COSTITUZIONE, ASSETTI ISTITUZIONALI E LEGGI ELETTORALI
COSTITUZIONE, ASSETTI ISTITUZIONALI E LEGGI ELETTORALI Con la vittoria del NO al referendum costituzionale è finita la fase della difesa della Costituzione, deve iniziare con forza, decisione e coerenza quella importante dell’attuazione della Costituzione. L’attuazione dei principi e diritti fondamentali previsti e garantiti dalla Costituzione deve essere la base comune di tutta la sinistra, dei progressistie dei democratici laici e sociali e in particolare per quelli, per i quali il nesso tra libertà e socialismo è inscindibile e pertanto la democrazia come strumento politico per la conquista e la gestione del potere. Come guida all’azione bastano i primi tre articoli della Costituzione1, l’attuazione dei suoi artt. 39 sui sindacati e 49 sui partiti politici, le due importanti formazioni sociali e nell’ordinamento economico attenersi ai principi del Titolo III della Parte Prima con particolare riferimento alle norme cardine sulla proprietà sia pubblica che privata, gli artt. 41 e 42, senza dimenticare le forme di gestione alternative al capitalismo delle imprese di comunità di lavoratori e di utenti o di proprietà pubblica (art- 43), cooperativa (art. 45) e cogestite (art. 46): in sintesi un modello di economia mista in cui i poteri pubblici democraticamente legittimati dettino i programmi ed esercitino i controlli affinché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. Occorre coordinare le norme del codice civile, sui diritti pieni del proprietario di godere e disporre della sua proprietà con i limiti costituzionali, affinché non possano svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana (art. 42), allo scopo di assicurare la sua funzione sociale (art. 43). Nella nostra Costituzione non c’è contrapposizione tra individuale e collettivo i diritti delle persone, pre-esistenti alla Repubblica, sono 1ART. 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. ART. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità,e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. ART. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. inviolabili sia come singoli sia come formazioni sociali (art. 2 Cost.). Se abbiamo diritti abbiamo il dovere di dar loro corpo per tutti e non per pochi. Quanto prescrive l’art. 3 c. 2 Cost.” È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese deve essere visto in modo differente, se vogliamo non ripetere errori del passato, la Repubblica, che deve rimuovere gli ostacoli non è lo Stato, ma noi tutti, perché l’Italia è una repubblica democratica, dove la sovranità appartiene al popolo, cioè a noi e la dobbiamo esercitare senza deleghe ad entità astratte mitizzate, come Stato o Partito, finché non sarà data piena e organica attuazione all’art. 49 Cost.: il cui soggetto principale non sono i partiti, ma i cittadini e il loro diritto di associarsi liberamente e democraticamente. Non basta che vi sia una pluralità di partiti, se questi non sono democratici al loro interno: siamo per partiti plurali e unitari non unici. Il Socialismo ha bisogno di persone in carne ed ossa, normali e numerose, tra loro solidali, più che di un Partito con segretario generale eccezionale, carismatico e geniale, che proprio per queste sue qualità può essere un abbaglio. Nella concezione dello stato come comunità deve vigere il principio di sussidiarietà e, quindi, valorizzato il ruolo degli enti più vicini ai cittadini come i Comuni e le loro forme associative, va riscoperta la dimensione del socialismo municipale e l’autonomia comunale contro ogni centralismo statale o regionale. Le regioni contro la Costituzione sono diventate centri di potere di amministrazione attiva e diretta a danno della loro funzione normativa, di programmazione e coordinamento. L’amministrazione deve essere compito dei Comuni e di enti intermedi elettivi come le Province da riformare e le unioni di Comuni da incentivare e rendere obbligatorie per la gestione di servizi pubblici essenziali, per loro natura sovracomunali come la pianificazione territoriale, i trasporti, la tutela del territorio, del paesaggio, dell’assetto idrogeologico e dei beni storici e artistici. L’unione di comuni va incentivata con la tutela delle comunità preesistenti che devono essere rappresentate negli organi esecutivi e assembleari, questo impone di ripensare all’elezione diretta del Sindaco, che tende ad essere un Podestà in diretto collegamento con i vertici dell’amministrazione regionale e i rappresentanti degli organi periferici dello stato e al loro servizio più e prima, che dei suoi cittadini e del consiglio comunale, che li rappresenta. La concentrazione del potere negli esecutivi municipali e regionali ha impoverito la democrazia, la qualità dei rappresentanti dei cittadini e del dibattito pubblico, che deve precedere le decisioni. Già da subito senza cambiare la Costituzione, ma dando attuazione al penultimo comma dell’art. 117 Cost.1 si possono incrementare iniziative tra le Regioni confinanti o per progetti di interesse comune a più regioni, ad esempio in materia di assistenza sanitaria o un’ intesa tra le Regioni del nord-ovest (Lombardia, Piemonte e Liguria) e le isole di Sicilia e Sardegna per il trasferimento di merci su navi e creare attraverso i loro porti vere e proprie autostrade del mare, come alternativa al più inquinante e costoso trasporto su gomma. In conformità a concrete esperienze si creano le premesse per unioni regionali per aree omogenee. Infine la previsione dell’ultimo comma dell’art.1172 può essere uno strumento per la cooperazione transfrontaliera e la gestione coordinata e …
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