volta segretario politico del Partito socialista, sostituendo il suo predecessore Ugo Coccia, morto il 23 dicembre 1932. Alla presidenza del Congresso è Treves, risolutamente contrario a un accordo con i comunisti. Nenni, quale relatore e segretario politico, invita i massimalisti a ricostruire l’unità socialista nell’IOS, mentre reclama quella proletaria con i comunisti, mettendo però le mani avanti con il respingere la concezione bolscevica del potere, che avrebbe conseguenza fatale la “dittatura e il terrorismo, e, almeno nei nostri paesi, lo schiacciamento del proletariato” * Internazionale operaia socialista   «Avanti! 30 aprile 1933»   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXI Congresso Psi 1930

XXI Congresso – Parigi (in esilio) 19-20 luglio 1930 Si apre il XXI congresso socialista in esilio. Nel 1930 PSI e PSU, sotto la spinta di Nenni e Saragat, si unificarono in un unico organismo che riprende il nome di Partito socialista italiano (PSI), e sottoscrivono la “Carta dell’Unità”. Obiettivo primario del Partito è costituito dalla lotta contro il fascismo, per dare vita a “un regime di democrazia in cui il libero sviluppo di ciascuno sia condizione del libero sviluppo di tutti”. In questa prospettiva il mezzo insurrezionale viene indicato come “esercizio di un diritto inalienabile del proletariato di respingere le violenze delle classi dominanti”. Il nuovo partito conferma l’adesione all’Internazionale operaia socialista e alla Concentrazione antifascista. «Avanti! 19 Luglio 1930» SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it