LA VOLONTA’ GENERALE DI ROUSSEAU

Sulla Repubblica del 28 aprile Maurizio Molinari riporta uno scritto di Isaiah Berlin in cui si legge: ● “il più sinistro e formidabile nemico della libertà in tutta la storia del pensiero moderno” è Jean Jaques Rousseau perché è stato lui a creare gli strumenti filosofici essenziali alla tirannia contemporanea giustificando l’idea di un rapporto diretto tra il leader ed il popolo che si contrappone in maniera netta al pensiero di Montesquieu sull’equilibrio fra i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario su cui sono fondate le democrazie contemporanee. Per quanto io conosca il pensiero di Rousseau ritengo di non concordare con quanto affermato da Berlin nel testo di Molinari. Se infatti il pensiero di Rousseau ha una componente tanto indefinita quanto metafisica costituita dal concetto di “volontà generale”, ciò non permette di dedurne “un rapporto diretto tra il leader ed il popolo” fonte delle forme più deteriori del populismo se non di tirannia. Rousseau, nel suo “Contratto sociale” parte da una premessa, ovvero che nello stato naturale della società i popoli erano liberi ed uguali, ma sono stati rovinati dallo sviluppo delle scienze e delle arti, presentandosi oggi come una situazione in cui dominano disuguaglianza e ingiustizia. Per superare questo stadio ed in particolare per poter superare le disuguaglianze di proprietà e di diritti, attualmente caratterizzanti le società odierne, si rende necessaria una alienazione totale a favore di un’entità superiore di cui gli individui sono soci. In tal modo tutti i cittadini difendendo la comunione difendono sè stessi e difendendo sé stessi difendono, di riflesso, la comunione. Sparisce in tal modo ogni ingiustizia e ogni disuguaglianza tra i cittadini. Lo stato nasce attraverso un contratto per cui ciascuno rinuncia alla libertà illimitata della condizione di natura, non però per consegnarsi nelle mani di un sovrano, non sottoscrivono cioè un pactum subiectionis bensì ricevono da ogni altro membro della comunità la stessa rinuncia: questa alienazione dà origine ad una persona sociale, il sovrano, la cui volontà è la volontà generale. Scrive Rousseau nel capitolo sesto del libro primo del Contratto sociale: ● Queste clausole, beninteso, si riducono tutte ad una sola, cioè all’alienazione totale di ciascun associato con tutti i suoi diritti a tutta la comunità: infatti, in primo luogo, dando ognuno tutto sé stesso, la condizione è uguale per tutti, e la condizione essendo uguale per tutti, nessuno ha interesse a renderla gravosa per gli altri”. Il potere sovrano viene esercitato dall’assemblea di tutti i membri della comunità riuniti insieme: ogni legge che viene espressa dalla volontà generale ha per oggetto il bene generale della comunità. Il potere sovrano è inalienabile: non può essere esercitato da un rappresentante eletto per legiferare in nome dell’assemblea. Esecutivo, legislativo e giudiziario sono indivisibili essendo una emanazione del potere sovrano della volontà generale. Su questa non-separazione dei poteri Berlin ha ragione, ma ha assolutamente torto a sostenere un rapporto diretto tra leader e popolo ovvero un rapporto personalistico populistico, autocratico se non tirannico. Vi leggerei invece una vocazione ad un comunismo pre-scientifico, derivante dall’alienazione totale di ciascun associato, coniugato con elementi di democrazia diretta costituita dalla gestione del potere sovrano da parte dell’assemblea di tutti i membri della comunità. L’utopia russoviana nasce, a mio parere, da una concezione metafisica della volontà generale e dalla forzata indifferenza tra il possesso personale del particolare e il possesso associato del globale. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

PER IL CONSIGLIERE COMUNALE DI IMPERIA IVAN BRACCO SI CHIEDONO LE SCUSE PUBBLICHE

COMUNICATO STAMPA A nome di tutto il gruppo imperiese di Socialismo XXI: ” Il Consigliere Comunale di Imperia Ivan Bracco e’ un nostro convinto aderente, un membro attivo della nostra Associazione che vuole riunire sotto un unico soggetto politico il socialismo italiano divisosi a cominciare dal 1921. Bracco e’ un galantuomo non un “tipo da galera“. Bracco si e’ impegnato con noi a difendere in ogni luogo e in ogni sede i principi ispiratori del socialismo internazionale: pace e giustizia sociale nello Stato di Diritto. Quindi non esprime mai “roba da galera”, Bracco propugna la emancipazione dei poveri e dei meno abbienti dalle necessità e dalle costrizioni di povertà e tirannia, da chiunque imposti. E’ un uomo libero, di buona volonta’, rispettoso delle Istituzioni della Repubblica italiana, che onora in ogni suo comportamento. Noi pretendiamo che cio’ gli sia riconosciuto da tutti, in primis dal Primo cittadino di Imperia citta’ e di Imperia Provincia. E’ un nostro esponente che va tutelato nelle funzioni democratiche che esplica con puntualità, decoro ed impegno. Ha diritto di ricevere scuse pubbliche da chi lo ha insultato. Ne va’ credibilita’ della carica pubblica ricoperta: non c’e’ “fuori onda” o ” a microfoni spenti” che regga. Serve sincerita’, serve incitamento all’esercizio della critica democratica, nelle sedi deputate ed opportune. Serve rispetto per il ruolo delle opposizioni al governo e ai membri che ne fanno parte. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

MARIO TURI, INTERNATO MILITARE ITALIANO, DA ZEITHAIN A PESCHICI

di Teresa Maria Rauzino | Gli Internati Militari Italiani (IMI), dopo l’8 settembre 1943, rifiutarono di collaborare con il regime nazista. I loro nomi su LeBi, la banca dati on-line dei prigionieri catturati nei lager fra il 1943 e il 1945. 650mila deportati non tornarono a casa. Fra questi un pugliese, Mario Turi,  tiratore scelto della Regia Marina, i cui resti mortali soltanto nel 1992 furono traslati in Italia, a Peschici, dove era nato. GLI INTERNATI MILITARI ITALIANI CHE MORIRONO A ZEITHAIN Zeithain è un comune tedesco della Sassonia. Qui, nel Lager denominato Stalag IV B, dove erano già morti migliaia di prigionieri sovietici, giunsero nell’ottobre 1943 dei militari italiani feriti e malati, accompagnati da personale medico. In quello che i tedeschi consideravano un “ospedale militare”, denutrizione, condizioni disumane, mancanza di igiene, assistenza medica insufficiente e lavori forzati facilitarono il diffondersi di epidemie e gravi malattie, soprattutto tubercolosi. Morirono decine di migliaia di prigionieri, tra cui 900 italiani. La loro tragica vicenda ha inizio l’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio sottoscritto dall’Italia con le Forze Alleate. Catturati e disarmati dalle truppe tedesche in Francia, Grecia, Jugoslavia, Albania, Polonia, Paesi Baltici, Russia e nell’Italia stessa, caricati su carri bestiame, furono avviati a una destinazione che non conoscevano: i lager del Terzo Reich, sparsi un po’ dovunque in Europa, soprattutto in Germania, Austria e Polonia. Giunti nei lager, dopo un viaggio in condizioni disumane, venivano immatricolati con un numero che sostituiva il nome, inciso su una piastrina di riconoscimento accanto alla sigla del campo. Formalità d’ingresso: la perquisizione personale e del bagaglio, la fotografia, l’impronta digitale, l’annotazione dei dati personali. Ai prigionieri, circa 650mila, veniva chiesto con insistenti pressioni di continuare a combattere a fianco dei tedeschi o con i fascisti della Repubblica di Salò. La maggior parte rifiutò di collaborare, affrontando sofferenze e privazioni. In un primo tempo considerati prigionieri di guerra, i militari internati, il 20 settembre 1943 vennero definiti IMI-Internati Militari Italiani, con un provvedimento arbitrario di Hitler che li sottrasse alle tutele previste dalla Convenzione di Ginevra del 1929, per destinarli come forza lavoro del Terzo Reich. Per ordine del Führer, e con l’assenso di Mussolini, il 12 agosto 1944 il loro status cambiò e furono trasformati in “lavoratori civili”, formalmente liberi. Complessivamente, nei campi di prigionia persero la vita decine di migliaia di militari, per malattie, fame, stenti, uccisioni. Chi riuscì a sopravvivere fu segnato per sempre. A partire da febbraio del 1945, le prime avvisaglie del crollo imminente della Germania furono di preludio per la loro liberazione che avvenne in momenti differenti, per lo più tra febbraio e i primi di maggio del 1945. Per i sopravvissuti, il rimpatrio in Italia, tuttavia, non fu immediato e si svolse soprattutto nell’estate e nell’autunno 1945, dalla Germania, Francia, Balcani e Russia. Tra i superstiti, tra cui molti erano gravemente ammalati, alcuni morirono lungo la via del rientro e furono sepolti a Praga. Tutti i reduci provenienti dalle diverse regioni del Reich, una volta varcato il confine italiano, vennero dirottati verso Pescantina, nel Veronese, dove fu istituito un centro di accoglienza e di smistamento verso le destinazioni interne al paese. 1 In particolare, il campo di Zeithain fu liberato dall’Armata Rossa il 23 aprile 1945. Dopo la fine della guerra, il territorio del lager e del cimitero italiano fu adibito a zona di esercitazione militare sovietica e rimase per decenni inaccessibile. Nell’Italia del primo dopoguerra la storia degli Internati Militari Italiani venne presto dimenticata. L’oblio è durato a lungo. Grazie all’instancabile opera di ricerca di alcuni reduci di Zeithain, primi fra tutti padre Luca M. Ajroldi (morto nel 1985), ex cappellano del campo che aveva annotato tutti i nominativi e i dati dei deceduti nel suo diario “Zeithain campo di morte” (pubblicato nel 1962 dalla Scuola tipografica Artigianelli di Pavia) e dell’ex tenente colonnello Leopoldo Teglia, attuale presidente dell’Associazione nazionale ex internati di Perugia, nel 1991 fu finalmente possibile localizzare, riesumare e rimpatriare le spoglie di quasi tutti i caduti italiani di Zeithain sepolti nel cimitero militare italiano di Jacobsthal, e in parte nel cimitero di Mühlberg e Neuburxdorf. Tra le urne rimpatriate in Italia nel 1992, c’era quella di Mario Turi, nato il 15-04-1922 a Peschici (Foggia). Specialista di “direzione di tiro” nel reparto comando Navarino della marina militare italiana, fu catturato sul fronte greco in data imprecisata e internato con il numero di matricola 280743 nello Stalag IV B a Zeithain. La data del decesso è il 12-03-1944. Causa ufficiale: malattia. Prima sepoltura: Zeithain-Cimitero militare italiano. Luogo di sepoltura attuale: Peschici-Cimitero comunale. Tutta la comunità di Peschici in una fredda mattinata del 10 febbraio 1992 accolse l’arrivo dell’urna con le spoglie mortali di Mario Turi. L’evento fu immortalato dal cameraman Mimì Martella e postato su YouTube. Una messa in suffragio fu celebrata dal parroco don Giuseppe Clemente in presenza dei parenti del marinaio (la seconda mamma, la sorella Michelina e il fratello Vito), dei fedeli, delle autorità civili e militari e delle rappresentanze della scuola media Libetta. Molto toccanti le riprese del “planctus” delle donne di Peschici vicino alla piccola urna del marinaio morto a Zeithain, l’accompagnamento al cimitero, scandito dalla lettura di alcune pagine del diario di padre Ajroldi e dei pensieri dedicati a Mario dalle donne di casa Turi: “Sei partito un giorno di sole, bello come eri bello tu. I tuoi occhi brillavano e i tuoi capelli biondi splendevano ai raggi solari, il tuo cuore era colmo di amore per i tuoi cari, per la tua patria. Andavi lontano sul mare, quello stesso mare che guardavi dalla tua casa. I tuoi pensieri vagavano oltre l’orizzonte ma un solo nome era scolpito nel tuo cuore: Italia. La tua Patria, che avresti difeso fino all’estremo sacrificio e l’hai fatto, Mario. Come solo gli esseri eletti sanno fare. A Lei hai donato tutti i tuoi sogni, le tue aspirazioni, la tua giovinezza. Felice di poterlo fare e laggiù lontano, in una terra ostile. Chi ti ha confortato? Chi ha posato sui tuoi occhi ormai spenti l’ultimo bacio? …

1° MAGGIO

L’art.1 Costituzione statuisce cha la nostra Repubblica è fondata sul lavoro. Il lavoro è dignità, libertà. Un diritto sociale. Rimuove le disuguaglianze.  Ma non si può morire di lavoro. Torna prepotentemente il tema della sicurezza sul lavoro. Un flagello che deve essere debellato. Un Paese civile non può tollerare  per troppo tempo ancora  questa mattanza.  Ciò richiede l’impegno di tutti: istituzioni, forze sociali, società civile. Le morti bianche  rappresentano una sconfitta della nostra società. Spezzano la vita di tante famiglie. Non basta inasprire le sanzioni. Ci vogliono più investimenti per la sicurezza e più controlli. Il lavoro non può tradursi in una prospettiva di morte. Il lavoro è crescita, sviluppo, progresso. Le parti in causa, con nuovi patti, possono trovare una soluzione per uno sviluppo ed una crescita in sicurezza e nel rispetto dell’ambiente. E’ una sfida che dobbiamo vincere. Non è l’unica, però. L’altra riguarda il precariato che impedisce, specie alle nuove generazioni, di avere una famiglia. Di costruire il futuro. Di progettare una vita. In questa ottica,  insistiamo per l’abrogazione del jobs act e per il ripristino dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Così si combattono, non con le parole, precariato e disuguaglianze sociali. É una battaglia ascrivibile a Noi socialisti perchè appartiene ai nostri valori. Al nostro mondo. Alla nostra idea di lavoro e di società. Una società giusta, libera, inclusiva, solidale. Il tasso di disoccupazione giovanile e femminile, specie al Sud, è altissimo. Ne consegue che occorre puntare su una vera politica per il lavoro se vogliamo essere competitivi. Gli istituti professionali devono svolgere un ruolo fondamentale di programmazione dei giovani al mercato del lavoro a condizioni però accettabili e dignitose. Siamo consapevoli che senza lavoro il Paese non riparte. Non cresce. I dati macroeconomici non sono confortanti e con essi il livello occupazionale. Troppe vertenze sul tavolo chiedono soluzioni rapide, condivise, a tutela dello sviluppo e dell’occupazione. Nel rispetto della sicurezza e dell’ambiente. Siti industriali di primo livello quali Mirafiori, Magneti Marelli, l’ILVA di Taranto, non solo rischiano la chiusura, ma mettono in crisi tutto l’indotto gettando nel panico migliaia di famiglie. Intervenire subito per fermare la deriva industriale nel nostro Paese e i guasti prodotti dal neoliberismo nel settore produttivo italiano. Al Governo chiediamo un piano industriale ed un piano per l’agricoltura per il rilancio di due settori strategici del nostro Pil, e non soltanto interventi una tantum che non producono effetti nel lungo periodo.  Il nostro  messaggio è diretto a chi cerca lavoro.  A chi difende il proprio lavoro. A chi ha perso il lavoro e lotta per riconquistarlo. Che oggi sia veramente la Festa del Lavoro e delle Lavoratrici e dei Lavoratori. Il lavoro è un valore che ci rende liberi. Un bene costituzionalmente garantito e spetta a ciascuno di Noi farlo vivere. Il lavoro, con il suo portato etico, è strumento di coesione sociale e di promozione della dignità umana. Compagne , compagni, Buon 1° Maggio a Tutti SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

RADIO LOMBARDIA INTERVISTA LUIGI FERRO PRESIDENTE NAZIONALE DI SOCIALISMO XXI

Tutti coloro i quali ritengono che il socialismo sia tuttora una risposta necessaria ed attuale, ai Circoli, alle Associazioni, a coloro che si sentono socialisti, ad altre esperienze del Movimento Operaio, alle Fondazioni di area socialista, al Partito Socialista Italiano, all’ecologismo, al mondo del civismo affinché si rendano disponibili ad un confronto aperto ed inclusivo, per lanciare e sostenere, una campagna politica per la «EPINAY DEL SOCIALISMO ITALIANO», che per noi socialiste e socialisti di SOCIALISMO XXI ha un solo scopo, la ricostruzione di una casa per tutti coloro i quali sono e saranno interessati a dare una nuova e salda prospettiva politica di ispirazione socialista all’Italia. I Temi trattati oggi: SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LE VARIAZIONI ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE APPROVATE DALLA 1° COMMISSIONE PERMANENTE

Premessa Faccio seguito al mio articolo apparso su questo sito il 15 gennaio sulla PROPOSTA DI RIFORMA COSTITUZIONALE per aggiornarvi sulla relazione della 1°commissione permanente affari costituzionali che ha approvato la nuova versione della riforma proposta dal governo Meloni. Questa riforma andrà certamente a referendum perché non raggiungerà i 2/3 dei voti di entrambe le camere nel secondo turno di votazioni. E’ quindi indispensabile che tutti noi si sia informati a fondo sull’argomento su cui dovremo pronunciarci. Ma è anche nostro compito diffondere le nostre osservazioni critiche alla proposta revisione stante lo stravolgimento istituzionale che quella proposta comporta. Come osservato nel precedente articolo questa proposta fa venir meno quell’equilibrio tra i poteri che la Costituzione aveva costruito, infatti, il ruolo del presidente del consiglio eletto diventa di gran lunga prevalente a scapito dei poteri del Capo dello Stato e del Parlamento. Non mi soffermerò sulle minori variazioni apportate dalla Commissione affari costituzionali, focalizzando le mie osservazioni sui punti interessanti risultanti dal nuovo testo.  Modifica all’articolo 83 della Costituzione L’articolo in questione prevede che il Presidente della Repubblica venga nominato dal Parlamento con un quorum di due terzi per i primi tre scrutini e con la maggioranza assoluta negli scrutini successivi. La proposta variazione sposta a dopo il sesto scrutinio l’abbassamento del quorum. La variazione raddoppio il numero degli scrutini nei quali ricercare un consenso più largo per l’elezione del Presidente della Repubblica. Modifica all’articolo 89 della Costituzione L’articolo in questione prevede che tutti gli atti del Presidente della Repubblica siano controfirmati dai ministri proponenti, che se ne assumono la responsabilità. La variazione della commissione è di natura tecnica nel senso che esclude la controfirma in quegli atti che sono di esclusiva potestà del Presidente della Repubblica quali: la nomina del presidente del consiglio dei ministri, la nomina dei giudici della Corte Costituzionale, la concessione della grazia e la commutazione delle pene, il decreto di indizione delle elezioni e dei referendum, i messaggi alle Camere e il rinvio delle leggi. Modifica dell’articolo 92 della Costituzione E’ l’articolo che prevede l’elezione diretta e contestuale a suffragio universale del presidente del consiglio dei ministri e delle Camere. Una prima variazione consiste nello stabilire che l’elezione del presidente del consiglio, proposta per la durata di cinque anni, venga stabilita a “non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi”. Questa variazione mira ad evitare che un singolo presidente del consiglio resti in carico per un numero eccessivo di legislature; mi pare una proposta sensata anche se è difficile capire le motivazioni relative alla possibilità di un terzo mandato. La commissione non ha avuto nulla a che dire sulla contestualità dell’elezione delle Camere e del presidente del consiglio. Faccio notare che laddove esiste il presidenzialismo (cui si può assimilare la proposta di premierato) cioè laddove il potere di un singolo tenda ad esorbitare rispetto al potere degli altri organi costituzionali, penso ad esempio alle regole degli USA, i due organismi ovvero capo dell’esecutivo e del suo organo di controllo sono eletti in date diverse per evitare che la maggioranza prevalente nel momento determini contestualmente i due organi, creando quindi un elemento di diversificazione e quindi di rafforzamento nell’equilibrio dei poteri. Questa precauzione è impossibile nella proposta presentata dal governo, e accettata dalla commissione, stante il meccanismo di rapporto tra le due elezioni costituito dal premio di maggioranza, oggetto della seconda variazione. La seconda variazione prevede che il premio di maggioranza spettante in ciascuna camera alle liste e ai candidati collegati al presidente del consiglio eletto venga modificato dal 55% ad “una maggioranza”. Come noto la Corte Costituzionale aveva bocciato il premio di maggioranza qualora non fissasse un minimo risultato effettivo e ciò per non stravolgere la volontà dei cittadini votanti. Da sottolineare che la Corte Costituzionale nella sua sentenza non faceva riferimento a nessuna norma della Costituzione, ma affermava un principio insito nella natura di uno stato democratico ovvero quello di non stravolgere la volontà popolare. Da notare inoltre che la logica del premio di maggioranza alle Camere era collegato all’espressione della volontà popolare nelle votazioni delle Camere, mentre nel caso della riforma meloniana, è la votazione relativa all’elezione del presidente del consiglio che determina il premio di maggioranza a modifica della composizione delle Camere. Ora lo stravolgimento è evidente se pensiamo a quanto avvenuto alle recenti elezioni regionali sarde, laddove, se applicassimo lo stesso principio proposto dal governo, succederebbe che, avendo il centro destra vinto le elezioni ed avendo il centro sinistra prevalso nel voto disgiunto per il presidente, la volontà popolare prevalsa nell’elezione del presidente andava a rovesciare la volontà popolare espressa per i membri del consiglio regionale. Ma facciamo un esperimento mentale: si presentano alle elezioni 3 liste: centrosinistra, destra e centro; e tre candidati presidenti del consiglio: Schlein, Meloni e Draghi. Allo spoglio delle schede centrosinistra e destra prendono il 45% ciascuna e il centro prende il 10%. Ma per l’elezione del presidente del consiglio stravince Draghi per cui i seggi alle Camere “garantiscono una maggioranza” al centro. Ora la maggioranza può essere relativa, assoluta o qualificata, e ciò lo prevederà la legge elettorale, e quindi nei tre casi avremo i seguenti seggi alle Camere: Caso Centrosinistra Destra Centro Volonta del Popolo 45 45 10 Maggioranza Relativa 33 33 34 Maggioranza Assoluta 24,5 24,5 51 Maggioranza Qualificata 22,5 22,5 55 E’ evidente l’assurdità di questa proposta con cui garantendo una maggioranza, e non specificando quale, si delega il tutto ad una legge elettorale che, rispettando la Costituzione, potrebbe arbitrariamente assegnare un premio che abbiamo ipotizzato al 55% ma potrebbe essere qualsiasi percentuale. La terza variazione consiste nel fatto che il Presidente della Repubblica, su proposta del presidente del consiglio eletto, oltre a nominare, come nella originaria proposta, può ora anche revocare i ministri. Mi sembra che in effetti ci si era dimenticati di questo ulteriore potere da conferire al presidente del consiglio che il Presidente della Repubblica, da buon burattino, deve eseguire. Modifica all’articolo …

L’ ITINERARIO COSTITUZIONALE: 25 APRILE, 1° MAGGIO, 2 GIUGNO

di Franco Astengo | Abbiamo appena ricordato il 25 aprile e abbiamo davanti a noi le date -simbolo di quello che potremmo definire “l’itinerario costituzionale”: 1° maggio Festa dei lavoratori, 2 giugno il giorno della Repubblica.Un filo rosso tiene assieme il 25 aprile, il 1° maggio, il 2 giugno, date collegate dall’espressione del valore comune dell’affermazione della libertà, dell’uguaglianza, del riscatto sociale. Alle origini del 1° maggio i padroni mandavano la polizia che sparava sugli operai quando si radunavano per celebrare la festa del loro riscatto e della loro dignità umana, poi il fascismo la vietò completamente.Ma arrivò il momento di liberarsi di quelle catene e fu l’ora della Resistenza attraverso la quale si realizzò la Liberazione, con la classe operaia assoluta protagonista e dalla Liberazione il 2 giugno nacque la Repubblica e come conseguenza immediata la Costituzione che nel suo primo articolo richiama proprio il tema fondativo del lavoro. In questo momento storico dove emerge un forte tentativo di cancellazione della memoria e di affermazione di una visione autoritaria del Governo e di nuove ( o antiche?) gerarchie sociali la Costituzione deve essere ripresa in mano riaffermandone i principi di fondo soprattutto nella relazione tra prima e seconda parte laddove si legano assieme i diritti, i doveri e la forma politica che deve assumere quell’intreccio nella visione superiore della democrazia. La centralità del Parlamento è stata proditoriamente messa in mora nel corso di questi anni e adesso si sta tentando di sferrare un colpo mortale mutando la forma di governo introducendo il pericoloso meccanismo dell’elezione diretta sovvertendo così gli equilibri che uniscono le massime magistrature repubblicane. Pensiamoci per tempo come è stato il 25 aprile, anche per 1° maggio, e il 2 giugno non facciamoci cogliere impreparati:Tutto ciò chiama in causa l’esistenza di una sinistra politica capace di vedere il nuovo stando collegata alla grande tradizione del movimento operaio italiano: un discorso che ci porterebbe lontano in questa occasione ma che non può essere abbandonato assieme al tema portante della pace che dovrà caratterizzare la prossima consultazione elettorale europea. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA “RESISTENZA LUNGA” DEI FOGGIANI

di Teresa Maria Rauzino | Sul blog dell’ ANPI provinciale da tre anni è on line il materiale riguardante tremila partigiani e antifascisti di Capitanata. La provincia di Foggia dette il maggior numero di combattenti alla lotta di Liberazione contro il nazifascismo. Molti partigiani erano emigrati al Nord. La Resistenza è stata combattuta nelle regioni del Centro e del Nord Italia, ma vi hanno preso parte anche migliaia di partigiani del Mezzogiorno, che hanno dato un contributo decisivo alla lotta di Liberazione dal nazifascismo. Un lavoro che l’Anpi di Foggia ha intrapreso per consentire ai tanti che hanno notizie o materiali sulla Resistenza di metterli in rete, per lasciare ai posteri un archivio della memoria. Molti di quei partigiani sono sconosciuti, al massimo il loro nome compare sulle fredde lapidi di marmo poste nei tanti luoghi in cui hanno compiuto il loro estremo sacrificio. Una ricerca storica che cerca di ricucire i fili della memoria.  Un’operazione avviata da tempo anche dalla Biblioteca provinciale di Foggia “La magna Capitana”, grazie all’ex direttore Franco Mercurio che  affidò a Maurizio De Tullio una ricerca ( che continua) sui morti per bombardamento di Foggia del ‘43, per restituire almeno un nome a tanti morti ignoti. Perché è importante cercare e lasciare tracce su cose che hanno segnato in maniera così profonda il nostro territorio. La biblioteca di Foggia (purtroppo chiusa da agosto) spesso  è diventata, grazie alla direttrice Gabriella Berardi, un luogo di confronto di idee, collaborazione, organizzazione di eventi e di altre proposte per la città e la Capitanata. La biblioteca provinciale ha ospitato già due mostre dell’Anpi: “La Stampa Libera in Puglia e in Capitanata” e “I Costituenti di Capitanata”, divenuta poi itinerante in diversi comuni della provincia. Perché l’ANPI ha voluto creare un blog che raccoglie i nominativi degli antifascisti, dei partigiani,  e del terzo filone degli ex internati militari italiani in Germania? E’ un impegno che parte da un congresso, tenutosi qualche anno fa. Ma c’è soprattutto  una ragione di fondo: dimostrare, attraverso questa raccolta di dati sul blog, che non è storicamente fondato il giudizio per cui il Mezzogiorno è stato considerato sostanzialmente estraneo  alla  Resistenza e alla guerra di liberazione. Non è affatto così. “Spulciando gli elenchi nazionali – precisa  Michele Galante, presidente ANPI provinciale-  abbiamo potuto rilevare dati ben precisi: la provincia di Foggia, in Puglia sicuramente, è stata la provincia che ha dato il maggior numero di combattenti alla guerra di liberazione. L’Istituto di Storia per la Resistenza piemontese documenta che, a fronte di 1800-1900 combattenti della Puglia, quelli della provincia di Foggia furono quasi 500. Adesso che sono cresciute le fonti, ci accorgiamo che la presenza del Mezzogiorno e dei foggiani  nella lotta di liberazione non è stata limitata al Piemonte, ma ha interessato la Lombardia, la Liguria, la Toscana, l’Emilia Romagna, il Veneto, il Lazio, l’Abruzzo, il Molise (e pure la Campania, anche se in misura inferiore alle altre regioni). Un numero davvero consistente”. A questa partecipazione l’ANPI ha voluto dare voce, facendo conoscere non soltanto i grandi nomi dell’opposizione al fascismo in provincia di Foggia (nomi non solo di rilievo provinciale, ma di rilievo nazionale e internazionale, si pensi soltanto a Giuseppe di Vittorio e a Ruggero Grieco, Allegato e altri antifascisti famosi come Cannelonga, di Virgilio ed altri), ma anche i nomi di tanti pugliesi che in quegli anni si sono spesi per la causa della liberazione dal nazifascismo.  Galante ricorda anche il congresso dei Comitati di liberazione nazionali (CLN) del 28 gennaio 1944, tenutosi a Bari. La Puglia, in modo particolare, è stata la Regione dove si sono poste le basi della riscossa democratica e antifascista. La provincia di Foggia ha dato tanto perché era la più grande enclave socialista prima dell’Avvento del fascismo – ha spiegato Galante – Il partito socialista eleggeva qui oltre un terzo di tutti i deputati meridionali. In questo quadro abbiamo voluto anche mettere gli antifascisti, gli oppositori e cercare di fare luce su quella che noi chiamiamo la “lunga resistenza” della Provincia di Foggia, perché qui la Resistenza non è cominciata con il crollo del fascismo, ma prima che andasse al potere. Con l’eccidio di San Giovanni Rotondo nel 1920,  e con l’eccidio, (il più grande d’Italia), quello del 1920 e poi quello del 15 Maggio 1921 a Cerignola. In quel giorno, in cui si votava per le elezioni politiche, ci furono 8 morti sui 37 nazionali di quella domenica, come ha messo in evidenza Emilio Gentile, lo storico del fascismo oggi più accreditato. Questa resistenza, quindi, non è stata solo la fiammata del 1921. Si è manifestata in diverse forme, il fuoriuscitismo, l’emigrazione politica, la resistenza nei comuni di Monteleone ma anche di Cagnano Varano, San Marco in Lamis e  San Severo. Infine c’è il terzo filone, nuovo per noi,  quello degli internati militari, a dimostrazione del fatto che la Resistenza non è stata affatto un fenomeno minoritario come spesso si dice (erano tutti fascisti e poi sono diventati tutti antifascisti). No, questi uomini non sono mai stati fascisti:  hanno resistito al regime, ma anche alla tentazione di ritrarsi, di isolarsi, del “me ne frego” di quel periodo”. I foggiani che hanno partecipato alla Resistenza non erano solo manovalanza. C’erano persone valide anche sotto il profilo strettamente militare, come Vincenzo Damiani di Vico che è stato Capo di stato Maggiore delle formazioni partigiane. Personalità di primissimo piano che sono diventate la nuova classe dirigente del dopoguerra. “Questo è il succo dell’iniziativa dell’ANPI – conclude Galante – Finora è la raccolta più sistematica della provincia di Foggia. Non è una ricerca conclusa, è una ricerca aperta”. L’auspicio è che il blog diventi uno strumento di servizio per le scuole, per l’Università, per le diverse istituzioni culturali, fondazioni, circoli di cultura e biblioteche comunali. Tutti coloro che hanno materiale possono contribuire ad arricchire questo patrimonio. Anche i sindacati e i partiti possano stabilire un interscambio positivo. Bisogna socializzare questo Archivio che non riguarda soltanto il  passato, ma si immerge nel presente e nel futuro. Vuole parlare del passato …

25 APRILE e 1° MAGGIO: VALORI SU CUI COSTRUIRE GLI STATI UNITI D’EUROPA E UN MONDO MIGLIORE

di Daniele Delbene | …Ma facciano attenzione i giovani leaders politici! 25 Aprile e 1° Maggio rappresentano i valori ed i pilastri su cui costruire gli Stati Uniti d’Europa e un mondo migliore. Giustizia sociale e libertà sono un binomio indissolubile per consentire all’umanità di emanciparsi, di realizzarsi e di vivere in pace (per non ripetermi, rimando alla riflessione sottoscritta con altri compagni in occasione del 25 aprile e 1° maggio del 2023, consultabile al link: [clicca qui]). Non dimenticare è il presupposto indispensabile per progredire ma non bisogna commettere l’errore che l’enfatizzazione del passato offuschi la capacità di leggere il presente. Bisogna fare molta attenzione, ed essere consapevoli che la minaccia alla democrazia ed alla libertà può trovare tra i suoi detrattori due tipologie di forze. Le prime sono quelle più facilmente individuabili, perchè possono essere identificate nei modi e nei metodi già utilizzati nel passato e sono quelle che tendono a comprimere in modo percepibile le libertà. Le seconde sono ancora più pericolose, perchè anzichè comprimere i diritti civili e le libertà, li rendono apparentemente più diffusi e a disposizione di tutti, quando invece nella realtà lo sono solo per i pochi (sempre meno) che hanno il potere, la forza e le disponibilità per farli valere e rispettare. Ed in particolare i giovani leaders, pieni di entusiasmo e voglia di cambiare il mondo, devono fare attenzione a non diventare inconsapevolmente parte del disegno di coloro che ritenendoli, a torto o a ragione, ingenui e privi di esperienza, prima li valorizzano e li usano per destrutturare e poi li “gettano” in malo modo lasciando il campo però a chi meglio si presta al loro scopo. Viva l’Antifascismo, Viva il 25 Aprile e il 1° Maggio, Viva la Libertà e soprattutto Viva la capacità e la consapevolezza di comprendere il presente per garantire libertà e democrazia domani! SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ELEZIONI AMMINISTRATIVE PRATO – MONTEMURLO

La partecipazione dell’Associazione di Socialismo XXI alle prossime elezioni amministrative, a Prato e a Montemurlo, non è solo una competizione politica, ma anche un modo di lavorare insieme ad altri gruppi politici della sinistra, al fine di comprendere quanta possibilità abbia il socialismo a ricostruire una sinistra nel nostro Paese, viste le oggettive difficoltà attraversate negli ultimi decenni. Sinistra italiana, Verdi e Sinistra Civica Ecologista sono elementi centrali delle idealità del socialismo, quindi possiamo affermare senza equivoci che non sono incompatibili e che possono insieme costruire un nuovo soggetto della sinistra in Italia, capace di restituire ai cittadini la solidarietà umana e civile, l’inclusione, l’uguaglianza, la giustizia giusta, la dignità per il lavoro e i suoi diritti, le libertà individuali e collettive, necessarie per una concreta democrazia partecipata. Una nuova sinistra in Italia ed in Europa, sono indispensabili al fine di superare il liberismo degli ultimi decenni, al fine di costruire  una Federazione Europea e una Italia più unita, obbiettivi del rinnovamento del socialismo; anche per questo sarà necessario sollecitare il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle a compiere una loro identità culturale e politica nella sinistra, affinché si possa attuare un solido futuro per le nuove generazioni. Le prossime elezioni europee e quelle amministrative, di Comuni e Regioni, saranno l’indicazione per percepire la volontà degli elettori, in Italia e in Europa, quindi riuscire a capire come questa nuova sinistra debba muoversi, per costruire il futuro della Federazione Europea e del nostro Paese, recuperando l’idealità di una vera politica unitaria, dopo oltre trenta anni di vita culturale e politica nel nostro continente. Nei prossimi appuntamenti elettorali si gioca molto del nostro futuro e dei nostri figli: la nuova sinistra deve manifestarsi e esserci, per questo sarà necessario l’impegno e la volontà di tutti, consapevoli della posta in gioco, nel mondo globale l’Europa e l’Italia possono e devono giocare un loro ruolo costruttivo. Lavoriamo tutti insieme per il nostro avvenire, affinché la Costituzione possa essere applicata integralmente, Viva l’antifascismo che l’ha concepita. Alle prossime amministrative Sosteniamo la candidata Sindaco ILARIA BUGETTI  a Prato e SIMONE CALAMAI a Montemurlo. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it