Appello: SE HAI IDEE CHIARE USI PAROLE SEMPLICI

Si sta per approvare una nuova legge elettorale. Il risultato finale non è ancora soddisfacente. Ma un punto fermo è che il prossimo Parlamento sia eletto con un sistema proporzionale per un’esigenza di verità dopo tre parlamenti eletti con una legge maggioritaria incostituzionale. Tuttavia i gruppi di potere che si sono impadroniti di Partiti, che non sono libere associazioni di cittadini per determinare con metodo democratico al loro interno e in concorrenza tra loro, come avrebbe voluto l’art. 49 Cost., se fosse stato attuato, non hanno rinunciato a manipolare il risultato finale predeterminando la composizione del futuro Parlamento per avere docili esecutori di decisioni prese da gruppi di interesse, di potere economico e finanziario, di corporazioni, sia italiani che stranieri. La nostra Costituzione vuole parlamentari che rappresentino esclusivamente la Nazione (art. 67 Cost.) e che esercitino la loro funzione pubblica con disciplina (morale non di partito) e onore (art. 54 Cost.) e che rappresentino degnamente il popolo, cui appartiene la sovranità (art. 1 c.2 Costituzione), che è stata calpestata con bel due leggi dichiarate incostituzionali in parti importanti. Le nostre istituzioni democratiche sarebbero in pericolo se avessimo una terza legge incostituzionale. E’ una preoccupazione che il Presidente del Senato, Grasso, ha espresso ad alta voce in questi giorni e che speriamo sia condivisa nel suo pensoso ed isolato silenzio dal Presidente della Repubblica Mattarella. Preoccupano le spinte ad accelerare la data delle elezioni, non perché si condivida la politica di questo governo, ma per la chiara intenzione di votare comunque prima di un  pronunciamento della Corte Costituzionale sulle parti non modificate delle leggi elettorali e su quelle nuove. Si ripeterebbe  lo scandaloso paradosso  del Parlamento eletto nel febbraio 2013 con una legge dichiarata incostituzionale  nel gennaio 2014 e che nella sua maggioranza ha tramato contro la democrazia approvando una legge elettorale incostituzionale l’Italikum e che ha persino tentato di manomettere la Costituzione con una deforma,  che con l’art. 40 c.3 ultimo periodo del ddl costituzionale Renzi-Boschi voleva sanare affari  coperti dall’autodichia delle Camere: una parola difficile, ma che significa che la giustizia ordinaria non si deve occupare non solo dell’elezione dei Parlamentari (art. 66 Cost.), ma neppure del personale e dei contratti con i privati , che forniscano beni e servizi alla Camere o facciano lavori per esse. Questo documento è stato preceduto da una consultazione informale ed anche casuale tra persone di diverso orientamento politico e culturale e con diverse esperienze di vita. Anche per questo è stato complicato trovare una conclusione sulla natura e caratteristiche del quarto polo. Sia chiaro che non voglio promuovere nulla, gli impegni come coordinatore degli avvocati antitalikum sono sufficienti. No sarò il primo firmatario, ma inserirò il mio nome quando saranno pervenute qualche decina di adesioni all’indirizzo di posta elettronica in CC: (avvocatiantitalikum@googlegroups.com) Di questo appello nessuno è padrone, purché siano mantenute le richieste minime  per la futura legge elettorale ciascuno è libero di definire secondo le  sue inclinazioni, aspirazioni, persino speranze o sogni le caratteristiche del quarto polo che dovrà nascere, per impedire che la soglia di sbarramento escluda dalla rappresentanza ben più del 5% complessivo degli elettori/elettrici, anche perché si gioca con le carte truccate  del voto utile, e congiunto, con la contemporanea richiesta di un’abnorme quantità di firme per i nuovi e l’esenzione totale per forze già  in Parlamento alla data del 1° gennaio 2014. Buona Costituzione a tutti Felice C. Besostri — SE HAI IDEE CHIARE USI PAROLE SEMPLICI Le leggi elettorali sono complesse, tutti i sistemi elettorali hanno pregi e difetti, ma è chiaro che in democrazia la cosa più importante è che rappresentino  le cittadine e i cittadini e che rendano impossibile  imporre di forza le candidature di ubbidienti seguaci. Lo scorso 4 Dicembre 19.421.025 di italiani, pari al 59,12%  hanno detto NO alla democrazia dell’uomo solo al comando. I sostenitori del SI’, quindi, non rappresentano la maggioranza degli italiani e delle italiane e ne devono ascoltare la voce e rispettare la volontà. Camera dei Deputati e Senato della Repubblica sono state confermati come assemblee elettive, quindi deputati/deputate e senatori/senatrici devono essere eletti da tutti e non nominati da Renzi, Berlusconi, Grillo, Salvini o altri capi o capetti di partito. Questo Parlamento è stato eletto con una legge incostituzionale: una gran parte grazie ad un premio di maggioranza, cioè contro la volontà degli elettori dei collegi di candidatura; tutti perché candidati in liste bloccate, cioè non per un voto libero, eguale e personale (art.48 Cost.), né diretto per la Camera (art.56 Cost.) e il Senato (art. 58 Cost.). Invece di ringraziare la provvidenza hanno prima approvato una nuova legge elettorale incostituzionale censurata dalla Corte Costituzionale su iniziativa degli avvocati antitalikum  con la sentenza n. 35/2017 e poi tentato di manomettere la Costituzione repubblicana, figlia della Liberazione, contro la maggioranza del Paese. Le elezioni andavano fatte subito dopo la sentenza n.1/2014 di annullamento del Porcellum, ora la  data non la decidono i capi partito, se trovano un accordo su una legge con dubbi di costituzionalità, ma il Presidente della Repubblica Mattarella, sentiti la Presidente della Camera Boldrini e il Presidente del Senato Grasso, perché è quello che prevede l’art. 88 della Costituzione. Dopo tre Parlamenti eletti con una legge elettorale incostituzionale nel 2006, 2008 e 2013 e una sbornia maggioritaria ultraventennale, che ha moltiplicato artificialmente i partiti occorre un momento di verità, cioè sapere chi rappresenta veramente il popolo italiano, il solo soggetto cui appartiene la sovranità in questa Repubblica democratica fondata sul lavoro (art. 1 Cost.), quindi una legge fondamentalmente proporzionale: solo un Parlamento rappresentativo può adottare una legge elettorale, che sappia trovare un equilibrio tra rappresentanza e stabilità, anche con l’introduzione della sfiducia costruttiva. Non si fanno cadere governi al buio, senza che sia subito pronta un’alternativa. Alla sera delle elezioni si deve solo sapere chi sono coloro che rappresentano gli italiani e come si propongono di governare, con quali programmi e con quali alleanze. Quindi serve una legge che assicuri che i deputati e  le deputate,/le senatrici e i senatori li eleggiamo tutti e …

Relazione introduttiva al convegno: Colorni e la scomparsa della sinistra in Europa

“Il percorso politico di Eugenio Colorni” titolo “Colorni e la scomparsa della Sinistra in Europa” Eugenio Colorni scriveva su l’Avvenire dei Lavoratori del 1 febbraio del 1944: “Socialismo, umanismo, federalismo, unità europea sono le parole fondamentali del nostro programma politico.” review Vi era indubbiamente un clima politico culturale se l’idea di Unità Europea, legata sempre a programmi di riforma sociale, venivano da gruppi francesi come «Combat», «France-Tireur» e «Liberté» ovvero come ricorda sempre Silone dal Movimento del lavoro libero in Norvegia o dal Movimento Vrij Nederland in Olanda ed anche da sparsi gruppi di tedeschi antinazisti. La collaborazione di Colorni alla redazione e soprattutto alla diffusione del Manifesto di Ventotene, a mio avviso, ne fa uno degli autori a ricordare al pari di Altiero Spinelli e Ernesto Rossi. Sicuramente è un suo merito la diffusione nel mondo socialista Ignazio Silone, allora a capo del Centro Estero di Zurigo del PSI e dell’Avvenire dei Lavoratori ebbe già sentore del Manifesto di Ventotene nell’autunno del 1941 e più tardi ricevette un appello analogo, dal Movimento «Li bérer et Fédérer» di Tolosa, nel quale militava Silvio Trentin, il padre di Bruno. Internazionalismo l’Europa moderna ed il socialismo sono termini storici intimamente connessi. Il socialismo moderno infatti è nato in Europa nel corso del secolo passato, contemporaneamente all’Europa moderna. Le fasi di sviluppo e le crisi del socialismo moderno sono coincise con il progresso e le difficoltà dell’Europa Il problema più grave è che le grosse perdite socialiste non si trasferiscono massicciamente alla loro sinistra e spesso vi sono perdite dell’intero schieramento teoricamente alternativo che comprenda anche i Verdi e in generale gli ecologisti. In nessun paese europeo, ad eccezione della Gran Bretagna, ma ora in fuoriuscita dall’UE, la sinistra è rappresentata da un solo partito, che possa aspirare al governo. Formalmente vi è una Grande Coalizione PPE-PSE, ma il PPE ha una posizi0one centrale ed è riuscita la trasformazione da Partito Democristiano e Socialcristiano in partito di centro conservatore in armonia con i cosiddetti poteri, di cui il Presidente della Commissione, Juncker, è un vassallo. Per togliere ogni dubbio il suo partito non è più il PPCS (Partito Popolare Cristiano Sociale), ma semplicemente il PD affiliato al PPE, per non confondersi con il PD affiliato al PSE. Il PSE non ha, invece, un’identità precisa e un programma alternativo all’austerità e su dossier delicati come i fenomeni migratori posizione differenziate. Il quadro europeo è ancora instabile mancano i risultati delle legislative francesi di giugno 2017, delle britanniche dello stesso mese e soprattutto di quelle tedesche del 24 settembre, per non parlare di quelle italiane oscillanti tra la fine del 2017 e l’inizio 2018 a dio piacendo e al Presidente Mattarella. Riuscirà la sinistra in senso lato a compiere quella riflessione auspicata da Colorni e Silone nel 1994, cioè legare il suo destino a quello di un processo di integrazione europea, che abbia come centro la Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE, le cui norme hanno lo stesso valore giuridico dei Trattati per l’art. 6 TUE e una politica economica che salvaguardi la coesione sociale e le conquiste del welfare state e persegua con coerenza una politica di pace e cooperazione per uno sviluppo economico equo e solidale? Felice Besostri Felice Besostri   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

«Il “Fianum” è assolutamente incostituzionale»

COMUNICATO STAMPARoma, 24 maggio 2017Legge elettorale, dichiarazione di Felice Besostri, coordinatore degli avvocati anti Italicum,esecutivo Comitato per la Democrazia Costituzionale: «Il “Fianum” è assolutamente incostituzionale.Non siamo al supermercato dove compri uno e te ne danno due» «L’ultimo progetto di legge elettorale presentato dal Pd, che per comodità chiamiamo Fianum, è assolutamente incostituzionale. Non solo per il motivo che il voto non è uguale, come avveniva nel Porcellum e nell’Italicum, ma anche perché non è nemmeno libero e personale come richiede l’articolo 48 della Costituzione e neppure diretto come richiedono l’articolo 56 per la Camera dei deputati e l’articolo 58 per il Senato. Per salvare questo pdl bisogna farlo diventare un vero e proprio germanicum cioè con il cinquanta per cento di eletti nel proporzionale e il cinquanta per cento in collegi uninominali da scorporare se superano la percentuale ottenuta nei collegi plurinominali proporzionali. Non siamo al supermercato dove compri uno e te ne danno due. Quindi deve essere ammesso il voto disgiunto tra collegio uninominale maggioritario e collegio plurinominale proporzionale» Un gruppo di lavoro diretto e coordinato dall’avv. Felice Besostri e composto dal dr. Giampiero Buonomo e dall’avv. Giuseppe Sarno hanno predisposto per il CDC una serie di emendamenti per trasformare il PdL In un vero e proprio germanicum. Saranno a disposizione di tutti quelli, compreso Renzi, che a parole dicono di voler trovare un accordo sulla base del sistema elettorale tedesco” SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Gran Bretagna, Corbyn rieletto leader dei laburisti “Ora dobbiamo unire il partito”

LONDRA – Hanno cercato di fermarlo in tutti i modi. Non ci sono riusciti. Jeremy Corbyn viene rieletto leader del partito laburista, con una percentuale ancora più alta di quella già massiccia di un anno fa: hanno votato per lui, nelle primarie del Labour, il 61,8 per cento degli iscritti. Nel settembre 2015 si era imposto con il 59 per cento. Dodici mesi di polemiche anche feroci all’interno della sinistra britannica dunque sono apparentemente servite soltanto a rafforzarlo. Il candidato rivale, Owen Smith, ha ottenuto il 38 per cento. In tutto hanno votato più di mezzo milione di iscritti su 600 mila circa aventi diritto. E Corbyn ha prevalso in tutte le categorie: militanti, sindacalisti, semplici sostenitori che si sono registrati per votare versando 25 sterline a testa. “La nostra famiglia laburista deve affrontare il futuro insieme, dobbiamo unire il partito per proteggere gli interessi dei lavoratori e riconquistare il potere”, dice il riconfermato leader nel suo primo discorso della vittoria, a Liverpool, aprendo l’annuale congresso laburista, giacca grigia, camicia bianca e come quasi sempre cravatta rossa. “Nelle elezioni si dicono cose a volte esagerate, le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono, non abbiamo avuto paura di discutere apertamente e dobbiamo essere orgogliosi. Abbiamo il più grande partito per numero di iscritti in tutta Europa, abbiamo triplicato il numero di iscritti in un anno e mezzo. Adesso è il momento di concentrare tutte le nostre energie nell’obiettivo di sconfiggere i conservatori, Theresa May ha cambiato gli slogan di David Cameron ma la sostanza è sempre la stessa, quella di un governo di destra. Quattro milioni di bambini in Gran Bretagna vivono in povertà, sei milioni di lavoratori sono pagati meno del minimo salariale, se credete come me che questo sia scandaloso nella sesta economia mondiale, allora il Labour può vincere le prossime elezioni. Io non ho dubbi che, lavorando insieme, potremo farlo”. Corbyn aggiunge che è sua responsabilità unire il partito, al congresso, in parlamento, nel paese, ma aggiunge che è anche responsabilità degli altri membri – un’allusione alle divisioni e al voto di sfiducia nei suoi confronti da parte della maggioranza dei deputati laburisti, l’episodio che ha aperto la crisi che ha portato a indire, dopo appena un anno, nuove elezioni primarie. Per comprendere quello che è accaduto è necessario ricapitolare le puntate precedenti. Facendo un lungo passo indietro. Nel 2010, dopo la vittoria di David Cameron alle elezioni contro Gordon Brown, che aveva preso il posto del dimissionario Tony Blair a metà della precedente legislatura, il Labour elesse a sorpresa Ed Miliband come nuovo leader, grazie ai voti dei sindacati che si schierarono in massa per lui percependolo come più di sinistra rispetto all’altro candidato, suo fratello maggiore David Miliband, un blairiano più tradizionale. Ed Miliband cambiò le regole per eleggere il leader: in futuro non avrebbero votato più solo iscritti e sindacati, ma chiunque volesse registrarsi come militante del Labour, pagando appena 3 sterline. Alle elezioni del 2015 il Labour ha perso di nuovo: Ed Miliband è stato nettamente battuto, il conservatore Cameron è rimasto a Downing street. Miliband, come è la prassi in caso di sconfitta elettorale, si è dimesso. Mezza dozzina di candidati sono scesi in lizza al suo posto. Fra questi, Jeremy Corbyn, la primula rossa del partito, forse il deputato più a sinistra nel gruppo parlamentare del Labour. Nessuno pensava che potesse vincere, neppure molti dei 35 deputati che firmarono per appoggiare la sua candidatura, come prevede il regolamento: dissero di averlo fatto per ampliare il dibattito e dare più democrazia interna al partito. Ma grazie alla riforma fatta approvare da Miliband, ovvero grazie al voto di decine di migliaia di militanti, attirati dal suo idealismo, dal suo messaggio di sinistra senza compromessi, senza se e senza ma, è stato lui a prevalere nelle primarie di un anno fa, con una larghissima affermazione. Il bilancio di un anno di leadership di Corbyn è contraddittorio: il Labour ha vinto le elezioni per sindaco a Londra (con Sadik Khan, che tuttavia non è un Corbyniano), a Liverpool, a Bristol; ha perso seggi alle amministrative, anche se meno del previsto; ha perso di fatto il referendum sull’Unione Europea, in cui era schierato per Remain, cioè per rimanere nella Ue, ma Corbyn non si è battuto con grande passione per evitare Brexit. La base lo ha accolto come una star, i giovani accorrono ai suoi comizi dichiarando che Corbyn ha ridato loro fiducia nella politica; ma i sondaggi nazionali indicano che il Labour ha 11 punti di distacco dai conservatori e verrebbe travolto alle urne. Per questo, all’inizio dell’estate, i deputati laburisti hanno indetto un voto di sfiducia nei suoi confronti, passato 172-40. In teoria, a quel punto, Corbyn avrebbe dovuto dimettersi. Ma ha rifiutato di farlo, dichiarando che era stato eletto da centinaia di migliaia di membri e che non bastavano 172 deputati per costringerlo alle dimissioni. I ribelli hanno insistito. L’unica soluzione è apparsa quella di convocare, anzi riconvocare dopo appena un anno nuove primarie. Formalmente, per presentarsi Corbyn avrebbe avuto bisogno del sostegno di almeno 50 deputati e difficilmente lo avrebbe avuto. Un dibattito che è andato fino all’Alta Corte di Londra, fra mozioni, appelli, contro mozioni, ha infine convinto il comitato direttivo del partito a permettergli di essere automaticamente in lizza, in quanto leader in carica. L’opinione dominante era che, forte del sostegno della base e dei sempre più numerosi iscritti, sarebbe stato riconfermato. I rappresentanti più in vista dell’ala moderata, riformista, blairiana o post-blairiana, comunque la si chiami, come Chukka Umunna, un avvocato di origine nigeriana soprannominato “l’Obama inglese”, o Dan Jarvis, un ex-ufficiale dei parà, non si sono candidati. L’unico avversario rimasto, Owen Smith, un ex-giornalista della Bbc, ha pensato che fosse impossibile sconfiggere Corbyn con un messaggio troppo diverso dal suo e quindi ha fatto campagna affermando di essere di sinistra come e più di Corbyn, di avere le sue stesse idee e i suoi programmi, ma di avere una personalità diversa e un’immagine …

PIETRO NENNI E LA NASCITA DELLA REPUBBLICA

Si avvicina il grande giorno: il 2 giugno. Quel giorno gli italiani decideranno tra la monarchia e la repubblica. E’ una scelta fondamentale: per Nenni lo è più che per chiunque altro. Dalla prima giovinezza ha sognato la repubblica: da quando ha articolato i primi suoni politici ha esaltato la repubblica. E alla repubblica egli ha dedicato la volontà e la passione di ogni sua giornata da quando è tornata la libertà in Italia. il “vento del Nord” e la “lotta contro l’orologio”: il lavoro da lui svolto per la Consulta; le rinunce, i compromessi, il “senno”; tutto è fatto perché si arrivi al voto, al più presto, in condizioni di tranquillità. Egli sentiva che ogni minuto era un voto in meno alla repubblica perché calava la tensione della Resistenza, il vecchio Stato e le vecchie idee riemergevano, la paura del comunismo cresceva e la repubblica era temuta come l’anticamera del comunismo. La destra rialzava la testa, i moderati, preoccupati dei risultati elettorali, guardavano a destra. Le provocazioni dirette a ritardare il momento della decisione si moltiplicavano. E la sinistra commetteva errori seri: come quello di minacciare per legge una epurazione che era contro i principi fondamentali del diritto e poi di non farla, anzi di concludere con una amnistia, quella di Togliatti, che vanificava tutto, e implicitamente suonava ammissione di errori se non di colpe. A mano a mano che ci si avvicina alla data del 2 giugno crescono le inquietudini per l’ordine pubblico. Il 9 maggio il re Vittorio Emanuele III abdica in favore del figlio Umberto che diventa re. Grandi furono i timori per questa mossa della monarchia, e si deve a Nenni se prevalse nel Consiglio dei Ministri l’orientamento del “niente è cambiato”. Ma i monarchici intanto sono attivi. Il 2 giugno Nenni annota nel diario: “Una giornata storica può essere, anche per uno dei suoi protagonisti, una giornata noiosa. Sono stato tappato in casa tutta la giornata. E’ comunque e in ogni caso la ‘mia’ giornata. ad essa è legata l’opera mia di capo di partito e di ministro. Trascorro la serata in solitaria attesa leggendo Le zero et l’infini di Koestler”. Ma il 5 giugno – finalmente noti i risultati – è “una grande giornata che può bastare per la vita di un militante”. La repubblica ha vinto, seppure di misura, di una misura tanto stretta che si accusò il ministro dell’interno, il socialista Giuseppe Romita, di avere favorito qualche forzatura elettorale. Niente di vero né di verosimile: ma l’esiguità del margine di maggioranza – solo poco più del 4 % – dimostra che le preoccupazioni di Nenni erano fondate: il tempo logorava la battaglia repubblicana, erodeva i margini del consenso della sinistra, che era stato grandissimo dopo la Liberazione. A mano a mano che il filo della “continuità” si irrobustiva, diventava una corda intorno al collo della rivoluzione democratica; a mano a mano che si indeboliva la collaborazione tra le potenze occidentali e l’Unione Sovietica e cresceva la campagna contro il comunismo, le simpatie repubblicane del ceto medio si illanguidivano. La posizione di indifferenza istituzionale assunta dalla Dc consentì all’apparato cattolico, e specie alle parrocchie, di “consigliare” i fedeli a votare trono e altare, monarchia e Dc: la formula perfetta che garantiva contro ogni “avventura” di destra e di sinistra. Aveva ragione Nenni di premere perché si arrivasse al più presto al voto. Il titolo dell’editoriale dell’Avanti! scritto da Silone, “Grazie Nenni”, fu felicissimo; e anche obiettivamente esatto. La maggioranza per la Repubblica è stata striminzita: il 51,01 % dei voti. Ma è fatta ! L’Assemblea Costituente elegge capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola. Si volta pagina. . dal libro di Giuseppe Tamburrano “Pietro Nenni”, Laterza 1986 . “Si avvicina il grande giorno: il 2 giugno. Quel giorno gli italiani decideranno tra la monarchia e la repubblica. E’ una scelta fondamentale: per Nenni lo è più che per chiunque altro. Dalla prima giovinezza ha sognato la repubblica: da quando ha articolato i primi suoni politici ha esaltato la repubblica. E alla repubblica egli ha dedicato la volontà e la passione di ogni sua giornata da quando è tornata la libertà in Italia. Il “vento del Nord” e la “lotta contro l’orologio”: il lavoro da lui svolto per la Consulta; le rinunce, i compromessi, il “senno”; tutto è fatto perché si arrivi al voto, al più presto, in condizioni di tranquillità. Egli sentiva che ogni minuto era un voto in meno alla repubblica perché calava la tensione della Resistenza, il vecchio Stato e le vecchie idee riemergevano, la paura del comunismo cresceva e la repubblica era temuta come l’anticamera del comunismo. La destra rialzava la testa, i moderati, preoccupati dei risultati elettorali, guardavano a destra. Le provocazioni dirette a ritardare il momento della decisione si moltiplicavano. E la sinistra commetteva errori seri: come quello di minacciare per legge una epurazione che era contro i principi fondamentali del diritto e poi di non farla, anzi di concludere con una amnistia, quella di Togliatti, che vanificava tutto, e implicitamente suonava ammissione di errori se non di colpe. […] A mano a mano che ci si avvicina alla data del 2 giugno crescono le inquietudini per l’ordine pubblico. Il 9 maggio il re Vittorio Emanuele III abdica in favore del figlio Umberto che diventa re. Grandi furono i timori per questa mossa della monarchia, e si deve a Nenni se prevalse nel Consiglio dei Ministri l’orientamento del “niente è cambiato”. Ma i monarchici intanto sono attivi. […] Il 2 giugno Nenni annota nel diario: “Una giornata storica può essere, anche per uno dei suoi protagonisti, una giornata noiosa. Sono stato tappato in casa tutta la giornata. E’ comunque e in ogni caso la ‘mia’ giornata. ad essa è legata l’opera mia di capo di partito e di ministro. Trascorro la serata in solitaria attesa leggendo Le zero et l’infini di Koestler”. Ma il 5 giugno – finalmente noti i risultati – è “una grande giornata che può bastare per la vita di un militante”. La …

ANPI e PD dallo scontro al confronto

Ieri lunedì si è tenuto uno dei pochi confronti tra sostenitori del SI’ e del NO al referendum costituzionale di ottobre. Luogo di incontro, promosso dall’ANPI e dalla sezione PD Pietro Calamandrei ,la Sala Trasparenza in Via della Libertà a Cesano Boscone. Il mio interlocutore è stato un deputato del PD, Matteo Mauri. Ho esordito parlando della necessità che si moltiplichino i confronti tra il Sì e il No, come al tempo del referendum sul divorzio per avere un voto consapevole. Ai banchetti per la raccolta delle firme mi è capitato di incontrare elettori convinti che il Senato fosse stato abolito e non ridotto ad un dopolavoro per consiglieri regionali e sindaci. Non capisco perché gli organizzatori mi abbiano qualificato come ex senatore DS: nostalgia del passato o soddisfazione che non sia più in Senato? Comunque preferisco essere un ex senatore che un ex di sinistra se fossi rimasto nei DS per confluire nel PD. In effetti una proposta di revisione costituzionale, come la Renzi Boschi non avrebbe avuto alcuna probabilità di passare in una Commissione Affari Costituzionali dove ero il capogruppo dei DS e era presieduta dal prof. Massimo Villone e non dalla senatrice Finocchiaro. In questa riscrittura di 48 articoli della Costituzione manca la trasparenza: il primo ministro è di fatto eletto direttamente, grazie ad un ballottaggio, cui si accede senza quorum di partecipazione al voto e/o di percentuale delle liste ammesse, ma formalmente facendo salve le prerogative del Presidente della Repubblica con forma di governo parlamentare. Malgrado un art. 92 Cost. Potrebbe il Capo dello Stato nominare Presidente del consiglio dei ministri un personaggio diverso da quello indicato come capo politico della lista, che dispone almeno di 340 seggi su 630 della Camera? No! La preoccupazione maggiore è che questa revisione sia un antipasto di quella vera, fatta non più da un Parlamento di 945 parlamentari eletti più 6 senatori a vita o di diritto, ma da una Camera di 630 deputati e da un Senato a mezzo servizio di 100 membri. I principi fondamentali sono già stati toccati e proprio l’art. 1 Cost. togliendo al popolo sovrano il potere di eleggere il Senato. L’elezione diretta di un Senato di 100 membri non avrebbe migliorato la situazione: quella vera e che avrebbe avuto ampio consenso era la riduzione della Camera a 400 deputati e del Senato a 200 in totale 600 invece di 730: un risprmio maggiore dei costi della politica. L’altra soluzione sensata era d ovvero passare ad un Parlamento monocamerale con una legge elettorale proporzionale corretta da una soglia di accesso. Per dare stabilità ai governi basta la sfiducia costruttiva i premi di maggioranza non sono conformi alla Costituzione, perché se vincolano il parlamentare sono in contrasto con l’art. 67 Cost., che vieta il mandato imperativo. Se, invece, non lo vincolano ,come nelle legislature conseguenti alle elezioni del 2006, 2008 e 2013, si sacrifica gravemente e inutilmente la rappresentatività. L’art. 57 Cost. Revisionato è inapplicabile perché richiede che i consigli regionali e di provincia autonoma eleggano i senatori con metodo proporzionale, impossibile quando i senatori siano 2 o 3 in totale, di cui uno sindaco. Ebbene è il caso di 11 regioni e 2 province autonome su 21, cioè la maggioranza. Con i sindaci tutti e i 5 di nomina presidenziale il totale dei senatori non eletti con sistema proporzionale è il 36% del nuovo Senato. Con un popolo informato la vittoria dei NO è scontata, ma questo deve essere evitato ad ogni costo. Quindi nella parte finale della campagna referendaria ci sarà il terrorismo politico-finanziario sulle famiglie che hanno un mutuo a tasso variabile: il diritto di voto dei cittadini sarà espropriato dalle agenzie di rating, dal FMI e dalla BCE: alla faccia del voto libero, uguale e personale previsto dal nostro art. 48 della Costituzione. Fonte: dal blog di Felice Besostri (presidente del Comitato nazionale per il No al referendum costituzionale) Felice Besostri (presidente del Comitato nazionale per il No al referendum costituzionale) presidente del Comitato nazionale per il No al referendum costituzionale)   go wholesale Il Video dell’evento: Il Video dell’evento: SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

30 Ragioni per dire NO

  Allegato scaricabile: NO alla revisione costituzionale SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Io mi fido di Lui

Io mi fido di Lui, se fosse in vita Sandro Pertini farebbe parte dell’A.N.P.I. e non si offenderebbe certamente se il popolo italiano votasse NO al referendum Costituzionale ed alla Legge elettorale Italikum, contrariamente a quanto possa pensare il suo collega Giorgio. Sono certo che voterebbe NO! La differenza stà nelle storie personali. Io mi fido di Lui, se fosse in vita Sandro Pertini farebbe parte dell’A.N.P.I. e non si offenderebbe certamente se il popolo italiano votasse NO al referendum Costituzionale ed alla Legge elettorale Italikum, contrariamente a quanto possa pensare il suo collega Giorgio. Sono certo che voterebbe NO! La differenza stà nelle storie personali. E’ iscritto a parlare il Senatore Pertini. Ne ha facoltà. PERTINI. E’ iscritto a parlare il Senatore Pertini. Ne ha facoltà. PERTINI. Signor Presidente, Onorevoli colleghi, credo che a questo punto nessuno si nasconda che la legge elettorale che stiamo esaminando è di eccezionale gravità; è una legge che avrà conseguenze nefaste subito dopo le elezioni, se, per dannata ipotesi dovesse essere applicata.Non si sfugge, a questo dilemma, Onorevole Presidente, perché qui ciascuno di noi per il presente e per il domani deve assumere le proprie responsabilità. Ci sono due precedenti.Il secondo precedente lo abbiamo nel 1923. Quando venne presentata la legge, che porta il nome non onorato di legge Acerbo, (oggi Italikum). I socialdemocratici non possono aver dimenticato la posizione che essi presero nel 1919, quando con Turati giustamente affermavano che chi è contro la proporzionale si pone contro il suffraggio universale, il quale si può manifestare e attuare nella sua pienezza solo con la proporzionale. La proporzionale toglie la lotta circoscritta agli interessi personali, agli interessi delle clientele, per elevarla in una sfera molto più alta, che è la sfera degli interessi collettivi, gli Interessi del Paese, della Nazione. Se non vi fosse altra prova che la proporzionale è sinonimo di democrazia, basterebbe questa: che tutti i Governi, i quali hanno il proposito di trasformarsi in regime, la prima cosa che fanno è quella di colpire la proporzionale. Questo è avvenuto nel 23. E sarà utile ricordare che il socialista Turati nel discorso del 3 marzo, rivolgendosi a coloro che dicevano che i socialisti avrebbero perso dei seggi, rispose sdegnoso: Ma queste sono miserie!…mi schiaffeggerei da me stesso davanti allo specchio se questo influisse sulla mia opinione. Ora non vi dico di mettervi allo specchio, perché altrimenti dovreste schiaffeggiarvi lungamente, o socialdemocratici, perché a voi premono soltanto,i seggi, non la vostra coscienza di socialisti, non le vostre opinioni. E’ precisamente questa la ragione che vi spinge ad assecondare il Governo democristiano (oggi Renzi) in questo atto antidemocratico. Molti, allora come oggi, dicevano: In fin dei conti si tratta di una legge elettorale; perché drammatizzare? Ed abbiamo avuto una quantità di uomini della vecchia classe dirigente che finirono per assecondare il fascismo ed i primi soprusi; uomini che per quieto vivere, per non perdere una carica ben remunerata, mirarono ad adeguarsi alla situazione creata dal governo fasciata; uomini che pure non avevano più nulla da chiedere alla vita ed avrebbero dovuto sentire solo il dovere di concludere la loro fatica politica nobilmente e non con infamia; uomini della vecchia classe dirigente che assecondarono il fascismo pur di rimanere aggrappati alle loro estreme ambizioni come il vecchio sordido Shylok al suo maledetto denaro. E la triste vergognosa storia si ripete oggi. Vi sono nuovamente degli uomini che fanno tacere la loro coscienza per quieto vivere cercando mille pretesti per giustificare la loro debolezza di assecondare il Governo nella sua azione antidemocratica.Dagli atti Parlamentari , Modifiche al testo unico delle leggi per l’elezione della Camera dei Deputati, Sandro Pertini 10 marzo 1953. Sarebbe opportuno non sottovalutare i corsi e ricorsi storici, ed il ripetersi di cicli che a volte avvengono su precisi disegni. Penso che si stia tirando troppo la corda perché tanti diritti vengono calpestati. Ho voluto porvi all’attenzione l’intervento del Presidentissimo Sandro Pertini, su un tema, oggi, di grande attualità,quale la legge elettorale, perché ne ho colto il ripetersi di situazioni similari e comportamenti identici delle classi dirigenti. E’ difficile schiaffeggiarsi allo specchio. Molti lo dovrebbero fare, al solo pensiero di tradire valori e storia politica! Umberto Ranieri Umberto Ranieri useful source SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

La verità sui presunti risparmi

Ci viene ossessivamente ripetuto che rinunciando ad eleggere i senatori si riducono i ‘costi della politica’. Vediamo se è vero: Secondo quanto riportato dal Bilancio 2015 del Senato (S.1.1.1.) Le indennità parlamentari degli attuali Senatori ammontano a euro 40.100.000 Non è vero che con il nuovo art.69 Cost. Boschi/Renzi verrebbero tutti risparmiati. in realtà l’articolo 40, comma 5 ultimo periodo lascia intendere che i senatori a vita e di diritto continueranno ad essere remunerati con le vecchie norme, quindi almeno 5 indennità parlamentari restano (per un costo di 626.562 euro annui); quindi si risparmiano solo 39.473.438 euro. Per diarie ed altre spese o rimborsi per lo svolgimento del mandato (S:1.1.2.) vengono spesi Euro 37.266.000 Riproporzionando la spesa a 100 senatori si arriva a euro 11.645.626 quindi si risparmiano 25.620.375 Il risparmio nelle uscite sarebbe quindi di 65.093.813 euro annui Ma nel capitolo S.3.5.1 del medesimo bilancio sono segnalati 126.000.000 euro di ritenute fiscali su tutti i redditi prodotti in Senato. Secondo una dichiarazione pubblica del senatore questore, almeno 15.000.000 di queste ritenute sono operate per il versamento dei predetti emolumenti ai senatori e, quindi, lo Stato cesserà di introitarli al cessare degli emolumenti Secondo il questore Malan, quindi, la partita derivante dalla Revisione costituzionale Renzi/Boschi al netto delle imposte versate si riduce a meno di 50 milioni di euro annui di risparmio per le casse dello Stato. Meno di un euro a cittadino italiano (per la precisione 0,83 euro per ognuno dei 60 milioni di abitanti della penisola). Siamo sicuri di voler rinunciare a scegliere i Senatori per l’equivalente di un caffè all’anno? SI POTREBBE RISPARMIARE PIU’ E MEGLIO? Il 21 maggio 2015, Roberta Pinotti, ministra della Difesa, ha presentato il documento programmatico pluriennale per il triennio 2015-2017 che conferma la partecipazione dell’Italia al programma Joint Strike Fighter F-35, con un budget complessivo di circa 10 miliardi di euro. Il numero di velivoli da acquistare è stato fissato a 90 unità (di cui 38 da acquisire entro il 2020). Ciò significa che ogni cittadino italiano pagherebbe 166,6 euro a testa. Anche solo un F35 in meno consentirebbe un risparmio maggiore del Senato: 1,85 euro invece di 0,83 euro!! UN SOLO F 35 EQUIVALE A PIU’ DI 2 ANNI DI INDENNITA’ DEL SENATO Con i 38 da comprare entro il 2020 si coprirebbero 80 anni di indennità dei senatori VOTIAMO NO ALLO STRAVOLGIMENTO DELLA COSTITUZIONE PERCHE’ VOGLIAMO MENO ARMI E PIU’ DEMOCRAZIA Articolo 11 della Costituzione: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo ——————– La truffa del nuovo Senato Se si parla per fare bla-bla si può dire la prima cosa che passa per la mente. Guardate la tabella allegata. Leggetevi anche l’art.57 nuovo i commi 2, 5 e 6: 2) I Consigli regionali e i Consigli delle province autonome di Trento e Bolzano eleggono con metodo proporzionale, i senatori fra i propri componenti e nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori. [NOTA il metodo proporzionale riguarda solo i consiglieri regionali senatori] 5). La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti, in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma. [NOTA le parole in corsivo grassetto sono quelle dell’emendamento Chiti] 6) ult. periodo ” I seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun consiglio [ NOTA poiché le leggi elettorali regionali sono iper maggioritarie con premi di maggiorana tra il 55 e il 61% si voleva tenere conto di voti dati a formazioni non entrate in Consiglio ovvero che si tenesse conto dei voti di lista e non solo dei seggi] Ogni ragionamento prescinde dal terzo comma del nuovo 57 per cui ogni regione deve avere un minino di 2 senatori. Leggetevi la tabella allegata 10′ regioni, tra cui 2 province autonome) hanno 2 senatori DI CUI 1 SINDACO PER IL QUALE GLI ELETTORI NON ESPRIMONO ALCUNA SCELTA. DUE REGIONI NE HANNO 3 di cui un sindaco. Dove sta il metodo proporzionale imposto dal c. 2? o che si deve tene conto dell scelte espresse dagli elettori( c. 5) e dei voti espressi(c. 6)? I casi sono tre 1) presa per il culo; 2) totale incompetenza legislativa 3) consapevolezza che così non funziona e quindi riformulare la norma, ma con camere elette con l’Italikum i deputati e dai consigli regionali i senatori ma con la norma transitoria senza perciò applicazione dell’emendamento Chiti. Se vince il Sì a primavera si vota con l’Italikum, ma anche se vince il NO. PER DIRE NO ALLA REVISIONE COSTITUZIONALE   Gli allegati possono essere scaricati e stampati: ART.57 Truffa Senato.odt ART.57 Truffa Senato – Tabella.pdf Fonte: Felice Besostri SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

La Sgovernance globale e il “Mercato delle nebbie”

“A volte si dice che gli operatori sui mercati siano pazzi. Non è così. Sono esseri assolutamente razionali. Ma una persona razionale che non riesce a vedere chiaro, che si sente come avvolta nella nebbia, assume decisioni istintive, brusche, a scatti” – queste parole sono state pronunciate dal Direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, in un’istruttiva intervista rilasciata l’8 maggio scorso a Giuseppe De Tomaso per la Gazzetta del Mezzogiorno. Gli operatori finanziari non sono personalmente pazzi, ma la nebbia da cui sono avvolti viene prodotta da un’insania speculativa che toglie al “mercato regolatore” ogni visibilità. Oggi il problema economico-politico più sostanziale, sollevato anche nell’intervista di Salvatore Rossi, consiste nell’incertezza sul futuro. Incertezza sul futuro: si tratta di un effetto macroclimatico paradossale del mercato che, invece di mantenere la promessa autoregolatrice insita nella parola d’ordine neo-liberista di tant’anni, sta finendo per scardinare ogni cosa, sé incluso. In realtà, l’anarco-capitalismo si fonda sulla “consumazione” finanziaria del futuro. La struttura intrinsecamente speculativa del “mercato regolatore” consiste infatti, letteralmente, nell’usare e vendere futuro. A tale meccanismo del lucro possono essere ricondotti sia il crescente debito ecologico nei confronti delle generazioni a venire, sia l’immensa massa dei derivati finanziari che incombe, sia lo scaricamento (parziale) delle contraddizioni interne al sistema sul grande buco dei debiti pubblici e privati. informative post A questi temi Gianis Varoufakis ha dedicato pagine di eccellente chiarezza nel suo libro (dedicato alla figlia) Time For Change. L’anarco-capitalismo consuma futuro specialmente nel duplice senso che: a) Il “mercato regolatore” lucra usando e vendendo futuro in misura ben maggiore alle reali, o anche solo possibili, disponibilità; così facendo crea tra l’altro le celebri “bolle” finanziarie, oltre che la crisi climatica nonché la bancarotta tendenzialmente generale del debito pubblico e privato. b) In tal modo il “mercato regolatore” paralizza progressivamente ogni governabilità politica, accelerando la Sgovernance globale. La prossima crisi finanziaria si profila ormai all’orizzonte. Quando sarà scoppiata, si dirà che essa impatta sulla debolezza degli stati (già lo si dice). E quindi a quel punto sarà tutta colpa degli stati, se le cose andranno di male in peggio. Ma, a parte il darwinismo da vespasiano populista di certe frasi fatte, la causa della crisi resta pur sempre un’altra. La causa della (delle!) crisi è – ripetiamolo – anche la causa dell’indebolimento degli stati, della liquefazione delle società, della sperequazione generale e così via. La causa è il “mercato regolatore” che dovrebbe essere, invece, regolato. In assenza di ciò, esso trasforma il pianeta, e lo trasformerà sempre più, in un “aereo senza pilota”. Questo è, dunque il punto: nessuno regola il “regolatore”. Nessuno ci riesce o nessuno vuole farlo. Anzi, già solo parlarne è difficile, perché mille sofismi sviano, banalizzano e occludono il discorso. E chissà perché il discorso è così tanto occluso dai sofismi. Eppure il “mercato regolatore” si sta trasformando in un vero e proprio “mercato delle nebbie”, per gli stessi operatori del mercato. Ovviamente, ci sono enormi interessi enormemente interessati a occludere un certo discorso e a conservarlo occluso. Parafrasando Upton Sinclair, è difficile far capire una cosa a quelli il cui enorme arricchimento dipende dal non capirla. Perciò, non sbaglia di molto chi sostenga che la contraddizione fondamentale della nostra epoca vede drammaticamente contrapposti l’anarco-capitalismo e… l’arte del dialogo. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it