SIGONELLA ’85: LA NOTTE IN CUI LA VAM TENNE LA POSIZIONE

Tutto ciò che ha gravitato attorno a Sigonella, aeroporto militare e base NATO in Sicilia, non fu certo privo di strascichi, tuttavia segnò in profondità il ruolo internazionale dell’Italia dell’epoca. L’elemento più interessante, sul piano storico, è che in concreto nessuna delle conseguenze della condotta italiana entro tale vicenda ha minimamente compromesso l’esistenza del nostro Stato: la crisi che si spalancò all’interno dell’Esecutivo Craxi tra il Presidente del Consiglio ed il Ministro Spadolini, filo-palestinese il primo ed atlantista il secondo, si riassorbì direttamente in Parlamento con la conferma della fiducia al Segretario del P.S.I D’altro canto, dalle tensioni tra l’Italia e gli U.S.A. di Ronald Reagan non scaturirono effetti realmente irreparabili sullo scacchiere internazionale, che vide la nostra Nazione fare un balzo in avanti in termini di immagine ed autorevolezza, pur con tutti i problemi che la attanagliavano….almeno sul momento sembrò così! . . . di Marco Petrelli Ottobre 1985: è un mese caldo per la politica internazionale: il 7 ottobre un commando di terroristi sequestra una nave italiana, l’Achille Lauro e uccide un cittadino statunitense, disabile e di origine ebraica. Il corpo è gettato in mare. Quattro giorni più tardi, gli stessi terroristi sono a bordo di un aereo civile egiziano che Il Cairo usa per il loro trasferimento a Tunisi, allora sede dell’Organizzazione Liberazione Palestina (OLP); ma  intercettato da F14 Tomcat decollati dalla USS Saratoga su ordine di Washington il Boeing si vede costretto a seguire le indicazioni degli statunitensi che vogliono mettere le mani sugli assassini del loro connazionale. Dirottatori e negoziatori vanno catturati ma dove farli atterrare? Grecia, Tunisia e Israele hanno negato l’utilizzo dei loro scali e il carburante non è eterno. I caccia spingono i piloti a seguirli verso la Naval Air Base di Sigonella, in Sicilia, dove anche gli italiani sono restii a concedere l’autorizzazione finché, di fronte all’autonomia ormai quasi a zero, il Controllore di Torre militare e il suo assistente prendono una decisione: far atterrare il volo, ma su una pista secondaria; prendono terra anche gli F14 e due C-141 con a bordo le forze speciali della Delta Force USA. Allarmati dalla Torre, subito sopraggiungono sotto il comando del (colonnello Ercolano Annicchiarico pugliese di Grottaglie -TA)  i militari di leva dei VAM – Vigilanti Aeronautica Militare* (oggi SODT – Supporto Operativo Difesa Terrestre)  e i carabinieri; anche il sostituto procuratore di Siracusa Roberto Pennisi è sul posto. Ma gli americani non demordono: la faccenda Achille Lauro spetta a loro e chiedono consegna di dirottatori e negoziatori; Roma, però, non vuole lasciare cadere la cosa perché, secondo il diritto della navigazione, la nave sulla quale si è consumato l’omicidio batte bandiera italiana, quindi è territorio italiano. Il Governo Craxi è chiaro: circondare l’apparecchio dell’Egyptair e considerare i passeggeri sotto custodia italiana. La Delta si piazza, armi in pugno, attorno agli avieri, una cosa gravissima considerando che ci si trova in un aeroporto di un Paese amico e alleato. Tre cerchi concentrici, VAM, Delta, Carabinieri; intanto la tensione sale anche fra Reagan e Craxi, quest’ultimo deciso a non cedere. Alla fine gli americani accettano di ritirare le forze: “Non volarono parole grosse, semmai parole ferme” dichiarò tempo dopo a Mixer il Presidente del Consiglio, con il savoir-faire che lo distingueva; inseguito Al Flak Hussein (incaricato d’affari a Roma dell’OLP) ricordò che “Gli italiani sottolinearono che la cosa riguardava la loro sovranità; gli americani in quel momento non erano né d’accordo né contenti, ma la posizione del Governo italiano era ferma, indiscutibile”. Il Presidente del Consiglio Bettino Craxi riferisce in Parlamento. Alla sua destra il Ministro degli Esteri Giulio Andreotti e a sinistra il Ministro della Difesa Giovanni Spadolini. Giovane orgoglio. Sono tanti gli attori che, quella notte, recitano sul “palco” di Sigonella: egiziani, palestinesi, italiani, americani ma la parte da protagonista ce l’hanno i giovanissimi di leva del VAM. Sì, nessuno saprebbe dire oggi il nome di uno solo di loro, perché di sicuro la Notte di Sigonella non è sui libri di testo; però pensiamo per un momento cosa voglia dire avere 20 anni e starsene lontani da casa, in un perimetro aeroportuale che pare essere diventato il centro del mondo, con un gruppo di terroristi su un aereo e le forze speciali statunitensi che ti puntano il fucile contro. Già solo età e tipo di inquadramento (un coscritto contro un reparto altamente specializzato) è un punto d’orgoglio: quella notte i VAM tennero la posizione. Certo, fu un ordine e gli ordini non si interpretano si eseguono, ma l’essere rimasti lì fa di loro il simbolo di un’ Italia che sa prendersi le sue responsabilità. “Sarebbe bastato che gli americani avessero tentato di prelevare con la forza i terroristi dall’aereo e che avessero travolto i nostri VAM: avrebbero risposto e poi sarebbero intervenuti i carabinieri che avrebbero sparato” ricordò Francesco Cossiga. Memoria di quell’episodio? Poca, ma che può vivere solo in un modo: facendo il proprio dovere ogni giorno, con quel senso di responsabilità che nel nostro Paese pare cosa da fessi, ma che fu bandiera di un’Italia che disse “no”, una sera dell’85, grazie alla determinazione di 30, meravigliosi, giovani di leva e alla caratura di un politico di razza. *VAM nasce nel 1949, in sostituzione della PAM (Polizia Aeronautica Militare) Fonte: barbadillo.it       SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA CONTINUITA’ DEL ROSSO

di Franco Astengo | La Continuità del Rosso Collana: MISCELLANEA ©Proprietà letteraria dell’autore ©Impaginazione e grafica, InSedicesimo, di Delfino & Enrile Editori snc Stampa: InSedicesimo marchio editoriale di Delfino & Enrile Editori snc via Giovanni Scarpa, 10 r. – 17100 Savona ordini@insedicesimo.it – 019.811800 la edizione: Ottobre 2020 ISBN NELL’OCCASIONE DEL CENTENARIO DEL PCI Nell’occasione prossima dei 100 anni di fondazione in Italia del Partito Comunista mi permetto di offrire ad alcune compagne e compagni, con le quale/i ho compiuto tratti del mio lungo viaggio dentro alla storia della sinistra italiana, alcuni capitoli di riflessione. L’articolazione di questo abbozzo di ragionamento è fondato su 4 punti: 1) La scelta identitaria assunta dai comunisti italiani in relazione alla storia del pensiero politico occidentale; 2) L’analisi della chiusura dell’esperienza della sinistra comuni-sta, verificatasi ancor prima del definitivo scioglimento del Partito: 3) L’esplicitazione, assolutamente schematica, dei possibili punti di alternativa che si sono presentati nel corso di una parte di questa storia come “fiori non colti”. 4) La presentazione di un possibile punto di prospettiva futura attraverso il “Dialogo Gramsci – Matteotti” . PENSIERO POLITICO E IDENTITÀ Non intendo qui, beninteso, forzare il percorso verso il ritorno all’ideologia, ma piuttosto ripercorrere le tappe che hanno segnato la storia del pensiero politico. Si afferma generalmente che la scienza politica è una scienza moderna: per una convenzione non priva di significato. Il “Principe” di Machiavelli viene di fatto considerato come la prima opera che ha per oggetto la scienza politica. Una tale affermazione sembra apparentemente urtare con una osservazione abbastanza ovvia: la storia del pensiero, anche prima di Machiavelli conosce un gran numero di opere espressamente dedicate persino nel titolo alla politica. Dalla “Repubblica” di Platone alla “Politica” di Aristotele, alla “Repubblica” di Cicerone, al “Regime dei Principi” di Tomaso d’Aquino, pensatori grandi e modesti hanno sempre mostrato interesse ai problemi di organizzazione ed impostazione della convivenza umana. Ma quando si parla della politica come scienza ci si riferisce evidentemente non già ad un qualsiasi modo di considerare quei problemi e neppure ad una loro trattazione sistematica (da questo punto di vista poche opere come la “Politica” di Aristotele avrebbero diritto ad una qualifica scientifica). Non è difficile constatare che se si concepisce la scienza politica come una disciplina moderna ciò dipende, sostanzialmente, dal fatto che si attribuisce qualifica di scienza ad un determinato modo di considerare e trattare i problemi politici e precisamente alla considerazione di essi come un oggetto autonomo e alla trattazione della politica come una disciplina autonoma. Questo è il punto che mi sta maggiormente a cuore e sul quale vorrei soffermarmi ancora un poco, prima di riprendere un discorso più direttamente legato alle vicende italiane degli ultimi decenni e alle mie esperienze personali in quel contesto. Ritornerò più avanti a quegli spunti della scienza politica che considero fondamentali per sviluppare analisi e considerazioni sulla realtà politica così come questa si è presentata, e si presenta, nell’arena della contesa per il potere: penso alla teoria delle “fratture” di Stein Rokkan quale strumento fondamentale per comprendere il nesso tra la società e la politica, alla teoria sui partiti di massa di Maurice Duverger e alle teorie sui modelli di allineamento del sistema politico italiano elaborate da Sartori. In precedenza però mi piacerebbe rispondere ad una domanda sulla quale mi interrogo frequentemente al riguardo della modernità. Da quale punto della storia del pensiero umano, che è “pensiero politico”, parte la modernità? Dalla modernità come si arriva alla constatazione dell’emergenza di una “condizione di classe”? Come, per via teorica, si può approdare all’idea del comunismo? Se il Cinquecento fu il secolo della battaglia critica, il Seicento ne tira già le conclusioni pratiche ed è il secolo della diffusione e della stabilizzazione: si apre con il rogo di Giordano Bruno e si chiude dopo che l’Inghilterra ha decapitato per la prima volta il Re, ottenuto l’ “habeas corpus”, espresso con Locke il teorico del potere fondato col consenso e la tolleranza. I nuovi teorici non parlano già di un ordo ordinatus ma di un ordo ordinans; l’ordine naturale è una razionalità che suppone una ragione e un soggetto umano, svincolato dal restante regno naturale che la scienza va classificando; il suo è un ordine naturale umano. Il nuovo pensiero non esita a ricollegarsi alle tradizioni, ma lo fa criticamente mettendo a frutto su ogni piano la conquista del diritto di critica che gli è stato ormai guadagnato dalla Riforma protestante e dalla scienza naturale. E Hobbes porta agli scienziati sociali l’esempio dei geometri e dei fisici scrivendo “ Se i filosofi morali avessero compiuto i loro studi con esito altrettanto felice, non vedo come l’ingegnere umano avrebbe potuto contribuire al meglio alla propria felicità in questa vita” (Elementi filosofici sul cittadino). Leibniz, che è forse l’ultimo grande teorico che tenta la sin- tesi tra vecchia teologia e scienza nuova, scrive una Teodicea e sostiene, ancora, in definitiva, il principio aristotelico che la “ragione sufficiente” del meccanismo cosmico è pur sempre un principio teleologico, ma contende a Newton la scoperta del calcolo infinitesimale. La parificazione degli individui per nascita e la loro eguaglianza a fronte alla legge positiva in quanto legge fondata sul consenso implica la fine di ogni gerarchia prestabilita e il riconoscimento di una sola gerarchia razionale, laica, determinata dalla emulazione terrena nel libero campo della competizione economica. La Ragione è la nuova divinità moderna dell’individuo e la Rivoluzione Francese alza sia gli alberi della libertà sia i templi della nuova dea. Ma per essere autentica divinità mondana della nuova cultura laica, la ragione deve uscire dal mondo puramente raddoppiato della metafisica tradizionale e risalire, invece, ai nessi interamente terreni dell’esperienza. La critica della cultura teologica è perciò in pari tempo ricerca di un incontro fra esperienza e ragione, critica, pertanto, dell’astratto razionalismo cui si era educato il giusnaturalismo e il superamento del razionalismo dogmatico si intreccia con il supe- ramento del giusnaturalismo stesso. Per essere la nuova fede moderna, la fede nella ragione non può essere propriamente una fede, necessita di un …

BUON COMPLEANNO PRESIDENTE!

  di Vincenzo Lorè – Responsabile comunicazione Socialismo XXI |     Sandro Pertini. Strenuo difensore dei diritti civili e della Costituzione Passato alla storia come il Presidente più amato dagli italiani. Un uomo che si trovò ad affrontare i sanguinosi colpi di coda del terrorismo, lo scandalo della Loggia massonica P2, l’attentato alla stazione di Bologna, il terremoto in Irpinia. Combattente della Grande Guerra, medaglia d’argento al valor militare, socialista, partigiano, e membro della Costituente, presidente della Camera e figura capace di reinterpretare il ruolo del Capo dello Stato, Sandro Pertini è stato tutto questo, ma anche tanto altro. Pertini è stato soprattutto l’uomo che ha riavvicinato il Paese alle Istituzioni -ESATTAMENTE IL CONTRARIO DEGLI ULTIMI DUE SUOI SUCCESSORI- in un momento di grande crisi istituzionale. Il suo primo discorso fu già un manifesto della sua presidenza: “Svuotate gli arsenali e riempite i granai”: quel discorso racchiude la sintesi del suo fascino. Questo era un linguaggio inusuale con il sapore immaginifico, come quando dice: la nostra Repubblica giusta e incorrotta, forte e appassionata. Tra le sue celebri frasi: Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame. “Ho vissuto a Milano una esperienza che mi ha confermato nell’idea che il nostro popolo è capace delle più grandi cose quando lo anima il soffio della libertà e del socialismo”. “Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi.” Il ricordo di Pertini è sempre vivo nella memoria degli italiani. Il suo esempio di lotta per la libertà e la democrazia deve essere trasmesso ai giovani, che non hanno ben chiaro che cosa stia succedendo oggi in Italia.  Questo momento storico lo avrebbe vissuto male e ci avrebbe indotto a reagire agli attacchi perpetrati verso i principi cardini della democrazia. C’è un continuo alimentare di confusione e si sono persi gli ideali per i quali lui ha combattuto e mancano importanti punti di riferimento politici, manca un PARTITO SOCIALISTA. Al centro del pensiero e dell’impegno di Pertini c’è un’idea forte e irrinunciabile di eguaglianza che ha come sua conseguenza la negazione di ogni privilegio e consorteria. Il Presidente più amato dagli italiani, simbolo per tutti di una nazione possibile e sognata, voleva che l’Italia divenisse una «Repubblica declinata al plurale», dove a prevalere fossero il dialogo sul sopruso, la condivisione sull’egoismo, il bene comune sull’interesse privato. Pertini rappresenta un mondo politico e sociale che non c’è più e al quale tutti guardiamo con un pò di nostalgia, auspicandone il ritorno! “Ma dovete credermi, e ve lo dico senza iattanza, senza presunzione, se vi dico che noi, con il nostro passato, con la nostra vita, sacrificando anche la nostra giovinezza, abbiamo lavorato anche per voi… perché voi possiate essere, come io voglio che siate, sempre degli uomini liberi, degli uomini liberi in piedi, padroni dei vostri pensieri, dei vostri sentimenti, non dei servitori in ginocchio.” – Sandro Pertini. …intanto tutte tutte le istituzioni rappresentative risultano delegittimate AL PUNTO DA RISULTARE IN SERIO PERICOLO…la democrazia ce la stanno sfilando a colpi di fake e false riforme. Alla luce di questo scenario occorre reagire con fermezza! *Custodire documenti e tracce della storia, della nostra storia socialista, non è impegno di retroguardia o mera funzione nostalgica… Conservare e ricercare è l’indispensabile impegno complementare ad una azione culturale e politica che cerchi il senso della propria identità. (V.L.) SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IL “NO” AL REFERENDUM COSTITUZIONALE

  di Vincenzo Lorè – Responsabile comunicazione Socialismo XXI |   La Costituzione dovrà essere fedelmente osservata come legge fondamentale della Repubblica da tutti i cittadini e dagli organi dello Stato. (Tratto dalla Costituzione della Repubblica Italiana). Stiamo vivendo un momento molto delicato per la democrazia italiana. La forma democratica che la Costituzione ha dato all’Italia si trova al centro di un duro attacco. Un attacco che va respinto ricordando le origini della nostra convivenza politica e sociale. L’Italia di oggi è un paese sconfitto. Privato dei suoi principali diritti ed autodeterminazione. Guidato da una classe politica in larga parte esistente per pura auto-perpetuazione (NOMINATI). Dopo tre/quattro Parlamenti eletti con una legge elettorale incostituzionale nel 2006, 2008, 2013 e ci metterei anche il Rosatellum nel 2018. Una sbornia maggioritaria quasi trentennale, che ha moltiplicato artificialmente i partiti, ed ora, credo sia giunto, un necessario momento di verità, cioè sapere chi rappresenta veramente il popolo italiano.  Si ha sempre più la sensazione che l’agenda politico-istituzionale ce la dettino dall’esterno: la finanza internazionale, le agenzie di rating, amministratori delegati di banche d’affari. Non è una novità e non è la prima volta che la JP-Morgan che è una delle banche che ha causato la crisi dei mutui sub-prime del 2007 abbia interferito nelle faccende italiane. Nel 2013 scrisse una lettera in cui invita i paesi dell’area Euro (tra cui l’Italia) a fare delle riforme e a superare le costituzioni anti-fasciste, definendo la Costituzione italiana troppo socialista. La JP-Morgan è una delle banche che è intervenuta a salvare il Monte dei Paschi di Siena dove il PD ha fatto il bello e il cattivo tempo ed ora, chissà perché, quel partito si schiera per la seconda volta per il SI ad un Referendum costituzionale. La volta scorsa, (2016), abbiamo assistito persino ad una incursione dell’ambasciatore americano in Italia che invitava a votare Si al referendum renziano. Non è un caso che Renzi nel 2012 (da Sindaco di Firenze) tenne un incontro (a Palazzo Corsini a Firenze) con Jamie Dimon Amministratore delegato della JP-Morgan e Tony Blair, allora consulente della banca americana. Adesso si può cominciare a capire a FAVORE di chi sono queste “riforme” e chi vuole dettare l’agenda politica-istituzionale in Italia?  Ora ai dem (non solo per mere ragioni opportunistiche) si è aggiunto un nuovo attore “politico”, un nemico interno della democrazia italiana: il Movimento 5 Stelle. Da anni, credo che la pericolosità di questo partito sia sottovalutata dai media e, in generale, dall’opinione pubblica, che anzi sembra apprezzare il suo ruolo di “moralizzatore” della politica tradizionale. In realtà, il M5S, come gli altri partiti populisti, porta al suo interno delle ambiguità che sono in contrasto con quella democrazia liberale che ci permette oggi, grazie prima di tutto al sacrificio di chi ha combattuto per la LIBERTA’ opponendosi alla dittatura nazifascista, di vivere in libertà. Il referendum voluto da questo movimento, è nel suo essere, un’operazione di antipolitica che mira a colpire le articolazioni democratiche, i partiti e il diritto di voto come previsto dall’Art. 48 della Costituzione. Siamo in un momento di crisi non solo politica, ma istituzionale, troppe zone d’ombra, pertanto serve una forte capacità propositiva nell’affermazione dei valori Costituzionali, nella difesa della forma di governo Parlamentare della Repubblica, nella dimostrazione della decisività democratica del principio della rappresentatività politica. Rappresentanza realizzata in funzione della presenza di soggetti politici organizzati (i partiti) capaci di sostenere il ruolo di fulcro del Sistema, ritornardo a fornire il diritto di voto al popolo secondo i dettami costituzionali, in altri termini: la Democrazia italiana! Al Referendum il 20-21 settembre si vota NO.       SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LETTERA DI RINO FORMICA AI GIOVANI SOCIALISTI

Intervento di Rino Formica, letto dal compagno Iannini giovane socialista del “Comitato socialista per il NO” alla manifestazione “La piazza che non ci sta”. Roma, 13 settembre 2020, Piazza SS. Apostoli. “IL 2 giugno del 1946 fu il giorno della Repubblica e della elezione dell’Assemblea Costituente. Io c’ero. Un giovane socialista di 19 anni. I socialisti furono in prima fila per la Repubblica. Lo slogan elettorale era:”Votare prima per la Repubblica e poi per i socialisti.” Vinse la Repubblica ed il Partito socialista fu il primo partito della sinistra italiana. Fu in quel fuoco che si saldo’ l’indissolubile legame tra difesa delle Istituzioni repubblicane, rispetto della Carta costituzionale, e partecipazione di massa alle lotte sociali. Chi oggi dice “I problemi importanti sono economici e sanitari e non quelli istituzionali” utilizza una mezza verità per coprire una impresentabile tendenza reazionaria avversa alla democrazia rappresentativa. Per 70 anni abbiamo vissuto momenti di esperienza democratica e fronteggiato tentativi di restaurazione pre-repubblicana. Ci ha difeso una Carta costituzionale rigida cioè una Carta che prevede procedure attente e meditate per ogni modifica alla Legge delle leggi. Ci siamo difesi con una forte partecipazione popolare e di massa alla vita politica ed è stata costruita una rete di rapporti tra popolo, istituzioni, partiti, sindacati e organizzazioni rappresentative dell’immensa ricchezza del pluralismo culturale e sociale. Ci siamo difesi perché il controllo sul potere era garantito da un costante allargamento delle rappresentanze a tutti i livelli che avveniva secondo i principi generali ed indiscutibili: più si allarga la partecipazione, più si deve allargare la rappresentanza. L’efficienza è doverosa ma la praticabilità del controllo è una necessità. Da anni le nostre istituzioni sono investite da tendenze semplificatrici che denotano forme gravi di rifiuto del pensiero profondo. Le conseguenze della rinuncia alla riflessione è la consegna al Capo, all’uomo della Provvidenza, di ogni decisione. È proprio il contrario di ciò che fa per istinto naturale un ragazzo che leggendo e studiando chiede di appropriarsi del proprio destino. Oggi siamo ad una prova alla quale si è sottoposti ogni volta che finisce un ciclo. Nel ’46 pensammo prima alle istituzioni e poi alle condizioni per il benessere materiale. Oggi come allora il problema è lo stesso. Senza istituzioni democratiche non c’è vita libera. La riduzione dei parlamentari è un primo passo nella direzione nella erosione delle istituzioni democratiche. Il secondo passo sarà quello di creare un bicameralismo perfetto e inutile.Poi si dirà: due Camere uguali sono un lusso. Sopprimiamone una e poi si dirà una Camera con 200 parlamentari fa lo stesso lavoro di quella di 400. Togliamo quella di 400 che costa di più.Poi, con una bella legge elettorale apparentemente proporzionale, ma piena di trabocchetti per ciò che riguarda lo sbarramento all’accesso alla competizione elettorale, con qualche disposizione sulle incompatibilità: il Gioco è fatto.Così una legge ordinaria elettorale distruggerà la Costituzione rigida e travolgerà con la forza di una maggioranza parlamentare artificiale tutti i quorum di garanzia.Un bel ritorno allo Statuto Albertino! Questo voto è importante, ma è ancora più importante ciò che avverrà dopo il 21 settembre. Se vince il NO come qui ci auguriamo, i perdenti ci riprovereranno. Se vince il SI’ bisognerà organizzare la Resistenza Costituzionale. Buon lavoro e arrivederci al 21. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IMMIGRAZIONE, COVID 19 E LA GIOSTRA POLITICA

  di Anna Rito – Coordinatrice Socialismo XXI Basilicata |   In questi giorni, a causa dell’emergenza sanitaria per il Covid 19, il problema dell’immigrazione è risalito al centro del dibattito politico. Matteo Salvini, lo cavalca come rampa di lancio, per riprendersi l’elettorato perduto negli ultimi mesi e Luigi di Maio pensando alla leadership del suo movimento, vorrebbe agire subito con una iniziativa immediata e ferma nei confronti di Tunisi. La Meloni predica blocchi navali (la nostra marina Militare, così come le altre, aprirebbe il fuoco contro i barconi?)  e Conte ha dichiarato che non si può entrare in Italia in modo irregolare soprattutto ora che i migranti rappresentano un pericolo per l’incremento dei contagi, perché molti  sfuggono alla sorveglianza sanitaria. Molta confusione, molti proclami e buoni propositi, ma nessuna iniziativa realmente efficace. Intanto i focolai tra i migranti nelle strutture di accoglienza si moltiplicano. Questo è un tema che meriterebbe maggiore attenzione. Sicuramente paghiamo le conseguenze di una politica che non ha mai preso una posizione veramente seria ed efficace verso questo drammatico problema, lasciandolo così al clamore dei populismi e alle scadenze elettorali, favorendo la destra o l’estrema destra con la loro linea di fermezza, spesso inattuabile. Complice di questi ritardi anche l’Europa che sul tema immigrazione ha lasciato l’Italia sola, mostrando, sempre nei fatti, di ritenerlo, sempre nei fatti, un componente dell’Unione meno uguale di altri (che sarebbero, perciò, “più uguale di altri”), e dunque il luogo adatto per  l’accoglienza indiscriminata. L’UE così come ha raggiunto un accordo per aiutare tutti gli stati membri per la ripresa economica a causa della pandemia, allo stesso modo dovrebbe trattare il tema dell’immigrazione, perché le ondate migratorie incontrollate mettono a rischio i governi e indeboliscono la democrazia e ora anche la salute pubblica. Si possono creare forme di immigrazione legale con politiche serie di inserimento e si possono sconfiggere  i complici di trafficanti di esseri umani anche in casa nostra. Occorrerebbe riproporre il tema della revisione dei regolamenti di Dublino che ancora ci penalizzano. Nel 2018 si aprì una breccia a nostro favore per una più equa ridistribuzione e Salvini insieme al gruppo di Visegrad non firmò la revisione, inducendo al sospetto che il problema dell’immigrazione deve rimanere un tema caldo per procurare consensi.    I tunisini sono migranti economici, il barboncino, subito strumentalizzato, è un chiaro segnale. La Tunisia ha ricevuto il colpo di grazia dal Covid 19, perché aveva già una situazione politica molto instabile e chi può pagarsi il passaggio prova a raggiungere Lampedusa. Sarebbe auspicabile da parte del governo, dare una risposta chiara e iniziare con la Tunisia le trattative per il rimpatrio, visto che vi è già un accordo in tal senso e 6,5 milioni di aiuti già concordati. Occorre agire con chiarezza e strategie adeguate e non proclami, perché la crisi tunisina è difficile che passi in fretta e potrebbe di conseguenza, aprire la via a nuove migrazioni. Ancora più complicata la situazione libica perché è il risultato di politiche sbagliate in precedenza e della nostra debolissima politica estera. Oggi dobbiamo chiedere aiuto ai turchi di Erdogan, per esercitare pressioni sui libici di Serraj che a loro tutto devono e magari anche per evacuare i campi di prigionia e di tortura che sappiamo esistono in Libia. Forse è l’unica via percorribile ma anche qui ci vuole chiarezza e un concorde disegno europeo, perché l’uomo che guida la Turchia è un sincero antidemocratico e ha mire facilmente intuibili, visto che è tornato ad essere influente dove la Turchia lo era fino al primo decennio del secolo scorso. L’Unione europea non può illudersi che al suo interno si giochino i ruoli della vecchia e nota politica di potenza senza che quel gioco la indebolisca fatalmente nella politica estera. O l’Europa è l’Europa in ogni metro dei suoi confini o la progressiva perdita di importanza  nei suoi più grandi giochi di potenza la ridurrà fatalmente ad un ruolo subalterno.       SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

UN MONDO NUOVO, NUOVO SOCIALISMO

  di Massimo Peruzzi – Socialismo XXI Lazio |   E’ vero il mondo sta cambiando, le idee sono nuove di stampo innovativo, gli uomini sono diversi, o almeno il loro carattere, indole ed orgoglio lo è, le donne no , sono veramente nuove, diverse, più attinenti a questo tipo di società ma non forse la loro natura che per esserlo, toglie loro qualcosa, appesantendone gli oneri ed impegni legati ad una tradizione secolare che le canonizzavano prigioniere di un ambito. La corsa che i nuovi politici, o meglio politicanti di questi anni, si è ridotta al raggiungimento del benessere personale ed egoisticamente circoscritto e lo è anche per Magistrati, Avvocati, Commercialisti, Dirigenti, Funzionari Statali, e quant’altri di vario ordine e genere sempre Istituzionali che determinano una emorragia delle risorse Pubbliche a fondo perduto mentre quanto eluso, evaso, sottratto da Imprenditori, Artigiani e Commercianti, sono furto alle risorse statali, fisco e collettività. In definitiva per sommi capi stiamo trattando della stessa materia ed effetti, solo che da una parte è lo stesso Stato che dà una mano ad effettuarlo nell’altra, ce le mette tutte e due per riprendersi il “sottratto”! E tutto questo riporta un vecchio come me ad una riflessione al limite troppo soggettivamente motivata, la mancanza decennale, trentennale di Socialismo, mentre prima ci si sforzava di sostenere chi rimaneva indietro, oggi ci si preoccupa di consolidare il divario creatosi tra i ceti. La “Sinistra” si è nebulizzata, il “Centro” dopo la sparizione della DC, si è così impoverito di spessore e contenuti, tanto da sublimarsi in una forma democratica di “capitalismo attuariale” sì da escludere l’organizzazione dei piccoli, favorendo la industrializzazione della vendita commerciale dei prodotti, di qualsiasi natura da parte dei “Grandi”. Il piccolo non è più persona ma solamente un numero e tale vale, se pochi, nulla, se tanti, linfa per il sistema finanziario. Ed allora si che c’è assolutamente bisogno di Socialismo, ma non quello che serve a tre o quattro neo aspiranti alla vita “politica”, che mostrando la falce ed il martello cercano di suscitare nei tanti nostalgici Nenniani, Lombardiani, Pertiniani e Craxiani antiche emozioni per ridare vita ad un sistema che non c’è più e mai si potrebbe ripetere, ma un Socialismo rivisto, aggiornato nei suoi progetti attuativi, nei suoi programmi evolutivi dove fulcro deve essere rappresentato dai giovani, dal loro nuovo modo di vivere, dalle loro aspirazioni e dalla loro entità e capacità progettuale per ricostituire una forma di società fondata e basata sul recupero del valore umano e su quello del “collettivo”. Socialismo XXI si è mosso a questo recupero del “numero” socialista, sulla elaborazione di un piano cui tutti sentano il dovere di partecipare per far si che il treno riparti, ma da Genova in poi, con una unica, condivisa e definita meta, si da rendere al Paese ciò che gli manca e spetta, ai vari Craxi, Nenni, Lombardi, Pertini per citare i più recenti, il giusto obolo di riconoscenza e gratificazione, fuori da schemi prefissati. Si sento il bisogno di dirlo…. Avanti compagni, Budda sacro siamo nei pressi del traguardo.   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

TANGENTOPOLI: COLPO DI STATO O ALTRO?

di Christian Vannozzi | Si è parlato tanto e si continua a parlare di Tangentopoli, e del pool giudiziario che l’ha creata, nato per fare pulizia e sgominare l’anno problema della tangenti, movimento che ha dato senza dubbio nuovo vigore alla popolazione che si è sentita difesa contro i poteri forti e garantita sul fatto che la legge sia uguale per tutti e non siano solo loro a subirla. Paolo Franchi, con il suo saggio Il tramonto dell’avvenire, del 2019, esamina la storia tormentata della Sinistra italiana, una Sinistra che poteva contare sul più grande partito comunista dell’Occidente, che però non è mai riuscito a Governare il Paese, neanche dopo il crollo della Prima Repubblica e il passaggio, compiuto da Achille Occhetto e da Massimo D’Alema dal PCI al PDS, ovvero dal comunismo leninista a una sorta di socialdemocrazia, come indicava appunto il nome, non più Partito Comunista ma Partito Democratico della Sinistra, ovvero un partito democratico e progressista, come lo era stato il PSI, partito politico che si stava dissolvendo e di cui forse Occhetto e D’Alema volevano prendere il posto, riunendo così la parte massimalista dei socialisti italiani con la parte moderata dell’ormai ex partito comunista, formando probabilmente un grande contenitore socialdemocratico come già esistevano in Germania e Francia. Uno dei passi più importanti del PDS fu appunto l’ingresso nell’Internazionale Socialista, con la raccomandazione proprio di Bettino Craxi, che garantì per il nuovo partito guidato da Occhetto. Nello stesso periodo storico però la magistratura si stava muovendo contro i partiti governativi tradizionali, DC, PSI, PLI, PSDI e PRI, ovvero quelle formazioni politiche che essendo state al Governo potevano contare su più collusioni e concussioni, con una particolare e forse morbosa ossessione verso Bettino Craxi, il leader del PSI, un’ossessione, da parte del pool, continuata anche dopo la morte dello statista italiano, a cui vennero imputati tutti i mali che stavano avvolgendo l’Italia, e ancora oggi, da parte di alcune formazioni politiche, si sente dire che la situazione debitoria fuori controllo del nostro Paese fu colpa della politica e dei soldi, nascosti, da Craxi. Non mi pronuncerò sulle accuse, cosa su cui non sono preparato, non disponendo delle fonti per ricostruire la vicenda giudiziaria, se non quelle che si possono trovare in rete dai giornali e dai video del processo. Quello che tutti gli italiani dovrebbero sapere è però che il vecchio segretario socialista non ha mai legato la natura illecita dei fondi, ciò nonostante venne considerato il male assoluto e costretto all’esilio in Tunisia, dove agli italiani è stato fatto pensare che stesse villeggiando con i soldi rubati all’Italia, causando la spaventosa crisi degli anni ’90, che abbiamo tutti noi pagato sulla nostra pelle, a dimostrazione di come sia facile mettere nella testa delle persone determinati pensieri facendo leva sulla disperazione che avvolge le fasce sociali medio basse. Tornando al 1992, si può obiettivamente dire che le elezioni del 5 aprile videro l’enorme balzo avanti della Lega di Umberto Bossi, che passò dallo 0,7% a quasi il 19%, riempiendo il parlamento di rappresentanti agguerriti contro le formazioni politiche tradizionali, specialmente DC e PSI, ree di non aver pensato ai ceti produttivi e agli artigiani del Nord, tutte formazioni sociali che vertevano verso l’area democristiana e che passarono nelle file di Umberto Bossi, segnando la fine di un bacino d’utenza enorme per la Democrazia Cristiana e in parte, specialmente a Milano, del PSI. Secondo il saggio di Franchi dopo le elezioni si lavorò a una grande intesa tra PSI, DC e PDS, il promotore fu Claudio Martelli, che voleva unire tutti i progressisti in una formazione parlamentare trasversale che avrebbe unito la sinistra DC ai due partiti socialdemocratici rappresentati dal PDS e dal PSI. Tale accordo avrebbe dovuto far uscire l’Italia dalla crisi economica e contrastato i partiti antisistema come poteva essere considerata la Lega. Come la storia ci ha messo sotto gli occhi l’accordo naturalmente sfumò, specialmente per i grandi attacchi mediatici che sia Occhetto, che D’Alema, vera eminenza grigia del PDS dell’epoca, portarono avanti verso Bettino Craxi. Non si capiscono le ragioni di una tale frattura, perché a quanto apre l’accordo verbale con Martelli c’era, ma forse ormai si poteva intuire che i vecchi partiti si potevano attaccare pesantemente grazie a una magistratura che li stava scardinando dall’interno. Non voglio dare giudizi di merito, ne di opportunismo politico, probabilmente la magistratura stava facendo il proprio dovere e su questo non vale la pena discutere. Di conseguenza il PDS poteva facilmente prendere il Governo da solo, presentandosi come partito nuovo, fuori dai giochi di potere e ormai svincolato dagli orrori del comunismo sovietico, con cui non si riconosceva più, non solo a livello internazionale (cosa peraltro impossibile dato che l’URSS era caduta) ma soprattutto a livello ideologico, cosa che apriva il partito ai lavoratori di sinistra moderati e soprattutto agli artigiani, che, anche se molti politici oggigiorno li hanno dimenticati, sono da sempre il fattore trainante della Repubblica, parliamo di negozi, ristoranti, alberghi, mercati e mercatini, cose e prodotti tipici che hanno reso grande il nostro Paese dal punto di vista turistico e dal punto di vista della produzione, cose che dovrebbero essere tutelate da ogni governante della Penisola. Il crollo dell’accordo, nonostante i saggi e le supposizioni dell’ex socialista Fabrizio Cicchitto, uno dei tanti protagonisti della diaspora socialista verso la nuova formazione politica che creò Berlusconi, Forza Italia, riguardo una magistratura politicizzata al servizio del PDS e ora del PD, lascia molti dubbi, perché sinceramente le cose sono sempre più complesse di quello che si crede e dare la colpa ai giudici o a un singolo partito è sempre la soluzione più semplice, che magari accontenta le menti meno attive, e sono il risultato di una politica bassa, e da bar, che è degna solo di esponenti politici piccoli. Se colpo di stato ci fu non possiamo quindi dirlo, quello che però possiamo dire, senza timore di sbagliare, sono due cose, ovvero che la Seconda Repubblica non è stata in grado di risolvere i problemi causati …

VERSO GENOVA

di Massimo Peruzzi – Socialismo XXI Lazio | Ho letto e riletto in questi ultimi tempi di socialisti che si lamentano ”di come stavamo”, di quando c’era Craxi, di quanta ed eccelsa, la figura di Turati, di come sia amato Pertini Presidente e Partigiano e via dicendo. Ma nessuno, nessuno che fa una riflessione sul perché ha avuto vita e progredita la Lega e non meravigliarsi; di come abbia potuto in pochi anni una accolita di esaminandi della maturità parlamentare sorgere, progredire, diffondersi e raggiungere le poltrone del Governo, senza andare a cercarne i motivi e le cause; di come si sia progressivamente, avvenuta e procrastinata la disgregazione del PD e non averne colta l’occasione di accelerarne il decorso; ritrovarsi a cedere ad un fuoriuscito da quel partito, la possibilità di dare vita in Senato ad un qualcosa che Socialista non era, non è e non sarà mai. Nessuno che abbia dato adito ad un mea culpa generale, per l’ignominiosa percentuale politica raggiunta, o meglio fatta raggiungere, al depauperato Psi, di numero, valori e contenuti.  Il Psi, avrebbe dovuto tracciare un diverso percorso politico nel Paese, avrebbe dovuto con umiltà ricomporre le proprie fila sguarnite di tesserati, idee, e programmi ed assumere un ferreo impegno, ricollocarsi accanto ai cittadini senza più fiducia nelle istituzioni e dargli la speranza e lo spunto per riacquisire dignità politica e sociale. Ma questo doveva avvenire dopo aver ricomposto i pezzi del Psi, smembrato da quanti intrisi di convinzioni inappropriate, si sono accinti, negli anni, a perseguire qualcosa che al suo popolo, al proletariato, non era affatto destinato, anzi. E mentre i vari falsi profeti di nuovi socialisti e pseudo socialisti si davano da fare per cercare di togliere al Psi un numero di socialisti, per dare vita ad espressioni lamentose di ricerche di spazi che servivano solo a loro, lo, ormai sparuto drappello socialista, scemava sempre di più. E chi, in Socialismo XXI ce ne sono molti, respira socialista e ne ha masticato nel tempo quando si era orgogliosi nel dichiararlo e dimostrarlo, si è inchiodato nella mente un’idea fissa, quella di riunire tutte le “espressioni” che dal Socialismo sono fuoriuscite e ricostituire un solo pensiero, una sola voce, un solo socialismo che non si abbina ad altri aggettivi perché Socialismo è un sostantivo che si identifica, si esprime e ha un solo significato, essere accanto, vicino, a sostegno del popolo e non a suo scapito ed insieme ad altri che non hanno mire arriviste, perché negli anni lo hanno professato con più o meno merito e dal profondo del loro intimo si sono dedicati a riunire, rivisitare e produrne, insieme alla esperienza di molti altri convinti di farlo, un Psi che abbia una sua esatta dimensione e consapevolezza delle esigenze dei settori lavorativi e di come la improvvisa evoluzione tecnologica, abbia reso sempre più palesemente fragile il sistema Governativo da sempre configurato con sistemi e metodi di altri tempi. E la fragilità dell’ intero “Sistema” si è evidenziata con lo scoppio della pandemia derivata dal Covid 19 che impone previsione e progetti per arginarne, nell’immediato futuro, le disastrose conseguenze. Socialismo XXI questo si è prefisso, riunire le varie modalità di pensare Socialista, raccoglierle intorno ad un “Tavolo di Concertazione” e sublimarle con un unico denominatore tale da riconfermarne la validità di pensiero comune e di raggiungimento di un unico obiettivo, ridare al nostro Paese il PSI che merita. Avanti compagni, Genova è il nostro comune obiettivo!            SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

RIAPERTURE SCUOLE: PERCHE’ SIAMO GLI ULTIMI A RIAPRIRE?

di Christian Vannozzi | Uno dei nodi centrali da sciogliere per la coalizione di Governo è la riapertura scuole, in quanto ancora sussistono delle criticità e come se ciò non bastasse i partiti dell’opposizione non risparmiano critiche verso un ministro ritenuto non all’altezza della situazione e la scelta di riaprire, in pratica per ultimi in Europa, le aule agli alunni. La didattica a distanza ha sicuramente permesso di portare avanti i programmi e di mantenere, per così dire allenati, gli alunni, senza però scordare la dispersione di chi non ha potuto, per varie problematiche, prendere parte alla dad (acronimo di didattica a distanza) e chi invece ha fatto il ‘furbetto’ giocando a pieno titolo la carta della promozione facile un po’ troppo decantata dal Governo. Il viceministro dell’istruzione, Anna Ascani ha comunque dichiarato che la prossima settimana usciranno le linee guida per la riapertura che verranno concordate con le Regioni: “La settimana prossima usciranno le linee guida che concorderemo con le Regioni, le stiamo scrivendo insieme agli enti locali, abbiamo fatto una ricognizione incontrando una per una tutte le regioni d’Italia. Insieme a loro abbiamo fatto un quadro delle criticità nel mantenimento della cosiddetta distanza di sicurezza all’interno delle aule”. La nota dolente arriva purtroppo dalle aule, che come ben si sa in Italia rappresentano una forte criticità, nonostante le dichiarazioni del viceministro: “Non siamo messi male, però ci sono delle criticità soprattutto nelle scuole superiori dei centri un po’ più grandi, quindi lì abbiamo chiesto a Comuni e Province di fare una ricognizione degli spazi per individuare scuole che magari sono state chiuse nel tempo o altri spazi che sono adattabili alla didattica. Entro la fine di questo mese arriveranno le risorse a Comuni e Province per l’edilizia leggera e quindi finalmente si potranno cominciare a vedere i lavori che partono perché a settembre si torna tutti in classe in presenza e in sicurezza”. Riapertura sicura quindi, manca solo da verificare quali saranno i dettagli per poter garantire la distanza di sicurezza, trovando quindi l’accordo tra i due maggiori partiti della colazioni, ovvero il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico, che detengono la guida del Ministero dell’Istruzione, uno dei più criticati dalle forze dell’opposizione, ma anche da alcuni esponenti che sono all’interno della maggioranza di Governo e che hanno una linea totalmente differente sulla scuola, a iniziare dal reclutamento dei nuovi docenti. Iniziare con un corpo insegnati incompleto o che non conosce la scuola potrebbe infatti essere arduo, e di questo ne sono pienamente consapevoli i dirigenti scolastici, i quali auspicavano una riconferma delle forze avute in campo in quest’anno scolastico, in modo da poter garantire una sorta di continuità agli alunni e una conoscenza delle varie piattaforma informatiche scese in campo per supplire la didattica in presenza. Parliamo dei vari Zoom, WeSchool, Gsuite, Edmodo e Office 365, tutti validissimi programmi, facili da utilizzare, che hanno però bisogno di un minimo di conoscenza che non si impara solo con il semplice utilizzo. Su questo nodo verte la dialettica all’interno del Partito Democratico e trova spazio l’opposizione, più agguerrita che mai sul tema scuola e sull’immigrazione, come ha avuto modo di esplicitare Daniele Capezzone ospite a Quarta Repubblica il 22 giugno scorso, dove non ha mancato di polemizzare con la senatrice Fedeli sui temi scolastici e su presunti privilegi di cui hanno potuto godere i vari insegnanti delle scuole pubbliche in luogo di quelli delle scuole private che sono rimasti senza stipendio. Il problema dei lavoratori delle scuole private merita infatti grande attenzione, perché certamente non è giusta una disparità così grande in un settore che è comunque pubblico, anche se gestito da privati. (L’intervista al viceministro Ascani è riportata dalla testata giornalistica). SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it