I SOCIALISTI CI SONO!

COMUNICATO STAMPA | Facendo seguito ad una riunione in streaming di qualche giorno fa, i Socialisti pugliesi che si raccolgono intorno ai principi e idee della Associazione Socialismo XXI, alla presenza del Coordinatore Nazionale del CUS (Franco Lotito) e del Presidente Nazionale della Associazione (Aldo Potenza) hanno individuato nella persona del Compagno Massimo Lotti la figura di Coordinatore Regionale della Associazione Socialismo XXI. L’Associazione Socialismo XXI, partecipando in maniera attiva al Comitato di Unità Socialista, intende così promuovere la sua opera di strutturazione territoriale in prospettiva della nascita di un nuovo soggetto politico che, ispirandosi alle vicende dei socialisti francesi, promuova una Epinay italiana al fine di raggruppare tutte le anime socialiste (ovunque collocate) al fine di ridare all’Italia quella forza socialista, laica e liberale che da oltre trent’anni è assente dal panorama politico. I Socialisti della Associazione XXI Secolo, ritengono che oggi più che mai occorra rifondare un soggetto politico che, in continuità con i principi sanciti a Genova nel 1892 e rivendicando per intero la storia dei Socialisti, sappia coniugare al futuro i valori imprescindibili dell’essere socialisti: Lavoro ed Ecologia. Il lavoro, per dirla con il Compagno Lotito, <<significa rimettere al centro delle scelte politiche la “Persona”, rovesciando il modello di crescita neo-liberista basato sulla precarietà sociale e torni a far crescere i posti di lavoro stabili. Questo vuol dire meno economia finanziaria e più economia reale. Il precariato ha ormai assunto i caratteri di uno sfruttamento vergognoso dei più deboli. Ne sanno qualcosa soprattutto le giovani generazioni delle regioni meridionali dove dilaga l’abbandono scolastico, il precariato più umiliante ed il lavoro nero. Vuol dire una politica retributiva che innalzi decisamente il valore dei salari e degli stipendi. Vuol dire una politica fiscale basata su una forte progressività che sposti il prelievo verso le grandi ricchezze alleggerendo contestualmente il carico fiscale per lavoratori e pensionati.>> Ecologia, significa che l’Uomo deve ritornare a “fare pace con la Natura”, ovvero ad una società che investa maggiormente nell’Innovazione tecnologica, vuol dire “più digitale”; vuol dire risparmio energetico, vuole dire una società che adotti stili di vita orientati alla sobrietà dei consumi eliminando la componente dello spreco e al riciclo dei rifiuti in una economia circolare. Al termine dell’incontro, i presenti augurano al neo Coordinatore regionale per la Puglia Massimo Lotti un buon e proficuo lavoro. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

8 MARZO

« LE DONNE DI SOCIALISMO XXI » Nel 2020, 91 donne sono state vittime di femminicidio, questo significa: “una donna uccisa ogni 3 giorni “. Sembra impossibile, ma è esattamente così e accade nel nostro paese. Tante richieste di aiuto, ignorate o sottovalutate. Non c’è mai stata né una vera sollevazione popolare, né vergogna per quello che avviene in una nazione che dovrebbe essere civile.Tutto quel parlare del coraggio delle donne, delle loro qualità, della forza dimostrata in mille e più occasioni, è solo propaganda da campagna elettorale. In periodi di emergenza, non contano più nemmeno le quote rosa. Ma è l’8 marzo, e consapevoli che questo è l’unico giorno dell’anno in cui si parlerà delle donne, non ci sottrarremo. Tutto ciò che accade nel mondo, e che colpisce tutti, la pandemia, la crisi economica, il risveglio di certe velleità tra sovranismo e patriarcato, pesano sulla vita delle donne e sul loro futuro, questo perché, in tempi di emergenza è alle donne che si chiede di più. Più tempo e risorse per la cura della famiglia e degli anziani, più impegno nel lavoro, più attesa e più pazienza per poter vedere, finalmente, la politica affrontare e risolvere un problema che non è di genere ma di civiltà e di cultura. Non dimentichiamo che fino a non molti anni fa, c’era il delitto d’onore. Quindi l’8 marzo festeggiamo pure le donne, un giorno soltanto. Da domani,  qualsiasi altra cosa avrà la precedenza sulle uccisioni delle donne! SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL RIFORMISMO

Nella foto Umberto Terracini con Lina Merlin   di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |     Premessa Partiamo dalla famosa intervista concessa da Terracini a Mughini, partiamo dalla fine di quella intervista. “Lui, che era stato tra i promotori della scissione di Livorno, afferma lapidariamente: «Aveva ragione Turati». Sensazionale. Se aveva ragione il vecchio leader socialista, avevano torto lui, Gramsci, Togliatti, Bordiga, Tasca, e il partito comunista non sarebbe dovuto nascere. La frase è abbastanza chiara, ma avrei voluto saperne di più. Telefono a casa. Mi risponde la moglie: «Umberto sta male. Per ora non può. Riprovi quando starà meglio». Non faccio in tempo. Mentre sono in redazione, a “Il Messaggero”, le agenzie di stampa battono la notizia della sua morte.” Quindi Turati aveva ragione nel ritenere che piccole costanti riforme, nel tempo, testardamente avrebbero creato le condizioni per un condizionare un capitalismo prepotente ed egemone, fino al punto di dare alle classi subalterne una dignità ed un protagonismo scopo finale del socialismo. Costituire una associazione, creare una casa del popolo è come un fiocco di neve cui nessuno fa caso, ma quando i fiocchi di neve sono tanti e si accumulano fino a divenire un alto cumulo hanno il potere di una valanga che cade a valle travolgendo tutto. La linea turatiana condannava la via rivoluzionaria che i fatti dell’ottobre del ’17 avevano portato come problema non teorico ma concretamente attuale alle scelte del partito socialista. Ma invece di formare una valanga la neve fu asportata dall’avvento delle squadracce nere. Solo dopo pochi mesi dalla scissione di Livorno, la marcia su Roma travolse sia la tesi rivoluzionaria che quella riformista. Il riformismo socialdemocratico L’egemonia culturale e di proposta che la socialdemocrazia ha avuto in Europa dopo la seconda guerra mondiale si è mantenuta anche quando hanno governato i conservatori. Gli anni di massima affermazione sono stati i decenni ‘50 e ‘60, allorché, grazie ad alcuni fattori supplementari connessi al regime monetario internazionale, le politiche redistributive e di regolazione del capitalismo si sono abbinate con un circolo virtuoso di domanda interna ed internazionale, che ha dato luogo al più grande sviluppo di tutta la storia economica occidentale. Già negli anni trenta in Europa aveva cominciato a farsi strada l’idea che i mercati non potessero pervenire da soli a una stabilizzazione, o almeno a una stabilizzazione ottimale in termini di benessere collettivo. A questa idea Keynes dette un contributo fondamentale e grazie all’apparato di pensiero che ne conseguì diventò dominante. I problemi iniziano negli anni ‘70 a causa della spinta inflattiva dovuta alla crisi energetica e alla conseguente crisi delle condizioni prodotte nel sistema economico mondiale, fenomeni che non vanno disgiunti dalla crisi del dollaro che nel ’71 aveva cancellato la convertibilità in oro. Fino agli anni ‘70 le socialdemocrazie avevano realizzato gran parte dei programmi di welfare e ottenuto ottimi risultati sul versante della occupazione. La crisi energetica e le conseguenze economiche che seguirono finirono col riversarsi sui conti pubblici e offrirono argomenti a quanti immaginavano che le conquiste socialdemocratiche fossero insostenibili. Le socialdemocrazie furono investite di nuovi problemi ai quali non riuscirono a dare una risposta in termini adeguati alle nuove sfide, la conseguenza fu che ebbe terreno fertile la visione monetarista dell’economia e della società guidata nelle università dalle idee di Milton Freedman. L’errore della socialdemocrazia fu di non capire che a un formidabile apparato di pensiero si risponde con una nuova capacità di elaborazione teorica di egual capacità nell’esercitare l’egemonia culturale. Non seppe rinnovarsi alla luce delle nuove sfide condotte dalle idee neoliberiste che consideravano dovesse essere lo Stato sotto la sorveglianza del mercato, anziché il contrario. Il capitalismo così liberato dalla influenza della politica ha potuto affermare la propria egemonia consolidando la nuova ideologia del mercato. La conseguenza sul piano politico fu che anche i più recalcitranti socialisti europei si convinsero (salvo alcune eccezioni che trovarono forti resistenze e nemici ben agguerriti) che lo Stato sociale interventista della Vecchia Europa costituiva un modello irrimediabilmente esaurito e null’altro che il retaggio di una ideologia arcaica. Sicché iniziarono le eliminazioni dei vincoli e una impetuosa accelerazione della globalizzazione dei mercati ritenendo che fossero indispensabili alla modernizzazione delle realtà economiche e sociali nazionali. In una parola, la conseguenza è stata la perdita della alternatività del socialismo democratico rispetto alle politiche neoliberiste; ancora una volta quando la crisi incombe il riformismo socialista viene respinto dall’egemonia del capitale. La crisi finanziaria del 2008 ha pienamente evidenziato la debolezza del pensiero neoliberista, dimostrando quanto fosse ingannevole l’idea del mercato capace di autoregolamentazione e sono ritornate prepotentemente in campo le azioni degli Stati per arginare, almeno in parte, le gravissime conseguenze in campo finanziario, creando ulteriore debito pubblico, gravi conseguenze sul mercato del lavoro, ma non è stata sufficiente per avviare un radicale cambiamento delle politiche economiche e sociali. Sono rimaste intatte tutte le cause della crisi e il pensiero dominante che l’ha provocata, anche se diversi intellettuali si sono impegnati ad indicare le responsabilità politico-culturali del neoliberismo. L’attuale crisi pandemica del covid-19, giunta quanto ancora non sono state pienamente risolte le conseguenze della precedente crisi del 2008, ha posto in luce nuove è più devastanti conseguenze. Da un lato la fragilità di un sistema sanitario nazionale in parte compromesso a causa dei tagli ai finanziamenti e grazie alle privatizzazioni operate anche in questo campo, dall’altro a causa della recessione mondiale, che hanno inevitabilmente provocato le azioni di contenimento della diffusione del virus. Anche questa volta le forze economiche chiedono agli Stati l’intervento per sostenere le attività economiche e finanziarie. Stati che, dopo essere stati considerati di intralcio all’economia, dopo essere stati messi sotto accusa per le politiche sociali considerate insostenibili, ora dovrebbero su richiesta di quelle forze sostenitrici delle magnifiche qualità risolutive del mercato, ulteriormente indebitarsi senza pretendere di riappropriarsi di poteri regolatori sia del mercato finanziario sia dello sviluppo economico che siano rispettosi delle condizioni di vita dei cittadini e dell’ambiente. L’attuale crisi apre, perciò, una occasione straordinaria di “cambio di passo” alle forze di ispirazione socialista. …

IL “GIGANTE BUONO” E IL SUO CENTENARIO

a cura della Fondazione Giuseppe Di Vagno – Presidente Gianvito Mastroleo | Alla vigilia del Centenario dell’assassino di Giuseppe Di Vagno (1889-1921) la Fondazione che porta il suo nome, d’intesa con il Comitato promotore (1), ha predisposto un articolato programma volto a rievocare assieme alla sua figura il tragico “blocco storico” 1919-1922, tutt’ora meritevole di attenzione, all’interno del quale quel delitto maturò e si consumò. L’intento è di rievocare, al riparo da ogni pur legittima suggestione della retorica, uno dei periodi più bui della storia nazionale e contribuire ad evitare che in qualche modo possa ripresentarsi. Ed infatti, primo destinatario di questa attività è il vasto mondo della scuola, docenti e discenti. Ai primi si è rivolto il corso di formazione “Giuseppe Di Vagno e la Puglia nel contesto del primo fascismo” che si è svolto a cavallo dell’inverno-primavera 2019-20, mentre ai singoli Istituti e agli allievi pensiamo di poterci dedicare nel primo semestre del 2021, con l’aiuto dei Dirigenti Scolastici e dei singoli Docenti e il patrocinio della Soprintendenza scolastica regionale. L’idea sarebbe di realizzare un vero e proprio percorso di incontri, relazioni, testimonianze e seminari incentrati soprattutto sulle idee e il libero confronto tra diverse generazioni e diversi saperi, mettendo in relazione studiosi e ricercatori con la partecipazione attiva di studenti per un’analisi sulla contemporaneità della Storia e della Memoria, attraverso la stretta connessione con i linguaggi del nostro tempo. Veri e propri laboratori didattici grazie ai quali sarebbe possibile per esempio produrre un docufilm e un’offerta per il portale web per raccogliere testimonianze dei protagonisti, fonti iconografiche, audiovisive e archivistiche: un’occasione di scambio intergenerazionale, aperto alla fruizione delle scuole. Le giovani generazioni sarebbero chiamate a dialogare attraverso la partecipazione attiva al progetto e la conoscenza dei documenti storici conservati nell’Archivio della Fondazione Di Vagno, anche per mezzo di interviste videoregistrate. (1) Il Comitato per il Centenario, regolarmente deliberato dalle rispettive amministrazioni, è composto da Presidente Regione Puglia, Sindaco Città Metropolitana di Bari, Sindaco di Conversano, Presidente Fondazione Di Vagno. La FONDAZIONE “GIUSEPPE DI VAGNO (1889-1921)” affonda le sue radici nel sentimento popolare diffuso legato alla Memoria di Giuseppe Di Vagno, della sinistra e dei socialisti della Terra di Bari e della Puglia. Allegato: SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

I TROPPI “MISTERI” DEL GIALLO CORONAVIRUS

di Paolo Ermani | Sonia Savioli è una fra le più prolifiche e impegnate scrittrici italiane, autrice di saggi e romanzi; ora si è cimentata in un testo che riguarda i troppi misteri del Coronavirus. La sua è una cronaca puntuale, documentata e lucida, alla ricerca di chi su questo fenomeno sta lucrando e su quali interessi di potere assai loschi si celano dietro. Sonia Savioli è una fra le più prolifiche e impegnate scrittrici italiane, autrice di saggi e romanzi; ora si è cimentata in un testo, dal titolo “Il giallo del coronavirus”, che riguarda i troppi misteri del Coronavirus cercando di dare un filo logico e spiegazione razionale a un fenomeno che viene trattato senza alcuna logica e razionalità, basti solo pensare a tutte le misure che sono state prese e che si continuano a prendere in totale contraddizione fra loro. La sua è una cronaca puntuale, documentata e lucida, alla ricerca di chi su questo fenomeno sta lucrando e su quali interessi di potere si celano dietro. E così pagina dopo pagina si dipana il giallo con tanto di movente e colpevoli ben nascosti da un terrorismo mediatico e una copertura politica che crea una nebbia fittissima dove capirci qualcosa è assai difficile. Ecco riunioni e piani già stabiliti anni fa con tanto di dichiarazioni ufficiali che hanno dell’incredibile, dove uomini di affari e multinazionali prevedono e si organizzano in maniera eccezionalmente sospetta e precisa per le future pandemie. Ma come facevano queste persone e organizzazioni a prevedere quanto sarebbe accaduto? Hanno una sfera di cristallo magica che vede quello che noi comuni mortali non vediamo e non sappiamo? Strano, veramente strano ma soprattutto tragicamente inquietante. I risultati di questa operazione politico economica sono sotto gli occhi di tutti: la vera problematica che è quella dei cambiamenti climatici sempre più devastanti e la distruzione sistematica della natura che mette a rischio tutto il pianeta, umani e natura, messa a tacere, milioni di morti di tumore e malattie da inquinamento come se non esistessero più, economia dei piccoli spazzata via ed enormi profitti per case farmaceutiche e mega multinazionali che ovviamente prendono il posto di chi soccombe economicamente. La Savioli ricorda in più pagine che i tumori dovuti in grandissima parte a quello che si respira, si beve e si mangia in una società ormai al collasso ecologico in Italia sono 485 ogni giorno, ma per questi morti non ci sono coprifuochi, allarmi mediatici, arresti domiciliari, multe, rigore inflessibile e già solo questo dato chiarisce quali siano gli interessi in gioco e a quale gioco sulla pelle delle persone si stia giocando. Ne ha per tutti, dai medici/santoni prezzolati dalle industrie farmaceutiche che pontificano da ogni schermo televisivo, ai giganteschi business delle multinazionali farmaceutiche con un giro di affari mondiale della cifra stratosferica di 77 mila miliardi di euro, un cifra che si fa pure fatica ad immaginare. Vediamo alcuni passi esplicativi. «La caccia al virus ha già ottenuto due obiettivi: far dimenticare l’emergenza ambientale e far credere  che non ci sia un crollo dell’economia capitalista globale se non dovuto al coronavirus». «Il concetto di eroismo in Italia è decisamente in decadenza. Abituati ormai ad avere paura anche della propria ombra. Ma nessuno tema di morire di inquinamento, che è invece quello che sta succedendo e che succederà a quasi tutti noi. Come ammette la stessa Onu nel 2019 laddove “il mondo è fuori strada nel trattare l’emergenza climatica (…)  il tempo sta velocemente scadendo.. “». «E un effetto collaterale della pandemia, sicuramente previsto, sicuramente cercato e voluto e indirizzato a forza, è il rinvio della conferenza ONU sul clima, COP 26: E, vedete, la conferenza sul clima è stata rinviata di un anno (!) per “salvaguardare le vite”, ci dice l’ONU. Le vite di chi? Devono mettersi d’accordo con se stessi, dato che l’OMS prevede 250.000 morti in più ogni anno per i cambiamenti climatici. Altro che coronavirus!». «Infatti le vere minacce per la nostra salute e sopravvivenza sono scomparse dall’orizzonte politico, mediatico, culturale e sociale. Vi ricordate che c’era un tempo, nell’era a.c. (ante coronavirus), una campagna ambientale per eliminare gli imballaggi e i prodotti di plastica? Dato che mari e oceani a causa della plastica stanno soffocando, e così fiumi laghi terre e il nostro sangue e i nostri organi. Chi se lo ricorda più. La pandemia è il trionfo incontrastato della plastica: mascherine sintetiche, guanti usa e getta, scafandri e calosce usa e getta, schermi di plexiglas. Chissà come ridono di noi e delle nostre campagne”plastic free”, quelli della banda del Forum economico mondiale. Si sono vendicati di tutte le ansie che gli abbiamo procurato». «Anche oggi in Italia 485 persone moriranno di cancro. Tra loro vi saranno giovani donne che lasceranno bambini orfani, bambini con la leucemia o il tumore al cervello, che è in aumento fra i tumori pediatrici». «Ma El pueblo è ormai sottomesso alla pandemia, vive nel terrore del virus e muore di infarto, di cancro di Alzheimer, di pesticidi che qui si sprecano». «Nel 2018, nel mondo sono morte 1.800.000 persone di tumore al polmone. In Europa nel 2018, sono morte di tumore 1.900.000 persone. Ma non è una pandemia, come mai?». «I morti ci sono, ogni giorno, ma i mediaservi non faranno mai una campagna di terrore sul cancro, perché non è nell’interesse dei loro padroni». Secondo la Savioli quindi c’è un piano ben chiaro, un piano in cui diversi protagonisti si muovono all’unisono laddove gli Stati si indebiteranno a dismisura per dare piogge di soldi a multinazionali varie e al resto ovviamente le briciole. «La pandemia diventa il pretesto per rimpinguare ancora una volta attraverso i soldi degli stati le tasche delle multinazionali. Le leggi fiscali e i regolamenti sanitari di questi ultimi decenni, d’altra parte andavano tutti in quella direzione. Mentre le holding, le società per azioni, le multinazionali godevano di agevolazioni ed escamotage fiscali sempre più spinti, il piccolo commercio, la piccola agricoltura, la piccola industria venivano sempre più ostacolati, vessati, tassati». «Dunque rovinare …

UMANESIMO SOCIALISTA

di Daniele Delbene | «Destra e Sinistra che conosciamo sono superate. L’Umanesimo Socialista: l’anima di una nuova sinistra» La politica dovrebbe essere in grado di cogliere i grandi mutamenti socio-culturali e di esserne poi l’interlocutrice. Le organizzazioni politiche dovrebbero essere l’espressione di interessi e pensieri diffusi che cercano una propria rappresentanza e non, invece, l’insieme di movimenti finalizzati alla ricerca del consenso. Con una generalizzata (almeno in apparenza) conquista dei diritti sociali e civili essenziali, con il conseguimento di forme di partecipazione democratiche (almeno in teoria), con lo scardinamento delle vecchie e rigide modalità di organizzazione e partecipazione al lavoro, con l’avvento della globalizzazione, con la crisi delle ideologie che hanno caratterizzato il ‘900 e quindi con la scomparsa dei grandi partiti politici, anche il concetto di destra e sinistra che abbiamo conosciuto è entrato in crisi, determinando un sostanziale superamento dei campi e dei perimetri di riferimento idealizzati. Questo è avvenuto in particolar modo nel nostro paese dove, per ragioni storiche, sinistra e destra hanno sempre avuto peculiarità proprie rispetto ad altri grandi paesi occidentali. Destra e sinistra vengono oggi diffusamente identificate (seppur impropriamente) dalla generalità dall’opinione pubblica del nostro paese nella destra fascista e nella sinistra comunista, ritenute superate e relegate alla sola storia politica. D’altronde, la sempre maggiore mobilità del corpo elettorale, che di volta in volta si sposta dal sostegno di una parte a quella opposta, non è altro che la conferma del superamento della vecchia dicotomia destra-sinistra e della perdita di forti connotazioni culturali da parte dei movimenti che ancora vi si richiamano. Nella realtà, venuti meno i reali riferimenti culturali e ideali, che non sono solo quelli propri del fascismo e del comunismo ma quelli che hanno caratterizzato le diverse sinistre e destre che abbiamo studiato sui libri di storia, rimane ancora traccia della “rigidità sociale” e di una “ottusità ideologica” proprio in una parte (seppur minoritaria) delle classi dirigenti che si sono formate nelle organizzazioni di diretta provenienza di queste due esperienze politiche. D’altra parte, la riluttanza della maggior parte delle formazioni politiche a volersi identificare in una destra e una sinistra europea e non più italiana, è evidentemente figlia dell’incapacità di giustificare la propria presenza politico-organizzativa in maniera differente e credibile. Quanto detto non significa che non esisterà più in futuro una distinzione tra destra e sinistra, perchè questa non è frutto di una semplice opera umana recente ma di una divisione molto più profonda che coincide con il tempo antico, cioè fin dalle prime manifestazioni organizzate delle comunità umane. Guardando allo stato presente, possiamo intravedere una nuova contrapposizione politica nel differente approccio alle dinamiche di governo mondiale e nella considerazione che si ha dell’uomo. In particolare, possiamo individuare due differenti macro-aree di pensiero e d’azione. Da una parte troviamo chi, nelle dinamiche di governo di un mondo ormai globalizzato, vede i presupposti per mantenere in equilibrio un sistema che metta al centro la finanza e il mercato, vedendo l’uomo come il mezzo utile a questo fine. Chi è orientato su questo modello vede appunto nell’uomo un semplice lavoratore: una figura che trova la propria realizzazione nel lavoro per mantenere la famiglia, per arrivare a fine mese, per pagare i propri debiti (mutui, rate ecc..). Un essere che vive nella paura della povertà, delle guerre e della malattia. Il lavoro viene quindi inteso nella realtà non come mezzo per migliorarsi e “crescere”, ma come fine per sopravvivere. Gli stessi che nei fatti alimentano questa visione sono coloro che spingono per un superamento delle distinzioni di sesso e di cultura e quindi di pensiero. I medesimi che comunemente esordiscono con “non ti lamentare perchè nonostante tu abbia un lavoro precario e sottopagato, nonostante tu non riesca ad arrivare a fine mese.., ci sono molti altri che non hanno neppure quello e stanno peggio di te…” Dall’altra parte c’è chi, al contrario, vede l’uomo come un essere umano che lavora per migliorare le proprie condizioni e per godere dei piaceri della vita. Quindi un approccio alle dinamiche di governo del mondo che intende la finanza, il mercato e la globalizzazione come mezzi per garantire agli uomini una vita migliore. Non una vita di paure e di lavoro, ma un lavoro per accrescere le proprie condizioni di vita in armonia con gli altri. A questa concezione appartengono coloro che nella vita quotidiana esordiscono con un “non devi rassegnarti e accettare le tue misere condizioni di vita in ragione di chi sta peggio, perchè entrambi dovete aspirare ed essere aiutati per realizzare il meglio”.Sulla base di queste differenti considerazioni che si hanno dell’uomo, è facile trovare una netta divisione tra “pensiero unico mondiale” da una parte e umanesimo socialista e cristiano dall’altra. Tra queste due ultime concezioni cambiano evidentemente le ragioni di fondo, ma entrambe trovano un minimo comune denominatore nell’identificare l’uomo come un “essere umano” con le proprie peculiarità, il proprio sesso, la propria cultura e le proprie esigenze, che non siano solo quelle di necessità e di sussistenza ma soprattutto di crescita e di felicità. In attesa che maturino in maniera più evidente i colori di nuove destre e nuove sinistre e che prendano corpo quelli che saranno i nuovi contenuti valoriali e di prospettiva che oggi sono ancora confusi e contraddittori, l’umanesimo socialista può rappresentare la bussola da seguire e l’anima intorno alla quale ridefinire “una nuova parte” che può rappresentare l’embrione di una nuova sinistra. Nell’azione materiale, per chi crede in un mondo che metta al centro l’essere umano, il punto di partenza va quindi ricercato in un coinvolgimento, dal punto di vista dell’elaborazione culturale e organizzativa, dell’associazionismo e del volontariato umanitario e laico, di quello che nasce intorno alle parrocchie e alle comunioni cristiane e di quello sociale di matrice sindacale. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande …

PUBBLICO/ PRIVATO

di Franco Astengo | La crisi verticale del sistema sanitario italiano ormai a rischio di crollo sotto i colpi della crescente emergenza e l’arresto dell’ex-amministratore delegato di Autostrade e di altri dirigenti dello stesso gruppo rappresentano fatti di stretta attualità, che richiamano necessariamente il discorso sul rapporto pubblico/privato così come questo è stato affrontato nel corso degli ultimi 30 anni. Quando esplose “Tangentopoli” (in coincidenza con la caduta del muro di Berlino, il trattato di Maastricht, la fine della “Repubblica dei Partiti”), nell’incrocio tra politica e affari, l’Italia bruciò le tappe di una privatizzazione di gran parte del suo apparato pubblico produttivo, senza varare alcuna legge di liberalizzazione. La stagione delle privatizzazioni si risolse, in quasi tutte le occasioni, in un passaggio dal monopolio dello Stato a oligopoli privati. Furono liquidati grandi enti di Stato come Iri e Efim; venne ridimensionato il ruolo dello Stato nell’Eni, fondato da Enrico Mattei; passarono ai privati pezzi importanti di produzione e la gestione di grandi servizi. L’intero processo di privatizzazione non risolse però i problemi delle casse dello Stato. Eravamo agli inizi degli anni Novanta: iniziò lo smantellamento dell’IRI di cui era Presidente Romano Prodi. In quel momento l’IRI contava 500.000 dipendenti e gestiva Alitalia, Autostrade, Finmeccanica, Fincantieri e Aeroporti di Roma, i quali saranno poi immessi sul mercato ad uno ad uno. L’IRI, ormai svuotato di ogni suo ramo, fu messo in liquidazione il 28 giugno 2000. Poi è stata la volta del Credit (Credito Italiano), che godeva di ottima salute, dell’IMI e della Banca Commerciale Italiana (Comit), tutto tra il 1993 e il 1994. Nel luglio 1996 iniziano le prime privatizzazione dei servizi pubblici locali grazie alla costituzione di società per azioni in cui i Comuni possono partecipare solo conquote minoritarie. Il 16 aprile 1997 viene privatizzato l’Istituto San Paolo di Torino. Nel gennaio 1998 il Parlamento liberalizzò il commercio abolendo licenze e regole sugli orari. Poi fu la volta della liberalizzazione della telefonia fissa (febbraio 1998) e dell’energia elettrica, fino alla privatizzazione dell’ ENEL 1999). A maggio del 2000 si provvide a liberalizzare il commercio del gas. In questo campo si aprì la strada a una mezzadria tra “mercato libero” e mercato tutelato allo scopo di garantire determinate concentrazioni di potere: mercato tutelato che dovrebbe proseguire fino al 2022. Nel 1998 le Ferrovie dello Stato furono smembrate per poi costituire RFI (Rete ferroviaria italiana, pubblica) e Trenitalia (privata). Stessa sorte per le Poste, che diventeranno SpA. Lo Stato incassò circa 200mila miliardi di lire, pagando alle banche d’affari anglosassoni, che curarono il complicato passaggio dal pubblico al privato, una commissione che si valuta tra l’1% e l’1,7% dell’intero incasso. Se l’operazione di privatizzazione, senza alcuna liberalizzazione, fosse stata presa per abbassare in modo consistente il debito pubblico, il risultato non fu affatto centrato, perché il debito si ridusse solo dell’8%. Esaminando dopo anni quella discutibile operazione vale la pena di riportare il giudizio della Corte dei Conti: «Si evidenzia una serie di importanti criticità, che vanno dall’elevato livello dei costi sostenuti e dal loro incerto monitoraggio, alla scarsa trasparenza connaturata ad alcune delle procedure utilizzate in una serie di operazioni, dalla scarsa chiarezza del quadro della ripartizione delle responsabilità fra amministrazione, contractor e organismi di consulenza al non sempre immediato impegno dei proventi nella riduzione del debito». Negli anni Novanta, la magistratura voleva rovesciare l’Italia per liberarla dalla corruzione, i “tecnici” dell’epoca (Ciampi, Amato) e i nuovi politici volevano più mercato e un’Italia più moderna. Partì la magistratura, naturalmente in perfetta buona fede e ossequiosa nei confronti della legge, e seguirono i politici della cosiddetta “seconda Repubblica”. La crisi economica scoppiata nel biennio 2006-2008 ha successivamente messo in luce le debolezze del Sistema-Italia ormai privo di una struttura industriale adeguata nei settori strategici e l’incapacità delle istituzioni di far fronte all’indebolimento economico della classe media, ormai pressoché scomparsa. Infine, proprio in questi tempi di grande emergenza sanitaria è il caso di rivolgere uno sguardo al processo di inserimento dei privati nella sanità. Il primo passo in questo senso è stato attuato attraverso la cosiddetta “regionalizzazione” della Sanità. I dati possono essere una guida per capire come sia cambiato il SSN nel corso di questa evoluzione. Dal Rapporto Sanità 2018, 40 anni del Servizio Sanitario Nazionale pubblicato da Nebo Ricerche PA emerge che, delle originarie 695 USL del 1983 si sia passati alle 101 di oggi (e 102 Aziende Ospedaliere censite nel 2016). I posti letto sono scesi da 500mila a 215mila con un crollo ancora più pronunciato se rapportati alla popolazione: 35 per 10mila abitanti raffrontati ai 93 del 1981. Due sole le voci di crescita: il settore privato, che nel frattempo è passato dal 15 al 20 per cento dei posti letto totali; e le aree della terapia intensiva, riabilitazione e lungodegenza, seppur rappresentate in maniera disomogenea sul territorio nazionale. Alle differenze tra le varie parti d’Italia si è collegata, almeno in tempi “normali” ,anche la crescita del 40 per cento dei ricoveri fuori Regione: ovvero gli spostamenti dei pazienti dal territorio di residenza a quello scelto per curarsi. Quest’ultimo dato vede la Calabria raddoppiare l’indice di spostamento dei pazienti rispetto al 1986; la Lombardia, nello stesso periodo, ha visto raddoppiare l’indice di attrazione mantenendo invariato quello di spostamento. Le tappe legislative fondamentali che, con le successive riforme, seguirono questo percorso sono state quattro. La prima è la legge 833, con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale e la creazione delle Unità Sanitarie Locali. Il secondo è il D.Lgs. n. 502/1992 che aveva avviato la regionalizzazione della Sanità istituendo le Aziende Sanitarie Locali e Ospedaliere e, per rispondere alla crescente pressione finanziaria, introdusse «una concezione di assistenza pubblica in cui la spesa sociale e sanitaria deve essere proporzionata alla effettiva realizzazione delle entrate e non può più rapportarsi unicamente alla entità dei bisogni» . Il terzo passaggio è stato il Decreto Legislativo n. 229/1999 (anche noto come riforma Ter) che confermava e rafforzava l’evoluzione in senso aziendale e regionalizzato e istituendo i fondi integrativi sanitari per le prestazioni che …

SOCIALISMO XXI PROVE TECNICHE DI NUOVO PARTITO

di Natalino Spatolisano – Quotidiano del Sud Ed. Reggio Calabria “SOCIALISMO XXI” sembra attecchire sempre più in terra locridea. Se sul versante nazionale infatti, non appena l’emergenza sanitaria in atto sarà cessata, l’obiettivo dei “sodali socialisti” rimane la convocazione a Genova di una assemblea costituente per dare vita al nuovo partito, sul versante comprensoriale, il fervore dei vecchi militanti spinge sempre più per favorire l’unità tra le tante organizzazioni di orientamento socialista presenti. A supporto del costituendo circolo socialista della Locride non mancherà appena possibile la presenza del neo Coordinatore nazionale del Cus (Comitato per l’Unità Socialista) Franco Lotito. Ex segretario confederale Uil, Lotito ha rivestito pure la carica di vicepresidente della Fim (Federazione Italiana dei metalmeccanici), di membro del comitato esecutivo della Imf (International metalworkers federation), di presidente dei Civ (Comitato di indirizzo vigilanza) dell’Inps e dell’Inail e di componente in diversi consigli di amministrazione di fondazioni socialiste (Modigliani, Brodolini e Bruno Buozzi), in quest’ultimo, peraltro, risulta tuttora collaboratore. Ha pubblicato numerosi libri di argomento sindacale quali: “Robots computers e nuovi operai”, “Storia e storie di metalmeccanici”, “Il Filo di Arianna”, “I diritti della libertà”. Costituitasi come associazione senza scopi di lucro “Rete di circoli ed Associazioni per il socialismo nel XXI secolo in Italia”, la neoformazione che riporta in auge esponenti socialisti come Turati e Matteotti, Nenni, Pertini, Lombardi e Craxi, ha sede legale a Roma alla via Ferrati presso il circolo socialista della Garbatella. Riveste la carica di presidente nazionale del sodalizio Aldo Potenza, già segretario della federazione perugina del Psi, nonché regionale del Psi umbro, ma anche ex consigliere ed assessore regionale. Sono obiettivi da perseguire per “Socialismo XXI”, “far conoscere la cultura e la storia del socialismo riformatore fondato sui valori della giustizia e della libertà, agire per la costituzione in Italia di un partito del socialismo autonomo ed unitario, coordinare l’attività dei circoli aderenti per raggiungere tale obiettivo, sostenere le organizzazioni europee ed internazionali dei partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti, con la richiesta esplicita al Pse di strutturarsi come un vero e proprio partito sovranazionale, cui sia possibile aderire sia individualmente che collettivamente, e promuovere e sostenere liste elettorali che facciano riferimento alla storia e alla cultura del socialismo italiano ed europeo. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

FRANCO LOTITO COORDINATORE NAZIONALE DEL COMITATO PER L’UNITA’ SOCIALISTA

Franco LOTITO, nella riunione di ieri del CUS (Comitato per l’Unità Socialista) è stato nominato Coordinatore Nazionale di detto Organismo, costituito da varie Associazioni e Gruppi di ispirazione socialista, che si propongono –  con la loro riaggregazione –  la creazione di un nuovo soggetto politico che si riallacci alla storia e alla cultura del socialismo e del mondo del lavoro. Franco LOTITO, 74 anni, pugliese nato ad Andria, ma da moltissimi anni residente a Roma, socialista fin dalla giovanissima età di 17 anni, ha ricoperto importanti incarichi a livello politico, sindacale ed istituzionale. Segretario della F.G.S. di Roma e Provincia negli ultimi anni ’60 (ed in tale veste membro degli organismi del PSI capitolino), vivendo le esperienze della contestazione giovanile del ’68 e dell’autunno caldo sindacale del ‘69 è stato attratto – come molti giovani di allora – dal Movimento operaio e poco dopo l’autunno è entrato nella UILM nazionale e con essa ha partecipato alla nascita della F.L.M., l’organizzazione unitaria dei metalmeccanici nata dall’unificazione di FIOM, FIM e UILM. Entra presto a far parte della segreteria nazionale dei metalmeccanici, di cui – nel 1983 – diventa Segretario Generale. Svolge un notevole impegno sul piano internazionale ricoprendo a livello europeo la carica di vice-presidente della FEM (Federazione Europea dei Metalmeccanici) ed entrando a far parte del Comitato Esecutivo della FISM (Federazione Internazionale dei Sindacati Metalmeccanici). Nel 1992 lascia i ruoli di categoria per essere eletto Segretario Confederale della UIL. Successivamente ha ricoperto gli incarichi di Presidente dei C.I.V. (Comitato di Indirizzo Vigilanza) dell’INPS prima e successivamente dell’INAIL. E’ stato membro dei CdA di varie Fondazioni Socialiste (Modigliani, Brodolini e Bruno Buozzi) ed è  collaboratore di quest’ultima. Ha pubblicato alcune opere di natura sindacale e/o dedicate al lavoro e alle sue trasformazioni.  Ha promosso occasioni di aggregazioni fra associazioni e gruppi di ispirazione socialista e riformista e questa sua esperienza, unitamente a quella unitaria maturata con i metalmeccanici nei lontani anni ’70, potranno essere utili a Franco e al C.U.S. per lo sviluppo del progetto unificatorio dei socialisti. Ha aderito da subito al Tavolo di Concertazione promosso da “Socialismo XXI”, divenuto poi “Comitato per l’Unità Socialista” ed è stato recentemente relatore di una delle sessioni tematiche dedicata al Lavoro e alla questione sociale. PER INFO: cus.sempreavanti@gmail.com SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

NON MOLLARE!

  di Vincenzo Lorè – Responsabile comunicazione Socialismo XXI |   Una settimana fa è stato pubblicato su socialismoitaliano1892.it un interessante articolo di Pierluigi Battista: L’ASSURDA AMNESIA SULLA STORIA SOCIALISTA. Colpisce un tratto del pezzo dove si cita il titolo del libro di Alain Jaubert il “Commissariato degli archivi“. Come sulla cancellazione della storia socialista non vi è stato nessun “Commissariato”, ma si è provveduto tout court a distruggere i reperti scomodi del passato, come accade negli Stati totalitari. In tanti, ingenuamente, altri per mero opportunismo, hanno pensato, che il socialismo potesse ri-nascere nei movimenti populisti costituitosi recentemente, in quelli personali o in quei partiti senza identità dimostratisi poi, solo dei veri e propri comitati elettorali e di potere. Al contrario, abbiamo sempre pensato che la questione socialista è un tema fin troppo serio, e ne siamo stati da subito consapevoli che per poter essere affrontata e risolta, non sarebbe mai stata sufficiente una rimpatriata di coloro che nel passato hanno militato o votato per il PSI storico o recuperando personaggi che non possono avere nessuna credibilità. Chi è stato socialista nel passato remoto o prossimo che sia, non è detto che lo sia ancora, anzi si è comportato come quel rabbino che convertitosi al cattolicesimo diventò uno dei protagonisti della Santa Inquisizione a Burgos. Si può diventare socialista senza esserlo stati: Terracini, Giolitti, Macaluso, Trentin, ne sono un esempio tra i tanti. Il recupero della tradizione e della cultura socialista è un tema centrale e rilevante ed è il motivo per cui Socialismo XXI è nato ed ha posto nella sua progettualità un chiaro percorso. E la sfida vera non si fonda soltanto sul terreno del pensiero, ma nell’azione. La riorganizzazione attraverso un metodo (definito Epinay italiana), condiviso dalle altre Organizzazioni socialiste, ora costituitesi nel CUS (Comitato per l’Unità Socialista) insieme a personalità provenienti da altre esperienze della sinistra è l’atto finale che potrà consegnarci una forza socialista UNITARIA che ritornerà a contare nel panorama politico nazionale. Il Psi nenciniano è ormai ridotto ad un ectoplasma, tant’è, anche quei bravi compagni che ancora vi militano ed esprimono il loro dissenso forte, stanno capendo che l’unica strada è seguire il progetto di Socialismo XXI. Anche coloro che per anni e anni hanno fatto dell’antisocialismo la loro arma, iniziano a riflettere e in molti articoli di autorevoli antisocialisti, si nota con soddisfazione, che la sostituzione di Socialismo con Riformismo non funziona più, ormai da un pò di tempo chiamano le cose con il loro nome e il riformismo è ormai palesemente inadeguato, oltreché inflazionato, in quanto è solo un metodo di azione politica e non un fine. Tuttavia, non aspettiamoci regali, ci si potrà liberare da un vincolo e da una maledizione, riconsegnando, a quelli di noi (pochi) che in questi anni hanno battagliato in solitudine per ricostruire una idea positiva del socialismo, la possibilità di tornare a pensare che un’altra idea per l’Italia è possibile: quella di un socialismo democratico e riformatore, dipenderà da noi se sapremo continuare in quest’opera e se sapremo costruire per davvero un nuovo modello di socialismo adatto alla società del XXI secolo. Occorre per i socialisti proseguire nella ricostruzione, nella riorganizzazione e soprattutto NON MOLLARE! Si stanno alzando dense nubi sulla democrazia italiana e non possiamo assolutamente limitarci ad essere spettatori passivi.           SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it