COERENZA E LEGALITÀ

di Ivo Costamagna Un’altra cosa che si dice è che Lega e M5S stanno dimostrando coerenza. Mi chiedo e chiedo: rispetto a cosa? Non certo all’impegno preso con gli elettori, a partire dal fatto che mai avrebbero fatto alleanza insieme, visto anche gli insulti che si lanciavano. Abbiamo un ulteriore governo non votato dal popolo. Personalmente non mi scandalizza il fatto, in quanto ho sempre sostenuto, in linea con la Costituzione, che i governi si formano in Parlamento ma resto perplesso davanti alla definizione di governo eletto dal popolo. Da Marzo ad oggi la Camera ha lavorato non più di dieci giorni sul decreto “dignità” e altri dieci per eleggere cariche e distribuire posti. La delibera retroattiva sui vitalizi è una grande manovra propagandistica che si dissolverà come una bolla di sapone sotto i colpi dei ricorsi, tanto è vero che i 40 milioni risparmiati sono stati subito impegnati per costituire un fondo per difendersi dalle prevedibili denunce. Il decreto “dignità” di sostanziale ha diminuito da 24 a 36 mesi i contratti a termine, incasinandoli burocraticamente, e reintrodotto i voucher. Poi abbiamo avuto solo grida, lotte per poltrone, confusione in economia con sbandamento dei mercati, blocco di opere e messa a rischio della piu’ grande acciaieria d’Europa, con la scusa che bisogna ristudiare i dossier e iniziative sui migranti, i cui arrivi erano diminuiti dell’80% nell’ultimo anno già con il governo Gentiloni. Ma questi utilizzano le cose esistenti per fare vedere che con loro le cose cambiano. Stanno cambiando in peggio. Nella Libia si era costruita un’alleanza con entrambe le fazioni in lotta, con i sindaci e i capi tribù, senza smentire la linea ufficiale di riconoscimento del governo di Tripoli, tessendo una solidarietà internazionale anche intorno ai nostri interessi in quel paese, insidiati dalle mire francesi e inglesi, generando un qualche fastidio nella Francia. Oggi ci troviamo con l’ostilità del generale di Tobruk, con buona parte dei sindaci e dei capi tribù, con la Francia che rientra prepotentemente nel gioco facendo approvare a Parigi una risoluzione per le elezioni a Dicembre, appoggiate dal governo di Tobruk, che ha espulso il nostro ambasciatore e che non parteciperà alla conferenza di Roma precedentemente convocata con l’accordo di tutte le parti, per trovare una soluzione unitaria. Le grida non fanno una politica, anche se generano consenso strumentalizzando la paura e alimentando odio, razzismo. Nel frattempo lo spead sale e gli interessi sul debito per i titoli decennali sono saliti dall’1,95% al 3,27%. Sono “appena” 10 miliardi in più di interessi da pagare da parte dei cittadini. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

GENOVA, TANTA CONFUSIONE MA POCHE IDEE

di Giuseppe Scanni Mi sembra di essere immerso in un incubo. Tutti parlano lingue diverse e pronunciano frasi sconnesse dalla realtà. C’è chi dinnanzi ad una catastrofe pretenderebbe il silenzio compunto in attesa di un deus ex machina che, finalmente sceso sul palcoscenico della vita, decreti i torti, le ragioni, le pene. Siccome era lui stesso sotto choc, il che è umanamente comprensibile, messa da parte l’abituale bonomia, un noto intellettuale ha scritto sulla sua pagina di FB che ogni parola pronunciata era “un rutto”. Succede. C’è chi ha dimenticato d’essere al governo di una grande nazione ed ha annunciato decisioni degne di Erdogan: dare per fatto l’annunciato ritiro della Concessione. Giù la Borsa (ovviamente) ma anche l’affidabilità internazionale sulla tenuta del nostro debito: se si dichiara abolita una Concessione così, senza istruttoria, contestazioni, contro deduzioni, come aver fiducia che quello stesso Stato paghi il debito pubblico che, addirittura, è meno garantito di una Concessione? Non dovrebbe succedere. Poi c’è il tre volte seduto nel Consiglio dei Ministri, Di Maio, vice presidente, ministro dello Sviluppo Economico, ministro del Lavoro, che pensa di evitare una inchiesta giudiziaria per aggiotaggio sostenendo che prima di lui il mercato si era già espresso sul titolo Atlantia; secondo l’aurea regola: meglio passare per scemo che pagare il conto. Poi c’è chi è riuscito a dar ragione a Salvini che, col suo solito stile appreso nella dura scuola dei salotti per il thè descritti nelle pagine di Jane Austen, ha rinfacciato ai dirigenti di Autostrade di essere più preoccupati a difendere se stessi che pensare ad allietare i danni provocati dalla catastrofe avvenuta, dimenticandosi di aver dichiarato un secondo prima che in un giorno così funesto per l’Italia Lui, l’uomo del destino dell’anno (in Italia ogni anno c’è chi vince l’award Uomo del Destino), una buona notizia l’aveva: soltanto 41 migranti accettati sul patrio territorio dei 170 disgraziati imbarcati su l’Aquarius. Uomo del destino un po’ debole in equivalenze. Poi il vociare indistinto delle attuali minoranze. Secondo la regola: facite ammuina: tutti chili che stanno a prora vann’a poppa e chili che stann’ a poppa vann’ a prora, sperando che confusi gli italiani non si accorgano dei meravigliosi diciott’anni passati a governare il Governo nel settore autostradale. Ah, i bei tempi nei quali la responsabile dei Rapporti istituzionali andava a rappresentare i buoni ed i saggi nei governi di Garanzia! Comunque, se non se ne accorgono tiriamo un sospiro di sollievo, sembra si possa ascoltare dall’indistinta voce dei forzitalisti e dei piddini, meno -ovviamente- dalla tromba di Renzi : “ La mia campagna elettorale non è stata pagata da Autostrade”, ha dichiarato. Anche lui come Di Maio preferisce passare per scemo, del tipo: io non ho capito che succedeva, hanno fatto e non ho preso un centesimo. Bravo! Decenni di sudditanza dello Stato non si risolvono in poche ore. Immagino che fatalmente la genesi e la formazione delle nuove Convenzioni generate dopo l’estromissione (governo Berlusconi) dell’Anas dai poteri di Concedente e Vigilante porteranno l’AG a interessanti e logiche connessioni con l’attuale stato della Rete. Lasciamo fare alla magistratura. Le decine di morti, la sofferenza dei feriti, le angosce degli sfollati, la crisi certa di essenziali attività produttive sono voci così alte rivolte al Cielo che troveranno ascolto in Terra; le furbizie saranno disposte nei cassetti che meritano nel tempo necessario. Nel frattempo chi può dica al governo che i piani straordinari non li progettano e realizzano sui social e che dopo la scomparsa del Genio Civile, la non specializzazione in materia del Genio militare, l’unica altra grande scuola di ingegneria si trova nell’Anas. L’attuale, pro tempore Amministratore dell’Anas, Armani, ha già dimostrato in questi ultimi anni la sua non competenza: a casa subito e con una dirigenza adeguata dell’azienda si provveda, come accaduto in tutte le emergenze degli ultimi novant’anni, a dar vigore e realizzare un piano straordinario. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA GRONDA E LE STELLE

di Ivo Costamagna  Machiavelli se ne intendeva: per governare, ai prìncipi servono un mito e un nemico. Ai prìncipi, non alle democrazie. Proprio lo schema applicato dai consoli Di Maio-Salvini. Il mito è la rivoluzione, la promessa del cambiamento totale. Ma si dimenticano i sindaci di Roma e Torino, niente affatto esemplari, e soprattutto si tace che la Lega ha governato 8 anni l’Italia, tra il 2001 e il 2011, proprio il periodo in cui si è bloccata la crescita economica, gli italiani si sono impoveriti e gli investimenti in infrastrutture sono crollati del 30%, manutenzione di strade e ponti inclusa. Nessuna rivoluzione, dunque, solo annunci roboanti e prove mediocri. Il nemico è dovunque: nei pensionati, nel mondo dell’impresa, nel vitalizio, nei migranti, nell’Europa. Il nemico sono le opere pubbliche, tutte le grandi opere pubbliche. Sulla Gronda di Genova, il passante alternativo al ponte caduto, Toninelli è stato chiaro in commissione al senato: non è tra le priorità. Ripassare! Un pauperismo e una mancanza di visione che ci avvicinano al baratro. Vediamo chi sarà oggi il nemico da battere, da mettere alla gogna. E però c’e un “ma” grande come una casa. Le società complesse, con fragile senso dello stato e con legami sociali logorati, quanto possono reggere se si affidano solo al rancore, al tutti contro tutti? Poco. Implodono. Il prìncipe moderno, invece, deve alimentare quella tendenza. Ha bisogno di un argomento forte al giorno per pacificare la folla (per fortuna non viviamo in uno stato di polizia), ha bisogno di processi rapidi, in piazza, per sputtanare tizio o caio anche se lo stato di diritto consiglierebbe di raccogliere prima le prove, ha bisogno di cancellare il passato, anche e soprattutto le cose buone del passato. Somigliano, i due, a certa sinistra dei primi anni ’90. Sappiamo com’è andata a finire. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IN CINA NON SI CANTA PIU’ L’INTERNAZIONALE

di Claudio Bellavita Si progetta la nuova Via della Seta, per collegare i paesi più popolosi del mondo (e anche di più antica civiltà e con grandissime risorse naturali). Mentre l’Occidente che finora ha dominato il mondo, non solo non riesce a mettersi d’accordo sul TTIP, ma sta tornando al sovranismo che ha preceduto e seguito la prima guerra mondiale, uno dei nostri periodi peggiori. Le ex colonie africane dell’Europa e le colonie di fatto degli USA in Sud e Centro America producono ondate di disperati migranti che cercano in tutti i modi e a qualunque costo di entrare nella civiltà dei consumi dell’occidente: che non pensa a vie della seta, ma a barriere fisiche, poliziesche e doganali, e si affida sempre più a governanti demagoghi e ignoranti. In questi giorni gli Usa, per quattro soldi di dazi, stanno respingendo il loro storico alleato turco verso alleanze orientali. Credo che nessuno si ricordi più in quanti pochi decenni il Giappone è passato dal medioevo a una potenza economica e militare in grado di sconfiggere la Russia zarista e poi di mettere a rischio gli stessi USA. Adesso l’ Europa affacciata sul Mediterraneo, che già non riesce a gestire il problema dei migranti, sta per vedersi arrivare addosso due problemi ancora più epocali: 1) Le dighe che la Cina sta costruendo in Etiopia per irrigare i terreni che ha comprato per farne la sua principale fattoria, ridurranno di molto il flusso del Nilo in Egitto, il secondo paese africano per popolazione, con un governo militare incapace di tutto, salvo che provvedere di stipendi militari e poliziotti che insieme pare siano più di 3 milioni. Anche l’Egitto, ridotto alla fame, si metterà sui barconi 2) Lo sfruttamento degli immensi depositi petroliferi sotto il Mediterraneo orientale, e cioè dalla Turchia all’Egitto passando per Cipro (fuori causa, il primo stato fallito dell’UE) e fronteggiando Siria (quelli che leggono i giornali italiani non han capito perchè si sono fatti tanta guerra), Libano, Israele, Gaza ed Egitto. Chissà quali aggressivi disastri combineranno gli israeliani, che hanno lo stato e l’esercito più efficiente della zona. In mezzo al Mediterraneo, a fronteggiare questi problemi epocali, ci sta l’Italia, che per l’occasione si è dotata di governanti semianalfabeti da fiera di provincia. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

NO TAP, NO TAV, NO ILVA = NO AL FUTURO

di Silvano Veronese Nelle aree a maggior sviluppo industriale vi è una carenza infrastrutturale (in particolare nella mobilità merci) che è una delle cause della nostra mancata crescita o quanto meno di una insufficiente crescita economica. Preoccupato per le prese di posizione di vari esponenti del M5S contrarie a TAV, TAP e ad altre opere pubbliche come la Pedemontana (i cui lavori sono stati rallentati), un importante esponente del distretto veneto delle calzature sportive vendute in tutto il mondo ha detto di recente : “costruiamo scarpe di alta tecnologia in 10 minuti e ci servono due ore per arrivare ad un casello di autostrada (la A4 – Torino-Milano-Venezia) o per arrivare ad una stazione FS ! “ La polemica scoppiata all’interno del governo giallo-verde su questo importante argomento rischia di produrre alla ripresa autunnale un ulteriore elemento di disincentivazione degli investimenti produttivi e quindi di un blocco all’aumento del PIL con ripercussioni negative anche per quanto riguarda il rapporto tra questo e l’andamento del deficit del debito. Se a queste posizioni ci aggiungiamo anche l’indifferenza se non l’ostilità per far ripartire e rilanciare il nostro maggior insediamento industriale nel mezzogiorno (ILVA) e la destinazione in Puglia di un importante gasdotto proveniente da Est (la cui costruzione darebbe molto lavoro e sfruttamento di tecnologie nazionali) non si può non essere preoccupati seriamente per le prospettive di ripresa per la nostra economia. E’ inutile – come fanno molti c.d. “sovranisti” nostrani accusare la Germania per le sue pretese egemoniche per quanto riguarda l’indirizzo delle politiche economiche europee ed accusarla di produrre surplus nella bilancia dei pagamenti a spese dei partners europei, se con nostre mani ci votiamo alla “decrescita felice” (come la chiamano quello sciagurato di Casaleggio e quel buffone di Grillo). Aggiungo anche, dato che a Settembre dovremo fare i conti in Europa per il rispetto dei vincoli di bilancio, che un conto è presentarsi al vertice di Bruxelles (che dovrà riformulare le regole per i bilanci dei Paesi membri) con una ipotesi di leggero sforamento del deficit ma finalizzato ad una maggiore spesa pubblica per investimenti produttivi tali da prefigurare obiettivi certi e misurabili di crescita industriale e di PIL, ed un conto è finalizzare lo sforamento ad una maggiore spesa improduttiva per interventi assistenziali e nel contempo con un blocco dei lavori pubblici già previsti ed essenziali per lo sviluppo industriale. Non solo andremmo incontro a scontate sanzioni da parte della UE per infrazione ma anche a negative reazioni dei mercati finanziari nella sottoscrizione dei titoli del nostro debito pubblico. Hanno voglia, poi, i nostri c.d. “sovranisti” e populisti parlare di complotti ai danni del nostro Paese! SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

DA MARCINELLE A FOGGIA: LA STRISCIA DI SANGUE DELLO SFRUTTAMENTO

di Franco Astengo 8 agosto 1956 – 8 agosto 2018 Ancora e sempre per non dimenticare Ancora e sempre per testimoniare la sofferenza, la fatica, il martirio del lavoro.  Non dovrà mai esserci tregua per chi sfrutta il lavoro altrui in modo ignobile e disumano. A sessantadue anni da Marcinelle assistiamo, oggi come sempre, alla realtà  dello sfruttamento del lavoro. Ancora si considera chi lotta per una società giusta come un sovversivo dell’ordine costituito, un perturbatore dei tranquilli ozi delle classi agiate. Oggi come allora. Dalle classi dominanti non arriva mai un segnale di comprensione della vastità dei delitti commessi in nome dell’indiscriminata accumulazione del profitto. Anzi verifichiamo una intensificazione, un accanimento nello schiacciare i più deboli, come dimostra la vicenda dell’emigrazione.  Un accanimento che i Governi agevolano e i possessori dell’informazione non solo giustificano ma anzi esaltano in un crescendo di inaccettabile mistificazione. Emergono così istinti di persecuzione razzistica che fanno presa sui comportamenti di massa in una dimensione molto pericolosa. Oggi qualcuno farà finta di piangere lacrime di coccodrillo. Da Marcinelle a Foggia questa striscia di sangue non ci richiama semplicemente al lutto e al dolore. La memoria di Marcinelle ci richiama all’eternità insuperabile della lotta di classe per l’emancipazione sociale, alla lotta contro l’insopprimibile realtà dello sfruttamento che nessuna evoluzione tecnologica riuscirà a cancellare. Non possiamo cancellare le idee di rivolta per sovvertirne il corso soffocatore della dignità umana e scolpire per sempre nella nostra memoria episodi come questo risulta necessario per andare avanti nel corso della storia. La tragedia di Marcinelle però continua nel tempo a dimostrazione di quanto fin qui sostenuto al riguardo dell’eterno sfruttamento della povera gente. Ecco di seguito l’ultimo fatto luttuoso che colleghiamo idealmente proprio a quanto avvenuto in Belgio sessantadue anni or sono: “Ennesima tragedia della strada nel foggiano. Dodici persone, tutte migranti, sono morte nell’incidente stradale avvenuto nel pomeriggio di lunedì 6 agosto, lungo la statale 16 all’altezza dello svincolo per Ripalta, nelle campagne di Lesina. Un furgone con targa bulgara con a bordo tutti passeggeri extracomunitari, si è scontrato frontalmente con un camion carico di farinacei. I migranti, prevalentemente africani, così come già accaduto  non avevano con sé documenti di riconoscimento, pertanto risulta difficile l’identificazione. Una tragedia, dunque, che avviene a distanza di pochi giorni dall’altro sinistro stradale mortale avvenuto lungo la provinciale 105 tra Castelluccio dei Sauri e Ascoli Satriano dove sono deceduti 4 braccianti agricoli  impegnati nella raccolta del pomodori.” “PROLETARI DI TUTTI I PAESI UNITEVI !” Ricordiamo sinteticamente i fatti di Marcinelle: Una delle più gravi tragedie minerarie della storia si verificò l’8 agosto 1956, nella miniera di carbone di Bois du Cazier (appena fuori la cittadina belga di Marcinelle) dove si sviluppò un incendio che causò una strage. 262 minatori morirono, per le ustioni, il fumo e i gas tossici. 136 erano italiani. Causa dell’incidente fu un malinteso sui tempi di avvio degli ascensori. Si disse che all’origine del disastro fu un’incomprensione tra i minatori, che dal fondo del pozzo caricavano sul montacarichi i vagoncini con il carbone, e i manovratori in superficie. Il montacarichi, avviato al momento sbagliato, urtò contro una trave d’acciaio, tranciando un cavo dell’alta tensione, una conduttura dell’olio e un tubo dell’aria compressa. Erano le 8 e 10 quando le scintille causate dal corto circuito fecero incendiare 800 litri di olio in polvere e le strutture in legno del pozzo. L’incendio si estese alle gallerie superiori, mentre sotto, a 1.035 metri sottoterra, i minatori venivano soffocati dal fumo. Solo sette operai riuscirono a risalire. In totale si salvarono in 12. Il 22 agosto, dopo due settimane di ricerche, mentre una fumata nera e acre continuava a uscire dal pozzo sinistrato, uno dei soccorritori che tornava dalle viscere della miniera non poté che lanciare un grido di orrore: «Tutti cadaveri!». Ci furono due processi, che portarono nel 1964 alla condanna di un ingegnere (a 6 mesi con la condizionale). In ricordo della tragedia, oggi la miniera Bois du Cazier è patrimonio Unesco. La tragedia della miniera di carbone di Marcinelle è  stata soprattutto una tragedia degli italiani immigrati in Belgio nel dopoguerra. Tra il 1946 e il 1956 più di 140mila italiani varcarono le Alpi per andare a lavorare nelle miniere di carbone della Vallonia. Era il prezzo di un accordo tra Italia e Belgio che prevedeva un gigantesco baratto: l’Italia doveva inviare in Belgio 2mila uomini a settimana e, in cambio dell’afflusso di braccia, Bruxelles si impegnava a fornire a Roma 200 chilogrammi di carbone al giorno per ogni minatore. Il nostro Paese a quell’epoca soffriva ancora degli strascichi della guerra: 2 milioni di disoccupati e grandi zone ridotte in miseria. Nella parte francofona del Belgio, invece, la mancanza di manodopera nelle miniere di carbone frenava la produzione. Così si arrivò al durissimo accordo italo-belga. Tra il 1946 e il 1956, quasi 500 operai italiani trovarono così la morte nelle miniere belghe, senza contare il lento flagello delle malattie d’origine professionale, tra cui la silicosi che mieterono vittime ancora per decenni, in molti casi senza alcun riconoscimento delle malattie professionali. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

L’IMPREVISTA RESILIENZA DEL GOVERNO CONTE

di Walter Galbusera – Fondazione Anna Kuliscioff Un tempo Pierre Carniti, che con Bruno Trentin e Giorgio Benvenuto guidava la mitica Federazione unitaria dei metalmeccanici, quando voleva dimostrare che le cose ritenute difficili, se non impossibili, si potevano, comunque, realizzare, faceva l’esempio del calabrone: considerato il suo peso e la sua apertura alare, non dovrebbe poter volare, ma siccome lui non lo sa, vola comunque. Forse l’esempio si può adattare al Governo 5 stelle-Lega, perché, nonostante, la contraddittorietà dei programmi elettorali e la diversità della base sociale di queste due forze politiche, ad onta di pessimisti e  avversari dubbiosi circa la possibilità che la maggioranza attuale “mangi il panettone”, non si intravvedono ancora lacerazioni insanabili tali da affondare il premier Giuseppe Conte. Del resto, se si dà un minimo di valore ai sondaggi, c’è da prendere in considerazione l’ipotesi, fino a poco tempo fa impensabile, che una nuova consultazione elettorale possa rafforzare l’attuale maggioranza. Vale anche l’ipotesi che, per ragioni tattiche o per motivi politici, una parte delle opposizioni non siano del tutto ostili ad alcune scelte del Governo. In assenza di convincenti e coerenti nuove basi programmatiche, principale condizione per costituire possibili alternative, non si rischia nulla (se non la credibilità) a tenere aperto una sorta di piano “B” che consiste nel faticoso (forse, ormai, impossibile) tentativo di ricostruire lo schieramento di centrodestra o di dar vita ad una sinistra in cui il Pd recuperi una parte importante dei grillini e, soprattutto, dei loro voti. Ma, salvo smentite clamorose, come potrebbe avvenire per la Rai, lo  “Spoil system” è un collante troppo forte a cui rinunciare. Se non interverranno fattori esterni, come le manovre speculative che in passato misero in ginocchio il Governo di Silvio Berlusconi, l’alleanza 5 stelle-Lega ha trovato il modo di convivere con i “ministri di garanzia”, concordati con il presidente Sergio Mattarella, riaffermando, da una parte l’avvio immediato dei contenuti del “Contratto di Governo” e, dall’altra, distribuendone gli effetti nel medio-lungo periodo secondo le disponibilità finanziarie. Per le questioni più complesse come Tav e Tap, impossibili da cancellare, si discuterà di possibili modifiche per rendere meno indigesto il piatto all’ala più radicale dei 5 stelle. Per l’Ilva la disponibilità di Mittal a ridiscutere investimenti ambientali e di livelli occupazionali, fornisce a Luigi Di Maio un “assist” di tutto rispetto, mentre sarebbe impraticabile realizzare un impianto, analogo per capacità produttiva a quello esistente, ma alimentato solo a gas, così come sostenuto dal Governatore Michele Emiliano. Matteo Salvini è divenuto, nel frattempo, l’architrave degli equilibri, a lui si rivolgono coloro (tra cui giornalisti e imprenditori) che hanno favorito il tracollo delle forze politiche non “sovraniste” e che ora sono preoccupati della situazione. Il ministro degli Interni ha gestito. con molta determinazione. il tema degli immigrati, sulla via aperta dal precedente inquilino del Viminale Marco Minniti (per altro oggetto degli strali di una parte del Pd) e, fatta salva qualche uscita sgangherata tipica del personaggio, ha dato la sensazione di poter governare una materia assai complicata. A questo si aggiunge il progetto, in fase di preparazione, di sgombero delle case occupate illegalmente nei grandi centri urbani. In questi giorni in un quartiere periferico di Milano un 75enne che abita in un edificio di case popolari non è riuscito a tornarci e ha dormito sul pianerottolo perché, essendo uscito di casa per alcune ore, un individuo era entrato ed aveva sostituito la serratura. Al mattino la polizia ha arrestato l’occupante (caso assai raro) e restituito la casa all’anziano. Non è la prima volte che accade, ma non facilmente si ritorna subito in possesso dell’abitazione. Se l’occupazione delle case pubbliche, fenomeno largamente sottovalutato dalla sinistra e gestito da un racket, fosse considerata, come è in effetti, un reato grave al pari di una rapina e gli occupanti fossero non solo sgomberati ma anche arrestati, la musica cambierebbe. Su questo Matteo Salvini sta preparando una campagna di “ordine pubblico” che non potrà che essere apprezzata dagli abitanti delle periferie che, più che essere oggetto di analisi sociologiche o di “visite pastorali” hanno bisogno di fatti concreti che possano migliorare le loro condizioni di vita. Non sfuggono gli aspetti anche propagandistici di questa iniziativa, ma queste sono le regole del gioco. Sarà in grado, per esempio, il Partito democratico, in una città in cui il lavoro del sindaco Beppe Sala è complessivamente apprezzato, di costruire un grande progetto per finanziare e costruire nuovi quartieri di case popolari? Alla rabbia e alla delusione dei cittadini che utilizzano il voto (o l’astensione) come arma di difesa e di protesta non si può rispondere solo con la condanna del “populismo”, che è stato peraltro spesso utilizzato largamente proprio  da coloro i quali oggi lanciano l’allarme. Né si può distribuire una ricchezza che non si produce. Per questo occorre recuperare e diffondere valori, come quelli del merito e della responsabilità senza cui sarebbe difficile garantire forme di solidarietà efficaci, e costruire progetti coerenti e sostenibili che restituiscano alle forze politiche identità e trasparenza su cui ogni opposizione può far nascere un’alternativa alla guida democratica di un paese. Tanto più se si deve concorrere anche a rifondare su nuove e realistiche basi l’Unione Europea.   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

“LA FILOSOFIA DELLA SCOSSA”

di Nunziante Mastrolia Qualche giorno fa ero in macchina e mentre guidavo ad un certo punto dalla Radio spunta Mentana e commenta i dati sulla disoccupazione e dice, sottolineando che lo ripete da anni, che a questo paese serve una scossa. All’interno della filosofia della scossa (terapie shock, piani Marshall a destra e a manca sono sinonimi) si muovono anche i grillini di lotta e di governo che parlano di investimenti in deficit ad alto moltiplicatore (beati loro che sanno quali sono). Persino Giorgio La Malfa, storico amico di Paolo Savona (chi va con lo zoppo impara a … etc), e figlio di quel mondo laico e liberale che va da Raffaele Mattioli, ad Adolfo Tino, a Cuccia, e a Ugo La Malfa a cui De Gasperi affida la macchina economica del paese, sul Corriere del 30 luglio sostiene la necessità di fare debito per rilanciare l’economica. La cosa stupisce, ma forse si spiega con il fatto che anni fa La Malfa ha scritto una bella biografia di Keynes. Forse proprio da Keynes bisogna ripartire. Se uno si prende la briga di leggere (e per inciso è anche un lettura gradevole) la Teoria Generale dell’Occupazione, del Credito e della Moneta, scopre cose interessanti. L’obiettivo dichiarato di Keynes è quello di capire che cosa determini il livello dell’occupazione. Keynes sostiene che, come è noto, l’occupazione dipende dalla domanda aggregata. Ma quest’ultima da che dipende? Da quanti soldi uno ha in tasca da spendere? No. Dalla stabilità del posto di lavoro? Falso. Dal livello tecnologico? Signor no. “In ogni momento il livello dell’occupazione – scrive Keynes – dipende in un certo senso, non soltanto dallo stato dell’aspettativa esistente, ma dagli stati di aspettativa esistiti in un certo periodo trascorso. Ne segue […] che si può correttamente aff ermare che l’occupazione presente è governata dalle aspettative presenti, e al tempo stesso dagli impianti presenti” (Teoria Generale, p. 234). Dunque il motore immobile di ogni cosa sono le aspettative sul futuro. E di cosa sono fatte queste aspettative? “Una larga parte delle nostre attività positive – scrive Keynes – dipende da un ottimismo spontaneo piuttosto che da un’aspettativa in termini matematici, sia morale che edonistica o economica”. Può accadere a volte che queste aspettative, anche improvvisamente, cambino di segno e le persone iniziano a vedere tutto nero nel futuro. A quel punto i consumatori, pur avendo le tasche piene di soldi non spendono più, e gli imprenditori non investono più per ammodernare vecchi impianti o per espandere le loro attività produttive. Ma non finisce qui. I consumatori non consumano, le imprese licenziano, l’aumento della disoccupazione porta ad una ulteriore riduzione dei consumi e il sistema si avvita su se stesso e va in blocco. Ecco allora scrive Keynes, che serve qualcuno che faccia ripartire il tutto e cambi di segno alle aspettative collettive. Quel qualcuno dal quale ci si può attendere “un grosso impulso iniziale” (Come uscire dalla crisi, p. 110) è la mano pubblica: “in periodi di crisi la spesa pubblica finanziata da debiti è l’unico mezzo sicuro per ottenere l’aumento della produzione a prezzi costanti” (Come uscire dalla crisi, p. 111). Tutto chiaro? La spesa pubblica in deficit interviene come un defibrillatore, in particolari e precisi momenti per riattivare il sistema economico che è andato in blocco a causa delle aspettative negative sul futuro. Il deficit non è, dunque, una costante, non serve a produrre crescita economica, la mano pubblica non può sostituirsi a quella privata e può essere usato solo come strumento anti-ciclico. Al contrario, quando le cose vanno bene, si mette il fieno in cascina, per usare un’espressione di Guido Carli riferita all’aumento delle riserve auree della Banca d’Italia nella fase del boom economico. C’è un’ultima considerazione da fare. Le scosse funzionano se il corpo è sano, se è malato si rischia di fondere il defibrillatore. Tra i paesi sviluppati, noi siamo quello con meno laureati, e in proporzione con meno laureati in materie scientifiche. Siamo il paese con la più bassa produttività e con il più alto numero di giovani nullafacenti (che non lavorano e non studiano) e quello che legge meno. Secondo i dati dell’Associazione Italia Editori l’Italia registra la più bassa percentuale di lettori a confronto con le altre editorie: la media italiana si attesta sul 40,5% nel 2016, ben al di sotto del 62,2% della Spagna, del 68,7% della Germania, del 73% negli Stati Uniti, dell’83% del Canada, dell’84% della Francia fino al 90% della Norvegia. Tutto ciò all’interno di un modello economico che è trainato proprio dalla conoscenza. Di fronte a questa situazione la filosofia della scossa che cambia di segno alle cose, del colpo d’ala che ci risolleva in un attimo riportandoci dalla polvere alle stelle in un baleno, della botta di fortuna che ci fa ricchi (forse non è una caso che siamo anche tra i paesi che giocano di più) è solo una versione diversa dello sciagurato mito della furbizia italica. È anzi la misura della nostra arretratezza e del fatto che ignoriamo che per poter prosperare serve impegno, lavoro, costanza, serietà nel lungo periodo, altrimenti si fa come quello studente che all’Università per tutto il semestre non fa nulla e la sera prima dell’esame prova a recuperare leggiucchiando qua e là. La bocciatura è certa e Mentana dovrebbe saperlo, se solo avesse fatto l’università. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

DEMOCRAZIA, ELEZIONI E RETE

di Angelo Sollazzo Resta difficile meravigliarsi del continuo bombardamento di notizie che provengono dal Movimento 5Stelle, che disquisiscono sui fondamentali della democrazia e   della rappresentanza popolare. Il guru fondatore del Movimento, comico di professione, Beppe Grillo, ha avuto da  argomentare sulla crisi della democrazia rappresentativa affermando che la stessa va sostituita con macro-referendum attraverso la Rete e che il Parlamento ha da tempo esaurito le sue funzioni. Se tali affermazioni fossero state  fatte dieci anni fa, ci sarebbe stata una mobilitazione massiccia delle forze politiche, del sindacato e della società civile per protestare contro una simile bestemmia. Se ciò fosse avvenuto 30 o 40 anni fa avrebbe provocato dei moti di piazza con manifestazioni violente e probabilmente con morti e feriti. Oggi se ne parla a malapena, sembra più un argomento da circolo culturale che un attacco vero e proprio alla Costituzione ed al popolo sovrano. Ma andiamo in ordine. Dice il comico che anche il suo movimento pur prendendo il 30 per cento dei consensi, in effetti rappresenta solo il 15% per cento degli italiani in quanto si è recato al voto solo la metà degli elettori. Sull’effettivo peso della loro rappresentanza non vi è dubbio che hanno ragione. Anche il noto guascone Matteo Renzi, quando ebbe un successo notevole alle elezioni europee, con il suo 41%, in effetti rappresentava la metà dei voti racimolati. Ma la lezione non servì a nulla visto che il venditore di pentole fiorentino ha continuato a inanellare una serie di errori marchiani , facendoli passare per grandi riforme, ed in tal modo provocando la distruzione del suo Partito e della sinistra italiana. Se abbiamo purtroppo al Governo dei dilettanti allo sbaraglio, guidati proprio da un comico, risulta chiaro che tali risultati sono il frutto di una legislatura condotta nel peggiore dei modi, con un Governo che è stato in grado di scontentare proprio tutti. Ciò non significa giustificare o assolvere Berlusconi. In quel caso si trattava di pura politica-spettacolo, con interventi  spesso inutili e certamente  non  in grado di assolvere al ruolo di un Governo liberale. Quindi Berlusconi prima e Renzi dopo hanno partorito il Movimento 5Stelle con  personaggi del calibro di Di Maio, Di Battista e Toninelli. Per non parlare degli altri illustri loro colleghi. Siamo proprio alla frutta!!! Si propone, in altri termini, che per gestire la cosa pubblica, per fare il bene comune, sarebbe bastevole utilizzare la Rete Internet ed interrogare attraverso essa tutti i cittadini sulle questioni che si presentano volta per volta. Insomma niente più riunioni interminabili , niente leggi da approvare, niente bilanci, niente provvedimenti attuativi, pensa a tutto la Rete. Ci sarebbe da sghignazzare dalle risate se ciò non fosse vero. Di Parlamento superato, di democrazia inutile, di rappresentanza popolare non adeguata, non ne ha parlato il solito deputato peone che si ritrova in Parlamento  per caso, ma sono le tesi politiche del capo carismatico del Movimento Beppe Grillo e del grande manovratore ed ispiratore della tecno-politica Casaleggio. I fondamentali della civiltà, della libertà, della democrazia e della Costituzione sono tutti da buttare nel secchio dell’immondizia. Una piccola dimenticanza: i milioni di italiani che non ne voglio sapere di utilizzare internet, dal contadino che abita in cima alla montagna calabrese dell’Aspromonte, al falegname veneto che lavora in qualche piccolo borgo, all’intellettuale che intende continuare a scrivere con la sua olivetti 22, questi come li consideriamo? Razza inferiore, menomati mentali, nemici dell’umanità od altro, visto che ad essi non verrebbe consentito di dire la propria sulle questioni di interesse generale. Elezioni nulla, ma referendum con il computer, magari gestiti dalla piattaforma Rousseau. E’ vero che  con l’alleato Salvini una mezza idea di selezionare gli esseri umani per razza o colore sta cominciando ad affacciarsi. Ma perdinci la sinistra dov’è? Le lotte  dei lavoratori, sotto la neve e  la piaggia, con il gelo e con il freddo, camminando a piedi o sui treni sgangherati, gli scontri di piazza per far valere i propri principi ed i valori dell’uguaglianza, tutto archiviato e dimenticato? Dovremmo morire in un Paese guidato da un comico arruffone? Proprio no. La sinistra chiuda i vecchi Partiti logori ed impresentabili e costruisca un nuovo soggetto politico socialdemocratico in modo da riportare al voto la metà del popolo elettorale che oggi si astiene e possa tornare a credere su valori ed ideali che hanno fatto grande l’Italia. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ALLA SINISTRA SERVE RITROVARE UNA FORZA SOCIALISTA

di Umberto Uccella* Concordo con una serie di considerazioni fatte da Egidio Zacheo, nell’articolo ieri su Quotidiano, circa lo stato confusionale della sinistra italiana. La prima attiene alla qualità della sconfitta del 4 marzo. E una sconfitta culturale prima ancora che politica ed elettorale. Prova ne sia che la retorica sociale dei 5Stelle e quella securitaria della Lega siano entrate come coltello nel burro anche in parti cospicue di elettorato di sinistra. Al Sud come nel Centro-Nord del paese. E questo richiama l’impianto di valori e di idealità su cui la sinistra ha poggiato le basi, ma, soprattutto, la sua concreta politica di questi anni. La sconfitta della sinistra viene da lontano. Certo. Altrimenti non avrebbe quel carattere così devastante che reclama una rivisitazione di fondo delle sue coordinate ideali e culturali. Riguarda l’Europa e la dimensione internazionale. E viene dalla sua impreparazione ad affrontare una globalizzazione che, affacciatasi come una liberazione di grandi paesi e di grandi masse che facevano irruzione sulla scena mondiale, sui mercati con nuovi consumi e nuovi stili di vita, si è rapidamente risolta in un dominio pressocché incontrastato delle grandi concentrazioni finanziarie. Persino l’economia reale ha pagato dazio ad un sistema in cui si rompeva la relazione tra ricchezza e valore delle merci e dei servizi. Di qui, quel vuoto di protezione avvertito dalle fasce più deboli e da una parte consistente di ceto medio che è l’altra faccia della medaglia della subordinazione della sinistra alle politiche neoliberiste e agli establishment economici e finanziari. Ma la sconfitta, in Italia, ha una torsione peculiare. Il renzismo ha declinato quel contesto rimasticando un blairismo residuale con l’obiettivo di trasformare al Pd in una formazione sovrapponibile a Forza Italia. Un partito-centrista, di ispirazione liberaldemocratica, che annettesse la sinistra in una posizione di mera subalternità allo sfondamento verso altri lidi. E, così, la politica dei suoi governi, dalla scuola al mercato del lavoro, dalle disposizioni sul fisco alla riforma della pubblica amministrazione, fino a quella costituzionale, ha scosso in profondità la sostanza dell’insediamento sociale su cui la sinistra si era storicamente fondata. Ecco perché l’Italia, oggi, è l’unico grande paese europeo con un governo che combina tutti e due i populismi che sono penetrati anche -e in profondità- nel varco che essa ha lasciato aperto. Se così è, il compito è di quelli che fanno tremare le vene nei polsi. E non lo risolve il Pd, come non lo risolve il percorso di LeU verso la formazione del nuovo partito. Intanto, perché il Pd resta molto al di qua di un’analisi delle ragioni di fondo della sconfitta e prefigura il solito cammino congressuale fatto di tempi lunghi e di stanche chiamate ai gazebo. E, poi, perché il percorso di Liberi e Uguali può incagliarsi in una prospettiva minoritaria, che attesti definitivamente il suo carattere di puro cartello elettorale di flebile testimonianza. Che cosa significa? Che la sinistra, per riprendersi, non abbia bisogno né del Pd, né di un nuovo partito? E che le sue opportunità risiedano, ormai, fuori dai tradizionali soggetti politici? E che siano, dunque, affidate a movimenti esterni o all’ausilio di una robusta ripresa di relazioni culturali, associative, civiche? Certo, anche questo. E credo, soprattutto, occorra un ricorso ampio ad una intellettualità da troppo tempo, a torto o a ragione, in silenzio. Perché in dissenso o perché anch’essa spiazzata dall’incalzare di un altro tempo che scandisce nuove priorità e nuove pulsioni che capovolgono la tradizionale scala di valori della sinistra: libertà, democrazia, eguaglianza, solidarietà. Ma serve il soggetto politico. Che è condizione perché la stessa cultura torni a mobilitarsi. E perchè quella stessa intellettualità torni ad elaborare idee che innovino l’asse dei valori e che rispondano alla domanda che attiene all’utilità stessa della sinistra, della sua identità, della sua funzione, del suo insediamento sociale profondo. All’indomani della più grande crisi dell’ultimo secolo e di uno sconvolgimento di fondo dei parametri economici, sociali e civili su cui si è retto gran parte del Novecento. E, allora, quale soggetto politico? Non basta il Pd e non basta un cartello elettorale alla sua sinistra. Deve ritornare in campo una forza socialista. Un partito che abbia l’ambizione di rappresentare il lavoro e i lavori. Che solleciti anche un profondo rinnovamento del sindacato. Un’alleanza dei produttori contro rendite e parassitismo. Che scommetta sull’Europa e su un suo più spinto processo di integrazione politica come il paradigma di ogni progetto di contenimento della grande finanza e di nuova governance dell’economia. A questa altezza si dimostra consapevolezza di ciò che è avvenuto in questi anni e delle conseguenze del risultato del 4 marzo. Occorre dare vigore a quella consapevolezza anche a costo di nuove scomposizioni. Che richiamano nuove e più avanzate ricomposizioni. La sinistra non serve agli occhi di grandi masse di popolo se non rimette in moto una prospettiva di governo. Che parta da un’opposizione intelligente, non cieca e ottusa, all’attuale compagine ministeriale, e che, per cultura politica, programmi e indirizzi, sappia indicare la strada di un nuovo centrosinistra in grado di competere per vincere. L’interrogativo, dunque, torna al Pd. Che è ad un bivio drammatico. Renzi e i suoi continuano ad indicare in una sorta di macronismo all’italiana la prospettiva del partito. Curiosamente, proprio nella fase calante di Macron nel suo paese. Chi, però, vuole ricostruire sinistra e centrosinistra, quella scelta non può condividerla. E queste due cose non si tengono in due contrapposte mozioni congressuali dello stesso partito. *Umberto Uccella già segretario provinciale di Lecce dei Democratici di Sinistra SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it