SOCIALISMO XXI 4.0

di Felice Besostri | Da Genova 1892 a Rimini 2019 andata e ritorno: prossime destinazioni Erfurt 1891 e Epinay 1971 Parafrasando il famoso detto sulla guerra e i generali di Jean Jaurès, il grande socialista tolosano, il socialismo è una cosa troppo seria per lasciarla nelle mani di dirigenti di un Partito, fossero anche i migliori e più preparati. Una tale concezione è il frutto dell’idea, che il proletariato per conquistare il potere e adempiere, quindi, alla sua missione storica avesse bisogno di una guida cosciente, di un’avanguardia organizzata di rivoluzionari di professione. Questa concezione dovrebbe essere stata seppellita, per tutti, sotto le macerie provocate dal crollo del Muro di Berlino, il cui trentesimo anniversario dell’apertura si celebrerà il prossimo 9 novembre: una data simbolica della successiva formale dissoluzione dell’URSS del 25 dicembre 1991. Una cultura mitica-libresca di una parte della sinistra “aveva diffuso per anni la convinzione che l’URSS fosse un paese guida così come il partito che ne costituiva l’ossatura politica. La sua caduta non solo mostrò le ragioni strutturali dell’economia del paese, le insostenibili spese militari, ma anche uno stile autoritario e violento del potere centralizzato e poliziesco opposto ai desideri di identità della popolazione. L’insostenibilità economica e l’oppressione sociale costituivano unità insopportabile come forma di vita. (Fulvio Papi 9 gennaio 2019). Paradossale per le sorti della sinistra europea la sconfitta del comunismo sovietico non significò, nel periodo che ci separa da quegli eventi, la vittoria della sua alternativa socialista democratica. Una serie impressionante di sconfitte elettorali, per non parlar d’altro per carità di partito, ha fatto scomparire i partiti socialisti del PSE, che nel 1999 erano alla testa di 13 governi della UE a 15, dal panorama politico d’Italia, Grecia, Paesi Bassi, Polonia, Ungheria e Francia e a non essere più il partito aspirante all’egemonia o a capeggiare un’alternativa di sinistra in Danimarca, Austria e Germania. La scomparsa del blocco comunista e la crescente concorrenza cinese ed indiana e di altri paesi con la mano d’opera qualificata e a basso costo ha convinto il sistema capitalista, che non era più il caso di tener buoni i lavoratori dei paesi sviluppati con le politiche sociali, i benefici salariali della contrattazione collettiva sindacale ed il welfare state, tanto più che i loro partiti al governo e i sindacati avevano rinunciato all’idea stessa che un altro sistema economico e sociale, un nuovo ordine mondiale fosse non solo possibile, ma persino desiderabile: al massimo poteva essere lo slogan per alcuni anni di un esotico Forum Sociale Mondiale in qualche paese latino-americano: una vittoria già nel nome di una visione euro-coloniale e imperial-occidentale del mondo, che esclude da quel continente la componente india e africana. Crescono le diseguaglianze tra le diverse aree del mondo e all’interno dei singoli paesi compresi quelli una volta più sviluppati e con una classe media in costante ascesa insieme con l’aristocrazia operaia e i tecnici altamente qualificati della scienza e della tecnologia più innovativa. La ricaduta dell’informatica e della robotica sull’organizzazione del lavori da un lato e i cambiamenti climatici dall’altro con il riscaldamento globale, con le inevitabili ricadute migratorie, frutto anche di guerre e sottosviluppo, creano fenomeni , che per essere governati richiedono una visione planetaria e poteri pubblici nazionali e sovranazionali democraticamente legittimati in grado di intervenire in modo coordinato e programmato. Invece ha vinto l’ideologia del meno stato e più mercato e la corsa individuale al successo personale. Rischiamo di essere schiacciati tra il disordine globale e planetario neo-capitalista e dalla logica dello sfruttamento e del profitto da un lato e dalla reazione nazionalista identitaria e egoista dall’altro entrambi nemici della sovranità popolare, che ha la sua massima espressione nella democrazia costituzionale e nei suoi istituti di democrazia rappresentativa e diretta. Se in via generale si deve concordare con Rosa Luxemburg, già sostenitrice del comunismo consiliare, quando scrive “La democrazia è una necessità imprescindibile non perché renda superflua la conquista del potere politico da parte del proletariato, ma al contrario perché la fa necessaria e a un tempo ne rappresenta l’unica possibilità” questo è tanto più vero in Italia, perché bastano i primi tre articoli della Costituzione a unire la sua attuazione con un progetto di società, nella quale la Repubblica, vale a dire noi individui e popolo, istituzioni e poteri pubblici abbiamo il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine​economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Non è il socialismo, ma va nella sua direzione e nella situazione attuale della sinistra in Italia e in Europa è quanto basta per lo sviluppo di un pensiero che abbia il socialismo come obiettivo unificante e tuttora attuale e ci ispiri nelle azioni e nei conflitti sociali, che dobbiamo con coerenza promuovere ed interpretare. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

BENI PRIMARI O COMUNI: NONSOLOACQUA

di Aldo Ferrara | Si è di recente costituito, nel nome e nel ricordo di Stefano Rodotà, il Comitato Popolare di Difesa Beni Comuni e Sovrani. Il Comitato si pone nel solco ideale dell’esperienza del Comitato Nazionale referendario “Sì Acqua Pubblica” e, come recita lo Statuto” ha lo scopo di promuovere e sostenere la presentazione di una legge d’iniziativa popolare per la modifica delle norme del codice civile in materia di beni pubblici, inserendo la nozione dei beni comuni, sociali e sovrani, secondo l’insegnamento e le risultanze della Commissione sui Beni Pubblici, presieduta da Stefano Rodotà nel 2007.” Un’iniziativa benedetta, al tempo in cui l’aggettivo sovrano viene declinato in ben altra accezione. Il Comitato ci riporta al concetto di Bene Pubblico o Comune, lasciando stare le sottigliezze semantiche e lessicali, e riapre la discussione sul significato di Presenza Pubblica nella società, nell’economia e nella vita politica. In questi anni non avevamo bisogno che il Pubblico fosse demonizzato e finalmente qualcuno ci ricorda che è stato un grave errore, anche della sinistra. Il criterio di definizione del Bene Pubblico può essere considerato inclusivo: oggi l’Acqua, domani altri concreti esempi di Beni Sovrani non potranno essere esclusi. Quali Concordo, e con me l’intero Gruppo ERGAM, nella necessità di sviluppare la tematica dell’acqua come Bene Pubblico, sancito dalla Costituzione e disatteso nella pratica amministrativa. La tematica sembra lontana dagli interessi culturali e scientifici del nostro Gruppo teso a investigare sulle opacità della ricerca e della distribuzione equa dei carburanti. Ma il Bene Comune non può limitarsi ai trasporti o alla semplice natura amministrativa della Salute. L’offerta di acqua sottintende anche all’offerta di salute, basti pensare a quante vite sono state salvate nel Terzo Mondo rendendo l’acqua disponibile e utilissima nella prevenzione delle malattie infettive. Giorno verrò in cui l’acqua sarà, e forse lo è già ora, Oro Bianco tanto quanto è importante ora l’Oro Nero. E il pianeta diverrà Waterland. E’ da preconizzare un futuro, ahimè, in cui l’Oro Bianco sarà in mano a pochi, si ipotizza un 10% delle Nazioni, per la distribuzione non equipollente al restante 90%. Uno strumento di pressione politica più forte delle armi e dello stesso petrolio. Quando fu costituito lo Statuto dello European Research Group on Automotive Medicine, il percorso tracciato sembrava chiaro. Verificare quali potessero essere le problematiche di salute del guidatore o dei passeggeri nel viaggio in auto, sia a medio sia a più lungo percorso. Non ci aspettavamo di doverci inoltrare in un percorso a ostacoli che ci ha portato alla stesura del primo Volume “ La vita al tempo del petrolio”. Ossia verificare che i disturbi in auto non sono poi così dissimili da quelli contratti fuori dall’auto. Le problematiche legate all’inquinamento indoor non sono appunto così diverse da quello outdoor. I cambiamenti climatici dovuti all’incongruo uso dei fossili determinano la febbre del pianeta che sale rapidamente e che non riusciamo a controllare l’incremento di temperatura al di sotto di 1.5 C. Le turbative atmosferiche con estremizzazione del clima porta a fenomeni microalluvionali e uraganoidi che condizionano il clima, soggetto a cambiamenti improvvisi e violenti. Da questo in breve derivano gli 8 milioni di decessi che registriamo ogni anno, una città come Londra che si disperde per l’incongruo uso dei fossili. Ecco perché, da queste premesse, appare chiaro che non possiamo limitarci all’osservazione limitata alla mobilità, se non affrontiamo i problemi della macro-economia e della geopolitica del petrolio, con i suoi cambiamenti estremi del clima, progressiva desertificazione e diffusione malarica. Nasce così il Secondo Volume “Oil Geopolitics” in cui gli scenari di questi argomenti si intrecciano con formidabili tendenze di geopolitica, laddove le vecchie e obsolete potenze militari hanno rivestito i più recenti panni di potenze strategiche ed economiche. Ricordate il film “I tre giorni del Condor”? Ebbene la realtà di questi ultimi anni ha superato la fantasia cinematografica. Di petrolio dunque si muore, perché produce gas tossici, ma anche perché scatena guerre, come quella asimmetrica dell’ISIS che ha per scenario il triangolo del petrolio, Iraq, Iran, Arabia. Un tourbillon di interessi geopolitici e finanziari che avviluppa il pianeta in una spy story senza fine. Conflitti bellici inspiegabili o attribuiti a tradizionali rivalità religiose, il dramma dei migranti dal Continente Africano, la sostenibilità energetica e la rivoluzione rinnovabile. Non ultima l’indifferenza della nostra pubblica opinione verso la politica estera. Questa, nella nostra intenzione, è la chiave di lettura, alla ricerca dei meccanismi che governano il mondo e, in specie, il mercato globalizzato dell’energia. Come nel film “Finchè c’è guerra c’è speranza”, fino all’ultima goccia di petrolio, la conversione alle rinnovabili sarà costellata da insormontabili resistenze. Sicché la politica energetica appare come un Giano bifronte che da un lato invoca la rivoluzione, mentre dall’altro tesse accordi per mantenere lo status quo. Nessuno dunque potrà stupirsi se focalizziamo, neanche velatamente, la dicotomia tra la speranza di avere un mondo privo di fossili inquinanti da un lato e dall’altro l’ipocrita e continua annunciazione di un mondo sostenibile e la presunzione di dare per scontata o prossima la migrazione dal fossile al rinnovabile. Senza trascurare i grandissimi sforzi verso le rinnovabili, ma le resistenze sono ancora alte. La lotta per l’energia, così vitale nella Società del XXI secolo, finisce per embricarsi nello sviluppo della società e diventa bene prezioso perché solo da essa dipende la nostra articolata vita consumistica- potreste fare a meno del frigorifero, TV, Radio, auto, treno, aereo quanto oggi con il frullatore va a elettricità, la quale a sua volta è mossa dall’olio combustibile o dal gas delle centrali? Dunque, l’energia così vitale ci porta dritto a considerarla come Bene Primario né più né meno come l’Acqua, vilissima rerum, scriveva Orazio, indispensabile alla vita. Ovvero ad altri Beni Immateriali Primari quali il diritto alla Salute, all’Istruzione. Tutti servizi pubblici su cui è fondato il primo vero assioma della Democrazia: il diritto ai Beni Essenziali, quali quelli descritti, di fronte ai quali tutti siamo in regime di vera ed autentica parità. Ne deriva che detti Beni Comuni non possono essere messi in discussione perché, come …

RIMINI 2019. TEMPO SCADUTO PER I PARTITI SENZ’ANIMA E SENZA IDENTITA’

L’ 8 – 9 e 10 febbraio a Rimini molti socialisti un pò avanti con gli anni, reduci ma ancora combattenti, si ritrovano per costruire un percorso simile a quello che a Epinay portò alla ricostruzione del Partito socialista francese agli inizi degli anni ‘70. So bene (ci ho pensato bene anch’io) alle difficoltà che abbiamo, alla damnatio memoriae che ci ha colpito, alla diaspora che ci ha per tanti anni diviso. Il percorso è complesso! Vedo però sempre più in questo clima di odio pericoloso e di cupio dissolvi che agita la nostra comunità (ma non solo) il bisogno di ritrovare punti fermi, idee guida, fiducia costruttiva. Il bisogno di ancorarsi a solide tradizioni che vanno ovviamente riviste ed aggiornate perché il nostro mondo, quello in cui siamo cresciuti nelle nostre convinzioni politiche, è molto cambiato. Rimini è un momento di approfondimento: ci torniamo non a caso 37 anni dopo quella straordinaria Conferenza sui “Meriti e sui Bisogni” che ancora oggi conserva grandi motivi di attualità. Non ci saranno grandi personaggi del passato ma persone “normali” che amano il socialismo e non accettano di vedere l’Italia ridotta in questo stato. Pensiamo a 300/400 persone che stanno lavorando a ricostruire una area socialista ancora utile al Paese e soprattutto ai nostri giovani. E che data l’età non possono che consegnare ai giovani adulti il compito di questo lavoro. Anche il mondo cattolico sta lavorando in modo alacre per un progetto di ricostruzione della propria casa politica. E anche questa è cosa positiva. Penso sia finita la ubriacatura della ricerca di partiti nuovi, padronali o nati da fusioni a freddo e senza anima perché senza identità. Ai populismi nazionalisti, alle spinte che minano la pace stessa in Europa, penso che la risposta stia nell’aggiornamento le buone tradizioni politiche. Tra cui quella socialista. Ecco perché spendere almeno due giorni del proprio tempo a Rimini. Un caro saluto Alberto Leoni SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

L’IMPEGNO A RIMINI PER UN RINNOVATO SOCIALISMO ITALIANO

di Aldo Potenza | Credo che la discussione che si limita al rapporto con il PSI sia fuorviante rispetto alle questioni esistenti. Nessuno nega l’importanza che il PSI si svegli dal lungo letargo politico in cui è finito nella ricerca di una apparente salvezza rinunciando a svolgere il ruolo per cui dovrebbe esistere come partito, ma la questione che abbiamo di fronte è molto più grande. La sinistra italiana è stata dominata, da quando è stata decisa la eliminazione del PSI per via giudiziaria, dalle diverse sigle assunte dai post comunisti fino alla ultima evoluzione del PD. Con Renzi si è scoperto ciò che era sempre più evidente: il PD, come diversi partiti socialdemocratici europei, ha scelto la terza via dei Clinton e di Tony Blair quella che è stata definita neoliberismo progressista. Oggi il neoliberismo è in crisi per diversi motivi e la mancanza di un credibile partito o movimento socialista capace di interpretare le ansie e le difficoltà di sempre più vasti ceti popolari, ha creato il terreno su cui si sono sviluppati movimenti populisti di destra e di sinistra. Se si vuole davvero ricostruire una autorevole presenza socialista che sia anche la risposta alla crisi delle socialdemocrazie europee non ci si può chiudere in recinti chiusi che ricordano più il passato che il futuro. Il compito, difficile, ma indispensabile, è conquistare lo spazio che le macerie della sinistra ha lasciato. Per farlo occorre umiltà, determinazione, capacità di comprendere le ragioni politiche altrui, ma occorre altresì avere chiaro l’obiettivo che si vuol perseguire senza ondeggiamenti opportunistici. Con l’iniziativa riminese tentiamo di dare un contributo programmatico all’idea di socialismo del presente, senza dimenticare le nostre radici, sapendo che si può e si deve aggiornare ai tempi la nostra proposta per non rappresentare solo una storia destinata alle biblioteche, ma per essere una alternativa politica adeguata al presente sia in Italia sia in Europa. Per questo motivo pensiamo alla Epinay del socialismo italiano, ovvero ad una iniziativa che senza ridicole presunzioni egemoniche rivolga al mondo della sinistra smarrita un appello perché insieme si restituisca all’Italia un grande partito socialista. Nessun contrasto quindi con il PSI, ma solo il rammarico perché finora ha scelto la strada della rinuncia e delle alleanze opportunistiche perdendo l’occasione di essere punto di riferimento del crescente malcontento esistente nella società italiana e lasciando che altri svolgessero un ruolo devastante per le Istituzioni, per la democrazia rappresentativa, per l’economia e quindi per gli stessi cittadini, quest’ultimi ingannati dalla propaganda e resi ciechi dal rancore verso chi precedentemente li ha governati e oggi nuovamente ingannati da un governo che prosegue con politiche liberiste a cui accompagna la distribuzione di risorse a debito presentate come sollievo per le condizioni di povertà. L’ultimo errore del PSI è stato la rinuncia a voler costruire un percorso inclusivo senza pretendere adesioni preventive prive di qualunque significato politico che non fosse solo il ricorso alla difesa di una bandiera sgualcita e pretendendo la partecipazione a un congresso deciso da organi in larga misura espressione del disastro esistente. L’unità richiede grande disponibilità al dialogo, non chiusure in nome di una integrità politico burocratica che è sempre politicamente discutibile, ma quando si è giunti nella condizione in cui è il PSI attuale, è del tutto incomprensibile. Link: Logistica per Rimini SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

TURATI AVEVA RAGIONE, MA OGGI E’ UN ALTRO TEMPO

di Silvano Veronese | L’obiettivo di Rimini 2019  è piu’ ambizioso ed attuale che non “superare la lacerazione del 1921” che sta nella logica dei tempi correnti (100 anni dopo) che ha visto la sparizione e la sconfitta storica delle forze originate da quella scissione.  L’obiettivo oggi è di dare una dimensione moderna ed unitaria ai valori e ai contenuti programmatici di una forza socialista che abbia l’ambizione di partecipare al governo del Paese, capace al contempo di valorizzare e premiare i meriti (e i talenti) e combattere le povertà e le diseguaglianze sociali vecchie e nuove, promuovere libertà e diritti civili e solidarietà tra i popoli.  In questo il “socialismo del XXI secolo” deve sapersi incontrare con la modernità che pone, a partire dalla globalizzazione dei mercati e dei commerci, dalla diffusione di grandi poteri finanziari sovranazionali, dalla immigrazione di massa dai Paesi sottosviluppati verso le aree piu’ ricche del pianeta, dal riconoscimento pieno delle “diversità”, problemi nuovi che non si conoscevano cento anni fa.  Per questo un moderno partito socialista, a mio avviso, deve aprirsi al contributo di uomini e culture progressiste di altre ma non contrastanti esperienze.  Si cita spesso Epinay. Ebbene alla rifondazione del nuovo (di allora) Partito Socialista (della “rose au poing”) parteciparono oltre alla storica SFIO e al PSU di Rocard anche i circoli repubblicani di Mitterand, i cristiani sociali di Delors e Chèréque, i radicali di sx di Mendes France e forze di sx radicale uscite dal “maggio” francese. Lo stesso Mitterand, eletto ad Epinay segretario generale, non apparteneva al tempo alla storica forza socialista SFIO di Mollet, Deffèrre e Maurois.  Penso che Rimini deve fare altrettanto, aprirsi e non rinchiudersi nel recinto del passato.   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

NOAM CHOMSKY, LA LISTA DELLE 10 STRATEGIE DELLA MANIPOLAZIONE

Noam Chomsky ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media. 1 – La strategia della distrazione L’elemento primordiale del controllo sociale  è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”). 2 – Creare problemi e poi offrire le soluzioniQuesto metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici. 3 – La strategia della gradualità Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta. 4 – La strategia del differire Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento. 5 – Rivolgersi al pubblico come ai bambini La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”). 6 – Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione Sfruttare l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti. 7 – Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori”. 8 – Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocritàSpingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti … 9 – Rafforzare l’auto-colpevolezza Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti  è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione! 10 – Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

GLI SCHERZI DEL POTERE, DALL’ANTIPOLITICA ALLA PARTITOCRAZIA QUALUNQUISTA

di Franco Astengo | Svolto l’apprendistato come forza portante dell’antipolitica basata sul regime del Capo, i candidati scelti attraverso il “like” del web, le espulsioni dei dissidenti in base alla logica di un rispetto assoluto dei “valori” enunciati dalle misteriose fonti di origine del Movimento, i 5 stelle di governo hanno scoperto presto lo “spoil sistems” applicando addirittura con ferocia il criterio dell’appartenenza nelle scelte di sottogoverno a tutti i livelli (appartenenza per la quale comunque non si va tanto per il sottile quanto a precedenti e sotto questo aspetto si notano particolari anche clamorosi soprattutto in RAI). Naturalmente chi li ha preceduti tra “gigli magici” e “cene eleganti” non aveva sicuramente brillato per criteri di competenza e merito (merito: una parola molto difficile da applicare) nelle scelte di questo tipo e non ci troviamo certo nella condizione di rimpiangerne l’operato. In ogni caso il metodo nell’occupazione del potere da parte di questi neo-giacobini da salotto e da balcone ha avuto però fin qui un andamento impressionante: in testa ai desideri naturalmente la RAI, ma nulla è sfuggito dall’ISTAT al Consiglio Superiore di Sanità fino all’Agenzia del Farmaco e quant’altro, così come avevamo già avuto occasione di osservare la formazione immediata di “cerchi magici” nei Comuni dove i 5 stelle si sono trovati nella ventura di amministrare. Naturalmente, in questo clima, è sempre molto facile trovare epigoni dall’illustre curriculum (magari costruito a tavolino) disponibili sul classico “mercato delle vacche”. Ci troviamo quindi dentro ad un pieno ritorno dentro a quella realtà, tanto deprecata, che fu definita come “partitocrazia”. Di seguito si dedica allora a questi neo-puristi della politica la prima definizione di “partitocrazia” apparsa sulla scena della scienza politica italiana; così tanto per ricordare e ripetere, come ci è capitato già di affermare in altre occasioni: “nihil sub sole novum”.  Torniamo a Giuseppe Maranini, sano reazionario e inascoltato profeta dell’avvento del “tiranno senza volto”: la partitocrazia. Nel 1963 Maranini lanciava questo tremendo atto d’accusa: “Senza dubbio la moralità pubblica è infima, l’educazione è pessima. Ma come la moralità e l’educazione possono migliorare, finché operi un sistema politico-amministrativo così caotico e irresponsabile, e dunque tanto diseducativo? Finché nella paralisi della giustizia e nell’assenza di ogni responsabilità politica e amministrativa, proprio gli interessi più solidali e le necessità più moralmente giustificate, debbano affidarsi, per non soccombere, a quella stessa tecnica di ricatto e di intimidazione di cui fa scuola la dominante pirateria politica?”. La partitocrazia è un male antico connaturato al nostro sistema politico al punto da aver accompagnato la vicenda unitaria del nostro Paese. Da quando Ruggero Bonghi, Francesco De Sanctis, Marco Minghetti l’analizzarono nel profondo, nella seconda metà del XIX secolo, la partitocrazia ha convissuto e convive con le istituzioni in modo da essere considerata elemento permanente del paesaggio politico italiano, fino a connotarsi come una sottile forma di totalitarismo, oppressiva e invadente. La partitocrazia è connaturata a una democrazia poco vitale nella quale il cittadino conta sempre meno: una “democratie sans peuple”, Sosteneva Maranini che il problema della lotta alla partitocrazia è da un lato un problema di liberazione dei partiti da elementi inquinanti e, dall’altro, un problema di liberazione dello Stato. Tanto la prima che la seconda, aggiungeva, “sono possibili solo con una radicale revisione delle nostre leggi. Tale revisione può sembrare utopistica e assurda: ma tante tirannie sono cadute, e anche la tirannia partitocratica cadrà”. Ecco dove sbagliava Maranini:  “La partitocrazia cadrà il giorno nel quale tutto il Paese sarà diventato consapevole della natura del male e della sua tragica gravità; cadrà il giorno nel quale tutti sentiranno l’illegittimità di un’autorità fondata solo sulla frode e le rifiuteranno ossequio; cadrà il giorno nel quale ciascuno si renderà conto del rapporto di casualità che intercede fra i mille problemi particolari che angustiano la sua vita privata d’ogni giorno e questa cancrena della vita pubblica. Solo un moto di opinione, d’irresistibile forza, potrà imporre quelle forme legislative che strapperanno il potere dalle mani dei suoi attuali illegittimi detentori (di ogni partito). Ma quel moto sicuramente si produrrà”. Che Maranini avesse  punti di ragione allora come oggi è incontestabile ma sbagliava circa la caduta della partitocrazia. Non aveva però previsto che fosse proprio quel moto apparente che si è presentato in Italia sotto le vesti dell’antipolitica generasse nuova partitocrazia. Una partitocrazia senza parlamento: una vera e propria “beffa storica” , quasi una “frode di massa” quella alimentata dal Movimento 5 stelle, con l’aggiunta di aver messo assieme un meccanismo di  gigantesco “voto di scambio”, al riguardo del quale oggi emergono tutte le difficoltà di concretizzazione con i relativi rischi di ribaltamento nel qualunquismo. In sostanza: un movimento 5 stelle portatore di una inedita forma di “partitocrazia qualunquista”. Il risultato sarà quello del sorgere di una nuova antipolitica oppure si procederà spediti verso l’occupazione totalitaria del potere:logico sbocco di queste situazioni molto simili a ben note vicende sud-americane? Come si concilierà questa “nuova partitocrazia” con la democrazia diretta e idee strampalate come quelle del “referendum propositivo” sarà altra materia da analizzare. Nel frattempo non si può non notare come  ci sia spazio per un’ampia riflessione che probabilmente dovrebbe essere rivolta ancora nella direzione degli studi che aveva portato avanti  Maurice Duverger e dedicati in particolare all’analisi dei sistemi di partito e ancora al rapporto tra i sistemi di partito e i consessi elettivi, così come sarebbe necessario riaffermare (ancora una volta!) i principi portanti della democrazia parlamentare così come contenuti nel testo della Costituzione Repubblicana. Gli gli esiti evidenti della degenerazione dell’antipolitica italiana in una forma partitocratica consentono di rilanciare il tema dell’organizzazione del sistema partendo dal ruolo dei partiti, come soggetti di promozione e selezione della rappresentanza politica perché il rischio che stiamo correndo adesso è davvero quello, già paventato da altri, di un vero e proprio “dissolvimento” del sistema politico italiano. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il …

LEGGE DI BILANCIO 2019: UNO STRALCIO DI SALUTE

di Aldo Ferrara | Già da alcuni anni lo spulcio delle Leggi Finanziarie aveva evidenziato  finanziamenti a Strutture Sanitarie Private come i Policlinici Universitari Privati – in Italia solo il Policlinico A. Gemelli ed il Campus BioMedico- l’Istituto Gaslini di Genova e l’Istituto Bambino Gesù di Roma. I complessivi 87 milioni /anno suggerivano una disparità tra strutture del Sistema Sanitario Nazionale, convenzionate e pagate dal Sistema Sanitario Regionale e strutture private più privilegiate, in pratica per doppio finanziamento come Ente pubblico e come Ente privato. Nel Volume “Quinto Pilastro il tramonto del SSN” edito nel 2016, evidenziammo queste problematiche. Per molto meno, nel 1968  il II Governo Moro di Centro-Sinistra si dovette dimettere per finanziamenti alla Scuola Materna, allora prevalentemente curiale e privata. E così a pag. 141 in avanti del volume si manifestarono dette perplessità: Non mancano altrettante perplessità per alcuni finanziamenti“indirizzati”, a far tempo dalla legge di stabilità del 2014,legge 27 dicembre 2013, n. 147, ad aziende ospedaliere Universitarie. Il Comma 221 indirizza un Finanziamento dell’Istituto Gaslini di Genova (Istituto Pediatrico di Ricovero e cura a carattere Scientifico): Comma 221. Per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016 è autorizzata la spesa di 2 milioni di euro a favore dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova. E il comma 377 si indirizza in favore dei policlinici universitari gestiti direttamente da università non statali di cui all’articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 21 dicembre 1999, n. 517, è disposto, a titolo di concorso statale al finanziamento degli oneri connessi allo svolgimento delle attività strumentali necessarie al perseguimento dei fini istituzionali da parte dei soggetti di cui al citato articolo 8, comma 1, il finanziamento di 50 milioni di euro per l’anno 2014 e di 35 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2015 al 2024, la cui erogazione é subordinata alla sottoscrizione dei protocolli d’intesa, tra le singole università e la regione interessata, comprensivi della definitiva regolazione condivisa di eventuali contenziosi pregressi. Il riparto del predetto importo tra i policlinici universitari gestiti direttamente da università non statali é stabilito con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute. Finanziamento Ospedale pediatrico Bambino Gesù. L’Ospedale pediatrico Bambino Gesù per il 2014 riceve un finanziamento di 30 milioni, in base al comma 378 (legge di stabilità 2014, n. 147 del 27 dicembre 2013) che reitera il finanziamento di 30 mln all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, art. 33, comma 33, della Legge stabilità n.183 del 12 novembre 2011. La genesi di questo finanziamento risale alla Legge Finanziaria 30 dicembre 2004, n. 311, comma 164 con cui lo Stato “… concorre al ripiano dei disavanzi del SSN per gli anni 2001-2-3. A tal fine è autorizzata, a titolo di regolazione debitoria, la spesa di 2.000 milioni di euro per l’anno 2005, di cui 50 milioni di euro finalizzati al ripiano dei disavanzi della regione Lazio per l’anno 2003, derivanti dal finanziamento dell’ospedale “Bambino Gesu”. L’esame del Documento della Legge Finanziaria 2019 (Tab. 1) prevede pochissime righe per la Sanità in appresso documentate. Ora si deduce che, se non vengono esplicitate o riferite cancellazioni, i Capitoli di spesa pregressi vengono, salvo smentita dell’ultima ora o riferimenti ad hoc posti in qualche codicillo, reiterati, come diceva la Finanziaria del 2015, dal 2015 al 2024. Deduco per transitività che anche quest’anno il Governo giallo-verde-nero continuerà a pagare le Istituzioni Private, in larga misura di appartenenza curiale. Se mi sbaglio…mi corriggeerete! e se non mi sbaglio il Premier Conte si è incontrato con il Pontefice vis-a-vis, qualche giorno addietro! Fonte: Aldo Ferrara  Quinto Pilastro, il tramonto del SSN, Bonfirraro, 2016 SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

CONFERENZA PROGRAMMATICA “SOCIALISMO XXI” – RIMINI 2019

Care compagne e cari compagni. La Conferenza Programmatica di Socialismo XXI si terrà l’8, 9 e 10 febbraio 2019 a Rimini, presso lo Yes Hotel Touring. I lavori della Conferenza saranno concentrati soprattutto nei giorni di sabato 9 e domenica 10. Il venerdì sera si terrà una riunione per definire gli ultimi dettagli organizzativi. Il sabato: tavoli tematici (12) per consentire un ampia discussione ed ascoltare le riflessioni di compagne e compagni sui temi sociali, economici e politici presenti e futuri e sulle prospettive del Socialismo nel XXI secolo. Domenica mattina seduta plenaria, interventi degli ospiti e presentazione dei documenti dei gruppi di lavoro. A seguire discussione ed adozione del documento politico conclusivo della Conferenza. Domenica pomeriggio: costituzione dell’Associazione Socialismo XXI ed alla nomina dei gruppi dirigenti pro tempore. Fraterni saluti e Sempre Avanti! verso Rimini Il Comitato dei Garanti YES HOTEL TOURING – RIMINI PACCHETTI PRENOTAZIONE SOGGIORNO: Scegli una tra le seguenti opzioni (il prezzo a persona) 1. SISTEMAZIONE IN YES HOTEL TOURING 4 STELLE PACCHETTO 2 NOTTI camera doppia € 169,00PACCHETTO 1 NOTTE camera doppia € 102,00PACCHETTO 2 NOTTI camera Doppia Uso Singola € 199,00PACCHETTO 1 NOTTE camera Doppia Uso Singola € 132,00 2. IN ALTERNATIVA YES HOTEL RAIMBOW 3 STELLE SUPERIORE PACCHETTO 2 NOTTI camera doppia € 149,00PACCHETTO 1 NOTTE camera doppia € 89,00PACCHETTO 2 NOTTI camera Doppia Uso Singola € 165,00PACCHETTO 1 NOTTE camera Doppia Uso Singola € 105,00 Il Pacchetto comprende: Pensione Completa c/o Hotel Touring + Bevande incluse durante i pasti + Pranzo del 10.02.2019 + Ingresso alla piscina coperta e riscaldata (Touring) Tassa di soggiorno + Iva e Imposte incluse GARAGE INTERNO Yes Hotel Touring € 3.00 al giorno Si prega di prenotare entro il 20 gennaio Per informazioni rivolgersi al compagno nostro tour operator Giuliano Sottani 055853606 – 3371257727 g.sottani@caterinademedici.com La prenotazione dovrà essere fatta direttamente all’albergo YES HOTEL TOURING RIMINI Viale Regina Margherita 62 – telefono 0541373005 – commerciale.touring@yeshotels.it  Referente Sergio. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA QUESTIONE SOCIALISTA E QUEL PARTITO CHE MOLTI NON VOGLIONO

di Antonino Martino | E’ tempo di parlare senza ipocrisie della questione socialista e di quel partito che molti non vogliono. Chi è che non vuole oggi un partito del Socialismo del XXI Secolo, una riunificazione, su basi nuove di un partito di tal genere, attraverso una vera “Epinay” socialista? Non lo vuole certamente nessun esponente del Pd, dato che nessuno, fino ad ora, ha avuto il coraggio nemmeno di proclamarsi socialista. Non lo vuole abbastanza chi celebra un congresso che da solo, come tutte le esperienze politiche fino ad ora in campo, non può bastare, seppure importante, a risolvere il tema di un partito del Socialismo del XXI secolo largo, includente tutte le sensibilità e tendenze politiche che hanno animato il nostro campo in questi anni. Ma lo vuole ancora di meno, chi fa convegni dove auspica listoni di tutte le forze che si richiamano al Socialismo Europeo. Non perché fare una lista del Pse non sarebbe ottima cosa, ma perché non si capisce perché in Europa siamo tutti socialisti e poi in Italia invece, ci inventiamo “sigle”  e “siglette” ogni volta per non costruire la Sezione Italiana del Partito del Socialismo Europeo. Come pure non lo vuole, questo partito, chi proclama che serva un nuovo partito Eco Socialista, e poi, al posto che lanciare una fase costituente, con una strada prestabilita, che si concluda con un congresso vero, convoca assemblee più o meno aperte, più o meno già preimpostate e preconfezionate. Al fondo, e qui c’è un dato antropologico che però non si può non esplicare se non si vuole ricadere nell’ipocrisia, un partito così non lo vogliono due tipi di dirigenti politici molto presenti nel campo della sinistra in Italia: da una parte quei dirigenti che per venti anni hanno detenuto le direzioni politiche dei disastri della sinistra post prima Repubblica, inanellando fallimenti, perpetuando una liturgia sempre uguale a sé stessa, perché temono che qualcuno oggi non sia più disposto a rivedere l’ennesimo, noioso film; dall’altra parte non lo vogliono quella generazione di dirigenti quarantenni, che hanno scelto di accodarsi ad uno di quei dirigenti che detenevano il comando di cui sopra, rinunciando alla costruzione di una proposta politico-ideale autonoma, coltivando una fedeltà tipica di altri contesti ma non certo di una sana politica e che oggi scalpitano perché attendono il loro turno in sala proiezioni, ovviamente per mettere in scena lo stesso film, ovviamente con gli stessi fallimenti, ma stavolta da registi e non da portatori di pop corn. Tutto ciò deve finire e personalmente, io vado a Rimini anche per questo: per contribuire a creare le condizioni, affinchè si arrivi ad avere un forza autonoma, dove chiunque davvero voglia un partito del Socialismo del XXI secolo, nel quale si possa sentire a casa. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it