I BISOGNI OGGETTIVI NON SONO DI DESTRA O SINISTRA. LO SONO LE SOLUZIONI AI BISOGNI

di Mauro Scarpellini – Ufficio di Presidenza Socialismo XXI | Reagisco alla lettura dell’articolo di Luca Ricolfi su La Repubblica del 26 novembre 2022, qui pubblicato. Non condivido la sua semplificazione di argomenti di sinistra e di argomenti di destra. Il governo della società esclude che gli argomenti siano divisibili secondo posizioni. Gli argomenti esistono, tutti, ma sono le soluzioni che cambiano secondo i valori di riferimento, le idealità, le sensibilità. Chiarisco meglio e ripeto l’analisi che già riferii alla riunione che Aldo Potenza, Felice Besostri ed io tenemmo a Napoli nel settembre del 2019 con i compagni campani dell’Associazione Socialismo XXI secolo. La mia analisi utilizza lo schema di Abraham Maslow che condivido e utilizzo da decenni, cioè l’analisi dei bisogni della persona e – quindi, collettivamente – della società. Maslow suddivide i bisogni in cinque livelli che sono anche chiamati gerarchia dei bisogni, una conformazione generalmente valida anche se ammette eccezioni e può avere qualche particolarità. Al primo livello dei bisogni umani (e collettivi) sono collocati il mangiare, il bere, il dormire; è detto livello essenziale e comprende i bisogni fisiologici. I bisogni fisiologici sono molto forti, decrescono e scompaiono se in qualche modo soddisfatti. Essi sono i fondamentali. Man mano che sono soddisfatti vengono rimpiazzati da altri che emergono e che diventano predominanti; sono i bisogni protezione. Essi sono il secondo livello, chiamato anche livello della sicurezza. Una possibile definizione di sicurezza è che essa è un bisogno di autoconservazione prospettiva. “Sono in grado di conservare il mio lavoro, i miei beni per vivere domani, la mia salute e la mia incolumità personale ?” Se qualcosa di questa domanda è in pericolo il resto ha poca o punta importanza; ecco, quindi, come diventino predominanti questi bisogni rispetto ai precedenti già comunque appagati. Un cassintegrato, un adulto con lavoro precario, un pensionato con modesta pensione in periodo di alta inflazione, un’anziana che temo lo scippo quando si reca al mercato sono esempi possibili di questa condizione. I bisogni di sicurezza hanno natura sia fisica che emotiva. Ai bisogni di sicurezza seguono il terzo, il quarto e il quinto livello – di cui non scrivo in questa sede – che riguardano rispettivamente i bisogni sociali o di appartenenza, il bisogno di stima e del suo riconoscimento, il bisogno di autorealizzazione. Sintetizzo i primi due bisogni. Il mangiare e il bere hanno avuto una risposta dal reddito di cittadinanza e il movimento politico delle cinque stelle che ha insistito ne ebbe i vantaggi elettorali. I bisogni esistevano, non erano e non sono di destra né di sinistra ma solo qualcuno riuscì a far capire che li aveva capiti. La pensione e la sicurezza fisica minacciata dall’immigrato “clandestino” appartengono al secondo livello di sicurezza. Il movimento politico leghista li enfatizzò e ne ebbe i vantaggi elettorali noti alle elezioni europee. La pensione, il lavoro, l’incolumità fisica non erano e non sono di destra né di sinistra ma solo qualcuno riuscì a far capire che li aveva capiti meglio degli altri. Luca Ricolfi fa una classificazione sbagliata e inquadra gli argomenti dandoli in appannaggio in parte ad una parte politica e in parte ad un’altra parte. Non sono gli argomenti ma le soluzioni che distinguono le sensibilità e le visioni di destra e di sinistra. Per non essere troppo lungo indico solo il delicato argomento dell’immigrazione quale argomento che io ritengo che non sia stato ben gestito dai governi PD e 5stelle. Non ricordo una visione organizzata, ripeto organizzata, in tema di inserimento e qualificazione professionale, insegnamento della lingua italiana e dell’educazione civica secondo le nostre leggi. Poiché la gran parte di immigrati in Italia è di transito verso altri Stati europei la sottovalutazione di questa tematica è stato evidente mentre l’Italia ha bisogno di un inserimento ragionato e organizzato proprio a causa dell’invecchiamento degli italiani. La sinistra non deve sposare temi di stampo conservatore, come scrive Ricolfi. Per lo meno la sinistra alla quale apparteniamo non deve sposarli perché i temi da lui indicati non sono conservatori ma sono reali e da sempre la sinistra alla quale apparteniamo li ha inclusi tra i temi sui quali legiferare; poi – ripeto – le soluzioni differiscono tra destra e sinistra. Un esempio: la legge Martelli sull’immigrazione e la legge Bossi-Fini trattano lo stesso argomento, ma il modo di affrontarlo non è lo stesso. Più recentemente, nel 2017, ho scritto su questo tema (Clima e immigrazione. Morphema editore). Riporto uno stralcio che testimonia che non ci accorgiamo oggi di certi temi. “Sul piano locale, comunale, non ci si può porre l’obiettivo di rifare il mondo ma la questione immigratoria va affrontata per quel che è nella dimensione del territorio comunale. Taluni affermano che la posizione assunta politicamente sull’immigrazione chiarirebbe l’appartenenza di chiunque su posizioni di destra o di sinistra, su posizioni di buonisti o di cattivi o altre definizioni simili. (Si è capito, sin qui, che non considero – e non commento – posizioni politiche razziste perché del tutto non fisiologiche). Non condivido quel modo di attribuire l’appartenenza politica, perché sono semplificazioni che sono il finale di analisi assenti o superficiali o emotive che valutano un aspetto o pochi aspetti del problema rispetto alla molteplicità degli aspetti stessi. Invece è corretto, è di ordine civile, generale, cioè valido per i cittadini,  a prescindere dalle personali scelte elettorali, condividere, confermare e rendere in azione politica e amministrativa nel territorio comunale l’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che afferma: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”. L’articolo 3 condensa l’essenziale; l’Amministrazione comunale, per la parte di sua competenza, adempia le sue funzioni pubbliche, con diritti e doveri propri e altrui, sia in termini di solidarietà umana (diritto alla vita) che di sicurezza personale per i residenti e per tutti. Senza eccezioni. E così devono fare tutte le Autorità pubbliche presenti nel territorio. Lo Stato deve fare il suo, attraverso i suoi corpi e le sue politiche di governo. Il Comune deve, per la propria parte, collegare …

DIRE “INUMANO” NON E’ ESAGERATO

di Mauro Scarpellini – Ufficio di Presidenza Socialismo XXI | Solo mediocre propaganda, favoreggiamento al lavoro nero e a operazioni in nero, provvedimenti assunti senza avere una visione complessiva e strategica, qualche piccola misera provvidenza, ignoranza delle difficoltà indotte da condoni, certificazioni e adempimenti in scadenza, aumento del debito nazionale. Questa è la sintesi delle critiche della Confindustria, delle opposizioni, delle Confederazioni dei lavoratori, dei liberi professionisti all’operato del primo mese del nuovo Governo. Un solo esempio per segnalare la disattenzione del nuovo Governo nazionale su materie per le quali la possibilità d’intervento legislativo o amministrativo è ampia, veramente ampia, si può trarre dall’accorata lettera di scuse che il Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti contabili di Palermo ha pubblicato ai concittadini. Senza ripetere gli argomenti da lui usati ripubblichiamo qui accanto l’articolo del quotidiano. Il complesso di scadenze, di adempimenti, di carta burocratica è definito “INUMANO”. Ha ragione.   La Sicilia del 23.11.2022. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

PEGGIO DI COSI’ SAREBBE STATO DIFFICILE

di Mauro Scarpellini – Ufficio di Presidenza Socialismo XXI | La Costituzione della nostra Repubblica, in vigore dall’1.1.1948, all’art. 119 stabiliva: <<Per provvedere a scopi determinati, e particolarmente per valorizzare il Mezzogiorno e le Isole, lo Stato assegna per legge a singole Regioni contributi speciali>>. Questa norma non c’è più, sparita nel 2001 quando furono introdotti il federalismo e l’autonomia differenziata per le Regioni da parte del Parlamento italiano.  La maggioranza parlamentare del tempo era una coalizione di Democratici di sinistra, Margherita, Socialisti democratici italiani, Italia dei Valori – uniti nell’Ulivo – di Comunisti italiani, di Federazione dei Verdi, di Udeur. Il Governo in carica era guidato da Giuliano Amato, indipendente proposto dai DS. Quella maggioranza modificò la Legge Costituzionale n. 3/2001 [riforma Titolo V della Costituzione (artt. 114–132 Cost.)] perché voleva seguire e inseguire la Lega Nord sul federalismo, sull’autonomia; per speranza di recupero elettorale. Le materie che allora la Lega sosteneva invocando anche la secessione dall’Italia. Ora vedremo come sia stato un errore formidabile l’aver fatto quelle modifiche perché la maggiore autonomia di alcune Regioni può influenzare e modificare tanto i principi di parità dei diritti di cittadinanza degli italiani quanto il funzionamento di alcuni fondamentali servizi pubblici nazionali, come la scuola pubblica e la sanità in modo più evidente e grave. Non so quanto ne sappiano i cittadini. Ci sono utilità e disutilità nel maggiore decentramento di funzioni verso le Regioni. Il decentramento può avvicinare il governo locale ai cittadini, favorendo il controllo della spesa da parte dei cittadini stessi, per cui gli amministratori eletti si dovrebbero sentire più attenti e responsabili nelle scelte e nelle decisioni; questo in teoria. Al contrario la distribuzione di competenze può creare diseconomie di scala; può determinare forme di iniquità fra cittadini e incentivare un fenomeno conosciutissimo, quello della mobilità dei cittadini per le prestazioni sanitarie. Conosciamo bene il fenomeno dei pazienti che da determinate Regioni vanno a farsi visitare in altre. I cittadini di Bolzano, Trento e Valle d’Aosta (in misura più contenuta quelli del Friuli Venezia Giulia) hanno un migliore trattamento rispetto agli altri italiani: in quelle Regioni i livelli pro-capite di spesa pubblica corrente ed in conto capitale sono nettamente superiori alla media nazionale. Ciò concorre ad altro tipo di fenomeno, la richiesta di trasferimento di Comuni da una Regione ad un’altra; fenomeno poco conosciuto. Il Comune veneto di Sappada ha ottenuto di passare al Friuli Venezia Giulia nel 2017, per star meglio, proprio perché questa Regione è a statuto speciale e gode di privilegi che non ha la Regione Veneto a statuto ordinario confinante. I Comuni di Cortina d’Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia iniziarono a chiedere di passare dal Veneto alla Provincia autonoma di Bolzano nel 2007 e due mesi fa – visti i sondaggi elettorali nazionali – hanno rilanciato la richiesta sostenuta peraltro da un referendum consultivo locale favorevole di allora. Quei Comuni hanno già nominato i nuovi rappresentanti nel comitato referendario che sostiene il passaggio alla Provincia autonoma di Bolzano. La riforma costituzionale del 2001 ha ridotto la differenza fra le competenze delle Regioni a statuto speciale e ordinario ma le disparità nelle modalità di finanziamento di queste Regioni sono ancora in atto. La riforma del 2001 prevede che possano essere attribuite alle Regioni a statuto ordinario ulteriori competenze in 23 materie elencate all’articolo 117: tre materie perfino fra quelle di esclusiva potestà statale. Indico, per ragioni di tempo, solo alcune materie – cosiddette della potestà legislativa concorrente – per sottolineare l’incongruenza di quel che hanno fatto. Tutela e sicurezza del lavoro : si raggiungeranno condizioni di tutela e di prevenzione da malattie professionali e da infortuni diverse. Istruzione : non so immaginare cosa potrà generare il pluralismo educativo. Previdenza complementare e integrativa : tipici strumenti dello stato sociale diventano strumenti di differenziazione, di vantaggio o svantaggio, di disuguaglianza sociale ed economica. Alla fine del 2018 il processo di richiesta di ulteriori competenze si è aperto in concorrenza tra i Presidenti delle Regioni. Richieste e proposte sono state presentate nel tempo da Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Liguria, Toscana, Marche e Umbria; mozioni e ordini del giorno sono stati assunti dai Presidenti di Lazio, Campania, Basilicata e Puglia. Nella legislatura 2018-2022, la delega governativa del Presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte fu attribuita alla Ministra Erika Stefani (vicentina, della Lega Nord). Nell’attuale Governo è attribuita a Roberto Calderoli, senatore della Lega Nord, estensore della legge elettorale che lui definì “porcellum”, bocciata poi dalla Corte Costituzionale. La materia è in mani competenti. La Ministra Stefani preparò le bozze. Il Consiglio dei Ministri del 21.12.2018 – bicolore Movimento 5 stelle e Lega Nord – presieduto dall’Avvocato Giuseppe Conte, annunciò la firme delle Intese da sottoporre successivamente al voto parlamentare per il 15.2.2019. L’iter non si concluse e poi intervenne la crisi di Governo in agosto. Diligentemente ci pensò il Governo presieduto da Paolo Gentiloni a firmare i preaccordi con Lombardia,Veneto ed Emilia Romagna. Ecco i preaccordi. Il 28.2.2018, pochi giorni prima delle elezioni generali del 4 marzo, il Governo Gentiloni, per tramite del Sottosegretario di Stato Gianclaudio Bressa (di Belluno; appartenente all’epoca al gruppo parlamentare del PD) concluse con ciascuna delle tre Regioni una Pre-Intesa. Si ripeté l’insipienza del 2001 a pochi giorni prima delle elezioni, come allora, per inseguire la Lega Nord sul suo terreno, illogico e dannoso. Le tre pre-intese sono simili. Prevedono una durata decennale e la modificabilità solo di comune accordo. Riguardano cinque delle 23 materie: politiche del lavoro, istruzione, salute, tutela dell’ambiente, rapporti internazionali e con l’Unione Europea. Per quanto attiene alle risorse stabiliscono all’articolo 4 che esse andranno determinate da un’apposita Commissione paritetica Stato-Regione, sulla base “di fabbisogni standard, che dovranno essere determinati entro un anno dall’approvazione dell’Intesa e che progressivamente, entro cinque anni, dovranno diventare, in un’ottica di superamento della spesa storica, il termine di riferimento, in relazione alla popolazione residente e al gettito dei tributi maturato nel territorio regionale in rapporto ai rispettivi valori nazionali, fatti salvi gli attuali livelli di erogazione dei servizi”. Stabiliscono anche, senza meglio specificare, …

LA RICOSTRUZIONE SOCIALISTA

di Luigi Ferro – Presidente Socialismo XXI | Il socialismo che intendiamo costruire deve mettere al centro dell’ azione politica tre questioni: l’individuo e il superamento dell’ idea di mercato quale soluzione a tutti i mali; Il radicamento nel mondo del lavoro contro la precarieta’ che non determina il futuro, specie dei giovani; la tutela dell’ ambiente, altro tema sociale globale non piu’ rinviabile che rappresenta oggi la vera sfida del terzo millennio . Una forza politica di ispirazione socialista che guardi al presente e soprattutto al futuro, e che contrapponga al nazionalismo delle destre e alla paura dell’ altro , un modello sociale in grado di intercettare le difficolta’ del momento, dal lavoro allo sviluppo tecnologico fino alla tutela dell’ ambiente, superandole , e fondato sui diritti dell’ individuo. Una societa’ inclusiva e non divisiva che non lasci nessuno indietro.Un socialismo vivo, presente, forte, autorevole.Questa e’ l’alternativa che dobbiamo e vogliamo costruire e che manca da oltre trent’ anni nel nostro Paese.Questo e’ la strada da seguire per ricostruire la sinistra in Italia. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA GRANDE MUTAZIONE DELLA GENETICA POLITICA

di Alberto Leoni – Ufficio di Presidenza Socialismo XXI | In Italia, dopo la scomparsa del Psi, unica vera forza di governo con una visione coerente di sinistra, quello che è restato della sinistra (gli eredi del Pci con i successivi cambi di nome e le successive entrate) ha abdicato alle tre grandi idee chiave della sinistra.La difesa dei deboli, la libertà di pensiero, l’eguaglianza attraverso la cultura non sono più un patrimonio di questa cosidetta sinistra almeno da 30 anni. Hanno cambiato aria. Ma dove sono migrate le idee di sinistra? “Alcune di queste, in particolare il perseguimento dell’eguaglianza attraverso la cultura sono semplicemente restate orfane, estranee sia alla sinistra che alla destra. Ma le altre due, la difesa dei deboli e la libertà di espressione, non si sono limitate ad abbandonare la sinistra: sono migrate a destra”…. “Da qui una mutazione strutturale del nostro sistema politico. La sinistra e la destra hanno cambiato il loro Dna”(Luca Ricolfi- La Mutazione) Ad integrazione. Quanti provvedimenti, in nome del “politicamente corretto” di cui gli eredi del comunismo furono magistrali interpreti, sono stati presi. Le liberalizzazioni e le privatizzazioni erano il Verbo per salvare il Paese, chi vi si opponeva nemico del popolo; gli aumenti salariali andavano calcolarìti sulla inflazione programmata non su quella reale…. e ci siamo trovato dopo qualche anno retribuzioni più povere e lavoratori poveri; la flessibilità del lavoro, voluta nel 1998 da Treu introdusse forme strutturali di precarietà del lavoro, poi acuite nel Jobs Act renziano, ma la precarietà è una pessima compagna della vita se dura troppo e dal 2004 è iniziato l’assalto al buon sistema sanitario del Paese, minandolo come? Nei numeri, nelle errate previsioni dei fabbisogni di personale, nel blocco dei turn over, nel taglio del 30% dei posti letto ospedalieri, tutte scelte pagate con la pandemia 2022-2022. Potrei proseguire con molti altri esempi ma è bene fermarsi a riflettere su una cosa: come si potrà riportare la difesa dei deboli ,la difesa delle libertà sociali ed economiche oltre che civili, il valore egualitario della cultura nel tradizionale alveo della sinistra? Ma certamente non sarà una sinistra generica. Sarà una sinistra con i piedi per terra, ispirata al riformismo socialista, ad un nuovo grande sforzo di mediazione tra chi produce ricchezza e al coraggio di saperla distribuire con spirito nuovo e coraggio. Chi lo potrà fare con le carte in regola senza essere accusato di aver attraversato tutte le stagioni di questo trentennio? SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

PARLIAMO DI FLAT TAX

di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio | Si parla di flat tax quando si propone una tassazione proporzionale al reddito imponibile, contrapposta ad una tassazione che, come previsto dall’art.53 della Costituzione, si ispira a criteri di progressività: Articolo 53 della Costituzione: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività. Quello che paghiamo allo Stato si distingue in tasse e imposte; le prime servono a pagare un servizio di cui ci avvaliamo individualmente, mentre le seconde servono a ripartire tra i contribuenti quelle spese che lo Stato, su legge approvata dal Parlamento, sostiene per servizi o scopi nazionali che i cittadini da soli non sarebbero in grado di produrre. Naturalmente la composizione della spesa pubblica è determinata dalla maggioranza parlamentare che, schematicamente, può ritenere che lo Stato si limiti ai servizi essenziali (difesa, istruzione, etc.), e stiamo parlando della destra, oppure ritiene che tra i compiti dello Stato siano molti altri ed in particolare compiti sociali e stiamo parlando della sinistra. Ora è bene sapere che l’imposta flat o piatta è già adottata per varie tipologie di reddito, mentre l’imposta progressiva è adottata soltanto per i redditi da lavoro, di pensione e per le partite iva con fatturato superiore a 65.000€ (limite che il nuovo governo, sotto la spinta di Salvini vorrebbe elevare a 85.000 se non a 100.000€). Per esemplificare, riporto come viene tassato un imponibile fiscale di 36.000€ a seconda della diversa natura del reddito. Attenzione l’imponibile fiscale è diverso dal reddito perché la legge può prevedere delle correzioni (di solito detrazioni) per passare dal reddito all’imponibile. Ad esempio, il reddito da lavoro viene ridotto in funzione del numero dei figli a carico. RENDITA LAVORO Tipologia Titoli di Stato Interessi Fabbricati 1 Fabbricati 2 Forfettari 1 Forfettari2 Lavoro Aliquota 12,50% 26,00% 21,00% 10,00% 15,00% 5,00% 26,39 Imposta 4.320 9.360 7.560 3.600 5.400 1.800 9.500 Addizionale Regionale 0 0 0 0 0 0 586 Addiz. Comunale 0 0 0 0 0 0 229 TOTALE 4.320 9.360 7.560 3.600 5.400 1.800 10.315 Note: Gli interessi includono quelli delle obbligazioni societarie, i capital gains pari alla differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto di titoli azionari o obbligazionari, i frutti delle speculazioni di borsa etc. Le rendite da fabbricato sono tassate con tre modalità a scelta del contribuente: o aggiunge la rendita (al 75%) ai redditi da lavoro e viene tassato come alla colonna Lavoro; oppure sceglie la cedolare secca e paga il 21% (e non può adeguare la rendita al costo della vita) voce Fabbricati 1; oppure può “concordare il canone” secondo alcuni parametri certificati e paga il solo 10% voce Fabbricati 2. I forfettari con fatturato inferiore a 65.000€ (previsto aumento a 85.000 o forse a 100.000) determinano l’imponibile sulla base di Indici di redditività calcolati dal Ministero delle finanze da applicare al fatturato (nell’esempio assumiamo il 60%) deduce i contributi sociali pagati e sul netto paga il 15%: voce Forfettari 1. I forfettari nei primi 5 anni di attività godono di una aliquota agevolata del solo 5% sull’imponibile determinato come per gli altri forfettari: voce Forfettari 2. Lavoro: include i lavoratori dipendenti, i pensionati e le partite iva individuali che superano i limiti per accedere al regime dei forfettari. L’imposta è calcolata progressivamente, ovvero ci sono 4 scaglioni assoggettati ad aliquote crescenti. Riproduciamo il calcolo: IMPONIBILE Scaglioni Aliquota Imposta DA A 0 15.000 15.000 23,0% 3.450 15.000 28.000 13.000 25,0% 3.250 28.000 50.000 8.000 35,0% 2.800 50.000 Oltre 0 43,0% 0 TOTALE 36.000 26,39 9.500 Perché imposte diverse per redditi di natura diversa? La domanda che viene subito alla nostra analisi è perché lo stesso importo di imponibile è tassato in modo differente a seconda della natura del reddito? Cerchiamo una risposta: possiamo riunire i proventi da titoli di Stato, interessi, capital gains, fabbricati come RENDITE ovvero proventi non derivanti dal lavoro, ritenuto da Adam Smith in poi il solo generatore di valore; mentre possiamo classificare i proventi da forfettari e lavoro come REDDITI appunto come frutto del lavoro. Ci sarebbe da chiedersi se l’art. 1 della Costituzione che vuole la Repubblica FONDATA SUL LAVORO non venga violata da una imposizione che penalizza i redditi da lavoro. La risposta, a mio parere, sta in un semplice fatto, che l’economia capitalistica è schiava del capitale (in particolare di quello finanziario) e quindi fiscalmente privilegiato, costituendo un caso lampante di appropriazione del plusvalore tramite fiscalità. C’è poi da chiedersi il perché della diversa pressione fiscale tra dipendenti e pensionati e forfettari; perché un forfettario ha una aliquota fissa del 15% quando un lavoratore o pensionato ha l’aliquota più bassa corrispondente al primo scaglione del 23%. E qui la risposta non è agevole, a mio parere, è uno strumento elettorale per portar voti alla destra. Ma la cosa va approfondita perché questo sistema comporta ulteriori problemi. E’ evidente che due partite iva con un reddito di 36.000€ ma con un fatturato che per la prima partita iva è di 64.999 mentre per la seconda è di 65.001€ hanno risultati fiscali notevolmente diversi; infatti il primo è forfettario e paga imposte per 5.400€ mentre il secondo è un contribuente iva ordinario e paga 10.315€, quasi il doppio. Ecco che allora la partita iva ordinaria è tentata a eludere l’aggravio usando due strade: una illegale l’altra legalissima. La prima strada è quella ovvia non appena arriva ad un fatturato vicino ai 65.000€ smette di fatturare e vende in nero, ovvero diventa un evasore; la seconda strada è invece legale, si apre una nuova partita iva intestata alla moglie o al figlio e si fattura tutto ciò che eccede i 65.000€ con la nuova partita iva che gode della tassazione prevista per i Forfettari2 ovvero paga solo il 5%. C’è anche da sottolineare che il sistema dei Forfettari comporta un altro effetto, ovvero l’effetto iva. Infatti, la norma prevede che il forfettario non applica l’iva sulle sue vendite ma non può dedurre l’iva pagata ai …

NOTA DI SOCIALISMO XXI

di Ufficio di Presidenza | Come era prevedibile, il disastro elettorale del 25 settembre ha evidenziato le grandi difficoltà del PD e di alcuni partiti alleati e li ha costretti, ciascuno in modo diverso e con orientamenti ancora difficile da valutare, ad interrogarsi sul futuro. La fase attuale è contrassegnata da molte iniziative, alcune di grande interesse, ma ancora in una fase iniziale e non sempre chiare sui fini ultimi. Il Comitato di Presidenza della nostra associazione non si limita alla osservazione degli attuali eventi, ma lavora in modo discreto, promuovendo incontri informali, per valutare la disponibilità esistente a comporre un quadro di convergenze utile alla realizzazione del progetto fondativo di Socialismo XXI che consiste nella creazione di un nuovo partito di ispirazione socialista ed ecologista. A tal fine sono stati recentemente organizzati incontri, concordati con coordinatori regionali, nelle seguenti regioni: Puglia, Sicilia, Calabria, Toscana e Marche dove sono stati avviati i tavoli di concertazione. Il metodo, che abbiamo per brevità chiamato la Epinay italiana, è ciò che riteniamo più efficace, ma siamo disponibili a valutare altre proposte che abbiano la medesima finalità. Deve essere chiaro però che non partecipiamo, ne parteciperemo alla rifondazione, o a ciò che ha come obiettivo la conservazione dei partiti esistenti, perché non è questa la strada da percorrere per ridare all’Italia un partito di ispirazione socialista ed ecologista, ma l’unico modo percorribile è la individuazione di un nuovo soggetto politico. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

SOCIALISMO IN AMERICA

di Aldo Potenza – Ufficio di Presidenza Socialismo XXI | Da qualche tempo si parla con sempre maggiore frequenza del socialismo in America. Il recente libro di Nancy Fraser e quello del 2019 di Bhaskar Sunkara, tanto per citarne qualcuno sono la dimostrazione che c’è sempre un crescente interesse verso varie forme di socialismo negli U.S.A. Sunkara nella premessa del suo libro “Manifesto socialista per il XXI secolo” riassume così il cambiamento della opinione pubblica americana verso il socialismo: “Quando frequentavo le scuole superiori e dicevo che ero socialista, la gente mi guardava come se fossi pazzo. Quando oggi dico a qualcuno che sono socialista, annuisce e poi torna ai propri impegni, senza alcun cenno di disgusto” Pochi sanno che il socialismo in America ha origini lontane e che nel 1901 nacque il Socialist Party e tra i fondatori il più noto ed attivo è Eugene V.Debs proveniente dalla attività sindacale. L’ispirazione era la socialdemocrazia tedesca ed in particolare Kautsky. Per pura curiosità si ricorda che i socialisti moderati che si ispiravano alle idee di Victor Berger, a partire dal 1910 con Emil Seidel assunsero la carica di sindaco a Milwaukee (Wisconsin) e la conservarono per quasi 50 anni. La crisi del 2008, le conseguenze che seguirono, favorirono un ulteriore cambio di opinione favorevole verso le idee socialiste espresse e divulgate da Bernie Sanders e successivamente Alexandria Ocasio-Cortez diventata deputata pur dichiarandosi socialista democratica. Viene spontaneo chiedersi quando in Italia si tornerà non solo a parlare di socialismo, ma a organizzare un grande ed autorevole partito socialista? SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

TERZO ARTICOLO SUL SOCIALISMO

di Silvano Veronese – Ufficio di Presidenza Socialismo XXI | Caro Renato, Ti rispondo con piacere al Tuo ultimo commento. Da sempre la traduzione del pensiero e della ideologia socialista in politica, cioè in atti e scelte concrete che in una società pluralista e democratica sono frutto di mediazioni, hanno visto dialettiche anche aspre e persino contrapposizioni all’interno del socialismo organizzato in partiti e sindacati. Non è un problema e non è il nostro caso perché, alla fine, i motivi di consenso sono superiori ai dissensi. Almeno cosi’ mi sembra. Una nuove e più “radicale” fase di riformismo socialista è un obiettivo comune ed era implicito anche nel mio commento al Tuo primo articolo, in particolare per quanto riguarda il ruolo dello Stato e delle Istituzioni pubbliche per ridare alla loro funzione il primato del governo della società per una prospettiva di sviluppo e di avanzamento sociale e civile, compromessa da anni da politiche liberiste proprie dello strapotere dei potentati finanziari e permesse, purtroppo, dalla debolezza della politica e delle forze intermedie. Su ciò non ho visto dissensi , è vero che non avevi parlato come rimedio alla statalizzazione di TUTTE le attività economiche e dei mezzi di produzione, forse l’eccessiva insistenza  data alla  indicazione di una necessità di un ruolo dello Stato  non solo di regolazione ma anche di attore nell’economia ha tratto in inganno il sottoscritto ma anche qualche compagno romano che Ti ha letto in face book. D’altronde anch’io ho parlato di un ritorno alla presenza pubblica in determinati settori non solo con compiti sociali ma anche di interesse strategico-industriale in presenza di una colpevole latitanza dell’impresa privata. Siamo quindi d’accordo che non pensiamo di modificare il carattere di economia mista propria del nostro sistema economico, sulla base dei principi indicati nella Costituzione. SULL’ECONOMIA. Mi sembra che concordiamo in larga parte. Non sono certamente le mie riserve sulla trasformazione in azioni del sostegno finanziario alle imprese per i loro interventi progettuali in ricerca ed innovazione tecnologica a negare la mia condivisione alla Tua proposta più generale. Vorrei spiegarmi meglio rispetto al mio primo commento. Siamo d’accordo che non è certo il metodo Calenda 4.0 “prendi i soldi e scappa” la scelta migliore per marcare il sostegno pubblico per l’incentivazione di questo fattore  fondamentale per lo sviluppo del nostro sistema produttivo. Lo Stato, deve – a mio pare –  praticare una sua funzione primaria di indicazione e programmazione di linee e di scelte piu’ appropriate per delineare il modello produttivo e le specializzazioni sulle quali vogliamo collocare l’Italia nella divisione internazionale delle produzioni e del lavoro, anche attraverso politiche e pratiche concertative con gli attori sociali. Ciò che avviene in alcune democrazie europee, anche nostre concorrenti sul piano produttivo e come avvenuto anche da noi, in brevi ma fruttuosi fasi della vita nazionale. La ricerca e l’innovazione tecnologica sono fondamentali per la competitività del nostro sistema e richiede una programmazione sistematica continua di idee, di obiettivi, di progetti e di risorse frutto di uno sforzo corale pubblico e privato. Ciò anche per determinare un modello di consumi che non puo’ essere lasciato alla discrezione del libero mercato. Le iniziative del capitale privato (che vanno stimolate anche nell’interesse delle stesse imprese) se rientrano in questo “schema programmatorio” vanno sostenute (come avevo già indicato) con facilitazioni creditizie ed una fiscalità di vantaggio, così come deduzioni e detrazioni fiscali  sono previste per altre finalizzazioni non più importanti di questa per il sistema-Paese. Se sono al di fuori di questo schema programmatorio si pagano i loro programmi in materia. Perché lo Stato dovrebbe intervenire se non ha condiviso la bontà di detti programmi o di finanziarli in cambio di azioni, diventando socio di minoranza di una impresa e quindi corresponsabile di un programma dai dubbi risultati sul quale non ha potuto sviluppare la sua influenza o indirizzo ?? SULLO SFRUTTAMENTO. Mi sembra di aver capito che il Tuo utilizzo di questo termine negativo, fino a parlare di “neo-schiavismo”,  viene praticato non per valutare la gravosità e la pesante condizione di lavoro della generalità delle prestazioni umane (in particolare degli operai) imposta da un capitalismo votato al massimo profitto quanto per definire l’appropriazione incontrollata ed a volte gravida di conseguenze da parte del capitale del lavoro intellettuale destinato a sostituire progressivamente il lavoro materiale o fisico causa la robotizzazione  o l’automazione spinta. Sul discorso della disoccupazione derivante da questi processi, a cominciare dall’introduzione delle Nuove Tecnologie informatiche, ho già chiarito nel mio precedente commento i vari problemi derivanti da affrontare non in termini luddisti ma attraverso  diritti e poteri sindacali in mano ai lavoratori che vanno gestiti ed ampliati, attraverso i confronti previsti dai CCNL e  gli  organismi all’uopo eletti, con capacità di proposte anche alternative a quelle padronali. Insomma con pratiche di co-determinazione (come le chiamano i compagni svedesi) a livello aziendale e di concertazione a livello generale, quest’ultima che il governo D’Alema voleva istituzionalizzare e fu respinta (non so perché, allora ero già al CNEL) dalle OO.SS. e da Confindustria. Rifiutare su questa materia una  legislazione di sostegno a relazioni industriali avanzate, che è una peculiarità del socialismo riformista, è stata per me una occasione sprecata, tanto piu’ in una fase di regresso economico che indeboli’ il potere sindacale dei lavoratori. Sul fatto che il lavoro umano è destinato a scomparire, non essendo un “futurologo” né un filosofo capaci di esercitarsi su una lontanissima prospettiva, guardando ai problemi dell’oggi e del loro perseguimento in negativo se non affrontati radicalmente, non mi sento di seguire questa “profezia” confortato da una recente intervista di un mio illustre concittadino, il Prof. Faggin inventore del microprocessore che ha dato il via alla informatizzazione, il quale ha detto che nessun robot (anche il piu’ sofisticato) non potrà mai sostituire l’uomo perché non ha in sé né produce senzazioni, emozioni, creatività. Ma poi, per restare alla complessa concreta situazione dell’esistente pur in continua evoluzione, ritorno a ribadire che un conto è parlare di grande impresa industriale o finanziaria nelle quali la robotica, le NTI, l’automazione delle varie attività sono diffuse, altro conto sono le migliaia e migliaia di piccole aziende industriali, artigiane, del commercio e dei …

NAZIONE: COSA VUOI DIRE QUANDO USI QUESTA PAROLA?

di Mauro Scarpellini – Resp. Amm.vo Socialismo XXI | La scelta dell’uso delle parole è una funzione importante della intelligenza umana. Le parole sono – o dovrebbero – essere il mezzo per esprimere al meglio ciò che si vuol dire. Chi sceglie una parola lo sa o dovrebbe saperlo. La parola “NAZIONE” ricorreva immancabilmente nelle dichiarazioni, nei documenti e nelle interviste della Presidente del Partito Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e di tutti gli esponenti del suo partito e ricorre immancabilmente da quanto la Deputatessa è Presidente del Consiglio dei Ministri. La parola è nella Costituzione vigente. E’ all’articolo 9 : “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della NAZIONE.” E’ all’articolo 67 : “Ogni membro del Parlamento rappresenta la NAZIONE ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. E’ all’articolo 98 : “I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della NAZIONE”. E’ nel giuramento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri : “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della NAZIONE”. Non è nel giuramento del Presidente della Repubblica :“Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione”. NAZIONE, Paese, Stato, Repubblica non sono termini equivalenti. NAZIONE indica una comunità di persone che parlano la stessa lingua, hanno la stessa storia e la stessa cultura, gli stessi usi e tradizioni. La comunità che si chiama NAZIONE può non corrispondere ai confini politici di uno Stato. Alla NAZIONE italiana appartengono gli italiani, gli svizzeri di lingua italiana, i sanmarinesi e i croati e gli sloveni rimasti nelle loro terre adriatiche dopo la seconda guerra mondiale, pur appartenendo tutti costoro a Stati diversi. Non appartengono alla NAZIONE italiana gli italiani di lingua tedesca dell’Alto Adige e della Valle d’Aosta e neanche gli italiani della Slavia Friulana, coloro che chiamiamo nel Friuli Venezia Giulia correntemente e imprecisamente sloveni. Solo per brevità mi fermo a citare le predette due etnie pur esistenti altre minoranze nazionali all’interno dello Stato italiano, anche se numericamente esigue. Cito due esempi di altre nazionalità a noi vicine. La NAZIONE albanese non è racchiusa nella Repubblica albanese; è ben nota la presenza maggioritaria albanese nella regione serba del Kosovo, dichiaratasi Repubblica indipendente dal 2008. Minoranza albanese è in Grecia. L’etnia magiara non è tutta compresa nei confini dell’Ungheria. Dopo la fine del Regno d’Ungheria e col trattato di pace firmato dopo la fine della prima guerra mondiale l’etnia magiara è consistente all’interno della Romania e di tutti gli altri Stati confinanti. Ogni Stato europeo, nessuno escluso, ha minoranze al proprio interno di una o più nazionalità diverse dalla quella più numerosa. Per quanto ora ricordato a me sembra più opportuno che un Presidente del Consiglio parli di italiani – intendendo tutti i cittadini, indipendentemente dall’etnia – e così per gli albanesi, i magiari e per tutti gli altri. La Presidente Giorgia Meloni, tra l’altro, ha riaffermato la solidarietà italiana alla NAZIONE ucraina aggredita dalla Russia. Queste sono le nazionalità dello Stato ucraino (fonte : Limes, 28.4.2014) : << … la popolazione si afferma per tre quarti ucraina, per meno di un quinto russa, pur se questa peculiarissima tassonomia si svela spesso forzosa. Le esigue minoranze bielorusse, moldave, ungheresi, romene, ceche, ebraiche, greche, bulgare, tatare eccetera sono a rammentarci le sedimentazioni multietniche di questa terra di frontiera>>. La solidarietà più propriamente sarebbe dovuta andare a tutti gli ucraini senza usare una parola inappropriata, magari allo Stato ucraino o alla Repubblica ucraina. Allora c’è da domandarsi il perché dell’uso continuo in ogni discorso, in ogni conferenza stampa di questa parola. Può essere ignoranza della pur macroscopica differenza con altri termini più appropriati e onnicomprensivi, come Stato – se si fa riferimento all’istituzione -, come Paese – se si fa riferimento all’insieme dei cittadini – come Repubblica – se si fa riferimento alla forma dello Stato – evidentemente non monarchica -. E non escludo che la militanza meno istruita ex missina ed ex alleanza nazionale possa usare il termine senza sapere quanto sopra. Ma credo che ci sia altro. Credo che ci sia l’uso di un termine che vuol essere roboante, diretto all’esaltazione della NAZIONE concepita nella fraseologia di destra, vetero fascista e post fascista. Tende a indicare una differenza marcante con gli altri termini, usati dai non nazionalisti che sono la maggioranza degli italiani. E’ una caratterizzazione del linguaggio che indica povertà, limitazione, restrizione, sopita autoesaltazione; ma ciò non è un difetto, perché è ciò che la destra è e coerentemente esprime, cioè si presenta per quel che è. Il guado del passaggio da partito nazionalista a partito conservatore probabilmente non lo rappresenta questo aspetto del linguaggio; può bastare l’allinearsi alle politiche liberiste dei poteri forti internazionali al fine di non subire lo scherzo dell’aumento dello spread che fecero all’inaffidabile Governo Berlusconi, lasciare la fiamma nel simbolo, dire che il fascismo non attrae, e continuare così, puntando sulle spoglie elettorali dei forzisti (credo ormai pochine) e sul bofonchiare del leghismo salviniano. I Costituenti usarono alcune volte il termine NAZIONE. Considero che allora era in uso generale, non possedeva un significato così delineato come il diritto pubblico ha approfondito e spiegato e come la maturazione e diffusione della cultura politica democratica ha collocato. Nell’attuale contesto non dovrebbe essere usato con la frequenza e l’errato significato dei nuovi governanti. Loro, però, sono ampiamente culturalmente fermi a prima della Costituzione. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it