30 Ragioni per dire NO

  Allegato scaricabile: NO alla revisione costituzionale SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Io mi fido di Lui

Io mi fido di Lui, se fosse in vita Sandro Pertini farebbe parte dell’A.N.P.I. e non si offenderebbe certamente se il popolo italiano votasse NO al referendum Costituzionale ed alla Legge elettorale Italikum, contrariamente a quanto possa pensare il suo collega Giorgio. Sono certo che voterebbe NO! La differenza stà nelle storie personali. Io mi fido di Lui, se fosse in vita Sandro Pertini farebbe parte dell’A.N.P.I. e non si offenderebbe certamente se il popolo italiano votasse NO al referendum Costituzionale ed alla Legge elettorale Italikum, contrariamente a quanto possa pensare il suo collega Giorgio. Sono certo che voterebbe NO! La differenza stà nelle storie personali. E’ iscritto a parlare il Senatore Pertini. Ne ha facoltà. PERTINI. E’ iscritto a parlare il Senatore Pertini. Ne ha facoltà. PERTINI. Signor Presidente, Onorevoli colleghi, credo che a questo punto nessuno si nasconda che la legge elettorale che stiamo esaminando è di eccezionale gravità; è una legge che avrà conseguenze nefaste subito dopo le elezioni, se, per dannata ipotesi dovesse essere applicata.Non si sfugge, a questo dilemma, Onorevole Presidente, perché qui ciascuno di noi per il presente e per il domani deve assumere le proprie responsabilità. Ci sono due precedenti.Il secondo precedente lo abbiamo nel 1923. Quando venne presentata la legge, che porta il nome non onorato di legge Acerbo, (oggi Italikum). I socialdemocratici non possono aver dimenticato la posizione che essi presero nel 1919, quando con Turati giustamente affermavano che chi è contro la proporzionale si pone contro il suffraggio universale, il quale si può manifestare e attuare nella sua pienezza solo con la proporzionale. La proporzionale toglie la lotta circoscritta agli interessi personali, agli interessi delle clientele, per elevarla in una sfera molto più alta, che è la sfera degli interessi collettivi, gli Interessi del Paese, della Nazione. Se non vi fosse altra prova che la proporzionale è sinonimo di democrazia, basterebbe questa: che tutti i Governi, i quali hanno il proposito di trasformarsi in regime, la prima cosa che fanno è quella di colpire la proporzionale. Questo è avvenuto nel 23. E sarà utile ricordare che il socialista Turati nel discorso del 3 marzo, rivolgendosi a coloro che dicevano che i socialisti avrebbero perso dei seggi, rispose sdegnoso: Ma queste sono miserie!…mi schiaffeggerei da me stesso davanti allo specchio se questo influisse sulla mia opinione. Ora non vi dico di mettervi allo specchio, perché altrimenti dovreste schiaffeggiarvi lungamente, o socialdemocratici, perché a voi premono soltanto,i seggi, non la vostra coscienza di socialisti, non le vostre opinioni. E’ precisamente questa la ragione che vi spinge ad assecondare il Governo democristiano (oggi Renzi) in questo atto antidemocratico. Molti, allora come oggi, dicevano: In fin dei conti si tratta di una legge elettorale; perché drammatizzare? Ed abbiamo avuto una quantità di uomini della vecchia classe dirigente che finirono per assecondare il fascismo ed i primi soprusi; uomini che per quieto vivere, per non perdere una carica ben remunerata, mirarono ad adeguarsi alla situazione creata dal governo fasciata; uomini che pure non avevano più nulla da chiedere alla vita ed avrebbero dovuto sentire solo il dovere di concludere la loro fatica politica nobilmente e non con infamia; uomini della vecchia classe dirigente che assecondarono il fascismo pur di rimanere aggrappati alle loro estreme ambizioni come il vecchio sordido Shylok al suo maledetto denaro. E la triste vergognosa storia si ripete oggi. Vi sono nuovamente degli uomini che fanno tacere la loro coscienza per quieto vivere cercando mille pretesti per giustificare la loro debolezza di assecondare il Governo nella sua azione antidemocratica.Dagli atti Parlamentari , Modifiche al testo unico delle leggi per l’elezione della Camera dei Deputati, Sandro Pertini 10 marzo 1953. Sarebbe opportuno non sottovalutare i corsi e ricorsi storici, ed il ripetersi di cicli che a volte avvengono su precisi disegni. Penso che si stia tirando troppo la corda perché tanti diritti vengono calpestati. Ho voluto porvi all’attenzione l’intervento del Presidentissimo Sandro Pertini, su un tema, oggi, di grande attualità,quale la legge elettorale, perché ne ho colto il ripetersi di situazioni similari e comportamenti identici delle classi dirigenti. E’ difficile schiaffeggiarsi allo specchio. Molti lo dovrebbero fare, al solo pensiero di tradire valori e storia politica! Umberto Ranieri Umberto Ranieri useful source SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

La verità sui presunti risparmi

Ci viene ossessivamente ripetuto che rinunciando ad eleggere i senatori si riducono i ‘costi della politica’. Vediamo se è vero: Secondo quanto riportato dal Bilancio 2015 del Senato (S.1.1.1.) Le indennità parlamentari degli attuali Senatori ammontano a euro 40.100.000 Non è vero che con il nuovo art.69 Cost. Boschi/Renzi verrebbero tutti risparmiati. in realtà l’articolo 40, comma 5 ultimo periodo lascia intendere che i senatori a vita e di diritto continueranno ad essere remunerati con le vecchie norme, quindi almeno 5 indennità parlamentari restano (per un costo di 626.562 euro annui); quindi si risparmiano solo 39.473.438 euro. Per diarie ed altre spese o rimborsi per lo svolgimento del mandato (S:1.1.2.) vengono spesi Euro 37.266.000 Riproporzionando la spesa a 100 senatori si arriva a euro 11.645.626 quindi si risparmiano 25.620.375 Il risparmio nelle uscite sarebbe quindi di 65.093.813 euro annui Ma nel capitolo S.3.5.1 del medesimo bilancio sono segnalati 126.000.000 euro di ritenute fiscali su tutti i redditi prodotti in Senato. Secondo una dichiarazione pubblica del senatore questore, almeno 15.000.000 di queste ritenute sono operate per il versamento dei predetti emolumenti ai senatori e, quindi, lo Stato cesserà di introitarli al cessare degli emolumenti Secondo il questore Malan, quindi, la partita derivante dalla Revisione costituzionale Renzi/Boschi al netto delle imposte versate si riduce a meno di 50 milioni di euro annui di risparmio per le casse dello Stato. Meno di un euro a cittadino italiano (per la precisione 0,83 euro per ognuno dei 60 milioni di abitanti della penisola). Siamo sicuri di voler rinunciare a scegliere i Senatori per l’equivalente di un caffè all’anno? SI POTREBBE RISPARMIARE PIU’ E MEGLIO? Il 21 maggio 2015, Roberta Pinotti, ministra della Difesa, ha presentato il documento programmatico pluriennale per il triennio 2015-2017 che conferma la partecipazione dell’Italia al programma Joint Strike Fighter F-35, con un budget complessivo di circa 10 miliardi di euro. Il numero di velivoli da acquistare è stato fissato a 90 unità (di cui 38 da acquisire entro il 2020). Ciò significa che ogni cittadino italiano pagherebbe 166,6 euro a testa. Anche solo un F35 in meno consentirebbe un risparmio maggiore del Senato: 1,85 euro invece di 0,83 euro!! UN SOLO F 35 EQUIVALE A PIU’ DI 2 ANNI DI INDENNITA’ DEL SENATO Con i 38 da comprare entro il 2020 si coprirebbero 80 anni di indennità dei senatori VOTIAMO NO ALLO STRAVOLGIMENTO DELLA COSTITUZIONE PERCHE’ VOGLIAMO MENO ARMI E PIU’ DEMOCRAZIA Articolo 11 della Costituzione: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo ——————– La truffa del nuovo Senato Se si parla per fare bla-bla si può dire la prima cosa che passa per la mente. Guardate la tabella allegata. Leggetevi anche l’art.57 nuovo i commi 2, 5 e 6: 2) I Consigli regionali e i Consigli delle province autonome di Trento e Bolzano eleggono con metodo proporzionale, i senatori fra i propri componenti e nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori. [NOTA il metodo proporzionale riguarda solo i consiglieri regionali senatori] 5). La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti, in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma. [NOTA le parole in corsivo grassetto sono quelle dell’emendamento Chiti] 6) ult. periodo ” I seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun consiglio [ NOTA poiché le leggi elettorali regionali sono iper maggioritarie con premi di maggiorana tra il 55 e il 61% si voleva tenere conto di voti dati a formazioni non entrate in Consiglio ovvero che si tenesse conto dei voti di lista e non solo dei seggi] Ogni ragionamento prescinde dal terzo comma del nuovo 57 per cui ogni regione deve avere un minino di 2 senatori. Leggetevi la tabella allegata 10′ regioni, tra cui 2 province autonome) hanno 2 senatori DI CUI 1 SINDACO PER IL QUALE GLI ELETTORI NON ESPRIMONO ALCUNA SCELTA. DUE REGIONI NE HANNO 3 di cui un sindaco. Dove sta il metodo proporzionale imposto dal c. 2? o che si deve tene conto dell scelte espresse dagli elettori( c. 5) e dei voti espressi(c. 6)? I casi sono tre 1) presa per il culo; 2) totale incompetenza legislativa 3) consapevolezza che così non funziona e quindi riformulare la norma, ma con camere elette con l’Italikum i deputati e dai consigli regionali i senatori ma con la norma transitoria senza perciò applicazione dell’emendamento Chiti. Se vince il Sì a primavera si vota con l’Italikum, ma anche se vince il NO. PER DIRE NO ALLA REVISIONE COSTITUZIONALE   Gli allegati possono essere scaricati e stampati: ART.57 Truffa Senato.odt ART.57 Truffa Senato – Tabella.pdf Fonte: Felice Besostri SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

La Sgovernance globale e il “Mercato delle nebbie”

“A volte si dice che gli operatori sui mercati siano pazzi. Non è così. Sono esseri assolutamente razionali. Ma una persona razionale che non riesce a vedere chiaro, che si sente come avvolta nella nebbia, assume decisioni istintive, brusche, a scatti” – queste parole sono state pronunciate dal Direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, in un’istruttiva intervista rilasciata l’8 maggio scorso a Giuseppe De Tomaso per la Gazzetta del Mezzogiorno. Gli operatori finanziari non sono personalmente pazzi, ma la nebbia da cui sono avvolti viene prodotta da un’insania speculativa che toglie al “mercato regolatore” ogni visibilità. Oggi il problema economico-politico più sostanziale, sollevato anche nell’intervista di Salvatore Rossi, consiste nell’incertezza sul futuro. Incertezza sul futuro: si tratta di un effetto macroclimatico paradossale del mercato che, invece di mantenere la promessa autoregolatrice insita nella parola d’ordine neo-liberista di tant’anni, sta finendo per scardinare ogni cosa, sé incluso. In realtà, l’anarco-capitalismo si fonda sulla “consumazione” finanziaria del futuro. La struttura intrinsecamente speculativa del “mercato regolatore” consiste infatti, letteralmente, nell’usare e vendere futuro. A tale meccanismo del lucro possono essere ricondotti sia il crescente debito ecologico nei confronti delle generazioni a venire, sia l’immensa massa dei derivati finanziari che incombe, sia lo scaricamento (parziale) delle contraddizioni interne al sistema sul grande buco dei debiti pubblici e privati. informative post A questi temi Gianis Varoufakis ha dedicato pagine di eccellente chiarezza nel suo libro (dedicato alla figlia) Time For Change. L’anarco-capitalismo consuma futuro specialmente nel duplice senso che: a) Il “mercato regolatore” lucra usando e vendendo futuro in misura ben maggiore alle reali, o anche solo possibili, disponibilità; così facendo crea tra l’altro le celebri “bolle” finanziarie, oltre che la crisi climatica nonché la bancarotta tendenzialmente generale del debito pubblico e privato. b) In tal modo il “mercato regolatore” paralizza progressivamente ogni governabilità politica, accelerando la Sgovernance globale. La prossima crisi finanziaria si profila ormai all’orizzonte. Quando sarà scoppiata, si dirà che essa impatta sulla debolezza degli stati (già lo si dice). E quindi a quel punto sarà tutta colpa degli stati, se le cose andranno di male in peggio. Ma, a parte il darwinismo da vespasiano populista di certe frasi fatte, la causa della crisi resta pur sempre un’altra. La causa della (delle!) crisi è – ripetiamolo – anche la causa dell’indebolimento degli stati, della liquefazione delle società, della sperequazione generale e così via. La causa è il “mercato regolatore” che dovrebbe essere, invece, regolato. In assenza di ciò, esso trasforma il pianeta, e lo trasformerà sempre più, in un “aereo senza pilota”. Questo è, dunque il punto: nessuno regola il “regolatore”. Nessuno ci riesce o nessuno vuole farlo. Anzi, già solo parlarne è difficile, perché mille sofismi sviano, banalizzano e occludono il discorso. E chissà perché il discorso è così tanto occluso dai sofismi. Eppure il “mercato regolatore” si sta trasformando in un vero e proprio “mercato delle nebbie”, per gli stessi operatori del mercato. Ovviamente, ci sono enormi interessi enormemente interessati a occludere un certo discorso e a conservarlo occluso. Parafrasando Upton Sinclair, è difficile far capire una cosa a quelli il cui enorme arricchimento dipende dal non capirla. Perciò, non sbaglia di molto chi sostenga che la contraddizione fondamentale della nostra epoca vede drammaticamente contrapposti l’anarco-capitalismo e… l’arte del dialogo. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA NASCITA DEL PSI

La nascita del PSI: ragioni e significato La data di nascita del PSI è ben impressa nella memoria di molti socialisti e non socialisti: il 15 agosto 1892. Il luogo di nascita dovrebbe essere altrettanto conosciuto, ma a volte si fa confusione su di esso. Molti ritengono che sia a Genova, nella sala Sivori. Sbagliandosi, perché alla sala Sivori fu consumata la separazione tra anarchici e socialisti. Il nuovo partito, che non aveva ancora la denominazione di Partito socialista italiano, fu fondato invece il giorno successivo nella sala dei “Carabinieri genovesi”, il corpo dei fucilieri garibaldini. Si è voluto ravvisare, da più parti, quasi un significato simbolico in questa coincidenza, un trait d’union tra la tradizione risorgimentale impersonata dall’esponente di essa più sensibile alle istanze del socialismo nascente e le idealità del sorgente partito dei lavoratori Italiani. Senza dubbio qualche tratto di continuità c’è stato, specie se si fa riferimento ai numerosi garibaldini, e allo stesso Garibaldi, che si erano proclamati socialisti ben prima della nascita del partito. O anche ad alcuni “protosocialisti” di fede mazziniana, quali Carlo Bianco di Saint-Jorioz, oppure a un Carlo De Cristoforis, o allo stesso Pisacane.(1) Fisicamente, uomini di tradizione risorgimentale, tra i fondatori del partito, era possibile rintracciarne ben pochi. Erano, per la maggior parte, umili operai ed anche intellettuali di idee socialiste, troppo giovani per aver preso parte al moto risorgimentale. Tra essi, il gruppo di “Critica Sociale” che aveva da qualche tempo iniziato a far circolare in Italia le idee marxiste che rapidamente si stavano diffondendo, contrassegnando incontrovertibilmente l’identità ideologica del movimento. Un compito analogo si era assunto da parte sua Antonio Labriola, tuttavia assente a Genova perché critico verso l’impostazione che veniva data al nuovo partito. Esisteva un rapporto ideale tra il moto risorgimentale e quello di emancipazione dei lavoratori. C’erano però ben due ragioni storiche a distaccare da quel moto quest’esperienza dell’organizzazione che muoveva i suoi primi passi, per divenire ben presto adulta e protagonista della vita sociale e politica del paese. La prima risiedeva nel fatto che mentre il Risorgimento era stato, per sua natura e ragione storica, dominato dalla “questione nazionale”, la nascita del partito dei lavoratori era il risultato di un’altrettanto legittima ragione storica di segno diverso, quella che faceva assumere priorità assoluta alla “questione sociale”, rispetto anche alla stessa “questione nazionale”. Non per un caso il partito si qualificò immediatamente come internazionalista e pacifista. La tesi del “Risorgimento incompiuto”, cara a Gramsci e ai gramsciani di vecchio e nuovo conio, ha espresso il concetto – letterariamente seducente e non privo di efficacia propagandistica – dell’eredità, affidata al movimento dei lavoratori, di portare a compimento la rivoluzione risorgimentale non realizzata dalle classi dirigenti Italiane dell’800. Proprio il sorgere del partito dei lavoratori, e i modi in cui esso è nato e si è affermato, testimoniano la genericità di questa tesi e ne rappresentano una confutazione. In realtà, il Risorgimento e la conseguita unità nazionale si presentavano già sulla fine del secolo scorso come un processo storico-politico ben definito, che aveva trovato il suo compimento con la costruzione dello Stato monarchico-costituzionale sui fondamenti di un sistema politico liberale. Ancora fragile ma con connotazioni inconfondibili. La seconda, effettiva ragione storica che conduce alla costituzione del Partito socialista sta nel fatto che le classi subalterne, e tra di esse la classe operaia che s’era andata estendendo e irrobustendo negli ultimi decenni, erano e si sentivano del tutto escluse dalla vita e dalla gestione delle istituzioni liberali, rappresentative e di governo, da quelle centrali come da quelle locali. La stessa introduzione dei sistemi di rappresentanza elettiva, fondata su una ristrettissima base elettorale, rendeva palese la realtà di questa netta esclusione, che conduceva a una separazione conflittuale tra lo Stato e le grandi masse lavoratrici. Una esclusione sempre di più inaccettabile, a mano a mano che in Italia si sviluppano le basi di un’economia moderna in seguito all’estensione del sistema di produzione industriale. Avviene, in Italia, quel che era avvenuto e avveniva in Inghilterra, in Germania, in Francia e in molti altri Stati europei, con la Rivoluzione industriale e la susseguente nascita ed espansione della classe operaia: il mondo dei lavoratori, escluso dalla partecipazione alla gestione delle istituzioni e assoggettato alle strutture del potere economico, si autorganizzava come partito rappresentativo delle esigenze sociali emergenti e si configurava quale soggetto politico nuovo, che in breve volgere di tempo si ergeva a protagonista, in forme organizzative, propagandistiche, di lotta politica del tutto innovative rispetto alle tradizioni e ai comportamenti politici vigenti. Un soggetto sociale e politico di questa natura e di questa forza tendeva a contrapporsi non soltanto al potere delle controparti sociali, ma anche al potere delle istituzioni statuali, almeno fin quando non si trovasse ad essere in esse rappresentato. Tendeva a contrapporsi allo Stato, non soltanto alle classi dominanti, finendo per identificare queste con quello. In tale processo risiede, infatti, la ragione della fortuna che immediatamente ebbe, nei movimenti dei lavoratori della seconda meta dell’800, la formula marxista dello Stato come “comitato politico della borghesia”. Nelle diverse esperienze di formazione dei partiti dei lavoratori di ciascuna delle società europee industrializzate si rivela un tratto comune: la forma che tali partiti assumono (la “forma-partito”) si differenzia nettamente dalle forme tradizionali di altri soggetti politici collettivi ad essi preesistenti o anche coesistenti. Occorre qui fare una considerazione di natura più generale. Osserva opportunamente uno studioso italiano di storia dei partiti, il Brigaglia, che il termine “partito” ha una “valenza variabile sia da un punto di vista descrittivo che da un punto di vista valutativo”(2) aggiungendo che dal punto di vista descrittivo esso accomuna fenomeni diversi: “dai gruppi religiosi contrapposti alle fazioni parlamentari, alle organizzazioni sociali volte alla realizzazione di scopi politici”. Tra queste ultime, la forma-partito moderna, detta anche partito di massa, si contraddistingue, nelle sue varie fattispecie storiche, dalle forme-partito di epoche storiche diverse per una serie di caratteristiche relative all’organizzazione su base territoriale, ai rapporti con le strutture collettive sociali come il sindacato, le cooperative ecc. per la continuità del lavoro …

GUIDO ALBERTELLI

Guido Albertelli nasce a Parma il 24 gennaio 1867. Di modeste origini (era figlio di un fabbro) seguì studi tecnici e si laureò in ingegneria all’università di Bologna. Si occupò principalmente di ingegneria idraulica e urbanistica, progettando acquedotti, bonifiche e piani regolatori edilizi. Pubblicò studi sulle acque salienti e sulla formazione idrogeologica della valle del Po e della Sicilia. Si devono a lui il progetto del nuovo acquedotto di Parma, della fabbrica del ghiaccio di Parma e di vari acquedotti in Sicilia. Il paese di Carlentini gli concesse nel 1912 la cittadinanza onoraria e gli intitolò una piazza per aver costruito, in quattro anni di lavoro, l’acquedotto che portava l’acqua al paese. Fu tra i fondatori del Partito socialista, al congresso di Genova del 1892, e partecipò a tutti gli altri successivi congressi fino al fascismo; fu pure tra i fondatori della Camera del lavoro di Parma (1893) e svolse un’intensa attività di propaganda e di organizzazione, specie tra i contadini della Bassa parmense. Orientato verso posizioni riformiste, assunse un atteggiamento moderato in occasione dell’agitazione agricola del 1901, iniziatasi con lo sciopero di Montechiarugolo, così come, alcuni anni più tardi, in occasione delle agitazioni promosse dal movimento di Alceste. De Ambris in provincia di Parma. Fu eletto al Parlamento del Regno d’Italia per il collegio di Parma nord nella XXI Legislatura (1900-1902) e nella XXIV e XXV Legislatura (1913-1921). Durante la prima guerra mondiale assunse posizioni neutraliste e tale atteggiamento gli costò qualche pubblica manifestazione ostile da parte anche di alcuni suoi elettori. In parlamento fu però molto ben considerato, contando tra i suoi estimatori Agostino Berenini, Filippo Turati, Claudio Treves e Camillo Prampolini. Fu eletto più volte consigliere comunale e provinciale di Parma. Nelle elezioni del 1921 fu sconfitto dal nuovo capo carismatico delle masse popolari parmigiane, Guido Picelli. Nel 1925 sfuggì a stento ad un attentato tesogli dai fascisti, durante il quale la sua casa e lo studio di Borgo Tommasini furono distrutti, e fu costretto a trasferirsi con la famiglia a Roma, a suo dire “in esilio”, dove morì nel 1938. Si sposò con Angela Gabrielli, laureata in lettere a Bologna con Giosuè Carducci e insegnante di italiano alle Scuole Magistrali di Parma. Ebbero tre figli, ai quali venne dato il nome di eroi garibaldini: Nullo, Ippolito Nievo e Pilo. Nullo (1900-1968) fu un valente ingegnere e collaborò con il padre a diversi progetti; Ippolito Nievo (1901-1938) fu un celebre violoncellista; Pilo (1907-1944), filosofo e attivista antifascista, fu ucciso dai nazisti nell’eccidio delle Fosse Ardeatine. A Parma gli è intitolata, assieme al figlio Pilo, strada Guido e Pilo Albertelli, una via che collega via Garibaldi a via Verdi. Progettò il ponte del Littorio, sul fiume Parma tra Colorno e Mezzano Superiore. Inaugurato nel 1932, nel dopoguerra venne rinominato Ponte Albertelli. FonteWeb   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

GIACINTO MENOTTI SERRATI

Nato nel 1872 a Spotorno da Giacinto – piccolo armatore decaduto, costruttore edile e commerciante, seguace di Mazzini e Garibaldi, sindaco di Oneglia nel 1865-1866 e nel 1867-1870 –, e da Caterina Brunengo. Primogenito di sei fra fratelli e sorelle, trascorre l’infanzia ad Oneglia e nel 1889-1891 segue gli studi liceali a Mondovì, che però interrompe per dedicarsi alla politica. Nel 1892, collaboratore del settimanale sanremese Il Pensiero, è tra i promotori della prima Lega socialista di Oneglia e, l’anno dopo, è tra i fondatori del suo organo, La Lima. Trasferitosi nel 1893 a Milano, dove collabora alla Lotta di classe, partecipa in agosto al Congresso internazionale socialista di Zurigo, il mese seguente al II Congresso del Psi e subito dopo subisce il primo arresto, a causa delle manifestazioni seguite all’eccidio di Aigues Mortes. In questi anni che volgono alla fine del secolo, colpito più volte dalla repressione, come anche i fratelli Ricciotti e Manlio, è costretto a riparare a Marsiglia: una prima volta nel 1894 e una seconda volta tre anni dopo. Dopo aver fatto in precedenza il guardiano dei docks, il garzone di farmacia e lo scaricatore di carbone dai piroscafi, è in questa circostanza, agli inizi del 1898, che si imbarca per l’Oceano indiano dal quale torna soltanto nell’autunno dell’anno seguente. Stabilitosi in Svizzera, riprende subito la militanza nelle fila dell’Unione socialista di lingua italiana (Usli) che, divenutone il segretario nel 1900, contribuirà in seguito alla sua trasformazione in Partito socialista italiano in Svizzera (Psis), collaborando all’Avvenire del lavoratore. Nel 1902 si lega sentimentalmente ed ha un figlio, Libero, con Cesarina (Rina) Marsanasco che, già sposata e madre di cinque figli, potrà riunirsi a Serrati solo nel 1905 anche perché, nello stesso 1902 Serrati parte alla volta di New York, dove assume la direzione de Il Proletario. Due anni dopo ritorna in Svizzera e nel 1905 diviene segretario del Psis. Avverso sia al sindacalismo rivoluzionario che al riformismo, ed ormai anche all’“integralismo” sempre più trasformistico di Enrico Ferri, al ix (1906), al X (1908) e all’XI (1910) Congresso del Psi si schiera a favore delle posizioni “intransigenti” (nel 1909 era nel frattempo rientrato in Italia). Alla fine del 1911 ottiene la segreteria della Cdl di Oneglia e la direzione della Lima. Dopo un’attiva partecipazione alle vicende del movimento operaio imperiese e savonese, dove collabora al periodico socialista locale Il Diritto, nell’ottobre del 1912 si trasferisce a Venezia come segretario della Cdl e direttore de Il Secolo nuovo di Elia Musatti. Sempre nello stesso anno avversa l’avventura coloniale tripolina, coniando la parola d’ordine “Vinca il Turco!”, e accentua la sua battaglia contro la corrente riformista del partito. Candidato non eletto alle elezioni politiche del 1913, nell’aprile dell’anno seguente, al XIV Congresso del Psi, è eletto nella Direzione del partito e in novembre viene chiamato alla direzione dell’Avanti!, che orienta fortemente in senso internazionalista e contro la guerra. Membro della delegazione italiana alla conferenza di Zimmerwald nel 1915, nel 1917 si schiera con la rivoluzione russa. Nel “processone” del giugno 1918, a seguito dei moti scatenatisi nel capoluogo piemontese nell’agosto dell’anno precedente, è condannato a tre anni e mezzo di carcere. Riacquistata la libertà nel febbraio del 1919, grazie all’amnistia per la vittoria, riprende il suo posto di direttore dell’Avanti! e con oltre il 72% dei voti alla sua mozione “massimalista elezionista” domina il XVI Congresso del Psi in ottobre. Subito dopo promuove la nuova rivista Comunismo e nell’estate del 1920 partecipa al ii Congresso dell’Internazionale comunista. Pensando di portare tutto il Psi sulle posizioni della nuova Internazionale, non accetta i “21 punti” stabiliti a Mosca e non segue quindi la frazione comunista nella scissione operatasi nel corso del XVII Congresso del Psi (Livorno, gennaio 1921), che riserva alla sua mozione dei “comunisti unitari” quasi il 57% dei voti. Una scelta “centrista” che non paga, dal momento che sono proprio i riformisti di Turati e Treves a lasciare il partito nel successivo congresso dell’ottobre e a dare vita al Psu. Mentre in Italia il fascismo sta conquistando il potere, nel novembre 1922 si apre a Mosca il IV Congresso dell’Ic. In rappresentanza del Psi Serrati raccoglie ora l’invito del gruppo dirigente dell’Internazionale all’unificazione con il Pcd’i, nonostante i dissapori mostrati dai comunisti italiani verso tale decisione. Ma a questo punto, subito dopo il rientro in Italia, è proprio il suo partito a tradirlo. Complice un nuovo arresto nel marzo 1923, al XX Congresso del Psi, svoltosi a Milano il mese dopo in sua assenza, Nenni, capo del “Comitato di difesa socialista”, fa passare una mozione contraria all’unificazione con i comunisti. Estromesso dall’Avanti! e dalla Direzione del partito, nel giugno 1923 dà vita al quindicinale Pagine rosse, nel giugno-luglio 1924 partecipa ancora a Mosca al V Congresso dell’Ic e in agosto entra definitivamente con la frazione dei “terzini” di Fabrizio Maffi nel Pcd’i. Cooptato da subito nel suo Comitato centrale e direttore de Il Sindacato rosso, partecipa ancora al III Congresso del partito (Lione, gennaio 1926), ma pochi mesi dopo muore per un attacco cardiaco. Fonte: Archivio biografico del Movimento Operaio SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Di là i morti, si va verso la vita (Iconoclastic Fury)

L’iconografia socialista è molto ricca di immagini e di simboli, garofano e falce e martello con libro e sole sono simboli antichissimi. Qualcuno associa il garofano solamente all’ultimo Psi quello dell’epoca craxiana. Fu solo reintrodotto in occasione del congresso di Torino nel 1978, poi successivamente spogliato dalla falce e martello con il libro e il sole dell’avvenire nel 1985. Recentemente ci fu una polemica con il direttore dell’Avanti-on line, quando in occasione di una assemblea nazionale di socialisti scatenò una vera e propria FURIA iconoclasta alla vista di una bandiera rossa con falce e martello, il quale non disdegnò anche di offrire spazio sul giornale on-line a squallidi speculatori. Vorrei solo ricordare a TUTTI: direttore dell’Avanti! Mauro Del Bue, agli “speculatori” e a tutti le compagne e i compagni dentro e fuori il Psi, ed anche a coloro che non sono mai stati nel Psi, che con quel simbolo i SOCIALISTI contribuirono a dare all’Italia: LIBERTA’, REPUBBLICA, DEMOCRAZIA, COSTITUZIONE,  DIRITTI POLITICI ALLE DONNE, LOTTA ALL’ANALFABETISMO, RIFORMA FONDIARIA, REGIONI, NAZIONALIZZAZIONE DELL’ENERGIA ELETTRICA. Furono le UNICHE e VERE RIFORME di struttura e civili come quelle: sul LAVORO (STATUTO DEI LAVORATORI), sulla SCUOLA, sulla SANITA’. Le Conquiste CIVILI: LEGGE MERLIN, DIVORZIO e ABORTO, INTERNAZIONALISMO: AIUTI VERSO LE OPPOSIZIONI CONTRO I REGIMI FASCISTI Europei e dell’America Latina, RICERCA SCIENTIFICA, ECOLOGISMO. E sempre con lo stesso simbolo i socialisti furono fermi oppositori contro i carrarmati sovietici nel 1956 prima in Ungheria e dopo nel 1968 in Cecoslovacchia. Sono solo alcune “cose” che è “capitato” di fare ai socialisti dal loro primo ingresso organico nel governo (fine 1963) in avanti! Va ricordato, inoltre, che TUTTE queste CONQUISTE non furono regalate da NESSUNO! Ma raggiunte attraverso un’opera paziente e tenace. In molte occasioni è stato versato persino del sangue. Basti ricordare il contributo alla RESISTENZA dei SOCIALISTI e le battaglie sindacali in Sicilia dove la mafia assassinò decine di Compagni Socialisti, così come nel resto del meridione, dove gli agrari non si sottrassero a commettere delitti ed eccidi. TUTTO questo in nome del SOCIALISMO, con la bandiera rossa, la falce, il martello, il libro ed il sole nascente. Domanda. Di cosa ci si deve vergognare? Tuttavia, va ricordato che nel psi dalla seconda metà degli anni ’80 ci fu una degenerazione, ma sappiamo anche che non ci sono stati solo i “nani e le ballerine” in quel Psi degli anni  ’80. Sul ps nenciniano possiamo stendere solo un velo pietoso! In tanti, ancora oggi, NON destano rispetto verso la nostra storia; e non perdono occasione per dileggiare chi invece, in ogni momento, cerca non solo di ricordarla quella storia, ma di onorarla sempre! Per questo, con tanti compagni e tante compagne ci incamminiamo verso la vita, che non potrà mai essere “la vita” ciò che oggi è quella cosa che chiamano impropriamente psi, il vero ed UNICO PSI è stato quello descritto in precedenza. Oggi abbiamo solo dei controriformisti, DEFORMISTI collaborazionisti che fungono da mosche cocchiere del sistema finanz-capitalista, in Italia ben rappresentato dal Pd, sistema che sta affossando l’Italia e l’Europa! W il Socialismo! Vincenzo Lorè SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Lettera aperta alle compagne e ai compagni

Cari Compagni, Care Compagne, Il tempo che scorre velocemente avvicina sempre di più il Psi nenciniano all’ultimo respiro. Non avendo mai preso parte al suo disfacimento, in quanto mai inseriti nel partito nenciniano; senza altri indugi abbiamo deciso di metterci tutti in “prima persona” per cercare di ricostruire non dalle macerie esistenti, ma da ZERO il NUOVO SOCIALISMO ITALIANO impresa che non consideriamo certo facile se pensiamo che in un passato abbastanza recente molto tentativi sono andati a vuoto. Rivolgiamo il nostro invito a tutte le Associazione e ai movimenti che si richiamano espressamente all’ideale Socialista – Gruppi e Singoli – e al ruolo aggregante a cui essi aspirano. I Socialisti in questo paese, da tempo non sono rappresentati da nessuna forza politica pertanto è giunto il momento di compiere uno sforzo congiunto affinché si possano riprendere le nostre battaglie di libertà, civiltà e di dignità sociale, adoperandoci tutti nello stesso identico modo. “METTENDOCI TUTTI A DISPOSIZIONE”. Non abbiamo bisogni di nomi famosi né di leader, si comincia tutti insieme lavorando duramente, per ora nessuna avrà una posizione superiore ad altri compagni – non vogliamo nel modo più assoluto ripetere ciò che da tutti è sempre stato considerato uno sbaglio: la posizione del capo decisionista che non ha bisogno di nessuno ovvero nessun culto della personalità, ma solo lavoro collegiale ascoltando le esperienze di ognuno per un confronto costruttivo e plurale. Tutte le intelligenze e le risorse umane devono servire a trovare un comune denominatore sul quale far convergere forze anche se provenienti da altre esperienze, ma che si riconoscono negli ideali e nei valori del Socialismo. Lo scopo non deve assolutamente essere quello di mettere immediatamente in campo forme di frenesie elettorali. Crediamo invece, molto più importante cercare di creare un socialismo vero, vicino alle esigenze della gente intervenendo direttamente sul territorio dove lo stato sociale latita. Questa operazione politica deve avvenire attraverso una nuova “Genova1892” ovviamente sposando tesi e soluzioni politiche più aderenti al mondo di oggi: “Il Socialismo del III MILLENIO”; partendo dallo strutturare una base solida, sulla quale ricreare la “Casa comune” dove possano convivere idee e tendenze plurali, escludendo ogni ruolo ancillare dei socialisti. Cerchiamo anche di fare chiarezza su alcune aspetti circa le posizioni “bivalenti” proprie di alcuni compagni. Pertanto, se c’è volontà di lavorare ad una ricostruzione, diventa incompatibile l’appartenenza al PSI nenciniano. Inoltre, le candidature in appoggio a Sindaci di area Pd sono incompatibili con tale progetto. Anche perché il PD in questi ultimi anni ha completamente snaturato la vocazione di partito progressista e di Sinistra, diventando espressione di politiche sfrenatamente neoliberiste; andando a promulgare leggi anticostituzionali, e dispositivi che ledono a pieno i diritti dei lavoratori e del ceto medio. Sfasciando letteralmente quello che era lo stato sociale e la Costituzione italiana. E’ essenziale che i giovani prendano coscienza affinché stiano al nostro fianco e sappiano che senza di loro e senza una nuova classe dirigente, non sarà possibile programmare il futuro di questa nazione. Confidiamo nell’apporto determinante delle compagne, delle donne, che sin dalle sue origini sono sempre state protagoniste nella storia del movimento socialista, in tutte le battaglie di emancipazione. Il partito Socialista storico è stato oggetto nel recente passato, di fatti che ne hanno compromesso l’integrità morale – la creazione di un vero e proprio “braccio finanziario del Psi, gestito in prima fase dagli stessi politici e, successivamente dagli uomini di fiducia, che hanno sfruttato fino in fondo la possibilità offerta dalla gestione della cosa pubblica. E’ UTILE specificare che personaggi simili non troveranno mai posto nel nuovo socialismo italiano che ci apprestiamo a rifondare. Il vecchio Partito Socialista Italiano, ha subito inoltre una vera e propria “DAMNATIO MEMORIAE”, come se qualcuno avesse dato l’ordine non scritto di cancellare tutto ciò che riguarda la storia dei Socialisti Italiani. Le compagne e i compagni, in nome della propria tradizione democratica, pluralista e repubblicana, DEVONO rifiutare lo stravolgimento dell’assetto istituzionale proposto dalla “DEFORMA” costituzionale votata da una maggioranza, tra l’altro non qualificata, di un Parlamento di NOMINATI, in autunno al referendum confermativo invitano a votare NO! Parafrasando il Presidente Socialista Sandro Pertini diciamo: Vi sbagliate! Dimenticate che la tra tradizione del socialismo, in Italia, ha profonde radici. Risorgeremo dalla tradizione, malgrado gli errori commessi. 12 maggio 2016 Le Compagne e i Compagni di Socialismo Italiano 1892 official statement SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. 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La stampa deve svolgere la sua funzione democratica dando voce ai comitati per i referendum

Comunicato stampa Riforma costituzionale e Italicum, i Comitati referendari: «Forte iniziativa per una corretta informazione e “prestito popolare”». Comunicato stampa more hints La campagna referendaria entra nel vivo e i due comitati promotori – per il No nel referendum costituzionale e per il doppio sì in quello contro la legge elettorale – si organizzano. Sarà infatti costituita una “cabina di regia” unica con il compito di coordinare l’attività nel corso di tutta la campagna, che ora vede al centro la raccolta delle firme e proseguirà con la campagna elettorale vera e propria e le altre iniziative, come i ricorsi sulla incostituzionalità dell’Italicum promossi da un team di avvocati guidati dall’avvocato Besostri. Campagna referendaria che si annuncia difficile anche per la sproporzione delle forze in campo. Per questo due sono le iniziative che i consigli direttivi dei due comitati hanno deciso di mettere subito in campo. La prima è la proposta di lanciare un “prestito popolare” sul modello dell’esperienza del referendum per l’acqua pubblica. Si tratta in sostanza di una sottoscrizione volontaria, che sarà restituita ai cittadini se sarà raggiunto l’obiettivo delle 500mila firme e il Comitato per il No nel referendum costituzionale avrà quindi diritto al rimborso elettorale. Ma la partita si gioca anche e soprattutto sul terreno della comunicazione e della informazione. Per questo i consigli direttivi dei due comitati referendari hanno deciso di intraprendere una forte iniziativa verso le Autorità di garanzia, le reti televisive pubbliche e private, i direttori di rete e dei quotidiani per richiedere una adeguata informazione sul merito delle questioni al centro dei referendum e sulla esistenza di una campagna di raccolta delle firme e per rivendicare piena parità di trattamento per le posizioni che si confronteranno sui referendum istituzionali, anche facendo seguito a precedenti esperienze. I Comitati chiedono quindi a tutti gli organi di informazione di svolgere la loro funzione democratica, di essere aperti alle ragioni dei Comitati referendari al fine consentire in ogni modo la corretta diffusione delle notizie e delle attività dei comitati referendari, a partire dai banchetti per la raccolta delle firme. DOCUMENTO: Documento conclusivo dei Consigli direttivi dei due Comitati 21.4.2016 Fonte: Coordinamento Democrazia Costituzionale SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it