NON ARRENDERSI AL TAGLIO DEL PARLAMENTO: E’ INCOSTITUZIONALE!
di Felice Besostri | CONCORDO con il documento della presidenza per quello che c’è, ma vi è un’omissione importate. Dare per scontata la legittimità costituzionale del taglio del parlamento per come è stata fatta, in violazione dei principi affermati con la sentenza della Corte Costituzionale n. 146/1988. Anche le norme di rango costituzionale sono soggette al controllo di costituzionale, altrimenti l’art. 139 Cost. non avrebbe senso. In case ad esso non solo non si può restaurare la monarchia, quale che sia la casa regnante, ma neppure la Repubblica Sociale Italiana. La revisione costituzionale viola l’art. 3 Cost. il principio di uguaglianza dei cittadini non solo in generale, ma anche in materia elettorale, sia come elettorato attivo ex art. 48 Cost., che passivo ex art. 51 Cost. anche sotto il riequilibrio di genere (6 seggi uninominali tutti in Trentino-A.A.) nel Senato, pertanto un principio supremo immodificabile secondo la giurisprudenza costituzionale sopra citata. L’election day è stato stabilito dal governo ed è passato solo per un voto di fiducia sull’art. unico di conversione del decr. legge del 20 aprile 2020 n, 26 convertito con modificazioni dalla L. 19 giugno 2020, n. 59 (in G.U. 19/06/2020, n. 154) e pertanto per la prima volta nella storia repubblicana per i voti di fiducia su norma elettorale in violazione dell’art. 72 c.. 1 e 4 Cost. I 3 voti di fiducia alla Camera (Boldrini presidente) sulla legge elettorale n. 52/2015 e gli 8 sulla l.n. 165/2017, di cui 3 Camera, sempre Boldrini, e 5 Senato erano stati dati su singoli articoli dalle Camere, mentre in caso di articolo unico di conversione con il voto di fiducia le Camere si sono escluse. l’esito referendario non ha modificato l’art. 1 c. 2 Cost, che per gli immemori è bene trascrivere: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Neppure una maggioranza del 99, 99% può violare la Costituzione!!! L’Ufficio Centrale per il referendum non si è ancora pronunciato sul reclamo ex art. 23 della legge n. 2 352/1970, in pubblica pubblica adunanza, con l’intervento del procuratore generale della Corte di cassazione, ex art. 22 legge n. 352/1970. Dalla tabella 9 allegata potere vedere che mentre alla Camera il quoziente per eleggere un deputato nelle 4 circoscrizioni lombarde non differisce molto da quello della circoscrizione Trentino A.A./Suedtirol 152mila v. 147mila, al Senato è intollerabile 313mila versus 168/175mila (media 171.500), peggio va a un calabrese che elegge 6 senatori come un trentin-sudtirolese, ma sono il 90% in più. E’ presto per abbandonare la contestazione, se non resto solo vorrei andare avanti. Puntare sulla legg elettorale è poco: guardate la tabella 2 senza che se ne accorgesse nessuno al senato sono stati rubati 16 seggi al proporzionale per passarli al maggioritario. Pax et Bonum vobis. ************** Per un rilancio della nostra iniziativa Malgrado condizioni pesanti contrarie il risultato del referendum costituzionale sul taglio del Parlamento ha visto non solo la vittoria del Si ma anche una importante affermazione del No, che con oltre il 30 % dei consensi ha reso evidente che il contrasto al populismo e alla demagogia è non solo doveroso ma possibile. La campagna del No è stata un importante contributo alla vitalità della nostra democrazia, ha costretto il Si ad impegnarsi nella campagna elettorale, ha impedito che passasse sotto silenzio un appuntamento di grande rilievo costituzionale come il referendum, evitando un plebiscito, e ha mobilitato energie rilevanti in tutto il Paese a sostegno della Costituzione e dei suoi istituti fondamentali, come il parlamento. Non sono bastati una campagna di informazione preventiva che puntava a dare per scontata la vittoria del Si e quindi l’inutilità del referendum, né lo squilibrio dell’informazione radiotelevisiva a sostegno del Si, né l’imposizione di una brevissima campagna elettorale condizionata dalla presenza di altri appuntamenti elettorali negli stessi giorni, né il disimpegno di altri a contrastare populismo e demagogia antiparlamentare. Ha pesato negativamente l’inadeguatezza di questo Parlamento rispetto al ruolo centrale che la Costituzione gli assegna come rappresentante dei cittadini, per i deficit dei partiti spesso ridotti a comitati elettorali, grazie a leggi elettorali che dal “Porcellum” ad oggi hanno sottratto ai cittadini la scelta diretta di chi eleggere consegnando questo potere ai capi partito. Noi abbiamo difeso il ruolo del Parlamento previsto dalla Costituzione, in contrasto con l’uso smodato e improprio dei Decreti legge, dei voti di fiducia, dei maxi emendamenti, a cui il M5Stelle vorrebbe aggiungere il vincolo di mandato oggi escluso dall’articolo 67 della Costituzione, e lo abbiamo fatto malgrado l’evidente inadeguatezza della sua attuale qualità e della scarsa capacità di operare con autonomia, onore e responsabilità. Non ci siamo chiesti se la vittoria del No era certa ma se era giusto impegnarsi per affermarne le ragioni. Il No ha avuto risultati importanti nei grandi centri urbani, in particolare nel nord e nelle aree dove era meno difficile far passare il nostro messaggio controcorrente, tra i giovani che sono stati una risorsa importante per il No – in maggioranza tra gli studenti – e in partiti che pur dichiarandosi per il Si hanno dovuto fare i conti con importanti posizioni interne per il No. Il risultato è che il No è passato dal 10 % dei primi sondaggi ad oltre il 30%. Non nascondiamo che a differenza del 2016 settori sociali fondamentali, colpiti dalla crisi causata dalla pandemia, non si sono impegnati nello stesso modo, come ad esempio parte del mondo del lavoro e i sindacati, mentre altre associazioni, a partire da Anpi e Arci, si sono impegnate per il No. Questo è anche il frutto di anni in cui si è sedimentato un pensiero utilitaristico, teso al risultato immediato e accompagnato da interessate campagne di destrutturazione dei valori civili e costituzionali. Per questo il messaggio del taglio del Parlamento – emblematica la sceneggiata del taglio delle poltrone davanti alla Camera – per quanto inaccettabile era semplice ed immediato, mentre le argomentazioni del No non avevano la stessa immediatezza ed apparivano contraddette da una crisi di credibilità del parlamento attuale. La vittoria del Si non ha affatto stabilizzato …
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