CESARE BATTISTI
Trento 5 febbraio 1875 – Trento 12 luglio 1916. Geografo, giornalista, politico socialista. Irredentista. Ufficiale nell’esercito italiano durante la Prima guerra mondiale. Giustiziato dagli austriaci con l’accusa di alto tradimento. Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Ultimo di otto figli (il padre, era un agiato commerciante), espresse già al liceo di Trento, città allora parte dell’Impero austro-ungarico, il proprio fervore irredentistico. Nel 1893 si iscrisse all’Istituto di studi superiori di Firenze, dove conobbe fra gli altri Gaetano Salvemini ed Ernesta Bittanti, che sarebbe diventata la compagna della vita (si sposarono nel capoluogo toscano nel 1899). A Firenze ebbe anche il suo primo incontro con il socialismo, un incontro mediato con i valori civili, etici e politici del Risorgimento. Dopo una breve parentesi a Torino, con le prime esperienze di politica attiva, tornò a Firenze e nel 1897 si laureò in Lettere e scienze sociali con una tesi sul Trentino (Saggio di geografia fisica e antropogeografia il titolo). Ottenne poi un diploma di perfezionamento, e nel 1899 fondò sempre a Firenze la rivista La cultura geografica, che uscì per dieci numeri. Gli interventi ai convegni e le prime pubblicazioni gli procurarono la stima di geografi illustri, tanto che sembrava avviato alla carriera accademica. Preferì però tornare nella città natale e da quel momento in poi focalizzò le sue attenzioni sul Trentino. Scrisse e pubblicò, oltre a guide delle valli alpine, indagini economiche e sociologiche del territorio dall’impianto rigoroso e frutto di moderni criteri di ricerca. Nel 1895 fu tra i promotori di una Società degli studenti trentini, con una forte connotazione irredentistica. Verso la fine di quell’anno apparve a Vienna un nuovo giornale, L’Avvenire – Organo per la sezione italiana del partito sociale-democratico in Austria, cui aveva dato vita un gruppo di socialisti trentini. Solo sul primo numero, Battisti firmò tre articoli. Promosse quindi il trasferimento del settimanale da Vienna a Rovereto, cosa che accadde nel 1896, e nel 1899 assunse la direzione della testata (diventata nel frattempo L’Avvenire del lavoratore), che mantenne fino al 1905. Nel 1898 fondò una rivista, Tridentum, destinata all’«illustrazione storico-fisica del paese», affiancata poi, dal 1903, da una seconda rivista, La Vita trentina, a carattere divulgativo. Fu direttore, sin dal primo numero, uscito il 1° aprile 1900, del quotidiano socialista trentino Il Popolo, e un anno dopo ne divenne il proprietario (nel 1909 il giornale ospitò anche scritti di Benito Mussolini, che in seguito per un certo periodo ne fu, per nomina dello stesso Battisti, redattore capo). Nella sua militanza socialista rimase fondamentale la questione nazionale, senza contraddizioni con l’impostazione internazionalista e classista: «Si può anzi dire che a spingerlo verso il socialismo ebbe parte rilevante la convinzione che la causa dell’autonomia della minoranza italiana nell’impero non sarebbe mai andata avanti senza il presidio di un maturo e forte movimento popolare, libero dagli egoismi e dalle paure della borghesia». Promotore del movimento degli studenti trentini, fu il primo sostenitore di una libera università italiana a Innsbruck, che dopo alterne vicende, divieti e tumulti, vide infine la luce, in forma di facoltà italiana di Giurisprudenza, nel 1904. L’inaugurazione fu caratterizzata da scontri di piazza che provocarono un morto, numerosi feriti e un’ondata di arresti tra gli italiani: 138, compreso lo stesso Battisti. Nel 1911, candidato socialista a Trento, venne eletto nel Parlamento di Vienna e, poco prima dello scoppio della guerra, deputato del Trentino nella dieta del Tirolo. Da parlamentare, chiese l’istituzione di una università italiana a Trieste e intervenne contro la politica di repressione operata sulle minoranze italiane e contro il militarismo austriaco. Nel 1913 collaborò con lo Stato maggiore dell’esercito italiano compilando una dettagliata guida del Trentino (che sarebbe tornata utile allo scoppio delle ostilità con l’Austria). L’8 agosto 1914, pochi giorni dopo l’inizio del conflitto in Europa, firmò con altri un appello a Vittorio Emanuele III perché l’Italia entrasse in guerra contro l’Austria. Il 12 agosto con la moglie e i tre figli lasciò l’Austria per l’Italia, stabilendosi a Milano. Nei mesi successivi continuò la sua campagna interventista, su posizioni vicine a quelle di Gaetano Salvemini e Leonida Bissolati, con discorsi e interventi in numerose città. Con l’ingresso in guerra dell’Italia si arruolò volontario negli alpini come soldato semplice. Prime azioni nelle zone del Tonale, dell’Adamello e del monte Baldo, venne promosso sottotenente e poco dopo tenente. Diede quindi il suo contributo di studioso del territorio trentino al comando della I armata, poi ottenne di tornare in prima linea. Al comando di una compagnia del battaglione Vicenza prese parte alla cosiddetta battaglia degli altipiani, iniziata con la massiccia offensiva austriaca del maggio 1916. Il 10 luglio gli fu dato ordine di riconquistare con i suoi uomini il monte Corno, una cima del massiccio del Pasubio, dove doveva essere poi raggiunto da due battaglioni di fanteria. Il battaglione Vicenza riuscì a impadronirsi della cima, ma i rinforzi non riuscirono ad arrivare in tempo. Dopo una notte di combattimenti in cui molti alpini persero la vita. Cesare Battisti fu catturato dagli austriaci insieme al sottotenente Fabio Filzi e ad altri commilitoni. Riconosciuti da un Brunetto Franceschini, italiano della Val di Non che militava nell’esercito austriaco, i due furono condotti in carcere a Trento. Passarono per le strade della città incatenati su due carrette, percossi e oltraggiati dalla folla lungo il cammino. La mattina del 12 luglio Cesare Battisti comparve davanti alla corte marziale istituita al castello del Buonconsiglio. Nel corso del breve processo non rinnegò il suo operato, respinse l’accusa di tradimento, si considerò un soldato catturato durante un’azione di guerra. «Ammetto di aver svolto, sia anteriormente che posteriormente allo scoppio della guerra con l’Italia, in tutti i modi – a voce, in iscritto, con stampati – la più intensa propaganda per la causa d’Italia e per l’annessione a quest’ultima dei territori italiani dell’Austria; ammetto d’essermi arruolato come volontario nell’esercito italiano, di esservi stato nominato sottotenente e tenente, di aver combattuto contro l’Austria e d’essere stato fatto prigioniero con le armi alla mano. Rilievo che ho agito perseguendo il mio ideale politico che consisteva …