FASCISMO E PIAZZA DELLA LOGGIA

di Franco Astengo | Ricordare, a 50 anni di distanza, l’attentato di Piazza della Loggia deve rappresentare un impegno di grande importanza nell’attualità. Lo scopo di mantenere la memoria deve essere quello di combattere sempre e comunque il revanscismo fascista. Il revanscismo fascista è tornato come forza di governo con comportamenti, atteggiamenti, linguaggio davvero di altri tempi che molti si erano illusi non ritornassero più. Invece ci troviamo di fronte davvero ad una mala pianta che dobbiamo combattere oggi come allora, come avvenne negli anni’70 quando lo stragismo rappresentò una pericolosissima presenza costante nelle vicende italiane: a partire dalla prima strage, quella fondamentale di vera e propria “svolta” rappresentata, il 12 dicembre 1969, dagli ordigni esplosi nella Banca dell’Agricoltura a Milano. All’epoca era l’Italia che cercava una via faticosa e complessa di crescita della democrazia nell’attuazione ancora non compiuta della Costituzione Repubblicana: Costituzione poi messa in discussione varie volte nel corso degli anni e che oggi è nel mirino della destra che punta a modificare la forma di governo per assecondare le proprie pulsioni di visione personalistico – autoritario. Il 12 maggio di quello stesso anno 1974 il voto popolare aveva sancito il diritto al divorzio: una legge di civiltà verso la quale si erano scatenati i corifei del clerico – fascismo poi pesantemente sconfitti nelle urne. Le stragi dovevano servire a fermare quel processo di avanzamento popolare e, in verità, alcuni di quegli scopi reconditi furono raggiunti: tanto è vero che in epigrafe di questo testo abbiamo già scritto del presentarsi, oggi, di forme di vero e proprio revanscismo fascista. Torniamo però al ricordo di quella tragica giornata: L’orologio segnava le 10:12 del 28 maggio 1974 quando un’esplosione scuoteva Brescia. Una bomba era esplosa in pieno centro città, precisamente a piazza della Loggia mentre era in svolgimento una manifestazione sindacale contro il terrorismo fascista. Il terrorismo neofascista in quel momento colpiva ancora una volta in Italia. La bomba era stata nascosta in un cestino dei rifiuti e fu fatta esplodere al passaggio del corteo. Otto le persone che persero la vita: tra di loro due operai, cinque insegnati e un pensionato che nella sua vita era stato anche partigiano. Il processo per quanto riguardò quella strage fu molto lungo anche a causa di alcuni depistaggi come di consueto in casi del genere. Al termine delle indagini, fu accertato che l’attentato era stato opera del gruppo neofascista dell’Ordine Nuovo. La condanna definitiva all’ergastolo per Tramonte e Maggi è stata emessa nel 2015. Ricordando la tragedia di Piazza della Loggia vale la pena rammentare come proprio negli stessi giorni del maggio 1974 Savona iniziasse a sperimentare il peso degli attentati fascisti che proseguirono nel tempo fino ai primi mesi del 1975: attentati contrastati con grande efficacia da una mobilitazione di vigilanza popolare che rimane come esempio di coraggio civico e di una stagione di grande partecipazione popolare. Per non dimenticare mai e per combattere sempre il fascismo in qualsiasi veste esso cerchi di mascherarsi. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ELEZIONI EUROPEE 2024

L’Ufficio di Presidenza del 21 maggio ha deliberato per le prossime elezioni europee, il seguente comunicato: Socialismo XXI, pur non riconoscendosi con le forze politiche in campo, non funzionali ai nostri obiettivi, ritiene il voto per le prossime europee fondamentale per salvaguardare il progetto europeo da una destra radicale, che mette in discussione l’esistenza stessa dell’Europa e delle sue istituzioni.Il voto è l’unico strumento per fermare una destra sovranista che minaccia la democrazia e il futuro della nostra Europa. Pertanto, è necessario esercitare il diritto di voto affinchè il disegno politico disgregativo messo in atto dalle destre europee non possa trovare alcuna realizzazione e per costruire un’ Europa che vada oltre l’Euro e l’Unione monetaria e bancaria. Una entità politica forte ed autonoma in un contesto economico sano, concorrenziale e competitivo, rispettoso dell’ambiente, e con politiche comuni. L’assenza di forze politiche compatibili con le nostre finalità, la mancanza di una forza politica di ispirazione SOCIALISTA che stiamo cercando di costruire in Italia, non possono allontanarci dall’esercizio del voto per l’importanza che rivestono queste elezioni europee. Libertà di voto, ma votare, orientando e circoscrivendo il consenso ad un perimetro politico compatibile con i nostri valori e verso forze politiche che si riconoscano senza equivoci nel centro sinistra.Un voto per l’Europa.Un voto per la Democrazia. Il Presidente Luigi Ferro SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

FIDUCIA E PREMIO DI MAGGIORANZA

Da Wikipedia: Fiducia Nell’ordinamento italiano, la cui forma di governo è definita “parlamentare a debole razionalizzazione”, l’esistenza di un determinato esecutivo è strettamente vincolata all’ottenimento della fiducia da parte del Parlamento della Repubblica, unico organo titolare del potere legislativo e legittimato dal mandato popolare, espresso attraverso libere elezioni. In seguito alla nomina ricevuta dal Presidente della Repubblica, il nuovo Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana è tenuto a chiedere a ciascuna delle due camere (Camera dei Deputati e Senato della Repubblica) la fiducia: all’approvazione della mozione di fiducia è legato lo stesso ingresso del Governo nei suoi pieni poteri. Il meccanismo del voto di fiducia è sancito dall’art. 94 della Costituzione. Entro dieci giorni dalla sua formazione, il Governo deve presentarsi alle Camere per il voto di fiducia, che viene espresso tramite mozione motivata e votata per appello nominale. Queste ultime due disposizioni hanno un preciso scopo: quello di creare una stabile maggioranza politica. L’obbligo di motivare la mozione fa sì che i vari gruppi si impegnino, se favorevoli, a sostenere il Governo in modo stabile. La votazione a scrutinio palese serve a far sì che i vari parlamentari si assumano la responsabilità politica personale di sostenere il Governo.[4] Premio di maggioranza A seconda delle peculiarità dei sistemi elettorali che prevedono il premio di maggioranza, questo può essere attribuito alla lista o coalizione vincente in tutti i casi oppure soltanto al verificarsi di certe condizioni, quali ad esempio il raggiungimento di una certa percentuale di voti. Una clausola siffatta ha lo scopo di mitigare la distorsione della volontà degli elettori insita nell’attribuzione del premio. Sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale Nel vigente sistema elettorale proporzionale, il premio di maggioranza, (…), secondo la Corte, “è foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione della lista di maggioranza relativa, in quanto consente ad una lista che abbia ottenuto un numero di voti anche relativamente esiguo di acquisire la maggioranza assoluta dei seggi. In tal modo si può verificare in concreto una distorsione fra voti espressi ed attribuzione di seggi che, pur essendo presente in qualsiasi sistema elettorale, nella specie assume una misura tale da comprometterne la compatibilità con il principio di eguaglianza del voto”. Questo meccanismo, che si aggiunge alle previsioni in materia di soglie per l’accesso al sistema proporzionale di attribuzione dei seggi, pur finalizzato al “legittimo obiettivo di favorire la formazione di stabili maggioranze parlamentari e quindi di stabili governi” non solo compromette, ma addirittura, secondo la Corte, rovescia “la ratio della formula elettorale prescelta dallo stesso legislatore del 2005, che è quella di assicurare la rappresentatività dell’assemblea parlamentare”. L’effetto che ne deriva è quello di “una eccessiva divaricazione tra la composizione dell’organo della rappresentanza politica, che è al centro del sistema di democrazia rappresentativa e della forma di governo parlamentare prefigurati dalla Costituzione, e la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto, che costituisce il principale strumento di manifestazione della sovranità popolare,secondo l’art. 1, secondo comma, Cost.”. Questo effetto è incompatibile non solo con l’art. 1 Cost., ma anche con l’art. 67 Cost. che configura le Camere come “sedi esclusive della rappresentanza parlamentare” titolari di funzioni esclusivamente proprie, tra cui quella di revisione costituzionale. In queste valutazioni la Corte inserisce la dirimente constatazione dell’assenza nella vigente legge elettorale di “una ragionevole soglia di voti minima per competere all’assegnazione del premio”: questa mancanza determina “un’alterazione del circuito democratico definito dalla Costituzione, basato sul principio fondamentale di eguaglianza del voto” stabilito dall’art. 48, secondo comma, Cost.. Infatti, nei sistemi proporzionali, gli elettori hanno “la legittima aspettativa che non si determini uno squilibrio sugli effetti del voto, e cioè una diseguale valutazione del “peso” del voto “in uscita”, ai fini dell’attribuzione dei seggi, che non sia necessaria ad evitare un pregiudizio per la funzionalità dell’organo parlamentare”. (…) In definitiva, secondo la Corte costituzionale, il legislatore nel perseguire discrezionalmente l’obiettivo di rilievo costituzionale della stabilità del governo del Paese e dell’efficienza dei processi decisionali in ambito parlamentare deve rispettare il vincolo del minor sacrificio possibile degli altri interessi e valori costituzionalmente protetti, quali la sovranità popolare, l’uguaglianza anche del voto, la rappresentanza politica nazionale. Dalla analisi dei testi sopra ricordati possiamo trarre queste implicite indicazioni: ● La vita del governo dipende dalla volontà delle Camere; ● Il premio di maggioranza nasce all’interno del meccanismo di elezione dei parlamentari; ● La stabilità e l’efficienza dell’esecutivo deve rispettare il vincolo del minor sacrificio della sovranità popolare, dell’eguaglianza del voto e della rappresentanza politica nazionale. Esaminiamo allora la proposta di revisione costituzionale alla luce di queste indicazioni, avendo altresì presente che le variazioni della Costituzione scritta pretendono l’osservanza dei principi, anche non scritti, insiti nella cultura e nello spirito costituzionale. Con la proposta di revisione della Costituzione viene a cadere la prima indicazione secondo cui “vita del governo dipende dalla volontà delle Camere” rovesciata nel suo contrario per cui è  “la vita delle Camere che dipende dalla volontà del governo”. Questo per due ragioni: a – secondo la nuova Costituzione la legge elettorale dovrebbe “assegnare un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del consiglio”; ecco che allora la maggioranza nella Camere è strumentale al supporto dell’esecutivo decretandone la subalternità; b – sempre secondo la nuova Costituzione la sfiducia al presidente del consiglio eletto comporta lo scioglimento delle Camere, scioglimento che il Presidente della Repubblica deve eseguire senza alternative. Nel concreto l’eventuale dissenso della sovranità popolare, rappresentata dai suoi organi eletti, porta allo scioglimento delle Camere e all’azzeramento della sovranità popolare. La seconda indicazione secondo la quale “Il premio di maggioranza nasce all’interno del meccanismo di elezione dei parlamentari” è stravolto in modo inconcepibile; infatti il premio di maggioranza non viene determinato con meccanismi che partono dalle risultanze del voto espresso dagli elettori di Camera e Senato ma viene determinato dalle risultanze del contestuale voto per l’elezione del presidente del consiglio. La cosa è assurda se si consideri che un partito o una coalizione che alle camere prende ad esempio il 10% dei voti ma che avendo presentato un candidato alla presidenza del consiglio di indubbia fama e affidabilità …

INTELLIGENZA ARTIFICIALE RIVOLUZIONE E CONFORMISMO

L’intelligenza artificiale costituisce un passaggio fondamentale nello sviluppo del “modo di produzione” nella storia dell’umanità. La tecnologia, da sempre, modifica le modalità con le quali agiamo sulla natura per trasformare beni di scarsa utilità in beni con alto valore positivo per la nostra sopravvivenza. Ogni sviluppo tecnologico rappresenta un ampliamento del dominio della nostra ragione nel produrre strumenti che ci superano modificando il rapporto tra il contributo dato dall’uomo rispetto a quello dato dalla macchina. Scrive Claudio Napoleoni che da un sistema in cui la tecnologia è un semplice strumento che aiuta l’opera dominante dell’operaio, “con le macchine, cioè con il processo produttivo reso omogeneo al capitale, il rapporto è rovesciato: all’inizio c’è, in posizione attiva, il sistema delle macchine, in cui sono incorporate la scienza e l’organizzazione, mentre è l’attività dell’operaio, “ridotta a una semplice astrazione di attività”, a mediare il rapporto delle macchine con la natura. Quindi non è più l’abilità dell’operaio che determina l’uso dello strumento, ma è la legge di funzionamento della macchina che determina l’attività dell’operaio. Ora, prosegue Marx, in forza di questo rovesciamento “la creazione della ricchezza reale viene a dipendere meno dal tempo di lavoro e dalla quantità di lavoro impiegato che dalla potenza degli agenti che vengono messi in moto durante il tempo di lavoro, e che, a sua volta – questa loro ‘powerful effectiveness’ – non è minimamente in rapporto al tempo di lavoro immediato che costa la loro produzione, ma dipende invece dalla stato generale della scienza e dal progresso della tecnologia, o dall’applicazione di questa scienza alla produzione” . L’avvento dell’Intelligenza artificiale modifica il rapporto uomo/macchina nel senso che la macchina in questo caso non si presenta come alternativa al lavoro fisico dell’uomo ma come alternativa al lavoro intellettuale; la cosa non è nuova, da tempo con le calcolatrici e ancor di più con il computer abbiamo delegato alle macchine gran parte del nostro lavoro intellettuale, ma con l’Intelligenza Artificiale lo spostamento di funzioni è enormemente più ampio che mai. Nascono discorsi filosofici sul fatto se quello dell’I.A. sia veramente “pensiero” e nel caso che lo fosse se la macchina sia cosciente di questo pensiero, se cioè abbia coscienza di ciò che ha elaborato. La risposta, a mio parere, è che l’I.A. con le centinaia di miliardi di dati di cui è stata alimentata, con la rete neuronale che crea connessioni tra entità a una velocità impossibile per un uomo, ponderando ogni connessione con la frequenza degli input acquisiti, ha decisamente la capacità di superare l’uomo nell’attività intellettuale e di ciò non dobbiamo aver timore se l’uomo continua ad avere potere gestionale sulla tecnologia che va usata razionalmente e con i limiti posti a suo tempo da Asimov. Ma il punto che voglio approfondire sta nell’alternativa, posta nel titolo di questo articolo, tra rivoluzione e conformismo. Tutto nasce da una semplicissima premessa: l’I.A. opera con i dati che gli sono stati messi a disposizione, da quello che si chiama “data entry”. L’I.A. nasce dal matrimonio tra computer e internet; l’I.A. ha a disposizione centinaia di miliardi di dati che trova contattando internet o ogni altro input che gli sia fornito. L’I.A. ha una capacità straordinaria di ricercare, con le sue reti neuronali, le connessioni tra i miliardi di dati cui ha accesso in tempi inimmaginabili in un uomo. Il test di Turing è un test per cui un esaminatore interroga una controparte, che il ricercatore non vede e che non sa se sia uomo o macchina, e che alla fine di un esame riconosce la razionalità delle risposte che, se fornite non da un uomo ma da una macchina, permettono di definire come “intelligenza artificiale” la controparte esaminata. Ma questo test può benissimo verificare se si sta dialogando con un uomo o con una macchina; basterà che faccia una semplice domanda “Quanto fa 143.255 moltiplicato per 87.998?” bene dopo pochi secondi l’I.A. svelerà la sua presenza dando il risultato che l’uomo non riesce a dare. Ma se molto, se non tutto, dipende dal data entry occorre essere molto attenti al tipo di data entry di cui è nutrita l’I.A. che stiamo utilizzando. Abbiamo due alternative: ● Immissione di dati scientifici galileianamente testati; ● Immissioni di informazioni che nascono da opinioni, pareri o dalla informazione pubblica. L’elaborazione fatta partendo dal primo tipo di dati è quella dalla quale ci si possono aspettare  risultati notevoli se non rivoluzionari in tutti i campi, dalla medicina (migliorando in modo estremo la diagnostica) alla fisica, dall’ingegneria alla biologia (potremmo capire i linguaggi degli animali). Questo perché nel metodo della scienza i risultati di un esperimento vengono comunicati alle altre università perché testino l’esperimento ripetendolo ed eventualmente confermandolo. Ecco che allora un dato scientifico ha una dimensione universale che, entrando in una I.A. come data entry unifica a livello universale la qualità dei dati immessi ed elaborati producendo risultati accettati da tutti. Se invece il tipo di dati di cui alimentiamo l’I.A. deriva da ciò che si trova su internet, allora ciò che risulterà sarà come prodotto dell’I.A. generativa il massimo del conformismo che si possa immaginare. Le opinioni fuori main stream avranno meno frequenze e necessariamente collocate nel basso della classifica creata dalla rete neuronale. Pensiamo ad esempio al data entry relativo all’informazione italiana che sta a livelli bassi nella classifica della libertà di stampa avendo peraltro perso ben cinque posizioni recentemente (verrebbe da dire shit-in shit-out). Facciamo un esempio chiarificatore: immaginiamo di chiedere quale sia la situazione di Taiwan interrogando una I.A. alimentata da un data entry statunitense e un’altra I.A. alimentata da un data entry cinese. Troveremo due risposte diametralmente opposte e rispondenti al più bieco conformismo con il pensiero dominante nei due diversi paesi. Se dovremo d’ora in poi diffidare non solo da testi redatti dall’I.A. ma anche da foto o video prodotti dalla stessa I.A. ci potremo invece fidare dalle risultanze di elaborazioni fatte in campo scientifico, aspettandoci da tali elaborazioni risposte estremamente utili se non rivoluzionarie. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la …

CINQUANT’ANNI FA: IL “18 APRILE ROVESCIATO”

di Franco Astengo | E’ la più grande vittoria contro la DC e la destra dalla fine della guerra: 59% no, 41% sì. Vuol dire che l’Italia è cambiata per la forza ideale delle lotte di questi anni. Fanfani ne esce a pezzi. Noi lo avevamo detto. Ora lo dicono le masse e chiamano la sinistra unita a proporre al paese un nuovo orizzonte. E l’editoriale di Pintor titolò “Un 18 aprile rovesciato”. 13 Maggio 1974, un lunedì, si chiudono le urne aperte il giorno precedente 12 Maggio: l’Italia ha votato per il primo referendum abrogativo nella storia repubblicana. Si tratta di decidere se conservare o meno la legge sul divorzio introdotta nel 1971 grazie all’iniziativa di due parlamentari laici, il socialista Fortuna e il liberale Baslini e approvata dal parlamento con una maggioranza comprendente tutti i partiti dal gruppo del Manifesto al PLI, contrari soltanto DC e MSI. La legge sul divorzio, lungamente attesa e segno evidente dell’avvio di un processo di modernizzazione nei costumi, era stata messa in discussione dall’iniziativa di gruppi cattolici oltranzisti che avevano raccolto le firme proprio per arrivare alla consultazione elettorale. Ricostruendo così, con esattezza quella vicenda, si comincia a sfatare un mito: quello del referendum voluto dai radicali, che sicuramente rappresentarono un piccolo gruppo molto vivace a difesa della legge, ma che non ne furono i promotori, non disponendo all’epoca neppure di una rappresentanza parlamentare. Il risultato di quella consultazione con il 69% di sì alla conservazione della legge dimostrò, peraltro, come il cosiddetto “paese reale” si collocasse ben oltre nella modernità della sua cultura e dei suoi costumi rispetto al quadro istituzionale: erano state forti, ad esempio le incertezze del gruppo dirigente del PCI ad accettare lo scontro referendario voluto dai cattolici, anzi si può dire che le elezioni anticipate svoltesi per la prima volta nel 1972 fossero state determinate anche dalla volontà dello stesso partito comunista di prendere tempo, per arrivare a una mediazione su questo argomento del divorzio che appariva come scottante per di più in un’epoca dove stava maturando, la strategia berlingueriana del “compromesso storico”. Fu la segreteria democristiana, retta da Fanfani, a volere lo scontro diretto nella convinzione di riuscire a mobilitare la parte più oscura e conservatrice del Paese, quella che nel 1948 aveva dato alla DC la più grande vittoria della sua storia, anche grazie ai Comitati Civici di Gedda, alle Madonne Pellegrini di Pio XII, al grido dall’allarme sul “pericolo rosso”. ● Fanfani, però si trovò a fianco soltanto il MSI di Almirante e non comprese per tempo le grandi trasformazioni verificatesi nella vita culturale e sociale del Paese, in seguito alla fase del “miracolo economico” e poi della ventata del’68, rivelatasi alla fine più importante su questo terreno del costume e dei diritti civili che non su quello più propriamente politico. Si trattò di una grande vittoria, la prima, di uno schieramento progressista nato più dal basso, nella realtà sociale che non dai vertici dei partiti: ma quelli erano tempi in cui i vertici dei partiti sapevano catalizzare e aggregare il consenso, e il risultato, sul piano politico, fu sicuramente quello di uno spostamento a sinistra che determinò anche, 12 mesi dopo, il risultato delle amministrative del 15 giugno 1975. Si stavano rompendo le barriere e si stava, finalmente, secolarizzando la società italiana: un balzo in avanti dal punto di vista della vita quotidiana, della libertà di pensiero e di comportamento cui diedero un forte contributo anche i cosiddetti “cattolici del dissenso”, la CISL dell’unità sindacale, le ACLI della scelta socialista di Vallombrosa. Un processo di secolarizzazione della società cui non corrispose, però, la proposta di un’alternativa maggioritaria da parte della politica, dello schieramento di sinistra: la linea del compromesso storico, l’esplosione del terrorismo, la crisi economica derivante dallo “shock” petrolifero dell’inverno ’73-’74, le difficoltà d’aggregazione di una nuova sinistra, la retrocessione dal progetto di unità sindacale furono i fattori principali per i quali quella grande spinta venne meno e si arrivò, due anni dopo, alla triste soluzione del monocolore democristiano di Andreotti, con l’astensione di PCI e PSI: seguì, poi, il rapimento Moro e così il processo di secolarizzazione del paese prese più la strada del documento di Rinascita Nazionale di Gelli (1975) che quella dell’alternativa di governo da parte delle sinistre. Eppure quella del 13 Maggio 1974 fu una grande vittoria della morale laica e della politica progressista, e come tale va ricordata. Come riportato in epigrafe: Il Manifesto, nel suo “sommarione” caratteristico dell’epoca aveva titolato: E’ la più grande vittoria contro la DC e la destra dalla fine della guerra: 59% no, 41% sì. Vuol dire che l’Italia è cambiata per la forza ideale delle lotte di questi anni. Fanfani ne esce a pezzi. Noi lo avevamo detto. Ora lo dicono le masse e chiamano la sinistra unita a proporre al paese un nuovo orizzonte. E l’editoriale di Pintor titolò “Un 18 aprile rovesciato”. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

GLI ARDITI DEL POPOLO PORDENONESE

All’indomani della loro costituzione a livello nazionale, gli Arditi del Popolo sono già ben presenti nel pordenonese, attivi più che altrove nel centro urbano, tra Pordenone, Cordenons e Vallenoncello, dove più intensa era l’azione politico-sindacale delle forze di sinistra, oltre che nel pasianese e nell’azzanese tra Rivarotta e Corva, nelle cosiddette zone bianche, dove operavano attivisti denominati “Arditi bianchi”. Non mancano le segnalazioni delle autorità statali, dei prefetti, relativamente alla loro costituzione e alla loro attività. Si registra una missiva del prefetto indirizzata al governo in cui si informa di una riunione, rivolta alla costituzione dell’organizzazione pordenonese degli Arditi del Popolo, tenutasi nel luglio del ‘21 presso la Casa del Popolo di Torre di Pordenone a cui partecipano presumibilmente una quarantina di “socialcomunisti”. Da quanto risulta, il responsabile degli Arditi del Popolo è Luigi Ragagnin di Torre, operaio e vice segretario della Camera del Lavoro di Pordenone. Attraverso la lettura degli atti di un processo a loro carico nel novembre dello stesso anno, rinvengono inoltre dati per apprendere che da Roma giungono 50 tessere e 25 distintivi e che per far parte dell’organizzazione viene pagata una quota di £. 3,50, mentre la Camera del Lavoro ha sottoscritto cinque abbonamenti al giornale dell’Associazione. Già nella primavera del 1920, sia popolari che socialisti, danno vita a gruppi di sorveglianza e difesa che prenderanno rispettivamente il nome di “arditi bianchi” e “guardie rosse”. Un blocco conservatore infatti, imperniato sulla grossa possidenza, imprenditori ed agrari, ma facente anche leva sul ceto medio, si oppone ad ogni innovazione, ad ogni rivendicazione sociale, attaccando socialisti e cattolici, prima con la stampa, poi con le squadre armate, godendo della benevolenza quando non addirittura della complicità delle forze dell’ordine. A Spilimbergo, nel luglio del 1919, reparti militari sparano sulla folla, radunatasi per protestare contro il vertiginoso aumento dei prezzi, uccidendo 3 persone e ferendone 14. Ad Aviano, nel marzo del 1920, durante una manifestazione per ottenere il pagamento per i lavori eseguiti da una cooperativa, un carabiniere spara dalla caserma uccidendo Luigi Tassan, dimostrante di vent’anni e ferendo un giovane di 16 anni. Sono anni in cui il conflitto sociale diventa durissimo. Numerose ed aspre sono le vertenze durante le quali gli “arditi bianchi”, precedendo i cortei di mezzadri e braccianti nella bassa pordenonese, costituiscono uno strumento di pressione nei confronti degli agrari, mentre durante gli scioperi operai, le “guardie rosse”, a Pordenone come a S. Vito, esercitando uno stretto controllo del territorio evita no incidenti e difendono i manifestanti dalle aggressioni squadriste. In questo contesto gli attacchi fascisti diventano però sistematici. Il 14 ottobre 1920 a Trieste avevano distrutto la sede del giornale socialista “Il Lavoratore”. Il 13 febbraio del 1921 a Pordenone un gruppo di fascisti conclude la cerimonia funebre di un camerata sparando. Il Primo Maggio del ‘21 a Spilimbergo mettono a soqquadro la sede del partito socialista asportando quadri e bandiere. L’8 maggio nel quartiere Borgomeduna di Pordenone irrompono nella casa di un antifascista distruggendone il mobilio. Il 10 maggio, numerosi fascisti di Udine si dirigono a Pordenone imbattendosi su gruppi di operai edili che, assieme alle operaie tessili in uscita dal cotonificio Amman, stanno formando un corteo per partecipare ad una manifestazione proprio contro le provocazioni fasciste. I fascisti attaccano sparando dei colpi di arma da fuoco. Dallo scontro viene mortalmente colpito da “fuoco amico” il loro portabandiera. La morte del fascista serve come pretesto per una grande incursione squadrista su Pordenone che, vista l’entità, si può ritenere predisposta da tempo. Più di trecento fascisti armati arrivano quindi in città, ma in quel di Torre l’11 di maggio, contro ogni previsione vengono accolti dal suon della mitragliatrice di Costante Masutti posta a presidiare le barricate erette in quei giorni dalla popolazione. A seguito di trattative tra resistenti antifascisti capeggiati da Pietro Sartor e le autorità viene stabilito un accordo secondo il quale i fascisti non avrebbero messo piede in Torre. L’accordo però è presto disatteso e dopo l’entrata dell’esercito, degli Alpini, è data via libera ai fascisti. I protagonisti delle “barricate” vengono arrestati non prima però di essere picchiati per strada dai fascisti ed essere poi trattenuti in caserma dove ricevono il resto delle angherie da parte delle forze dell’ordine. Nei giorni seguenti, le minacce, le intimidazioni e le incursioni dei fascisti continuano indisturbate: a Cordenons, contro l’insegnante socialista Fernando Bastianetto, a Pasiano dove vengono devastate le abitazioni di Virginio Cancellier capolega bianco, di Domenico e Giovanni Migotti e di Giorgio De Rini, a Pordenone dove non mancano minacce di morte per l’avvocato socialista Ellero, dove viene messo a soqquadro il negozio di Romano Sacilotto esponente socialista, dove viene devastata la Camera del Lavoro e perquisita la canonica di don Lozer, a Spilimbergo dove una cinquantina di fascisti provenienti da Bologna assaltano le carceri facendo evadere i loro camerati e procurando lesioni al custode e ad altri presenti. L’episodio di Torre però, aveva altresì confermato che i proletari, una volta organizzati, come in questo caso da Pietro Sartor, comunista e Ardito del Popolo, sono in grado di respingere militarmente le squadre fasciste. Le barricate rappresentano un esempio di arditismo popolare, di non rassegnazione ma di presa coscienza delle proprie possibilità. E’ proprio in quel periodo che compaiono pubblicamente e ufficialmente gli Arditi del Popolo a Pordenone facendo scorta al feretro di Tranquillo Moras, giovane comunista poco più che ventenne, aggredito mortalmente dagli squadristi il primo luglio assieme a Pietro Sartor che invece riuscirà a cavarsela e poi ad emigrare, in pieno centro nei pressi della sottoprefettura di Pordenone. Della morte del giovane Moras, riceve notizia Costante Masutti quando ha, da tempo, varcato la frontiera italo-svizzera assieme a Pietro Sartor. Costante Masutti, socialista rivoluzionario di Prata, l’8 giugno del ‘21 è protagonista di una vera e propria azione da Ardito del Popolo a seguito di un’imboscata tesagli in quel di Puia di Prata da un gruppo di fascisti che contro di lui, da solo, ebbero la peggio. In una lettera datata 28 novembre indirizzata alla sezione Operai Edili Fornaciai di Rivarotta di Pasiano, …

L’ESCALATION CONTINUA

Sulla Repubblica di domenica 5 maggio si legge che “la NATO studia i piani per l’intervento diretto”, e vengono identificate due linee rosse che, se oltrepassate, darebbero il via ad un intervento NATO. Questa notizia segue all’ulteriore intervento di Macron che prevede l’intervento diretto di truppe se Mosca si avvicinasse a Kiev e se Zelensky lo richiedesse. Le due linee rosse da non superare sarebbero: a) una provocazione militare contro i baltici o la Polonia, oppure un attacco contro la Moldavia e b) una penetrazione della Russia che sfondasse a Nord-Ovest creando un corridoio tra Kiev e la Bielorussia. Indubbiamente la situazione sta peggiorando giorno dopo giorno ponendo l’Ucraina in condizioni sempre più difficili tali da comprometterne il potere contrattuale in eventuale tavolo di trattative per concludere “l’operazione speciale” russa. Ma occorre, a mio parere, essere molto cauti e realisti nell’affrontare questa situazione. Mi chiedo anzitutto quale sia la partecipazione italiana in queste riunioni della NATO e se questa partecipazione sia conforme all’art. 11 della nostra Costituzione e all’articolo 5 della Nato che riporto: “le Parti convengono che un attacco armato contro uno o più di loro in Europa o Nord America sarà considerato un attacco contro tutte le parti” Ora è ovvio che azioni militari russe in Ucraina o in Moldavia non sono un presupposto per l’applicazione dell’art. 5 della NATO, mentre lo sarebbero azioni militari contro i paesi baltici o la Polonia. Quindi le linee rosse individuate dalla NATO, tranne nel caso di attacco ad un membro NATO, non comporterebbero l’attivazione dell’art.5 della NATO. C’è da chiedersi poi se l’intervento della NATO, per esempio in Moldavia, scatenasse una reazione russa che coinvolgesse un paese NATO ci porterebbe all’applicabilità dell’art. 5 NATO. Infatti, in quel caso non si tratterebbe di “un attacco armato” contro un paese membro dell’alleanza, ma di una reazione ad un attacco NATO contro la Russia. Purtroppo, non vedo, nell’azione del nostro governo, l’applicazione dell’art. 11 della nostra Costituzione che ripudiando la guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti internazionali, obbliga i nostri governanti a privilegiare l’azione diplomatica tesa a raggiungere una situazione di pacificazione. Su questo fronte si muove la Cina (estremamente significative le parole di XI nel recente incontro con Macron) con i suoi 12 punti, si muove quasi ogni giorno papa Francesco, e si muove anche quel dittatorello turco di Erdogan. Nei nostri partiti solo i 5 stelle e AVS hanno posizioni più rispondenti al dettato dell’art. 11, sarebbe interessante che anche il PD prendesse una posizione più coraggiosa, forse una massa significativa di voti di preferenza per Tarquinio Marco possono aiutare a questo passo. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA NOSTRA SOLIDARIETA’ AL COMPAGNO DELLA SOCIALDEMOCRAZIA TEDESCA MATTHIAS ECKE

COMUNICATO STAMPA Venerdì sera a Dresda Matthias Ecke, candidato di punta della SPD, è stato violentemente aggredito mentre affiggeva dei manifesti, da un gruppo neofascista collegato all’AFD, molto presente in Sassonia, tanto da essere ricoverato in ospedale e sottoposto ad intervento chirurgico. La vicenda ripropone il tema della difesa della democrazia. Un pericolo reale, concreto. In Italia e in Europa che ci indigna profondamente. SOCIALISMO XXI esprime solidarietà al compagno Matthias Ecke e condanna la vile aggressione, una minaccia per la DEMOCRAZIA e la nostra LIBERTA’ che difenderemo strenuamente per evitare che l’Europa ripiombi negli anni bui del suo triste passato. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

COSTRUIRE CON LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI IL SOCIALISMO DEI MERITIE DEI BISOGNI

Per le realtà dell’Associazione Socialismo XXI Nazionale e per quella Toscana, riteniamo che il percorso da seguire, al fine di realizzare dei risultati e costruire una presenza sul territorio, la strada maestra possa essere quella della costruzione del Comitato per l’Unità del Socialismo in Toscana. La costruzione deve essere realizzato con tutte le associazioni, gruppi progressisti e riformisti della sinistra, con movimenti civici che si ispirano ai bisogni collettivi e al socialismo, per affrontare i diversi problemi presenti sul territorio, quindi, avere una reale presenza e delle strutture capaci di sostenere la politica necessaria ai meriti e ai bisogni dei cittadini, questo  lo scopo e l’obiettivo della nostra partecipazione alle elezioni amministrative di giugno in alcuni comuni della Toscana. Socialismo XXI nasce e insieme ad altri soggetti della sinistra per costruire un nuovo soggetto del Socialismo nel Paese, ma anche per realizzare e dialogare con altri soggetti della società, con il sindacato dei lavoratori e pensionati, con tutte le categorie imprenditoriali che vogliono costruire un’Italia civile e democratica, discutere con tutta la gente comune per avvicinarli ai nostri ideali, ma anche attivare rapporti con strutture esistenti per fare nuove attività insieme. Questo lavoro può essere realizzato affrontando due questioni che vogliamo perseguire: 1) costruire il Comitato per l’Unita del Socialismo, dove i soggetti che partecipano al tavolo di concertazione mantengono la propria autonomia e si propongono insieme come far crescere i nostri valori; 2) organizzare la nostra presenza sul territorio, in un percorso unitario con i soggetti aderenti al Comitato, che ci porti a lavorare insieme verso il nuovo soggetto da costruire, facendo vivere politicamente le nostre idee, in un rapporto partecipato con i cittadini della nostra Regione. La pandemia negli anni precedenti ci ha molto frenato, ma ancora oggi ci condiziona, usiamo gli strumenti possibili della tecnologia, gli spostamenti possibili con la presenza, questo ci consente di proseguire sugli obbiettivi della costruzione del nuovo soggetto, insieme al Socialismo internazionale dell’Europa, che va sollecitato e rinnovato per una Europa Federale, capace di creare giustizia, uguaglianza, inclusione, pace e libertà nella convivenza dei popoli, su questi argomenti le prossime elezioni europee, si spera che ci possano dare una risposta positiva. Affrontare i problemi dell’Italia e dell’Europa è molto importante, perché una  globalizzazione non regolata, come quella vissuta in questi ultimi decenni non ha funzionato, il capitalismo finanziario e il liberismo sfrenato nel mercato hanno prodotto disuguaglianze economico sociali, dove i ricchi  sono sempre più ricchi e i poveri sono sempre più poveri, dove le guerre mietono vittime innocenti e il capitale continua a fare il proprio interesse, per queste ragioni è urgente una alternativa a questo capitalismo per difendere e migliorare i Paesi in avversità economico sociali e ambientali. Per un nuovo futuro nel Mondo, è indispensabile una ONU più libera dalle compatibilità dei  continenti potenti, ma anche una Federazione Europea capace di dialogare con gli altri continenti, partecipando nei rapporti politici e diplomatici, economici e commerciali, intervenendo per migliorare il sistema climatico e dare il nostro contributo per la stabilità e la pace. La pandemia ha migliorato in parte l’azione dell’Europa, siamo passati dalle politiche di austerità agli investimenti sull’economia, sulle tecnologie e sul clima, ma la strada della costruzione dell’Europa Federale è ancora molto lunga, si tratta di creare nel vecchio continente le premesse di una democrazia partecipata, con il Parlamento eletto dai cittadini e un esecutivo eletto dal Parlamento. Siamo consapevoli che sui problemi della difesa e della sicurezza, sulla tassazione analoga per gli stati membri, per uno stato sociale e solidale,  insieme a investimenti sull’ambiente, sulle tecnologie e sul lavoro, sono le priorità per una nuova e moderna Europa. Nel nostro Paese, abbiamo dei ritardi enormi, negli ultimi decenni con la scomparsa dei Partiti e della politica partecipata, sono stati gestiti problemi e interessi di gruppi, di categorie, spesso personali, mentre prima questi stavano all’interno della programmazione generale del Paese, oggi si muovono aldilà dei bisogni dei cittadini, dobbiamo ritrovare la strada dello sviluppo sostenibile del Paese, superare le disuguaglianze e le ingiustizie, lavorare per costruire un’Italia del lavoro e della partecipazione. Socialismo XXI lotta per sostenere le attività che guardano al lavoro dignitoso, legale e con salari adeguati, superando le disuguaglianze anche tra uomo e donna, mentre sulla giustizia, si deve ricostruire una autorità giudiziaria civile, per le persone e per l’economia, applicando la Costituzione italiana, dove l’articolo 2 sancisce il valore certo della persona umana e la sua dignità. Pertanto, verso il Governo di destra, noi dobbiamo lottare per la costruzione di un programma, con progetti definiti, al fine di rilanciare l’economia sostenibile, la riorganizzazione e la digitalizzazione della P.A. in particolare nel meridione, riformare la sanità sul territorio e negli ospedali per dare risposte concrete ai cittadini bisognosi, intraprendere riforme strutturali nella scuola e nella gestione delle grandi opere, semplificare le regole e la burocrazia che bloccano il Paese, definire politiche d’investimento legate alle realtà territoriali, affinché sia superata la frammentazione tra il nord, il centro e il sud, perché l’Italia supera la crisi solo se unità.   Una breve riflessione sulle forze politiche attuali, dove la Presidente del Consiglio con Fratelli d’Italia e la Lega sono diventati europeisti, i 5 stelle non è molto chiaro l’orientamento politico, il PD cambia l’ennesimo Segretario ma non trova la strada maestra del socialismo; il centro di Azione e Italia Viva  sembra voler fare la stampella alla destra, chiaramente questo Governo avrà alcuni anni di vita, un lasso di tempo che può essere molto utile per riorganizzare una sinistra in Italia, una internazionale del Socialismo europeo, capace di rinnovarsi  e fare una seria battaglia per una Europa Federata. Molte cose possono cambiare nel quadro della politica, il Comitato per l’Unità del Socialismo deve scommettere di farcela e diventare un nuovo soggetto politico, perché alle prossime politiche ci dobbiamo essere, ma da subito dobbiamo costruire strutture e strumenti per essere presenti e partecipare, con le nostre idee e i nostri candidati, uomini e donne, con l’ambizione di ritornare all’interno delle Istituzioni. Il nostro lavoro e la nostra …

LA VOLONTA’ GENERALE DI ROUSSEAU

Sulla Repubblica del 28 aprile Maurizio Molinari riporta uno scritto di Isaiah Berlin in cui si legge: ● “il più sinistro e formidabile nemico della libertà in tutta la storia del pensiero moderno” è Jean Jaques Rousseau perché è stato lui a creare gli strumenti filosofici essenziali alla tirannia contemporanea giustificando l’idea di un rapporto diretto tra il leader ed il popolo che si contrappone in maniera netta al pensiero di Montesquieu sull’equilibrio fra i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario su cui sono fondate le democrazie contemporanee. Per quanto io conosca il pensiero di Rousseau ritengo di non concordare con quanto affermato da Berlin nel testo di Molinari. Se infatti il pensiero di Rousseau ha una componente tanto indefinita quanto metafisica costituita dal concetto di “volontà generale”, ciò non permette di dedurne “un rapporto diretto tra il leader ed il popolo” fonte delle forme più deteriori del populismo se non di tirannia. Rousseau, nel suo “Contratto sociale” parte da una premessa, ovvero che nello stato naturale della società i popoli erano liberi ed uguali, ma sono stati rovinati dallo sviluppo delle scienze e delle arti, presentandosi oggi come una situazione in cui dominano disuguaglianza e ingiustizia. Per superare questo stadio ed in particolare per poter superare le disuguaglianze di proprietà e di diritti, attualmente caratterizzanti le società odierne, si rende necessaria una alienazione totale a favore di un’entità superiore di cui gli individui sono soci. In tal modo tutti i cittadini difendendo la comunione difendono sè stessi e difendendo sé stessi difendono, di riflesso, la comunione. Sparisce in tal modo ogni ingiustizia e ogni disuguaglianza tra i cittadini. Lo stato nasce attraverso un contratto per cui ciascuno rinuncia alla libertà illimitata della condizione di natura, non però per consegnarsi nelle mani di un sovrano, non sottoscrivono cioè un pactum subiectionis bensì ricevono da ogni altro membro della comunità la stessa rinuncia: questa alienazione dà origine ad una persona sociale, il sovrano, la cui volontà è la volontà generale. Scrive Rousseau nel capitolo sesto del libro primo del Contratto sociale: ● Queste clausole, beninteso, si riducono tutte ad una sola, cioè all’alienazione totale di ciascun associato con tutti i suoi diritti a tutta la comunità: infatti, in primo luogo, dando ognuno tutto sé stesso, la condizione è uguale per tutti, e la condizione essendo uguale per tutti, nessuno ha interesse a renderla gravosa per gli altri”. Il potere sovrano viene esercitato dall’assemblea di tutti i membri della comunità riuniti insieme: ogni legge che viene espressa dalla volontà generale ha per oggetto il bene generale della comunità. Il potere sovrano è inalienabile: non può essere esercitato da un rappresentante eletto per legiferare in nome dell’assemblea. Esecutivo, legislativo e giudiziario sono indivisibili essendo una emanazione del potere sovrano della volontà generale. Su questa non-separazione dei poteri Berlin ha ragione, ma ha assolutamente torto a sostenere un rapporto diretto tra leader e popolo ovvero un rapporto personalistico populistico, autocratico se non tirannico. Vi leggerei invece una vocazione ad un comunismo pre-scientifico, derivante dall’alienazione totale di ciascun associato, coniugato con elementi di democrazia diretta costituita dalla gestione del potere sovrano da parte dell’assemblea di tutti i membri della comunità. L’utopia russoviana nasce, a mio parere, da una concezione metafisica della volontà generale e dalla forzata indifferenza tra il possesso personale del particolare e il possesso associato del globale. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it