PIERO CALAMANDREI E LA COSTITUZIONE

Foto dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana di Giuliano Vassalli Saluto anzitutto Aldo Aniasi, presidente della FIAP, Paolo Vittorelli, che presiede l’odierno convegno, il Sindaco di Salice Terme e le altre autorità presenti, i compagni della FIAP e tutti gli amici qui convenuti. E premetto di ben comprendere come il Consiglio federale della FIAP abbia voluto scegliere a conclusione del proprio Congresso e nel quadro delle cerimonie celebrative del cinquantennale della Costituzione il tema cui questo convegno è dedicato. Ed infatti Piero Calamandrei, già aderente all’Unione Nazionale di Giovanni Amendola e firmatario come giovane professore (era nato nel 1889) del “Manifesto degli intellettuali” redatto da Benedetto Croce, partecipe delle proteste formulate contro il fascismo già al potere dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Firenze, da “Italia Libera” e dal Circolo fiorentino di cultura, fatto oggetto di minacce squadristiche contro le quali aveva tenuto un contegno dignitosissimo, collaboratore del foglio “Non mollare” e chiusosi poi durante il ventennio nei suoi studi severi di diritto processuale civile e nella professione forense, era approdato nel 1941 in “Giustizia e libertà” e nell’anno successivo nel Partito d’azione, costituitosi in Italia nella clandestinità. Ed a questa grande forza della Resistenza fu sempre vicino, rappresentandola nel 1945-1946 alla Consulta nazionale e nel 1946-1948 all’Assemblea costituente. Piero Calamandrei della Resistenza fu inoltre tra i massimi interpreti e suo cantore. Come scrisse Ferruccio Parri, nome caro a questa Federazione e soggetto di un bellissimo libro di Aldo Aniasi, “nella biografia di Calamandrei il momento della Resistenza è decisivo. Egli la visse – prosegue Parri in un discorso tenuto all’indomani della morte di Calamandrei – e la sentì con una passione più forte, più ansiosa che se avesse potuto parteciparvi. La intese e ne dette l’interpretazione storica con più acutezza e prima di qualsiasi altro”. Tra gli altri molti amici ed estimatori di Calamandrei, che pur dovrebbero esser qui menzionati per i forti contributi in vario tempo forniti alla ricostruzione della sua figura, vorrei menzionare anche Alessandro Galante Garrone, che in uno scritto veramente poderoso intitolato “Calamandrei e la Resistenza” e pubblicato in un numero straordinario de “Il Ponte” del 1958, volle cogliere questa interpretazione della Resistenza data appunto da Calamandrei: “La guerra di liberazione fu, da parte del nostro popolo, la riscoperta della dignità dell’uomo. Il detto di Beccaria, secondo cui “non vi è libertà ogni qualvolta le leggi permettono che in alcuni eventi l’uomo cessi d’esser persona e diventi cosa”, questa rivendicazione della dignità dell’uomo fu come l’epigrammatica definizione di ciò che nel suo momento più alto gli era apparsa la Resistenza: rivendicazione della libertà dell’uomo, persona e non cosa”. Essa fu infatti la morale contro le torture inflitte dal nazismo e dai suoi satelliti all’Europa e nel mondo. La rivolta contro quel mare di sterminio che sembrò ad un certo momento dover sommergere tanta parte dell’umanità. Con questo richiamo a Beccaria e alla sua umanità confluirono in Calamandrei, nel tentativo di rendere l’idea profonda della Resistenza, quello che altri (come Cotta) chiamerà il suo “tessuto etico”, il riferimento alla “religione di libertà” di Benedetto Croce e alla moralità di Giuseppe Mazzini. Non si può dimenticare che il padre di Calamandrei, Rodolfo, era stato deputato repubblicano (ad esso il figlio dedicò lo straordinario ricordo “Niente di mio”), che Calamandrei stesso era stato volontario nella prima guerra mondiale ed aveva avuto la ventura d’essere con il suo 218° reggimento di fanteria il primo ufficiale italiano a penetrare in Trento liberata e che insomma tutta la sua gioventù era impregnata di ideali insieme patriottici e libertari. Tutti questi filoni ideali gli sembrarono come convogliarsi nella lotta di liberazione, in una aspirazione di riscatto, che per tanti e tanti si tradusse in un terribile e tuttavia consapevole sacrificio. Ma Calamandrei fu anche – come ha scritto Aldo Garosci – l’autentico “cantore della Resistenza”. In gioventù Calamandrei era effettivamente stato poeta: così come continuò ad essere pittore ed autore letterario per tutta la vita. E poeta si era sempre mantenuto nell’animo, pur coltivando i suoi studi giuridici con il rigore dell’autentico scienziato. Il suo libro “Uomini e città della Resistenza”, nel quale egli rievoca cento figure eroiche e ripercorre cento luoghi di combattimento e di sacrificio, anche se scritti in prosa, sono un autentico poema. La famosa lapide dettata per l’immaginario monumento a Kesselring (“Lo avrai – camerata Kesselring – il monumento che pretendi da noi Italiani, ma con che pietra si costruirà a deciderlo tocca a noi…”) è poesia altissima, come quando rievoca le torture e lo strazio degli uccisi, quello dei borghi italiani incendiati: “non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio non colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinetti riposano in serenità non colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarono non colla primavera di queste valli che ti vide fuggire ma soltanto col silenzio dei torturati più duro d’ogni macigno soltanto con la roccia di questo patto giurato tra uomini liberi che volontari si adunarono per dignità non per odio decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo…“ La lapide del cosiddetto monumento, con l’epigrafe dettata di Calamandrei, fu inaugurata a Cuneo il 21 dicembre 1952 dallo stesso Calamandrei, nel Palazzo comunale, in memoria del ricordo delle stragi naziste in quella provincia, dall’eccidio di Boves in poi. Il discorso tenuto da Calamandrei in quella circostanza, che ricorda gli orrori della guerra, ma esprime fede in una Europa federata e nella solidarietà internazionale, è pubblicato nel volume “Uomini e città della Resistenza” poc’anzi menzionato. Infine Calamandrei cercò di trasferire nella Costituzione – ed in parte vi riuscì – alcuni dei principi ispiratori del movimento di “Giustizia e libertà”, come stanno a dimostrare – e certamente se ne parlerà in questo Convegno – i suoi contributi ai lavori dell’Assemblea costituente sull’introduzione nella Carta, e sulla stessa formulazione, di fondamentali diritti di libertà e dei diritti sociali: anche se di quest’ultimo tema, come anch’io avrò occasione di rilevare, egli ebbe, nella sua autonomia di pensiero, una visione estremamente realistica. …

INTERVENTO DI FELICE BESOSTRI AL COMITATO DIRETTIVO CDC E AVVOCATI ANTITALIKUM

Nel giro di pochissimo tempo siamo passati dall’esigenza di conoscere, alla sera delle elezioni, chi governerà (porcellum, italikum) ad una legge (rosatellum), che non è in grado di far spere chi sia stato eletto, ed incertezze permarranno anche per la composizione delle Camere per la seduta di insediamento. Un’incertezza che nel caso del Senatore siciliano mancante non può essere risolta senza un intervento normativo. Alla prova pratica i difetti del Rosatellum sono maggiori di quelli previsti e temuti e sono diretta conseguenza delle incostituzionalità della nuova legge elettorale. Non si può dire con certezza se sono frutto del caso e dell’impreparazione tecnico-giuridica dei redattori del testo, ovvero che ci fosse un disegno di ingovernabilità formale, che potesse essere superato da intese post-voto, anche grazie a pressioni europee, le cui istituzioni sono rette d un asse PPE-PSE, tra i corrispondenti italiani di quei partiti europei, Forza Italia e PD. Paradossalmente proprio l’ingovernabilità sarebbe stato il viatico di quell’alleanza tra i partiti di due coalizioni contrapposte. Le coalizioni del Rosatellum sono apparenti, costituite al solo fine di vampirizzare i piccoli partiti alleati per disincentivarli dal correre da soli ingannati dall’abbassamento della soglia di accesso al 3%, dando un contentino ai loro leader. Non è previsto un programma comune della Coalizione, né un capo unico della stessa. Il disegno è stato sconfitto dal voto segreto degli italiani, che ha confermato il destino delle leggi elettorali, concepite per avvantaggiare chi le approva, alla loro prima applicazione: così è avvenuto per il Mattarellum e per il Porcellum. Nel 2008 il PD aveva 12.095.306 voti e Forza Italia 13.629.464, rappresentavano 25,7 milioni di elettori e il 70,6% del corpo elettorale. Nel 2018 PD 6.134.727 E FI 4.590.774, cioè 10, 7 milioni di elettori pari al 32,7%, secondo i calcoli di Federico Fornaro, un parlamentare di LeU. Per il PD i risultati di Bersani del 2013, pretesto pe la vittoria di Renzi alle successive primarie, sarebbero stati un’immeritata benedizione. Più di 20 anni di pensiero maggioritario e un Parlamento composto dalle oligarchie, nel migliore dei casi, dominanti nei partiti in assenza di ogni selezione affidata agli elettori, ma alle liste bloccate sono l’impasse maggiore del dopo elezioni. La classe politica, senza distinzione di vincitori e perdenti, è incapace di fare i conti con la capacità di coalizione e di distinguere tra le scelte istituzionali e quelli di governo. La prima vittoria della destra portò alla Presidenza della Camera una certa Irene Pivetti, una scelta di compensazione politica interna alla coalizione vincitrice. Il modello fu seguito con le presidenze Casini e Fini e purtroppo il modello è stato seguito dal Centro Sinistra con Bertinotti e Boldrini. La vituperata Prima Repubblica tarata da un sistema elettorale proporzionale fu invece capace di eleggere la presidenza della Camera prima un Pietro Ingrao e poi una Nilde Iotti. Sarebbe stato inconcepibile far approvare, dopo la traumatica esperienza della Legge Truffa nel 1953 e la reazione dell’allora Presidente del Senato Paratore, una legge elettorale con ripetuti voti di fiducia. Con Parlamenti di nominati di fatto è stato abrogato l’art. 67 Cost. con il divieto di mandato imperativo e i cui guasti si sono visti nell’iter di approvazione della de-forma costituzionale e delle leggi elettorali della XVII legislatura. La presidenza delle Camere non deve essere un surrogato della maggioranza di governo, che dovrà scaturire dalle consultazioni, quindi da presidenze in carica e dalla costituzione dei gruppi parlamentari. La decisione di sciogliere le Camere in caso di stallo non può essere riservata al solo Presidente della Repubblica. Altra questione, evitata di un soffio e a mio avviso molto opportunamente un vuoto nella composizione della Corte Costituzionale, che si sarebbe aggiunto alla vacanza di oltre due anni del giudice Frigo di nomina parlamentare impone che si provveda con urgenza. Ci deve essere una Consulta a pieni ranghi per esaminare il Rosatellum e assumere le decisioni necessarie per superare le reticenze della Corte ad applicare i principi affermati nelle sentenze n. 1/2014 e 35/2017. Non sarebbe tollerabile che un Parlamento eletto con legge incostituzionale restasse al suo posto per rifare un legge elettorale e che addirittura potesse por mano ad una revisione costituzionale, che sconfessi il voto popolare referendario del 4 dicembre 2016. E’ necessario individuare procedure più rapide di accesso alla Corte Costituzionale in modo che possa intervenire con un procedimento di convalida ancora in corso: la sola proclamazione non può più, proprio per l’esperienza di questi anni, essere il limite agli effetti di una pronuncia di incostituzionalità di una legge elettorale: una specie di premio ai suoi autori e sostenitori. Il CDC e il gruppo egli avvocati antitalikum dovrebbero chiedere alle forze politiche di dimostrare che l’opposizione al Rosatellum non era di pura facciata, ma un impegno da perseguire anche contro apparenti vantaggi, come le liste bloccate. La scelta di impugnare con tutti i mezzi disponibili non è una scelta tecnicogiuridica ma politica che deve coinvolgere e comitati locali e i partiti politici, che hanno sostenuto i ricorsi contro l’Italikum. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

DALLE PROCLAMAZIONI DEGLI ELETTI ALLA PRIMA SEDUTA DELLE NUOVE CAMERE: PROSPETTIVE E PROBLEMI

di  *Giampiero Buonomo Sommario.1. Introduzione. 2. L’informatica elettorale. 3. L’Effetto flipper. 4. Le dimissioni preventive.   Introduzione.  All’interno dell’intervallo massimo di venti giorni dallo svolgimento delle elezioni – che l’articolo 61, primo comma, secondo periodo della Costituzione accorda per la convocazione della prima riunione delle nuove Camere – il presidente Mattarella ha prudenzialmente scelto di valersi di ben diciannove giorni, fissando per il 23 marzo l’inizio della XVIII legislatura repubblicana. L’esercizio di tale discrezionalità, che ai sensi all’articolo 11 del testo unico elettorale della Camera accompagna il decreto di convocazione dei comizi, già in passato era stato inteso come un modo di dare fiato agli uffici elettorali responsabili delle proclamazioni degli eletti. Vieppiù tale cautela si rivela opportuna, con una legge elettorale fior di conio: alcuni elementi inediti della procedura di conversione dei voti in seggi avranno un rodaggio in corso d’opera e questo non può essere sfuggito al Capo dello Stato. Altre questioni si sono aggiunte in campagna elettorale, e non è detto che la strumentazione esistente sia in grado di disimpegnarle col mero ricorso ai precedenti. I diciannove giorni saranno utili anche per questo.   L’informatica elettorale. Il primo contatto dell’apparato elettorale con l’opinione pubblica in attesa non ha i caratteri dell’ufficialità, quanto piuttosto quelli dell’ufficiosità. L’afflusso dei dati dalle sezioni elettorali agli uffici elettorali sopraordinati registra, sin dai primi momenti, un sorpasso del tutto informale: il Ministero dell’interno corrisponde all’ovvia esigenza di celerità informativa acquisendo a voce i dati dello scrutinio, con un’attività svolta in modo puntiforme dai suoi messi su tutto il territorio nazionale. Il caso di scuola del candidato che la notte vede il suo nome a fianco della sospirata dizione eletto (sul tabellone del Viminale o addirittura nel telegramma del Prefetto), e che poi si sveglia escluso delle proclamazioni, nasce proprio da questo doppio binario: mentre i processi verbali delle sezioni confluiscono lentamente, in forma cartacea e con trasporto motorizzato, agli uffici elettorali centrali responsabili delle proclamazioni, già è all’opera al Viminale un apparato parallelo, che senza alcuna ufficialità simula la trasformazione dei voti in seggi e ne dà notizia al Paese. A dire il vero, l’organizzazione dello scrutinio dovrebbe essere curata da un organo imparziale: lo afferma il Codice di buona condotta elettorale stilato nel 2002 dalla Commissione per la Democrazia attraverso il Diritto del Consiglio d’Europa[1], al paragrafo 3 del Codice di buona condotta elettorale. Un codice, giova ricordarlo, che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha utilizzato – sia pur non acriticamente[2], nella sentenza 6 novembre 2012 (Ekoglasnost contro Bulgaria), ai fini dell’accertamento della violazione l’articolo 3 del Protocollo addizionale alla CEDU. Non è impossibile che questo dualismo esecutivo/giudiziario[3] produca un corto circuito: l’errore si può annidare sia nella comunicazione telefonica di chi ottiene a voce dal presidente di seggio i risultati da comunicare a Roma, sia nella lenta e ripetitiva redazione dei prospetti ai fini del verbale di proclamazione (ricopiando i risultati dei voti di centinaia di sezioni, pervenuti in forma cartacea). Al primo tipo di disservizio intendeva porre rimedio la sperimentazione di procedure informatizzate presso alcuni seggi, nelle tornate elettorali tra il 2004 ed il 2006, volte sia al conteggio elettronico che alla trasmissione dei suoi esiti al Viminale in tempo reale. Il secondo problema, invece, impedisce di completare in tempi ragionevoli la verifica dei poteri: occorre dotarla di una strumentazione idonea a prevenire il verificarsi di gravi situazioni di incertezza concernenti il mandato parlamentare. Si tratta di situazioni evidenziate dai Documenti III, nn. 1 e 2 della XIV legislatura, che diedero luogo all’annullamento delle elezioni di due senatori per errori nelle trascrizioni dei verbali e dei relativi conteggi. Vi si sarebbe potuto ovviare con procedure omogenee di redazione elettronica dei verbali sezionali delle operazioni di scrutinio, di loro trasmissione agli uffici circoscrizionali nonché di redazione dei verbali circoscrizionali in base ai quali vengono effettuate le proclamazioni degli eletti. Per questo il 27 luglio 2004 la Giunta delle elezioni del Senato richiese quanto meno l’utile trasmissione elettronica dei dati dei verbali circoscrizionali agli uffici parlamentari incaricati della verifica dei poteri, mediante un’omogeneità di ambienti informatici; in proposito va segnalato che il Senato e la Camera si sono da tempo dotati di appositi programmi elettronici per l’immissione e l’elaborazione dei dati elettorali pervenuti in esito alle consultazioni riguardanti ciascun ramo del Parlamento. La dichiarazione – con cui il Ministro dell’interno Amato, nel novembre 2006, escluse il voto elettronico in Italia (a seguito dell’inchiesta del giornalista Deaglio) – espressamente faceva salvi i conteggi elettronici dei voti. Eppure, per vedere adempiuto l’invito della Giunta del Senato si è dovuto attendere il finanziamento recato dalla legge di bilancio per il 2018, che (al comma 1123 dell’articolo 1) ha per la prima volta previsto «la trasmissione in formato elettronico alle Camere di tutti i dati necessari per la proclamazione degli eletti». Tutto è bene quel che finisce bene, dunque? Forse, se non fosse che lo stesso comma contiene anche altre finalizzazioni della (medesima) spesa: l’attuazione degli obblighi di trasparenza previsti dalla legge elettorale, nonché «l’implementazione dei sistemi informativi a supporto dei nuovi adempimenti degli uffici elettorali». Il milione di euro per il 2018, cioè, deve porre rimedio (anche) ad un aggravio di adempimenti amministrativi degli uffici elettorali, evidentemente maggiore di quelli esistenti a legislazione vigente. A parte il curioso modo di smentire la clausola di invarianza finanziaria (recata dal Rosatellum appena un mese prima), viene da chiedersi in che misura dal 5 marzo l’informatica dovrà aiutare gli uffici elettorali. Se sono nuovi adempimenti, non sono certo quelli degli uffici sezionali, che spogliavano le schede prima e continueranno a farlo ora. Se l’esigenza c’è, è evidentemente quella degli uffici elettorali centrali, onerati dalla nuova legge di un complicato meccanismo di batti-e-ribatti fatto di assegnazioni provvisorie, di conteggi di soglie, di nuove assegnazioni e di calcoli di capienze ed incapienze, conditi di seggi eccedentari e deficitari. A tutto questo nuovo corteo di adempimenti, il legislatore di bilancio ha ritenuto che gli uffici non potessero far fonte soltanto con «uno o più esperti scelti dal presidente» …

PROBLEMI POLITICI ED ISTITUZIONALI DOPO IL VOTO DEL 4 MARZO

di Felice Besostri Il voto del 4 marzo ha terremotato gli schemi interpretativi del sistema politico italiano prevalenti dopo le elezioni del 2013, come tomba del bipolarismo per un tripolarismo costituito dal PD e alleati, FI e associati e dal M5S, subito ma non accettato. Ne sono dimostrazione le leggi elettorali approvate da un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale e pertanto incapace di fare una legge elettorale, che la rispettasse. I parlamentari non si sono accontentati di essersi salvati per l’inerzia di un Presidente, cui faceva comodo un Parlamento in permanente servizio provvisorio e perciò non più al centro dell’ordinamento disegnato dalla Costituzione. Hanno voluto mettersi nella stragrande maggioranza, ancorché artificiale, al servizio dell’esecutivo per deformare la Costituzione con un ddl costituzionale, espressamente autorizzato ex art,. 87 c.4 Cost. dal Presidente in carica. Questo Parlamento è stato in grado di non tenere in conto delle sentenze della Corte Costituzionale non solo dei principi affermati nelle decisioni in materia elettorale n. 1/2014 e 35/2017 nell’adozione delle successive, ma addirittura applicando alle surroghe e sostituzioni la legge n. 270/2005 anche dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della sentenza di annullamento, nella totale indifferenza dell’opinione pubblica e senza nessun richiamo da parte della Presidenza della Repubblica o di quella delle due Camere. Parlavo di tripolarismo subito, ma non accettato: il primo esempio è stato la legge n.52/2015. Si voleva tornare ad bipolarismo attraverso un ballottaggio tra le due liste più votate, vaticinando che sarebbe stato un ballottaggio tra PD e FI o nel peggiore dei casi tra PD e M5S, dall’esito favorevole per un partito assiso su un confortevole e irraggiungibile 40,81 % delle europee 2014. Tuttavia le elezioni amministrative 2015 e soprattutto 2016 dimostravano che ai ballottaggi poteva succedere l’impensabile. L’imbarazzo del PD per la sua creatura, voluta con ben 3 voti di fiducia alla Camera in violazione dell’art.72 c. 4 Cost., è stato risolto dagli avvocati antitalikum, che hanno portato la legge elettorale al vaglio della Consulta: l’esito è noto. L’esito inaspettato del referendum costituzionale non ha portato il PD e il suo leader Renzi a più miti consigli  e dal cappello è uscita la legge n. 165/2017. Stavolta la sconfitta del terzo polo pentastellato era stata congegnata riesumando le coalizioni e con un mix di maggioritario, per il 39 % dei nazionali e il voto congiunto. Il M5S in solitario non era in grado di competere, se non marginalmente, nei collegi maggioritari, che avrebbero costituito il premio di maggioranza nascosto  per la coalizione più votata, che ottenesse il 38/39% dei suffragi. La nostra Costituzione parla di voto segreto, eguale, libero e personale nell’art. 48  e di voto universale e diretto negli artt. 56 e 58, mai di voto “utile”, un concetto politologico dai contorni non ben definiti, perché molto soggettivo: i voti utili sono i voti dati al proprio partito prediletto. Con la soglia abbassata al 3% alla Camera e introdotta per la prima volta, come soglia di accesso nazionale, per il Senato in violazione dell’art. 57 Cost., essendo eletto a base regionale, lo spauracchio di disperdere il voto non ha funzionato. Il voto congiunto, oltre che prefigurare un voto non libero e non personale, non consente di fare un voto razionale nel senso di fare un voto diversificato tra maggioritario e proporzionale,  in cui valutazioni  politiche  si sarebbero accompagnati alla personalità dei candidati. Il voto utile e congiunto aveva tra gli obiettivi di ridurre l’area di consenso per una formazione nettamente a sinistra, come si annunciava anche con il contributo di settori, che avrebbero lasciato il PD: un obiettivo in parte raggiunto, ma anche al prezzo di rinunciare ad un voto differenziato tra maggioritario e proporzionale. Vantaggio per le coalizioni, senza un minimo di coesione rappresentato dal programma  e un capo politico comune (che hanno favorito una coalizione a destra, con tre soggetti a priori sopra la soglia di accesso) e voto congiunto avrebbero dovuto colpire il M5S e la formazione a sinistra del PD e un vantaggio per quest’ultimo partito di capitalizzare il voto utile contro Berlusconi e Salvini, un CDX, che nel loro immaginario sarebbe stato l’unico competitore effettivo a guida FI. Un calcolo sbagliato, anche grazie, alla demenziale legge elettorale, che ha consigliato tutte le formazioni politiche dalla più piccole alle più grandi hanno dato come indicazione di voto di votare solo il simbolo e una sola volta. Questo fatto ha favorito il M5S, che con un programma riconoscibile, un leader telegenico e soprattutto la loro estraneità alla casta e all’area di governo da sempre, potevano prescindere dalla personalità dei candidati. Ritengo anche che l’aggressione sistematica ai loro esponenti, sia locali, che nazionali, si sia rivoltata contro, pensate al povero “spelacchio” diventato attrazione turistica, gli autori. L’elettore anche il più teledipendente è capace di capire la differenza tra il mancato versamento di una parte della propria indennità e un reato come rimborsopoli o aver nascosto un’indagine in corso e aver avuto un rinvio in giudizio o una condanna, anche se non definitiva. In conclusione il tripolarismo è finito, ma la vittima non è stata quella designata il M5S, ma il responsabile del marchingegno elettorale il PD. E’ vero che sul testo c’è stata un’ampia convergenza, la più grande su una legge elettorale, ma chi ci ha messo la faccia e il suggello è stato il PD, perché è stato il governo a guida PD a chiedere ben 8 voti di fiducia (facendo impallidire gli inquietanti precedenti storici delle leggi Acerbo nel 1923 e truffa nel 1953) e infine il nome comune Rosato 2.0 o Rosatellum dal nome dell’ineffabile capogruppo PD alla Camera, Ettore Rosato. Due sono stati i vincitori effettivi il M5S di Di Maio e la Lega di Salvini ed uno apparente la coalizione di CDX, che sarebbe più corretto chiamare  “A destra del centro”, con il più consistente gruppo parlamentare nelle due Camere: le due forze vincitrici hanno un limite non possono formare tra loro una coalizione di governo, benché questo fosse lo spauracchio agitato per il voto utile. Il PD …

UN PATTO PER LA COSTITUZIONE E PER LA DEMOCRAZIA

La vittoria referendaria del 4 Dicembre e il rifiuto da parte del corpo elettorale, per la seconda volta, di una riforma verticistica, che avrebbe stravolto natura democratica e modello parlamentare della nostra Carta fondamentale, ridotto gli spazi di democrazia e compromesso il primato della sovranità popolare, impongono un impegno stringente a quanti vogliano rispettare le indicazioni del corpo elettorale e farsi garanti delle ulteriori richieste che da quella vittoria sono scaturite: l’attuazione e la messa in sicurezza della Costituzione. Per questo i sottoscritti si impegnano a contrastare ogni ulteriore proposta di riforma che miri a modificare, palesemente o surrettiziamente, la forma democratica e parlamentare del nostro modello repubblicano, ovvero a costituzionalizzare principi neoliberisti o a limitare la sovranità popolare, i diritti fondamentali delle persone, i diritti politici e la partecipazione politica degli elettori. Altresì, si impegnano a garantire, nell’ambito del programma elettorale e dell’azione politica della propria Lista o della Lista che sosterranno, la piena e completa attuazione dei principi fondamentali della Costituzione e del dettato costituzionale, con particolare riferimento: 1) All’art. 1 Cost., nell’inscindibile relazione che, nella nostra democrazia, lega l’esercizio della sovranità popolare alla garanzia del diritto al lavoro, e all’inclusione nei percorsi lavorativi delle persone con disabilità, impegnandosi a rendere effettivo tale diritto nella sua accezione più ampia e comprensiva dei diritti assistenziali e pensionistici, parimenti remunerato e tutelato per donne e uomini, per i lavoratori di tutte le categorie e di tutte le generazioni in attuazione del precetto dell’art. 36 Costituzione, per assicurare  un’esistenza libera e dignitosa. 2) All’art 3, 2° comma Cost., riaffermando il ruolo della Repubblica, in tutte le sue articolazioni e poteri, nella rimozione delle diseguaglianze economiche, sociali, di genere, generazionali, territoriali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la piena partecipazione di tutti i cittadini e di intere generazioni, gruppi sociali, ampie fasce della popolazione alla vita sociale, politica e democratica del Paese. A tal fine è imprescindibile garantire la piena effettività di tutti i diritti civili e sociali e il rilancio del modello universalistico dei servizi, a partire da un alto e uguale livello di tutela della salute, come fondamentale diritto garantito dall’art. 32 Cost., e dell’assistenza sociale su scala nazionale e senza discriminazioni territoriali, dal rilancio e rifinanziamento della ricerca e dell’istruzione pubblica, dal diritto di accesso a una giustizia rapida e certa, parimenti accessibile con pari chance e possibilità per tutti i cittadini a prescindere dal reddito. 3) Alla piena attuazione del Titolo III della Costituzione sui “Rapporti economici” tramite un opportuno e necessario intervento pubblico in economia per la garanzia dei diritti fondamentali e dei diritti sociali, alla cui previa effettività devono essere conformate le scelte di bilancio e l’equilibrio dei conti pubblici. 4) All’interpretazione e revisione dei Trattati europei alla luce dei principi inderogabili dettati dalla  Costituzione  e della previa e preminente effettività dei principi e dei diritti fondamentali, nonché dell’autonomia politica del Paese, anche nell’ambito di una rafforzata  cooperazione nella UE, nelle scelte di governo e nel modello di sviluppo più coerenti con il carattere democratico, personalista, pluralista e solidarista della Costituzione. 5) Agli art. 10 e 11 Cost., tramite la firma e la ratifica dei trattati per la messa al bando delle armi nucleari, la revisione delle politiche sui flussi migratori alla luce della piena effettività dei principi costituzionali sul diritto d’asilo, la cancellazione degli accordi che non garantiscano il pieno rispetto della dignità e dei diritti fondamentali delle persone, dei migranti economici e di quanti a qualsiasi titolo fuggano da regimi totalitari, territori di guerra o colpiti da crisi, carestie, disastri ambientali e violazioni dei diritti umani. 6) Alla piena garanzia, anche giurisdizionale, dei diritti di elettorato attivo e passivo, nonché dei diritti di partecipazione politica, impegnandosi a promuovere una legge elettorale conforme al prioritario rispetto del principio di rappresentanza democratica, dell’autonomia e della centralità del Parlamento e dei parlamentari, tale da sancire il diritto degli elettori a partecipare attivamente alla selezione delle candidature e alla scelta degli eletti, nel rispetto della parità di genere e dell’equilibrio fra generazioni. Di queste tutele è premessa essenziale l’attuazione dell’art. 49 Cost. e la messa in sicurezza dell’art. 138 Cost. da modelli elettorali e composizioni parlamentari che falsino il rapporto di rappresentanza fra elettori ed eletti. Felice BESOSTRI, Anna FALCONE, Vincenzo VITA, Lara TRUCCO, Gianni FERRARA, Emma IMPARATO, Paolo MADDALENA, Giovanni PALOMBARINI, Antonio ESPOSITO, Antonio CAPUTO, Aldo GIANNULI, Pietro ADAMI, Giovanni SCIROCCO, Aldo FERRARA. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Per un patto costituzionale

di Felice Besostri e Enzo Paolini Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale celebrerà il 70° anniversario della firma della Costituzione in Senato  alla presenza del Presidente Pietro Grasso, che ha messo a disposizione la Biblioteca del Senato in Piazza della Minerva.  Al Presidente del nostro Senato bisogna dar atto, che ha mostrato un’alta sensibilità istituzionale per non aver sconfessato l’altro ramo ammettendo il voto di fiducia sulla legge elettorale, cui era contrario. Il bicameralismo è stato salvato dal popolo italiano, come una risposta razionale a una società politicamente, storicamente e territorialmente complessa come quella italiana, ma non dovrebbe dare segni di schizofrenia e di fattore di ritardo: sulla questione specifica dell’interpretazione dell’art. 72 c. 4 Cost. spetta al Consulta, già investita da un ricorso, di decidere. Il convegno del CDC sarà un’occasione importante per ricordare quell’evento, ma anche per celebrare la validità della nostra Costituzione Repubblicana, per due volte difesa dal popolo italiana nei referendum costituzionali del 2006 e del 2016, in quest’ultima occasione con una schiacciante maggioranza. Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, che ha promosso e sostenuto il primo e più diffuso Comitato per il NO, ha svolto un’attività preziosa ed insostituibile con i suoi comitati locali per la sconfitta della deforma costituzionale, tuttavia nessuno può arrogarsi da solo il merito della vittoria, il cui merito principale va ai milioni di elettori ignoti che si sono autonomamente recati alle urne. Non penso soltanto per difendere la Costituzione, nata dalla Resistenza e dalla Liberazione, ma per attuarla garantendo a tutti i diritti costituzionali fondamentali e riducendo le diseguaglianze provocate da politiche economiche e sociali  dettate dall’esterno per salvaguardare gli interessi dei gruppi di pressione, che privilegiano in primo luogo i loro interessi e profitti di breve periodo, anche se in contrasto con l’interesse generale della Nazione, cioè del popolo cui appartiene la sovranità. Dovrebbe esserci una formazione politica e se non c’è nascere da un processo costituente, che conosca uno ad uno queste elettrici e questi elettori  ignoti e specialmente quei 4.252.000 in più di quelli che avevano votato nelle elezioni europee del 2014. L’impossibilità di scegliere i propri rappresentanti esclude che gli interessi, le aspettative, le speranze, financo i sogni delle cittadine e dei cittadini siano decisivi per i parlamentari. La funzione diseducativa delle leggi elettorali incostituzionali ha contribuito al distacco del popolo dalle istituzioni e alimentato le demagogie di un populismo becero ed egoista. Grazie all’iniziativa di avvocati e alla sensibilità democratica di pochi giudici la Corte Costituzionale con le sue sentenze n.1/2014 e  35/2017 ha posto fine ad una zona franca del controllo di costituzionalità, quello delle leggi elettorali nazionali e dettato chiari principi, in primis quello della rappresentanza, che è la pietra angolare dell’intero edificio della nostra Repubblica democratica con forma di governo parlamentare. La stabilità di maggioranze dovrebbe dipendere dall’introduzione a tutti i livelli rappresentativi dall’istituto della sfiducia costruttiva, piuttosto che da premi di maggioranza abnormi e che non potrebbero garantire, né hanno garantito, la coesione di una maggioranza finché  vi è, come è giusto, il divieto di mandato imperativo. La strada dei premi di maggioranza è stata apparentemente abbandonata con l’ultima legge elettorale, la 164/2017, che presenta profili di incostituzionalità con il voto congiunto, la confusione tra collegi uninominali e plurinominali e con l’assenza di scorporo: in poche parole non è garantito un voto eguale, libero e personale. Basterebbe poco per condurre quella legge alla conformità costituzionale, ma dovrà pensarci ancora una volta la Corte Costituzionale, anzi prima di essa ai cittadini, che si rechino a votare almeno con la stessa percentuale del 4 dicembre dello scorso anno e scelgano tra le liste quelle che si sono opposte alla legge elettorale e che sottoscrivano al loro interno e tra di loro un Patto per la Costituzione per la sua difesa e attuazione a cominciare del secondo comma dell’art. 3, che costituisce di per sé un programma di governo, di più un progetto di società più libera e giusta. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Legge elettorale: pronto nuovo conflitto su Rosatellum

ANSA Notiziario Nazionale, martedì 12 dicembre 2017 L.elettorale: pronto nuovo conflitto su Rosatellum L.elettorale: pronto nuovo conflitto su Rosatellum Proposto da Besostri e pool legali, deposito tra domani e giovedì (ANSA) – ROMA, 12 DIC – Un pool di avvocati, in primis Felice Besostri, già tra i promotori delle azioni contro il Porcellum, l’Italicum e anche di tre dei ricorsi su Rosatellum e Italicum esaminati oggi dalla Corte Costituzionale, si prepara a depositare in Consulta nelle prossime ore – tra domani e giovedì – un altro ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sul Rosatellum. Nel ricorso – su cui si sta ultimando la raccolta firme – i legali si qualificano come esponenti del corpo elettorale e come tale ritengono di poter essere qualificati come potere dello Stato, e agiscono contro le Camere. Al centro del ricorso, non solo l’iter di approvazione del Rosatellum con la fiducia, ma anche il merito della legge e gli snodi considerati dai ricorrenti incostituzionali. Quanto a eventuali esponenti politici pronti ad appoggiare l’iniziativa, “non farò nomi – afferma Besostri – e chiedo che dopo il deposito che intende manifestare la propria adesioni, lo comunichi personalmente”. (ANSA). BOS 12-DIC-17 17:51 NNN – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – ANSA Notiziario Nazionale, martedì 12 dicembre 2017 L.elettorale: Besostri, Consulta non chiude tutte le porte L.elettorale: Besostri, Consulta non chiude tutte le porte (ANSA) – ROMA, 12 DIC – “Le motivazioni della Corte costituzionale per quanto riguarda i ricorsi dei Parlamentari sul conflitto di attribuzione nei confronti dei Presidenti delle Camere non chiudono in maniera definitiva la possibilità di riproporli tenendo conto delle critiche sollevate dalla Corte sulla loro formulazione”. Lo afferma l’Avvocato Felice Besostri coordinatore degli Avvocati Antitalicum, che commenta: “Sembra quasi che la Corte si lamenti di non essere potuta entrare nel merito”. “In questa situazione di distacco dei cittadini dalle istituzioni – aggiunge – sarebbe bene che leggi elettorali nel loro contenuto e loro procedura di approvazione siano esaminati nel merito dalla Corte Costituzionale nella sua piena ed esclusiva autorità”. “Il prossimo Parlamento, se dura 5 anni, dovrà eleggere o confermare il Presidente della Repubblica, nominare i membri laici del Csm e un giudice della Corte Costituzionale. Sarebbe bene che godesse di una legittimazione politica sostanziale. La decisione di inammissibilità è meramente procedurale, nulla dice né direttamente né indirettamente sulla legittimità costituzionale del Rosatellum, che resta incostituzionale, perché ancora una volta la grande maggioranza se non la totalità dei Parlamentari sono nominati dai partiti e non eletti dai cittadini”. (ANSA). BOS 12-DIC-17 17:54 NNN – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – ANSA Notiziario Nazionale, martedì 12 dicembre 2017 L.elettorale: Besostri, Consulta non chiude tutte le porte (2) L.elettorale: Besostri, Consulta non chiude tutte le porte (2) (ANSA) – ROMA, 12 DIC – Entrando nel merito dei principali profili di incostituzionalità del Rosatellum, Besostri afferma che “voto disgiunto, assenza di scorporo e norme a favore dei Parlamentari uscenti non sono un buon segno di sviluppo democratico, che deve sempre consentire il sorgere di nuovi soggetti politici che interpretino meglio le aspirazioni dei cittadini”. “Attendiamo – conclude l’avvocato Besostri – il deposito delle motivazioni per un giudizio definitivo. Ritenteremo con altri strumenti come un nuovo conflitto di attribuzione, assolutamente inedito, e con i ricorsi ai Tribunali, come già fatto con l’Italicum”. (ANSA). BOS 12-DIC-17 17:55 NNN – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Comunicato Corte costituzionale SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Legge elettorale: legali ricorso Rosatellum, conflitto ammissibile

ANSA 11 dicembre 2017 – 13:45 “Corpo elettorale è potere dello Stato“. Domani esame Consulta (ANSA) – ROMA, 11 DIC – “Ogni membro del Parlamento rappresenta la nazione” perche’ “la Costituzione italiana, e solo quella italiana, afferma che la sovranita’ appartiene, e non promana o discende, dal popolo” e, quindi, su questa base “il corpo elettorale e’ un potere dello Stato”. E’ questo il ragionamento che sostiene i ricorsi per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato presentati sul Rosatellum, che domani la Corte Costituzionale dovra’ esaminare per decidere se siano ammissibili. A ribadirlo in una conferenza stampa convocata alla Camera, gli avvocati Felice Besostri e Michele Ricciardi, gia’ promotori dei ricorsi contro l’Italicum e ora tra i legali che sostengono i ricorsi contro il Rosatellum, e l’avvocato Giuseppe Libutti, vice presidente di “Attuare la Costituzione”. Sull’Italicum erano stati dei tribunali ordinari ad attivare la questione di costituzionalita’. Questa volta la strada e’ diversa: un conflitto di attribuzione sollevato da parlamentari, che lamentano la compressione del proprio potere di voto a causa del ricorso del voto di fiducia per l’approvazione del Rosatellum. Una novita’ assoluta, un iter che “non va considerato sempre utilizzabile, ma che si giustifica con la particolarita’ della legge in gioco e i valori da tutelare”, spiega Libutti. E la decisione della Consulta, che domani dovra’ valutare proprio se il parlamentare o il gruppo parlamentare possano essere considerati poteri dello Stato e quindi se il conflitto sia ammissibile, “e’ uno snodo centrale per la giurisprudenza costituzionale e quindi per la nostra democrazia”, ha sottolineato Ricciardi. (ANSA). BOS 11-DIC-17 13:45 NNNN – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – ANSA Notiziario Nazionale, lunedì 11 dicembre 2017 L.elettorale:legali ricorso Rosatellum,conflitto ammissibile (2) L.elettorale:legali ricorso Rosatellum,conflitto ammissibile (2) (ANSA) – ROMA, 11 DIC – Al di là delle questioni procedurali sull’approvazione della legge, sono molti i rilievi mossi alle “ipocrisie” del Rosatellum. Nella legge – sostengono i legali – non c’è un premio di maggioranza, ma il premio è di fatto “nascosto” perché da una parte non è ammesso il voto disgiunto e dall’altra non è previsto lo scorporo che nel Mattarellum aveva lo scopo di non contare due volte il voto e di non produrre un effetto trascinamento del voto per la quota uninominale su quello per la quota proporzionale. Le liste corte di massimo 4 candidati, per come sono congeniate e per effetto delle altre misure previste nella legge, come le pluricandidature, sono secondo Besostri “una truffa”, perché c’è il rischio che si determino “liste incapienti, cioè con un numero di candidati insufficienti a coprire i posti previsti nel collegio, con la possibilità di ‘migrazioni’”. Dubbi anche sulle quote di genere, perché “se voglio far eleggere molti uomini, basta favorire le pluricandidature di donne che poi se elette in più collegi potranno essere dichiarate elette in uno solo”. (ANSA). BOS 11-DIC-17 16:03 NNN   – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – ADN Kronos, lunedì 11 dicembre 2017 L.ELETTORALE: PRESENTATO 4° CONFLITTO ATTRIBUZIONE SU ROSATELLUM = domani Consulta decide su ammissibilita’ di 3 ricorsi Roma, 11 dic. (AdnKronos) – Questa mattina, nel corso di una conferenza stampa alla Camera, è stato presentato il 4° ricorso per conflitto di attribuzione relativo alla “violazione degli articoli 3 e 48 della Costituzione ad opera della legge Rosato (n.165/2017)”, come “violazione del diritto del corpo elettorale come potere dello Stato-Comunità menomato nelle sue attribuzioni di votare in conformità a Costituzione”. “Si tratta di un ricorso inedito che si fonda sul fatto che la Costituzione italiana, e solo quella italiana – ha dichiarato l’avvocato Felice Besostri, coordinatore degli Avvocati Antitalikum – è l’unica in cui viene detto chiaramente che la sovranità, non discende ma, appartiene al popolo, e se uno esercita la sovranità deve essere un potere dello Stato”. Domani la Corte Costituzionale si riunirà in Camera di Consiglio per deliberare circa l’ammissibilità di 3 ricorsi per conflitto di attribuzione relativi all’iter di approvazione della legge elettorale e la questione di fiducia, promossi tra gli altri da Besostri e da parlamentari e loro gruppi. Due sono promossi contro l’approvazione con ricorso al voto di fiducia per la legge n. 52/2015 (Italicum) da 4 parlamentari e da un gruppo parlamentare della Camera dei deputati, il terzo ricorso da due gruppi parlamentari di Camera e Senato contro la procedura della terza legge elettorale, legge Rosato (n. 165/2017), promulgata dal Presidente della Repubblica successivamente al deposito del ricorso del 30 ottobre. (Pol/AdnKronos) ISSN 2465 – 1222 11-DIC-17 17:03 NNNN – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – AskaNews, lunedì 11 dicembre 2017 Consulta decide domani ammissibilità 3 ricorsi contro Rosatellum Roma, 11 dic. (askanews) – Domani la Corte Costituzionale si riunirà in Camera di Consiglio per deliberare circa l’ammissibilità di tre ricorsi per conflitto di attribuzione relativi all’iter di approvazione della legge elettorale e la questione di fiducia, promossi tra gli altri dall’Avvocato Felice Besostri, Coordinatore degli Avvocati Antitalikum e da Parlamentari e loro gruppi. Due sono promossi contro l’approvazione con ricorso al voto di fiducia per la legge n. 52/2015 (Italicum) da 4 Parlamentari e da un gruppo parlamentare della Camera dei Deputati, il terzo ricorso da due gruppi parlamentari di Camera e Senato contro la procedura della terza legge elettorale, Legge Rosato (n. 165/2017), promulgata dal Presidente della Repubblica successivamente al deposito del ricorso del 30 ottobre. Questa mattina nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati è stato presentato il quarto ricorso per conflitto di attribuzione relativo alla violazione degli artt. 3 e 48 della Costituzione ad opera della Legge Rosato (n.165/2017), come violazione del diritto del corpo …

“Legge elettorale e conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato”

IL VIDEO SU RADIO RADICALE Registrazione video del dibattito dal titolo “”Legge elettorale e conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato””, registrato a Roma martedì 5 dicembre 2017 alle ore 15:16. Dibattito organizzato da Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Sono intervenuti: Fulco Lanchester (direttore del master in Istituzioni parlamentari “Mario Galizia” per consulenti d’assemblea), Alfredo D’Attorre (deputato, Articolo 1 – Movimento democratico e progressista (gruppo parlamentare Senato)), Danilo Toninelli (vice presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera), Ettore Rosato (deputato, Partito Democratico), Lucio Malan (senatore, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente), Felice Besostri (avvocato), Giampiero Buonomo (consigliere parlamentare presso il Senato della Repubblica), Stefano Ceccanti (ordinario di Diritto Costituzionale Italiano e Comparato Università “La Sapienza” di Roma), Paolo Maddalena (vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale), Lorenzo Spadacini (ricercatore di Diritto Costituzionale Europeo Università di Brescia), Massimo Villone (emerito di Diritto Costituzionale Università “Federico II” di Napoli). Tra gli argomenti discussi: Legge Elettorale. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Legge elettorale, presto il primo giudizio della Consulta

La campagna elettorale, di fatto, è già iniziata, ma sulla legge che dovrà regolare il voto pende ancora la spada di Damocle della Consulta, chiamata il 12 dicembre a pronunciarsi sul Rosatellum bis. Un passaggio che potrà essere da subito decisivo oppure riservare un secondo round, ma che fin d’ora apre molti interrogativi tra gli stessi giuristi. A differenza di quanto accadde col Porcellum, inviato alla Corte dalla Cassazione, e con l’Italicum, che arrivò alla Consulta perché alcuni tribunali sollevarono dubbio di costituzionalità, questa volta sul Rosatellum i giudici sono chiamati a dirimere un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. A proporlo, i capigruppo Cinquestelle contro la Camera di appartenenza, ritenendo lese le loro prerogative di parlamentari perché la norma è stata approvata con diversi voti di fiducia. A rappresentarli un pool di legali, tra cui Felice Besostri, già in campo contro Porcellum e Italicum. Nella camera di consiglio fissata per le 16 del 12 dicembre, la Corte valuterà anche alcuni ricorsi sull’Italicum. Ma il piatto forte è ovviamente il Rosatellum. E trattandosi di un conflitto, non di una questione di costituzionalità, la Corte, prima di esaminare la norma, dovrà valutare se il ricorso ha tutte le carte in regola per essere ammissibile e se i ricorrenti si qualifichino come poteri dello Stato.Se questo step non dovesse essere superato, la partita si chiuderà e il Rosatellum sarà salvo. Altrimenti, sarà fissata una data d’udienza per discutere i contenuti della legge. In altri conflitti ad alta densità politica, la decisione sull’ammissibilità era scontata. Questa volta no e il tema fa discutere gli esperti. Se ne ha un “assaggio” su Nomos, la rivista coordinata dal costituzionalista Fulco Lanchester, che on line pubblica le anticipazioni del prossimo numero e i contributi di numerosi giuristi e addetti ai lavori – gli stessi che il 5 dicembre ne discuteranno alla Sapienza in un incontro insieme ad Alfredo D’Attorre (Mdp), Lucio Malan (Fi), Ettore Rosato (Pd) e Danilo Toninelli (M5S). Per Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte costituzionale, la posta in gioco investe «l’esercizio della “sovranità popolare”» attraverso i suoi rappresentati e «la ferita inferta dalla legge elettorale alla sovranità del Popolo e alle attribuzioni del Corpo elettorale è di tale entità che non è possibile non dichiarare l’ammissibilità del ricorso». Di tutt’altro avviso il costituzionalista Stefano Ceccanti, che non solo sottolinea come il ricorso «riproponga argomenti già bocciati», ma parla senza mezzi termini di «estroso tentativo di conflitto di attribuzioni», ricordando come i regolamenti parlamentari non prevedono la legge elettorale tra le materie per cui è esclusa la fiducia. Ma Giampiero Buonomo, consigliere del Senato, fa notare che «la maggioranza, su ben due leggi elettorali», Italicum e Rosatellum, «è andata a testa bassa con ripetuti voti di fiducia» e proprio il conflitto tra poteri può essere lo strumento che «sanzioni non tanto e non solo il prodotto della forzatura, ma la forzatura in sé». Resta da chiedersi se imboccare questa strada non possa «in astratto comportare la legittimazione di uno o più parlamentari a sollevare conflitto per qualunque legge» e se questo non trasformi il conflitto da «strumento eccezionale» a «ordinario strumento di lotta politica». È la domanda che si pone il costituzionalista Massimo Villone e se la porranno senz’altro anche i giudici della Corte. Fonte: ilmessaggero.it SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it