COMINCIAMO A PARLARE DI ANTROPOCENE

  di Claudio Bellavita – Socialismo XXI Lombardia |   L’Antropocene sarebbe l’era in cui viviamo, quella in cui l’impronta dell’uomo sulla terra è diventata prevalente e porta a modifiche permanenti dell’habitat del mondo, nella flora, nella fauna e anche nei rapporti umani. Convenzionalmente si fa partire l’andropocene dal 1945, con la costruzione e l’uso bellico delle prime bombe atomiche. Ma dal 1945 a oggi l’umanità ha avuto una crescita impensabile e non confrontabile con nessun periodo storico: passare da 2 a 8 miliardi di abitanti in 75 anni è un fenomeno incredibile, a cui bisogna aggiungere un quasi raddoppio dell’attesa di vita, un fenomeno che non trova paragoni in nessuna specie animale. E gli 8 miliardi in continua ulteriore crescita tendono anche a una omologazione dei consumi, anche essi in crescita esponenziale: non dispongo di dati sui consumi procapite ma non mi stupirei che si siano moltiplicati per 4 rispetto al 1945. Il che vuol dire che consumiamo 32 volte di più che nel 1945. Tutti questi fenomeni messi insieme portano a conseguenze incredibili sull’ambiente, sempre più devastato dall’aumento dei consumi umani causato dall’effetto moltiplicatore dell’aumento della popolazione, della sua vita media e dei consumi procapite che tendono a omologarsi ai livelli sempre più crescenti. Stiamo distruggendo la fauna ittica, come l’ambiente devastato ovunque dall’esigenza di ampliare le colture per far fronte alle esigenze alimentari in crescita continua nella quantità assoluta e pro capite e nella qualità che tende a omologarsi. Omologazione accelerata dalla diffusione dell’informazione in reti sempre più accessibili. Ci commuoviamo per la ragazzina svedese che vuol testimoniare il disagio dei giovanissimi del mondo: ma lei viene da un paese dove per ragioni linguistiche e climatiche la popolazione è piuttosto statica e di immigrati se ne vedono pochi, se ci si preoccupa lei cosa dovremmo dire noi? SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IL DOMINIO DELLE MACCHINE PENSANTI

di Pierfranco Pellizzetti | «Potremmo vivere una vita più efficiente quando gli istinti saranno rimpiazzati dagli algoritmi, ma è ragionevole temere che alcune delle nostre qualità più umane possano essere peggiorate dal vivere una vita più algoritmica».[1] Alec Ross «L’infosfera conquistata sta conquistando il suo vincitore»[2]. Luciano Floridi Paul Mason, Il futuro Migliore, il Saggiatore, Milano 2019 George Orwell, 1984, Mondadori, Milano 2018 Tra Asimov e Ridley Scott (passando per Kubrick e Calenda) «HAL 9000: Io so che tu e Frank avevate deciso di scollegarmi, e purtroppo non posso permettere che questo accada. David: E come ti è venuta questa idea, HAL?! HAL 9000: David… anche se nella capsula avete preso ogni precauzione perché io non vi udissi, ho letto i movimenti delle vostre labbra». È il celebre dialogo concitato tra il computer assassino e l’astronauta che intende disattivarlo, in 2000: Odissea nello spazio; il film di Stanley Kubrick del 1968. Dopo una stagione di buonismo robotico tranquillizzante alla Isaac Asimov, con le sue leggi romanzate (1. Un robot non può recar danno a un essere umano né permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno. 2.Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge; 3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la sua salvaguardia non contrasti con la Prima o la Seconda Legge), la prefigurazione di possibili ribellioni da parte delle macchine pensanti. Una divaricazione nel sentire comune che forse trovò compiuta rappresentazione da parte del regista Ridley Scott nel 1982, con l’altrettanto celebre Blade Runner. Ora torna ad esprimere questa sensazione di minaccia incombente ad opera degli androidi un attento esploratore dello spirito del tempo – il giornalista britannico Paul Mason – nel suo ultimo saggio “Il futuro migliore”, di cui qui si parla: «durante gli ultimi trent’anni potremmo aver creato le condizioni per accettare un controllo delle macchine sugli esseri umani nei prossimi cento»[3]. Con il rischio, una volta che le macchine siano in grado di impartirsi istruzioni da sole, che l’umanità si sposti di lato in via permanente, rinunciando al controllo. Sottomettendosi alla propria disumanizzazione. Un bel salto rispetto alla vulgata corrente del “ci salverà l’intelligenza delle macchine”, che nell’economicismo imperante ha trovato raffigurazione propagandistica nel mito dell’automazione/robotizzazione della cosiddetta “impresa 4.0”; di cui in Italia si fece banditore l’ex ministro panglossiano nel fu governo Gentiloni Carlo Calenda (già portaborse di Luca Cordero di Montezemolo, già funzionario di Confindustria): il lavoro morto per estromettere il lavoro vivo e – così facendo – eliminare ogni fastidioso contrappeso al comando manageriale. Mentre, con l’impoverimento del ceto medio si scarica sull’area centrale della società il gravame dell’investimento anticiclico (vulgo, “keynesianesimo privatizzato”). E si tenta di esorcizzare le annunciate morie occupazionali tirando in ballo le previsioni settecentesche di David Ricardo e la sua consolatoria “distruzione creatrice ante litteram”: la disoccupazione tecnologica creerebbe le premesse della creazione di nuovi posti di lavoro più qualificati. Nella gravissima dimenticanza che i filatoi idraulici e le successive invenzioni del macchinismo industriale surrogavano forza muscolare, le odierne macchine pensanti sostituiscono energia neurale[4]. Tanto che attendibili proiezioni segnalano che il pericolo di cancellazione incombe sul 60% degli impieghi attuali[5]. Sicché – come dicono i francesi – comparaison n’est pas raison. Paragonare non è spiegare. Specie nell’attuale fase storica, in cui le ragioni dell’incontrastata accumulazione della ricchezza ai vertici della piramide sociale hanno soppiantato qualsiasi altra priorità; già a partire dalla liquidazione dell’ultimo mito: quello di una Internet “californiana” e libertaria, come grande spazio gratuito di scambio e socializzazione. Quanto ci hanno recentemente ricordato Francesca Bria ed Evgeny Morozov. «Da quando l’architettura di Internet, un tempo aperta, distribuita e gestita come un bene comune, sta evolvendo verso un’infrastruttura di dati centralizzata, basata su standard proprietari e soggetti a una gestione non controllabile, nonché a modelli di introito secondo i quali le grandi multinazionali statunitensi godono di rendite di posizione dovute a ingenti esternalità di rete»[6]. La prima tappa di una discesa verso il delirio, di cui il libro di Mason ci ricorda i passaggi successivi. Dunque, la crescita esponenziale della raccolta dei dati mediante gli strumenti digitali: il fenomeno dei Big Data, il cui ammontare cresce ormai del 50% annuo[7] a partire dalla fine della prima decade del secolo, trasformatosi nel più lucroso business per “i signori del silicio”; il modello di multinazionale tecnologica emerso nel bacino di Silicon Valley. Ossia la colossale capitalizzazione del patrimonio informativo estratto gratuitamente dagli utenti dei social o di altri servizi correnti come la posta elettronica, ridotti a cavie inconsapevoli, e – quindi – rivenduto vuoi come argomenti subliminali di propaganda (commerciale e/o politica), vuoi quale materia prima per le operazioni di sorveglianza. «Viviamo in un’epoca di profonda asimmetria epistemica» – osservava ancora Morozov – «l’iper-visibilità del singolo – registrata da ogni sorta di dispositivo intelligente – va di pari passo con la crescente iper-invisibilità degli altri attori»[8]. Dunque, una mercificazione attraverso la connessione, in cui l’oggetto stesso dello scambio è l’utente del servizio e le sue opzioni di vita: l’utente trasformato in merce. E questo è ancora niente. La rivoluzione delle entità coscienti Mason sintetizza l’ultima tappa, quella attuale, evocando Orwell e il suo profetismo: «il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale, unito all’offensiva di Trump contro l’ordine globale basato sulle regole e all’emersione della Cina come potenza mondiale sotto Xi Jimping, rende la prospettiva di un feudalesimo digitale un pericolo più serio di quanto pensassi. Perché nasca, una condizione preliminare sarebbe che la robotica, l’intelligenza artificiale e le aziende di social media cedessero la proprietà intellettuale a nuovi stati oligarchici. In questo senso, non sarebbe realmente una forma di feudalesimo, ma una sorta di ‘secondo avvento’ dell’incubo burocratico collettivista che ispirò 1984 di Orwell»[9]. George Orwell (1903-1950), autore nel 1948 della celeberrima metafora contro il totalitarismo staliniano scritta da un militante antifascista, espressione biografica dell’Altra Inghilterra; quella cockney del radicalismo proletario, in cui Mason non avrebbe la minima difficoltà a riconoscersi. Una metafora sul controllo sociale attraverso l’occupazione tecnologica delle menti tornata …

IL GOVERNO DEI FORTI CON I VOTI DEI DEBOLI

di Daniele Delbene | Non basta qualche punto, serve una visione del mondo! Il governo di un grande paese non può essere affidato a piccoli accordi su qualche punto in comune, serve una visione ben definita del futuro e del mondo che si desidera. Ogni momento, ogni azione, ogni conquista deve essere parte di un disegno ben più grande che si vuole realizzare. Sopravvivere senza la consapevolezza di una chiara meta serve solo a rimandare la fine della propria esistenza. IL MONDO CHE SI DESIDERA E’ necessario avere ben chiaro quale mondo si desideri. Un mondo chiuso, cupo, animato da guerre e soprusi, oppure libero, senza confini e governato dalla pace dei popoli? Un mondo dove la ricchezza sia sempre più concentrata nella mani di pochi, o all’insegna di una vera redistribuzione? Un mondo animato da migrazioni di massa, per fuggire dalle miserie e dalle guerre e per cercare migliori condizioni di vita, o da una crescente e diffusa giustizia sociale globale?  GLI “STRUMENTI” UTILI ALLA REALIZZAZIONE DI UN’IDEA DI FUTURO Per realizzare questi macro-obiettivi è indispensabile una limpida consapevolezza di quelli che devono esserne gli strumenti utili e indispensabili. Modalità di partecipazione democratica alla vita di un paese, necessità, finalità e modalità di governo delle istituzioni sono i punti fermi su cui costruire un’idea di futuro. Unità politica europea (e non unione finanziario-burocratica europea), da perseguire a breve termine, e Stati Uniti del Mondo, da realizzare in una visione ben più complessa e a lungo termine (ma che deve essere già parte dell’immaginazione e della costruzione del nostro futuro prossimo) sono alcuni degli strumenti sui quali bisogna avere le idee ben chiare.  GUARDARE AL FUTURO NON PUO’ PRESCINDERE DAL GOVERNO DEL PRESENTE Una grande visione del mondo e del futuro non può ovviamente prescindere dal governo del presente. Questo significa: • non dimenticare i disagi e le necessità dei concittadini più deboli in nome di una difesa ideologica tendenzialmente volta verso i soli disperati che prendono parte alle migrazioni • non accettare le regole di una finanza spregiudicata e globale senza porre dei freni e delle tutele nazionali o meglio sovranazionali • non rendersi schiavi di imposizioni sovranazionali, se queste risultano ingiuste e poco lungimiranti, ma al contrario combattere per migliorarle o cambiarle GUARDARE AL FUTURO NON SIGNIFICA SNATURARE L’UOMO Guardare ad un futuro giusto e libero non significa inchinarsi a chi vorrebbe: • uomini senza più distinzioni culturali, ideali, di pensiero e di sesso, eliminando così la loro capacità di concepire idee, opinioni e differenti visioni del mondo • uomini sempre al lavoro, o con la mente rivolta alla mancanza di lavoro, sopraffatti dalle più disparate incombenze, e quindi privati del tempo per vivere i piaceri della vita, per partecipare attivamente alla vita sociale, per realizzare i propri sogni • uomini sempre più poveri, con le risorse necessarie a soddisfare le esigenze minime ma non sufficienti a garantire loro la piena libertà  I PUNTI PROGRAMMATICI PER UN NUOVO GOVERNO Le ragioni sul piatto in questi giorni sono ben lontane da tutto questo. Gli interessi e gli egoismi umani, che sono parte naturale di ogni azione e comportamento, in questo momento rischiano di esserne quelli prevalenti ed esclusivi.  LA CONVERGENZA TRA I RAPPRESENTANTI DELLA PROTESTA POPOLARE E DI CHI NE E’ STATO IL PRINCIPALE FAUTORE Chi ha chiesto e ottenuto fiducia mettendo ai primi posti: • l’eliminazione delle tradizionali organizzazioni sociali, luogo di formazione individuale, maturazione culturale e responsabilizzazione collettiva • la riduzione e lo “smantellamento” dei luoghi di intermediazione e di partecipazione democratica e rappresentativa • l’eliminazione delle forme di salvaguardia dell’indipendenza e della libertà dei rappresentanti dei cittadini • l’anti-politica e l’anti-sistema si dimostra essere il primo a “vendere l’anima” per le proprie esclusive ed egoistiche ragioni. Riduzione dei rappresentanti nelle istruzioni e delle tutele a garanzia della loro indipendenza ed autonomia, contrasto a quella che viene definita “professionalizzazione della politica” (“secondo mandato e a casa”), perdita dei consensi, pongono ai moralisti che sono espressione della ribellione alla politica un dilemma: cosa farò domani? Forse, meglio cedere potere agli interessi di chi rimanda la mia fine! Chi, passando dai Prodi ai Renzi, ha contribuito: • alla svendita del patrimonio nazionale • alla riduzione delle tutele sul lavoro • al blocco delle assunzioni per più di un ventennio • alla privatizzazione dei servizi e delle istituzioni, a costi ben superiori a quelli di una gestione diretta che avrebbe garantito posti di lavoro stabili e sicuri • alla sudditanza del paese nei confronti della grande finanza internazionale e delle banche • alla creazione di un’Europa dei burocrati e della finanza dopo essere stato protagonista dei decenni che hanno generato la “ribellione” populista dei cittadini, ha ancora la pretesa di continuare a dettare l’agenda politica senza il minimo senso del pudore, sfruttando il consenso ottenuto da chi si è posto come loro antagonista. Senza una visione del mondo che unisca gli intenti e i propositi, si rischia la più grande fregatura di sempre, a discapito degli interessi dei cittadini e del nostro futuro! SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

PENSIERI IN LIBERTA’

di Bruno Lo Duca – Socialismo XXI Verbania | Se le cose stanno così, siamo arrivati più rapidamente di quanto si credeva all’ennesima “caduta verticale di una stella”. Questo è oggi la politica: ti osanna in poco tempo e poi ti fa sprofondare, anche perché esageri e fai lo sbruffone, certo che ormai tutto ti sia concesso. Non possiamo che essere contenti di come la situazione sia incredibilmente precipitata. Ci toglie un macigno, che rischiava di sotterrarci tutti. I 5 stelle hanno perso la metà dei loro consensi rispetto alle elezioni del 2018 e ora devono pietire l’aiuto dei “nemici” per potere stare a galla; peraltro la pletora dei loro parlamentari c’è ancora e voterà disciplinatamente. La nuova Lega “blu e nazionale” è miseramente naufragata. Per il sud, oltre ai risultati evanescenti della sua politica, l’accusa di Nicola Morra contro un Salvini (con rosario esibito) eletto a Reggio Calabria con i voti della ‘ndrangheta può ora fare una differenza significativa. Per il nord, che ha visto pochi risultati, la caduta del Governo rimette in alto mare la decisione circa l’assurda autonomia differenziata, rimasta a metà. L’intervento di Flavio Tosi sembra voler fare riemergere una Lega padana, che era scomparsa anche nel colore delle sue divise. Ma, gioco forza, sarà una Lega nord più debole sul piano elettorale e molto meno incisiva nelle situazioni locali non “nordiste“. Ciliegina sulla torta: l’amore sbocciato tra Salvini e la destra estrema e pericolosa va a carte 48. Difficile pensare a un qualche ripescaggio da quei 4 scalzacani imborghesiti ancora sulla scena, come Fratelli d’Italia. E, allora, soluzione governativa a parte, lo scenario si apre/si aprirà/si potrebbe aprire anche abbastanza presto, con una proposta politica discutibile, ma chiara e papabile. Allora, forse, una certa schiarita a sinistra ci sarà e potrà dirottare su di sè voti, anziché vederli perdersi in un astensionismo più massiccio dell’attuale (ipotesi non impossibile). SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

FLAVIO TOSI (ex sindaco leghista di Verona)

Eccolo lì, Salvini: a lezione da Giuseppe Conte, che gli ha spiegato il senso delle istituzioni democratiche e di fronte al Paese lo ha inchiodato davanti alle sue responsabilità definendolo sleale, bugiardo, opportunista, assenteista e completamente ignaro dell’abc costituzionale. Insomma un incapace, un fannullone e un traditore, come chi scrive ha sempre sostenuto. Del resto chi tradisce una volta, tradisce sempre: e Salvini nella sua vita politica ha tradito nell’ordine Bossi, Maroni e il sottoscritto, ma soprattutto gli ideali federalisti e liberali della Lega. Ovvio che per esclusivo tornaconto prima o poi arrivasse a tradire anche il suo governo. Non ho apprezzato il premierato di Conte e l’esecutivo gialloverde, ma con onestà intellettuale riconosco oggi a Conte un’uscita di scena da uomo serio e perbene. Un gigante rispetto al nanetto politico ex comunista padano. Una grande dignità al confronto della miseria umana e politica di Salvini, che prima nudo in spiaggia faceva il gradasso e chiedeva “pieni poteri“, poi quando ha capito di aver fatto una cazzata ha cominciato a fare passi indietro e a mendicare la pace, sino ad arrivare a proporre premier Di Maio. Perfino oggi Salvini ha mostrato tutta la sua inadeguatezza come leader: non sapeva nemmeno dove sedersi e dove parlare, faceva le faccette isteriche come i ragazzini durante il rigoroso discorso di Conte. Poi ha utilizzato il Senato per dire le solite puttanate demagogiche, la più grande di tutte che era pronto a mettere 50 miliardi per tagliare le tasse quando sa che non c’è una lira (infatti ha fatto cadere il governo perché pensava di poter fare la manovra salata e anti-popolo solo dopo un voto che lo bullonasse alla sedia per 5 anni). Infine ha elemosinato a Di Maio un nuovo accordo. Un buffone! Un buffone senza dignità! Eccolo lì, Salvini, tanto tracotante nel suo ennesimo vuoto e isterico comizio, quanto piccolo piccolo nella valenza politica e strategica. Eccolo lì, Salvini: un pallone che si sta sgonfiando nelle contraddizioni della sua miserabilità. Guardatelo: è affannato, paonazzo, straparla, perde il filo, mentre il Conte tradito lo umilia e lo mette con le spalle al muro. Il piccolo Salvini è talmente sfatto, disperato e impaurito da mendicare ancora, fino all’ultimo. Cosa non si farebbe per salvare la poltrona! Ha la faccia di tolla Salvini e in un visibile gioco di specchi afferma il contrario di ciò che pensa. Dice che non ha paura perché ha una fifa blu di perdere il potere. Afferma che rifarebbe tutto perché sa di essersi fregato da solo. Dice che la Lega è compatta perché si rende conto che anche con molti dei suoi ha perso credibilità (Giorgetti in primis). Invoca le piazze perché è consapevole che fra qualche mese non lo seguirà più nessuno. E questo piccolo omino disperato sarebbe un leader? Purtroppo i suoi alleati di centrodestra non riescono a capire a chi si sono messi in mano. Registro infatti ancora oggi il totale asservimento di un parte di Forza Italia e di Fratelli d’Italia a questo piccolo “guappetto” ridicolo. Sono appiattiti, senza nessun slancio e nessuna visione. Il centrodestra vuole morire con Salvini. Ma la gran parte dei suoi elettori, che sono liberali, popolari e riformisti, no. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

GIOCARE A CARTE SCOPERTE

Dichiarazione di Federico Fornaro Capogruppo LeU Camera dei Deputati La parlamentarizzazione della crisi si porta con sé la necessità che ogni forza politica giochi a carte scoperte nella massima trasparenza e rispetto dell’opinione pubblica. Le consultazioni del Presidente della Repubblica hanno da sempre contribuito a fare chiarezza sulle reali intenzioni dei partiti. Da questa crisi non si esce con soluzioni pasticciate e accordi finalizzati solo a evitare le elezioni anticipate. La via maestra rimane quella di un governo politico di svolta che segni una discontinuità con il recente passato. Se non ci riuscisse la parola passerebbe, come giusto, agli elettori.   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

INFANTILISMO POLITICO E LOGICA DEL POTERE

di Franco Astengo | Nel corso di questi giorni abbiamo verificato l’esercitarsi di una rozza versione di “autonomia del politico” agita attraverso forme di vero e proprio “infantilismo”. Questo giudizio potrà valere indipendentemente dal punto su cui andrà ad arenarsi questa fasulla crisi di governo: si ricostituisca l’asse giallo – verde, se ne formino di diversi, riemergano formule più o meno desuete da”governo tecnico” a “governo istituzionale”. Nella sostanza stiamo assistendo ad espressioni di semplice ricerca di posizioni di potere. In questo modo è emersa l’assoluta debolezza delle cosiddette “nuove élite” fondate sulla “democrazia recitativa” e sull’utilizzo del web quale strumento esaustivo della comunicazione e della partecipazione politica. Si apre così il tema della ricostruzione di una “classe dirigente” in grado di affrontare una fase di congenita debolezza del sistema al riguardo della quale molti cominciano a intravedere una sorta di “sindrome di Weimar”. Gli assunti di paradigma sui quali può poggiare il rinnovamento di una ricerca attorno alla ostruzione di un’élite possono essere così definiti: 1) la politica è lotta per la preminenza e il potere va concepito come “sostanza” e non come “relazione”; 2) è necessario avere ben presente la distinzione tra potere reale e potere apparente; la lotta per il potere e l’attività politica in generale è fatto “minoritario” nella società; 3) la conquista, il mantenimento, la gestione del potere corrispondono alla capacità di coordinazione dei gruppi politici; 4) la società è una realtà irrimediabilmente eterogenea, gerarchica e conflittuale che non può essere raccolta e compresa nella genericità di indistinte (nel riferimento sociale) parole d’ordine. Ci si deve, invece, soffermare sul ruolo che le idee, i miti e le dottrine assumono nel processo di legittimazione dell’autorità (a proposito, per esempio, della mistificante dottrina della “fine delle ideologie” propagandata fin dagli anni’80 dai gruppi conservatori statunitensi e britannici). In definitiva, il tratto essenziale della struttura di ogni società consiste nell’organizzazione dei rapporti che intercorrono tra governanti e governati, tra minoranza organizzata e maggioranza disorganizzata e nelle relazioni che si stabiliscono tra i diversi gruppi che detengono ed esercitano il potere: con buona pace di chi pensa come realistiche proposizioni quali quelle della “democrazia diretta” e della “democrazia del pubblico” mediate attraverso o le grandi adunate di massa o l’uso esaustivo del web in una compulsazione frenetica delle opinioni cui adeguare la logica di governo. E’ su questo punto che appare particolarmente debole l’impostazione sulla quale sembra poggiarsi il M5S: la “democrazia diretta” in particolare agita pressoché esclusivamente attraverso il web potrà risultare utile per una raccolta immediata di consenso ma non consentirà, come dimostrano proprio le vicende di questi giorni, la costruzione di una vera e propria élite dirigente in grado di proporre egemonia. Sono questi gli elementi che debbono essere sottoposti alla riflessione politica nell’attualità del disfacimento del sistema cui stiamo assistendo: una riflessione da portare avanti attraverso un lavoro di studio che punti, per citare Gramsci,alla riunificazione tra teoria e prassi con un’ipotesi complessiva di trasformazione sociale collegata a un’élite ricostruita nell’interezza della sua identità di gruppo. Naturalmente molte questioni sono state sottintese nell’elaborare questo intervento: l’analisi delle diverse specie di élite presenti in una stessa società, il tema delle relazioni tra le élite stesse e le masse, l’approfondimento circa i meccanismi di legittimazione che debbono essere attuati nell’acquisizione, nell’esercizio, nella detenzione e nel rovesciamento del potere. Si tratta di punti essenziali da sottoporre, prima di tutto, a un non facile lavoro di vera e propria “ricostruzione intellettuale”, quello al quale pensiamo ci si debba dedicare con grande impegno in questa fase, senza dimenticare però l’attualità drammatica dei fenomeni di vero e proprio arretramento di massa in corso sul terreno delle condizioni di vita, del venir meno nella disponibilità di diritti individuali e collettivi, nel restringimento dei termini di esercizio della democrazia. Un lavoro di “ricostruzione intellettuale” sul quale dovrebbe impegnarsi una sinistra legata alle soggettività apparentemente “dominate” principiando dal rappresentarne i bisogni immediati, ma muovendosi subito nell’idea di costruzione di un’alternativa fondata sulla riaggregazione di una dimensione politica delle differenze sociali nel senso della formazione di un blocco storico: forse Gramsci avrebbe, a questo punto, usato il termine “classe”. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

PERCHE’, ORA PIU’ CHE MAI, E’ NECESSARIA UNA SOLIDARIETA’ SINDACALE INTERNAZIONALE

Le donne si mettono in fila, tenendosi per mano, davanti alle porte di una fabbrica in una zona industriale alla periferia di Istanbul. Sono vecchie e giovani, con abiti moderni o abiti tradizionali, unite in quel momento di azione. Un sistema audio mobile con un amplificatore alimentato a batteria inizia a suonare una canzone popolare turca.   Traduzione e nota introduttiva a cura di Fulvio Perini Un mondo in crisi ha bisogno di affermare una via per un futuro migliore. I sindacati possono offrire questa via. Questa è la traduzione di un articolo di fondo, di indirizzo politico, della rivista del sindacato internazionale dei lavoratori dell’industria, IndustriAll[1]. Mentre il sindacalismo nostrano è impegnato a conquistarsi dei posti a tavola, si è aperta una riflessione internazionale sul futuro del lavoro. A poco più di un mese della Conferenza dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro dedicata al suo centenario e che ha approvato un deludente documento sul futuro del lavoro nel XXI secolo[2], è stato pubblicato dalla Confederazione sindacale internazionale il rapporto annuale sui “Diritti globali” dei lavoratori che mette in luce le crescenti violazioni dei diritti, delle condizioni e della dignità degli esseri umani che cercano di vivere con il proprio lavoro[2]; anche il presidente del sindacato statunitense AFL-CIO ritiene che sia necessaria una dimensione globale per l’azione di contrasto alle diseguaglianze e per difendere la democrazia; nel nostro miserevole piccolo cominciamo a sperimentare i decreti sicurezza del governo M5S-Lega quando il rappresentante del governo Putin in Italia chiede al ministro dell’interno di bloccare le lotte sindacali alla Lukoil di Priolo, l’ordine viene trasmesso all’autorità competente ed il Prefetto decide di interdire al sindacato ed ai lavoratori in lotta di presenziare davanti alla fabbrica. La sollecitazione di Luciano Gallino di studiare ed agire consapevoli di fare parte di una “società mondo” è ormai dimenticata e con questa, inevitabilmente, la possibilità di riaffermare una rinnovata cultura del lavoro. Altri si stanno interrogando e come è evidente dalla lettura di questo articolo la sfida è molto impegnativa e l’elaborazione dovrà fare ancora molti passi, ma la strada è quella giusta. “La resistenza è bella!”, grida la giovane donna alla testa alla fila, e la danza inizia, muovendosi avanti e indietro e girandosi. Dopo essere state licenziate per essersi organizzate nel sindacato, le operaie della fabbrica Flormar del gruppo Yves Rocher hanno ballato in questo modo ogni giorno, per quasi 300 giorni, in pieno sole e neve, trasmettendolo in diretta su Facebook e diffondendolo su Twitter e Instagram. Ed attraverso le reti di solidarietà globali, le loro voci sono state ascoltate nella comunità locale, nel parlamento turco, nella sede dell’azienda, nell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, OIL, e nei punti vendita in Francia, Germania, Svizzera e Stati Uniti. Con il sostegno dei sindacati in Francia, hanno portato il loro picchetto alla casa madre di Yves Rocher a Parigi. Questa è la solidarietà sindacale 4.0, resa possibile dall’azione dei sindacati globali, diffusa dai social network, che unisce sindacati e consumatori in tutto il mondo contro una multinazionale saccheggiatrice. Il picchetto raggiunge il tuo smartphone, tablet o computer e puoi rispondere in tempo reale. A fronte di questo deciso impegno, la società ha scelto di giungere ad un accordo. Molte donazioni a sostegno dello sciopero sono arrivate da tutto il mondo e la crescente pressione globale minaccia di danneggiare l’immagine del marchio. È un momento emozionante quello in cui i lavoratori in sciopero firmano l’accordo, accettando una serie di misure che includono il pagamento dello stipendio di 16 mesi. Coloro che non hanno voce e gli emarginati hanno ritrovato la loro forza collettiva, resistendo con successo all’attacco di una grande multinazionale. Il sindacato riacquista la sua forza e ritorna al lavoro dell’organizzazione sindacale. È semplicemente un altro giorno in prima linea nella battaglia mondiale tra capitale e lavoratori e lavoratrici. Ci sono molte storie come questa: cittadini comuni che si uniscono in solidarietà, trovando la forza di unirsi gli uni agli altri. Una vittoria come questa ci rafforza, ci dà speranza e ci insegna come realizzare campagne di successo. Sfortunatamente, ci sono anche storie che non hanno un lieto fine. Storie in cui l’azienda viola i diritti con impunità, licenzia i sindacalisti e non soddisfa i requisiti di salute e sicurezza a spese della vita dei lavoratori. Fabbriche che si chiudono semplicemente perché ci sono speculatori che cercano vantaggi rapidi. Come nel caso dei tremila operai della miniera di Grasberg in Indonesia che hanno perso il lavoro quando divennero oggetto di gioco politico tra la società e il governo. Nonostante una campagna internazionale, la situazione non è cambiata. E ci sono molti altri casi che non conosciamo perché nessun sindacato li ha potuti rappresentare per dare loro una voce. Molte crisi si accumulano contemporaneamente Anche quando vinciamo, la maggior parte delle nostre vittorie sono difensive. A volte combattiamo con successo contro un assalto ai nostri diritti e condizioni di lavoro, ma non stiamo guadagnando nuovo terreno. I lavoratori sono sulla difensiva. I lavori sono sempre più precari. Ci sono meno lavoratori con buone pensioni. La disuguaglianza sta aumentando. Ogni anno aumenta la percentuale di ricchezza accumulata da un ristretto gruppo di miliardari, mentre viene ridotta la parte che rimane per noi, per i lavoratori. La distribuzione del potere tra capitale e forza lavoro ha fortemente favorito il capitale. La crisi che devono affrontare i lavoratori fa parte di una grave crisi politica. Il terreno centrista crolla e il mondo si sta polarizzando. Invece di lavorare insieme per una prosperità condivisa, stiamo gareggiando in un gioco in cui nessuno vince. Le istituzioni che promuovono il consenso globale vengono minate, dalle Nazioni Unite e l’OIL all’Unione Europea e ai sindacati globali. Con la caduta dell’Unione Sovietica nel 1989, per la prima volta nella storia il mondo si è unito sotto un unico sistema economico. Il mondo ha preso le distanze da qualsiasi tentativo da parte dello stato di regolare o controllare l’economia. I mercati avevano vinto, campioni indiscussi. Per molti, è stato un momento di grande speranza, di credere in un …

FEDERICO FORNARO SCRIVE A SOCIALISMO XXI

Care compagne e cari compagni di Socialismo XXI, credo che prima di ogni altra cosa, occorra difendere le istituzioni repubblicane dall’attacco di chi, come Salvini, tra un mene frego e una richiesta di pieni poteri, non perde occasione per provare a scardinare i capisaldi della nostra democrazia parlamentare e dello stato di diritto. E’ in Parlamento e non altrove che si capirà se sono possibili altre maggioranze oppure si dovrà tornare alle urne, ma sempre nella cornice definita dalla nostra Costituzione e non in quella disegnata sulle spiagge da Salvini. Il Parlamento, infatti, è il luogo in cui in una democrazia rappresentativa si esprime la volontà popolare e i regolamenti di Camera e Senato sono strumenti di garanzia e non ostacoli burocratici per rallentare. Nessun golpe in atto, dunque, ma normale dialettica tra in partiti alla ricerca di possibili soluzioni per evitare la fine anticipata della legislatura. Se ne faccia una ragione quindi Salvini: sarà alla Camera e al Senato e non sulle spiagge o i sui social media che si svolgerà il confronto democratico per verificare se ci sono soluzioni alternative al ritorno alle urne, nel rispetto del ruolo del Presidente della Repubblica. Se si andrà a elezioni anticipate questa sarà la legislatura più breve della storia repubblicana: un record di cui nessuno potrà comunque andare orgoglioso. Federico Fornaro Capogruppo LeU – Art Uno Camera   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA SMÀNIA DEI PIENI POTERI

di Anna Rito – Socialismo XXI Basilicata | Giudicando da un punto di vista prettamente politico, quello della effettualità (come avrebbe detto Macchiavelli), bisogna riconoscere che Matteo Salvini ha inanellato una serie di mosse quasi tutte azzeccate nell’ultimo anno. Certamente, non soltanto per merito suo, ma perché aiutato (ed è stato aiuto non da poco) dall’inesperienza dell’altro estensore del contratto di governo e dall’inesistenza dell’opposizione, c’è infatti chi ha parlato di PD decerebrato. Gli aiuti sono venuti anche dall’esterno. Macron, infatti, ce l’ha davvero messa tutta per avvalorare il risentimento di chi in Italia, e non solo, lo vede come rappresentante di una non troppa mascherata ipocrisia politica: da un lato, propugnatore di ideali umanitari e dall’altro difensore ad oltranza dei confini francesi e dei privilegi di posizioni che la Francia rivendica ormai dalla fine della seconda guerra mondiale (da lei mai vinta). Anche il resto dell’Europa ha dato più di una volta l’impressione di indifferenza nei confronti della questione immigrazione, quando le navi con il loro dolente carico umano si dirigevano verso i porti italiani, salvo poi ad accettare tardivamente la ripartizione dei migranti allorché il ministro degli interni italiano mostrava il pugno duro. Viene da chiedersi: perché non anticiparlo invece di consentirgli lunghi tempi di autopropaganda? Sono soltanto alcune considerazioni (altre se ne potrebbero fare) che spiegano l’effetto di risonanza del consenso interno e esterno (si pensi ai fedeli di Trump negli Stati Uniti e al supporto che gli viene dall’Est) di Salvini. Se, però, vogliamo individuare qualche passo falso in questa marcia trionfale, certamente la richiesta di pieni poteri fatta all’elettorato italiano, dopo aver provocato la crisi di governo, potrebbe rivelarsi un boomerang. Un conto è aumentare i consensi quando comunque è proprio il tuo alleato di governo che ti controbilancia, altro conto è chiedere pieni poteri per poter governare senza contrappesi. Questa è una richiesta che potrebbe inquietare molti, anche tra i simpatizzanti del dinamico Ministro degli Interni. Vi si potrebbe leggere una voluttà di potere che potrebbe allarmare l’elettorato. Se davvero Salvini deciderà di correre da solo, potrebbe essere proprio quel “datemi pieni poteri” a rallentarne la corsa. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it