L’INTERVENTO IN CORTE COSTITUZIONALE DEL 15 GENNAIO 2020

Nella foto l’avv. Felice Besostri | Esattamente 12 anni fa eravamo in quest’aula per discutere dell’ammissibilità di altro referendum in materia elettorale, quello decisa con le sentenze n. 15, 16 e 17. A parte l’aula e l’argomento legge elettorale , l’unico punto in comune, non è la composizione della Corte integralmente rinnovata nel frattempo, ma per la cronaca la presenza del prof. Guzzetta, sia pure in veste diversa, allora promotore del referendum abrogativo ed oggi avvocato difensore dei promotori e la mia. Come allora assente il Governo una FORMA DI RISPETTO DEI PROMOTORI E DEL PARLAMENTO IN MATERIA ELETTORALE ALTAMENTE APPREZZABILE -RICORDANDO CALAMANDREI- SAREBBE STATA ANCORA PIU’ APPREZZABILE il Governo e rispettoso dell’art. 72.4 Cost., almeno nell’interpretazione dall’allora Presidente Camera Nilde Iotti nel suo famoso Lodo del 1981 se il Governo non avesse chiesto ed ottenuto ben 8 fiducie nelle votazioni finali della legge 165/2017. Il referendum del 2007/2008 riguardava limite norme della legge n.270/2005 con quesiti distinti per Camera e Senato con conseguente attribuzione del consistete premio nazionale o regionale solo alla lista più votata e non più alla coalizione. Oggi un quesito referendario unico che riguarda innumerevoli abrogazioni parziali di norme, commi e/o periodi e persino singoli/e gruppi di parole o parole riferito ad entrambi i TT.UU. e agli artt. 3 di due leggi 51/2019 e 165/2017, norme di delegazione legislativa. Una pluralità o congerie di norme e leggi di difficilissima comprensione per i comuni elettori, ma anche per laureati in materie giuridiche in assenza di un testo coordinato con le modifiche e resterebbero, comunque punti oscuri indicati nell’atto d’intervento. I promotori chiedono che il quesito sia dichiarato ammissibile, anche se non auto applicativo: un cambiamento radicale della vostra giurisprudenza, che avrebbe richiesto che l’auto remissione di una norma della n. 352 fosse pregiudiziale non una subordinata. Le leggi n. 270/2005 e n. 52/2015 non erano leggi elettorali maggioritarie, nelle due tipologie codificate del plurality o del majority (lasciamo da parte il voto singolo trasferibile), ma nella categoria delle leggi elettorali non proporzionali, che vista l’entità del premio di maggioranza ed i presupposti per la sua concessione, assenza di soglia in voti o seggi ovvero ballottaggio tra le prime due mi sia concesso di definire sistemi elettorali proporzionali scorretti, cioè truffaldini: a loro confronto sono più onesti i sistemi maggioritari, perché i seggi per avere la maggioranza assoluta nel Parlamento vanno conquistati uno per uno, collegio per collegio , elettore per elettore. I candidati non sono eletti da un algoritmo a dispetto degli elettori del collegio, addirittura favoriti rispetto a candidati della loro stessa lista se candidati avversari, fortissimi nella loro circoscrizione, fanno parte di liste sotto soglia nazionale o quando i voti non eleggono nel loro collegio plurinominale tutti i seggi assegnati in rapporto alla popolazione per mancanza di eleggibili, artificialmente provocata, e quindi i seggi emigrano in ogni parte del territorio nazionale, come fossero biglie di un flipper impazzito. Alla Camera, a mia conoscenza, si è verificato in una dozzina di casi nel 2018, e in solo caso al SENATO con problemi di compatibilità costituzionale con la “base regionale” prevista dall’art. 57COST.. Una questione che questa Corte dovrà dirimere il prossimo 8 aprile per un seggio siciliano emigrato in UMBRIA. Quando una legge è a impianto proporzionale “esso genera nell’elettore la legittima aspettativa che non si determini uno squilibrio sugli effetti del voto, e cioè una diseguale valutazione del “peso” del voto “in uscita”, ai fini dell’attribuzione dei seggi, come ha statuito la vostra sentenza n. 1/2014 con rifermento a sentenza del BVerfGE, sentenza 3/11 del 25 luglio 2012, eliminato il fattore di distorsione, la legge elettorale diventa auto-applicabile e costituzionale. Una legge mista come la n.165 /2015 si può tentare con artifici e forzature, come nel caso presente, farla diventare maggioritaria, mai il contrario. Più difficile anche far valere in un giudizio la sua incostituzionalità se non nell’ipotesi estrema di incostituzionalità totale, se questa Corte desse una interpretazione rigida dell’endiadi “in materia costituzionale ed elettorale” dell’art. 72 c. 4 Cost. La questione non è mai giunta all’esame di merito della Corte Costituzionale, quindi il legislatore è libero di attenersi ai precedenti, anche se la centralità del Parlamento nella produzione di norme aventi valore di legge e il suo monopolio nelle leggi elettorali e costituzionali, che è la regola, verrebbe indebolita con riflessi sugli stessi principi dello stato di diritto e di legalità -sul punto rinvio alla dottrina più recente citata nella memoria con la quale si sono costituiti gli interventori ad opponendum- sui quali si fonda il nostro ordinamento costituzionale, aggravandone la crisi, alla quale le leggi elettorali incostituzionali con le quali si sono svolte le elezioni del 2006, 2008 e 2013 e di sospetta incostituzionalità, quantomeno non manifestamente infondata nel 2018, hanno dato un contributo decisivo e sostanziale. Una crisi aggravata dal fatto che in 4 elezioni tutti i candidati eletti con la 270/2005 e quelli nella parte proporzionale con la 165/2017 lo sono stati con liste bloccate, non importa se lunghe o corte che fossero e che il voto obbligatoriamente congiunto tra collegio uninominale e lista o liste collegate in caso di coalizione -un obbrobrio in assenza d’ogni vincolo programmatico e di capo politico- ha escluso i principi in materia di VOTO DESUMIBILI DALL’ART. 48 COST. E SUCCESSIVI ARTT.56.1 E 58.1 (VOTO LIBERO PERSONALE e DIRETTO) e per i quali nessun candidato può essere danneggiato o favorito dal comportamento elettorale di elettori di altre circoscrizioni nelle quali non sia candidato, desumibili dai principi di un tribunale costituzionale di un ordinamento omogeneo al nostro – secondo la 1/2014- che sul voto ha un art. 38 GG (LEGGE FONDAMENTALE) perfettamente sovrapponibile al nostro art. 48 Cost. la BVerfGE 121,266, -Decisione del Secondo Senato del 3 luglio 2008 nelle cause 2BvC 1/07, 2BvC, 7/07 in materia “Überhangmandate” Mandati aggiuntivi NEL CASO DI SLITTAMENTO DEISEGGI DA UN COLLEGGIO PLURINOMNALE AD ALTRO. VIOLA LA LIBERTA’ E PERSONALITA’ DEL VOTO il divieto di voto disgiunto sanzionato -a pena di nullità poiché esclude la libertà di scelta tra candidato …

LEGGE ELETTORALE: «IL GERMANICUM»

Giuseppe Brescia Presidente della Commissione affari costituzionali di Franco Astengo | “Arriva il Germanicum, la proposta di legge elettorale su cui lavorerà la commissione affari costituzionali della Camera. Prevede 391 seggi assegnati con metodo proporzionale, una soglia di sbarramento del 5 per cento, con un meccanismo che permette il diritto di tribuna. La proposta cancella i collegi uninominali del Rosatellum e di quella legge utilizza i 63 collegi proporzionali e le 28 circoscrizioni. La proposta è stata depositata dal presidente della Commissione affari costituzionali, Giuseppe Brescia, dei 5Stelle. In base a questo testo, il partito che non supera il 5% nazionale, ma ottiene il quoziente in 3 circoscrizioni in 2 Regioni, ottiene seggi (il cosiddetto diritto di tribuna). Il tutto in 3 articoli per 10 pagine.” Dei 400 seggi della futura Camera, 8 spetteranno ai deputati eletti all’Estero (nelle circoscrizioni Estere con metodo proporzionale), un seggio va all’eletto in Valle d’Aosta in un collegio uninominale. I 63 collegi plurinominali del Rosatellum servivano per eleggere 386 deputati, quindi funzionano anche per la nuova Camera formato “mignon”. Stesso metodo per assegnare i 200 seggi del nuovo Senato: quattro vanno ai senatori eletti all’estero, uno alla Val d’Aosta e i restanti 195 sono distribuiti ai partiti che nel resto d’Italia superano il 5%. Ancora da decidere se l’elezione avverrà su liste bloccate oppure se ci sarà il ripristino del voto di preferenza. Un “Germanicum” adattato soprattutto dal punto di vista dell’assegnazione di un diritto di tribuna (in Germania c’è il doppio voto proporzionale, maggioritario e il diritto di tribuna vale per chi conquista almeno 3 collegi) e al quale non corrisponde comunque un Senato delle Regioni e il meccanismo della “sfiducia costruttiva“ come nel modello tedesco. Alcuni dati per poter meglio valutare la scelta di questo tipo di proporzionale con sbarramento. Prima di tutto deve essere ricordato come il sistema parlamentare sia stato articolato, al tempo dei partiti strutturati, su 8 formazioni politiche poi salite di numero quando sono entrate in scena le contraddizioni post – materialiste con conseguente esigenza di nuovi livelli di rappresentanza come nel caso del ritorno al cleavage “centro – periferia” interpretato a suo tempo dalla Lega Lombarda e della frattura ambientalista (con la formazione delle Liste Verdi: elezioni 1987; i federalisti, salvo le presenze dell’SVP e – saltuariamente – del PSd’Az trovarono già presenza istituzionale nel 1983 con la Liga Veneta di Tramarin). Il numero delle forze in parlamento è poi lievitato con il “Mattarellum” per via delle ragioni di necessità di estensione delle coalizioni, le liste civetta, lo scorporo e quant’altro per poi tornare più o meno al numero consueto anche se in presenza di molti sottogruppi nel “misto”. Deve essere ricordato come la possibilità di formare gruppo alla Camera al di sotto della soglia prevista dei 10 parlamentari fu consentita per la prima volta dalla Presidenza Ingrao nel corso della VII legislatura in favore dei radicali (4 deputati) e del gruppo DP – PdUP (6 deputati). All’esito delle elezioni del 2018 si ebbero 32.841.705 voti validi, il quorum al 5% si sarebbe collocato alla cifra di 1.642.085 voti: soglia superata dalla Lega, Forza Italia, Movimento 5 stelle, PD con un complesso di 27.189.605 voti utili a eleggere rappresentanza. Sarebbero rimasti esclusi 5.652.100 voti validi resi inutili per l’assegnazione di seggi: il 17,21% sul totale. Per quel che riguarda il diritto di tribuna a esso avrebbe avuto accesso soltanto Fratelli d’Italia (del resto non lontano dalla soglia con 1.429.550 suffragi) superando il 5% in tre circoscrizioni (Friuli 5,31%, Lazio 8,90%, Lazio 2 6,63%) mentre LeU ha superato il 5% soltanto in Basilicata con il 6,44%. Per tentare un paragone con il passato confrontiamoci allora con i risultati del 1976 (sempre riferiti alla Camera dei Deputati): ci trovavamo allora al massimo della forza del sistema dei partiti e in particolare dei 2 grandi partiti di massa divisi dalla “conventio ad excludendum” (il “Bipartitismo imperfetto” di Giorgio Galli) e della “prima volta” al voto per le elezioni politiche dei diciottenni (che avevano già votato alle elezioni amministrative del 15 giugno 1975). Il 20 giugno 1976 si ebbero 36.705.878 voti validi su 40.426.658 di iscritte e iscritti nelle liste (90,79%). Il quorum al 5% si sarebbe quindi collocato a 1.835.293 (circa 200.000 voti in più rispetto al 2018). Adottando lo sbarramento al 5% sarebbero entrati alla Camera soltanto 4 partiti, esattamente come sarebbe avvenuto nel 2018 a conferma di una certa continuità nelle dinamiche del sistema politico: DC 14.209.519; PCI 12.614.550; PSI 3.540.309 e MSI 2.238. 339 per un totale di 32.602.717 (5 milioni di voti in più rispetto al 2018, a dimostrazione di un secco calo nella partecipazione intervenuto gradualmente nel frattempo): esclusi quindi 4.103.161 suffragi, circa 1.500.000 suffragi in meno rispetto al 2018. In quel ormai lontano 1976 nessuna formazione al di sotto del 5% avrebbe ottenuto il diritto di tribuna: il PSDI, infatti, aveva superato la soglia del 5% soltanto in due circoscrizioni (Cuneo – Alessandria – Asti e Udine – Gorizia – Belluno) e il PRI in una soltanto (Bologna – Ferrara – Ravenna – Forlì). Insomma lo sbarramento al 5% tende a dimezzare la rappresentanza parlamentare tradizionalmente presente in Italia in corrispondenza delle principali sensibilità politico – culturali presenti nel Paese (la presenza istituzionale delle più importanti sensibilità politico – culturali aveva ispirato la scelta del proporzionale adottata dall’Assemblea Costituente e stesso criterio era stato seguito nel ripristinare quella formula dopo il fallimento della legge con premio di maggioranza nelle elezioni del 7 giugno 1953). Da ricordare ancora che la formula oggi in discussione si applicherebbe in vigenza della riduzione del numero dei parlamentari: 400 deputati e 200 senatori. Il tutto salterebbe naturalmente in presenza di scioglimento delle Camera e di indizione dei comizi. Si può affermare che lo sbarramento al 5% produrrebbe una secca riduzione dei margini di presenza democratica senza peraltro garantire la governabilità: del resto non è neppure certa la semplificazione dell’aula, si assisterà probabilmente al fenomeno di alleanze interne alle liste più grandi per poi assistere al determinarsi di mini …

NUOVI SVILUPPI SUL PROSSIMO POSSIBILE REFERENDUM ELETTORALE LEGHISTA

di Luca Campanotto* | ALTRE INIZIATIVE LEGHISTE SULLA LEGGE ELETTORALE POLITICA: CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE INTERORGANICO, AD AFFETTI PROPULSIVI, PER LA RIFORMA ELETTORALE POLITICA Sul quesito referendario leghista per il passaggio al maggioritario puro questa ultima notizia mi sembra davvero interessante (la Corte di Cassazione ha omologato il primo vaglio; la Corte Costituzionale ha fissato la camera di consiglio per la decisione sull’ammissibilità del quesito referendario abrogativo statale proposto dai Consigli Regionali al prossimo 15.01.2019): http://www.consiglio.regione.fvg.it/pagine/comunicazione/comunicatistampa.asp?comunicatoStampaId=645489 CREDO CHE QUESTE DUE INIZIATIVE LEGHISTE SI STIANO RIVELANDO TRA LORO CONTRADDITTORIE Non credo affatto che quest’ultima iniziativa leghista giovi all’ammissione del quesito referendario elettorale leghista maggioritario SECONDO I PRINCIPI GENERALI E FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE IL PARLAMENTO È SOVRANO NON SOLAMENTE SUL QUOMODO MA ANCHE SULL’AN DELLA LEGISLAZIONE ELETTORALE POLITICA (COL SOLO LIMITE PROCEDURALE DELLA RISERVA DI ASSEMBLEA SECONDO LA PROCEDURA ORDINARIA E DI QUELLO SOSTANZIALE DIPENDENTE DAL GIUDIZIO COSTITUZIONALE DI RAGIONEVOLEZZA); TALE INIZIATIVA TENDEREBBE A PORRE ULTERIORI LIMITI AL LEGISLATORE STATALE IN MATERIA DI LEGISLAZIONE ELETTORALE POLITICA; NON CREDO AFFATTO CHE UN IPOTETICO RICORSO REGIONALE PER CONFLITTO DI ATTRIBUZIONI INTERORGANICO (a mio modo di vedere ammissibile poiché la Consulta ha già riconosciuto la qualità di potere dello Stato ai comitati referendari privati: ragionando a fortiori, a minori ad maius, dovrebbe riconoscerla anche ad almeno cinque Consigli Regionali in quanto organi pubblici di rilievo costituzionale territorialmente e direttamente rappresentativi) AVREBBE MOLTE POSSIBILITÀ DI RISULTARE ANCHE FONDATO IN QUANTO ATTUALMENTE IL ROSATELLUM BIS TER RISULTA PERFETTAMENTE EFFICACE E “PRONTO ALL’USO” ANCHE IN CASO ENTRI IN VIGORE LA RIFORMA COSTITUZIONALE DEL TAGLIO DEI SEGGI PARLAMENTARI P.S.: per i leghisti potrebbe rivelarsi iniziativa suicida … questa ultima iniziativa non può non essere stata meditata: potrebbe anche risultare vero che Salvini sarebbe disposto ad accettare anche un proporzionale puro per l’elezione delle prossime Camere … ovviamente si tratta solamente di indiscrezioni non confermate e potrebbe trattarsi anche di iniziativa giurisdizionale in realtà meramente politica promossa al solo scopo di innescare una nuova discussione sulla futura legislazione elettorale politica OVVIAMENTE SULLE SOLE QUESTIONI GENERALI (MA UN PROPORZIONALE PURO RISOLVEREBBE OGNI PROBLEMA ANCHE SPECIALE). *Avv. Luca Campanotto – diritto civile, penale, amministrativo SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

L’ULTIMA BATTAGLIA DI BESOSTRI «ILLEGITTIMA LA SOGLIA ALLE EUROPEE»

di Pietro De Leo – Il Tempo | Una vita in trincea «sono già riuscito a far annulare alla Consulta sia l’Italicum che il Porcellum. E anche il Rosatellum corre dei rischi» Una battaglia giuridica contro la soglia del 4% per le elezioni al Parlamento Europeo. E’ quella che porta avanti l’Avvocato Felice Besostri. Già senatore per cinque anni con i Ds nella componente socialista, sono notissime le sue controversie legali – vinte – contro Porcellum e Italicum. Avvocato Besostri, ora contro la soglia di sbarramento per Strasburgo. Perché? «Il mio ricorso non è per capire se la soglia del 4% sia o meno conforme alla Costituzione. Su questo tema, la Consulta si è già pronunciata in senso affermativo, a seguito di una ordinanza del Consiglio di Stato. Il tema, in questo caso, è la conformità rispetto al Trattato di Lisbona». Perché? «Il trattato istitutivo della Comunità europea diceva che il Parlamento europeo rappresentava i popoli degli Stati membri, dunque ogni Paese poteva avere dei margini di discrezionalità nello stabilire come far rappresentare i loro popoli. Tradotto: potevano decidere se mettere o no la soglia. Con il trattato di Lisbona, invece il Parlamento rappresenta direttamente i cittadini dell’Unione. A questo punto, non è che contestavo la soglia in sé, ma una soglia disuguale. Sarebbe come se, in una legge elettorale nazionale per le Camere, ogni regione scegliesse lo sbarramento che ritiene opportuno». Quindi però il tema, secondo la sua ottica, non è solo italiano. «No, ma ognuno deve far valere il principio nel proprio Paese. Soglie d’accesso non ve ne sono in molti Paesi, anche tra i più importanti, come Regno Unito, Germania, Spagna». Il Tar, però, ha respinto il suo ricorso, con una motivazione solo di diritto italiano e non di diritto europeo. «Ho già fatto ricorso al Consiglio di Stato, è già stato assegnato il numero di ruolo». Perché lei fa questa battaglia? «Beh, io sono quello che è riuscito a far dire, per la prima volta, che le leggi elettorali devono essere conformi alla Costituzione. Ho contribuito a far annullare il Porcellum e l’Italicum dalla Corte Costituzionale. E adesso davanti a tre Tribunali, che ancora non hanno deciso, pende il quesito se anche il Rosatellum sia conforme o meno alla Costituzione». SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

CALCOLI CON UNA SOLA LISTA O COALIZIONE SUPERIORE AL 30% OMOGENEAMENTE DISTRIBUITI SUL TERRITORIO NAZIONALE

di Felice Besostri | Il numero dei parlamentari poteva essere ridotto: da noi il numero di abitanti per parlamentare era più basso d quello di Germania, Francia e Spagna, con la riforma è il più alto dei paesi europei ad esempio Olanda, Francia, Germania, Spagna, Polonia, Romania, Slovacchia, Ungheria, Svezia, Grecia, ma tenendo conto delle esigenze di rappresentatività del corpo elettorale. Intervenendo sulle indennità il risparmio poteva essere maggiore con riduzioni numeriche meno decapitatorie. SENZA una legge integralmente PROPORZIONALE, al limite con soglie d’accesso intorno al 2% (la soglia minima obbligatoria prevista per gli stati più grandi della UE dalla Decisione 2018/994/UE per il Parlamento europeo). Con sistemi maggioritari come quello del referendum Salvini o con premi di maggioranza paesi come Italikum o nascosti come il Rosatellum bis come da allegato. Questo significa che quando c’è un’unica lista o coalizione che superi il 30% dei voti e distribuita omogeneamente sul territorio nazionale, questa può avere la maggioranza assoluta della Camera dei deputati e se si toglie a base regionale per il Senato, come si è incominciato a fare con la n. 165/2017 introducendo una soglia nazionale del 3% anche per il Senato controllare pur essendo minoritaria nel paese il Parlamento in seduta Comune controllando la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica ex 90 Cost. e l’assemblea presidenziale ex 83 Cost. praticamente del tutto se in analogia alla riduzione dei Parlamentari i delegati regionali da 58 si riducessero a 20. Di questo non si parla, ma è la questione che più squilibrerebbe la nostra Costituzione e il ruolo del capo dello Stato, che rappresenta l’unità nazionale, garante della Costituzione e dell’equilibrio e cooperazione degli organi costituzionali e dei poteri che li esprimono. Il Parlamento in seduta comune elegge anche 5 Giudici Costituzionali ed un terzo dei membri elettivi del CSM. Link: https://www.radioradicale.it/scheda/587702/ridurre-il-numero-dei-parlamentari-le-ragioni-del-no 630-12=618 -232=386 30% di 386=116 Maggioranza assoluta 316-116=200 non deve perdere più di 32 seggi uninominali Europee 2019 Liste di partito Lista SALVINI 9.175.208 34,26% Magg.ass. 316-132=184 può perdere 48 coll.unin. Fratelli d’Italia 1.726.189 6,44 Forza Italia 2.351.673 8,78 COAL.CDX 13.253.070 49,48 LEGA+FDI 40,70% M.A. 316-157=159 perd. 73 seggi Magg.Ass.. 316-191=125 può perdere 107 coll.unin. Part.DEM. 6.089 .53 22,74 + EUROPA 833.443 3,11 EUR. VERDE 621.492 2,32 SINISTRA 469.943 1,75 SVP 142.185 0,53 COAL.CSX 8.156.916 30,45 M5S 4.569.089 17,06 LEGA FDI FI PD M5S NO 3.194.004 443.727 691.172 1.867.516 873.930 NE 2.381.616 333.394 339.049 1.388.550 599.172 CE 1.848.001 386.061 345.934 1.488.400 882.966 ME 1.291.514 414.776 674.529 984.566 1.603.095 seggi 114 conFdI (1.706.290) Cdx (2.380.819) (2.587.661) IS            460.250             148.297      301.302                    379.404                         616.097 seggi 44     conFdI(608.547)   Cdx(909.849)                                                       (995.501) LEGENDA: i numeri in Grassetto indicano la Lista / Partito di maggioranza relativa nella circoscrizione elettorale europea. I numeri sottolineati in continuo indicano la coalizione maggioritaria elezione 2018 quelli sottolineati singolarmente 1001, ipotetica coalizione alternativa. Nella circoscrizione MERIDIONE 114 seggi senza un accordo PD- M5S la Coalizione Lega FDI ha la maggioranza relativa.  La Coalizione di CDX con FI  supera sempre i M5S, anche dove sono il partito di maggioranza relativa supera, ma non la Coalizione PD-M5S  SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

SOVRANITÀ POPOLARE vs BARBARIE POPULISTA

Per la Comunità Socialista della provincia di Cremona Tommaso Anastasio – Virginio Venturelli | Dopo aver letto diverse prese di posizione in merito all’oggetto, di seguito anche la nostra modestissima valutazione.Un parlamento preoccupatissimo solo di non andare alle urne, ha votato con una maggioranza bulgara la riduzione del numero dei parlamentari. Oggi c’è un deputato ogni 96.000 abitanti e un senatore ogni 190.000,(sostanzialmente nella media europea) con il taglio ci sarà un deputato ogni 150.000 abitanti e un senatore ogni 300.000 abitanti. Uscendo dai freddi numeri, lascia sgomenti il fatto che non si sia, contestualmente, riformata la legge elettorale, così come risulta ancor più grave non avere previsto alcuna revisione dei “pesi e contrappesi” dei tre poteri sui quali si fonda la nostra Costituzione. Una miopia politica gravissima che inciderà sulla tenuta democratica delle nostre istituzioni. A supporto della decisione c’è solo la motivazione sulla riduzione dei costi della politica, che più facilmente si sarebbe potuto ottenere ridimensionando le indennità dei parlamentari e l’eliminazione dei loro privilegi, anziché ridurne la rappresentanza. Il provvedimento “taglio delle poltrone”, con il risparmio stupefacente di un caffè all’anno per il cittadino, contrae sostanzialmente, ancora una volta, gli spazi di democrazia, concentra il potere nelle mani di pochi, tende a trasformare la democrazia in oligarchia. In questa ottica, con i risultati che tutti possiamo commentare, già sono intervenute: la legge dei sindaci con ha ridotto anche il numero dei consiglieri comunali, quella che ha diminuito i consiglieri regionali, nonché la indecente normativa che ha portato le province al caos attuale. Che simili indirizzi siano propri delle forze nate sull’onda della protesta populista e sovranista, non desta alcuna sorpresa, a differenza dei comportamenti del PD e di Art.1, palesemente contradditori con le loro tradizionali posizioni, o meglio, con quanto vanno dicendo ai propri elettori.Quello che demagogicamente tutti pensano sia una decisione popolare, non sarebbe di certo scandaloso se fosse sottoposta anche al giudizio degli elettori, attraverso un referendum confermativo, ove si possano chiarire e spiegare meglio anche le ragioni contrarie al provvedimento. I socialisti, miracolosamente uniti sulla questione, una sola cosa dovrebbero comunque evitare: quella di far parte di comitati promossi da chi oggi si erge a contrastare l’entrata in vigore della legge, dopo averla approvata in parlamento.Ciò premesso, chiamati al voto non avremmo comunque dubbi sul nostro NO a questa scellerata riforma. Dopo aver letto diverse prese di posizione in merito all’oggetto, di seguito anche la nostra modestissima valutazione. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LEGGE ELETTORALE: RESTITUIRE IL DIRITTO DI SCELTA AGLI ELETTORI

di Silvano Veronese – Vice Presidente di Socialismo XXI | Battersi per una legge effettivamente rappresentativa e perciò “proporzionale” senza soglia e con le preferenze e che non discrimina tutta una serie di partiti c.d. minori con meccanismi insensati tipo i “piccoli collegi” alla spagnola, rappresenta una grande e sana battaglia politica che “Socialismo XXI” deve portare avanti (possibilmente non da solo) nel Paese e fra la gente comune a cui sfuggono certi pericoli per la democrazia. Dopo il voto dell’altro ieri in Parlamento del ddl costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari (ma non dei loro benefits), l’ipotesi ventilata da ambienti della nuova maggioranza di favorire una nuova legge elettorale che, per contenere il possibile proporzionale, dovrebbe fissare una soglia minima del 5 % per ottenere seggi, produce notevolmente gli spazi di rappresentanza a pochissimi partiti a scapito di più partiti (quelli minori). Per di più si parla di ridefinire i collegi elettorali portandoli, come in Spagna, a piccole dimensioni con pochi deputati da eleggere e non si parla di recupero dei “resti” a livello nazionale o interregionale. Così facendo molti, ma molti, voti (e votanti) resterebbero privi di rappresentanza in parlamento, con tanti saluti al criterio (o al valore) della rappresentatività delle due Camere. Un “vulnus” per la democrazia rappresentativa che non può essere sottovalutato così come è stato invece sottovalutato l’aspetto della riduzione dei parlamentari senza che ci sia nel contempo la volontà di riformare i regolamenti di funzionamento delle due Camere che già oggi lavorano e legiferano poco per interminabili lungaggini procedurali che producono via via scarse le presenze ai lavori di deputati e senatori un domani ciò potrebbe procurare ulteriore criticità’ mettendo così – più di ora – l’azione legislativa nelle mani del Governo e marginalizzando il ruolo del Parlamento che dovrebbe rappresentare invece la “sovranità popolare” (come da Costituzione). SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

MA CHI PARLA DI ELEZIONI SA QUEL CHE DICE?

  di Felice Besostri – Socialismo XXI Lombardia | Caro Manifesto, perché per invocare elezioni subito, si dice che bisogna dare voce al popolo? In una democrazia i cittadini hanno naturalmente il diritto di parlare. Nessuno deve dare a voce al popolo, ce l’ha per conto suo, senza bisogno di gridare in piazza. Più che voce al popolo bisognerebbe dare capacità di ascolto ai governanti, che si parlano tra loro, a ruoli invertiti di maggioranza e opposizione, intercambiabili. Se non cambiano i partiti si cambia di partito/gruppo parlamentare, nella scorsa legislatura, 566, ma per soli 347 parlamentari su 945 elettivi, un buon 36,7%. Voce a popolo? Da noi gli appartiene addirittura la sovranità, che, però, gli e stata rubata come corpo elettorale. Il corpo elettorale in alcune Costituzioni è, accanto a legislativo, esecutivo e giudiziario, il quarto potere dello Stato: anzi il primo da cui tutti gli altri derivano. Persino le sentenze sono rese in suo nome. In una democrazia rappresentativa il voto è la manifestazione più importante del popolo, che elegge i rappresentanti della Nazione (art. 67 Cost.) un altro nome del popolo, come comunità. Ebbene il diritto di voto secondo Costituzione gli è stato rubato nel 2005 mai più restituito. Gliel’hanno rubato con leggi elettorali incostituzionali dopo il Porcellum, l’Italikum e il Rosatellum. Le prime due sono state annullate dalla Corte costituzionale, un record europeo. La terza, la più ipocrita, il Rosatellum, la sarà appena un giudice la manderà in Corte costituzionale, si spera già in ottobre. Chi non è complice del furto sa che come votare è più importante di quando, o almeno altrettanto. Purtroppo, questa verità non la solleva nessuno perché le leggi elettorali incostituzionali le hanno votate in molti, utilizzate tutti e facilitate anche chi poteva bloccarle nei suoi ruoli istituzionali. Nessuno contrasta la demagogia dicendo “Cari signori non dovete darci la voce ma ascoltarci tutti i giorni, anche se non Gridiamo” o “Cari signori basta chiamarci a ratificare i vostri rappresentanti, la cui incapacità è evidente se si dovrà votare a poco più di un anno e mezzo dalle ultime elezioni”. Adesso basta! Per prima cosa, se credete che al popolo spetti decidere, invece di dargli la voce ridategli il diritto di scegliere i suoi portavoce, come in ogni democrazia che si rispetti. Pubblicato su Il Manifesto SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

CHI HA DAVVERO PAURA DELLA SOVRANITA’ POPOLARE

Dal Porcellum in poi le leggi elettorali negano ai cittadini la possibilità di votare secondo il dttato dalla Costituzione. Lo stesso Rosatellum mantiene il premio di maggioranza (nascosto) e liste bloccate. Un meccanismo per ratificare nominati che va abolito.   di Felice Besostri – Socialismo XXI Lombardia |   Quelli a cui è sfumato il blitz, che prevedeva mozione di sfiducia e voto in autunno in rapida successione, urlano: «Chi ha paura del popolo?», è il momento di dare voce al popolo! Il popolo, quello reale, fatto di persone in carne ed ossa, sa esprimersi con la propria voce, ma spesso non viene ascoltato. Quello di cui parlano loro, invece, è un popolo “italiano”, indistinto, informe, quasi un corpo mistico, ma in vacanza, quindi smobilitato. Pur con grande copertura mediatica, durante questa crisi di governo estiva non si parlava d’altro. Nella prima mano della partita, chi ha dato le carte ben conosceva i regolamenti parlamentari. Non a caso è stato un ex presidente del Senato a fornire la prima indicazione tecnico-politica su come comportarsi per far fallire la sfiducia a Conte. Nel Palazzo, in effetti, c’era e c’è effettivamente paura delle elezioni anticipate e ravvicinate. Tuttavia, se le mosse saranno dettate solo dalla paura della vittoria di un movimento ai bordi della democrazia, ma anche del proprio destino personale, è difficile immaginare la costruzione di un esecutivo lungimirante, all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte. Nel frattempo, per le forze politiche italiane i reali risultati elettorali delle europee e quelli virtuali di sondaggi e proiezioni restano un monito costante. Quale sarà l’esito finale è presto per prevederlo. Sulla scena gli attori politici devono seguire il loro copione, e più smarriscono i contatti col proprio retroterra politico-sociale, più i loro gesti contengono fatti simbolici, gli unici che garantiscono un immediato, ma effimero, torno d’immagine. Tuttavia, in questa situazione si pone l’opportunità concreta. di mettere al centro del dibattito politico una riforma decisiva: quella della legge elettorale. Altro che voce, le forze politiche devono ridare ai cittadini il diritto di votare secondo Costituzione, facoltà che ci è stata rubata nel 2005, col cosiddetto Porcellum, e mai più restituita. La normativa vigente, approvata con la legge n. 51/2019, una legge gemella del Rosatellum (la n. 165/2017), conserva tutti i profili d’incostituzionalità della precedente. La sua caratteristica principale è la privazione di qualsiasi scelta tra i candidati. Il voto non è personale, come richiede l’articolo 48 della Costituzione. Ahimè, per troppo tempo quell’aggettivo, «personale», è stato interpretato riduttivamente, un attributo dell’espressione del voto e non anche dell’oggetto del voto. Soltanto con l’annullamento parziale del Porcellum, poi, sono state censurate le liste bloccate. Oggi abbiamo collegi uninominali per i 3/8 dei seggi, vale a dire 236 nell’attuale Camera dei deputati, 150 se passa la riduzione dei parlamentari. I candidati non sono selezionati con primarie o procedure di selezione pubblica e trasparente, ma decisi dal partito, il suo capo o la sua oligarchia. Gli altri 394 o 250 sono alla proporzionale, ma su liste bloccate. Ci fosse almeno la scelta tra il candidato uninominale e la lista collegata: no, il voto congiunto è obbligatorio. Chi – stando ai proclami – ci vorrebbe «dare la voce», intanto ci ha tolto il diritto di eleggere, che deriva dal latino eli ere. E significa “scegliere”. Il Porcellum, invenzione di un leghista, aveva premio di maggio-ranza e liste bloccate, annullate dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 1/2014. Una lezione che non è stata compresa, tanto che si è approvata una nuova legge, l’Italicum, funzionale alla deforma costituzionale Renzi-Boschi. Per mantenere un premio di maggioranza hanno finto di far davvero scegliere agli elettori i candidati, ma non più del 10-15%, con i capolisti garantiti. Cosi è partito un nuovo ricorso e, dopo la deforma annullata dal popolo col referendum del 4 dicembre 2016, la Corte costituzionale ha annullato nel gennaio 2017 premio di maggioranza e la libertà di scelta del collegio d’elezione per il candidato pluri-eletto. Per far finta di rinunciare a qualcosa, dopo due annullamenti del premio di maggioranza, il Rosatellum apparentemente non lo prevede, per poter mantenere le liste bloccate, corte, massimo 4 candidati (anche in questo caso, nella convinzione che la Corte costituzionale male avrebbe digerito entrambi gli elementi in un’unica legge, che già condannò per il Porcellum). Ma si tratta solo di un’apparenza: il premio di maggioranza, anche se “nascosto”, c’è e consente di avere la maggioranza assoluta della Camera all’unica lista/coalizione, che superi il 30% dei voti, purché distribuito in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale. Nel 2018 non e scattato perché due soggetti (centrodestra e M5s) avevano superato il 30% in modo squilibrato a Nord e Sud. Le liste corte e le pluri-candidature, fino a 5 collegi (bisognava evitare che per caso venissero proclamati candidati diversi da quelli prescelti) hanno inoltre fatto si che in alcune circoscrizioni della Camera non si siano assegnati seggi per mancanza di candidati: allora il seggio migrava da un capo all’altro dell’Italia come una pallina impazzita di un flipper. La legge lo prevedeva, anche se si creavano circoscrizioni sovra rappresentate e sottorappresentate rispetto alla popolazione residente. Il guaio si è manifestato però in maniera irrimediabile al Senato, per fortuna in un solo caso: un seggio siciliano dei 5 Stelle. Per non per perdere uno scranno al Senato, dove la maggioranza giallo verde aveva margini ridotti, si è violato l’art. 57 comma 1 della. Costituzione, per il quale il Senato si elegge su base regionale. Inoltre, il trasferimento di seggi da una Circoscrizione ad altra viola gli artt. 48 e 58 della nostra Carta fondamentale, perché il voto non è più personale e diretto. Il rapporto medio italiano abitanti/senatore in Italia e di 192.000 abitanti per un senatore, in Sicilia 1/200.000, mentre scende a 1/128.000 in Umbria, perché favorita dal numero minimo di 7 senatori per Regione (art. 57 Cost.). I siciliani hanno dunque perso il venticinquesimo senatore, e i loro voti son serviti ad eleggere una senatrice umbra. In quella Regione dunque il rapporto scende a 1/110.000. L’inconveniente dunque …

LA TRUFFA DEL “DARE VOCE AL POPOLO”

Il costituzionalista Felice Besostri Con un pò di demagogia e tanta ignoranza si grida al tradimento della democrazia se si fa una nuova maggioranza al posto di quella gialla-verde-nera: nel linguaggio politico europeo i verdi dono i partiti ecologisti. L’Italia ha forma di governo parlamentare, quindi non elegge i governi, ma un Parlamento (nel nostro caso bicamerale paritario) che a sua volta deve dare la fiducia al Governo nel suo complesso e non al Presidente del Consiglio. Qualcuno lo pensa perché si è cercato di cambiare la forma di governo senza cambiare la Costituzione, ma con la legge elettorale chiamata Porcellum, approvata nel dicembre 2005 e usata per la prima volta nel 2006, si poteva votare per coalizione che si presentava con un capo politico della coalizione e un programma comune. Tuttavia anche allora la XV° LEGISLATURA 2008-2013 iniziata con la coalizione BERLUSCONI con la maggioranza a Camera (17.064.506 46,81% non assoluta degli elettori)  Finì col governo Monti, che non era neppure parlamentare eletto. Il premio di maggioranza e le liste bloccate sono state annullate dalla Corte Costituzionale nel gennaio 2014. Nel 2013 soltanto grazie al  premio di maggioranza il centro-sinistra ebbe 340 seggi (il 54%) alla Camera con il 29,55%. Nel 2018 c’erano ancora le coalizioni, ma proprio su richiesta della Lega senza Capo unico e senza programma comune. La Lega era in una coalizione di CDX e il M5S correva solo. Quindi il popolo non ha eletto nessun governo, ma ratificato i nomi dei parlamentari NOMINATI dai capi-partito. In Italia la sovranità appartiene al popolo (art. 1 c.2) che la esercita nelle forme e nei limiti  della Costituzione. Il popolo è quindi un potere dello Stato come corpo elettorale perché siamo una democrazia rappresentativa con forma di governo parlamentare. Il corpo elettorale elegge un Parlamento i cui membri non rappresentano i partiti che li hanno candidati, né gli elettori che li hanno votati e neppure i territori dei loro collegi. Ogni parlamentare rappresenta senza vincolo di  mandato la Nazione, altro nome del popolo. Alla Costituzione italiana si può applicare la teoria del cuerpo electoral del pueblo, che nelle Costituzioni sudamericane ispirate da Simon Bolivar è un quarto potere dello Stato  accanto ai tre tradizionali: legislativo, esecutivo e giudiziario.  UN POTERE SUPERIORE A TUTTI GLI ALTRI. Il Compagno Besostri ha per primo presentato un ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello stato contro il Rosatellum, senza successo, ma ha aperto la strada a conflitti di attribuzione promossi da parlamentari.                 SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it