COSTITUZIONE, ASSETTI ISTITUZIONALI E LEGGI ELETTORALI

COSTITUZIONE, ASSETTI ISTITUZIONALI E LEGGI ELETTORALI Con la vittoria del NO al referendum costituzionale è finita la fase della difesa della Costituzione, deve iniziare con forza, decisione e coerenza quella importante dell’attuazione della Costituzione. L’attuazione dei principi e diritti fondamentali previsti e garantiti dalla Costituzione deve essere la base comune di tutta la sinistra, dei progressistie dei democratici laici e sociali e in particolare per quelli, per i quali il nesso tra libertà e socialismo è inscindibile e pertanto la democrazia come strumento politico per la conquista e la gestione del potere. Come guida all’azione bastano i primi tre articoli della Costituzione1, l’attuazione dei suoi artt. 39 sui sindacati e 49 sui partiti politici, le due importanti formazioni sociali e nell’ordinamento economico attenersi ai principi del Titolo III della Parte Prima con particolare riferimento alle norme cardine sulla proprietà sia pubblica che privata, gli artt. 41 e 42, senza dimenticare le forme di gestione alternative al capitalismo delle imprese di comunità di lavoratori e di utenti o di proprietà pubblica (art- 43), cooperativa (art. 45) e cogestite (art. 46): in sintesi un modello di economia mista in cui i poteri pubblici democraticamente legittimati dettino i programmi ed esercitino i controlli affinché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. Occorre coordinare le norme del codice civile, sui diritti pieni del proprietario di godere e disporre della sua proprietà con i limiti costituzionali, affinché non possano svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana (art. 42), allo scopo di assicurare la sua funzione sociale (art. 43). Nella nostra Costituzione non c’è contrapposizione tra individuale e collettivo i diritti delle persone, pre-esistenti alla Repubblica, sono 1ART. 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. ART. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità,e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. ART. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. inviolabili sia come singoli sia come formazioni sociali (art. 2 Cost.). Se abbiamo diritti abbiamo il dovere di dar loro corpo per tutti e non per pochi. Quanto prescrive l’art. 3 c. 2 Cost.” È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese deve essere visto in modo differente, se vogliamo non ripetere errori del passato, la Repubblica, che deve rimuovere gli ostacoli non è lo Stato, ma noi tutti, perché l’Italia è una repubblica democratica, dove la sovranità appartiene al popolo, cioè a noi e la dobbiamo esercitare senza deleghe ad entità astratte mitizzate, come Stato o Partito, finché non sarà data piena e organica attuazione all’art. 49 Cost.: il cui soggetto principale non sono i partiti, ma i cittadini e il loro diritto di associarsi liberamente e democraticamente. Non basta che vi sia una pluralità di partiti, se questi non sono democratici al loro interno: siamo per partiti plurali e unitari non unici. Il Socialismo ha bisogno di persone in carne ed ossa, normali e numerose, tra loro solidali, più che di un Partito con segretario generale eccezionale, carismatico e geniale, che proprio per queste sue qualità può essere un abbaglio. Nella concezione dello stato come comunità deve vigere il principio di sussidiarietà e, quindi, valorizzato il ruolo degli enti più vicini ai cittadini come i Comuni e le loro forme associative, va riscoperta la dimensione del socialismo municipale e l’autonomia comunale contro ogni centralismo statale o regionale. Le regioni contro la Costituzione sono diventate centri di potere di amministrazione attiva e diretta a danno della loro funzione normativa, di programmazione e coordinamento. L’amministrazione deve essere compito dei Comuni e di enti intermedi elettivi come le Province da riformare e le unioni di Comuni da incentivare e rendere obbligatorie per la gestione di servizi pubblici essenziali, per loro natura sovracomunali come la pianificazione territoriale, i trasporti, la tutela del territorio, del paesaggio, dell’assetto idrogeologico e dei beni storici e artistici. L’unione di comuni va incentivata con la tutela delle comunità preesistenti che devono essere rappresentate negli organi esecutivi e assembleari, questo impone di ripensare all’elezione diretta del Sindaco, che tende ad essere un Podestà in diretto collegamento con i vertici dell’amministrazione regionale e i rappresentanti degli organi periferici dello stato e al loro servizio più e prima, che dei suoi cittadini e del consiglio comunale, che li rappresenta. La concentrazione del potere negli esecutivi municipali e regionali ha impoverito la democrazia, la qualità dei rappresentanti dei cittadini e del dibattito pubblico, che deve precedere le decisioni. Già da subito senza cambiare la Costituzione, ma dando attuazione al penultimo comma dell’art. 117 Cost.1 si possono incrementare iniziative tra le Regioni confinanti o per progetti di interesse comune a più regioni, ad esempio in materia di assistenza sanitaria o un’ intesa tra le Regioni del nord-ovest (Lombardia, Piemonte e Liguria) e le isole di Sicilia e Sardegna per il trasferimento di merci su navi e creare attraverso i loro porti vere e proprie autostrade del mare, come alternativa al più inquinante e costoso trasporto su gomma. In conformità a concrete esperienze si creano le premesse per unioni regionali per aree omogenee. Infine la previsione dell’ultimo comma dell’art.1172 può essere uno strumento per la cooperazione transfrontaliera e la gestione coordinata e …

EUROPA

EUROPA ASPETTI ISTITUZIONALI Si propone il modello di una federazione di stati dotata di una moneta unica l’Euro. I Paesi non appartenenti alla unione monetaria, dovrebbero partecipare al mercato comune, perdendo tutti i diritti di decisione che rimarrebbero in capo ai Paesi aderenti all’unione monetaria. Conseguentemente si propone la ridefinizione dei trattati e degli assetti Istituzionali attuali rendendoli coerenti al disegno dell’Europa federale. Si propone di rilanciare, per i Paesi dell’eurozona federale un quadro di legittimazione europea attraverso l’approvazione della Carta Costituzionale Europea. Al Parlamento di Strasburgo dell’Europa federale, si propone di attribuire funzioni e poteri simili ai Parlamenti nazionali limitatamente ad alcune competenze (ad esempio: politica estera; economica, sicurezza e difesa, politiche sociali). La trasformazione del Consiglio Europeo in seconda camera sul modello del Senato degli Stati Uniti D’America. L’abolizione della Commissione europea e la sostituzione, nell’Europa federale, con un Governo espresso dal Parlamento Europeo. NELL’IMMEDIATO, in mancanza della riforma di una nuova Europa, si propone: La riforma dello Statuto della BCE superando il modello attuale che attribuisce il compito di controllo dell’inflazione, per conferire i poteri di una banca di ultima istanza. L’armonizzazione delle politiche fiscali. La separazione delle banche commerciali dalle banche d’affari. L’istituzione di una agenzia europea di Rating. L’abolizione del Fiscal Compact. L’emanazione di Eurobond per finanziare investimenti europei. La creazione di fondi di riscatto del debito, mutualizzando le quote del debito pubblico eccedenti l’80%, anche attraverso l’emissione di titoli europei. Il superamento dell’Austerity applicando la Golden Rule di Delors, escludendo gli investimenti dal calcolo dei deficit di bilancio. IN ITALIA SI PROPONE: Riguardo ai trattati europei e più in generale ai trattati transnazionali, come è noto la Costituzione vigente non consente referendum confermativi. Si potrebbe introdurre l’obbligo di indire referendum consultivi. In questo caso si potrebbe prevedere un referendum consultivo nella fase ascendente, cioè prima dell’entrata in vigore delle modifiche dei trattati con effetto vincolante se vi è un quorum di partecipazione superiore al 50% degli aventi diritto e la maggioranza assoluta dei voti validi. Tali referendum potrebbero essere introdotti con legge ordinaria, tuttavia esiste il precedente di un referendum consultivo di indirizzo indetto con legge cost. del 3 aprile 1989, n.2 riguardo alla trasformazione delle Comunità europee in una effettiva Unione, dotata di un Governo responsabile di fronte al Parlamento, affidando allo stesso Parlamento europeo il mandato di redigere un progetto di Costituzione europea da sottoporre direttamente alla ratifica degli organi competenti degli Stati membri della Comunità. (I Si, in Italia, furono l’88,03%) IN CONCLUSIONE: Le proposte avanzate disegnano una trasformazione dell’attuale assetto istituzionale europeo nell’intento di riavvicinare i cittadini all’Europa. Resta fondamentale, per superare l’attuale condizione di difficoltà dei cittadini europei e del destino dell’Europa, una profonda modifica delle politiche europee da tempo influenzate, oltre che dagli egoismi nazionali, dalla cultura neoliberista e dall’austerity incapaci di rispondere alle crescenti diseguaglianze e alle ansie di vasta parte delle popolazioni.   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

SOCIALISMO XXI DELIBERA DELL’ASSEMBLEA COSTITUTIVA

Il giorno 10 febbraio 2019 alle ore 10,00 presso un locale sito in Rimini Viale Regina Margherita 82, si sono incontrati dei cittadini per costituire un’associazione politica, culturale e sociale. L’associazione ha l’esplicito obiettivo di promuovere la costituzione di un Partito Autonomo ed Unitario del Socialismo in Italia, e resterà in vita sino al Congresso Costituente di tale partito. Assume la presidenza dell’assemblea costitutiva il sig. Angelo Sollazzo il quale chiama il sig. Stefano Betti a fungere da segretario verbalizzante. L’ordine del giorno dell’Assemblea è il seguente: Lettura, discussione ed approvazione del documento politico dell’Assemblea; Presentazione, discussione ed approvazione Statuto dell’Associazione; Varie ed eventuali. Punto 1 – Lettura, discussione ed approvazione del documento politico dell’Assemblea. Il presidente dell’Assemblea chiama a relazionare sul punto 1 dell’ordine del giorno il sig. Aldo Potenza, il quale dà lettura del documento politico redatto da apposito gruppo di lavoro sulla base delle risultanze dei documenti conclusivi dei tavoli di lavoro tenutisi sabato 9 febbraio. Al termine della lettura il presidente apre la discussione a cui partecipano: Daniele Delbene, Stefano Betti, Aurelio Dozzini, Dario Allamano, Aldo Ferrara, Giuseppe Iacopini, Giambattista Coltraro, Roberto Giuliano, Gioacchino Assogna, Filippo Vasco, Giuseppe Scanni, Bruno Lo Duca, Fabio Conti, Antonio Catalano, Elena Iannuzzi, Nicola Cariglia. La discussione è ampia ed articolata ma sostanzialmente univoca sulla necessità di avviare il processo politico necessario per la costituzione in Italia di un Partito Unitario ed Autonomo del Socialismo. Vengono sollevate alcune obiezioni da parte dei sigg. Daniele DelBene e Roberto Giuliano sull’opportunità di costituire l’Associazione Socialismo XXI, ritenendo preferibile un’organizzazione più informale sul modello di Forum tematici per il Socialismo. Al termine della discussione il presidente dà la parola al sig. Aldo Potenza per le conclusioni, il quale preso atto delle sostanziale adesione di tutti gli interventi sul documento politico proposto, ribadisce la necessità di dotare il movimento, creatosi nell’anno intercorrente dall’Assemblea di Livorno del 24 marzo 2018 ad oggi, di una struttura organizzativa politica ed organizzativa stabile, sia pure con un traguardo politico definito, il Congresso Costituente del Partito del Socialismo Autonomo ed Unitario, e con una struttura leggera la cui operatività avrà un momento di verifica intermedio nel mese di ottobre all’Assemblea Straordinaria dei Circoli di Socialismo XXI. Al termine dell’intervento di Aldo Potenza il presidente dell’assemblea pone in votazione il documento che viene approvato all’unanimità. Il presidente dà quindi la parola ai sigg. Matteo Rossi (Partito Socialista di San Marino), Simone Oggionni (MDP) e Mario Erbetta (Consigliere comunale di Rimini), il quali intervengono per portare il contributo ed i saluti delle rispettive organizzazioni e del Consiglio Comunale. Tutti gli interventi confermano la bontà dell’idea di costituire la Rete dei Circoli del Socialismo XXI. In particolare Matteo Rossi e Simone Oggionni si rendono disponibili a creare momenti di confronto tra le rispettive organizzazioni e Socialismo XXI. Il sig. Erbetta mette a disposizione la propria esperienza di Consigliere di Rinascita Civica Rimini quale virtuoso esempio di collaborazione tra l’area civica e quella socialista sul territorio riminese. Il presidente dell’Assemblea dà quindi la parola al sig. Dario Allamano per la relazione relativa al punto 2 dell’ordine del giorno: Presentazione, discussione ed approvazione Statuto dell’Associazione. Il sig. Allamano descrive la struttura, così come prefigurata dallo Statuto, che sarà quella di un’organizzazione che valorizza i circoli di base, quali strumenti che in questi anni hanno messo mantenuto in vita l’Idea Socialista nei territori italiani. La denominazione dell’associazione proposta è: “RETE di CIRCOLI ed ASSOCIAZIONI per il SOCIALISMO nel XXI secolo in Italia“,  abbreviabile in “SOCIALISMO XXI”. Socialismo XXI sarà pertanto un’organizzazione orizzontale, una “RETE” di circoli ed associazioni locali, che avranno una grande autonomia ed indipendenza nell’azione politica, seppure all’interno del Progetto, del Programma, dello Statuto che di Socialismo XXI, e da un apposito Regolamento che verrà redatto dal Coordinamento pro tempore. I circoli dovranno avere una consistenza organizzativa adeguata, con un minimo di almeno 5 aderenti e dovranno garantire un’attività politica continua nel proprio territorio. A far data dalla costituzione di Socialismo XXI viene avviata una campagna per il consolidamento dei circoli già esistenti e la costituzione di nuovi nelle città che ne sono ancora prive. Il coordinamento provvisorio dovrà concludere i suoi lavori di costituzione della Rete dei Circoli entro e non oltre la data della prima assemblea dei circoli di Socialismo XXI prevista per il mese di ottobre  2019. L’obiettivo finale, fondamentale per la rinascita di una forza socialista in Italia, resta quello dell’Epinay del Socialismo Italiano, da realizzare entro i primi mesi del 2020 a Genova presso la storica Sala Sivori. La struttura dirigente pro-tempore eletta con il compito di traghettare l’Associazione verso la prima assemblea straordinaria dei circoli di Socialismo XXI sarà formata da un’Assemblea sociale composta dai soci fondatori; un Esecutivo composto da 1 referente per ogni regione. Dell’esecutivo farà parte di diritto il responsabile della comunicazione Vincenzo Lorè. L’esecutivo nominerà al suo interno un coordinatore ed un vice coordinatore;  una Segreteria operativa di 5 membri. La Segreteria avrà il compito di coordinare le attività politiche nazionali, mentre l’Esecutivo coordinerà le iniziative territoriali di Socialismo XXI; una Presidenza composta dal Presidente, da due vice-presidenti. La Presidenza e la Segreteria fungeranno da organi di coordinamento politico, l’Esecutivo sarà la struttura che coordinerà l’organizzazione della rete dei circoli nei territori. Alle riunioni della coordinamento politico partecipano di diritto il coordinatore di Giovane Fiumana, il coordinatore dell’esecutivo, il presidente del Gruppo di Volpedo quale centro studi per il Socialismo nel XXI secolo ed il presidente del Comitato dei Garanti. Durante la fase di transizione resta operativo il Comitato dei Garanti, nominato dall’assemblea di Livorno del 24 marzo 2018. Le quote sociali dei soci individuali sono di 20 (venti) euro pro capite. Le quote associative dei Circoli saranno parametrate sul numero degli associati, in ragione di 5 (cinque) euro per ogni socio del circolo. Completata la fase di strutturazione dei circoli e delle associazioni locali sarà convocata, indicativamente nel mese di ottobre, un’Assemblea straordinaria di Socialismo XXI per formalizzare le strutture definitive dell’associazione. Al termine dell’esposizione dello Statuto e delle modalità funzionali dell’organizzazione Socialismo …

LA “TERZA” REPUBBLICA E IL SOCIALISMO DEL III MILLENNIO: COME FARE LA DIFFERENZA

di Giambattista Coltraro* | La vita che scorre ogni giorno sotto i nostri occhi, ci vede crescere, maturare, cambiare, trasformare: non si ferma, ci avverte invece che comunque vada, sarà domani, si andrà Avanti in un modo o in un altro. In questo nostro tempo, che scivola via più veloce che mai, il modo con cui si procede, però, non è irrilevante: il modo fa la differenza fra stare bene o finire male, salvarci tutti o lasciarci abbandonare, vivere in pace o combattere in guerra, rischiando la morte. L’esperienza pratica ci dice infatti che, quando si vuole ottenere qualcosa da se stessi o da qualcun altro, perché si ha in testa di raggiungere un obiettivo preciso, un risultato concreto, non è importante soltanto determinare l’oggetto della richiesta, cioè quello che si intende conquistare, ma anche e soprattutto il modo con cui ci si propone, insomma come lo si domanda. Spesso sentiamo parlare con buon senso di “meriti e bisogni”, come cardini di un sistema democratico, economicamente efficiente e politicamente efficace. Sulla scorta della riflessione di Dworkin, forse sarebbe però il caso di centrare il focus della discussione sul rapporto fra abilità (o talenti) e necessità (o bisogni).  Il termine merito indica una soluzione a prima vista ragionevole, ma sostanzialmente fuorviante rispetto alla visione complessiva di una società solidale, che non si basa esclusivamente sulla competizione darwiniana, ma che si fa carico di chi è rimasto indietro, degli ultimi e dei più poveri soprattutto.La logica meritocratica infatti è eminentemente retributiva e quindi conservatrice, disconosce la mera casualità che governa la distribuzione dei talenti e delle opportunità. Proprio per questi motivi sarebbe maggiormente significativo considerare la virtuosità del talento, del suo riconoscimento, della sua promozione, della sua particolare posizione nell’organizzazione del lavoro, la cui preminenza rispetto alla generalità delle competenze va associata ad una maggiore responsabilità politica, economica e sociale.Nel cuore di questa premessa pulsa l’anima di una collettività equilibrata, armoniosa e pacifica, che riconosce il valore dell’intelligenza, premia l’impegno, consente lo sviluppo integrale della personalità e perciò si ispira ad un principio di partecipazione alle spese dello Stato antitetico alla flat-tax, perchè retto razionalmente dalla progressività delle imposte sulla base di un’effettiva capacità contributiva. Il flusso delle notizie che ci travolge costantemente ci avvisa dell’imminente avvento di un mondo altro, denso di trasformazioni e di peggioramenti, una sorta di anticipo dell’altro mondo, cui siamo tutti ineluttabilmente destinati. Immersi in questa corrente che ci spinge verso l’alto mare, sembra che la pavida cautela dell’indifferenza stia guidando la rotta di una navigazione a vista, incerta se l’approdo più prossimo sarà nel porto chiuso dell’autoritarismo, protetto dalla violenza, dalle forzature e dal silenzio complice del terrore, oppure nel porto sicuro del diritto, sorretto dalla volontà popolare e dalla ragionevolezza delle istituzioni pubbliche. In tale clima di tempesta che volge alla burrasca si profila all’orizzonte il pericolo di un incontro mostruoso che lega le insidie dei rancori con i movimenti della rabbia, minacciando quell’ordinario svolgersi della vita quotidiana, che ci fa considerare normali molte possibilità acquisite con la fatica del tempo e la stabilità della pace, e altrettante libertà combattute contro il pregiudizio bugiardo e la cattiveria dell’ignoranza. La realtà dei nostri giorni è una storia che si ripete come quando sotto il ventennio disgraziato del fascismo l’urlo della massa si accordava col culto della nuova casta, fondendo cesarismo e populismo nel gusto vigliacco della crudeltà. Quando pure il cambiamento non rappresenta che un modo come un altro per nascondere la vergogna del tradimento, quando anche i vaffanculi sembrano vestiti con l’abitino dei paraculi, quando persino gli ebetini hanno lasciato il posto agli abatini del progresso, nuovi don Abbondio di una vecchia religione, ciò che marca la differenza sta nella fedeltà ai valori comuni, alla tradizione dell’impegno, alla terra di uno Stato, che non è una patria di nessuno. Essere patrioti oggi vuol dire innanzitutto sentirsi fieri perché cittadini della Repubblica e responsabili del nostro futuro collettivo, che poggia la propria base nella partecipazione e nell’adempimento dei doveri inderogabili stabiliti dalla Costituzione sin dal suo art. 2, che ci richiama tutti alla solidarietà nazionale, politica, economica e sociale. La difesa della nazione, come luogo della nascita e culla dello sviluppo, passa prima di tutto dal contributo indispensabile di ogni suo abitante e quindi dal mantenimento della legalità, di quel valore per cui tanti hanno pagato il prezzo del loro sangue nel contrasto alla criminalità da parte dell’antimafia in tempi recenti, nella lotta partigiana dell’antifascismo e prima ancora nei conflitti per la liberazione dal dominio straniero e l’unificazione del territorio italiano. Per questo onorare la conquista dell’indipendenza e della sovranità popolare è già patrimonio saldamente condiviso dalle comunità locali e dai singoli, che non hanno messo in dubbio l’esistenza dell’Unità d’Italia, né la sua tutela e protezione, garantita inoltre dall’adesione a organismi internazionali come l’Onu e il Consiglio d’Europa e dal sogno di una possibile Federazione Europea più democratica e attenta ai bisogni dei suoi cittadini. Di fronte alla concretezza delle difficoltà dei nostri tempi servono perciò risposte più giuste, ossia adeguate a risolvere necessità che sono complesse e delicate da trattare senza abbandonare nessuno nel deserto degli esodati, dei diseredati e dei reietti. Occorre però allo stesso tempo rimanere consapevoli che queste soluzioni si ottengono con la fatica e le intelligenze già presenti in Italia, che non è una mera espressione geografica ma una realtà vivente e un attore politico che sa stare al pari degli altri sullo scacchiere internazionale, senza bisogno di facili asservimenti all’uno o all’altro leader del momento, ma con tutta la dignità di un Paese libero e di una nazione che è prima di tutto uno Stato di diritto in uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. È perciò attraverso una rigorosa applicazione del tenore delle norme, nella piena padronanza del sistema giuridico, che si rafforza e vivifica la natura delle nostre istituzioni, adattandole con sensibilità e tatto alle modificazioni dell’ambiente circostante in una metamorfosi e osmosi continua che muta l’aspetto della loro forma senza stravolgere le ragioni della loro …

SOCIALISMO XXI DOCUMENTO CONCLUSIVO DELLA CONFERENZA PROGRAMMATICA DI RIMINI

Conferenza programmatica Rimini 10 febbraio 2019 La globalizzazione guidata dalla ideologia neoliberista, se ha rappresentato una occasione di sviluppo in alcune aree di sottosviluppo economico, con la deregolamentazione dei mercati e la concorrenza fra sistemi sociali e politici molto diversi, ha, di converso, prodotto, nell’occidente industrializzato e dotato di avanzati sistemi di protezione sociale, la precarizzazione del lavoro, vaste aree di povertà, l’arretramento delle conquiste sociali, l’aumento dell’indebitamento pubblico e privato e le diseguaglianze nella distribuzione del reddito. Gli effetti di tali cambiamenti sono rappresentati dal peggioramento della distribuzione del reddito, oggi in Italia meno del 50% del valore aggiunto complessivo va ai redditi da lavoro, rispetto al 60/65% che era la quota del passato. “Il tasso di crescita medio a lungo termine dei Paesi sviluppati è andato progressivamente riducendosi passando dal 3-4% dei primi anni ‘70 ai modesti tassi attuali. Le crisi finanziarie dopo un periodo di stabilità durato circa 30 anni, sono diventate sempre più frequenti. La diseguaglianza dei redditi delle persone è aumentata in modo esponenziale. Le retribuzioni sono rimaste stagnanti in termini reali sui livelli degli anni ‘80, mentre la produttività da allora ad oggi è più che raddoppiata, pertanto l’intero beneficio si è indirizzato a favore della parte più benestante della popolazione. Il tasso di disoccupazione intorno al 7,8% viene considerato normale, anche in Paesi dove si rilevavano alti tassi di occupazione. Inoltre spesso l’occupazione è precaria e mal retribuita. A questo desolante scenario si aggiunge La scarsa attenzione nei confronti dello sfruttamento della risorse mondiali e delle conseguenze ambientali e sulla salute delle persone. Come era prevedibile la reazione è stata ed è la paura del futuro, la forte inquietudine verso il presente e la ricerca verso illusorie protezioni nazionali che privilegiano risposte sovraniste e populiste. La sinistra di fronte alla aggressiva egemonia delle idee neoliberiste non ha saputo elaborare una proposta alternativa, anzi spesso ha accompagnato con lo slogan della modernizzazione i processi economici internazionali dettati dagli interessi della finanza e delle multinazionali, tentando persino, come è avvenuto in Italia, di modificare la Costituzione privilegiando la governabilità e, con le leggi elettorali, mortificando la partecipazione e la rappresentanza. In tal modo, smarrendo gli elementi distintivi delle politiche socialdemocratiche, in un mondo di grandi trasformazioni economiche e sociali è venuto a mancare il riferimento politico, capace di orientare e guidare vaste aree di cittadini che, all’aumentare delle difficoltà economiche e di fronte al lento smantellamento del welfare, ha reagito rivolgendosi verso movimenti di protesta di vario orientamento. Lo scenario culturale contro cui tutte le forze democratiche progressiste ed in particolar modo quelle del socialismo democratico devono svolgere la loro azione è dei più difficili poiché con il neoliberismo si sono diffusi elementi culturali negativi come l’edonismo, l’individualismo, l’egoismo sociale, l’avversione verso la politica, ovvero il contrario della cultura socialista democratica che si riconosce nei valori comunitari, solidaristici e nella democrazia partecipata. Ciò nonostante i primi sintomi della crisi della globalizzazione neoliberista sono ormai evidenti e l’introduzione dei dazi doganali voluta da Trump, con tutte le conseguenze che comporta, è una dimostrazione del livello di insofferenza che provoca la liberalizzazione dei mercati avvenuta secondo interessi che non hanno posto le condizioni di vita delle persone al centro degli obiettivi da perseguire. L’Europa con i Trattati di Maastricht e il successivo di Lisbona ha assunto il modello neo-liberista come stella polare. E’ tempo di ridiscutere quei trattati intergovernativi che hanno favorito la crescita di una insofferenza sociale che rischia di compromettere il disegno europeo. La Brexit è una delle più evidenti conseguenze. Noi Socialisti siamo per superare l’Europa Confederale, dominata dalle burocrazie, per avviarci verso un’Europa Federale che abbia il Manifesto di Ventotene quale riferimento di base. L’Italia ha affrontato la diffusione delle idee dei Chicago boys nel momento più grave della sua storia politica e si è trovata in balia di forze o culturalmente vicine alle idee neoliberiste o con una sinistra post comunista travolta dalle macerie politiche e culturali della caduta del muro di Berlino, che emblematicamente rappresenta la conclusione del comunismo, incapace culturalmente e politicamente di affrontare le nuove difficoltà. Proprio nel momento della maggiore necessità, a causa di diverse responsabilità, è stata distrutta l’unica forza, il Partito Socialista Italiano, capace con la sua carica innovativa, ben descritta a Rimini nel 1982, di svolgere una azione di contenimento e di ostacolo alla azione aggressiva del neoliberismo e di offrire una soluzione, l’alleanza tra i meriti ed i bisogni. Oggi, come già osservato precedentemente, appare in grave difficoltà il modello di globalizzazione finora perseguito; è in crisi sia l’UE, sia l’area euro. In Italia la scelta del PD di perseguire una modernizzazione secondo le idee che potremmo definire tipiche di un ”neoliberismo progressista” propugnate dalla così detta terza via, ha privilegiato di DIRITTI CIVILI rispetto alla GIUSTIZIA (BISOGNI) SOCIALE (ovvero unendo alle azioni indicate dal neoliberismo quelle dei diritti Lgbtq), non segnando una netta linea di demarcazione fra se e alcune forze di centrodestra con le note conseguenze. La Conferenza programmatica di Rimini vuole essere il tentativo di concorrere a porre un argine ai rischi sempre più evidenti che l’intera comunità nazionale corre a causa delle risposte sovraniste e anti euro di una parte della destra e di alcune marginali forze di sinistra e più in generale a causa dello smarrimento in cui si trova tutta la sinistra. La crisi politica è tanto più grave se si considera che dovremo affrontare le difficoltà e le opportunità della economia denominata 4.0, ovvero la robotica diffusa, e ciò che rappresenterà per concentrazione di capitali e per la riorganizzazione del modo del lavoro. L’industria 4.0 ha segnato la fine di un paradigma che ha traversato gli ultimi due secoli, al crescere degli investimenti cresceva l’occupazione, oggi non è più così, l’innovazione espelle forze dal ciclo produttivo ed anche dalle strutture di servizio. Noi socialisti dobbiamo farci promotori di un nuovo Patto dei produttori che isoli o almeno ridimensioni il capitalismo finanziario e rafforzi l’imprenditoria produttiva, ma dobbiamo per l’appunto essere consapevoli che il vecchio modello industriale …

IL SALUTO DI CARLO TOGNOLI AI SOCIALISTI IMPEGNATI A RIMINI PER LA CONFERENZA PROGRAMMATICA

Carissimi, vi ringrazio per avermi informato del convegno socialista di Rimini. L’impostazione mi sembra ‘felice’: nessun recinto per la eventuale ricostruzione di un partito socialista, fatto salvo il principio della libertà (e cioè della democrazia) che deve accompagnarsi alla giustizia sociale. Citi Rosa Luxemburg, alla quale io aggiungerei Filippo Turati che, proprio in commento alle ipotesi di dittatura del proletariato, faceva osservare che se i proletari avessero raggiunto la maggioranza elettorale non avrebbero avuto bisogno di dittatura, ma se avessero preteso di governare senza maggioranza, avrebbero creato un precedente molto pericoloso. Anche Sandro Pertini metteva la ‘libertà’ in primo piano, nell’evoluzione del socialismo. Oggi bisogna guardarsi dalle ipotesi di superamento della ‘democrazia rappresentativa’ che, in nome del ‘popolo’, vorrebbero introdurre altri sistemi che porterebbero sicuramente a conclusioni anti democratiche. E’ ragionevole, quindi, insistere perchè siano riviste le procedure per la presentazione delle liste elettorali, in modo che nessuno venga privilegiato e perché le eventuali modifiche della costituzione siano proposte in base alle esigenze della società in cui viviamo oggi (e domani). La trasformazione tecnologica ed economica in atto deve portare i socialisti a elaborare nuove forme di difesa per chi ha più bisogno (la originaria ‘attenzione’ del socialismo) e di valorizzazione di chi ‘merita’, senza dimenticare che anche nel ‘marxismo’ (che non è stata la sola idea di socialismo) si punta alla produzione per garantire un’equa distribuzione. Condivido le proposte di riforma della Comunità europea, per ricondurre ad una possibile ‘governance’ di orientamento federale tra i Paesi che hanno adottato la moneta unica, pur lasciando il ‘mercato comune’. Questo mio breve e semplice saluto si conclude con un apprezzamento per la vostra coerenza di questi anni e la soddisfazione di avere rivisto un ‘garofano’ nel manifesto che annuncia il convegno. E’ un fiore antico nella storia del socialismo e Craxi fece bene a riprenderlo per non dimenticare ciò che è stato: il simbolo della FESTA del LAVORO e delle tessere socialiste di fine ottocento, primi del novecento. Buon lavoro! SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IN 200 A RIMINI PER LA CONFERENZA PROGRAMMATICA DEI SOCIALISTI

Da venerdì a domenica, ricostruiamo su macerie sinistra (ANSA) – BOLOGNA, 6 FEB – Duecento delegati socialisti si ritroveranno da venerdì a domenica a Rimini per la conferenza programmatica di ‘Socialismo XXI secolo’. Si tratta di rappresentanti di circoli, associazioni, gruppi e siti web di ispirazione socialista e socialdemocratica provenienti da tutta Italia. Il progetto, spiegano i promotori, “è la costruzione di una casa socialista nuova di zecca”, nel momento in cui “la sinistra italiana sta mostrando crepe non indifferenti”. Il meeting è in programma allo Yes Hotel Touring e fa seguito all’assemblea di Livorno del 28 marzo 2018 e ai cinque incontri dei mesi scorsi tra Budrio, nel Bolognese, lo storico circolo romano della Garbatella, Napoli e Genova. “Più che a fondare un partito – proseguono – la Conferenza di Rimini punta a mettere insieme un corpo di idee che, senza dimenticare le radici, consenta oggi di conquistare lo spazio che le macerie della sinistra hanno lasciato completamente vuoto”, senza dimenticare di “continuare a credere fermamente che la distinzione tra destra e sinistra, anche dopo l’estinzione del comunismo, è reale e attuale”. (ANSA). SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

L’ESTRAZIONE DEL VALORE, OVVERO IL FURTO

di Claudio Bellavita | Dispensa per la Conferenza di Rimini “Nuovi Meriti e Bisogni” Ha avuto molto successo l’edizione italiana del libro di una brillante economista inglese dal nome italiano, Mariana Mazzuccato, “il valore di tutto”, in cui spiega che oggi il capitale si moltiplica non tanto con il plusvalore ricavato sottopagando i lavoratori, come da analisi di Marx, quanto con operazioni finanziarie, nazionali  e internazionali, che “estraggono il valore” dagli azionisti. Cioè lo rubano, come avrebbe detto mia nonna, che non aveva studiato molto ma era intelligente. Non che non fosse un furto sottopagare i lavoratori dopo averli ridotti alla fame, in Inghilterra con le enclosures, cioè l’appropriazione delle terre comuni che esistevano nei paesi, e oggi nei paesi del terzo mondo con una crescita eccessiva della popolazione: sicuramente ciascuno di noi, oggi, ha addosso una maglietta fatta in Bangladesh, che ha più abitanti della Russia, ma ci sono i teorici dell’equilibrio del mercato che spiegano filosoficamente che  il prezzo determinato dall’incontro tra domanda e offerta è sacro, e guai a chi si permette di notare che il venditore sta per morire di fame…non insegnerà mai più neanche alle elementari.   La Mazzuccato fa notare che è molto più redditizio il furto ai risparmiatori, che non essendo abbastanza in gamba per aprire un’azienda ne sottoscrivono le azioni, o gli prestano soldi, in genere con l’intermediazione di una banca, la quale deve pure campare, e ci sono gli americani che glielo insegnano, dopo aver imbottito la stessa banca di loro titoli fasulli (derivati, cds, titoli rappresentativi dei crediti in sofferenza USA sul  credito al consumo e immobiliare, e via inventando: adesso ci sono i cinesi, che, con l’intermediazione della Compagnia delle Opere, svaligiano gli enti locali offrendosi di fare lavori senza appalto ma con pagamento rateale a lunga scadenza, in modo che tra i debiti del comune si possa iscrivere solo la rata in scadenza).  Noi in Italia, che siamo dotati di un ceto politico retorico e ignorante, abbiamo anche avuto la variante del saccheggio delle aziende pubbliche e private, celebrato in mezzo ai peana dei liberisti, radicali compresi, che si sono fatti incantare dall’Istituto Bruno Leoni, creato apposta per spiegare a questi italiani diffidenti che non c’è niente di meglio che farsi derubare dalla finanza angloamericana. Adesso, che quando arriva un americano a vendere nuovi titoli la banca italiana tende a chiamare i carabinieri, è di moda comprare i crediti in sofferenza della stessa banca a un prezzo rovinoso perchè la Banca d’Italia e la BCE ordinano di liberarsene al più presto, minacciando sfracelli. Il guadagno previsto è di circa il 100%: certo, ci vuole un po’ di tempo per realizzarlo, ma i tassi di interesse sono così bassi, addirittura negativi in molti paesi, da rendere molto redditizia questa operazione: gli italiani, alla lunga, sono solvibili, hanno tutti almeno un immobile. In Italia abbiamo poi avuto due importanti varianti:   –La privatizzazione delle municipalizzate, che sono tutte diventare s.p.a, con azionisti privati che han comprato al ribasso da comuni famelici perchè ormai privi di risorse per far fronte ai loro compiti istituzionali. Il tutto in mezzo a canti di giubilo dei nostri liberal, e del partito radicale. Nessuno dei giubilanti si è ricordato che il primo a sostenere che la municipalizzazione dei servizi era un’ottima cosa è stato quel pericoloso comunista di Luigi Einaudi. La cosa è andata così scandalosamente avanti da provocare la reazione del referendum sull’acqua pubblica, che ha avuto uno strepitoso successo in Italia (come anche in Europa) nonostante le convulsioni di “liberali” e anche dei nostri radicali, che adesso si sono dati come segretario un liberale DOCG (anche se con un fastidioso marchio di transito Berlusconi) come Della Vedova. –La svendita delle partecipazioni statali, iniziata da Prodi che tentò di svendere la Buitoni a De Benedetti, ma fu bloccato da Craxi. Che non c’era più quando i “capitani coraggiosi” si comprarono la Telecom a spese degli stessi azionisti di minoranza Telecom, grazie alla complicità della Consob, che consentì la fusione con Telecom della società privata acquirente e carica dei debiti fatti per pagare all’IRI il pacco di maggioranza  della società acquistata. Un furto epico, superato forse solo sempre da Prodi, ma con un aiutino di D’Alema, dalla svendita delle autostrade ai Benetton, che erano i soli a sapere che il governo aveva finalmente deciso l’aggancio automatico delle tariffe al costo della vita, e quindi furono gli unici a fare un’offerta. In pratica si comprarono tutto il sistema pagando solo il valore della catena degli autogrill. Il resto del mondo era ancora fermo all’odissea per l’adeguamento delle tariffe che non arrivava mai e comportava la distribuzione a pioggia di mance non si sa bene a chi, e, come succede in Italia, facendosi derubare anche dall’incaricato della distribuzione delle mance allevato alla scuola di Gelli (uno come Bisignani, per esempio..) Uno si potrebbe chiedere con quali soldi i privatizzatori facevano queste operazioni: e allora bisogna parlare dell’eurodollaro, cioè delle riserve occulte fatte sovrafatturando gli acquisti dall’estero e sottofatturando le vendite, cosa che è andata avanti per decenni, e, per esempio, spiega come mai c’era tanta gente che voleva acquistare la Montedison, cronicamente in perdita per gli azionisti di minoranza ma non per il gruppo di controllo, che faceva la cresta sugli investimenti. Tutte queste operazioni erano dei furti legalizzati dalla norma italiana che prevede che l’appropriazione indebita sia perseguibile solo su denuncia in tempi brevi del rappresentante legale del derubato, rappresentante che nel nostro caso è il capo della banda dei ladri. Il gruppo FIAT, che aveva gli avvocati più intelligenti, queste operazioni le faceva solo con società estere sempre di proprietà della stessa FIAT, che così esportava capitali nell’interesse complessivo del gruppo, ma non dell’Italia. PS. il nome italiano della Mazzuccato mi fa pensare che sia uno dei tanti brillanti giovani universitari che ci siamo fatti portare via (in questo caso, suppongo dalla prof. Robinson a Cambridge) mentre da noi andavano avanti i figli dei docenti insieme a quelli dei politici che aiutavano a costituire …

LA QUESTIONE ENERGETICA

di Aldo Ferrara | Intesa come prioritaria la Questione Energetica riassume una serie di problematiche di stretta attualità. Premessa Se negli anni cinquanta, la ricerca disperata di Enrico Mattei verso nuovi approvvigionamenti lo portò fino in Russia aprendo gli scenari geopolitici che poi si consolidarono negli anni successivi, anche in Italia la spinta alla ricerca dei fossili ha creato sussulti anche politici, basti pensare al Governo di Milazzo, alla lotta di fazioni democristiane chi per favorire Mattei chi per installare, come poi avvenne in Sicilia, Gulf Oil e British Petroleum ossia le maggiori compagnie del Cartello anglo-americano. Il dopo-Mattei gestito da Cefis fu abilmente controllato dal PSI finchè Craxì non impose Mazzanti alla presidenza ENI. Il prof. Giorgio Mazzanti, persona illuminata e socialista fervido, fu al centro di uno scandalo, l’ENI-Petromin, in cui fu agnello sacrificale. Da allora ai socialisti fu assegnata l’etichetta di usurpatori per fini opachi del problema Energia. Oggi gli scacchieri geopolitici, quello artico, dove l’ENI gioca una partita importante con il gigante Goliat, superpiattaforma e vanto italiano, quello mediorientale che, dopo aver creato la guerra siriana a causa dell’Oleodotto Islamico che doveva trasferire il gas del maxigiacimento quatarino North Dome/South Pars, vede una guerra pseudo religiosa e invece dominata dagli interessi petroliferi di trasferimento, da un lato l’Oleodotto Sciita, con il fronte Qatar – Iran – Russia – Turchia e dall’altro l’Oledotto Islamico con gli Emirati Arabi -USA – Europa. Ma in realtà il danno italiano che si sta profilando è tutto lo scenario mediterraneo dove la questione migranti sottointende quella energetica, con la costruzione di Poseidon, alla cui partecipazione l’Italia concorre con l’IGI, consociata Montedison, come ha voluto nel 2017 il Ministro Calenda. Il Poseidon con i suoi 1900 km di tubature mediterranee che sfioreranno le coste cipriote, turche, greche e sfocierà a Otranto, verserà gas & oil provenienti dai mega giacimenti Zohr, egiziano scoperto dall’ENI, circa 15 mld di m3, Aphrodite, Tamar e Leviathan di pertinenza israeliana, con copertura USA. Una nuova Melendugno, dopo la TAP, si approssima e il tutto avviene, guarda caso, nelle acque del Mar Nostrum che diventerà Mar Mostrum, scenario di lutti e morti dei migranti in un fango di petrolio. Ed infine lo scacchiere eurasiatico, dove Putin sta cingendo con una morsa (North Stream e TANAP) l’Europa, costringendola a patti inverecondi cui si sono ribellati i Paesi di Visegrad. Scacchiere che vede coinvolta l’Italia, per la presenza di imprenditori, politici e quanti altri hanno allungato la filiera produttiva, portando i prezzi alle stelle, malgrado la riduzione costante del barile fino al minimo storico di 26 $/barile nel gennaio 2016. Qui ci inseriamo noi con una nuova concezione di Energia che deve diventare alternativa per liberarci dall’ossessione petrolio, fonte di arricchimento, accaparramento e morti per inquinamento. Una nuova politica estera, visto che in Italia la fa l’ENI e non il Governo, una nuova concezione di Energia Sostenibile verso le rinnovabili gestendo la transizione con Energie Compatibili. Spendere circa 100 miliardi di euro/ l’anno per il fabbisogno energetico è giustificazione idonea per dare al nostro Movimento un asset politico e programmatico di larghissimo spessore. Non cogliere questo argomento sarebbe esiziale per il Paese, espressione di miopia politica e perdere un’occasione vincente per dimostrare quanto ai socialisti stia a cuore la preservazione dell’Ambiente modulata con la crescita economica e la salvaguardia occupazionale. Fabbisogno Energetico Malgrado la fase attuale sia post-fordista, con ridotta potenziale di produzione industriale, la principale risorsa di reddito, non finanziaria, è legata al terziario avanzato che obbliga la società a grandi spostamenti di merci materiali e immateriali. Dunque il trasporto rende ragione della necessità di grandi investimenti europei come ipotizzati da Karel Van Mierte con i Corridoi Europei, per lo più legati al trasporto su ferro, da cui poi discende la TAV. Lo spostamento su gomma rende ragione di un grande assorbimento di carburante di cui l’Italia dispone sono per importazione. Soltanto il 7% del carburante utilizzato è estratto e lavorato in Italia. Detta dipendenza, nota sin dai tempi di Mattei, ci porta ad una spesa corrente che varia a seconda delle contingenze di crisi ma che si aggira su una forbice che va dai 35 ai 50 mld/anno. Vedi Fig. 1. Spesa legata all’Inquinamento da Fossili Da circa 35 anni assistiamo impotenti alla devastazione dell’aria che respiriamo nelle nostre città, specie le piccole, che presentano una minore offerta di TPL (Trasporto Pubblico Locale). 8 milioni nel mondo! Tanti i decessi, ogni anno, per i cambiamenti climatici. E sono stimati per difetto. A cosa attribuire infatti l’aumento della morbosità della malaria per effetto dello spostamento negli emisferi subtropicali dell’Anopheles? Come dimostrare che aumenta la mortalità degli anziani per gli effetti dovuti all’estremizzazione del clima? Estremizzazione non tropicalizzazione come i media erroneamente affermano. Come spiegare che la mortalità italiana per Ca polmonare, oggi attestata a circa 90 casi ogni 100 mila abitanti, mentre nel primo dopoguerra (1951), era di soli 7 casi /100 mila? Sono e saranno sempre di più queste le conseguenze della vita basata sul petrolio? Inquinamento e cambiamenti climatici stanno modificando la geofisica planetaria e ci costano un’enormità in termini di malattie e dissesto territoriale. Se la dominante del XX secolo è stata la dipendenza dai derivati del petrolio, impiegati in ogni attività umana da quelle industriali alle domestiche e quotidiane, nel XXI il teorema post-capitalistico è un altro: maggiori sono i consumi, maggiore è la potenza contrattuale. Così l’oro nero ridisegna i confini della geopolitica, diventa sempre più foriero di guerre, malattie da inquinamento, causa di forti sperequazioni, generatore da una parte di grandissime ricchezze, dall’altra di sconfinate povertà. Circa la spesa corrente per i danni da inquinamento (diagnosi, cure, riabilitazione, giorni di lavoro perduti, riabilitazione etc, siamo assestati su circa 5 mld di euro l’anno che derivano dal Capitolo di Spesa del Sistema Sanitario nazionale. Prospettive sulle rinnovabili Le prospettive sono ancora carenti, abbiamo a malapena raggiunto un 15% di rinnovabili vere, includendo però nel computo anche le fonti naturali come idro-elettrico e geotermico che utilizziamo da sempre. Un percorso lontanissimo se si pensa …

ALCUNE LINEE PROGRAMMATICHE DEL TAVOLO ART. 32 DIRITTO ALLA SALUTE

a cura di Aldo Ferrara | Lo stato di salute della salute italiana. Venti anni di aziendalizzazione hanno trasformato il malato in cliente. Così da Servizio è assurto a Sistema, una macrostruttura amministrativa, politica, finanziaria, che ha perso la sua connotazione originaria. L’introduzione dell’intramoenia e delle assicurazioni integrative ha determinato la divisione della popolazione in due grandi categorie: i privilegiati che possono pagare ed avere rapidamente i servizi richiesti e i poveri, che devono spesso affrontare lunghe liste d’attesa. Se a questa situazione si aggiunge l’introduzione del pagamento del ticket per farmaci, visite ed interventi diagnostici, si perde il concetto di gratuità, uno dei pilastri dell’istituzione del SSN. Infine, la gestione regionale ha creato grande disparità e discriminazione nei servizi disponibili per i cittadini italiani. In conclusione 14 milioni di italiani non accedono alle cure, 4 mln rinunciano alle cure odontoiatriche, 7 mln pagano visite specialistiche  cash and black. I tagli sulla Medicina di base e territoriale hanno distrutto la rete dell’offerta diagnostica e sanitaria nelle periferie nei centri non serviti e soprattutto distanti dal capoluogo. Ne consegue una maggiore difficoltà per i pazienti, specie anziani di recarsi in un centro diagnostico di base e/o terapeutico di base, rapidamente e senza spostamenti sul territorio. Il maggiore affollamento e la creazione di liste d’attesa nasce da questa base. In questo ambito proponiamo l’Assistenza Domiciliare Integrata che possa prendere in carico almeno l’8% dei pazienti dimessi dall’Ospedale, a partire da quelli fragili, garantendo seriamente le dimissioni “protette”. Le strutture intermedie (Ospedali di comunità, Unità territoriali Riabilitative) per chi ha esisti di ictus, fratture femore o non ha patologie acute, che stanno nascendo o dalla riconversione di ex piccoli ospedali dismessi o all’interno delle Residenze protette, sono strutture essenziali per ridare all’Ospedale il ruolo di presidio destinato all’acuzie. Proposta: Raccolta firme per un DDL d’iniziativa popolare per la sostituzione dell’attuale struttura Aziendale Ospedaliera in Enti a configurazione Provinciale e Regionale; riassetto della strutture in senso territoriale e riconfigurazione degli Istituti di Ricerca a carattere Scientifico (IRCCS). Controllo e monitoraggio della Spesa Sanitaria Regionale che rappresenta dal 78 all’86% del PIL regionale. Il riassetto del Titolo V della Costituzione e la devoluzione delle competenze sanitarie agli Enti Locali ha determinato un mancato controllo centrale sulla spesa regionale. Così, se il PIL di ogni Regione viene devoluto alla Sanità in misura irregolare (da un min di 73% ad un max dell’85%), sperequazioni sulle contribuzioni obbligatorie (ticket) obbligano molti pazienti ad un pendolarismo sanitario che poi concorre alla distribuzione incontrollata delle Aziende delle principali città. Va riqualificato il ruolo delle Regioni a statuto speciale che, escluse dai piani di rientro, sono quelle in cui il disavanzo cresce inesorabilmente, fino a sfiorare i 231€/pro capite della Sardegna. Quel che maggiormente preoccupa è la distribuzione regionale della compartecipazione, con una spesa pro capite a gravi difformità regionali quasi sempre a gradiente latitudinali. Ci si cura meglio e si spende meno nelle Province autonome di Bolzano e Trento e Valle d’Aosta, dove la spesa sanitaria pro capite è la più alta (rispettivamente 2.232, 2.160 e 2.082€) con un disavanzo che va dai 300 ai 400 €/pro capite. In Campania, Sicilia e Puglia, ove è più alta l’incidenza del ticket pro capite (11.9, 10.8, 10.5% rispettivamente) e più bassa la spesa sanitaria pro capite (Campania 1.662), il livello della prestazione viene giudicato con un basso indice di gradimento da parte dell’utenza, generalmente insoddisfatta. Proposta: elaborare un documento che possa, attraverso la Conferenza Stato-Regioni, obbligare le Regioni a Statuto Speciale ad un indirizzo univoco e portare l’ambito regionale ad un’offerta di salute, paritetica nella qualità e quantità. Monitoraggio della corruzione emergente in sede Ospedaliera che coinvolge un’azienda sanitaria ogni tre con la documentazione di episodi di corruttela negli ultimi 5 anni e che depaupera di circa 6 mld/anno il budget complessivo. Il fenomeno appare a macchia di leopardo, presenta aree di normale e trasparente amministrazione accanto ad aree critiche come Mezzogiorno e Lombardia. È la pubblica opinione che comunque ha un percepito negativo. All’atto delle visite specialistiche private, che sono l’ultimo stadio della fase diagnostica mancata, 10 milioni di cittadini paganti out of pocket non hanno ricevuto regolare fattura. Medesima doglianza riguarda la cura odontoiatrica, alla luce di 7 milioni di pazienti che hanno pagato parcelle in black. Senza trascurare che anche per queste motivazioni, 4 milioni di malati hanno dovuto esimersi dalle cure perché esose. Malgrado i decreti Balduzzi sugli appalti, è in questo settore che si configurono le maggiori aree di opacità amministrativa. Dovremo intervenire sui seguenti settori: Le convenzioni con privati (ambulatori, laboratori), che alla necessaria sussidiarietà, si concretizzano con un mercimonio di favori; i conflitti d’interesse tra pubblico e privato. Un esempio è dato dal facile “spostamento” da una lunga lista d’attesa in struttura pubblica ad una più rapida nel privato. Il comparto farmaceutico offre particolari tentazioni quali rimborsi fasulli, viaggi gratuiti in cambio di ricette, prescrizioni inutili; Il comparto delle forniture di derrate, materiale sanitario non inventariabile etc. Il comparto delle grandi attrezzature risente ovviamente di tutte le storture degli acquisti in commessa diretta, licitazione privata, appalti truccati e regalie surrettizie. Documentata manipolazione dei DRG. Il ricorso sempre più frequente alla sussidiarietà assicurativa obbliga il paziente a contrarre polizze a favore delle maggiori compagnie. Questa forma surrettizia di privatizzazione va stigmatizzata e sostituita con una proposta di Welfare più adeguata alle necessità sociali e al dettato costituzionale. In luogo del Reddito di Cittadinanza o di Inclusione, proponiamo la Contribuzione da TFR, quando detta retribuzione di fine carriera superi i 300 mila€ con prelievo del 10% da riversare su un Fondo Nazionale di Solidarietà. Una sorta di soccorso per le fasce di anziani più poveri e disagiati che, data la fascia anagrafica, vanno incontro a svariate patologie. L’età media è in continua ascesa: l’ISTAT ci fornisce il novero di 13.219.074 ultrasessantenni al 2015, 86% dei quali in fase di pensionamento o prepensionamento. Malgrado i continui progressi, ben il 74% degli ultrasessantenni presenta uno stato di malattia e quindi la necessità di ricorso alla spesa ospedaliera o …