IERI A BUDRIO

di Roberto Finessi Effettivamente questa gigantografia che campeggiava alle spalle del tavolo di Presidenza della riunione organizzativa ieri a Budrio, metteva in soggezione. Alcuni compagni lo hanno detto nei loro interventi, ma io ho avvertito subito un senso di rispetto e tanta vergogna per la mia generazione che non è stata all’altezza di quei valori, di quel civismo. A pranzo questa cinquantina di compagni non più giovanissimi, hanno dato libero sfogo alla preoccupazione per il futuro di figli e nipoti. Questi italiani che quasi ti deridono per il tuo ostinato bisogno di testimoniare valori che non interessano più alla maggior parte di loro, ubriachi della retorica di questo “governo del cambiamento“, come lo furono quello della “rivoluzione liberale” di Berlusconi, e come tragicamente misero, con entusiasmo, le loro vite in mano ad un dittatore che si chiamava Mussolini. Spero con tutto me stesso di sbagliarmi, ma non riesco ad essere ottimista e non sono certo preoccupato del mio di futuro: oramai quello che dovevo fare, bene o male, io l’ho fatto, ma quando penso a mia figlia e alle mie nipoti e ad alcune persone alle quali voglio un mare di bene e amore, non riesco ad adirarmi perché non capiscono, riesco solo a rattristarmi nel pensare a quello che gli succederà. Qualcuno, che mi è vicino, ieri, alla notizia che andavo a Budrio, all’Assemblea dei socialisti che hanno dato vita ad un percorso che abbiamo voluto chiamare:”SEMPRE AVANTI VERSO RIMINI 2018“, sorridendomi paternalisticamente mi ha fatto elegantemente capire che si trattava di un percorso “nostalgico“. Io penso che non si tratti di nostalgia, ma di orgoglio di appartenere ad un modo di pensare, di essere, di concepire i rapporti umani; capisco che al giorno d’oggi sia difficile da capire e sembra eccentrico che un signore diversamente giovane, di 71 anni suonati, faccia quattro ore di macchina per andare ad un’assemblea politica. Io ho cercato di essere tutta la vita un libertario e lo sarò fino all’ultimo istante della mia vita. Buona sera a tutti, ma proprio tutti, anche a quegli illusi di sinistra che hanno votato per il “cambiamento”. Saranno soddisfatti, il cambiamento è in atto eccome se è in atto! SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

TAGLIO RETROATTIVO SUI BUONI FRUTTIFERI. DECIDE LA CASSAZIONE

L’avvocato Emilio Graziuso Dopo quattro anni di battaglie il coordinamento istituito tra Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore” e la Confconsumatori attende la pronuncia definitiva e, intanto, invita a interrompere la prescrizione. Già diversi anni fa, nel 2014, il coordinamento istituito tra l’Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore” e la Confconsumatori aveva denunciato il caso del taglio degli interessi applicato retroattivamente sui buoni fruttiferi postali emessi nel 1983. Il coordinamento si era impegnata per assistere le centiaia di risparmiatori che, alla scadenza dei propri buoni fruttiferi postali trentennali, si erano visti applicare un tasso di interesse differente, ricevendo, quindi, una somma ettamente inferiore rispetto quella riportata sul retro el titolo. Oggi, dopo dure battaglie legali, la questione è finalmente approdata dinnanzi alla Corte di Cassazione a Sezioni Unite. L’avvocato Emilio Graziuso, il quale ha coordinato e coordina la battaglia sull’intero territorio nazionale, spiega l’importanza di questa fase, cruciale. “Se dovesse essere accolta la tesi della Sezione della Suprema Corte remittente, tesi che stiamo portando avanti nelle aule di Tribunale, i risparmiatori che hanno un processo in corso, qualora ne ricorrano i presupposti, avranno buone possibilità di ottenere le somme dovute. Al di là, infatti, della legittimità o meno della variazione del tasso, il problema di fondo è l’informazione del risparmiatore. Se questa non è stata data, in modo preciso e puntuale, prima della scadenza del titolo, al momento della emanazione dei decreti ministeriali di variazione dei tassi, vi è un inadempiniento le conseguenze del quale non possono e non devono ricadere sull’investitore. Quest’ultimo, infatti. se fosse stato informato prima della modifica peggiorativa dei tassi di interesse avrebbe potuto scegliere prima delta scadenza trentennale la via della liquidazione sul mercato del titolo“. Ecco, allora, un consiglio per chi ancora non ha agito per la tutela dei propri diritti: in attesa della pronuncia della Corte di Cassazione a Sezioni Unite è opportuno inviare una formale diffida a Poste Italiane per l’interruzione dei termini di prescrizione. Fonte: Quotidiano di Puglia SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

SUPERFICIALITA’ E INSIPIENZA

di Franco Astengo “Oggi è l’8 settembre. Una data particolarmente simbolica della nostra storia patria, perché in quell’estate di 75 anni fa si pose fine ad un periodo buio della nostra storia, culminato con la partecipazione dell’Italia a una terribile guerra. Con l’8 settembre, inizia un periodo di ricostruzione prima morale e poi materiale del nostro paese. Un periodo che è stato chiamato, con la giusta enfasi, miracolo economico”. Questo è l’accenno che il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana ha dedicato alla memoria dell’8 settembre in un suo discorso pronunciato all’inaugurazione della Fiera del Levante a Bari. Appare un monumento alla superficialità e all’insipienza di questa classe politica che pretende di governare il Paese nell’espressione di una immediata rispondenza alla volontà popolare. Si tratta di un segnale gravissimo di superficialità sul piano culturale che va stigmatizzato con forza. Nelle parole pronunciate dal Presidente del Consiglio non si rinviene la parola “fascismo” (edulcorato con “periodo buio”), non vi è cenno alla fuga ignominiosa della Casa Regnante in allora e del Governo, dello sbandamento totale dell’esercito, dell’invasione nazista durata al Nord fino al 25 aprile 1945,  e soprattutto non vi è cenno della Resistenza fattore decisivo della Liberazione del Paese e della costruzione dell’Italia repubblicana. La collocazione storica, nel contesto del discorso del Presidente del Consiglio, al riguardo del  “miracolo economico” poi si commenta da sé. Penso che l’antifascismo italiano debba esprimersi con grande chiarezza su questo tipo di situazione che appare del tutto al di fuori da qualsiasi plausibile riferimento storico e politico e di conseguenza inaccettabile perché pronunciata da chi ricopre un incarico di così grande delicatezza e importanza. C’è da riflettere considerando anche che il Movimento cui fa politicamente riferimento il presidente del Consiglio, ai suoi vertici immagina la fine della democrazia rappresentativa e del Parlamento, sostituendo questi strumenti costituzionali, cuore della democrazia repubblicana, con una forma ignota di “democrazia diretta” nella quale sarebbero smarrite identità e memoria. Personalmente ho provveduto a far presente direttamente alla Presidenza del Consiglio queste valutazioni, ma ritengo occorra una iniziativa ben più vasta che si unisca a quelle già in atto rivolte a contrastare l’ondata razzista propugnata  anch’essa da esponenti di questo Governo i quali (pur tra frettolose retromarce) ritengono di collocarsi addirittura al di sopra della legge. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA COSTITUZIONE E IL PENDOLO DEL POTERE

di Franco Astengo Giunti a questo punto della vicenda italiana (9 settembre 2018) potrebbe essere possibile formulare una previsione: tra qualche mese ci troveremo alle prese con una proposta di modifica della Costituzione e di ulteriore semplificazione della legge elettorale in senso maggioritario, magari ripescando la vecchia idea dell’uninominale secco. Così fece il fascismo subito dopo le elezioni del 1924 svoltesi utilizzando la “ Legge Acerbo” (premio di minoranza con soglia al 25% molto simile al defunto Porcellum, che non stabiliva neppure una soglia, come il successivo defunto prematuramente Italikum), salvo accorgersi poi che era molto più semplice la formazione di un unico “listone” (plebiscito del 1929). Nel formulare questa previsione non va dimenticato, per esattezza di ricostruzione, che la Costituzione del ’48 è già stata modificata in diverse occasioni, molto malamente almeno nelle più importanti: quella riguardante il titolo V e quella relativa all’art.81 (protagonista, in entrambi i casi, il morto e sepolto centro sinistra – della cosìdetta II repubblica ndr-). Nella prossima occasione che probabilmente si determinerà a breve, nel mirino si troverà ancora una volta la Repubblica parlamentare: è già successo nell’occasione della bicamerale presieduta da D’Alema (1997), nella proposta di centrodestra bocciata dal referendum (2006) e in quella del PD (R) (nel frattempo defunto) respinta dal voto popolare nel 2016. Si tratta semplicemente del pendolo del potere: in un sistema che, secondo la Carta redatta dai padri Costituenti, era forte soprattutto basandosi su di un Parlamento “specchio del Paese” formato attraverso il peso specifico dei grandi parti di massa (oltre il 70% dei voti, con una partecipazione del 90%) è venuto meno proprio quel peso politico, sociale, culturale sulla base del quale era stata ispirata la Costituzione. La ragione del verificarsi nel corso degli anni di un accumulo di vero e proprio “deficit di democrazia” è stato dovuto soprattutto per  via della crisi verticale del sistema dei partiti e della loro trasformazione in semplici comitati elettorali. Comitati elettorali composti da “cordate” e corroborati strada facendo soltanto dalla crescita esponenziale della fallacia di promesse impossibili avanzate dalle tribune televisive e del web. Nel corso degli ultimi decenni il grande dilemma per chi via via si è trovato casualmente alla gestione del potere è stato allora quello di conservarlo di fronte allo sfaldamento sociale e alle crescente volatilità elettorale (in presenza di un aumento secco dell’astensionismo). La soluzione al movimento del pendolo è stata, ogni volta, cercata attraverso – appunto – forzature costituzionali ed elettoralistiche: l’Italia non è mai stata paese di “bipolarismo temperato” (visto soltanto nell’astrattezza di visioni presuntamente neo – kennediane del tutto avulse dalla realtà). Forzature costituzionali che prevedevano, in ogni caso, lo spostamento d’asse dal Parlamento al Governo e l’introduzione di una qualche forma di presidenzialismo e di elezione diretta (almeno così è stato nel caso del progetto della Bicamerale 1997 e del centro destra 2006, mentre quello del 2016 prevedeva semplicemente di ridurre le aree di voto). Sarà quindi proprio in nome del pendolo del potere che sarà effettuato il prossimo tentativo: vedremo quando e come ma tutti gli indicatori lo stanno già segnalando. Questo ennesimo tentativo di riduzione nel rapporto tra politica e società (altro che vaghezze della democrazia diretta!) si verificherà in un Paese sempre più lacerato, con una società sfibrata da anni di pessimo governo, con una maggioranza probabilmente pronta ad affidarsi a una qualche aggregazione composta da veri e propri avventurieri della politica capaci di fare la voce grossa e di mettersi sotto i piedi le garanzie costituzionali e la pluralità politica. Altro che “contratto di governo”! Di fronte a questo stato di cose troviamo ampia materia di impegno e di riflessione per coloro che intendono difendere gli elementi fondamentali della Repubblica parlamentare e di una legge elettorale proporzionale (le due cose vanno assieme, anche se saggiamente nell’Assemblea Costituente si provvide a non inserire la materia elettorale nell’articolato costituzionale). Una legge elettorale che finalmente dovrebbe corrispondere a una possibilità di piena espressione di volontà politica, da parte di elettrici ed elettori, e di scelta dei propri rappresentanti. Ricordando ancora una volta che, sul piano politico, non è stata fornita alcuna risposta a quel qualche milioni di elettrici ed elettori (4/5 su 19 milioni? Ci siamo già interrogati in passato al proposito) che hanno respinto il progetto del PD (R) nel 2016 senza alcuna idea di strumentalizzazione del voto ma semplicemente per difendere i principi di fondo della legalità repubblicana, come eredità diretta della presenza “storica” della sinistra. Un’ultima annotazione di carattere storico: i sondaggi danno a Lega e M5S una maggioranza all’incirca del 60%; si vedrà nelle urne, a partire dalle elezioni europee. Svolgo, al proposito, un solo esempio riferito al passato. Dalle elezioni del 1948 uscì una maggioranza all’incirca di quella dimensione, attraverso la formazione di una maggioranza centrista della quale la DC era dominatrice assoluta con oltre il 48% dei voti. I democristiani, nel corso della legislatura, si resero conto che il pendolo del potere stava oscillando da un’altra parte e cercarono di porre rimedio modificando la legge elettorale attraverso l’introduzione del classico premio di maggioranza (in quell’occasione per davvero, la coalizione avrebbe dovuto superare il 50%). Così non fu e il 60% del 1948 (DC 48, 51, Socialdemocratici 7,1, Liberali 3,82, PRI 2,48. Totale: 61,91) si ridusse, proponendo la “legge truffa”, al 49,24%. Il tutto come pro memoria. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA DIVISIONE DEI POTERI

di Franco Astengo Questo il titolo apparso pochi minuti fa sulle testa online: Salvini indagato per sequestro di persona. L’ira del ministro: “Io eletto, i giudici no”. A Salvini vanno immediatamente ricordate due cose: Per fortuna la Costituzione Italiana prevede la divisione dei poteri retaggio dell’illuminismo e dello “esprit de la lois” di Montesquieu. Divisione dei poteri garantita dalla Costituzione Repubblicana che all’articolo 104 recita: 1) “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. Il Consiglio superiore della magistratura è presieduto dal Presidente della Repubblica. Ne fanno parte di diritto il primo presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione. Gli altri componenti sono eletti per due terzi da tutti i magistrati ordinari tra gli appartenenti alle varie categorie, e per un terzo dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio. Il Consiglio elegge un vice presidente fra i componenti designati dal Parlamento. I membri elettivi del Consiglio durano in carica quattro anni e non sono immediatamente rieleggibili. Non possono, finché sono in carica, essere iscritti negli albi professionali, né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale.” Non ci troviamo negli USA con i giudici elettivi, ma bisogna riconoscere che quello dei giudici elettivi è un antico pallino della Lega che, nel frattempo, è debitrice di 49 milioni verso lo Stato; 2) Per quanto riguarda l’elezione va ancora ricordati che “eletti” è una parola grossa trattandosi infatti, ancora una volta, di un Parlamento in gran parte (Salvini compreso) di “nominati” che hanno avuto accesso alle aule parlamentari grazie alla loro posizione nella graduatoria stabilita a tavolino,oppure inseriti in un collegio uninominale “sicuro”, magari con il “paracadute” aperto della doppia candidatura, plurinominale e uninominale. Sul parlamento di “nominati” si è già pronunciata la Corte Costituzionale, sia al riguardo della legge elettorale del 2005 dichiarata incostituzionale, sia rispetto all’Italikum che non è mai entrato in funzione proprio in ragione di una altra sentenza della Corte che ne aveva smantellato l’impianto. La stessa legge con la quale si è votato il 4 marzo 2018 sarà sottoposta a giudizio e il tema dei “nominati” sarà una delle questioni in ballo. Di conseguenza nel considerarsi “eletto” o magari “unto dal signore” occorrerebbero misura e cautela. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

AUSTERITY VERSUS INVESTIMENTI

di Renato Gatti Come funziona il rapporto debito/PIL. Di fronte alla situazione di un paese con un alto rapporto debito PIL, come l’Italia, il cui indice supera il 130%, è bene considerare approfonditamente come funziona questo indice. Partiamo quindi da una situazione in cui il debito sia 130 ed il PIL sia 100; ciò significa che per pagare tutti i suoi debiti l’Italia deve pagare il 130% del suo prodotto lordo interno annuo, dovrebbe cioè usare tutto ciò che produce in un anno e quattro mesi solo per pagare i debiti, dopo di che, sempre che sia sopravvissuto ad un digiuno così lungo, partirebbe vergine senza un euro di debito. Poiché questa dieta è da tutti ritenuta non attuabile, si consiglia, anno per anno, di ridurre le spese e quindi diminuire il debito e quindi rimettersi in linea con i parametri europei. Questa è la strada seguita dal Belgio che anni addietro aveva il ratio debito/PIL uguale all’Italia e che anno dopo anno, come una formichina ha ridotto il suo ratio a livelli accettabili. Il calcolo sarebbe cioè riduzione del numeratore a livelli inferiori a 130 lasciando immutato il denominatore: partendo da 130/100 una serie di avanzi primari riduce il numeratore a 100 senza modificare il denominatore, quindi il ratio scende a 100/100. Questa era la strada iniziata da Prodi, che in effetti ridusse il ratio, ma poi la strada fu abbandonata e il ratio peggiorò. Questa strada, da formichine, funzione se il risparmio primario non incide sui livelli di PIL, ma se il taglio di spese, la spending review, ha delle conseguenze sul PIL tutti i sacrifici fatti a livello di spesa (deficit – debito) potrebbero essere inutili se non dannose. Se ad esempio si riducesse di 10 il debito e di altrettanto si riducesse il PIL, noi avremmo il ratio che da 130/100 passa a 120/90, ovvero 133,33/100. I nostri sacrifici sono serviti a peggiorare il ratio debito/PIL da 130% a 133,33/100. Se al contrario aumentassimo il debito di 10 e di altrettanto aumentasse il PIL, noi avremmo il ratio che da 130/100 passa a 140/110, ovvero 127.27/100. I nostri investimenti produttori di PIL sono serviti a migliorare il ratio debito/PIL da 130% a 127.27/100. Le due alternative che abbiamo sopra riportate sono esattamente le alternative proposte da austerity e sviluppo. Ma attenzione il meccanismo sopra descritto vale fino a quando il debito è superiore al PIL; quando questi due elementi sono 100 e 100 rispettivamente l’effetto sul ratio è indifferente. Quando invece il debito fosse inferiore al PIL l’effetto è contrario. Se ad esempio il ratio fosse 90/100 e si riducesse di 10 il debito e di altrettanto si riducesse il PIL, noi avremmo il ratio che da 90/100 passa a 80/90, ovvero 88,8/100. I nostri sacrifici sono serviti a migliorare il ratio debito/PIL da 90% a 88,8/100. Se al contrario aumentassimo il debito di 10 e di altrettanto aumentasse il PIL, noi avremmo il ratio che da 90/100 passa a 100/110, ovvero 90,9/100. I nostri investimenti produttori di PIL sono serviti a peggiorare il ratio debito/PIL da 90% a 90,9/100. Ciò premesso, e tornando al caso italiano con un ratio ben superiore a 100, voglio al proposito ricordare le elezioni europee nelle quali il PD prese il 40%; quel successo fu interpretato dal premier Renzi come un successo personale che segnò la sua futura carriera politica. Ma se noi ritenessimo che quando si vota non si elegge Miss Italia ma si vota per una opzione piuttosto che per un’altra, se poi realizzassimo che le opzioni di fronte alle quali ci trovavamo erano tre: a) votare lega e uscire dall’euro, b) votare Berlusconi per restare in una Europa merkelianamente austera e c) votare PD o meglio PSE ovvero rimanere in una Europa che punta allo sviluppo, ebbene se noi pensassimo che queste erano le tre opzioni, facilmente converreste con me nel ritenere quel 40% un flop, una sconfitta clamorosa. La sconfitta fu poi aggravata dal fatto che Renzi con la più alta percentuale di voti nell’area del PSE, invece di convocare una convention di tutti i partiti socialisti europei per impostare una piattaforma di lotta politica in Europa, tentò solo di entrare nel duo Merkel-Hollande come terzo soggetto protagonista. Tale strategia narcisistica sfociò in una foto congiunta dei tre a Ventotene (con Renzi che guarda il telefonino) e poi basta. Chiusa questa parentesi comunicativa, torniamo allora ai meccanismi debito/PIL. Abbiamo visto che nel caso in cui il debito sia superiore al PIL, aumentare le spese migliora il ratio debito/PIL se e solo se le spese producono un pari importo di PIL, se cioè hanno un moltiplicatore 1 o maggiore di 1. Ne deriva che se aumentiamo le spese per investimenti con moltiplicatore positivo stiamo sulla strada buona per ridurre il ratio debito/PIL, se invece aumentiamo le spese che non producono aumento del PIL peggioriamo la situazione. Ad esempio i famosi 80 euro, che costano al nostro bilancio circa 10 miliardi l’anno e che non sembrano aver aumentato il PIL sotto forma di maggiori consumi, ovvero di uno degli addendi della domanda aggregata, sono stati a mio parere un pessimo provvedimento che ha non ha migliorato il ratio debito/PIL. Altro errore che mi sembra da evitare è l’affermazione per cui, abbassando le imposte, si favorisce la crescita del Paese; questo mantra sta alla base della scelta strategica fra meccanismo di imposizione attuale e flat tax. Al di là della falsità ideologica che sottende a questa scelta (the trikle.up effect) e all’ignoranza del marginalismo (vedansi al proposito gli scritti di L.Einaudi) quello che non torna in questa impostazione è che: a) con la flat tax i redditi più alti saranno ancora più alti inasprendo ulteriormente l’indice Gini; b) i redditi più alti, privilegiati dalla manovra, sono quelli con minor propensione al consumo, per cui le maggiori disponibilità dei settori più ricchi con molta difficoltà si tradurranno in maggiori consumi, ed inoltre sarebbero favoriti i consumi in beni con alta incidenza di importazioni dall’estero, vanificando così i benefici sul …

INCROCI PERICOLOSI

di Franco Astengo “ Fuorviati dal mito della “brava gente” non colsero la modernità di una politica totalitaria efficace e coerente”. Ho letto questa frase, estrapolata da un contesto di un articolo che sottolineava come – al tempo delle leggi razziali del fascismo (1938) – l’antifascismo avesse sottovalutato il peso di quel provvedimento e anche chi come Nenni e Rosselli avevano intuito la gravità di quella svolta si erano limitati a denunciare la barbarie di Mussolini assolvendo il popolo. La frase in questione appena sopra riportata mi è parsa il miglior commento all’incontro Salvini – Orban di ieri. Non è solo razzismo, è qualcosa di più profondo che sta incontrando consenso e aggregazione nei settori più diversi del popolo: appunto Un quadro totalitario anche in quest’occasione, dopo 80 anni, efficace e coerente. Questo tipo di analisi deve allora rappresentare uno spunto fondamentale di riflessione per chi deve organizzare la Resistenza e l’Alternativa al quadro totalitario che si sta presentando. Bene le manifestazioni, ma non basta la piazza: serve la politica organizzata, serve un accanito contrasto culturale, occorre un esercizio quotidiano di controinformazione e di denuncia del pericolo in tutti i campi. In gioco c’è molto non solo della nostra democrazia, ma anche del nostro pensiero, del nostro modo d’essere individuale e collettivo. Teniamone ben conto agendo con intelligenza politica, comprendendo come quanto ciò che sta accadendo si lega alla condizione materiale di vita (e quindi ai temi della sopraffazione, dello sfruttamento, della crescita esponenziale delle disuguaglianze a tutti i livelli) e di come sia necessario offrire (e praticare) una visione alternativa della società, senza nostalgie ma comprendendo appieno i gravi pericoli in atto e guardando avanti chiamando all’aggregazione sociale e all’elaborazione di un progetto politico. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ASGI SULL’EPILOGO DELLA VICENDA “DICIOTTI”

Comunicato stampa CS – Illegittimo trasferire i migranti in Albania. Unica strada rimane la Riforma del Regolamento di Dublino. Con riferimento alle notizie di stampa riguardanti il destino dei 150 cittadini stranieri illegittimamente trattenuti per 10 giorni sulla nave Diciotti e alle dichiarazioni del Governo in merito, ASGI ritiene doveroso precisare che: – Tutti i migranti arrivati in Italia hanno diritto a chiedere asilo ai sensi dell’art. 10, 3° co., della Costituzione e hanno diritto di essere informati ai sensi dell’art. 8 direttiva 2013/32/UE e degli artt. 10 e 10bis D. Lgs. 25/08 sulla possibilità di proporre domanda di protezione internazionale in Italia; – I migranti giunti in Italia non potranno in alcun modo essere trasferiti in Albania – paese che non è parte dell’Unione Europea e il suo sistema normativo in materia di protezione internazionale non è conforme al Sistema Comune Europeo di Asilo – contro la loro volontà: nessuna norma nazionale o internazionale lo consente; pertanto eventuali trasferimenti in detto paese potranno avvenire solo per effetto della libera scelta del richiedente; – I migranti “affidati alla CEI” restano sul territorio nazionale e, qualora propongano domanda di protezione, hanno diritto di essere inseriti nel sistema pubblico di protezione al pari di qualsiasi altro richiedente: potranno eventualmente avvalersi (come già avviene per i migranti trasferiti in Italia nell’ambito dei cd “corridoi umanitari”) in sostituzione di detto sistema, dell’intervento privato della Chiesa, ma ciò non toglie che anche per loro la procedura di esame della domanda dovrà svolgersi in Italia, quale paese di primo arrivo; – Ai minori sbarcati e attualmente collocati presso le comunità per minori dovrà essere assicurato al più presto l’accesso alle informazioni relative al ricongiungimento con eventuali parenti presenti in altri Paesi dell’UE. Questi inconfutabili dati normativi dimostrano che la scelta governativa di usare ogni arrivo di migranti come arma di pressione sulla UE (a costo di incorrere addirittura in gravissimi reati), è, oltre che totalmente illegittima e irresponsabile, anche inutile rispetto agli obiettivi che il governo dichiara di perseguire. L’unica strada per una gestione comune degli arrivi è quella riforma del regolamento Dublino che giace al Parlamento europeo soprattutto per l’opposizione di quegli stessi Paesi con i quali il Ministro dell’Interno e l‘intero governo vorrebbero ora fare cartello comune. Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

MIGRAZIONI E RAZIONALITA’

di Dario Allamano Vorrei provare a discutere della questione migranti usando i canoni della razionalità. Premesso che quella che stiamo vivendo è un’epoca che ha pochi raffronti con il passato, forse l’unico periodo storico che si potrebbe prendere a paragone è quello della fine dell’Impero Romano, con i barbari alle porte. La questione migranti va perciò affrontata tenendo ben presente che stiamo parlando di popoli interi che si muovono e che cercano soluzione ai loro gravissimi problemi nel continente più vicino, l’Europa, e che l’Italia è un lungo molo proteso nel Mediterraneo. Sono trentanni che il fenomeno è evidente. Dalle prime migrazioni dall’est europeo e dal naufragio di Porto Palo del 1996. Una delle critiche che si deve fare a chi ha governato il ventennio passato (tutti, nessuno escluso, Lega compresa) è non aver voluto affrontare le questioni partendo dai problemi che li originavano. In molti casi l’occidente ha anzi peggiorato condizioni già molto gravi, basti pensare alla pessima gestione del crollo del comunismo, o alla guerra irakena o a quella libica. In Italia poi si è scambiato la gestione delle migrazioni come un buon affare, ma questo è un altro discorso, che affronterò in altra occasione. Siamo in una condizione difficilissima, ma solo la ragione ci può aiutare ad uscirne, non la propaganda. Secondo me la questione migrazioni va suddivisa in quattro passaggi: 1- Accoglienza 2- Integrazione 3- Sicurezza e rispetto delle norme del paese ospitante 4- Piano per il progresso dei paesi d’origine. L’accoglienza è un principio che per dei socialisti deve essere naturale, se il socialismo è la solidarietà verso chi è più debole questo valore non può essere negato, il negarlo equivale a dichiararsi non più socialista. L’integrazione va valutata avendo ben presenti le situazioni economiche e sociali esistenti. L’incapacità dei Governi del passato (sia quelli del PD sia quelli Lega-ForzaItalia) di affrontare e risolvere i problemi dell’Italia e degli italiani, rende difficile oggi integrare nuovi cittadini, ma è un problema a cui non possiamo sfuggire, né noi italiani né l’Europa. Un modo per finanziare un piano di accoglienza europeo esiste, togliere ai Paesi che rifiutano la collaborazione, a partire da quelli di Visegrad, i Fondi Europei, per utilizzarli a sostegno di piani di chi è disponibile, a partire da un concreto aiuto all’Italia che, comunque, si è fatta carico quasi da sola dei problemi. La garanzia della sicurezza è un compito che spetta ai Ministri dell’Interno e della Giustizia. La sicurezza è però una medaglia a due facce. Occorre esigere dagli immigrati il rispetto delle leggi italiane, a partire dal rispetto della parità tra uomo e donna, ma nel contempo i Ministeri debbono lanciare una battaglia, senza se e senza ma, alle mafie che gestiscono le tratte dei migranti, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione. Infine occorre mettere in campo tutte le risorse possibili per un vero Piano Marshall per l’Africa, piano che deve far superare il metodo colonialista (che ancora persiste) di sfruttamento delle ricchezze africane, un piano che sappia redistribuire i proventi secondo equità ed infine che sappia fare pulizia di tutte le autocrazie ed i caciccati che ancora comandano in Africa. Sono questioni epocali, che vanno affrontate ben consapevoli degli errori gravissimi fatti in questo trentennio, e che i tempi non saranno brevi, ma solo una politica che sappia fare prevalere la Ragione contro chi usa la Demagogia e le falsità, potrà consentire all’Europa ed all’Africa di progredire in Pace, e questa politica ha un nome solo: Socialismo Democratico! SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA LETTERA DEL PROF. CARLO MARIA BELLEI* A DI MAIO

Chiunque può inveire contro il Pd per questo particolare motivo, legittimamente, tranne la Lega. E chiunque può allearsi con chiunque per cambiare questo paese, meno che con la Lega, Forza Italia, il Pd, Fratelli d’Italia, Leu (Bersani e D’Alema stanno lì…) e frattaglie varie fatte di cambiacasacca. Insomma: il Parlamento al completo, in questo momento è un complice. I grillini sono arrivati ultimi, è vero; non hanno preso soldi da Benetton, è vero… Ma se pensano di poter combinare qualcosa insieme a quella compagnia, non hanno capito niente… … “Caro Di Maio, leggo che lei ed il suo Ministro Toninelli siete rimasti perplessi dalle aperture della Lega a Società Autostrade. Se ha un minuto provo a spiegarle come stanno le cose. Se invece di continuare a gridare proclami vi foste presi la briga di approfondire la materia riguardante le concessioni autostradali, vi sareste accorti di una serie di cose interessanti. Prima di tutto il contratto capestro. Non le pare che invece di lanciare le solite accuse a destra e a manca vi sareste dovuti chiedere chi c’era dietro la stipula di condizioni così svantaggiose per lo Stato? È evidente che sia lei che Toninelli non ne sapete nulla. Partiamo dal principio: nella sua breve vita il tanto bistrattato secondo governo Prodi si accorge di alcune anomalie e decide di intervenire per sanarle. L’intervento più importante che viene fatto è del 2006, praticamente si obbligano i gestori privati a legare gli aumenti dei pedaggi a sostanziosi interventi di ammodernamento e manutenzione. Detta in parole povere, se vuoi soldi devi prima metterci soldi. Solo che il governo Prodi cade e, mi ascolti bene caro Di Maio, nel 2008 arrivano Berlusconi e la Lega, già proprio quella Lega con cui oggi governa e nella quale Salvini era già uno degli elementi di spicco. Nel giugno dello stesso anno il centro destra elimina tutti i vincoli, cambia le condizioni della concessione dando vita all’attuale contratto capestro con il quale si affidano le autostrade ai privati. Vuole sapere il perché caro Di Maio? Perché alcuni imprenditori veneti interessati al business della viabilità, fecero molte “pressioni” proprio sulla Lega. Comincia a capire Ministro Di Maio? Vede, alla lunga è difficile occupare un dicastero importante come il suo raccontando tutto ed il contrario di tutto. Capisco che in questi anni giornalisti ed elettori le abbiano fatto credere che nessuno l’avrebbe mai contraddetta, ma questo non è più il tempo in cui inventarsi balle per giustificare ai genitori il fatto di non riuscire a passare gli esami all’Università, questo è il tempo in cui lei ha in mano il futuro di milioni di persone. Spero di esserle stato utile.” Carlo Maria Bellei* – Università degli Studi di Urbino SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it