BUON 2023, MAURIZIO LEO

Copyright: IMAGOECONOMICA| Perché faccio a Maurizio Leo i miei auguri per il 2023? Perché il fiscalista è incaricato a rimediare al fallimento di Draghi, provvedendo a disegnare quella riforma fiscale disattesa dal precedente presidente del consiglio. Infatti, il “migliore”, nella sua breve storia governativa, osannata da destra a manca, tanto da creare una fantomatica agenda, o da motivare i meriti della manovra Meloni come continuità con quella del suo predecessore, è incappato in due fallimenti clamorosi: la tassazione degli extraprofitti delle società energetiche e la mancata elaborazione della riforma fiscale. E che ci sia bisogno di una seria riforma fiscale pare evidente guardando alle elaborazioni teoriche sia di fonte liberista che di fonte socialista e confrontandole con la realtà fiscale in cui ci troviamo affogati. In primis il dettato costituzionale dell’art.53 che dichiara che il nostro sistema impositivo sia ispirato a criteri di progressività. Questo principio trova incredibilmente d’accordo liberisti e socialisti: partendo dalla scoperta liberista dell’utilità marginale decrescente, si giunge alla logica conclusione che l’incidenza fiscale, per tendere al pareggiamento del sacrificio richiesto al contribuente, sia crescente (e non proporzionale) al crescere del reddito. Tale teoria è stata seguita dal nostro paese che nei primi anni del dopoguerra conosceva 32 aliquote fiscali che arrivavano con il massimo scaglione ad una imposizione del 72%. Negli USA di Franklin Delano Roosvelt l’aliquota massima raggiungeva addirittura il 94%. Oggi la progressività è scomparsa; non si applica agli interessi del debito pubblico, non si applica ai redditi di capitale (interessi e capital gain), non si applica alla rendita da fabbricati, non si applica ai redditi delle partite iva con fatturato fino a 85.000€, non si applica agli incrementi di fatturato delle partite iva ordinarie. Insomma, la progressività si applica solo ai redditi da lavoro ed ai pensionati (le partite iva ordinarie incidono pochissimo anche per l’altra presenza di evasione). Parrebbe quindi che il principio costituzionale e teorico della progressività sia destinato a scomparire così come previsto dal programma del governo Meloni, estendendo la cosiddetta flat tax a tutti, lavoratori e pensionati compresi. Ma c’è bisogno di una riforma fiscale per combattere quella che è la piaga del nostro paese: l’evasione fiscale. Nel nostro paese si evadono ogni anno 100 miliardi di euro. Grosso modo 35 miliardi di iva, 35 miliardi di Irpef dovuta dalle partite iva individuali, qualche miliardo di Irpef a causa del lavoro nero, 15 miliardi tra Ires ed Irap dovute dalle società commerciali, 5 miliardi di IMU ed il resto su imposte e contributi vari. La riforma Visco, attuata da Renzi, rendendo obbligatoria la fatturazione elettronica è riuscita a recuperare parecchi miliardi di evasione, in tal senso potrebbero essere attuate altre proposte fatte da Visco, ma è nelle cose che nessun partito politico vuole percorrere una strada che sarebbe fruttuosa per la finanza pubblica ma che, al contrario, è dannosa da un punto di vista elettorale. Non parliamo poi delle rendite catastali, di cui si richiede una revisione sia per rendere ragionevolmente comparabili le rendite nelle diverse località (regioni, città e campagna, centro e periferia) ma anche per scoprire le grandi evasioni che l’attività burocratica è incapace di scovare. E lasciamo da parte il capitolo imposta di successione, il vero strumento individuato da Luigi Einaudi nei lavori di Eugenio Rignano atto a realizzare quel principio liberale dell’eguaglianza dei punti di partenza, che ci costa, se ci paragoniamo alla Francia, una ventina di miliardi di mancato introito ogni anno. Ma è inutile sperare in qualcosa di diverso da ciò che Leo si propone, ovvero continuare con la dual tax ad oltranza (progressiva per il lavoro, proporzionale per le rendite), e incentivare il capitale con semplificazioni ed eliminazione dell’Irap. Personalmente ritengo che la più grossa rivoluzione fiscale consista nella riforma del sistema di riscossione delle imposte, e ciò sulla base della constatazione che il sistema attuale è assolutamente fallimentare se è vero, come è vero, che dall’inizio del secolo ad oggi, il sistema ha accumulato mille miliardi ripeto MILLE MILIARDI di imposte dichiarate o accertate e non riscosse e per le quali le previsioni più rosee anticipano un incasso del solo 5%. Ma i mille miliardi se fossero stati incassati avrebbero dimezzato il debito pubblico e ci avrebbero permesso di avere una diversa credibilità in campo europeo e mondiale. Ci avrebbero permesso di dimezzare gli interessi che paghiamo sul debito pubblico e ci avrebbero permesso una politica pubblica più efficace ed efficiente. Ma la risposta a questo problema è stato invece quello di fare un ulteriore condono. Sarò pessimista, ma siamo destinati all’estinzione (forse anche per colpa nostra). SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ISTITUZIONE E FASCISMO

Carissimi Compagne e Compagni, Cittadine e Cittadini, il Coordinamento di Socialismo XXI della Toscana, desidera manifestare la propria indignazione in merito alle recenti esternazioni del Presidente del Senato Ignazio La Russa e della Senatrice Isabella Rauti in “celebrazione” dell’anniversario della nascita dell’MSI. Riteniamo che il voler commemorare la nascita del MSI sia di una gravità inaudita, specialmente se il fatto viene esternato dal Presidente del Senato e da una parlamentare, figlia del noto fascista Pino Rauti. Ciò costituisce una offesa alle istituzioni democratiche della nostra Repubblica: è un evidente oltraggio al Parlamento Italiano, alla nostra Carta Costituzionale e al sacrificio di quanti hanno offerto la loro vita e la loro libertà per sconfiggere il nazi-fascismo. E’ un vilipendio alla memoria di nostri compagni. Un solo nome basta per ricordarli tutti: Giacomo Matteotti. Chi era il MSI e da chi era composto è a tutti noto: un covo di pericolosi nostalgici, razzisti e antisemiti. Far passare nel silenzio questo fattaccio significherebbe, a nostro parere, legittimare ulteriormente i rigurgiti fascisti che stanno emergendo nel nostro paese; del resto la cronaca è piena di fatti criminali riconducibili a movimenti di estrema destra, uno per tutti il vigliacco attacco alla sede della CGIL che ci riporta in dietro negli anni quando le camice nere bruciavano le nostre sezioni, la case del popolo, le sedi del sindacato e assaltavano la direzione dell’Avanti! Con queste superficiali concessioni, pare, si stia cercando di cancellare la memoria della Resistenza e di sminuire il valore storico-politico del 25 Aprile. In questo clima, riteniamo che i partiti della opposizione parlamentare debbano presentare delle interrogazioni continue, puntuali per inchiodare alle loro responsabilità La Russa, la Rauti e chiunque adotti i loro comportamenti. E’ altresì necessaria una posizione del Presidente della Repubblica. La storia ci insegna che il Fascismo cerca di inserirsi nelle istituzioni con tutti i mezzi che può utilizzare sia leciti che illeciti. Già le pubbliche autorità tollerano le manifestazioni neo fasciste, una per tutte quella che ogni anno si svolge a Predappio, dove in dispregio di ogni legge costituzionale e ordinaria si fa bella ostentazione di simboli, inni e gesti chiaramente riconducibili all’ideologia fascista, auspicabilmente volta alla ricostituzione del PNF. L’ANPI, le associazioni politiche, i Sindacati, i partiti ed i movimenti democratici, devono mobilitarsi per difendere la nostra libertà e la nostra democrazia. La tolleranza, alla luce della tendenza, non può che costituire una irreversibile connivenza. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

PER L’IMPEGNO SOCIALISTA, AMBIENTALISTA, CIVICO

Presentazione Questa nota è un contributo personale intorno al tema della necessità di una nuova entità politica organizzata che si ispiri a valori e idealità del socialismo quale cultura e proposta di libertà, di emancipazione, di pace, di sviluppo e di progresso, di normalità nelle relazioni e nei ruoli di genere e senza discriminazioni, di visione e gestione laica della società, di eguaglianza nelle condizioni di partenza di tutti i cittadini, di giustizia sociale e giuridica, di diritto di rappresentanza democratica nelle istituzioni per tutti i cittadini, di lavoro, di tutela dell’ambiente terraqueo e di tutti gli altri principi della Costituzione italiana e della Dichiarazione universale dei diritti umani. IL LIBERISMO HA COLPITO DURO La progressiva espansione nel mondo delle teorie e delle politiche liberiste nei trascorsi quaranta anni non ha lasciato indenne l’Europa e l’Italia da un contagio e da mutazioni che hanno riguardato i partiti politici che si riferivano alla socialdemocrazia, al laburismo e al comunismo post Unione Sovietica. Nella loro maggioranza i partiti che a quelle identità si riferivano hanno subìto o scelto in vario modo o adattato la loro linea di politica economica e sociale influenzata in maggiore o media misura da politiche liberiste, limitatrici di diritti sociali, di giustizia sociale, indifferenti alle diseguaglianze. Con la caduta del comunismo al potere in vari paesi europei si è prodotta l’espansione delle democrazie partecipate ma anche l’espansione commerciale, finanziaria e politica dei poteri forti già presenti nei paesi non comunisti. Le politiche liberiste hanno avuto spazio di affermazione e hanno condizionato tutti i partiti politici, compresi quelli non liberisti che hanno diffusamente ceduto al ruolo di gestori di politiche liberiste a scapito di una coerenza storica di difesa delle loro società dallo strapotere di potenti attori agenti nei mercati finanziario ed economico. In Italia nel nuovo partito nato dall’accordo tra politici di cultura democristiana e comunista ha visto affermarsi una scelta nuova rispetto alle tradizioni politiche sia della sinistra democristiana, filo sindacale e sociale, che del partito comunista, insediato nei ceti operai e impiegatizi e non solo e a difesa dei deboli. Le altre componenti di pensiero confluite nel nuovo partito, ancorché numericamente residuali, non hanno apportato caratterizzazioni e ben presto si è estinto il significato della loro presenza e di qualsivoglia apporto culturale. Quel nuovo partito è nato sulla scia delle ricerche di una “terza via” di cui parlo dopo. Leggi di deregolamentazione del mercato del lavoro sono state introdotte nel tempo da varie personalità di governo nel mondo intero che cito senza dare ulteriori dettagli dato che sono chiari i contenuti di riferimento sottintesi se la memoria non difetta. Indico a tal proposito Ronald Reagan, Margaret Thatcher, Tony Blair, Gerard Schröder e gli italiani Romano Prodi e Matteo Renzi. L’arco temporale ricoperto è pluridecennale. Contemporaneamente ha proceduto la nascita e diffusione della globalizzazione economica. Perché e come essa nacque va ricordato per avere più chiara la conoscenza della strategia dei poteri forti esistenti nell’economia. LA GLOBALIZZAZIONE ECONOMICA John Maynard Keynes, economista britannico e capo scuola liberale, aveva elaborato tre progetti: la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l’Organizzazione Internazionale del Commercio. Le prime due strutture erano viste con speranza di contributo, di spinta alla ripresa economica dopo la seconda guerra mondiale, anche con fiducia, perché assegnatarie di un ruolo di progresso e sviluppo da parte degli Stati del mondo. Il terzo progetto fu solo da lui ispirato e preparato perché Keynes mancò nel 1946. Se ne occuparono vari governi e altri economisti. A Cuba fu convocata una conferenza internazionale nel 1947-1948 nella quale 56 paesi firmarono la Carta dell’Avana che conteneva gli statuti dell’Organizzazione Internazionale del Commercio. Gli Stati Uniti non ratificarono la Carta. Della Carta dell’Avana, dopo anni, rimase in vita solo il capitolo riferito al Gatt. Il Gatt (General Agreement on Tarifs and Trade) era l’accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio concluso a Ginevra nell’ottobre del 1947 da 23 paesi partecipanti alla commissione preparatoria della Conferenza internazionale per il commercio e l’occupazione. L’applicazione dell’accordo Gatt aveva funzionato per ridurre i diritti doganali tra gli Stati, favorendo in tal modo i commerci internazionali, riuscendo nell’intento in un arco di tempo pluridecennale con riferimento alle merci, escluse quelle tessili, ma non includendo i servizi e la proprietà intellettuale. Passati anni, le società transnazionali hanno pensato di convincere i governi a creare un organismo che includesse le precedenti aree d’intervento del Gatt ed anche i servizi e le proprietà intellettuali; quindi più di cento paesi, esatti 112, Italia inclusa (governo di Lamberto Dini), il 15 aprile 1995 a Marrakech, hanno firmato e creato la W.T.O. (World Trade Organization), in italiano nota come Organizzazione internazionale del commercio, del tutto asservita agli interessi delle politiche globalizzatrici delle società transnazionali statunitensi, così come riferito dai rapporti ufficiali che – con linguaggio meno crudo di questo – informano della stabile, organica, ascoltata collaborazione suggeritrice delle rappresentanze societarie in parola nella elaborazione delle decisioni finali che furono assunte a Marrakech. LA DEREGOLAMENTAZIONE FINANZIARIA Negli anni finali del secolo ventesimo fu avviata, inoltre, anche la deregolamentazione dei controlli delle attività finanziarie e la creazione di prodotti cosiddetti derivati preposti soprattutto alla poco trasparente attività di speculazione finanziaria basata su titoli che non rappresentavano la ricchezza reale ma solo nominale, cartacea, quindi finta. Perché e come nacque la deregolamentazione finanziaria va ricordato per avere più chiara la conoscenza della strategia dei poteri forti esistenti nella finanza. Nel 1999 il Presidente della Commissione Banche del Senato USA era il Senatore texano repubblicano Phil Gramm, consigliere economico di John McCain e, in caso di vittoria di questi alle elezioni presidenziali del novembre 2008 alle quali si presentò candidato, possibile Ministro del Tesoro (l’indicazione fu data da McCain stesso). Il senatore Gramm si batté anche nel 1999 perché il sistema finanziario USA fosse il meno regolato possibile. Le banche, grate, gli dettero 4,6 milioni di dollari di contributo elettorale in una logica – lecita negli USA – di protezione di interessi di lobby anche a scapito di interessi generali. Il 12 novembre 1999 fu …

IDENTITA’ E DIGNITA’

L’identità dei sardi è vissuta da secoli con dignità, con compattezza etnica e valorizzazione delle tradizioni storiche sia pur in differenze urbane e territoriali. Più sono grandi le città e più sembra ridursi la riconoscibilità dell’identità locale. L’uso della lingua sarda meno diffusa, poco insegnata e utilizzata nei più popolati aggregati urbani rispetto ai piccoli comuni e paesi delle zone interne. Eppure la riproposizione annuale di riti e manifestazioni centenarie sono vissute con una profonda passione nelle grandi e medie città, sentite e vissute con una valenza anche attrattiva e turistica. Pensiamo alle nostre grandi feste distribuite durante l’anno preparate con rispetto e determinazione dalle amministrazioni, da proloco, dalle associazioni, corporazioni di arti e mestieri antichi e moderni. Un’autodeterminazione che ha una possibilità inespressa di valorizzazione e di opportunità per nuovo lavoro con metodi di recupero dei valori dell’identità sarda. Norme regionali, statali ed europee sostengono la valorizzazione della lingua e della cultura sarda, ma il rischio di un possibile indebolimento del sardo parlato e scritto nelle varianti territoriali e storiche, è reale. L’immenso patrimonio di memoria e uso della lingua sarda parlata soprattutto dagli anziani e dai loro figli rischia di perdersi con le nuove generazioni che in famiglia e nei loro ambienti non utilizzano la nostra lingua. Encomiabili e preziose iniziative in alcuni scuole materne e primarie della Sardegna, sono sperimentazioni culturali che dimostrano un’efficacia nell’insegnamento della lingua ai bambini. L’utilizzazione di questo diritto istituzionalmente riconosciuto non è diffusa a sufficienza per evitare la perdita con le prossime generazioni. La lingua sarda è in pericolo ha dichiarato Pier Sandro Pillonca in una trasmissione radiofonica e ha ragione. E’ necessario a questo punto prendere consapevolezza collettiva e costruire una reazione da considerare come una “autodeterminazione progettuale”. Nulla di rivoluzionario. Saranno loro a far evolvere questi valori culturali nelle scuole, nella vita e nella società. Acquisiranno nel tempo una coscienza globale ma nel frattempo saranno difensori e portatori della cultura locale. Come ipotizzare e realizzare questo progetto etnico e umano? Facendo incontrare i bambini con gli anziani nei luoghi in cui vivono, con gli artisti sardi e la loro arte specifica, con gli artigiani in qualsiasi spazio naturale o strutturale adatto a disposizione, con la cultura identitaria regionale e locale nei modi più adatti. Il trasferimento dei vissuti e delle conoscenze dovrà assumere la forma di una favola, di un racconto, di un gioco. Servirà ai bambini per appassionarsi e scoprirsi ma anche agli adulti per scoprirne il loro valore umano e culturale e avere nuovi stimoli artistici ed auto educativi profondi. La presenza delle famiglie e degli insegnanti saranno garanzia di sicurezza e dimostrazione affettiva e di completamento delle scoperte reciproche. In termini sociali e politici i responsabili educatori e istituzionali, scopriranno e capiranno un nuovo spazio d’intervento e un adeguamento delle scelte e delle decisioni ad un valore non completamente considerato sino ad ora. Si potrà partire con una sperimentazione in specifiche località comunali in ambiti provinciali e locali diversi, scelti con intelligenza per poi ampliare la sperimentazione in ogni territorio disponibile. I report di riuscita dovranno essere analizzati e sostenuti in basse ai risultati preventivati e programmati al fine di migliorare gli effetti pratici delle iniziative tenendone conto nelle fasi successive. Nel frattempo la ricerca storica e il lavoro degli studiosi impegnati in un’onesta ricerca ed affermazione della verità storica, avviando un nuovo confronto a tutti i livelli locali ed internazionali, reinterpretando tutti gli elementi a disposizione, compresi quelli giacenti nei depositi provvisori. Questa verità dopo un quinquennio progettuale e di sperimentazione con le istituzioni competenti, sarà a disposizione del mondo della scuola e dell’università per diventare la nuova storiografia ufficiale, base della riscoperta verità culturale da affidare alle nuove generazioni e al mondo della cultura. I risultati della formazione dei bambini diventerà un patrimonio collettivo da esporre in nuovi musei delle “arti dei bambini“, diffusi in pubblicazioni contenenti le migliori opere prodotte. La conservazione delle opere immateriali saranno regolarmente diffuse e valorizzate nelle forme più efficaci per essere cosciute. La rete collegherà i progetti di sperimentazione permettendone l’arricchimento conoscitivo e l’implementazione dei suoi effetti. Gli anziani, veri maestri di vita, dovranno trarre vantaggio dell’esperienza di trasmissione per la lingua sarda e la memoria con un riconoscimento anche finanziario, utile per integrare pensioni Questo progetto sperimentale deve avere una valenza promozionale e diffusa nella sua conoscenza diventare volano di attrazione culturale e metodologia nel coinvolgimento di visitatori stranieri e dei loro bambini. Arrivare a esportare il nostro patrimonio linguistico e storico, potrà accrescere il valore attrattivo della nostra isola e della sua cultura, delle sue genti e del loro habitat mostrato in modo creativo e più approfondito, facendo diventare brevi periodi di permanenza in intensi momenti di confronto umano e di nuova scoperta di una terra visitata con occhi diversi. Il plurilinguismo sardo, italiano e nelle lingue straniere capaci di trasferire significati e comprensioni delle parole e delle didascalie, permetterà alla nostra lingua di diventare di livello internazionale scoprendone il suo valore di una diversità ricca e disponibile. Fondamentale diventa a questo punto la riconversione e bonifica di aree industriali dismesse e decadenti in spazi che possono diventare anche museali tematici ed espositivi del patrimonio artistico e culturale e tra questi, delle opere dei bambini. Modelli di riqualificazione avvenuti in ex aree industriali in tutta l’Europa ne sono conferma di possibilità. Facilitare una nuova mobilità tramite la realizzazione di reti viarie e ferroviarie che permettano minori tempi di percorrenza delle tratte che collegano i vari centri della Sardegna tramite linee ferroviarie sospese nei due sensi da affiancare alle strade statali e provinciali che collegano le città e i piccoli centri anche montani, gli aeroporti e i porti, con una struttura di trasporto pubblico ecosostenibile, veloce e sostitutivo all’obbligatorio uso delle auto garantendo una consistente riduzione della Co2. Anche la ricettività deve essere ripensata con un processo di comproprietà internazionale, con il coinvolgimento dei turisti storici nelle ristrutturazioni e nel beneficio di convivenza per brevi periodi del turismo tutto l’anno. Vivere la Sardegna può diventare il nuovo …

COSTRUIRE CON I CITTADINI IL SOCIALISMO IN TOSCANA

Socialismo XXI° Secolo, promuove la costruzione del Tavolo di Concertazione per l’Unità del Socialismo in Toscana, con tutte le associazioni, gruppi progressisti e riformisti della sinistra, con movimenti civici che si ispirano al socialismo, dove affrontare i diversi problemi presenti sul territorio, quindi, avere una reale presenza e delle strutture capaci di sostenere la politica necessaria ai meriti e ai bisogni dei cittadini. Socialismo XXI° Secolo, nasce ed insieme ad altre entità della sinistra, si adopera per costruire un nuovo soggetto politico a trazione Socialista, nel nostro Paese, ma anche per realizzare e dialogare con altre figure della società, come il sindacato dei lavoratori e pensionati, con tutte le categorie imprenditoriali che vogliono costruire un’Italia civile e democratica, discutere con tutta la gente comune per avvicinarli agli ideali del socialismo, ma anche attivare rapporti con strutture esistenti per fare nuove attività insieme. Questo lavoro può essere realizzato affrontando due questioni che vogliamo perseguire: 1) Costruire il Tavolo di Concertazione per l’Unita del Socialismo, dove i soggetti che partecipano al tavolo di concertazione mantengono la propria autonomia e si propongono insieme come far crescere l’idea del socialismo; 2) Organizzare la nostra presenza sul territorio, in un percorso unitario con i soggetti aderenti al Tavolo di Concertazione, che ci porti a lavorare insieme verso il nuovo soggetto da costruire, facendo vivere politicamente le nostre idee, in un rapporto partecipato con i cittadini della nostra Regione. La pandemia nei due anni precedenti ci ha bloccati, ma ancora oggi siamo condizionati per le sue varianti, oggi usiamo gli strumenti possibili della tecnologia, gli spostamenti possibili con la presenza, questo ci consente di proseguire sugli obbiettivi della costruzione del nuovo soggetto del Socialismo, per dare il nostro contributo al cambiamento del Paese, insieme al Socialismo internazionale dell’Europa, che va sollecitato e rinnovato per ricostruire una struttura e lavorare insieme per una Europa Federale, capace di creare giustizia, uguaglianza, pace e libertà nella convivenza dei popoli. Parlare e affrontare i problemi dell’Italia e dell’Europa è molto importante, perché una  globalizzazione non regolata, come quella vissuta in questi ultimi decenni non funziona, il capitalismo finanziario e il liberismo sfrenato nel mercato, hanno prodotto disuguaglianze economico sociali, dove i ricchi  sono sempre più ricchi e i poveri sono sempre più poveri, dove le guerre mietono vittime innocenti e il capitale fa il suo interesse, per queste ragioni è urgente una alternativa a questo capitalismo, una scelta nei nostri ideali  per difendere e migliorare i Paesi in avversità economico sociali e ambientali. Per creare un nuovo futuro nel Mondo, è indispensabile una ONU più libera dalle convivenze dei  continenti potenti e una Federazione Europea, capace di dialogare con gli altri continenti, partecipando nei rapporti politici e diplomatici, economici e commerciali, intervenendo per migliorare il sistema climatico e dare il nostro contributo per la stabilità e la pace. La pandemia del Covid ha migliorato in parte l’azione dell’Europa, siamo passati dalle politiche di austerità agli investimenti sull’economia, sulle tecnologie e sul clima, ma la strada della costruzione dell’Europa Federale è ancora molto lunga, si tratta di creare nel vecchio continente le premesse di una democrazia partecipata, con il Parlamento eletto dai cittadini e un esecutivo eletto dal Parlamento, consapevoli che sui problemi della difesa e della sicurezza, sulla tassazione analoga per gli stati membri, per uno stato sociale e solidale,  insieme a investimenti sull’ambiente, sulle tecnologie e sul lavoro, sono le priorità per una nuova e moderna Europa. Nel nostro Paese, aldilà del Governo Meloni, abbiamo dei ritardi enormi,  negli ultimi decenni, con la scomparsa dei Partiti e della politica partecipata, sono stati gestiti problemi e interessi di gruppi, di categorie, spesso personali, mentre nella prima repubblica questi stavano all’interno della programmazione generale del Paese, oggi si muovono aldilà dei bisogni dei cittadini, dobbiamo ritrovare la strada dello sviluppo sostenibile del Paese, superare le disuguaglianze e le ingiustizie, lavorare per costruire un’Italia del lavoro, della partecipazione, dei meriti e dei bisogni. Il Governo Draghi, alcune idee, che guardavano al futuro li ha manifestate all’atto della fiducia in Parlamento, ma pur definendosi liberal socialista, Draghi è un Keynesiano liberale, con una cultura economica, che non guardava alla buona  socializzazione dei cittadini, molto lontano ad una partecipazione dei lavoratori ai mezzi di produzione e gestione delle aziende, aspetto importante, dove l’imprenditore mette le risorse e il lavoratore mette il lavoro e la propria intelligenza, per realizzare al meglio il prodotto. Socialismo XXI lotta per sostenere le attività che guardano al lavoro dignitoso, legale e con salari adeguati, superando le disuguaglianze anche tra uomo e donna, mentre sulla giustizia, si deve ricostruire una autorità giudiziaria civile, per le persone e per l’economia, una giustizia penale, che migliora le condizioni di vita nelle carceri, applicando la Costituzione italiana, dove l’articolo 2 sancisce il valore certo della persona umana e la sua dignità, mentre l’articolo 27 finalizza la pena alla rieducazione e i pieni diritti del condannato, aspetto molto spesso ignorato, per il decadimento interno e la gestione, che prevaricano questo principio rieducativo. Pertanto, verso il nuovo Governo di destra, dobbiamo lottare per la costruzione di un programma, con progetti definiti, al fine di rilanciare l’economia sostenibile, la riorganizzazione e la digitalizzazione della P.A., riformare la sanità sul territorio e negli ospedali, intraprendere riforme strutturali nella scuola e nella gestione delle grandi opere, semplificare le regole e la burocrazia che bloccano il Paese, definire politiche d’investimento legate alle realtà territoriali, affinché sia superata la frammentazione tra il nord, il centro e il sud, perché l’Italia supera la crisi solo se unità.  Una breve riflessione rispetto alle forze politiche attuali, dove la Presidente del Consiglio con Fratelli d’Italia e la Lega sono diventati europeisti, nei 5 stelle non è chiaro l’orientamento politico, il PD cambia l’ennesimo Segretario ma non trova la strada maestra del socialismo; il centro di Calenda e Renzi sembra voler fare da stampella alle evidenti falle della destra, chiaramente questo Governo avrà alcuni anni di vita, un lasso di tempo che può essere molto utile per riorganizzare una sinistra in Italia, una …

PARLIAMO DI INFLAZIONE

Di fronte all’impennata dell’inflazione che sta sconvolgendo le economie europee, la soluzione prospettata dal senso comune può riassumersi nella seguente proposizione recentemente pubblicata:” Non c’è via di uscita, per frenare l’inflazione, non potendo aumentare il debito pubblico, occorre pagare un prezzo, occorre ridurre i consumi, soprattutto certi lussi che di questi tempi non possiamo più permetterci di avere”. L’affermazione riportata è di un deprimente buon senso che tuttavia rifugge dall’esaminare le cause e le colpe di chi questa inflazione ha generato. Cerchiamo di approfondire il fenomeno, ricerchiamo anzitutto le cause del fenomeno: ● ritengo che tutti si possa convenire che la causa principale dell’inflazione sia nell’aumento del prezzo del gas iniziato anche prima dell’invasione russa in Ucraina. Infatti, l’aumento del prezzo del gas è iniziato prima del febbraio 2022 e va ricondotto al Marginal Price System, un sistema scelto dall’Europa che rimanda l’indicizzazione dei prezzi al TTF, un mercato dominato dalla speculazione finanziaria. Si fosse lasciato il metodo di indicizzazione precedente i prezzi avrebbero riflesso il vero costo di acquisto del gas che tenga cioè in considerazione i prezzi a lungo termine stipulati dagli importatori, prezzi fissi e legati alla clausola del take or pay. Quindi la prima colpa va addebitata all’Europa e alla sua scelta di indicizzazione dei prezzi del gas. ● Certo che sui prezzi del gas ha influito la strategia della Russia di minacciare, se non attuare in taluni casi, il blocco della fornitura del gas. La colpa sarebbe quindi di Putin. Va tuttavia considerato che Putin reagiva a delle sanzioni che noi abbiamo posto e che hanno portato come conseguenza la ritorsione russa. Si può dire che coscientemente abbiamo accettato il rischio di un aumento del prezzo del gas come conseguenza della nostra posizione sull’invasione dell’Ucraina. Si può quindi ritenere che la politica di solidarietà con l’Ucraina comporti il possibile rischio, in qualche modo avveratosi, di una inflazione importata. Va anche detto però che, a stare ai sondaggi, la maggioranza degli italiani non è favorevole all’invio di armi in Ucraina, né alle sanzioni che comportano di conseguenza l’aumento del prezzo del gas. L’Ungheria ha operato in tal senso. Quindi come seconda causa possiamo concludere che l’inflazione è stata conseguenza di una nostra (?) scelta. ● Più a monte negli anni 70, ci fu lo stesso problema di inflazione importata a causa della crisi del petrolio. Anche allora ci fu una notevole inflazione importata che mise in difficoltà il nostro sistema, occorre riconoscere però che allora programmammo la costruzione di 80 centrali nucleari per renderci indipendenti dalla dipendenza dall’estero per la nostra energia. Fummo poi noi (non io che votai contro) che con un referendum approvammo di abbandonare il nucleare. Fu così che tornammo dipendenti in campo energetico rendendoci deboli su un fronte strategico. Fatto sta che alla Francia, che ha realizzato le centrali nucleari, le ritorsioni di Putin non hanno effetto da noi invece sono deleterie. Ma quanti investimenti sono previsti dalla legge di stabilità Meloni per le fonti alternative eoliche e/o solari? Come terza causa metterei quindi l’insipienza dei nostri governanti, le nostre scelte referendarie e l’assenza di programmazione. ● Ma l’inflazione non è generata solo dal prezzo del gas, buona parte è generata dal superbonus del 110% che ha causato un aumento generalizzato dei prezzi nell’edilizia “tanto paga lo stato”, un provvedimento che ha sforato di 30 miliardi e che il governo Meloni ha esteso, al 90%, anche per gli anni futuri. E ora passiamo ai “sacrifici” che dobbiamo sopportare per far fronte all’inflazione. Quando si parla di sacrifici, anche se non esplicitato, si intende che occorre evitare una rincorsa prezzi-salari-prezzi, che in anni passati (quando c’era la contingenza) scatenò un infernale spirale al rialzo. Allora bisogna essere chiari: la contingenza non c’è più; il protocollo Ciampi (sulle conclusioni dell’economista Tarantelli) prevede un adeguamento dei soli minimi contrattuali per l’inflazione, esclusa però quella causata dai costi energetici, e un adeguamento per i contratti di secondo livello commisurato alla produttività programmata e realizzata. Il protocollo Ciampi, peraltro abbandonato dal governo Berlusconi per quel che riguarda la “concertazione”, non prevede un adeguamento dei minimi contrattuali per la parte derivante dai costi dell’energia e quindi non innesca alcuna spirale prezzi-salari-prezzi. Ne consegue che il fenomeno inflattivo incide pesantemente sui salari che subiscono in tal modo le conseguenze delle colpe viste al paragrafo precedente. Per quel che riguarda l’adeguamento, per i contratti di secondo livello, all’aumento della produttività programmata e realizzata dobbiamo registrare due dati di agghiacciante obiettività, dati rilevabili semplicemente consultando google: ● Nei venti anni del duemila i salari, corretti dall’inflazione, sono cresciuti in Europa del 22% (circa il 30% in Germania e Francia) mentre in Italia sono scesi del 2,9%; ● Nello stesso periodo la produttività è aumentata del 25/30% in Germania e Francia mentre in Italia è aumentata dello 0%. Ne consegue la logica conclusione che, secondo la golden rule, i salari non aumentano perché non aumenta la produttività, se i salari aumentassero più della produttività, sempre secondo la golden rule, si genererebbe inflazione interna. E allora a chi si richiederebbero i sacrifici? Ai lavoratori che operano con imprenditori che credono, non tutti per la verità ma nella stragrande maggioranza, di competere sul mercato internazionale puntando sul basso coto della mano d’opera. Sanno benissimo che con bassi salari non si aumenta la domanda interna e quindi lo sviluppo conseguente,  ma si preferisce consapevolmente praticare un “mercantilismo accattone” basato sui bassi salari, pratica in cui, tuttavia, eccellono (alla grande) i paesi ex-sovietici, neo entrati nella comunità. E i lavoratori, che assieme ai pensionati finanziano la spesa pubblica, sono chiamati grazie ai sussidi 4.0 Calenda a regalare soldi al capitale perché innovi e investa in tecnologia. Insomma, una imprenditoria (per fortuna non tutta) stracciona deve essere finanziata dal mondo del lavoro perché metta in moto il positivo effetto più produttività più salari (ma che quando anche la produttività fosse realizzata non si trasforma in maggiori salari). Le regole di Ricardo (costo del lavoro vs. costo delle macchine) di Sylos Labini ( la frusta salariale come …

L’INCONTRO BIDEN ZELENSKY

Pare che all’avvertimento di Biden che occorre andare al negoziato con la Russia perché gli USA non entreranno in guerra, Zelensky abbia risposto chiedendo, e Biden abbia accettato, di avere i Patriot e più armi, perché a primavera l’Ucraina riuscirà a rimpossessarsi dei territori perduti. E così altri due miliardi di dollari di armi si incamminano verso il conflitto che con il generale inverno in azione e la promessa di una scadenza in primavera, non potrà non alzare ulteriormente il livello dello scontro. Un generale americano afferma che i militi morti ucraini rispetto ai morti russi sono nel rapporto da 8 a 1; quanti altri morti allora prima della primavera? Ma l’ulteriore massiccio invio di armi verso l’Ucraina non potrebbe configurare uno stato di cobelligeranza di fatto degli USA in cui fosse trascinata conseguentemente la NATO e quindi anche tutti i paesi europei? Ma in questa prospettiva, segnalata dalla Russia, qual è la voce dell’Europa, dell’Italia, degli italiani? Ma ci sono consultazioni da parte degli USA per quelle azioni che necessariamente implicano conseguenze per altri paesi? Già una volta siamo stati trascinati in Iraq sulla base di false attestazioni di presenza di armi di distruzione di massa fatte da Colin Power. In parlamento il Pd insieme a tutta la destra ha votato per l’invio di armi per il 2023. Le conseguenze della decisione del Parlamento, che non corrisponde, stando ai sondaggi, alla volontà degli italiani gravano con cupa incombenza sul nostro paese, anche perché non si può nascondere un conflitto con l’articolo 11 della nostra costituzione. Perché non farne un caso da portare davanti alla corte? Ciò che tranquillizza è la considerazione che la Russia, pur nominandola, non ricorrerà mai alla denuncia  di uno stato di cobelligeranza, perché ciò significherebbe per lei uno scontro diretto con gli USA senza peraltro avere l’appoggio della Cina, che sarebbe per lei catastrofico. Possiamo organizzare marce per la pace, provocare un ricorso alla Corte costituzionale, ma non riusciremo ad ottenere nulla. Siamo costretti ad aspettare la primavera perché il termine fissato da Biden per l’inizio di trattative si concretizzi. Quello che succede nel frattempo, con gli ucraini uccisi nei combattimenti e quelli non al fronte a soffrire meno 20 gradi di temperatura senza elettricità e senza gas, ricada sulla responsabilità di Zelensky. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ANCORA SULL’ART. 27

Le lacrimevoli discussioni filosofiche sul limite del 60 euro del point of sale (POS) denunciano l’incapacità intellettuale della sinistra di comprendere il vero gioco pro rendita messo in moto dall’art. 27. Quell’articolo permette di prendere le quotazioni del 31/12/2022 come base per calcolare la differenza rispetto al prezzo di acquisto e quindi di determinare la base imponibile delle speculazioni finanziarie al prezzo stracciato, da fiera di paese, del 14%. Ma chi ha scritto quella norma non ha previsto che il capitale, nella sua integerrima avidità di guadagno, potrebbe organizzare una colossale fregatura di stato. Infatti se al 31 dicembre  ogni quotazione di borsa fosse determinata dalla programmata vendita di una sola azione di ogni titolo ad un prezzo catastroficamente basso, ebbene su quel prezzo si determinerebbe una perdita che produce due effetti: » primo effetto si renderebbero intassabili le plusvalenze  realizzate sui titoli che ricorrono alla liquidazione figurativa prevista dalla legge; » secondo effetto la perdita immaginaria determinata sarebbe compensabile con le plusvalenze realizzate su altri titoli. Insomma un duplice regalo a “chi fa”, alla rendita, alla speculazione finanziaria, ai mondi estranei al mondo del lavoro. Se quindi al 31/12 ci sarà un crollo in borsa non terrorizzatevi, è una manovra per arricchire i ricchi, alla faccia dell’Art. 1 della Costituzione che d’ora in poi recita essere l’Italia “una repubblica fondata sulle imposte pagate dal lavoro”.    SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IMPOSTE SUL CAPITAL GAIN

Recita l’art. 27 del decreto Meloni quanto segue: “I redditi di capitale (…) si considerano realizzati a condizione che, su richiesta del contribuente, sia assoggettata a un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi, nella misura del 14 per cento, la differenza tra il valore delle quote o delle azioni rilevato dai prospetti periodici alla data del 31 dicembre 2022 e il costo o valore di acquisto o di sottoscrizione. (…)”. Quindi il contribuente può pagare il 14% (invece del 26%) sull’utile registrato al 31 dicembre di quest’anno e non ci sarà alcuna imposizione sull’utile effettivamente realizzato alla vendita dei suoi titoli. Sarà bene ricordare che tutti i valori di borsa dopo lo scoppio della crisi energetica sono scesi ed ancor di più sono scesi a seguito dell’aumento del tasso di sconto operato dalla BCE. E’ quindi da presumere che a fine anno i titoli viaggeranno a livelli bassi, destinati a rialzarsi ai livelli pre-crisi ucraina dopo che si pervenga ad un accenno di pace e si sia ridotta la dipendenza dalla Russia per le forniture del gas. Ne consegue che un titolo acquistato a 100€ che valeva 200€ prima della crisi e che valga 110€ al 31 dicembre e che risalga a 200€ nel prossimo futuro, avrà il seguente trattamento fiscale: UNA ESAGERAZIONE Ora sarebbe interessante sapere quale ragionamento sia alla base di questo provvedimento che fa risparmiare un sacco di imposte alla rendita mentre con altri articoli taglia le pensioni sopra un tetto ridotto. E’ un provvedimento intriso di razzismo di classe, consono al motto “Dio Patria e Capitale”. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IRAN COMUNICATO DONNE SOCIALISTE

di Rita Leone – Socialismo XXI Catanzaro | Punto d’Incontro Reborn Donna Catanzaro | Le donne di Socialismo XXI esprimono la propria vicinanza e solidarietà alla lotta condotta dalle iraniane per la salvaguardia dei loro diritti. A partire dall’uccisione di Masha Amini (anni 22) avvenuta nel mese di settembre che è stata barbaramente trucidata dalla polizia morale solo per aver portato ‘scorrettamente’ un velo secondo le leggi della sharia iraniana. In tutto il paese, la popolazione di ogni fascia di età, ha intrapreso una vera e propria rivolta contro le oppressioni del regime al grido unanime: Donna,Vita, Libertà, in un anelito di riconoscimento dei diritti umani e di genere sanciti anche dalle innumerevoli convenzioni sui diritti umani a cui l‘Iran ha aderito negli ultimi decenni. E’ in atto una rivoluzione culturale e sociale contro la repubblica islamica, pertanto auspichiamo con tutta la nostra forza che la salvaguardia dei diritti umani e le libertà prevalgano sui regimi misogini e irrispettosi dei diritti umani. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it