DONNE E SOCIALISMO: NINA BANG
di Ferdinando Leonzio | La socialdemocrazia danese ha radici antiche, che risalgono all´autunno 1871, quando i tre fondatori, l´insegnante Louis Pio (1841-94), giá direttore del settimanale Socialisten, suo cugino l´editore Harald Brix (1841-81) e l´insegnante Paul Geleff (1842-1928) fondarono il partito socialdemocratico, col nome di “Associazione internazionale dei lavoratori per la Danimarca”, di cui essi costituirono la prima direzione. Lo scopo del nuovo partito era quello di organizzare la sorgente classe operaia sulla base di principi socialisti. Dopo pochi mesi il partito contava 9000 aderenti. Nel 1872 gli attacchi contro le autoritá e l´alta borghesia danese si intensificarono, tanto che venne convocata un´assemblea pubblica di lavoratori, nonostante il divieto delle autoritá. Il 5 maggio 1872 si ebbero percio´ violenti scontri[1] tra polizia e lavoratori. I tre dirigenti furono arrestati e condannati a varie pene e la giovane socialdemocrazia subí uno sbandamento; ma, dopo qualche anno, si riorganizzó e assunse la denominazione “Socialdemocratici” (SD). Nel 1884 entrerá in Parlamento. Nel 2021, ormai alla guida del Governo, i Socialdemocratici danesi hanno festeggiato i 150 anni dalla fondazione del loro partito, buona occasione per fare un bilancio delle loro lunga battaglia e per guardare ai futuri traguardi, come si puó leggere nel loro sito: Molte battaglie sono state combattute e molte vittorie ottenute. Tuttavia, la lotta per ogni essere umano nel mondo per avere la libertà di realizzare i propri sogni è lungi dall’essere vinta. Ecco perché continuiamo a lavorare e combattere le battaglie politiche a livello locale, nazionale e globale. Dunque Il nostro obiettivo è ancora la libertà, l’uguaglianza e la solidarietà – per tutti. Queste le finalitá cui guarda la socialdemocrazia danese: I progressi raggiunti dalla Danimarca in ogni campo negli ultimi 150 anni sono largamente ascrivibili alla socialdemocrazia danese, che ha trovato la sua strada verso il socialismo. Questo cammino non è stato affatto facile, ma è stato reso possibile grazie al lavoro, all´impegno e alla fede di tanti dirigenti e militanti socialisti. Una delle donne piú influenti ed attive, fra quelle salite ai vertici del socialismo danese e, nello stesso tempo, una delle pioniere nella lotta di emancipazione delle donne è stata certamente Nina Bang. Nina Erlingher, figlia degli immigrati tedeschi Heinrich Ellinger (1826-1914), suonatore di corno nell´esercito e di Charlotte Preuss (1834-83), nacque a Copenaghen il 6 ottobre 1866. Quando il padre fu nominato direttore di un´orchestra militare (1868), la sua famiglia (ben otto figli, di cui lei era la sesta) si trasferí a Elsinore, sulla riva del Sound, stretto che separa la Danimarca dalla Svezia. Lí studio´ con insegnanti privati, per poi accedere, nel 1889, all´universitá di Copenaghen e iscriversi al corso di Storia. Durante il periodo universitario, studiando Marx, divenne una fervente seguace del filosofo di Treviri. Conseguí la laurea nel 1894, con specializzazione nel commercio del XVI secolo, divenendo una delle poche donne laureate della Danimarca. Fu proprio nel periodo in cui studiava che conobbe Gustav Bang, di cinque anni piú giovane[2], storico[3] anche lui. Bang lavorava anche per il quotidiano del partito Social Democrat[4]e scriveva per riviste socialiste europee. Fu anche deputato socialdemocratico al Parlamento (1910-1915) e membro della direzione del partito. Il 23 marzo 1895 i due si sposarono, ebbero una figlia, Merete[5], e costituirono sempre una coppia affiatata e unita anche nel lavoro[6] fino alla morte di Gustav, nel 1915 quando Nina perse, nello stesso tempo, l´amato marito e il compagno di lavoro e di lotta[7]. Nel 1897 i due aderirono al partito socialdemocratico, che, conoscendone il valore, cercó di valorizzarli al meglio. Dal 1898 Nina cominció a lavorare per i Socialdemocratici, scrivendo articoli, pubblicando saggi[8], tenendo discorsi; nel 1903 fu inserita nel Comitato Direttivo del partito; dal 1913 al 1917 fece parte del consiglio comunale[9] di Copenaghen, dove si batté contro l´evasione fiscale dei ricchi e per alleviare la carenza di alloggi per la classe operaia. Nel 1918[10] fu eletta al Landsting[11], dove fece parte della Commissione Finanze. Spesso veniva utilizzata come oratrice nelle assemblee operaie, in cui si predicava l´adesione al socialismo e si indicavano gli obiettivi di lotta dei lavoratori. Nei primi tempi la tematica piú frequente nei suoi discorsi era costituita dalla questione femminile: Vorrei che tutte le donne fossero unite attorno alla domanda di 8 ore di lavoro: tutte, la moglie e la serva, l’operaia, la sarta, la bottegaia, tutte! […] Molto si alzerà contro le richieste della donna in una normale giornata lavorativa […]; sta poi a lei tenere ben presente l’obiettivo; poi, forte dell’aiuto di tutto il proletariato, porterà avanti la sua lotta: 8 ore di lavoro, 8 ore di riposo, 8 ore di sonno! Fra le 100 donne presenti nella Seconda conferenza internazionale delle donne socialiste riunitesi il 26 e 27 agosto 1910 nella Folkets Hus[12]di Copenaghen, che deliberarono di istituire la “Giornata internazionale della donna”, c´era Nina Bang, che ne era stata la principale organizzatrice, in rappresentanza delle donne socialiste danesi[13]. Tuttavia non si puo´ dire che la Bang sia stata una femminista in senso stretto, anche se combatté molto per i diritti delle donne. Essa credeva, come del resto le altre socialiste dei vari Paesi, che in una società socialista i problemi delle donne sarebbero stati risolti con il nuovo assetto sociale. Un punto di incontro con il femminismo borghese fu comunque la comune lotta per il suffragio femminile. Su questo punto Nina Bang si batté strenuamente in centinaia di occasioni. Quando finalmente fu ottenuto, nel 1915, la sua predicazione si indirízzó alle donne lavoratrici perché rafforzassero i Socialdemocratici, per contribuire alla costruzione di una societá migliore. Lei riteneva che le donne lavoratrici, sia come mogli, sia come madri, dovessero partecipare alla costruzione della nuova societá, anzitutto organizzandosi nei sindacati e lottando per i loro diritti. Riteneva altresí opportuno che le donne, per realizzare una felice convivenza familiare, avessero una professione, onde diventare finanziariamente indipendenti. La questione femminile, insomma, sarebbe stata risolta attraverso la lotta politica e sindacale, per cui erano superflue e fuorvianti le organizzazioni specifiche per le donne. La Bang partecipó a vari congressi della Seconda Internazionale e durante la prima …