CONVEGNO SULLA SANITA’
PROMUOVERE LA SALUTE DOPO IL CORONAVIRUS Prima Parte E’ il nostro modo di “vedere” il sistema sanitario, ma soprattutto la tutela della salute che dovremo cambiare, dopo questa tragedia . Salute e sistema sanitario non sono la stessa cosa . Da anni sappiamo (ironia della sorte dirlo oggi,ma gli indicatori oggettivi dicono questo) che l’Italia,almeno sino a marzo 2020, è stato uno dei Paesi più sani al mondo,il secondo nel 2019 dopo la Spagna. Lo diceva il BLOOMBERG INDEX (sulla base di indicatori precisi,dalla mortalità infantile a quella adulta, alla aspettativa di vita pari a 83,2 anni, all’abuso o meno di sostanze,alle malattie croniche,all’accesso ai sevizi ecc.).Forse oggi la classifica non è più questa perché il Covid in Italia ha lasciato il segno più che altrove (e qui servirà un serio audit clinico per capirne le ragioni). Qualcuno amava dire “Dimmi dove abiti e ti dirò quanto vivi”: A Torino,scendendo dalle colline dove vive la borghesia torinese fino alle Vallette,periferia Nord ,si perdono 4 anni di aspettativa di vita,ma questo vale per ogni città se si mettono a confronto zone dove reddito,istruzione,alloggi,professioni sono più elevate. SIAMO NEL MONDO DEI DETERMINANTI DELLA SALUTE CHE DOVRANNO ESSERE LA VERA STELLA POLARE DI UNA COMUNITA’ PER PROMUOVERE LA SALUTE DEI SUOI CITTADINI. E quindi attenzione allo stile di vita dei suoi cittadini, dall’alimentazione al movimento,ai comportamenti messi in atto (influiscono sulla salute per il 38%),legati spesso alla cultura più che all’istruzione formale, al benessere socio economico,alla genetica, alle condizioni ambientali . Ovviamente anche per il suo sistema sanitario. Questo ultimo (per l’Oms )incide tra il 15 -20% sullo stato di salute . Ma è un sistema che “ha avuto poche attenzioni” negli ultimi undici anni ed ha vissuto “di rendita”:si è depauperato un capitale professionale e strutturale di primo piano. E’ un sistema in cui convivono aree eccellenti ed aree che non applicano molti livelli essenziali di assistenza. Il sistema è stato alle prese con un grande tema di sanità pubblica: questa è stata la terza grave epidemia in 20 anni…. È probabile, senza interventi correttivi nel rapporto uomo ambiente,che altre ne seguiranno e saranno pandemiche,come il Covid 19, in un mondo globalizzato. Debellata una se ne presenta un’altra. L’umanità non viveva un’esistenza felice priva di insidie virali, di decessi, di sofferenze, prima che scoppiasse la nuova malattia:basta scorrere la storia per capirlo. La nostra salute la difenderemo,nei prossimi anni, con ogni azione utile per diminuire la crescente “antropizzazione”,le urbanizzazioni non governate, la deforestazione,l’inquinamento dell’aria , che non è stato, presumibilmente ,fattore secondario, in pianura padana ,della velocità di trasmissione del virus. Prima di essere un problema sanitario la pandemia del Covid 19 è un problema di sviluppo economico sostenibile. Ce ne saranno altre ancora,purtroppo,perché alcune modifiche nel modello di sviluppo inizieranno, ma i tempi di un cambiamento strutturale non saranno brevi. E la si affronterà,in fase “riparatoria”, con una solida cabina di regia mondiale,europea e ovviamente nazionale. Una cabina che organizzi e integri,in una banca dati condivisa, tutti i dati scientifici per capirne l’evoluzione e i trattamenti efficaci. Una cabina che coordini la ricerca ed i contributi degli scienziati. Nel frattempo l’Italia torni ad investire,dopo anni di poca attenzione, sui Dipartimenti di Prevenzione e sulla Medicina di Comunità. Su chi controlla acqua,aria,alimenti,animali,le postazioni di lavoro e la sua sicurezza (oggi,in media, solo il 4% del Fondo Sanitario va a questo) . Su chi si prende in carico la persona che non è sommatoria di organi. Ma una persona. Seconda Parte Urge oggi in Italia una correzione profonda sul nostro sistema sanitario ,che era un buon sistema sanitario nelle sue fondamenta valoriali e tecniche :non a caso l’Italia era fino al 2019 il quarto paese al mondo per spettanza di vita della popolazione e registrava uno dei tassi di mortalità adulta ed infantile più bassi al mondo . Sulla base del Bloomberg Index relativo alla salute “gli italiani sono il secondo popolo più sano al mondo, preceduti solo dalla Spagna”.Ma questo era il 2019. Quattro secoli fa. Dove si deve intervenire? 1) In primo luogo sul capitale professionale. Noi non abbiamo meno medici della media europea (vicini al 4 x mille),pur con l’esodo biblico di questi ultimi 10 anni (pensionamenti e fughe nel privato),ma abbiamo molte specialità scoperte ,soprattutto quelle meno remunerative….. (pronto soccorsisti, anestesisti,radiologi,chirurghi adesso) .Tra il 2009 ed il 2017 la sanità pubblica ha perso 8 mila medici e più di 13 mila infermieri. Su un complesso di 600 mila operatori del SSN abbiamo 101 mila medici e 245 mila infermieri. Abbiamo ,oltre ad essi, poco più di 40 mila mila medici di base (a fine 2021) contro i 46 mila del 2012 ai quali si aggiungono i medici di continuità assistenziale oggi, poco più di 10 mila. Dalle scuole di specializzazione uscivano,fino al 2017, ogni anno 6500 medici (contro gli 8500 necessari). Nel triennnio 2015/2017 su un fabbisogno di specialisti previsto in 24 mila specialisti,ne sono sono state finanziate poco più i 18 mila. Si è ingrossato l’esercito dei camici grigi (giovani medici fuori dalle Scuole di Specialità….Fino al 2020 insomma c’è stato un gap preoccupante tra fabbisogno di specialisti e posti finanziati nelle Scuole. Dal 2020 le borse di studio finanziate sono cresciute molto: 14.378 mila nel 2021/2022. Quando riduci così nettamente i numeri della formazione il recupero richiede tempi medio lunghi, almeno 5 anni, partendo fin d’ora dal riassorbimento dei quasi 20 mila giovani medici che fanno guardia medica, sostituzioni o altri ruoli un po’ residuali nel sistema sanitario. Senza dimenticare che 1500 medici giovani ogni anno prendono la via dell’estero… Ed il dato più significativo è l’età media avanzata del personale medico (attorno ai 50 anni),il che rende urgente una accelerazione dell’inserimento di giovani medici nel sistema. Dobbiamo investire sui medici , valorizzarli nelle funzioni cliniche,permettere la ricerca,togliere compiti burocratici, difenderli dal contenzioso pericoloso scatenatosi negli ultimi 20 anni, garantire una qualità di vita normale perché non si possono continuare a fare turni massacranti….dar loro il governo clinico degli ospedali, introdurre i neo laureati in corsia …