NOTA DI SOCIALISMO XXI

di Ufficio di Presidenza | Come era prevedibile, il disastro elettorale del 25 settembre ha evidenziato le grandi difficoltà del PD e di alcuni partiti alleati e li ha costretti, ciascuno in modo diverso e con orientamenti ancora difficile da valutare, ad interrogarsi sul futuro. La fase attuale è contrassegnata da molte iniziative, alcune di grande interesse, ma ancora in una fase iniziale e non sempre chiare sui fini ultimi. Il Comitato di Presidenza della nostra associazione non si limita alla osservazione degli attuali eventi, ma lavora in modo discreto, promuovendo incontri informali, per valutare la disponibilità esistente a comporre un quadro di convergenze utile alla realizzazione del progetto fondativo di Socialismo XXI che consiste nella creazione di un nuovo partito di ispirazione socialista ed ecologista. A tal fine sono stati recentemente organizzati incontri, concordati con coordinatori regionali, nelle seguenti regioni: Puglia, Sicilia, Calabria, Toscana e Marche dove sono stati avviati i tavoli di concertazione. Il metodo, che abbiamo per brevità chiamato la Epinay italiana, è ciò che riteniamo più efficace, ma siamo disponibili a valutare altre proposte che abbiano la medesima finalità. Deve essere chiaro però che non partecipiamo, ne parteciperemo alla rifondazione, o a ciò che ha come obiettivo la conservazione dei partiti esistenti, perché non è questa la strada da percorrere per ridare all’Italia un partito di ispirazione socialista ed ecologista, ma l’unico modo percorribile è la individuazione di un nuovo soggetto politico. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ASSEMBLEA DEL COMITATO NAZIONALE DI SOCIALISMO XXI

18 Ottobre 2022 | L’incontro, è stata occasione utile a confermare, ancora una volta, che Socialismo XXI è disponibile alla attivazione di un Tavolo di Concertazione nazionale, esperienza già avviata circa due anni fa, per verificare eventuali possibili convergenze politiche e programmatiche con tutte le forze politiche e le associazioni che si riconoscono nei valori del socialismo, dell’ambientalismo e del civismo popolare purché anche quest’ultime siano compatibili con il disegno di costituire un partito di orientamento socialista ed ecologista. Un Tavolo dove ciascuno, pur conservando inizialmente la propria autonomia, si renda disponibile (secondo il METODO che condusse in Francia, a Epinay) allo scioglimento delle organizzazioni partecipanti in un nuovo partito politico di orientamento socialista ed ecologista, con il precipuo fine di rappresentare la società e di combattere precarietà e disuguaglianze sociali e che ponga al centro dell’azione politica l’individuo, il lavoro e l’ambiente. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

PROMUOVERE LA SALUTE

Documento sulla SANITA’ | E’ il nostro modo di “vedere” il sistema sanitario, ma soprattutto la tutela della salute che dovremo cambiare, dopo questa tragedia. Salute e sistema sanitario non sono la stessa cosa. Da anni sappiamo (ironia della sorte dirlo oggi,ma gli indicatori oggettivi dicono questo) che l’Italia,almeno sino a marzo 2020, è uno dei Paesi più sani al mondo. Per lo stile di vita dei suoi cittadini, dall’alimentazione al movimento, per i comportamenti messi in atto (faranno sempre più la differenza) per il benessere economico e anche per il suo sistema sanitario. Questo ultimo (Oms) incide non oltre il 20% sullo stato di salute. Ma è un sistema che “ha avuto poche attenzioni” negli ultimi undici anni ed ha vissuto “di rendita”,con il rischio di depauperare un capitale professionale e strutturale di primo piano. Un sistema in cui convivono aree eccellenti ed aree che non applicano molti livelli essenziali di assistenza. Oggi il sistema è alle prese con un grande tema di sanità pubblica: questa è stata la terza grave epidemia in 17 anni…. È probabile, senza interventi correttivi nel rapporto uomo ambiente,che altre ne seguiranno e saranno pandemiche, come il Covid 19, in un mondo globalizzato. Debellata una se ne presenta un’altra. L’umanità non viveva un’esistenza felice priva di insidie virali, di decessi, di sofferenze, prima che scoppiasse la nuova malattia: basta scorrere la storia per capirlo. La nostra salute la difenderemo, nei prossimi anni, con ogni azione utile per diminuire la crescente “antropizzazione”, le urbanizzazioni non governate, la deforestazione, l’inquinamento dell’aria, che non è stato, presumibilmente, fattore secondario, in pianura padana, della velocità di trasmissione del virus. Prima di essere un problema sanitario la pandemia del Covid 19 è un problema di sviluppo economico sostenibile. Ce ne saranno altre ancora, purtroppo, perché alcune modifiche nel modello di sviluppo inizieranno, ma i tempi di un cambiamento strutturale non saranno brevi. E lo si affronterà, in fase “riparatoria”, con una solida cabina di regia mondiale, europea e ovviamente nazionale. Una cabina che organizzi e integri, in una banca dati condivisa, tutti i dati scientifici per capirne l’evoluzione e i trattamenti efficaci. Una cabina che coordini la ricerca ed i contributi degli scienziati. Nel frattempo l’Italia, un Paese che in un mese ha raddoppiato, lodevolmente, i posti letto di terapia intensiva ridotti in 15 anni, torni ad investire, dopo anni di poca attenzione, sui Dipartimenti di Prevenzione e sulla medicina di comunità. Su chi controlla acqua, aria, alimenti, animali, le postazioni di lavoro e la sua sicurezza (oggi, in media, solo il 4% del Fondo Sanitario va a questo). Su chi si prende in carico la persona che non è sommatoria di organi. Ma una persona. Urge una correzione profonda sul nostro sistema sanitario, che rimane un buon sistema sanitario, al di là delle inutili polemiche di questi giorni: non a caso l’Italia è il quarto paese al mondo per spettanza di vita della popolazione e registra uno dei tassi di mortalità adulta ed infantile più bassi al mondo). Sulla base del Bloomberg Index relativo alla salute “gli italiani sono il secondo popolo più sano al mondo,preceduti solo dalla Spagna” Dove si deve intervenire? 1) In primo luogo sul capitale professionale. Noi non abbiamo meno medici della media europea,pur con l’esodo biblico di questi ultimi 10 anni (pensionamenti e fughe nel privato),ma abbiamo molte specialità scoperte,soprattutto quelle meno remunerative…..(pronto soccorsisti, anestesisti, radiologi, chirurghi adesso). Tra il 2009 ed il 2017 la sanità pubblica ha perso 8 mila medici e più di 13 mila infermieri. Su un complesso di 600 mila operatori del SSN abbiamo 101 mila medici e 245 mila infermieri. Abbiamo invece,oltre ad essi, 54 mila medici di base. Dalle scuole di specializzazione escono ogni anno 6500 medici (contro gli 8500 necessari). Ed il dato più significativo è l’età media avanzata del personale medico (attorno ai 50 anni), il che rende urgente una accelerazione dell’inserimento di giovani medici nel sistema. Dobbiamo investire sui medici, dar loro il governo clinico degli ospedali, introdurre i neo laureati in corsia da dove iniziano la specializzazione sul campo,alternata alle lezioni della scuola Universitaria :era così fino ai primi anni 90 ed era buona prassi perché favoriva quotidianamente la trasmissione del sapere pratico dal medico esperto al giovane. Ed allo stesso modo un percorso analogo va fatto per i giovani medici che vogliono fare i medici di base: questa è una grande opportunità per tornare ad avere medici che prendono realmente in carico il loro assistito, accompagnati da medici di base più esperti, nella prima fase, a volte con la supervisione dello specialista (la specialistica attuale è troppo frammentata e mai ricondotta ad una visione globale della persona che non è sommatioria di organi…).  A Bergamo, in piena emergenza ,giovani neolaureati sono andati in prima linea. Hanno fatto e fanno una esperienza dolorosissima, ma fondamentale per il loro futuro: scommetto che diverranno ottimi medici. 2) Si deve intervenire sugli Ospedali che abbiamo: nel 2017 erano 1000 in tutta Italia con 216 mila posti letto, il 51,8% pubblici il 48,2% privati accreditati, pari a 3,6 posti letto ogni 1000 abitanti. Nel 1998 gli ospedali erano 1381, il 61% pubblici, il 39% privati accreditati, con 5,8 posti letto ogni 1000 abitanti. E’ evidente la sensibile diminuzione ed il cambio di rapporto tra pubblico privato a favore di quest’ultimo. Una tendenza che va rivista con attenzione selettiva, soprattutto dove la ospedalità privata è inefficiente e le convenzioni onerose. La scelta strategica è qualificare sempre più i nostri ospedali per la cura degli acuti, rafforzare le aree critiche, ripristinare almeno una quota parte degli 8 mila medici e dei 13 mila infermieri persi in 10 anni. Non vanno riaperti i piccoli ospedali dismessi. Spesso sono “pericolosi” per la sicurezza del paziente perché non dotati dei servizi necessari in casi di emergenza. Le risorse invece vanno investite nella messa a norma del patrimonio edilizio ospedaliero, una parte del quale obsoleto, spesso vetusto, nell’adeguamento tecnologico, nel rafforzamento della vigilanza igienico sanitaria (mai dimenticare i 49 mila morti per infezioni ospedaliere annue!!) nella dotazione di personale, nelle …

DOCUMENTO POLITICO DELL’ASSEMBLEA 15 MAGGIO 2022

DOCUMENTO POLITICO DELL’ASSEMBLEA 15 MAGGIO 2022 Lo scopo del documento finale di Rimini del 2019 della costruzione “di una casa per tutti coloro che sono e saranno interessati a dare una nuova e salda prospettiva politica di orientamento socialista all’Italia” permane tutto intero nella sua validità e viene confermato. Il lavoro politico e organizzativo compiuto in circa tre anni di contatti, di incontri di persona e di teleconferenze, di articoli di stampa e comunicati, di appelli e di sostegni elettorali ove è stato possibile richiede un bilancio ed un aggiornamento di decisioni. L’esito del lavoro ha consentito di individuare le disponibilità e le indisponibilità alla costruzione di una struttura organizzata di orientamento socialista. Appaiono concluse due fasi del nostro sforzo: una è quella di richiamare la sensibilità e l’impegno di coloro che sono sempre stati socialisti rappresentati dal  PSI, in quanto prendiamo atto dei suoi comportamenti politici, elettorali e parlamentari non lineari rispetto al progetto di ricostruzione e non appropriati ad un ruolo autonomo e unitario; e l’altra è quella di proseguire la ricerca – con il Tavolo di Concertazione – di comitati, associazioni, fondazioni e gruppi che in numero considerevole man mano hanno dimostrato inconsistenze rappresentative o incertezze di orientamento o perfino qualche inutile autoreferenzialità, senza un proprio disegno di significativa portata né di volontà di adesione effettiva e conseguente alla nostra proposta.  Gli esiti delle  recenti elezioni amministrative ci hanno offerto, al di là dei risultati raggiunti dai vari partiti, la conferma di due fenomeni di cui occorre tenere conto nel ragionare in merito alle prospettive del nostro progetto : a – il primo fenomeno è quello dell’astensionismo che ha raggiunto livelli preoccupanti per la tenuta del sistema costituzionale italiano fondato sulla democrazia rappresentativa. Infatti la metà dell’elettorato non è andato a votare, al quale vanno aggiunte le schede bianche e nulle. La ricerca delle ragioni di ciò porta a considerare più cause, tra le quali la mancanza di offerte politiche apprezzate da una buona parte dell’elettorato; una disaffezione e delusione di parte degli elettori più anziani che non ritrovano  più le presenze partitiche alle quali per molti anni avevano dato il loro voto di appartenenza; la sfiducia verso questo sistema partitico considerato non più in grado di esprimere  un’ apprezzabile capacità di governo e questa causa appare la più preoccupante, confermata dall’aver avuto in 25 anni ben 4 governi “tecnici” presieduti da esponenti tecnocratici come Dini, Ciampi, Monti e Draghi. b – Il secondo fenomeno è la diffusione delle liste cosiddette “civiche” (cioè non partitiche) o di liste di aggregazioni nell’ambito della società civile (ma con presenze anche di politici) che si erano formate attorno alla rivendicazione di uno specifico problema sociale o  territoriale oppure, spesso, a sostegno diretto di una candidatura a sindaco o presidente di Regione oppure di parlamentare in un collegio per la elezione suppletiva a sistema maggioritario. Singolare, però, il fatto che spesso, in questi ultimi casi, il candidato sostenuto da una lista civica era un importante esponente di Partito come avvenuto con Letta, segretario nazionale PD, a Siena, per il seggio alla Camera oppure con Franz Caruso, segretario provinciale PSI, per la candidatura a Sindaco di Cosenza.  Entrambi vincitori (come altri minori) ma entrambi a riconoscere per primi che – per emergere – non dovevano presentarsi per conto del partito di cui sono leader. Questi fenomeni esprimono un pregiudizio ed un giudizio profondi verso il sistema dei partiti in genere mettendo definitivamente fine all’ esperienza di quelli tradizionali, intendendo per tali le formazioni estinte della cosiddetta 1^ repubblica ed alle loro eredità, comunque denominate. Questa conclusione  potrebbe investire anche i partiti esistenti, oggi investiti da una vicina prospettiva di destrutturazione del quadro politico-partitico e conseguente ristrutturazione dello stesso, man mano che si avvicinano le elezioni politiche. La situazione brevemente delineata potrebbe essere  l’occasione per una rinascita di un soggetto politico di orientamento socialista, intendendo per tale un soggetto inclusivo, che raccolga anche tematiche sostenute da altre esperienze culturali contigue ai nostri valori e  idealità. Conseguentemente il nostro obiettivo finale va conseguito allargando l’azione organizzativa e ricercando alleanze con cittadini e gruppi che convengano con noi su alcuni valori di fondo di carattere generale, quali la pace e la distensione internazionale, le libertà e la democrazia, la giustizia sociale, l’istruzione a tutti i livelli di apprendimento, il valore del lavoro, il riconoscimento di professionalità e merito, i diritti umani e i diritti civili, la salute protetta da un efficiente servizio sanitario pubblico, la salvaguardia dell’ambiente, l’europeismo, la crescita culturale dei cittadini, la solidarietà, la lotta alle povertà e alle precarietà, nonché i valori della partecipazione e della trasparenza nell’amministrazione delle comunità comunali e regionali. Devono essere recuperati a sistema, valorizzati e assunti i contributi progettuali di comitati civici impegnati prevalentemente su tematiche locali ma inseriti in una visione non meramente elettoralistica o personalistica ma di qualificata offerta programmatica ai cittadini delle rispettive comunità.  La visione comune dei predetti valori ha bisogno di politiche economiche e finanziarie che non assecondino le scelte neoliberiste di un’ideologia invadente e ingiusta e tale esigenza si pone anche a livello dell’Unione Europea. Per fronteggiare ciò non sono idonee le prospettazioni tecnocratiche perché non sono inserite in una visione di valori e di politiche ma, sostanzialmente, diventano azioni manutentive dell’esistente. Né, al momento, sono apprezzabili generici appelli alla ripetizione di esperienze politiche che hanno caratterizzato le alleanze di centro-sinistra nel ventennio scorso. La nostra azione deve recuperare al consenso innanzi tutti i cittadini che hanno preferito astenersi dalla partecipazione elettorale, rimotivarli alla partecipazione offrendo un impegno serio e visibile. Ciò è necessario anche per riconsolidare il tessuto democratico e partecipativo della Repubblica, della difesa dei principi della sua Costituzione e contro le tendenze autoritarie, semplificatrici delle istituzioni e foriere di pericoli autoritari. La motivazione ai cittadini può essere ridata significativamente con un sistema elettorale proporzionale che consenta di eleggere attraverso preferenze effettivamente espresse. Per queste ragioni i nostri Circoli locali andranno alla ricerca di consenso e di alleanza con i gruppi civici che sono omogenei alla nostra visione …

RELAZIONE DEL PRESIDENTE ALLA CONFERENZA DI ORGANIZZAZIONE DELLA ASSOCIAZIONE SOCIALISMO XXI DEL 15 MAGGIO 2022

di Aldo Potenza – Presidente Socialismo XXI | Cari compagni. L’appuntamento odierno giunge con 2 anni di ritardo rispetto alle nostre intenzioni a causa della pandemia che, purtroppo, anche se in modo meno aggressivo, ancora oggi continua a mietere vittime. Avremmo desiderato che si svolgesse in presenza, ma abbiamo pensato che fosse più prudente offrire agli iscritti la scelta fra la presenza di persona e la partecipazione attraverso la piattaforma zoom che molti di voi hanno usato nel corso di questi anni impegnandosi in ben 122 videoconferenze con una media di una ogni 5 giorni feste natalizie, pasquali ed estive comprese. Anche quando il covid imperversava, al punto che erano negati gli spostamenti tra comuni e regioni e persino all’interno del comune di residenza, noi abbiamo continuato a comunicare e lavorare. Per questo vi siamo grati e, malgrado gli inevitabili danni al lavoro di consolidamento della nostra organizzazione e ancor più all’ampliamento della stessa, danno che ha colpito tutte le organizzazioni politiche, ma ancor più quelle come la nostra che erano impegnate nella costituzione dei circoli e nella crescita delle adesioni, oggi siamo in condizione di svolgere finalmente la Conferenza. Durante questi anni spesso si è sostenuto che il Covid avrebbe cambiato abitudini e avrebbe imposto nuove regole, ma nessuno immaginava che a rendere il futuro più gravido di incognite ci sarebbe stato il conflitto in Ucraina. Oggi davvero tutto è in discussione. La globalizzazione esce sconfitta dal conflitto armato e nulla sarà più come prima. Si pone, nuovamente dopo Yalta e la fine dell’URSS, la necessità di ritrovare un nuovo equilibrio tra le vecchie e nuove potenze politiche, economiche e militari. Anche se da tempo era evidente la necessità di rilanciare il progetto europeo che  fu in parte fermato con il voto della Assemblea francese il 31 agosto del 1954  contrario alla CED e successivamente con il referendum sul progetto di Costituzione europea, oggi i nodi irrisolti emergono con grande drammaticità. Se da un lato la difesa comune europea è indispensabile, questa, in mancanza di un vigoroso rilancio del progetto europeo, rischia di trasformarsi in una gara alla difesa nazionale priva di una comune regia e, ancor peggio, può rianimare pericolosi nazionalismi favoriti dalle difficoltà endogene ed esogene alla UE. Va chiarito una volte per tutte, anche se può essere una affermazione indigesta per molti, che nel quadro di una nuova governance mondiale, la strada per evitare un ruolo subalterno agli USA è l’integrazione politica, economica e militare della Europa, attraverso una profonda modifica dei Trattati. L’obiettivo va perseguito con decisione e rapidità, altrimenti, in mancanza di tale prospettiva l’egemonia statunitense sarà sempre inevitabile in un assetto mondiale dove le nazioni europee non hanno singolarmente la forza per esercitare una politica estera e di difesa autonoma. A queste difficoltà, in mancanza di un rilancio della diplomazia capace di attivare una sede di discussione che sappia offrire garanzie a tutti i protagonisti della scena politica, economica e militare mondiale, si aggiunge anche la possibile divisione del mondo in due aree di influenza prevalentemente dominate da USA e Cina con un probabile forte condizionamento esercitato da quest’ultima sulla Russia dissanguata dalla guerra e dalle sanzioni che hanno già prodotto un arretramento di oltre 11 punti del PIL. In questo scenario non è del tutto improbabile che l’Europa paghi un prezzo elevatissimo a causa dei ritardi con cui ha affrontato il suo destino di comunità politica economica e militare. A completare il quadro delle difficoltà e dei danni che il Covid e l’attuale conflitto hanno prodotto in Italia, non c’è solo l’economia e le conseguenze sociali che comporta, queste già evidenti prima a causa dell’imperversare delle politiche neo liberiste e ora rese ancora più drammatiche, ma si è aggiunta la consuetudine di una azione di governo che, motivata dalla urgenza delle decisioni, ha di fatto reso il Parlamento un organo privo del ruolo che la Costituzione ha assegnato. Si è gradualmente affermato, a causa delle condizioni di urgenza, uno strumento giuridico che permette di attivare poteri straordinari in deroga alle leggi, trasferendo i poteri all’Esecutivo. La condizione non sarebbe preoccupante se non si fosse protratta per troppo tempo e se non trovasse in alcune forze politiche (Lega e 5 stelle in particolare) la convinzione che la rappresentanza sia da superare. A questo proposito voglio ricordare che nelle convinzioni del movimento 5 stelle c’era l’idea che i parlamentari fossero considerati al pari di dispositivi umani connessi alla rete, ovvero dei portavoce, a volte persino semplici barometri umani di quello che avviene o viene detto nella rete. Esecutori di ordini impartiti dalla rete, sulla quale l’unica manutenzione in precedenza era consentita a Casalegno e Grillo ed ora sembrerebbe, secondo i nuovi accordi, assegnata a Grillo e Conte. Tutto ciò è estraneo alla democrazia rappresentativa prevista dalla nostra Costituzione, inoltre irrigidisce oltre il lecito, la rappresentanza politica e  compromette la capacità del Parlamento di essere il luogo dove le opinioni si formano e non solo dove semplicemente si manifestano. A tutto ciò si aggiunge l’idea leghista espressa da Giorgetti nel 2018 secondo cui “il Parlamento non conta più nulla” e “se continuiamo a difendere il feticcio della democrazia rappresentativa non faremmo un bene alla stessa democrazia”. Se poi si considera che in questi anni si sono affermati movimenti dalla forte impronta personale, leaderistica e carismatica, con la conseguenza dell’inaridimento del pensiero politico, la mancanza di un progetto di società, la assenza di valori  che costituiscano la matrice ideale di riferimento, la miscela che si presenta per il futuro del Paese non è assolutamente rassicurante. Emblematico è, in questo momento, l’assenza di un serio dibattito sulla politica estera che sappia indicare il ruolo dell’Italia in Europa, nella NATO, lasciando a Draghi un compito che spetta solo ed esclusivamente al Parlamento. Persino le leggi elettorali sono state e continuano ad avere la caratteristica di “leggi sartoriali” elaborate sulla base degli interessi elettorali del momento per superare le difficoltà dei maggiori partiti, dimenticando che a garantire stabilità e governabilità è la riconquista della credibilità della politica, la capacità …

ADEGUARE LE MODALITA’ PER RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO

Le analisi della situazione politica ed elettorale dell’Italia e le conseguenze che comportano alla nostra azione organizzativa e politica inducono ad approfondimenti utili e tempestivi. Essi, qui di seguito esposti, sono coerenti sia con l’obiettivo di agire per la costituzione di un Partito per il socialismo autonomo e unitario sia con la struttura organizzativa e operativa che decidemmo a Rimini nel 2019 e sono ben sintetizzati nell’atto costitutivo che, infatti, fece nascere la “RETE DI CIRCOLI ED ASSOCIAZIONI PER IL SOCIALISMO NEL XXI SECOLO IN ITALIA”. Per Socialismo XXI il Presidente   IL DOCUMENTO E’ il momento di intensificare il contatto di base, con cittadini e comitati, il ruolo precipuo che appartiene ai nostri Circoli.   Lo scopo del documento finale di Rimini del 2019 della costruzione “di una casa per tutti coloro che sono e saranno interessati a dare una nuova e salda prospettiva politica di orientamento socialista all’Italia” permane tutto intero nella sua validità e viene confermato. Il lavoro politico e organizzativo compiuto in circa tre anni di contatti, di incontri di persona e di teleconferenze, di articoli di stampa e comunicati, di appelli e di sostegni elettorali ove è stato possibile richiede un bilancio ed un aggiornamento di decisioni. L’esito del lavoro ha consentito di individuare le disponibilità e le indisponibilità alla costruzione di una struttura organizzata di orientamento socialista. Appaiono concluse due fasi del nostro sforzo: una è quella di richiamare la sensibilità e l’impegno di coloro che sono sempre stati socialisti rappresentati dal  PSI, in quanto prendiamo atto dei suoi comportamenti politici, elettorali e parlamentari non lineari rispetto al progetto di ricostruzione e non appropriati ad un ruolo autonomo e unitario; e l’altra è quella di proseguire la ricerca – con il tavolo di concertazione, poi divenuto Comitato per l’Unità Socialista – di comitati, associazioni, fondazioni e gruppi che in numero considerevole man mano hanno dimostrato inconsistenze rappresentative o incertezze di orientamento o perfino qualche inutile autoreferenzialità, senza un proprio disegno di significativa portata né di volontà di adesione effettiva e conseguente alla nostra proposta.  Gli esiti delle  recenti elezioni amministrative ci hanno offerto, al di là dei risultati raggiunti dai vari partiti, la conferma di due fenomeni di cui occorre tenere conto nel ragionare in merito alle prospettive del nostro progetto: a – il primo fenomeno è quello dell’astensionismo che ha raggiunto livelli preoccupanti per la tenuta del sistema costituzionale italiano fondato sulla democrazia rappresentativa. Infatti la metà dell’elettorato non è andato a votare, al quale vanno aggiunte le schede bianche e nulle. La ricerca delle ragioni di ciò porta a considerare più cause, tra le quali la mancanza di offerte politiche apprezzate da una buona parte dell’elettorato; una disaffezione e delusione di parte degli elettori più anziani che non ritrovano  più le presenze partitiche alle quali per molti anni avevano dato il loro voto di appartenenza; la sfiducia verso questo sistema partitico considerato non più in grado di esprimere  un’ apprezzabile capacità di governo e questa causa appare la più preoccupante, confermata dall’aver avuto in 25 anni ben 4 governi “tecnici” presieduti da esponenti tecnocratici come Dini, Ciampi, Monti e Draghi. b – Il secondo fenomeno è la diffusione delle liste cosiddette “civiche” (cioè non partitiche) o di liste di aggregazioni nell’ambito della società civile, (ma con presenze anche di politici) che si erano formate attorno alla rivendicazione di uno specifico problema sociale o  territoriale oppure, spesso, a sostegno diretto di una candidatura a sindaco o presidente di Regione oppure di parlamentare in un collegio per la elezione suppletiva a sistema maggioritario. Singolare, però, il fatto che spesso, in questi ultimi casi, il candidato sostenuto da una lista civica era un importante esponente di Partito come avvenuto con Letta, segretario nazionale PD, a Siena, per il seggio alla Camera oppure con Franz Caruso, segretario provinciale PSI, per la candidatura a Sindaco di Cosenza.  Entrambi vincitori (come altri minori), ma entrambi a riconoscere per primi che – per emergere – non dovevano presentarsi per conto del partito di cui sono leader. Questi fenomeni esprimono un pregiudizio ed un giudizio profondo verso il sistema dei partiti in genere mettendo definitivamente fine all’esperienza di quelli tradizionali, intendendo per tali le formazioni estinte della cosiddetta 1^ Repubblica ed alle loro eredità,  comunque denominate. Questa conclusione  potrebbe investire anche i partiti esistenti, oggi investiti da una vicina prospettiva di destrutturazione del quadro politico-partitico e conseguente ristrutturazione dello stesso, man mano che si avvicina il rinnovo della Presidenza della Repubblica e delle successive elezioni politiche. La situazione brevemente delineata potrebbe essere l’occasione per una rinascita di un soggetto politico di orientamento socialista, intendendo per tale un soggetto inclusivo, che raccolga anche tematiche sostenute da altre esperienze culturali contigue ai nostri valori e  idealità. Conseguentemente il nostro obiettivo finale va conseguito allargando l’azione organizzativa e ricercando alleanze con cittadini e gruppi che convengano con noi su alcuni valori di fondo di carattere generale, quali la pace e la distensione internazionale, le libertà e la democrazia, la giustizia sociale, l’istruzione a tutti i livelli di apprendimento, il valore del lavoro, il riconoscimento di professionalità e merito, i diritti umani e i diritti civili, la salute protetta da un efficiente servizio sanitario pubblico, la salvaguardia dell’ambiente, l’europeismo, la crescita culturale dei cittadini, la solidarietà, la lotta alle povertà e alle precarietà, nonché i valori della partecipazione e della trasparenza nell’amministrazione delle comunità comunali e regionali. Devono essere recuperati a sistema, valorizzati e assunti i contributi progettuali di comitati civici impegnati prevalentemente su tematiche locali, ma inseriti in una visione non meramente elettoralistica o personalistica, ma di qualificata offerta programmatica ai cittadini delle rispettive comunità.  La visione comune dei predetti valori ha bisogno di politiche economiche e finanziarie che non assecondino le scelte neoliberiste di un’ideologia invadente e ingiusta e tale esigenza si pone anche a livello dell’Unione Europea. Per fronteggiare ciò non sono idonee le prospettazioni tecnocratiche perché non sono inserite in una visione di valori e di politiche ma, sostanzialmente, diventano azioni manutentive dell’esistente. Né, al momento, sono apprezzabili generici appelli alla …

RIPENSARE L’EUROPA

PER UNA SISTEMAZIONE ORGANICA DELLA SCHEDA EUROPA – a cura di Renato Costanzo Gatti Premessa Con questo mio contributo voglio dare una sistemazione organica al capitolo Europa, non tanto sulle regole di “governance”, ma sulle norme economico-finanziarie e sulla BCE. Inizierò con una panoramica dei contributi dati da economisti ed in particolare, tra gli altri, quelli di: ● Documento di Reichlin, Giavazzi e Zingales ● Documento Nannicini, Dosi, Leonardi e Roventini ● Libro di Yanis Varoufakis “I deboli sono destinati a soffrire” ● Libro di Marcello Minenna “La moneta incompiuta” ● Libro di Andrea Boitani “Sette luoghi comuni sull’economia” 1 – Il documento Reichlin, Giavazzi e Zingales Il documento, scritto da autori che si riconoscono di diverso orientamento, si limita a quattro punti che gli autori ritengono realizzabili, credibili e condivisibili da una ampia maggioranza e necessari per dare una svolta positiva alla situazione di stallo in cui l’Europa si trova. Riportiamo di seguito i quattro punti concordati tra gli autori. 1.1 Bilancio dell’eurozona. È la prima volta che si propone un bilancio comune per gli investimenti, la convergenza e la stabilizzazione nell’area dell’euro. Per quanto riguarda gli investimenti si va oltre al piano Juncker. Si afferma per la prima volta la necessità di un meccanismo comune che serva a trasferire temporaneamente risorse a quei Paesi che hanno subito impatti ciclici più negativi di altri. Non è chiaro quale sarà la dimensione di questo bilancio, ma il principio è positivo e va sostenuto. I dettagli su come finanziare questo strumento sono da definire. L’Italia deve affermare il principio che nel disegnare questo bilancio comune sia necessario riconoscere che la stabilizzazione e la convergenza si devono ottenere non solo allocando la spesa, ma anche allocando in modo diverso i contributi. Per mantenere un livello di inflazione più omogeneo nell’area euro è necessario che le economie in espansione contribuiscano con maggiori fondi rispetto alle economie in recessione. Se nel 2005 la Spagna avesse contribuito in modo più che proporzionale a sostenere la disoccupazione tedesca, non ne avrebbe beneficiato solo la Germania, ma la Spagna stessa, perché avrebbe ridotto l’eccessivo aumento dei prezzi, che poi ha dovuto correggere con una pesante recessione. Su questo l’Italia deve insistere. 1.2 Assicurazione comune alla disoccupazione. Un’assicurazione comune alla disoccupazione è una novità che introduce il principio della condivisione del rischio ciclico e va sostenuta. Rimangono comunque da chiarire dettagli e dimensioni del programma. 1.3 Fondo di stabilità. Qui ci sono progressi ma anche insidie. I. Un passo avanti importante è la proposta di cambiare le regole che governano il fondo, un passo che contempla un cambiamento del Trattato ad hoc che lo ha istituito. Si propone di abbandonare una gestione inter-governativa, soggetta alla regola dell’unanimità incorporando il fondo nei Trattati europei. La possibilità di un veto tedesco rimarrà — ma anche l’Italia ha un diritto di veto — ma non ci sarà più bisogno dell’unanimità, condizione essenziale per la sua credibilità; II. Si contempla la possibilità di linee di credito precauzionali instaurando quindi il principio che bisogna attrezzarsi per poter aiutare un Paese prima che una crisi sia esplosa quando è spesso troppo tardi. Il credito si erogherebbe previa valutazione della sostenibilità delle politiche del Paese in questione, ma senza richiedere un vero e proprio programma. Anche questa proposta va accolta positivamente; III. Si propone di introdurre maggiore trasparenza nell’analisi di sostenibilità del debito. Anche qui dobbiamo difendere il principio per evitare fenomeni, come quelli accaduti in Grecia del 2010, dove gli stati membri pagano per gli errori delle banche. Tuttavia, è cruciale affermare il principio che i criteri di sostenibilità del debito devono basarsi su variabili storiche (per esempio il saldo di bilancio primario degli ultimi anni) e non prospettiche, per evitare che una paura del mercato si trasformi in una condanna, come successe all’Italia nel 2011. Questo è l’aspetto più insidioso dove l’Italia deve fare valere il suo punto di vista. 1.4 Unione bancaria e dei mercati dei capitali. Sulle banche la proposta è al di sotto delle aspettative. Si afferma la volontà di far si che l’ESM (il Meccanismo europeo di stabilità) possa erogare una linea di credito che alimenti il fondo di ricapitalizzazione delle banche (“backstop”), ma si condiziona l’introduzione di questo strumento ad una sostanziale riduzione del rischio delle banche in termini di crediti deteriorati ed altri criteri che non si specificano chiaramente. Si nega quindi il principio che riduzione e condivisione del rischio debbano procedere insieme e si propone invece di procedere in sequenza: riduzione del rischio prima, condivisione dopo. La proposta rimane inoltre molto vaga sui tempi dell’introduzione di un’assicurazione comune ai depositi bancari e sulle condizioni necessarie ad introdurre il fondo di ricapitalizzazione. Chiaramente l’accordo per completare l’Unione bancaria in tempi brevi non c’è e si rimanda l’analisi a tavoli tecnici. L’Italia deve esprimere un parere critico ma adoperarsi per migliorare la proposta sui tavoli in cui verrà discussa. Queste le linee principali. Data la mancanza di dettagli su aspetti importanti della proposta, e l’invocazione di tavoli tecnici per metterli a punto, è importante che l’Italia partecipi al processo anche a livello tecnico per fare valere i suoi diritti e che non si deleghino discussione e trattativa alla Francia e alla Germania. E’ un primo passo, certamente ancora incompleto, per migliorare il funzionamento dell’eurozona e dotarla degli strumenti necessari ad affrontare una crisi. Ma è un passo avanti dopo sei anni in cui i progressi sono stati pressoché inesistenti. Anche il fatto che di questa proposta si discuta non nel mezzo di una grave crisi, come è avvenuto in passato, è un segnale importante. E’ cruciale, quindi, per l’Italia entrare attivamente e in modo costruttivo nel negoziato politico e tecnico della prossima settimana, e in quelli che seguiranno. Lo sguardo è oggi giustamente rivolto al grande tema delle migrazioni, ma il processo di costruzione europea sta segnando passi che per il nostro Paese sono altrettanto importanti. 2 – Il documento Nannicini, Dosi, Leonardi e Roventini 1) Il Fiscal Compact è scaduto: non va sicuramente rinnovato se non …

ASSEMBLEA DEI SOCI FONDATORI E DEI COORDINATORI REGIONALI DI SOCIALISMO XXI

  di Silvano Veronese – Vice presidente Socialismo XXI |   RELAZIONE Roma, 1° Febbraio 2020 – Sezione L. De Angelis, Garbatella A distanza di quasi un anno da Rimini 2019,  per il 18 Aprile prossimo è stata fissata la data di convocazione per  la Conferenza di Organizzazione. Venne indicata come “Assemblea dei Circoli” anche come verifica dello stato di avanzamento del progetto fondativo. Perciò, questa riunione dei Soci fondatori e dei Coordinatori/Promotori p.t.  ha lo scopo di preparare l’appuntamento di Aprile che avrà come o.d.g. la verifica prima ricordata e la Presidenza “allargata” vi propone al riguardo alcune riflessioni per raccogliere un Vostro riscontro e i Vostri pareri sul percorso fino ad oggi effettuato e sul suo proseguimento. Questa nostra riflessione incrocia una situazione complicata  ed un  dibattito assai vivace e tormentato  in seno ad un  quadro politico affatto assestato che le recentissime elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria (caricate di valenza politica) non hanno migliorato e chiarito.  Infatti una stagione politica sembra destinata a finire come ci spiegò con lucidità e puntualità – nella sua bella relazione   in un nostro recente Seminario –  il compagno Beppe Scanni, vice presidente. La prospettiva, anche per quanto riguarda la tenuta dell’attuale Governo e la stessa governabilità del Paese,  rimane incerta e precaria. Sta infatti  dissolvendosi il M5S,  che in Parlamento (e nel Governo)  è la maggiore forza politica, almeno nelle sue attuali dimensioni; sta “perdendo pezzi” continuamente in termini di parlamentari, di aderenti e di consensi elettorali. Il suo stato di crisi (culminato con le dimissioni del suo capo politico)  ed  un continuo tracollo elettorale (rilevante l’ultimo  sia in Emilia che in Calabria) non possono sorprendere. E’ un epilogo naturale di  un  movimento di protesta  che, sorto e cresciuto sulla mera contestazione antisistema, ha dovuto assumersi la responsabilità di governare senza averne la vocazione, la cultura, l’esperienza e le competenze. I numerosi insuccessi elettorali locali ed alle “europee” sono anche frutto della delusione di tanti  suoi elettori  per la mancata o confusa  attuazione di molte delle facili e superficiali promesse. Il risultato elettorale in Emilia Romagna sembra – a giudizio di vari commentatori –  aver bloccato  ed  invertito  il logoramento che registra il PD da molto tempoma non è cosi’ perché in Calabria  il PD ha perso notevolmente (non solo la corsa al “governatorato” ma anche come lista del  Partito) aggiungendo questa Regione alle altre 10 (dieci) perdute e che prima governava! La scarsa affluenza di votanti  nella regione meridionale conferma la tendenza diffusa registrata in molte altre precedenti elezioni  di parte del c.d.  “popolo di sinistra” a  rifugiarsi  nell’astensione perché fa fatica a  riconoscersi  in un partito dalla incerta ed ambigua identità, percepito lontano – nelle sue  scelte di governo – dai bisogni di vasti ceti sociali colpiti dalla crisi (i c.d. “ultimi” tanto cari a Pietro Nenni ma anche i “penultimi” cioè quel ceto medio proletarizzato perché impoverito dalla crisi). Non è un caso che il risultato emiliano (in controtendenza) sia frutto soprattutto   – bisogna riconoscerlo – di una buona amministrazione impersonata dal Presidente Bonaccini che non ha  voluto presentarsi in campagna elettorale come esponente e rappresentante di Partito, il suo PD!  Nelle centinaia di comizi non ha mai accennato ad un solo provvedimento dell’attuale governo giallo-rosa, anzi NO , due volte, ma per parlarci contro! Il suo segretario Zingaretti punta, per uscire dalla “secche”, ad un rinnovamento piu’ formale che altro cambiando denominazione e simbolo al PD  quando le criticità di quest’ultimo stanno nella ambigua identità di un “amalgama mal riuscito” (copyright di D’Alema) e nei limiti dei suoi programmi di politica economica e sociale. Non sarà certo l’aumento e la strutturalità del “bonus fiscale” a favore di una parte dei ceti mediobassi a fargli guadagnare consensi. L’incapacità a stringere alleanze ed a leggere i cambiamenti intervenuti in una società in profonda trasformazione completano il suo bilancio politico deficitario. Situazione analoga, se non peggiore, è  per F.I., il cui declino – pur con motivazioni diverse – è tipico di forze politiche prossime piu’ a comitati elettorali e di interessi individuali o di gruppo da tutelare che rapidamente aggregano, ma anche si esauriscono quando vengono meno i risultati a causa della lontananza dal potere. Non sono certo i richiami a valori liberali piu’ declamati che praticati a risollevare le fortune di un movimento padronale a rischio di assorbimento in altri partiti della destra in particolare nelle avanzate ed importanti Regioni settentrionali. Rimane un fiorire di deboli presenze, prevalentemente da scissioni dal PD e da irrilevanti eredità della tradizione post-comunista, mentre si è invece affermata una destra illiberale, rozza, con seduzioni autoritarie, xenofoba ed antieuropea. Non solo la Lega di Salvini   che ha mutato il suo DNA originale ma anche FdI della Meloni. Una situazione preoccupante certamente per il Paese che perde sempre piu’ credito a livello internazionale (vedi il caso della crisi libica che ci ritroviamo alle porte di casa ma che ci vede del tutto ininfluenti), che non riesce a recuperare i livelli produttivi antecrisi del 2007/8 ed a ribaltare le situazioni di stagnazione se non di decrescita dell’economica reale con negative ripercussioni sull’occupazione. Ma tutto ciò puo’ rappresentare per noi una occasione irripetibile, per far  rinascere un soggetto di chiara impronta  socialista e riformista, che – assieme al popolarismo di ispirazione cristiano-sociale ed al liberalismo progressista –  può riempire un  vuoto – che si sta creando per le crisi partitiche prima ricordate –  di proposte e di competenze capaci di invertire il declino del Paese. E che ci sia la necessità di coprire questo vuoto lo dimostra un fatto eccezionale (che ci ripaga in parte di tante amarezze degli ultimi anni): MAI, dico mai, si è discusso nel passato così tanto di un leader politico, di uno statista da molti anni scomparso così come si è discusso recentemente, e si continuerà a discutere, di Bettino CRAXI e delle sue alte capacità di statista e degli impareggiabili  risultati per il Paese realizzati con la Sua  esperienza di governo. Dei problemi che riguardano l’agenda politica, economica e …

LETTERA AI SOCIALISTI E ALLE LORO ORGANIZZAZIONI

      Cari compagni, Care compagne recentemente un autorevole giornalista ha affermato che: “C’è un’Italia che attende il segno di una riscossa. Un Paese che vorrebbe emanciparsi dalla paura. Una comunità che crede nella possibilità di costruire una società migliore. Ma non una società chiusa e cinica. Bensì solidale, aperta, basata sul lavoro, lo studio e il merito” I socialisti furono i protagonisti della grande stagione di riforme che negli anni del dopoguerra consentirono all’Italia di diventare una nazione moderna e capace di coniugare lo sviluppo con la giustizia sociale e le libertà civili. Furono, successivamente, con la Conferenza di Rimini del 1982 i promotori di una grande riflessione culturale e politica utile ad affrontare i grandi cambiamenti che avanzavano nel mondo. Oggi l’Italia, dopo la fine dei partiti della così detta prima Repubblica e la scomparsa di un forte partito socialista, ciò che resta nella sinistra italiana appare sempre più smarrita e in condizioni precarie. E’ Incapace di rappresentare sia un saldo punto di riferimento con una chiara identità socialista, sia una guida per una comunità nazionale, che di conseguenza cambia frequentemente orientamenti alla ricerca di una guida salvifica con possibili rischi anche per la tenuta democratica del Paese. A voi chiediamo: dove sono i socialisti? Come si può credere che dispersi in mille rivoli i socialisti possano tornare a svolgere un significativo ruolo in Italia? L’Associazione Socialismo XXI è nata non per dividere, ma per favorire l’unità tra le tante organizzazioni di orientamento socialista attive in Italia. Il nostro impegno, come abbiamo dichiarato con il documento conclusivo alla conferenza di Rimini del 10 febbraio 2019, “non è la costruzione di un recinto identitario chiuso ed autoreferenziale. Al contrario è l’impegno a contribuire alla costruzione di una comunità nazionale di orientamento socialista capace di offrire un orizzonte politico-organizzativo a tutti gli italiani ed in particolare alle nuove generazioni” A tal fine, senza alcuna pretesa di primogenitura e men che meno egemonica, vi chiediamo la disponibilità ad attivare insieme a noi un tavolo di concertazione politica ed organizzativa, rispettando l’autonomia di ciascuno, funzionale alla ricerca di un comune approdo politico-organizzativo per restituire all’Italia un rinnovato ed autorevole partito socialista capace di affrontare le grandi sfide di un mondo sempre più complesso. A tutti voi inviamo un fraterno saluto, con la speranza che il nostro invito venga favorevolmente accolto e si possa programmare a partire dal prossimo mese di gennaio un primo incontro. Il Presidente Nazionale di Socialismo XXI Aldo Potenza     SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ESSERE SOCIALISTI, SEMPRE!

APPELLO PER LA RINASCITA DEL SOCIALISMO IN ITALIA La scomparsa del socialismo organizzato non ha cancellato la presenza dei socialisti nella vita italiana. L’idea che è in noi è ben viva, le nostre radici sono profonde e non siamo stati costretti, nonostante attacchi durissimi a reciderle. Le nostre abbazie, le Fondazioni storiche del socialismo italiano, hanno saputo preservare quel grande patrimonio di Cultura e Storia che ha traversato il XX secolo. Oggi troviamo compagne e compagni, perché noi abbiamo il privilegio di poterci ancora chiamare come coloro che condividono il pane (cum panis), che militano in formazioni di centro-sinistra, in circoli socialisti indipendenti, in associazioni politico-culturali; talora le varie presenze si raccolgono in coordinamenti presenti sul territorio, modello di cui il Gruppo di Volpedo è stato antesignano,  ma sono nettamente prevalenti i compagni senza tessera alcuna che continuano a rivendicare le ragioni del socialismo e lamentano la mancanza di una sinistra italiana capace di promuovere autonomamente rappresentanza e iniziativa. Si registra, in questa diaspora, molta trasversalità ma anche l’intrecciarsi di un dialogo che tenta di far maturare la comune esigenza di ricostruire una soggettività politica, un’esigenza profonda di ritornare a presentarsi nella lotta politica italiana come Movimento che fa del Socialismo la propria chiara identità, esigenza tanto più necessaria in un momento di grave crisi della Democrazia Parlamentare e Repubblicana. L’Italia ha bisogno di giustizia, di democrazia e di ripresa di una lotta mirata a salvaguardia dei meno abbienti, per cambiare il corso di una politica che sinora ha fatto pagare solo ai ceti medi ed alle classi più povere i costi della crisi dovuta al liberismo finanziario. Occorre rilanciare invece una politica per il lavoro che prefiguri garanzie concrete per le giovani generazioni di avere un futuro di vita degno di essere vissuto. Gli interessi sociali di rappresentati storicamente dal Socialismo non sono oggi rappresentati da nessuno. La nostra democrazia distrutta dall’inadeguatezza della classe politica del post-tangentopoli, ferita nel profondo da vent’anni di berlusconismo cui sono state contrapposte risposte deboli, nuoviste, improvvisate e che hanno destrutturato le basi stesse della coesione sociale. Siamo consapevoli che l’idea che il movimento operaio sia “classe generale “ è un concetto superato, la disgregazione della struttura produttiva basata sulle Grandi Industrie ha modificato, come ci insegnò Paolo Sylos Labini, in profondità la struttura sociale, ma un Movimento Socialista non può non farsi carico esplicitamente degli interessi di “coloro che fanno del lavoro la propria ragione di vita”. Le soluzioni tecnicistiche non possono dare un futuro, degno dei nostri principi Costituzionali, ai bisogni dei cittadini, possono solo offrire assurdi sacrifici pagati dai cittadini, ed anche soluzioni governative come quelle in atto che, per quanto sembrino rappresentare gli interessi “del popolo”, non presentano nessuno dei requisiti necessari per un’opera di ricostruzione vera, anche al fine di riconferire alla democrazia repubblicana quel concetto di “solidarietà sociale” che le è insito. Il socialismo, disperso e diffuso, di fronte a questo quadro drammatico deve battere un colpo;  divenire un pensiero autonomo ed alternativo al pensiero dominante e reimpostare una scommessa sui tempi medi della nostra storia nazionale. – La Questione Socialista non può essere affrontata, né tantomeno risolta, da altri soggetti, proprio perché essi sono “altro”; – anche una soluzione indotta dall’esterno del suo proprio luogo storico non è in grado di ridare prospettiva e concretezza alla domanda che il socialismo, e la sinistra italiana, hanno oggi all’ordine del giorno; – difficilmente può risolversi con una generica adesione al Partito del Socialismo Europeo, riferimento più di connotazione che non di reale iniziativa politica; Occorre reimmettere il socialismo, con i suoi ideali storici e con precise proposte politiche per muoversi nella crisi del presente, sui binari ricostruttivi di un percorso difficile, incerto, ma l’unico che possa essere percorso per riconsegnare alle future generazioni un Paese giusto, libero e solidale. I Socialisti, ovunque essi siano oggi, debbono prendere forza e modello da un’esperienza che per 40 anni ha segnato la storia di un grande partito, occorre una Epinay italiana che chiami a raccolta, in forma libera, autonoma, con pari dignità, ma chiara ed organizzativamente identificabile, tutte le energie socialiste che  sentono la necessità, la bellezza, e pure il sacrificio, di lanciare questa sfida; in primo luogo a se stessi per una nuova militanza che, nel nome del socialismo, agisca quale fattore propulsivo per tutta la sinistra, anch’essa da ricomporre e riorganizzare: culturalmente, socialmente e politicamente. Noi oggi, lanciamo un appello accorato a tutti quei compagni che, dispersi, a disagio in altre organizzazioni, disillusi dalle esperienze passate, ovunque essi siano, perché scendano di nuovo in campo in un tentativo che renda onore, ruolo e soggettività al socialismo italiano. Per questo motivi abbiamo costituito tra vari circoli socialisti, che in questi anni, con passione e dignità, hanno tenuto accesa la speranza per una rinascita del socialismo democratico in Italia, una nuova organizzazione nazionale: la Rete dei Circoli Socialisti per il SOCIALISMO nel XXI secolo. Questo appello non è però una chiamata reducistica. L’essere socialisti oggi non significa necessariamente esserlo stato ieri, è un appello, quindi, rivolto anche e soprattutto ai giovani, a coloro che provengono da altra esperienza del Movimento Operaio e a chi inconsapevolmente è socialista oggi, affinché si riapra la stagione della speranza per tornare protagonisti del proprio futuro.   Ai giovani, oggi annichiliti da una crisi che appare senza speranza, facciamo appello perché tornino a credere che, nel nome della giustizia sociale, della libertà, dei diritti, le cose si possono cambiare per rendere il mondo migliore e per costruire un avvenire di donne e uomini liberi ed eguali. Nelle pagine che seguiranno, offriamo come base per la discussione, a questi giovani ed a tutti coloro che saranno interessati e disponibili a ricostruire con noi una Rete Unitaria ed Autonoma del Socialismo Italiano, un Programma Minimo che Socialismo XXI ha elaborato nella sua Conferenza Programmatica che si è tenuta a Rimini il 9 e 10 febbraio 2019. Non vuole essere una “summa ideologica”, i socialisti hanno grandi ideali, ma non sarebbe da socialisti ragionare di verità indiscutibili, ma solo …