CONFERENZA PROGRAMMATICA RIMINI. DOCUMENTI APPROVATI IL 9 FEBBRAIO 2019

Proposte: 1) Europa 2) Costituzione, assetti istituzionali e leggi elettorali 3) Economia e lavoro 4) Fisco e redistribuzione della ricchezza 5) Legislazione del lavoro 6) Questione meridionale 7) Sanità, diritto alla salute 8) Infrastrutture 9) Ambiente e Migrazione 10) Scuola, Università e Ricerca 11) Energia N.B. Al fine di rendere più comprensibile la lettura delle singole schede tematiche, a volte si ripetono, in maniera sintetica, alcune proposte, utili a comprendere l’orientamento politico di riferimento, anche senza essere costretti ad esaminare tutti gli elaborati. EUROPA ASPETTI ISTITUZIONALI Si propone il modello di una federazione di stati dotata di una moneta unica l’Euro. I Paesi non appartenenti alla unione monetaria, dovrebbero partecipare al mercato comune, perdendo tutti i diritti di decisione che rimarrebbero in capo ai Paesi aderenti all’unione monetaria. Conseguentemente si propone la ridefinizione dei trattati e degli assetti Istituzionali attuali rendendoli coerenti al disegno dell’Europa federale… COSTITUZIONE, ASSETTI ISTITUZIONALI E LEGGI ELETTORALI Con la vittoria del NO al referendum costituzionale è finita la fase della difesa della Costituzione, deve iniziare con forza, decisione e coerenza quella importante dell’attuazione della Costituzione… ECONOMIA E LAVORO Impostazione del lavoro Il documento che segue viene redatto in due tempi separati: la contingenza del momento attuale e i prevedibili sviluppi nell’arco del presente secolo. Situazione attuale Le cause della recessione vanno ragionevolmente individuate: FISCO E DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA Per parlare di Fisco e redistribuzione della ricchezza occorre partire da un dato obiettivo: La disuguaglianza esistente tra i più ricchi ed i più poveri Indice di GINI 2016 (l’indice 0 rappresenta la perfetta eguaglianza mentre l’indice 1 rappresenta la massima disuguaglianza)… LEGISLAZIONE DEL LAVORO Occorre evitare una eccessiva insistenza al ricorso legislativo, tipica di molti giuslavoristi, per normare materie invece piu’ proprie del rapporto di lavoro e percio’ delle relazioni contrattuali tra le parti… QUESTIONE MERIDIONALE Riteniamo che il Mezzogiorno debba rappresentare un’opportunità per tutta l’Italia, per sviluppare tutto il sistema Paese, nel quadro di un’economia nazionale europea e mediterranea… SANITA’ E DIRITTO ALLA SALUTE Salvaguardia della salute dei poveri e meno abbienti Lo stato di salute della salute italiana. Venti anni di aziendalizzazione hanno trasformato il malato in cliente. Così da Servizio è assurto a Sistema, una macrostruttura amministrativa, politica, finanziaria, che ha perso la sua connotazione originaria. INFRASTRUTTURE Tutela del territorio Relativamente ai problemi che sono connessi all’uso ed alla difesa del suolo, complicati in questi ultimi anni da repentini cambiamenti climatici sempre più estremi, si ritiene indispensabile… AMBIENTE E MIGRAZIONI L’ambiente terrestre degrada e crea pericoli per la salute e per la qualità della vita. Si impone l’esigenza di incisive politiche adeguate e di comportamenti singoli e collettivi che ne abbiano consapevolezza e siano efficaci per avversare, ridurre e, dove possibile, eliminare i pericoli… SCUOLA, UNIVERSITA’ E RICERCA La scuola è, ancora una volta, l’avamposto anticipatore del cambiamento e al tempo stesso garante dei valori di solidarietà, accoglienza e crescita culturale.Per questa ragione, un paese civile si valuta da quanto investe nelle risorse culturali e formative dei cittadini… ENERGIA Intesa come prioritaria la Questione Energetica riassume una serie di problematiche di stretta attualità… SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ENERGIA

ENERGIA   Intesa come prioritaria la Questione Energetica riassume una serie di problematiche di stretta attualità. Premessa Se negli anni cinquanta, la ricerca disperata di Enrico Mattei verso nuovi approvvigionamenti lo portò fino in Russia aprendo gli scenari geopolitici che poi si consolidarono negli anno successivi, anche in Italia la spinta alla ricerca dei fossili ha creato sussulti anche politici, basti pensare al Governo di Milazzo, alla lotta di fazioni democristiane chi per favorire Mattei chi per installare, come poi avvenne in Sicilia, Gulf Oil e British Petroleum ossia le maggiori compagnie del Cartello anglo-americano. Il dopo-Mattei gestito da Cefis fu abilmente controllato dal PSI finchè Craxì non impose Mazzanti alla presidenza ENI. Il prof. Giorgio Mazzanti, persona illuminata e socialista fervido, fu al centro di uno scandalo, l’ENI-Petromin, in cui fu agnello sacrificale. Da allora ai socialisti fu assegnata l’etichetta di usurpatori per fini opachi del Settore Energia. Oggi gli scacchieri geopolitici, quello artico, dove l’ENI gioca una partita importante con il gigante Goliat, superpiattaforma e vanto italiano; quello mediorientale che, dopo aver creato la guerra siriana a causa dell’Oleodotto Islamico che doveva trasferire il gas del maxigiacimento quatarino North Dome/South Pars, vede una guerra pseudo religiosa e invece dominata dagli interessi petroliferi di trasferimento, da un lato l’Oleodotto Sciita, con il fronte Qatar-Iran-Russia-Turchia e dall’altro l’Oledotto Islamico con gli Emirati Arabai-USA-Europa. Il danno italiano che si sta profilando è tutto nello scenario mediterraneo dove la questione migranti sottointende quella energetica, con la costruzione di Poseidon, alla cui partecipazione l’Italia concorre con l’IGI, consociata Montedison, come ha voluto nel 2017 il Ministro Calenda. Il Poseidon con i suoi 1900 km di tubature mediterranee che sfioreranno le coste cipriote, turche, greche e sfocierà a Otranto, verserà gas & oil provenienti dai mega giacimenti Zohr, egiziano scoperto dall’ENI, circa 15 mld di m3, Aphrodite, Tamar e Leviathan di pertinenza israeliana, con copertura USA. Una nuova Melendugno, dopo la TAP, si approssima e il tutto avviene, guarda caso, nelle acque del Mar Nostrum che diventerà Mar Mostrum, scenario di lutti e morti dei migranti in un fango di petrolio.   Ed infine lo scacchiere eurasiatico, dove Putin sta cingendo con una morsa (North Stream e TANAP) l’Europa , costringendola a patti inverecondi cui si sono ribellati i Paesi di Visĕgrad. Scacchiere che vede coinvolta l’Italia, per la presenza di imprenditori, politici e quanti altri hanno allungato la filiera produttiva, portando i prezzi alle stelle, malgrado la riduzione costante del barile fino al minimo storico di 26 $/barile nel gennaio 2016. Noi proponiamo una nuova concezione di Energia che deve diventare alternativa per liberarci dall’ossessione petrolio, fonte di arricchimento, accaparramento e morti per inquinamento. Una nuova politica estera, visto che in Italia la fa l’ENI e non il Governo, una nuova concezione di Energia Sostenibile verso le rinnovabili gestendo la transizione con Energie Compatibili. Spenderecirca 100 miliardi di euro/ l’anno per il fabbisogno energetico è giustificazione idonea per dare al nostro Movimento un asset politico e programmatico di larghissimo spessore. Non cogliere questo argomento sarebbe esiziale per il Paese, espressione di miopia politica e perdere un’occasione vincente per dimostrare quanto ai socialisti stia a cuore la preservazione dell’Ambiente modulata con la crescita economica e la salvaguardia occupazionale. Fabbisogno Energetico Malgrado la fase attuale sia post-fordista, con ridotta potenziale di produzione industriale, la principale risorsa di reddito, non finanziaria, è legata al terziario avanzato che obbliga la società a grandi spostamenti di merci materiali e immateriali. Dunque il trasporto rende ragione della necessità di grandi investimenti europei come ipotizzati da Karel Van Mierte con i Corridoi Europei, per lo più legati al trasporto su ferro, da cui poi discende la TAV. Lo spostamento su gomma rende ragione di un grande assorbimento di carburante di cui l’Italia dispone sono per importazione. Soltanto il 7% del carburante utilizzato è estratto e lavorato in Italia. Detta dipendenza, nota sin dai tempi di Mattei, ci porta ad una spesa corrente che varia a seconda delle contingenze di crisi ma che si aggira su una forbice che va dai 35 ai 50 mld/anno. Vedi Fig. 1. Spesa legata all’Inquinamento da Fossili Da circa 35 anni assistiamo impotenti alla devastazione dell’aria che respiriamo nelle nostre città, specie le piccole, che presentano una minore offerta di TPL (Trasporto Pubblico Locale). 8 milioni nel mondo! Tanti i decessi, ogni anno, per i cambiamenti climatici. E sono stimati per difetto. A cosa attribuire infatti l’aumento della morbosità della malaria per effetto dello spostamento negli emisferi subtropicali dell’Anopheles? Come dimostrare che aumenta la mortalità degli anziani per gli effetti dovuti all’estremizzazione del clima? Estremizzazione non tropicalizzazione come i media erroneamente affermano. Come spiegare che la mortalità italiana per Ca polmonare, oggi attestata a circa 90 casi ogni 100 mila abitanti, mentre nel primo dopoguerra (1951), era di soli 7 casi /100 mila? Sono e saranno sempre di più queste le conseguenze della vita basata sul petrolio? Inquinamento e cambiamenti climatici stanno modificando la geofisica planetaria e ci costano un’enormità in termini di malattie e dissesto territoriale. Se la dominante del XX secolo è stata la dipendenza dai derivati del petrolio, impiegati in ogni attività umana da quelle industriali alle domestiche e quotidiane, nel XXI il teorema post-capitalistico è un altro: maggiori sono i consumi, maggiore è la potenza contrattuale. Così l’oro nero ridisegna i confini della geopolitica, diventa sempre più foriero di guerre, malattie da inquinamento, causa di forti sperequazioni, generatore da una parte di grandissime ricchezze, dall’altra di sconfinate povertà. Circa la spesa corrente per i danni da inquinamento (diagnosi, cure, riabilitazione, giorni di lavoro perduti, riabilitazione etc), siamo assestati su circa 5 mld di euro l’anno che derivano dal Capitolo di Spesa del Sistema Sanitario nazionale. Prospettive sulle rinnovabili Le prospettive sono ancora carenti, abbiamo a malapena raggiunto un 15% di rinnovabili vere, includendo però nel computo anche le fonti naturali come idro-elettrico e geotermico che utilizziamo da sempre. Un percorso lontanissimo se si pensa che solo lo 0,2 % del parco auto di 40 milioni di vetture sono elettriche o …

SCUOLA, UNIVERSITA’ E RICERCA

SCUOLA, UNIVERSITA’ E RICERCA   La scuola è, ancora una volta, l’avamposto anticipatore del cambiamento e al tempo stesso garante dei valori di solidarietà, accoglienza e crescita culturale. Per questa ragione, un paese civile si valuta da quanto investe nelle risorse culturali e formative dei cittadini. Le risorse economiche destinate alla scuola dovrebbero essere una parte consistente del bilancio dello Stato e certamente non possono essere delegate agli apparati regionali, aprendo la strada a ulteriori dislivelli nelle diverse zone del Paese. Il processo di regionalizzazione del sistema scolastico, già di fatto avviato con la richiesta formale presentata dalla regione Veneto e supportata dall’art. 117 della Costituzione (dopo la Riforma del 2001) rischia di inasprire le disuguaglianze declinando la qualità dell’istruzione secondo criteri economici e territoriali. La formazione continua, necessaria ai diversi ruoli, va garantita a tutti gli operatori del sistema scolastico, affinché possano, attraverso un sistema di aggiornamento “reale” delle competenze relazionarsi con i giovani, con le innovazioni tecnologiche e didattiche, limitando le pressioni e il disagio che attualmente pesano tanto sui docenti quanto su studenti e famiglie. Numerosi studi sullo Stress Lavoro Correlato e sul fenomeno del burn-out pongono l’attenzione sulla necessità di alleggerire la pressione psicosociale che grava sugli operatori della scuola e che produce effetti negativi non solo sulla salute, ma anche sulla performance e sui risultati. È necessario mettere mano a nuovi modelli di reclutamento del personale della scuola creando un meccanismo di osmosi che consenta il passaggio dalla scuola ad altri settori della Pubblica Amministrazione. La scuola non può e non deve essere un monolite impenetrabile. Quella della scuola è una autonomia funzionale di educazione, formazione e istruzione in relazione alle esigenze dei cittadini. Essa si esprime attraverso la capacità di progettare e realizzare interventi educativi sempre più efficaci al raggiungimento del successo formativo, ma soprattutto dello sviluppo e della crescita della persona umana, di cittadini consapevoli e partecipi. L’apertura al territorio, non solo formale, ma reale attuata attraverso attività realizzate negli edifici scolastici al di fuori dell’orario di lezioni, romperebbe definitivamente le barriere che separano il mondo reale da quello teorico. In questa ottica, la necessaria ristrutturazione degli edifici, finora effettuata in regime di urgenza, dovrebbe tener conto anche delle esigenze del territorio, dei quartieri e delle comunità che nella scuola troverebbero un punto di riferimento culturale e formativo irrinunciabile. Sintesi degli argomenti Regionalizzazione Formazione del personale Modalità di reclutamento del personale Apertura al territorio Sintesi degli obiettivi Unitarietà del sistema scolastico nazionale Favorire lo sviluppo di competenze amministrative e relazionali Tirocinio Ente di formazione pubblico per tutti gli operatori della pubblica Amministrazione (turn-over) Pianificazione e programmazione del reclutamento negli organici Apertura degli edifici al territorio Ristrutturazione e adeguamento degli edifici Osservazioni aggiuntive Si deve riconoscere che il governo gialloverde almeno un merito ce l’ha: quello di avere fatto uscire da un equivoco pluridecennale laquestione del finanziamento alle scuole private o – come ormai da molti anni siamo costretti a dire per merito di precedenti governi dicentrosinistra – paritarie. Un autorevole rappresentante del Governo ha affermato che si dovrebbe procedere ad una revisione dell’articolo 33 della Costituzione, il quale, dopo avere affermato che «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione», precisa tuttavia – è il caso di ricordarlo – che ciò deve avvenire «senza oneri per lo Stato». La questione consiste nell’aver chiarito che i finanziamenti pubblici alle scuole private o si devono dare o non si devono dare, uscendo una volta per tutte dall’italico vezzo per cui perfino sugli articoli della Costituzione si è sempre tentati dal “sì, però…”. In effetti, per decenni la gerarchia cattolica e i suoi alleati – peraltro molto trasversali – all’interno del mondo politico si sono esercitati nelle più bizzarre interpretazioni del contestato comma dell’art. 33 Cost. Citiamone due fra le più fantasiose. Primo: con una lettura capziosamente letterale del testo, si è sostenuto da parte di qualcuno che il «senza oneri per lo Stato» si riferisse solo all’istituzione e non già al funzionamento delle scuole. In altri termini, mi faccio la mia scuola ma poi mi aspetto che lo Stato contribuisca al suo mantenimento: al lettore la valutazione circa la sensatezza di tale ermeneutica costituzionale. Secondo: soprattutto dopo la riforma del Titolo V, con la quale si precisava che «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato», i liberi arrampicatori sugli specchi hanno potuto argomentare che i finanziamenti pubblici non potevano essere erogati direttamente dallo Stato centrale, ma Regioni ed Enti Locali rimanevano liberi – in quanto articolazioni della Repubblica – di provvedere in merito secondo le proprie autonome decisioni. Ancora una volta, non è difficile cogliere la forzatura di una simile lettura. Eppure – come si sa – è esattamente questa la strada che diversi governi regionali ed amministrazioni comunali hanno intrapreso, con un evidente tradimento dello spirito della nostra Carta fondamentale; e in questo caso il quadro politico si è diviso fra l’entusiasmo della destra e l’acquiescente imbarazzo del centrosinistra, perennemente sotto il ricatto dei partitini a vocazione clericale. Proponendo una modifica costituzionale, l’intervento dell’autorevole rappresentante del Governo, ha operato una duplice chiarificazione. In primo luogo, infatti, l’esigenza dichiarata di tale modifica porta ad ammettere implicitamente che – in sua assenza – tutti i finanziamenti pubblici finora erogati agli istituti scolastici paritari sono stati palesemente incostituzionali. In secondo luogo, ci permette di uscire dai formalismi bizantini per entrare nel merito politico delle questioni. Quali sono, dunque, i principali argomenti di merito portati a favore delle scuole paritarie? Esiste intanto un diffuso pregiudizio a favore del privato e ostile al pubblico, secondo il quale il primo sarebbe per definizione migliore e più efficiente del secondo, sempre e in ogni settore: si tratti di industria automobilistica, di reti ferroviarie, di erogazione dell’acqua, di sanità o – appunto – di scuola. Senza discutere in questa sede sulla fragilità generale di tale pregiudizio, può essere interessante provare a smontarlo nello specifico dell’istruzione, proprio adottando consapevolmente la logica privatistica e il metro del mercato. In …

AMBIENTE E MIGRAZIONI

AMBIENTE E MIGRAZIONI   L’ambiente terrestre degrada e crea pericoli per la salute e per la qualità della vita. Si impone l’esigenza di incisive politiche adeguate e di comportamenti singoli e collettivi che ne abbiano consapevolezza e siano efficaci per avversare, ridurre e, dove possibile, eliminare i pericoli. Le politiche devono riguardare tutti i livelli politici nazionali e internazionali, amministrativi, le istituzioni scolastiche e scientifiche. I comportamenti devono riguardare le imprese private e pubbliche e i cittadini. E’ necessario che a livello mondiale si rispettino gli impegni assunti nelle ultime conferenze internazionali sull’ambiente, le si amplino e si estendano anche ai Paesi che ancora non sono impegnati. Adeguate politiche fiscali e tariffarie significative aiutano a combattere il degrado. Necessita un patto nazionale per l’ambiente, promosso dal Governo, al quale le organizzazioni imprenditoriali siano chiamate a collaborare con proposte e impegni. Il patto sia ripetuto in tutte le Regioni e Province autonome. Ciò è proposto perché l’Italia è impegnata al rispetto degli accordi internazionali sul clima e gli effetti di tale impegno devono essere tangibili, diffusi, veri. Le politiche dell’ambiente devono mirare ad attenuare sempre più l’incidenza dei residui dei rifiuti di ogni tipo. Sono unite in questo sforzo varie branche del sapere e della ricerca e settori diversi di produzione e utilizzo. In sede tecnica e scientifica appropriata devono essere elaborati e proposti per l’esecuzione piani settoriali e integrati. E’ nota l’intersezione esistente tra vari argomenti: uso dei combustibili, smaltimento dei residui incombusti, produzione di energia con metodi meno inquinanti, riciclaggi, recupero delle plastiche, disinquinamento di acque dolci, e così via. In sede europea occorre stabilire un calendario di scadenze per l’implemento delle realizzazioni pro-ambiente, gestibili – secondo le competenze – dai Governi nazionali, regionali, comunali, i cui investimenti siano fuori dei limiti di indebitamento nazionali previsti dagli accordi europei esistenti. Gli investimenti in tale campo sono benèfici sia per la salute e la maggiore pulizia possibile dell’ambiente che per il sistema economico nel suo insieme, trattandosi di spese non correnti. Le variazioni del clima non sono l’unica causa di migrazioni ma producono enormi effetti ambientali con danni quasi sempre irreversibili. L’esasperato sfruttamento dell’ambiente e il suo inquinamento concorrono a variare il clima. Non appare ancora consolidata la consapevolezza dei governanti nel mondo che il pianeta e i suoi abitanti, la fauna, la flora e i mari vivono in una condizione di progressione negativa delle condizioni complessive di vivibilità. E’ interesse dell’Italia e dell’Europa che i paesi di emigrazione vadano aiutati per lo sviluppo, sia quelli nei quali esistono risorse naturali non sfruttate o sfruttate poco o male sia quelli carenti di risorse o impoveriti da varie cause. Le migrazioni provengono da paesi nei quali le povertà sono create o acuite dal cambiamento del clima, a cause degli effetti prodotti sulle condizioni ambientali e, conseguentemente, economiche, sociali, igieniche, sanitarie. Gli effetti inducono alla fuga e alla ricerca di migliori condizioni esistenziali altrove. Le migrazioni provengono da paesi nei quali lo sviluppo economico non esiste e, spesso, i gruppi dirigenti politici sono incapaci a promuoverlo o sono corrotti e si occupano dei loro interessi personali e non di quelli delle loro collettività. Le migrazioni provengono da paesi nei quali sono guerre o guerriglie, prodotte da qualsiasi origine e motivazione – politica, religiosa, militare – con conseguenti fughe che diventano epocali e senza ritorno. Sono note le aree interessate in maggior misura da queste cause migratorie, in Africa, in Asia e in America latina. Questi spostamenti diventano immigrazioni prevalenti verso i paesi europei. L’Europa è in calo demografico generale. Il paese europeo più prolifico non raggiunge il quoziente di natalità minimo necessario per il mantenimento numerico della propria popolazione. Esistono vuoti demografici più o meno rilevanti che – da anni – sono riempiti da immigrazioni senza ordine, casuali, crescenti. Pochi paesi hanno potuto o voluto organizzarsi per una gestione effettiva dell’integrazione, dal campo educativo a quello del lavoro e complessivamente finalizzata ad una pacifica convivenza da cittadini con pieni doveri e diritti, onde conseguire il risultato che ogni cittadino di origine straniera diventi e si senta un cittadino attivo nel nuovo contesto di accoglienza. L’Italia è esposta all’immigrazione per note ragioni geografiche e, negli anni, non ha elaborato una precisa linea di programma e di comportamento sulla materia. L’Italia ha compiuto vari errori, tra i quali la sanatoria generalizzata degli immigrati e l’incapacità di farsi rispettare negli accordi all’interno della Unione europea, solo per indicare in sintesi due aspetti veri, conosciuti e giustamente criticati. L’Italia deve portare l’Unione europea ad accordi diversi dai precedenti, usando con intelligenza tutte le possibilità offerte dall’essere un paese importante non solo perché esposto più di altri. L’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo : “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona” è riferito sia a chi emigra che a chi già risiede.Il diritto alla vita è solidarietà, assistenza, diritto/dovere all’integrazione, all’apprendimento dell’italiano, al rispetto delle leggi, diritto/dovere al lavoro e all’istruzione. Il diritto alla libertà è liberazione dal bisogno per gli italiani e per coloro che desiderano diventarlo; esercizio effettivo della libertà e della protezione per le donne, residenti e immigrate, non sottomesse e nella pienezza della parità nella famiglia e nella società. Il diritto alla sicurezza è per tutti, residenti e immigrati La politica corrente non deve declamare, ma deve rendere effettiva, al massimo livello possibile, la disposizione universale sui diritti, sulle libertà e sulla sicurezza. In particolare sui diritti va combattuto lo sfruttamento della mano d’opera immigrata, in quantità particolare in agricoltura, dove permane in gran parte il caporalato, la non tutela dai pericoli sul lavoro, lo sfruttamento salariale e l’evasione contributiva. In particolare sulle libertà va affermato che le diverse origini etniche o religiose non giustificano in alcun modo condizioni di privazione, di limitazione di libertà per le donne e per i figli in particolare, per le scelte di studio, di modi di vivere, di matrimonio o convivenza, dunque in ogni campo. In particolare sulla sicurezza, la tutela nazionale va garantita con un sistema …

INFRASTRUTTURE

INFRASTRUTTURE   Tutela del territorio Relativamente ai problemi che sono connessi all’uso ed alla difesa del suolo, complicati in questi ultimi anni da repentini cambiamenti climatici sempre più estremi, si ritiene indispensabile che siano rispettati tutti gli accordi internazionali liberamente assunti dagli Stati, tesi a contenere e contrastare le conseguenti dinamiche negative. In questo tempo alcune grandi potenze mondiali eludono o minacciano di eludere gli impegni assunti nella difesa del clima e dell’ambiente con i Trattati internazionali approvati, ad iniziare da quello di Parigi. Si sollecita il Governo ad operare, in cooperazione con le diplomazie degli Stati Europei, perché gli Stati Uniti, la Cina e l’India ritrovino un accordo fondamentale per la salvaguardia del pianeta. Così come la soluzione internazionale è certamente la base sulla quale costruire la necessaria cooperazione per sostanziare la ricerca scientifica e l’impegno operativo mondiale, è altrettanto opportuno che all’interno dei singoli paesi si attuino rigorose politiche per la manutenzione del territorio che non possono attendere tempi lunghi. La libera circolazione di uomini e merci, la protezione paesaggistica, la difesa preventiva della sicurezza delle persone, non sono soltanto impegni necessari per sviluppare crescita economica e turistica locale, ma sono parte congruente dei piani mondiali di equilibrio e difesa della natura. Si manifesta particolare preoccupazione per la crescita esponenziale di fenomeni franosi, smottamenti e crolli che nelle zone montuose e collinari italiane hanno raggiunto livelli critici, dimostrando peraltro una inadeguata legislazione sulle responsabilità dei poteri dello Stato centrale e di quello decentrato sul tema. Infrastrutture urgenti e proposte In riferimento al blocco degli investimenti nei Lavori pubblici che dal 2015, in modo particolare, hanno sacrificato la realizzazione di importanti opere quali il nuovo asse ferroviario ad alta velocità Palermo-Catania, l’asse autostradale Roma-Latina, il completamento dell’asse autostradale Cecina-Civitavecchia, dell’asse autostradale Jonico, di quello Orte-Mestre, del completamento dell’asse ad alta velocità Brescia-Verona-Vicenza-Padova, il completamento del Mo.SE a Venezia, tutte opere che o erano già state appaltate o potevano essere appaltate entro un anno, per un importo complessivo di 30 miliardi. Si esprime il biasimo verso i governi che si sono succeduti motivando il blocco delle attività con l’uso di due distinti strumenti, il nuovo codice degli appalti e il “project review”. Entrambi gli strumenti con la loro carica demagogica sono serviti a demonizzare le “grandi opere” e a giustificare la coperta stretta del finanziamento pubblico, provocato da misure tanto onerose quanto inefficaci per il contrasto all’impoverimento di una rilevante porzione della popolazione italiana. L’abbassamento dei livelli di competitività ha provocato disoccupazione e mancata crescita. Nel settore delle costruzioni, che a pieno regime garantisce una crescita del 12% del PIL ed una occupazione di almeno 800.000 unità testimonia, assieme all’invecchiamento delle infrastrutture esistenti anche quello del Paese, che non è più in grado di rispondere alle esigenze del tempo che viviamo. In questo ambito si è a favore del completamento dei lavori della TAV Torino-Lione, rispettando le leggi (la n° 71 del 2014, la n°1 del 5 gennaio 2017) ed i protocolli europei che sono alla base dei lavori in corso. Si esprime netta contrarietà ai commi della legge finanziaria n.179 e 180, coi quali si costituisce una nuova tasck force , denominata “InvestItalia”, operante alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio dei ministri, che espropria il Parlamento e diversi dicasteri di poteri esecutivi, finanziari, di proposta e di controllo. Si chiede l’abrogazione dei due commi e propone l’istituzione del Comitato per la Programmazione Economica dei Trasporti nella quale consentire alla società intermedia, sindacati e organismi datoriali del lavoro, ordini professionali Università di collaborare alla analisi dei progetti e di concludere con le sue osservazioni l’iter consultivo che già oggi viene svolto. L’abolizione del sistema del project review consentirà la definizione di tempi certi per la canterizzazione delle opere. Si esprime profondo sconcerto perché il Governo che nonostante le sue dichiarazioni non ha ancora provveduto affinché sia annullata la fallace, costosa ed inutile incorporazione dell’Anas nelle ferrovie dello Stato. Si sostiene la necessità di procedere ad una revisione del sistema legislativo che sovrintende al sistema concessionario autostradale, al fine di realizzare un nuovo sistema coinvolgente il territorio, anche per il rispetto dovuto al titolo V°della Costituzione, l’Anas e le attuali società concessionarie, al fine di non disperdere il patrimonio di esperienza e conoscenza tecnica di tutti i lavoratori delle Concessionarie, rivedere il sistema di tariffe al fine di garantire nuove costruzioni, buona manutenzione e gestione degli apparati produttivi. N.B. il documento che segue è la base su cui sono state redatte le note pubblicate precedentemente. Si ritiene utile la pubblicazione per favorire una più ampia riflessione in proposito. Nonostante la grande vitalità e le eccellenti capacità creative individuali ed imprenditoriali l’Italia non è riuscita a saldare le ipoteche contratte nel passato, per sostenere crescita e welfare e sanare endemiche piaghe di illegalità. La questione infrastrutturale italiana è la cartina al tornasole che evidenzia i punti maggiormente critici del sistema italiano: -Debole attuazione di riforme strutturali in materia di finanza pubblica e di welfare; -Pregiudizi ideologici e veti incrociati fra i diversi settori del sistema politico; -Sistema della Politica trasformata, in cinque lustri, in “classe” sociale riottosa al vaglio elettorale; -Aumento delle pastoie burocratiche, anche per il continuo indebolimento del sistema amministrativo dello Stato; -Disfunzioni gestionali di tanta parte degli enti locali che hanno provocato serie difformità territoriali; -Ambiguità ed oscillazioni della politica estera nonostante una diplomazia nazionale molto apprezzata nella rete mondiale; -Penalizzazione evidente delle nuove generazioni conseguente all’accrescimento del debito pubblico che ha ridotto le capacità competitive del made in Italy. Nell’ambito di una crisi che ha assunto contorni caratterizzati da una forte decrescita della quale non si vede la fine; da abbagli continui di possibili boom e di sottovalutazione della situazione reale. La destra moderata tradizionale ha continuato a fare affidamento su vecchie “rendite di posizione”; la sinistra italiana, gravata dalla triplice crisi del 1992: il tracollo della Lira, la slavina di tangentopoli, il collasso cui fu indotta la prima Repubblica, non ha saputo sfuggire, al pari di altri partiti socialisti europei, alla richiesta presentata dai cambiamenti …

SANITA’ E DIRITTO ALLA SALUTE

SANITA’ E DIRITTO ALLA SALUTE   Salvaguardia della salute dei poveri e meno abbienti Lo stato di salute della salute italiana. Venti anni di aziendalizzazione hanno trasformato il malato in cliente. Così da Servizio è assurto a Sistema, una macrostruttura amministrativa, politica, finanziaria, che ha perso la sua connotazione originaria. L’introduzione dell’intramoenia e delle assicurazioni integrative ha determinato la divisione della popolazione in due grandi categorie: i privilegiati che possono pagare ed avere rapidamente i servizi richiesti e i poveri, che devono spesso affrontare lunghe liste d’attesa. Se a questa situazione si aggiunge l’introduzione del pagamento del ticket per farmaci, visite ed interventi diagnostici, si perde il concetto di gratuità, uno dei pilastri dell’istituzione del SSN. Infine, la gestione regionale ha creato grande disparità e discriminazione nei servizi disponibili per i cittadini italiani. In conclusione 14 milioni di italiani non accedono alle cure, 4 mln rinunciano alle cure odontoiatriche, 7 mln pagano visite specialistiche cash and black. I tagli sulla Medicina di base e territoriale hanno distrutto la rete dell’offerta diagnostica e sanitaria nelle periferie nei centri non serviti e soprattutto distanti dal capoluogo. Ne consegue una maggiore difficoltà per i pazienti, specie anziani di recarsi in un centro diagnostico di base e/o terapeutico di base, rapidamente e senza spostamenti sul territorio. Il maggiore affollamento e la creazione di liste d’attesa nasce da questa base. In questo ambito proponiamo l’Assistenza Domiciliare Integrata che possa prendere in carico almeno l’8% dei pazienti dimessi dall’Ospedale, a partire da quelli fragili,garantendo seriamente le dimissioni “protette”. Le strutture intermedie (Ospedali di comunità, Unità territoriali Riabilitative) per chi ha esisti di ictus, fratture femore o non ha patologie acute, che stanno nascendo o dalla riconversione di ex piccoli ospedali dismessi o all’interno delle Residenze protette, sono strutture essenziali per ridare all’Ospedale il ruolo di presidio destinato all’acuzie. Proposta: Raccolta firme per un DDL d’iniziativa popolare per la sostituzione dell’attuale struttura Aziendale Ospedaliera in Enti a configurazione Provinciale e Regionale; riassetto della strutture in senso territoriale e riconfigurazione degli Istituti di Ricerca a carattere Scientifico (IRCCS). Controllo e monitoraggio della Spesa Sanitaria Regionale che rappresenta dal 78 all’86% del PIL regionale. Il riassetto del Titolo V della Costituzione e la devoluzione delle competenze sanitarie agli Enti Locali ha determinato un mancato controllo centrale sulla spesa regionale. Così, se il PIL di ogni Regione viene devoluto alla Sanità in misura irregolare (da un min di 73% ad un max dell’85%), sperequazioni sulle contribuzioni obbligatorie (ticket) obbligano molti pazienti ad un pendolarismo sanitario che poi concorre alla distribuzione incontrollata delle Aziende delle principali città. Va riqualificato il ruolo delle Regioni a statuto speciale che, escluse dai piani di rientro, sono quelle in cui il disavanzo cresce inesorabilmente, fino a sfiorare i 231€/pro capite della Sardegna. Quel che maggiormente preoccupa è la distribuzione regionale della compartecipazione, con una spesa pro capite a gravi difformità regionali quasi sempre a gradiente latitudinali. Ci si cura meglio e si spende meno nelle Province autonome di Bolzano e Trento e Valle d’Aosta, dove la spesa sanitaripro capite è la più alta (rispettivamente 2.232, 2.160 e 2.082€) con un disavanzo che va dai 300 ai 400 €/pro capite. In Campania, Sicilia e Puglia, ove è più alta l’incidenza del ticket pro capite (11.9, 10.8, 10.5% rispettivamente) e più bassa la spesa sanitaria pro capite (Campania 1.662), il livello della prestazione viene giudicato con un basso indice di gradimento da parte dell’utenza, generalmente insoddisfatta. Proposta: elaborare un documento che possa, attraverso la Conferenza Stato-Regioni, obbligare le Regioni a Statuto Speciale ad un indirizzo univoco e portare l’ambito regionale ad un’offerta di salute, paritetica nella qualità e quantità. Monitoraggio della corruzione emergente in sede Ospedaliera che coinvolge un’azienda sanitaria ogni tre con la documentazione di episodi di corruttela negli ultimi 5 anni e che depaupera di circa 6 mld/anno il budget complessivo. Il fenomeno appare a macchia di leopardo, presenta aree di normale e trasparente amministrazione accanto ad aree critiche come Mezzogiorno e Lombardia. È la pubblica opinione che comunque ha un percepito negativo. All’atto delle visite specialistiche private, che sono l’ultimo stadio della fase diagnostica mancata, 10 milioni di cittadini paganti out of pocket non hanno ricevuto regolare fattura. Medesima doglianza riguarda la cura odontoiatrica, alla luce di 7 milioni di pazienti che hanno pagato parcelle in black. Senza trascurare che anche per queste motivazioni, 4 milioni di malati hanno dovuto esimersi dalle cure perché esose. Malgrado i decreti Balduzzi sugli appalti, è in questo settore che si configurono le maggiori aree di opacità amministrativa. Dovremo intervenire sui seguenti settori: Le convenzioni con privati (ambulatori, laboratori), che alla necessaria sussidiarietà, si concretizzano con un mercimonio di favori; I conflitti d’interesse tra pubblico e privato. Un esempio è dato dal facile “spostamento” da una lunga lista d’attesa in struttura pubblica ad una più rapida nel privato. Il comparto farmaceutico offre particolari tentazioni quali rimborsi fasulli, viaggi gratuiti in cambio di ricette, prescrizioni inutili; a tal proposito si stigmatizza la tendenza, approvata dal D. Lgs 124/2017 che consente a Società di capitali privati la distribuzione farmaceutica, con sovvertimento delle regole del mercato. Il comparto delle forniture di derrate, materiale sanitario non inventariabile etc. Il comparto delle grandi attrezzature risente ovviamente di tutte le storture degli acquisti in commessa diretta, licitazione privata, appalti truccati e regalie surrettizie. Documentata manipolazione dei DRG. Per ultimo, esempi recenti indicano quanto sia importante la salvaguardia della salute nei lavoratori a rischio e nelle popolazione inquinate da insediamenti industriali carenti per prevenzione. Riteniamo inammissibile l’impossibilità consolidata di conciliare diritto alla salute e diritto al posto di lavoro. Contraddizione esplosa nel territorio di Taranto con l’ILVA ma fenomeno riprodotto in aree industriali a rischio, quali Brindisi, Monfalcone, La mela (Milazzo), Melilli e Augusta. Ricorso sempre più frequente alla sussidiarietà assicurativa obbliga il paziente a contrarre polizze a favore delle maggiori compagnie. Questa forma surrettizia di privatizzazione va stigmatizzata e sostituita con una proposta di Welfare più adeguata alle necessità sociali e al dettato costituzionale. In luogo del Reddito di Cittadinanza o di Inclusione, …

QUESTIONE MERIDIONALE

QUESTIONE MERIDIONALE   Riteniamo che il Mezzogiorno debba rappresentare un’opportunità per tutta l’Italia, per sviluppare tutto il sistema Paese, nel quadro di un’economia nazionale europea e mediterranea. Il rilancio economico dell’Italia va interpretato nella sua globalità per superare storici squilibri, profondi divari sociali e regionali e combattere la piaga della criminalità, vero ostacolo ad una rinascita economica del paese e del Sud. Per questo riteniamo che il governo e la politica debba mettere al primo posto concretamente la lotta alla criminalità organizzata, garantendo maggiore funzionalità della magistratura e delle forze dell’ordine, e contemporaneamente sostenendo le politiche attive della società civile. Per valorizzare la diversificazione economica, produttiva e culturale bisogna creare nuove uguaglianze, per questo occorre una politica di riequilibrio del divario Nord-Sud, che può essere garantita e realizzata da un nuovo dinamismo del settore pubblico e delle Stato, in grado di rinnovare le politiche economiche e sociali e attivare una programmazione di sviluppo strategico finalizzato all’aumento dell’occupazione, contro l’economia sommersa, il lavoro nero e uno sfruttamento ormai vicino alla schiavitù, senza la tutela di alcun diritto. L’intervento pubblico e le Stato possono creare nuova crescita economica, lavoro e nuove politiche industriali su diversi assi di sviluppo, non lasciando solo al mercato le sorti dell’economia meridionale. Nel merito, si sottolinea: – la necessità di valorizzare delle vocazioni produttive del mezzogiorno, e delle sue grandi risorse oggi inutilizzate, con interventi nel settore turistico, ambientale, agroalimentari e culturale, attraverso il rafforzamento delle infrastrutture e dei servizi. – il potenziamento delle infrastrutture primarie, in particolare per promuovere il trasporto delle merci e delle persone via mare e per ferrovia, riducendo il traffico su gomma. – la necessità di creare nuove opportunità per nuovi investimenti nell’economia verde, sia mediante il rilancio delle energie pulite, vero “petrolio” dell’Italia, sia con la messa in opera di tutti gli interventi di bonifica ambientale. – l’esigenza di promuovere nuove opportunità economiche e occupazionali che possono derivare dalla cura, dal ripristino e dalla messa in sicurezza del territorio, per fronteggiare il dissesto idrogeologico ed ambientale. Al Mezzogiorno occorrono istituzioni efficienti e competenti, in grado di valorizzare le risorse locali, utilizzare al meglio e con appropriatezza quelle nazionali, e di accedere ai fondi sociali europei. Per tutte queste ragioni la proposta di Autonomia regionale di Lombardia, Veneto, ed Emilia, è in netto contrasto con le esigenze del Mezzogiorno e del Paese, poiché non solo toglie al Sud risorse essenziali, ma decreta la fine del principio fondamentale di eguaglianza e di uniformità dei servizi fondamentali a scala nazionale (sanità, casa, istruzione, formazione, ecc). Queste proposte hanno come obiettivo principale il contrasto allo spopolamento del territorio meridionale e la lotta alla povertà, ragione fondamentale del socialismo anche oggi. Per i socialisti italiani il Mezzogiorno è questione centrale. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LEGISLAZIONE DEL LAVORO

LEGISLAZIONE DEL LAVORO   Occorre evitare una eccessiva insistenza al ricorso legislativo, tipica di molti giuslavoristi, per normare materie invece piu’ proprie del rapporto di lavoro e perciò delle relazioni contrattuali tra le parti. Questa pratica, inaugurata dai governi Berlusconi, proseguita con Monti fino a Renzi ed oggi anche con l’attuale Esecutivo giallo-verde, manifesta un atteggiamento tendente ad ignorare il ruolo delle parti sociali (che spesso su queste materie non sono state nemmeno consultate) e dell’autonomia contrattuale che tutti i Ministri socialisti hanno sempre rispettato e valorizzato. Semmai il PSI è sempre stato favorevole ad una legislazione di sostegno delle principali norme sancite dai CCNL e/o degli accordi interconfederali ma non sostitutiva degli stessi. Inoltre occorre particolare attenzione ad evitare di confondere le politiche attive del lavoro (quelle che creano nuova occupazione o reimpiego) con le misure legislative che riguardano più la tutela del lavoratore. Infatti, esiste una ricorrente erronea idea – ad es. – che vede nel restringimento del campo delle “flessibilità” lo strumento che possa meglio difendere i livelli di occupazione, obiettivo che – invece – si realizza con politiche economiche ed industriali espansive e non restrittive, con forti investimenti pubblici e privati, stimolati quest’ultimi da agevolazioni fiscali o misure premiali piuttosto. Si raggiunge, invece, il risultato opposto (vedi le reazioni delle associazioni imprenditoriali al recente decreto voluto dai “grillini”). Si ricorda, a conferma, un dato recentissimo riguardante l’andamento del MdL nel Veneto, regione con il più alto tasso di aumento di produzione ed esportazioni nel 2018 : 37.000 contratti a tempo indeterminato in più rispetto all’anno precedente, 5.400 in meno contratti a termine, con un calo significativo di proroghe e rinnovi di contratti a termine anche grazie agli effetti delle restrizioni decise dal recente decreto “Dignità” varato dal governo gialloverde, ma merito anche degli incentivi varati dal governo Gentiloni per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani sotto i 36 anni. Se il mercato “tira” molti contratti a tempo determinato sono tradotti come definitivi, indipendentemente dai vincoli, tant’è che il 4^ trimestre del 2018 che vede affacciarsi non solo una stagnazione ma – forse – anche una nuova recessione, si registra una caduta dei livelli occupazionali e delle assunzioni sia a tempo indeterminato che a tempo determinato !! Certamente l’eccesso di flessibilità e meglio ancora l’uso, spesso distorto ed incontrollato di molte norme, ha prodotto una situazione di precarizzazione che va ridimensionata e diversamente regolata, anche se – in parte – è già avvenuto con il già citato decreto “Dignità” sul lavoro varato dall’attuale Governo. Riguardo al lavoro interinale, è necessario un intervento finalizzato a rivedere le regole ma dovrebbe essere esclusa la semplice soppressione. Stesso discorso vale per quanto riguarda la normativa riguardante l’art 18, rispetto al quale andrebbe ipotizzata anche l’eventualità di rendere praticabile lo strumento della conciliazione ed arbitrato che renderebbe più spedito l’iter per giungere alla conclusione di una vertenza di ricorso contro un licenziamento considerato illegittimo e valorizzerebbe il ruolo delle parti sociali titolari della contrattazione.   E’ indispensabile rivedere l’articolato di cui all’art. 32 della legge 183/10 confuso e complicato, tale da rendere difficile l’esercizio di gestione delle tutele per i lavoratori. E’ necessario ripristinare la gratuità di tutte le controversie di lavoro e previdenziali, come è avvenuto in Italia dal 1973 fino al 2011. Occorre abrogare il rito Fornero per i licenziamenti, in quanto fonte di inutile duplicazione del giudizio di primo grado. Occorre introdurre norme che rendano effettivo, almeno per i licenziamenti, il rispetto dei termini veloci per lo svolgimento del giudizio previsti dalla legge n. 533/1973. Vanno rivisti i meccanismi dei c.d. ammortizzatori sociali per evitare che divengano strumenti di assistenzialismo improduttivo: tutte le indennità, in particolare sia quelle di Cassa integrazione che di disoccupazione (attuale NASPI), vanno, oltre che ridotte per durata, condizionate alla frequenza obbligatoria di corsi di qualificazione o di attività di interesse sociale e/o pubblico, che vanno obbligatoriamente attivate da enti pubblici. Per reimpiego, cioè l’obiettivo della ricollocazione al lavoro di coloro che sono stati sospesi per un lungo periodo o licenziati per crisi aziendali rimane da precisare in quale contesto legislativo piu’ complessivo esso puo’ essere affrontato perché questo è un tipico argomento (non limitandosi solo all’erogazione di un sostegno al reddito) di politiche attive del lavoro e non solo assistenziali. Vanno ampliate norme a favore di lavoratori genitori e in particolare delle lavoratrici madri. Tale questione è affrontata dai principali CCNL che ha esteso agevolazioni -oltre ai tradizionali benefici che riguardano le lavoratrici madri- per ambedue i genitori per l’assistenza ai figli disabili e non solo a quelli in tenera età. Si propone l’adozione di uno STATUTO DEI LAVORI. Lo Statuto voluto dal compianto Giacomo Brodolini con l’aiuto del compagno Gino Giugni fu tarato allora su una concezione statica del lavoro dipendente tradizionale che negli anni successivi che negli anni successivi ha subito parziali trasformazioni. Vi sono attività c.d. autonome (”partite iva”) piu’ subordinate di quelle tradizionali ma prive di tutela anche sul piano salariale oltre che normativo e dei diritti. Vi sono poi attività (e figure professionali) che, pur dipendenti da una azienda, operano fuori dall’azienda e con propri mezzi in un regime di apparente “autogestione” (lavoro a domicilio, telelavoro, etc.) che avrebbero bisogno di essere tutelate al pari del lavoro subordinato tradizionale. La legge 300/70 non ne parla. Non è vero che vi siano lavoratori che non hanno copertura contrattuale. In comparti deboli sindacalmente il CCNL puo’ non essere applicato ma – in questo caso – siamo in presenza di violazioni non di assenza di norme. Non esiste un solo settore, una sola categoria che non sia coperta da contrattazione nazionale. In comparti a basso potere sindacale puo’ esserci una normativa “non aggiornata” rispetto al sorgere negli ultimi tempi di nuove figure professionali e quindi di nuove problematiche. Si tratta in questo caso di rendere il CCNL di categoria o di settore piu’ rispondente all’evoluzione dei lavori intervenuta in quel contesto. Ad esempio si è sentito dire in TV o leggere nella stampa che i c.d. “pony espress” o coloro che …

FISCO E DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA

FISCO E DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA   Per parlare di Fisco e redistribuzione della ricchezza occorre partire da un dato obiettivo: La disuguaglianza esistente tra i più ricchi ed i più poveri Indice di GINI 2016 (l’indice 0 rappresenta la perfetta eguaglianza mentre l’indice 1 rappresenta la massima disuguaglianza) Cile .465 U.S.A. .394 U.K. .358 Spagna .346 Australia .337 Giappone .330 Italia .325 Canada .322 Svizzera .295 Francia .294 Germania .292 Svezia .281 Austria .280 Belgio .268 Danimarca .254 Norvegia .252 Islanda .244 La disuguaglianza si può combattere con bonus che intervengono sugli effetti (ad esempio il reddito di cittadinanza o il bonus fiscale del Governo Renzi), ma si può anche combattere intervenendo sulle cause ovvero sul sistema. La differenza tra i due modi politici di intervento è la seguente: Con i bonus l’ineguaglianza continuerà a riprodursi e forse anche a livelli sempre più accentuati, mentre con l’intervento sistemico la disuguaglianza cesserà di generarsi. Lo scopo del presente documento è quello di proporre alcune possibili manovre fiscali utili e necessarie per tentare di rendere meno diseguale il paese chiamato Italia e, più in generale, l’Europa. DOCUMENTO DI SINTESI Il sistema fiscale è da sempre una potente leva per la redistribuzione della ricchezza, occorre innanzitutto definire in quale direzione si intende operare. Se l’obiettivo è un sistema fiscale equo ogni riforma non può prescindere da un’Imposta sulle persone fisiche che sia progressiva, così come definito dalla nostra Costituzione.Il sistema Italiano odierno è frutto di un gravissimo errore fatto nel 2006, anno in cui dalla curva delle aliquote IRPEF venne tolta l’aliquota del 33%, generando un balzo tra il secondo e il terzo scaglione di ben 11 punti, dal 27% al 38%. Sul piano politico ed economico questo atto ha significato accollare al ceto medio il pagamento degli effetti della crisi.Cos’è necessario fare per ricostruire un minimo di equità? Innanzitutto occorre essere consapevoli che le Imposte si suddividono in tre grandi aggregati: 1- sui redditi 2- sui consumi3- sui patrimoni La tassazione oggi grava, in prevalenza, sui redditi delle persone fisiche e sui consumi. La prospettiva è quella di aggravare ancora di più l’imposizione sui consumi, tendenza demenziale promossa dal Fondo Monetario Internazionale (e non solo per l’Italia), al fine di non toccare la sostanziale assenza di imposte sulle transazioni finanziarie e sul web trading. A questo si aggiunge per l’Italia un’evasione stimata in circa 120 miliardi l’anno, derivante da pratiche di elusione, ammesse e concesse da una legislazione piuttosto “benevola”, E da pratiche di evasione totale o parziale. Una gran parte dell’evasione deriva da attività criminali, ed è determinata in soprattutto dal rifiuto da un lato della legalizzazione del consumo delle droghe, che lascia in mano alle mafie un traffico valutato in più di 100 miliardi/anno e dall’altro dallo sfruttamento della prostituzione. Come si può notare la questione FISCO incrocia problematiche che in molti casi sono penali, e come tali debbono essere affrontate, serve una lotta vera alle attività criminogene, non basata su dei tweet ma da politiche di contrasto netto all’economia nera. La legalizzazione di alcune attività illegali (droghe e prostituzione), porterebbe, al di la del calo delle paure sulla sicurezza dei cittadini, consistenti risorse alla casse dello Stato, stimabili in almeno 50 miliardi all’anno. Quali i problemi fiscali che oggi in Italia generano disuguaglianza e su cui noi socialisti dobbiamo attrezzarci per dare battaglia? In sintesi si possono individuare in: ● Un sistema di imposte indirette, IVA in particolare, estremamente gravoso, con aliquote eccessive che tendono a favorire l’evasione, in modo particolare con l’aliquota massima odierna del 22%, propensione all’evasione che peggiorerà con le aliquote più elevate previste dalle clausole di salvaguardia del 2020; ● Aliquote IRPEF che penalizzano il reddito medio con il balzo tra il secondo scaglione (27%) ed il terzo (38%); ● Spostamento delle imposte locali verso l’IRPEF con le introduzioni delle addizionali regionali e comunali; ● Un sistema catastale che basa le rendite immobiliari sui vani e non sui metri quadrati, cosa che favorisce i centri storici e penalizza le periferie e i territori provinciali; ● Un sistema di imposizione sulle persone giuridiche pletorico, con due imposte sulle attività delle aziende, IRES e IRAP; ● Una politica di controllo fiscale che colpisce laddove è più “facile”, per l’evidenza del reato, magari anche piccolo, con la sostanziale intangibilità di aree di elusione e di evasione fiscale mascherate ed in alcuni casi di vere e proprie aree di redditi malavitosi. SEGUONO SINTETICHE PROPOSTE: ● NO all’aumento dell’IVA prevista dalla clausola di salvaguardia della Legge di Bilancio che prevede l’aumento sino al 25% dell’attuale aliquota del 22%, e fino al 13% dell’aliquota del 10%. Si propone la rimodulazione delle aliquote nel seguente modo: ● aliquota ordinaria dal 22% al 18%, ● aliquota agevolata del 10% ridotta al 9%, ● aliquota agevolata sui beni e servizi di prima necessità al 4%, con revisione del paniere, ● reintroduzione dell’aliquota sui beni di lusso (come avvenuto sino al 1993) che proponiamo sia del 30% (ad esempio sui tartufi oggi al 5%). NO all’introduzione della Flat Tax (tassa piatta) sui redditi delle persone fisiche, la quale, in nome di una riduzione delle imposte e di un falso egualitarismo (tutti pagano la stessa imposta), in realtà nasconde un consistente sconto fiscale per i redditi più elevati che vedrebbero calare del 25% – 30% la loro imposta attuale. Dobbiamo attrezzarci per una battaglia che sarà durissima per mantenere far rispettare la Costituzione articolo 53, che definisce il principio intangibile della PROGRESSIVITA’ delle IMPOSTE. Per semplificare il sistema basato su scaglioni con i relativi gradini tra uno scaglione ed il successivo si potrebbe ipotizzare al sistema tedesco basato su una progressione “lineare”. Riteniamo comunque che sia urgente ed indifferibile la reintroduzione dell’aliquota del 33% tra il secondo ed il terzo scaglione attuale. Si potrebbe inoltre, come negli USA, e per favorire l’emersione dell’imponibile oggi in “nero”, definire un sistema che consenta a tutti di detrarre le ricevute per prestazioni di servizi o acquisto di beni, con sorteggio a fine anno delle categorie ammesse in detrazione nella denuncia successiva. …

ECONOMIA E LAVORO

ECONOMIA E LAVORO Impostazione del lavoro Il documento che segue viene redatto in due tempi separati: la contingenza del momento attuale e i prevedibili sviluppi nell’arco del presente secolo. Situazione attuale Le cause della recessione vanno ragionevolmente individuate: nel peggioramento della situazione internazionale, in particolare la lotta minacciata e/o in atto tra Stati Uniti e Cina in particolare nel campo dei dazi; nel peggioramento del mercato dell’auto dovuto sia al mercato tedesco che alle vicende dell’euro 4; nell’irrisolta soluzione della crisi del 2007, in particolare incapacità dell’Europa di diagnosticare le cause di quella crisi e di disegnare adeguate misure per superarle. Di fronte alla ripresa degli Stati Uniti che hanno spinto fortemente l’economia, l’Europa si è incartata in una politica di austerità senza una visione strategica comune che non si limitasse a dare i “compiti a casa” ai singoli Paesi. cronica deficienza italiana negli indici di produttività e innovazione, indici a zero da almeno un decennio cui solo i provvedimenti 4.0 hanno dato una scossa ma solo ad una minoranza di imprese; le altre affette da nanismo non sono in grado di goderne i vantaggi. Questa debolezza intrinseca del nostro paese, ci rende particolarmente fragili e deboli, costretti, quando c’è crescita, ad averne sempre una inferiore a quella degli altri e, in caso di difficoltà ad andare per primi in recessione. Si riconosce la necessità della permanenza nell’Unione Europea (a tal proposito si rinvia al doc. Europa) che costituisce l’area economica continentale che, nella divisione internazionale del lavoro, può pensare di competere con le altre economie continentali rappresentate dagli Stati Uniti d’America, dalla Cina, dalla Russia e da altre realtà emergenti come l’India. Viene altresì riconosciuta la difficoltà del sistema paese italiano di potersi collocare all’interno dell’Unione con una propria connotazione decisa e propositiva, dovendo, tra l’altro, sul piano economico le difficoltà di ripresa dei livelli produttivi successivi alla crisi del 2007 (mentre tutti gli altri paesi fanno registrare un indice > 100 rispetto ai livelli di quella data) che rispecchiano, con alto indice di correlazione, le difficoltà degli indici della produttività che nell’ultimo decennio e oltre non si distaccano dal livello dello zero. Si auspica un ritorno ad una politica di programmazione che disegni e persegua lo sviluppo, uscendo da una subordinazione ai soli meccanismi di mercato, e che possono preludere ad inedite alleanze o concomitanze di interessi tra imprenditori (non capitalisti) e lavoratori. Nell’immediato si ritiene necessario un rilancio massiccio di investimenti pubblici agendo su due fronti: su un fronte, mettendo in cantiere tutte quelle opere già finanziate ma bloccate da inefficienze burocratiche o resistenze pregiudiziali. Gli investimenti pubblici in Italia sono calati drasticamente negli anni della crisi. Anche da qui bisogna ripartire. Spendendo di più e spendendo meglio. Eliminando le inefficienze, sbloccando le grandi opere già finanziate. su un altro fronte, disegnando un progetto di sviluppo che coniughi l’aggiornamento tecnologico del nostro sistema produttivo (una distruzione creativa schumpeteriana) con la formazione e l’arricchimento del capitale umano, ed agendo sul fronte della dimensione delle imprese (superamento del nanismo cronico), sulla loro propensione all’investimento innovativo di concerto con un innalzamento della professionalità lavorativa del capitale umano. Occorre programmare il passaggio dal modo di produzione attuale ad un nuovo modo di produzione conseguente alle sopravvenienti novità tecnologiche, che richiedono anche una rideterminazione delle relazioni fra le forze produttive: iniziative congiunte fra pubblico e privato, subordinazione della finanza all’economia produttiva, nuovi rapporti proprietari nel capitale delle imprese aperti al mondo del lavoro, ispirati alla cogestione. Serve inoltre una discontinuità nell’atteggiamento della politica italiana affinché essa assuma una posizione protagonista nella dialettica della gestione politica nell’Unione Europea. Al proposito si suggerisce un lavoro che tenda ad una diversa governance dell’Unione, basata su un budget europeo, un governo europeo ed una banca europea svincolati dai vincoli dei singoli paesi. In particolare si auspica: una revisione dello statuto della BCE che preveda tra i suoi compiti, oltre il controllo dell’inflazione, anche lo sviluppo economico dell’Unione e la piena occupazione all’interno della stessa; l’adozione della Golden rule di Delors, che escluda dal calcolo del deficit, la spesa per investimenti, fermo restando l’obiettivo del pareggio di bilancio per quanto riguarda le spese correnti; il superamento del dumping fiscale che minano la corretta convivenze dei paesi dell’Unione; una separazione tra banche commerciali e le banche d’affari; un coordinamento a livello europeo del movimento sindacale, anche in vista degli sviluppi che si possono prevedere nel prossimo futuro e che vengono esaminati nella seconda parte di questo documento; una particolare attenzione al fatto che, dopo la bocciatura della fusione tra Siemens e Alstom, si stanno rimettendo in discussione le regole della concorrenze e degli aiuti di stato; revisione alla quale non possiamo, come paese, essere assenti; In particolare si è sottolinea che con l’adozione della moneta unica, utile per moltissimi fini, la Germania sta godendo di un “esorbitante privilegio” dovuto al fatto che gli altri paesi non possono più ricorrere all’adeguamento del cambio né, tanto meno, alla svalutazione competitiva (il nostro paese ad esempio ha svalutato la lira del 665% tra il 1960 e il 1999). Nel contempo la Germania si rifiuta di ricercare una soluzione a quello che vien chiamato, con l’acronimo GSRM, il Meccanismo di Riciclo del surplus. Viviamo in un tempo nel quale, anche dal punto di vista economico, molte sono le contraddizioni che si pongono di fronte ad una forza che si voglia definire Socialista nel XXI Secolo. I processi di automazione e robotizzazione dell’economia ci pongono di fronte ad un capitalismo che si avvia all’appropriazione del knowledge che oggi risiede nel possedere le nozioni che stanno dietro a questi processi di robotizzazione, automazione, intelligenza artificiale. Di fronte a tutto ciò le misure prese dagli ultimi governi, compreso quello attuale, non ultimo il reddito di cittadinanza, rischiano di poter solo ridurre il danno rispetto allo stato di cose presenti. Se si lascia in mano a chi detiene queste conoscenze il potere di redistribuire il reddito che permette a chi non detiene queste conoscenze di sopravvivere per continuare a consumare, rischiamo di giungere ad una involuzione neo …