Tocca a noi fermare il fascistellum

Il rischio è che ci sia assuefazione alla legge elettorale approvata con ben 8 voti di fiducia per impedire che i parlamentari si prendessero la libertà di avere un’opinione, presentando e votando emendamenti. Questa forzatura è servita a creare un fatto compiuto e nel nostro paese questo spesso vuol dire assuefazione, tanto ormai… Invece no, occorre contrastare la politica del fatto compiuto e dell’assuefazione facile. Questa legge elettorale probabilmente sarà quella con cui si voterà nelle prossime elezioni, se la Corte non accetterà prima del voto i rilievi di costituzionalità che sono stati presentati in diversi tribunali dagli avvocati del Cdc. Dopo il voto le elettrici e gli elettori potranno far sentire di nuovo la loro voce sulla legge elettorale. Solo un’iniziativa forte dei cittadini potrà sbloccare la situazione allucinante che questa legge provocherà. Resta in parte un mistero perchè il Pd abbia voluto questa legge fino a spingere il governo a mettere voti di fiducia a ripetizione sia alla Camera che al Senato per imporne l’approvazione. Certo si intuisce che è una legge elettorale studiata per fermare i 5 stelle e stroncare sul nascere la sinistra che ha rotto con il Pd a trazione renziana. Al di fuori di questo è evidente che al Pd questa legge non porterà benefici, anche moltiplicando le liste civetta, perchè il problema del Pd non è aumentare i richiami ma le elettrici e gli elettori che non perdonano scelte politiche sbagliate, a partire dal lavoro, e una condizione sociale reale che contraddice l’ottimismo propagandistico di facciata sulla situazione economica e sociale del nostro paese. Invece il centro destra avrà benefici importanti, al punto che anzichè un nuovo patto del Nazareno potrebbe ricomparire in grande spolvero un nuovo palazzo Grazioli. Comunque sia è evidente che la maggioranza dei partiti che occuperanno le Camere con i loro parlamentari nominati non rimetteranno in discussione questa legge elettorale che anziché far scegliere i parlamentari dai cittadini li impone dall’alto. E’ già accaduto con il “porcellum” voluto dal centro destra e che il centro sinistra non ha cambiato quando avrebbe potuto e dovuto, perchè la tentazione di decidere chi verrà eletto in parlamento per i capi partito è troppo forte, inarrestabile. Infatti ci siamo tenuti il porcellum per tre legislature, che sono state le peggiori degli ultimi decenni. La questione di chi elegge i rappresentanti non è un’astratta questione di principio ma un concretissimo problema costituzionale. La nostra è una repubblica parlamentare, così afferma con forza la nostra Costituzione. Se il parlamento viene ridotto a mero votificio, per di più con l’uso spregiudicato del ricatto del voto di fiducia e dei decreti legge – quasi sempre approvati con il voto di fiducia – viene intaccato un caposaldo del nostro assetto costituzionale: il ruolo fondamentale del parlamento. Da questa atrofizzazione del ruolo del parlamento è inevitabile che si arrivi ad un accentramento del potere in poche mani, ad una democrazia sbrigativa e decisionista. In sostanza si finirebbe con lo scivolare, prima o poi, verso qualche forma di presidenzialismo, come del resto era già implicito nelle modifiche costituzionali (da valutare sempre insieme all’Italicum) di Renzi, per fortuna bocciate il 4 dicembre 2016. La questione in gioco è la qualità della nostra democrazia, tormentata da attacchi interni ed esterni che non a caso puntano a fare i conti definitivamente con il ruolo fondamentale del parlamento per scivolare verso oligarchie politiche e tecnocrazie nominate ogni 5 anni. Una democrazia rinsecchita. Può essere che il colpo di mano dei voti di fiducia a raffica impedisca di votare tra pochi mesi con una legge elettorale degna di questo nome, ma non deve accadere che ci teniamo questo infernale meccanismo elettorale per sempre. Non sarà dal parlamento che verranno modifiche positive. Ancora una volta sarà solo dalla volontà attiva dei cittadini, come è stato il 4 dicembre 2016, che potrà venire la spallata per cambiare, completando idealmente il percorso iniziato con il referendum costituzionale. E’ opportuno provare a smuovere la Corte costituzionale con le iniziative degli avvocati. Ci sono punti su cui è possibile ottenere risposte, ad esempio sul voto per i candidati nei collegi uninominali della Camera e del Senato che portano con sé l’elezione conseguente di altri parlamentari e potrebbero perfino aiutare l’elezione di candidati in aree molto lontane. La costrizione creata dal voto unico crea un serio problema di libertà del voto dell’elettore. Tuttavia anche se le istanze degli avvocati trovassero ascolto presso la Corte, come è auspicabile, ci sono aspetti dewlla legge elettorale che per questa via difficilmente verrebbero risolti perchè richiedono scelte politiche più impegnative. Quindi è inevitabile che per modificare la legge elettorale si arrivi a porsi seriamente il problema di usare lo strumento del referendum abrogativo in modo tale da arrivare per via partecipata a supplire a quanto è prevedibile il parlamento non farà. I cittadini debbono rialzare la testa e, come nei momenti decisivi della nostra storia, debbono porsi il problema di modificare la legge elettorale per riportare i parlamentari ad un rapporto diretto con gli elettori e non ad una sorta di carriera per cooptazione dall’alto. Sono possibili obiezioni ma ci sono altre soluzioni ? Non ce ne sono. Se non vogliamo tenerci questa schifezza per chissà quanto tempo occorre spiegare, mobilitare, arrivare ad una prova di forza referendaria che obblighi a cambiare, piaccia o non piaccia. La qualità del parlamento è decisiva per le scelte concrete che ci aspettano. Le oligarchie hanno logiche contrastanti con i problemi della maggioranza delle persone ed è da queste che deve venire la spinta a cambiare. Fateci eleggere i nostri rappresentanti, questa era la sintesi della nostra critica alla legge elettorale e resta la parola d’ordine fondamentale. Senza trascurare che questa legge elettorale potrebbe rivelarsi una pentola diabolica ma senza coperchio e quindi la prossima legislatura potrebbe non avere vita lunga e un’iniziativa referendaria che inizia il suo percorso dopo il voto potrebbe rivelarsi provvidenziale. E’ aperta una grande questione democratica, la risposta deve essere una risposta di massa per imporre il cambiamento di questa legge elettorale di …

Sovranità popolare e legge elettorale “rosatellum”

di Paolo Maddalena*   1. “Appartenenza” e “esercizio” della sovranità popolare in Costituzione. E’ noto che la nostra Costituzione repubblicana e democratica affida essenzialmente alla rappresentanza parlamentare il compito fondamentale della funzione legislativa, cioè della massima espressione della sovranità. Il lapidario art. 70 Cost. afferma, infatti, con estrema chiarezza che “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”. Ma non si deve dimenticare che “titolare” della sovranità è il Popolo, al quale la Costituzione riconosce e garantisce anche “l’esercizio” della sovranità stessa. Il secondo comma dell’art. 1 della Costituzione recita, infatti, che la sovranità “appartiene” al Popolo, che la “esercita” nelle forme e nei limiti della Costituzione”, mentre il secondo comma dell’art. 71 Cost. precisa che “il Popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli” e il ben noto primo comma dell’art. 75 prescrive che “è indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali”. Dunque, la “sovranità”, non ostante qualche parere contrario (che parla di una distribuzione di sovranità tra il Popolo e il Parlamento), “è unica e indivisibile”, mentre nel diritto positivo dell’Europa continentale vale sicuramente il principio secondo il quale i “Parlamentari” sono “rappresentanti dell’intero popolo o nazione” e proibisce ogni forma di mandato imperativo. In sostanza, il Popolo “esercita” la sua sovranità soprattutto attraverso la “rappresentanza politica”, ma anche attraverso “istituti di democrazia diretta” (si pensi alle leggi di iniziativa popolare, o ai referendum); o mediante la ”partecipazione” di tutti i cittadini “all’organizzazione politica economica e sociale del Paese” (art. 3, comma secondo, della Costituzione). Partecipazione che è rafforzata dal quarto comma dell’art. 118 Cost., il quale precisa ulteriormente che è “favorita” “l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà” (Alberto Lucarelli, Beni comuni. Dalla teoria all’azione politica, Roma, 2011). Insomma “l’appartenenza” della sovranità e il suo “esercizio” spettano soltanto al Popolo, il quale si avvale, a tal fine, di diverse modalità, primo fra le quali, il ricorso all’istituto della rappresentanza parlamentare. Se ne deve trarre la conseguenza che “l’appartenenza” della sovranità al popolo, e il suo “esercizio” nell’interesse del Popolo, sono valori fondamentali e inviolabili, da difendere con tutti i mezzi posti a disposizione dalla stessa Costituzione. Una precisa “tutela” dell’appartenenza della “sovranità al Popolo”, si nota agevolmente nell’art. 72 Cost., il quale, dopo aver disciplinato procedure, per così dire, abbreviate, per la emanazione delle leggi, puntualizza, al quarto comma, che “la procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge “in materia costituzionale ed elettorale” e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi”. Come si nota, si tratta di precisi limiti posti alla rappresentanza parlamentare, al fine di assicurare una maggiore tutela della “sovranità popolare”, nelle materie in cui quest’ultima,viene, per così dire, in maggiore esposizione. Ma molte altre, come presto si vedrà, sono le disposizioni che difendono “l’appartenenza” al Popolo della sovranità e, si ripete, il suo “esercizio”, nell’interesse del popolo sovrano. 2.Violazioni formali e sostanziali della Costituzione da parte della legge elettorale detta “rosatellum”. Ciò detto, l’approvazione della legge elettorale “rosatellum”, avvenuta con tre col pi di “fiducia” alla Camera e cinque colpi di “fiducia” al Senato, appare come qualcosa di assolutamente fuori del prevedibile, in quanto, anziché tutelare la “appartenenza” della sovranità al popolo e il suo corretto “esercizio” nell’interesse di questi“, molto visibilmente calpesta e si impadronisce dei “poteri sovrani” del Popolo stesso, platealmente violando norme imperative della nostra Costituzione. La prima plateale violazione costituzionale, con contemporanea invasione dei poteri sovrani del Popolo, è quella dell’art. 72 Cost. Infatti, come si è accennato, il Parlamento (e cioè l’Organo dello Stato comunità che dovrebbe rappresentare e tutelare gli interessi del Popolo) è stato costretto ad approvare una legge elettorale, a causa delle otto “mozioni di fiducia” poste dal governo, in palese contrasto con la tutela della sovranità popolare, considerata, sia sotto l’aspetto dell’appartenenza, sia sotto l’aspetto del suo esercizio. Con questo strumento, non previsto in Costituzione, ma dai Regolamenti parlamentari (generalmente, per consentire di convertire in legge i decreti legge entro sessanta giorni dalla loro emanazione), in realtà è stata coartata la volontà del Parlamento, poiché esso è stato costretto a scegliere tra la eventuale approvazione della legge senza altre conseguenze, o la sua non approvazione produttiva di una “crisi di governo”. In altri termini, il Parlamento è stato posto nell’impossibilità di votare contro la legge elettorale in esame. Ed è da porre in evidenza che il Parlamento, obbedendo al Governo, si è assunto la responsabilità dell’operato, in quanto è stata la maggioranza parlamentare che nella realtà, approvando la legge, ha platealmente violato il citato articolo 72, quarto comma, della Costituzione. Non meno invasivo dei “poteri sovrani” del Popolo è poi il “contenuto” di questa legge. In sostanza è stato tolto al Popolo italiano il potere, fondamentale in democrazia, di scegliere i propri rappresentanti, quei soggetti cioè cui affidare la “rappresentanza politica” degli interessi del Popolo. Infatti, non c’è traccia delle “preferenze” da esprimersi sui candidati da parte degli elettori. Si parla soltanto di una quota maggioritaria di due terzi e di una quota proporzionale di un terzo, per le quali saranno i partiti a proporre i loro “listini bloccati”. Come se ciò non bastasse, si prevede che il voto dato per la quota maggioritaria, votando nei collegi uninominali, vale anche per il voto da ripartire per la quota proporzionale. In altri termini, è vietato il cosiddetto “voto disgiunto”, nel senso di permettere all’elettore di votare un candidato del collegio uninominale facente parte di una certa lista e di poter scegliere per la quota proporzionale anche un candidato appartenente a una lista diversa. Il colmo si raggiunge poi nella previsione che consente di candidarsi in cinque collegi proporzionali diversi, oltre che nel collegio …

La legge Rosato già sotto il giudizio della Corte Costituzionale, il 12 dicembre in Camera di Consiglio

La notizia che la legge Rosato è già sotto il giudizio della Corte Costituzionale è clamorosa anche se sarebbe incauto gridare vittoria. In sostanza ancora prima che la norma venisse approvata dal Senato il 23 ottobre scorso era stata depositata presso la Corte Costituzionale la prima opposizione in merito a pregiudiziali di costituzionalità della legge approvata alla Camera e che come è noto è passata senza modifiche anche a Senato. Il tutto grazie all’azione del “solito” avvocato Felice Besostri coadiuvato dal Coordinamento Democrazia Costituzionale e da un pool di avvocati i quali già negli anni scorsi sono stati protagonisti dei ricorsi prima contro il “Porcellum”, quindi nei confronti dell’Italicum, leggi elettorali già dichiarate incostituzionali dalla Consulta. La novità di oggi è che con inusitata velocità, che potrebbe anche preludere a scelte clamorose, il ricorso verrà discusso dalla Camera di Consiglio già il 12 dicembre prossimo basti pensare ha spiegato Besostri che un ricorso della Presidenza della Repubblica con richiesta di sospensiva, depositato il 20 aprile 2017, è stato discusso nella Camera di Consiglio il 27 settembre, cioè ben cinque mesi dopo, mentre in questo caso trascorreranno poco più di 40 giorni. La discussione sarà a Camere chiuse. Il ricorso in questione e stato depositato da alcuni deputati del Gruppo Misto e Besostri oggi ha auspicato che: “anche altre forze politiche si uniscano”. “La discussione, spiega l’avvocato, verterà sui voti di fiducia su una legge elettorale, in conflitto con articolo 72 della Costituzione. Ma aggiunge, ho già preparato il ricorso contro i contenuti del Rosatellum, vedrò quali gruppi Parlamentari lo firmano.” Secondo Besostri se il ricorso sui contenuti viene depositato entro Martedì c’è la speranza che sia esaminato il 12 assieme all’altro, “il tentativo va fatto. Se viene dichiarato ammissibile. Proporrò comunque che il ricorso tra poteri dello Stato sia fatto dal popolo cui appartiene la sovranità, cioè che è il potere per eccellenza dal quale tutti gli altri direttamente o indirettamente derivano la loro legittimazione”. Fonte: friulisera.it Altri Link: Rosatellum incostituzionale? Se ne parlerà in Friuli e a Trieste con l’Avv. Besostri SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Oltre l’emergenza democratica

ll Rosatellum bis e stato votato a colpi di fiducia mentre la nostra Canta stabilisce che una legge elettorale sia approvata con procedura normale. E non è l’unico elemento di incostituzionalità.  Contro chi l’ha approvata non ci resta che l’arma del segreto dell’urna. di Felice Besostri Tre leggi elettorali incostituzionali rappresentano un Guinness dei primati per l’Italia: bisogna pur eccellere in qualcosa, ma dovremmo essere più cauti nella scelta. Per Transparency international siamo già ai primi posti per la corruzione, dovrebbe bastare. Quando il detto popolare afferma che non c’è il due senza il tre, non va preso come una coazione a ripetere, ma semmai come un invito ad agire con maggiore ponderazione e sapienza. Le nuove norme sono incomprensibili anche per esperti, come ho potuto personalmente constatare in un seminario presso una Facoltà di Scienze politiche, ma… non basta. Sono anche contraddittorie e contengono vere e proprie perle, confermando l’altro detto popolare, inglese, questa volta, che il diavolo si annida dei dettagli. Nel Molise si eleggono due deputati in collegi uninominali maggioritari e uno con metodo proporzionale! Non si tratta di bagatelle, ma sono l’indizio della superficialità dettata dalla fretta di arrivare ad approvare la legge e di indire le elezioni prima che la Corte costituzionale possa esaminare la legge in anticipo sul voto. I nemici della libertà di voto e di scelta personale e diretta dei parlamentari da parte dei cittadini vogliono conseguire un risultato utile: essere eletti e rimanere in carica per 5 anni malgrado un’eventuale dichiarazione d’incostituzionalità: un film già visto con questa XVII legislatura per cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza e di fiducia, grazie ai “precedenti Boldrini” di interpretazione dell’articolo 116 del Regolamento Camera. La Presidente, per caso e fortuna sua, della Camera, che è la terza carica dello Stato, ha statuito che si può porre la fiducia su ogni legge o deliberazione che non sia vietata dal quarto comma dell’art. 116 del Regolamento Camera. Vista la delicatezza dell’argomento è bene trascriverlo: «Art.4. La questione di fiducia non può essere posta su proposte di inchieste parlamentari, modificazioni del Regolamento e relative interpretazioni o richiami, autorizzazioni a procedere e verifica delle elezioni, nomine, fatti personali, sanzioni disciplinari e in generale su quanto attenga alle condizioni di funzionamento interno della Camera e su tutti quegli argomenti per i quali il Regolamento prescrive votazioni per alzata di mano o per scrutinio segreto». Ebbene le modifiche costituzionali non sono nominate e per coerenza interpretativa la Boldrini o un suo successore, fondandosi sul “precedente Boldrini”, potrà ammettere un voto di fiducia su norme di un disegno di legge “in materia costituzionale”, benché l’art. 72 comma 4 della Costituzione reciti: «La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi». La presidente della Camera, Nilde lotti, quando i presidenti delle Camere erano scelti tra parlamentari con più legislature alle spalle e con esperienza di conduzione d’aula, aveva invece stabilito nel 1980 con un lodo che se veniva chiesta la fiducia il procedimento diventava speciale, quindi non più normale, anche per la ragione che l’art. 116 era nella parte terza del Regolamento e non nella seconda intitolata «Procedimento Legislativo”. Il Rosatellum 2.0 è una legge con norme incostituzionali, come vedremo, ma in ogni caso è stato reso incostituzionale dalla sua procedura di approvazione. Un rischio a costo zero, a meno che non diventi indignazione di massa contro tutti i partiti, che hanno approvato la legge, con effetto sulle intenzioni di voto, ma qui si tocca con mano la miopia politica della maggioranza. Infatti, l’accordo elettorale comprende anche Forza Italia e la Lega Nord, ma il governo, le Presidenze di Camera e Senato e i parlamentari, che hanno votato le 8 fiducie, 3 alla Camera e 5 al Senato sono tutte espressioni del centro-ex sinistra: pagheranno di più, pagheranno tutto il tradimento della Costituzione e il disprezzo per il risultato del referendum del 4 dicembre. Gli elettori delusi potrebbero prendere la strada della non partecipazione al voto, aumentando le chances dei partiti rosatelliani. In questa situazione di emergenza democratica, quando le Presidenze delle Camere non hanno svolto un ruolo di garanzia e il Presidente del Consiglio si è rimangiato le promesse sull’estraneità del Governo rispetto la legge elettorale, da triste e tardivo epigono di Clemenceau – «In politica le promesse impegnano soltanto chi le ascolta» – ci si rende conto che la tutela della. Corte costituzionale ha tempi incompatibili per porre tempestivo rimedio. A differenza della Germania e della Spagna, i cittadini non hanno accesso diretto alla Consulta, neppure nel caso di violazione di un diritto fondamentale essenziale, come il diritto di voto per il rinnovo del Parlamento. L’opposizione deve essere determinata, non c’è una strada tecnico-giuridica contrapposta o, comunque, separata da quella politica. La, stessa legge elettorale è sempre politica: chi è a favore delle coalizioni con qualche forma di premio, se collocato a sinistra significa che vuole un accordo con il Pd, chi è a favore di un sistema sostanzialmente proporzionale vuole ripartire dalla ricostruzione di una sinistra autonoma e alternativa, che ponga al centro il lavoro, la solidarietà e il superamento delle diseguaglianze. Questa legge non lo consente perché nemmeno rispetta la Costituzione. Il voto non è libero perché non posso scegliere in modo differenziato per il candidato nel maggioritario e per la lista proporzionale bloccata. Il voto non è nemmeno personale, eguale e diretto perché non posso scegliere all’interno delle liste proporzionali e, grazie alle liste corte e alle pluricandidature, i parlamentari non saranno scelti dagli elettori della loro circoscrizione, ma da un algoritmo: non è democratico, non è giusto e non è serio. Una sola possibilità rimane: quella di fare un buon uso della segretezza del voto e quindi della sua imprevedibilità con scorno di chi si precostituisce vittoria a tavolino con leggi incostituzionali. Fonte: Left SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce …

Legge elettorale, Mattarella firma il «Rosatellum»

A vuoto gli appelli dei 5 Stelle perché il Capo dello Stato rinviasse l’entrata in vigore di Cesare Zapperi Il presidente della Repubblica ha firmato la legge di riforma elettorale, il Rosatellum bis. Lo si legge sul sito del Quirinale che alla pagina degli atti firmati indica la promulgazione della legge di modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica e la delega al governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali. Dopo la firma del capo dello Stato la legge e’ in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Il Rosatellum bis è una sorta di Mattarellum `rovesciato´, un mix tra maggioritario e proporzionale ma dove la quota di proporzionale la fa da padrona: 64% di listini plurinominali a fronte del 36% di collegi uninominali. Sono 20 le circoscrizioni per il Senato, una per ogni regione, mentre sono 28 quelle della Camera. La soglia si sbarramento sia per la Camera che per il Senato è al 3% a livello nazionale per le liste, mentre è del 10%, sempre a livello nazionale, per le coalizioni. Ci sarà un’unica scheda e non viene concesso il voto disgiunto. C’è la quota di genere (60-40) e la possibilità di un massimo di cinque pluricandidature nei listini proporzionali, ma anche la possibilità per un candidato di presentarsi sia nei collegi uninominali che in quelli plurinominali. Infine, non c’è l’indicazione del `capo´ della coalizione – ovvero del candidato premier – ma è prevista l’indicazione del `capo´ della singola forza politica, non c’è l’obbligo per la coalizione di presentare un programma comune. L’approvazione in Parlamento Il Rosatellum bis è stato approvato in via definitiva dal Senato ( con il voto di Pd, Forza Italia, Lega e Alternativa Popolare) il 26 ottobre scorso. Come si ricorderà, per accelerare sui tempi del via libera e non incontrare ostacoli di alcun tipo, il governo aveva deciso di mettere la fiducia sia alla Camera che a Palazzo Madama, scatenando la protesta di piazza del Movimento 5 Stelle e delle forze di sinistra (Mdp e SI). Di Maio-Casaleggio: «Una pessima legge» «È una pessima legge, c’è un po’ di rammarico». Risponde così Davide Casaleggio a chi gli chiede della firma sul Rosatellum apposta dal Capo dello Stato. «Non siamo d’accordo la partita si sposta alla Consulta con un nostro dettagliato ricorso, ma se gli italiani vogliono mandare a casa quelli che si sono votati il Rosatellum, votino per noi domenica e vedrete come la legge che favorisce le ammucchiate sarà uccisa nella culla» aggiunge Luigi Di Maio. Il ricorso di Besostri «Col Rosatellum 2.0 stanno partorendo l’ennesima legge elettorale anticostituzionale». Felice Besostri, classe ‘44, è avvocato amministrativista, docente di diritto pubblico comparato ed ex Senatore dei Ds. In passato ha proposto ricorsi contro le leggi elettorali adottate per il Parlamento europeo e le regioni Lombardia, Campania, Umbria, Sardegna e Puglia. Ma, soprattutto, è stato protagonista dei ricorsi, parzialmente vinti, contro il Porcellum e l’Italicum. Siamo alla terza legge elettorale consecutiva che verrà giudicata incostituzionale? «Siamo – risponde Besostri in una intervista al blog della Fondazione Nenni – alla violazione dell’art 54 della Carta, il quale prevede che «i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore». Qui, invece, non c’è limite alla decenza. In nessun altro Paese d’Europa sarebbe consentita una cosa del genere». Per Besostri «l’aspetto fondamentale è la violazione dell’art.48 della Costituzione che stabilisce che il voto debba essere segreto, libero, uguale e personale. Se tali caratteristiche del voto erano già negate con l’Italicum, ora lo sono negate in maniera persino maggiore. La prima e più importante ragione di incostituzionalità del Rosatellum 2.0 riguarda la impossibilità di esprimere la preferenza. I cittadini, in base alla nostra Carta, hanno il diritto di scegliere i loro rappresentanti. Ma non sarà così: due terzi dei parlamentari, deputati e senatori, saranno nominati da capi-partito con liste bloccate. Inoltre, un’altra cosa grave: nel sistema misto, stabilito dal governo, non scorporano gli eletti con i voti presi all’uninominale. In poche parole, i consensi all’uninominale vanno ad incrementare, alterandola, la quota proporzionale». Fonte: Corriere della Sera SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Besostri: “Il Rosatellum 2.0? Un’altra legge truffa incostituzionale”

intervista a Felice Besostri di Giacomo Russo Spena “Col Rosatellum 2.0 stanno partorendo l’ennesima legge elettorale anticostituzionale”. Felice Besostri, classe ’44, è avvocato amministrativista, docente di diritto pubblico comparato ed ex Senatore dei Ds. In passato ha proposto ricorsi contro le leggi elettorali adottate per il Parlamento europeo e le regioni Lombardia, Campania, Umbria, Sardegna e Puglia. Ma, soprattutto, è stato protagonista dei ricorsi, parzialmente vinti, contro il Porcellum e l’Italicum. Ora, da rappresentante del coordinamento degli Avvocati Antitalikum, sta affilando le armi per la prossima battaglia giuridica, quella contro il Rosatellum 2.0. Il prossimo 12 dicembre la Corte stabilirà l’ammissibilità del ricorso. “Già l’aver chiesto la fiducia rende questa legge incostituzionale, la Consulta la riterrà incompatibile coi valori della nostra Carta”, afferma. Besostri, il Parlamento ha varato la terza legge elettorale consecutiva che verrà considerata incostituzionale? Siamo alla violazione dell’art 54 della Carta, il quale prevede che “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Qui, invece, non c’è limite alla decenza. In nessun altro Paese d’Europa sarebbe consentita una cosa del genere. Secondo l’editorialista del Corsera Aldo Cazzullo “lei è diventato un personaggio di culto come distruttore di leggi elettorali”. Si riconosce in tale affermazione? Oltre ad essere un avvocato, sono un socialista e mi sta a cuore la nostra Costituzione. La gente ha combattuto per ottenere questa Carta ed è giusto difenderla con ogni mezzo. Al di là che il Rosatellum è passato con il voto di fiducia, quali sono i punti incostituzionali? L’aspetto fondamentale è la violazione dell’art 48 della Costituzione che stabilisce che il voto debba essere segreto, libero, uguale e personale. Se tali caratteristiche del voto erano già negate con l’Italicum, ora lo sono negate in maniera persino maggiore. Il voto congiunto (tra collegio uninominale e liste per il proporzionale), le liste bloccate e le pluricandidature, sono questi gli altri elementi che vanno a minare i principi costituzionali? La prima e più importante ragione di incostituzionalità del Rosatellum 2.0 riguarda la impossibilità di esprimere la preferenza. I cittadini, in base alla nostra Carta,  hanno il diritto di scegliere i loro rappresentanti. Ma non sarà così: due terzi dei parlamentari, deputati e senatori, saranno nominati da capi-partito con liste bloccate. Inoltre, un’altra cosa grave: nel sistema misto, stabilito dal governo, non scorporano gli eletti con i voti presi all’uninominale. In poche parole, i consensi all’uninominale vanno ad incrementare, alterandola, la quota proporzionale. Però è stato tolto il premio di maggioranza, considerato incostituzionale dalla Consulta, che invece era previsto con l’Italicum. Non è un buon segno? Siamo ad una truffa, il premio di maggioranza c’è ma è nascosto. Il partito che ottiene la maggioranza relativa nei collegi uninominali, otterrà un premio nella parte proporzionale. A differenza dell’Italicum non è quantificabile, però esiste eccome. Ci faccia un esempio concreto, per far capire i lettori… In base ai sondaggi, il M5S è dato al 25% al proporzionale mentre nel complesso, in Parlamento, dovrebbe avere il 20% degli eletti perdendo così quel 5% di differenza che andrà al partito che otterrà più voti nella parte uninominale. Come lo chiama questo se non premio di maggioranza? Per il costituzionalista Gaetano Azzariti questa legge tradisce l’elettore “facendogli credere che si sono costituite delle alleanze mentre i partiti rimangono tra loro separati, tanto è vero che il giorno dopo le elezioni potranno liberamente concordare governi e maggioranze con i partiti di qualsiasi altra parte politica comprese quelle avversarie rispetto al voto espresso”. È d’accordo? Era così anche prima. È la combinazione tra voto congiunto e liste bloccate che porta questa legge fuori dall’alveo costituzionale. I parlamentari non rappresenteranno, infatti, la Nazione senza vincolo di mandato, come chiede l’art. 67 della Costituzione, ma chi li ha nominati. Praticamente, col Rosatellum 2.0 si decide di sacrificare la giusta rappresentanza con l’obiettivo di una stabilità di governo che non si raggiungerà. Si sacrifica inutilmente la rappresentanza. Il presidente Mattarella non dovrebbe firmare la legge? Già il fatto d’esser stata approvata col voto di fiducia, dovrebbe spingere Mattarella a non firmarla. Tra l’altro, l’unico modo per salvare questa legge elettorale consiste nel rimandarla alle Camere con alcune osservazioni. Il Parlamento potrebbe accogliere i suggerimenti di Mattarella modificandola sotto alcuni aspetti per renderla costituzionale. E se Mattarella la promulgherà? Verrà ricordato come il Presidente della Repubblica che ha avallato un’ennesima truffa per gli italiani. Spero vivamente che la legge verrà bocciata dalla Consulta. Del Tedeschellum cosa ne pensava? Senza l’inserimento del voto disgiunto, era anticostituzionale. Mentre la soglia di sbarramento, se identica sia alla Camera che al Senato, può essere compatibile con la nostra Carta. Nel Porcellum, invece, era prevista la follia di soglie differenti per i due rami del Parlamento. In passato Lei si è schierato a favore di un sistema proporzionale. Solo questo è compatibile con la nostra Carta? Essendo un difensore della Costituzione, sono favorevole al proporzionale perché i nostri Padri costituenti avevano stabilito la forma parlamentare e questo sistema elettorale. Ma, attenzione, il proporzionale non è il solo legittimo: ho già ribadito più volte, ad esempio, che un sistema maggioritario, sul modello inglese ad esempio, sarebbe totalmente compatibile con la Costituzione. Nella sua crociata contro il Rosatellum 2.0, ha avuto rapporti con qualche partito? Nell’ultima audizione al Senato sono stato invitato a Palazzo Madama sia dal M5S che da Sinistra Italiana. Per un certo periodo sono stato anche candidato alla Corte Costituzionale in quota M5S, però resto un giurista e mi tengo alla larga dalla politica. I gruppi parlamentari facciano la loro battaglia contro il Rosatellum ed io la mia. Nel caso in cui la Corte non riterrà ammissibile il ricorso, sta pensando ad altri strumenti? C’è un altro organo dello Stato a cui appellarsi che è il “popolo sovrano” e capire se c’è o meno conflitto di attribuzione. In base alle recenti sentenze della Corte di Cassazione (8878/2014) e della Consulta (1/2017 e 25/2017), in nuce la giurisprudenza dovrebbe elevare il livello di tutela riconoscendo al popolo sovrano cioè al corpo elettorale di …

Legge elettorale, Besostri: Ricorso contro Italicum, monito per Rosatellum 2

COMUNICATO STAMPA La Presse, lunedì 23 ottobre 2017 L.elettorale, Besostri: Ricorso contro Italicum, monito per Rosatellum-2- L.elettorale, Besostri: Ricorso contro Italicum, monito per Rosatellum-2- Venezia, 23 ott. (LaPresse) – L’art.116 del regolamento Camera si trova, infatti, nella Parte Terza e non nella Parte Seconda, che appunto si intitola ‘Procedimento legislativo’ (articoli da 68 a 109) e quindi non rientra nel procedimento legislativo normale. “Si tratta di un conflitto di attribuzione di nuova generazione – ha spiegato Besostri – teorizzato anche dal grandissimo giuspubblicista tedesco Georg Jellinek all’inizio del secolo scorso e più recentemente dal Professor Nicolò Zanon, nel suo scritto ‘Il libero mandato parlamentare’ pubblicato nel 1991”. “Nel presentare questo ricorso siamo anche confortati dall’autorevolezza del Professor Umberto Cerri e da quanto scrive nel suo manuale ‘Corso di giustizia costituzionale plurale’ del 2012 – ha aggiunto l’avvocato Felice Besostri -bisogna sperimentare tutte le strade, quando si tratta di difendere la Costituzione dalle leggi elettorali incostituzionali, già due, come accertato con la sentenza n. 1/2014 contro il cosiddetto Porcellum e con la sentenza n. 35/2017 contro l’Italicum”.  Ha poi concluso il coordinatore degli Avvocati Antitalicum a nome dei ricorrenti e del collegio difensivo. “La presentazione del ricorso che riguarda secondo la nostra opinione una fiducia illegittimamente accordata nel 2015 dalla Presidente Boldrini, vuole essere un monito anche per l’imminente discussione in Aula del Rosatellum 2.0 al Senato e con inizio domani”. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Risposta a Boldrini. Fiducia, i precedenti sono altri

Non voglio nemmeno adombrare che la Presidente della Camera Boldrini non abbia agito in buona fede: sarebbe inquietante pensare il contrario. Resta il fatto che, venuta meno la prassi di nominare alla presidenza di una camera parlamentari di lungo corso, con pratica di vicepresidenti, ovvero di esponenti dell’opposizione, chi presiede rischia di prendere per oro colato i suggerimenti degli uffici, per i  quali la prassi è Vangelo; fosse Talmud sarebbe invece dialettica. Tuttavia ci sono momenti in cui, in relazione alla sensibilità politica, istituzionale e soprattutto costituzionale della materia, occorre verificare fino in fondo la prassi. Si racconta che quando dissero a Fanfani che nella prassi regolamentare non c’erano precedenti, nel senso da lui auspicato, rispose :«Se non c’è un precedente lo si crea!». In effetti l’unico precedente che giustifica la Presidente Boldrini sulla fiducia al Rosatellum è quello da Lei stessa creato ammettendo tre voti di fiducia sull’Italicum nel 2015. Tutti gli altri precedenti alla Camera non riguardano leggi elettorali nel loro complesso. Trattandosi di un articolo della Costituzione, non modificato, come l’articolo 72 della Costituzione, poiché siamo ancora un sistema bicamerale paritario, si poteva richiamare il precedente del Senato nella domenica delle Palme, 8 marzo 1953. Gli uffici della presidente Boldrini non l’hanno fatto, credo, per tre ragioni. La prima che è ogni camera è gelosa della propria prassi. La seconda per non evocare l’unico precedente a Costituzione invariata, collegato a una legge conosciuta come «legge truffa». La terza e più importante, perché il Presidente, della seduta, Giuseppe Paratore, fece mettere a verbale, fatto inusitato, «Quindi questo non rappresenta un precedente». Quel precedente non andava evocato soprattut-to perché Paratore, non avendo gradito l’imposizione del Presidente del Consiglio De Gasperi (non Gentiloni) si dimise il 24 marzo, 16 giorni dopo. Ma era un uomo di 77 anni e non agli esordi di una carriera politica. L’argomento che l’articolo 116 comma 4 del regolamento della Camera non esclude le leggi elettorali prova troppo, cioè nulla perché non esclude nemmeno le leggi in materia costituzionale. Cosa dovremmo aspettarci, grazie a questa prassi regolamentare? Una Costituzione approvata a colpi di voti di fiducia? In-fine invece che la Presidente lotti del 1990, gli uffici avrei bero dovuto dare alla Presidente Boldrini copia del Lodo lotti del 1980. Dal quale risulta chiaro che quando si chiede la fiducia la procedura da normale diventa speciale. Fonte: Il Manifesto SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

“Norme e prassi contrarie alla fiducia sulla legge elettorale messa alla Camera”

«L’INTERVISTA» Felice Besostri L’avvocato costituzionalista contesta gli argomenti usati per “blindare ” il testo Secondo “le norme e le prassi regolamentari” la presidente della Camera non poteva impedire al governo di porre la fiducia sulla legge elettorale. Così Laura Boldrini, dalle colonne del nostro giornale, ha voluto fugare ogni dubbio “sulla terzietà con la quale, anche in questo passaggio, ho esercitato la mia funzione”. Un richiamo strettamente tecnico alla consuetudine parlamentare e alla Costituzione che tuttavia non convince l’avvocato costituzionalista Felice Besostri, noto per aver presentato i ricorsi alla Consulta che hanno condotto all’abrogazione parziale del Porcellum e dell’Italicum: “Premetto che non voglio nemmeno adombrare che la presidente della Camera non abbia agito in buona fede: sarebbe troppo inquietante pensare il contrario di una delle quattro cariche di garanzia costituzionale”. Del resto, anche se avesse voluto impedire il voto di fiducia, i pareri degli uffici della Camera non lasciano dubbi. Capisco che venuta meno la prassi di nominare alla presidenza di una Camera parlamentari di lungo corso, con pratica di presidenza come vice, Boldrini non può che prendere per oro colato i suggerimenti degli uffici per i quali la prassi è Vangelo, tuttavia ci sono momenti in cui la sensibilità politica, istituzionale e soprattutto costituzionale della materia impone di verificare fino in fondo la prassi. Una prassi che però è con-solidata. Dice? In effetti l’unico precedente che giustifica la presidente è quello da lei stessa creato ammettendo tre voti di fiducia sull’Italicum nel 2015. Dimentica un precedente illustre nella storia repubblicana: al Senato, nella domenica delle Palme dell’8 marzo 1953 e porta la firma di Alcide De Gasperi. È vero, e non a caso gli uffici della Boldrini non ne fanno menzione, per tre buone ragioni; si capisce l’imbarazzo nel richiamarsi a una norma passata alla storia come “legge truffa”, ma c’è di più: il presidente della seduta di allora, Giuseppe Paratore, fece mettere a verbale, fatto inusitato, “Questo non rappresenta un precedente”. Inoltre quel “non precedente” non andava evocato dalla presidente Boldrini soprattutto perché Paratore, non avendo gradito l’imposizione del presidente del Consiglio – che si chiamava De Gasperi non Paolo Gentiloni – si dimise il 24 marzo successivo, 16 giorni dopo. Ma era un uomo di 77 anni e non agli esordi di una carriera politica. Le argomentazioni della presidente di Montecitorio non si fermano alle consuetudini: per Boldrini anche la fiducia rientra nella “procedura normale” di approvazione imposta dall’articolo 72 della Costituzione per i disegni di legge in materia elettorale. Al contrario: che non rientri nella normalità lo ha già detto la presidente Nilde Iotti nel 1980. Il famoso “lodo Iotti” prescrive che se viene posta la fiducia su una legge si esce dalla procedura normale e si entra in una speciale: del resto se fosse normale, argomenta la Iotti, quella cosa lì doveva stare nella parte seconda del regolamento della Camera dedicata al “Procedimento legislativo”, quindi al come si approvano le leggi e non nella parte terza dal titolo “Procedure di indirizzo, di controllo e di informazione”. Lo stesso regolamento della Camera, osserva ancora Boldrini, definisce dettagliatamente le materie sulle quali la questione di fiducia non può essere posta e le leggi elettorali non sono menzionate. Nell’elenco non si menzionano neanche le leggi costituzionali: la presidente abbia il coraggio di sostenere che si può approvare una riforma costituzionale con un voto di fiducia. Luciano Cerasa Fonte: Il Fatto quotidiano SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

EMERGENZA DEMOCRATICA

Siamo in una situazione di emergenza democratica di eccezionale gravità. Non si è neppure certi di poter contare fino in fondo sugli stessi organi di garanzia. In assenza di un ricorso diretto alla Corte Costituzionale del tipo in vigore in Spagna e Germania Federale non sappiamo se la leggfe chimata Rosarellum 2.0 possa essere esaminata dalla Consulta prima del voto. Chi la vuol approvare con forzatura dei tempi, a questo punta la fiducia su una legge elettorale, ha dalla sua inquietanti precedenti: fu posta nel 1923 sulla legge Acerbo e nel 1953 sulla  legge truffa e 2015  su una legge elettorale incostituzionale. Non importa se dopo le elezioni sia dichiarata incostituzionale, tanto resterebbero al loro posto i parlamentari illegittimi, come è successo con il Porcellum. Scusate  se i destinatari appaiono eterogenei, ma la difesa della Costituzione non è riserva di caccia per nessuno e mi sono rivolto in primo luogo alle formazioni politiche che hanno sottoscritto i ricorsi antitalikum. Felice C. Besostri EMERGENZA DEMOCRATICALa discussione in aula è iniziata male. Tempi ed emendamenti contingentati, non ammissione delle questioni i pregiudiziali di costituzionali in nome di  una prassi regolamentare, applicata senza criterio di merito che si tratta di una legge elettorale a rischio  di incostituzionalità. Dobbiamo tenere presente che abbiamo una presidente, che ha concesso il voto di fiducia sull’Italikum: un precedente inquietante, dopo la fiducia sulla legge Acerbo nel 1923 e sulla legge Truffa nel 1953, ma quest’ultima con una differenza il Presidente che la concesse Paratore fece mettere a verbale che era un “NON PRECEDENTE” ed ebbe il coraggio civile di dimettersi e non aspirare più a incarichi politici. Ora sembra più sicura una riproposizione della questione di fiducia, un secondo precedente grave: la prima volta la Presidente poteva invocare la sua inesperienza di deputata di prima nomina, ora non più.  Anche il Governo Gentiloni esce dalla sua iniziale proclamata neutralità. Non si può consentire che passi per una procedura ordinaria e normale, come richiesto dall’art. 72.4 Cost., contrariamente all’opinione di una grande, autorevole e sincera democratica Presidente della Camera, come Nilde Iotti, che nel 1980 definì procedura speciale l’iter legislativo, quando fosse posta la fiducia. L’illegittimità della procedura di approvazione è stata posta in luce come primo motivo nei 22 ricorsi, presto 23, proposti dagli avvocati antitalikum, ora occorre come implicitamente auspicato dalla Corte Costituzionale,  quando non ha ammesso l’autorimessione sul punto, che un giudice la rimetta alla Corte Costituzionale in una delle prossime udienze.. Malgrado le autorevoli opinioni dei prof. Onida e Ainis il Rosatellum 2.0 è incostituzionale, ma sono nascoste meglio in norme particolari. Le liste corte che servono a far eleggere i candidati uninominali in collegi perdenti, ma pluricandidati nelle liste proporzionali, sono un formale omaggio ad un passaggio secondario della sentenza n. 1/2014. Lo scopo è di arrivare ad approvare la legge elettorale e sciogliere la Camere subito dopo il DEF, per votare al riparo di decisioni della Consulta, contando sulla rassegnazione del Presidente della Repubblica. Si deve impedirlo e ci sono strumenti per farlo in tempi brevi, basta assumersi la responsabilità di non lasciare nulla di intentato: la Costituzione non può essere violata in nome dell’autodichia del Parlamento, come se le norme regolamentari, dopo la caduta di quelle elettorali,  siano l’ultima zona sottratta al controllo di costituzionalità. Nei gruppi parlamentari di opposizione e tra i giuristi e gli stessi funzionari parlamentari, fedeli alla Costituzione, ci sono le risorse e le competenze per sperimentare tutte le forma di tutela della Costituzione.  Basta chiamarli a raccolta.. Felice C. Besostri SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it