di Ezio Iacono – Ufficio di Presidenza Socialismo XXI | E son trascorsi poco più di 40 anni… Giusto ieri, sono trascorsi ben 42 anni dall’ articolo pubblicato su “La Repubblica” a firma di Italo Calvino, anche se, sotto taluni aspetti, appare essere attuale. Premesso che non condivido le posizioni di coloro i quali fanno del moralismo una ragione di vita, o invocano una “diversità” come se fosse un mantra che, il più delle volte, appare essere come infondata e conseguentemente ipocrita…”falsa e bugiarda“, sosterrebbe il Sommo Poeta. In nome dell’onestà, purtroppo, è spesso accaduto che si condannasse, come purtroppo è avvenuto nel corso della stagione di Mani Pulite, un sistema nel suo complesso, piuttosto che condotte personali che, in quanto tali, dovrebbero essere individuate, indagate e, solo nel caso di gravi indizi di colpevolezza, oggetto di un processo, nel pieno rispetto dell’ordinamento giuridico e della nostra Costituzione, ove viene sancito che la responsabilità penale è personale. È patente che proprio al prevenuto deve necessariamente essere riconosciuta ogni garanzia tesa a dimostrare che la presunzione di non colpevolezza (art. 27, c.2 Cost.) è un principio concreto, piuttosto che un tema da declamare a giorni alterni o, peggio ancora, secondo le convenienze, piuttosto che nei convegni o nelle aule universitarie. Eppure, c’è un chi, come il Dott. Davigo, con protervia continua ad affermare che l’assolto è un colpevole che è riuscita a farla franca(sic!) Ed invero, i ” centri di potere” citati da Calvino sono sempre presenti nella nostra società e continuano ad essere gli alfieri dell’esercizio del potere per il potere, con un approccio neocorporativista che continua ad essere teso a salvaguardare le sempre più cristallizzate rendite di posizione. Vi sono, infatti, ceti autoreferenziali che appartengono ad una certa magistratura – diventata sempre più Potere, piuttosto che ordine, come previsto nella carta fondamentale della Repubblica-, così come a taluni ambienti di Confindustria o dei Sindacati, come a certe fasce degli ordini professionali, che possono recisamente essere ascrivibili ai ” centri di potere” citati da Calvino. Non sono forse anche queste “caste” che impediscono il regolare svolgimento della dialettica democratica? Non è forse possibile riscontrare anche in talune condotte dei neocorporativisti l’emergere nel Paese del disinteresse di buona parte del corpo elettorale, come dimostrano tristemente le percentuali di astensione, con un trend sempre più in ascesa? Una buona politica degna di tal nome, ancorata necessariamente alle identità culturali, piuttosto che ad un mainstream più o meno sfumato, dovrebbe limare le distanze tra chi legittimamente esercita il potere ed i governati, i quali, a cominciare da coloro i quali sono nati indietro, devono necessariamente essere portati avanti, come sosteneva il Compagno Nenni. Credo che anche questo aspetto debba essere uno dei pilastri del Socialismo del XXI secolo, oltre che una delle ragioni di un vero partito avente un chiaro orientamento socialista. E tali ragioni dovrebbero essere ancor più concrete in un periodo così tragico, come quello che stiamo vivendo, ove alcuni ” centri di potere” stanno perdendo ogni riferimento razionale, come dimostrato da una proditoria e drammatica invasione voluta da un autocrate come Putin. L’equilibrato rapporto tra il Potere e la Democrazia, quindi, deve necessariamente essere inteso non soltanto come l’ambito nel quale l’antagonista è costretto a retrocedere; occorre intendere la buona politica e la democrazia come valori storicamente universali, così da riprendere il sentiero et della Giustizia et della Libertà, valori imprescindibili sui quali fondare un’originale società, ove il Potere sia regolato, oltre che rispettoso dei valori democratici. Ciò costituisce forse un’utopia? È probabile! Perlomeno mi sia consentito sostenere che, nel richiamare l’onestà nel rapporto tra Potere e Democrazia, ho la fortuna di identificarmi in un filone politico – culturale che ha analizzato queste problematiche delicate e sempre attuali, oltre che consapevole della necessità di continuar ad interrogarci anche nel futuro sulle ragioni del Socialismo, inteso come anelito di emancipazione collettiva. Penose, invece, appaiono le condotte di coloro i quali invocano l’onestà come se fosse un corpo contundente, magari dopo aver proclamato da un balcone l’abolizione per decreto della povertà; come altrettanto preoccupante è la posizione di coloro i quali, interpreti di una destra becera e securitaria, proclamano l’onestà rinfacciandola agli altri, in particolar modo agli ultimi ed ai ceti popolari presenti nella società, ed anche per questo meritevoli di condizioni inumane e degradanti e passibili di pene che non rieducano. Basta” buttare via la chiave” della cella, così da risolvere ogni problema… Allegato: SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it