OPPORTUNITA’ DI LAVORO Concorsi pubblici negli Enti Locali, pubblicata la rassegna settimanale

Come di consueto la rassegna settimanale dei concorsi pubblici selezionati dalla Gazzetta Ufficiale.   – Gazzetta Ufficiale 4° Serie Speciale – Concorsi ed Esami n. 78 del 13.10.2017:   COMUNE DI ACERRA CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Selezione pubblica per il conferimento dell’incarico di dirigente amministrativo a tempo pieno e determinato, ai sensi dell’articolo 110, comma 1, del decreto legislativo n. 267/2000 e s.m.i. (17E07486). COMUNE DI ACERRA CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Selezione pubblica per il conferimento dell’incarico di dirigente settore informatico a tempo pieno e determinato, ai sensi dell’articolo 110, comma 2, del decreto legislativo n. 267/2000 e s.m.i. (17E07487). COMUNE DI ACERRA CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Selezione pubblica per il conferimento dell’incarico di dirigente tecnico a tempo pieno e determinato, ai sensi dell’articolo 110, comma 1, del decreto legislativo n. 267/2000 e s.m.i. (17E07488). COMUNE DI BASCHI CONCORSO (scad. 3 novembre 2017) Selezione pubblica, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo pieno ed indeterminato di un istruttore di vigilanza – categoria C – posizione economica C1. (17E07523). COMUNE DI BOLOGNA CONCORSO (scad. 2 novembre 2017) Avviso per l’assunzione di tre dirigenti con contratto di lavoro a tempo determinato (17E07462). COMUNE DI BUTTIGLIERA ALTA CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura a tempo parziale 69%, indeterminato, di un posto nel profilo professionale di istruttore direttivo contabile – categoria D, posizione economica D1, presso l’area finanziaria. (17E07489). COMUNE DI CASTIGLIONE TORINESE CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto a tempo pieno ed indeterminato nel profilo professionale di istruttore tecnico geometra, categoria C. (17E07456). COMUNE DI COLLEDARA CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto a tempo pieno ed indeterminato di istruttore direttivo amministrativo-contabile – area amministrativa – categoria giuridica D1, posizione economica D1. (17E07464). COMUNE DI GALLICANO NEL LAZIO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo indeterminato part-time ventiquattro ore di un istruttore amministrativo categoria C, posizione economica C1 – riservato ai soggetti disabili di cui all’articolo 1 della legge 12 marzo 1999, n. 68 – da assegnare all’area A – Direzione servizi al cittadino e alle imprese. (17E07463). COMUNE DI LIVIGNO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Riapertura dei termini con modifica ed integrazione del bando di concorso pubblico, per soli esami, per l’assunzione a tempo pieno ed indeterminato di una unita’ di personale con profilo professionale di esperto tecnico – categoria contrattuale D, posizione economica iniziale D3 – servizio edilizia privata. (17E07467). COMUNE DI LOIRI PORTO SAN PAOLO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico per la copertura a tempo indeterminato e a tempo pieno di un posto di istruttore amministrativo-contabile, categoria C1, da assegnare all’area economico-finanziaria. (17E07522). COMUNE DI LUSERNA SAN GIOVANNI CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di un collaboratore tecnico – categoria B3, da assegnare all’area LL.PP. e urbanistica. (17E07455). COMUNE DI PESCHIERA BORROMEO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto di istruttore direttivo di polizia locale – categoria D – posizione economica D1 – a tempo pieno ed indeterminato. (17E07490). COMUNE DI PINETO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo indeterminato e part-time al 66,67% di una unita’ di personale di categoria B1, profilo professionale di esecutore tecnico, qualifica di muratore. (17E07459). COMUNE DI PINETO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo indeterminato e part-time al 66,67% di una unita’ di personale di categoria B1, profilo professionale di esecutore tecnico, qualifica di idraulico manutentore. (17E07460). COMUNE DI SAMARATE CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per esami, per l’assunzione a tempo indeterminato di un agente di polizia locale a tempo pieno – trentasei ore/settimanali. (17E07465). COMUNE DI SAN PIETRO IN CARIANO CONCORSO Concorso pubblico, per titoli ed esami, per un posto a tempo indeterminato di istruttore tecnico presso l’area tecnica, categoria C1. (17E07430). COMUNE DI SAN PIETRO IN CARIANO CONCORSO Concorso pubblico, per titoli ed esami, per un posto a tempo indeterminato di vigile presso il Corpo di Polizia Municipale, categoria C1. (17E07431). COMUNE DI SESTO SAN GIOVANNI CONCORSO (scad. 25 ottobre 2017) Selezione pubblica per la copertura a tempo determinato del posto di dirigente del settore complesso territorio, attivita’ produttive, lavori pubblici – qualifica dirigenziale. (17E07461). COMUNE DI VIDDALBA CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la formazione di una graduatoria, per l’assunzione a tempo indeterminato part-time (50%) di un istruttore direttivo tecnico – categoria D3. (17E07457). COMUNE DI VINOVO CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto di istruttore tecnico – categoria C (17E07433). UNIONE DEI COMUNI DELL’APPENNINO BOLOGNESE CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Selezione pubblica, per esami, per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di due posti di istruttore amministrativo contabile – categoria C, presso i Comuni di Castel d’Aiano e Camugnano. (17E07511). UNIONE DEI COMUNI VALDICHIANA SENESE CONCORSO (scad. 30 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per l’assunzione a tempo determinato e pieno di due vincitori con il profilo di agente di polizia municipale – categoria C, per il periodo di anni tre – corpo associato di polizia municipale, presso il Comune di Sarteano. (17E07466). UNIONE DEI COMUNI VALLI E DELIZIE CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Selezione pubblica per l’assunzione a tempo determinato di un dirigente, presso il Comune di Portomaggiore. (17E07513). UNIONE RUBICONE E MARE CONCORSO (scad. 28 ottobre 2017) Selezione pubblica, per esami, di candidati per la stipulazione di un contratto di formazione e lavoro con una unita’ di personale da inquadrare nel profilo professionale di istruttore direttivo amministrativo contabile – categoria D1 del contratto collettivo nazionale di lavoro comparto regioni ed autonomie locali a tempo pieno presso il settore affari generali ed istituzionali del Comune di Gatteo per la durata di ventiquattro mesi. (17E07492). UNIONE TERRE D’ACQUA CONCORSO (scad. 13 novembre 2017) Selezione pubblica comparativa per la presentazione di curricula per l’assunzione con contratto di lavoro …

Opportunità di lavoro Concorsi pubblici: i nuovi bandi pubblicati dagli Enti Locali

Come di consueto si pubblica la rassegna dei concorsi pubblici selezionati dalla Gazzetta Ufficiale.   Gazzetta Ufficiale 4° Serie Speciale – Concorsi ed Esami n. 73 del 26.9.2017:   COMUNE DI DARFO BOARIO TERME CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto a tempo pieno e indeterminato di agente di polizia locale – categoria C, posizione economica C1, con riserva in favore dei militari volontari delle Forze armate congedati senza demerito, ai sensi degli articoli 1014 e 678 del decreto legislativo n. 66/2010. (17E06900)   COMUNE DI FERENTILLO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura a tempo indeterminato di un posto di istruttore direttivo tecnico – categoria D1 – part-time diciotto ore settimanali. (17E06883)   COMUNE DI GALLICANO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto di istruttore di vigilanza – agente di polizia municipale categoria C1 – contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto regioni ed autonomie locali, a tempo pieno e indeterminato. (17E06944)   COMUNE DI GONZAGA CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Selezione pubblica, per titoli e colloquio, per la formazione di una graduatoria per assunzioni a tempo pieno e determinato di personale con qualifica di istruttore direttivo tecnico – categoria D, posizione economica D1. (17E06937)   COMUNE DI JESOLO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Avviso pubblico per la copertura di un posto di dirigente-comandante del settore polizia locale e appalti, mediante passaggio diretto tra amministrazioni diverse (mobilita’ esterna). (17E06970).   COMUNE DI MARIANO COMENSE CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso, per soli esami, per la copertura di un posto di agente di polizia locale – categoria C (17E06942).   COMUNE DI MARIANO COMENSE CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso, per soli esami, per la copertura di un posto di istruttore direttivo – categoria D (17E06943).   COMUNE DI MASSINO VISCONTI CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto a tempo parziale e determinato di operaio specializzato categoria B, posizione giuridica B3. (17E06959).   COMUNE DI MONTEBELLUNA CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di istruttore direttivo amministrativo-contabile categoria D/D1 a tempo pieno ed indeterminato da assegnare al servizio bilancio e contabilita’ nell’ambito del settore 1° Servizi generali di staff e al cittadino. (17E06938).   COMUNE DI MONTEBELLUNA CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto di funzionario informatico categoria D/D3 a tempo pieno ed indeterminato, da assegnare al servizio informatico comunale, nell’ambito del settore 3°. (17E06939).   COMUNE DI MONTEFIASCONE CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di due posti di funzionario amministrativo – categoria D3 – a regime di tempo parziale (part-time al 50%) e a tempo indeterminato. (17E06940).   COMUNE DI OGGEBBIO CONCORSO (scad. 25 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di un istruttore tecnico geometra – categoria C, posizione economica C1, area lavori pubblici e tecnico/manutentiva. (17E06949).   COMUNE DI ORTONA CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Selezione pubblica, per titoli ed esami, per la copertura di un posto a tempo indeterminato di categoria C, profilo professionale istruttore tecnico, da assegnare al settore attivita’ tecniche e produttive. (17E06899).   COMUNE DI PAVONE CANAVESE CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto a tempo indeterminato e pieno di collaboratore amministrativo – categoria B3, posizione economica B3. (17E06947).   COMUNE DI PETRONA’ CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorsi pubblici, per titoli ed esami, per la copertura di due posti di varie categorie (17E06948).   COMUNE DI PIAN CAMUNO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Selezione pubblica per la copertura di un posto di farmacista collaboratore – categoria D, posizione economica D1 – a tempo indeterminato e part-time. (17E06941).   COMUNE DI PIOLTELLO CONCORSO (scad. 12 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per l’assunzione di due agenti di polizia locale categoria C – posizione economica C1 a tempo pieno e indeterminato. (17E06932).   COMUNE DI POMIGLIANO D’ARCO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di due posti a tempo pieno e indeterminato di assistente sociale – categoria D. (17E06890).   COMUNE DI POMIGLIANO D’ARCO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di due posti a tempo pieno e indeterminato di istruttore direttivo – categoria D. (17E06891).   COMUNE DI SAN GIULIANO MILANESE CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Selezione pubblica, per esami, per la formazione di una graduatoria di agente di polizia locale, da inquadrare nella categoria C, posizione giuridica C1. (17E06966).   COMUNE DI SAN PIETRO IN CARIANO CONCORSO Concorso pubblico, per titoli ed esami, per due posti a tempo indeterminato di istruttore presso l’area amministrativa, categoria C1, di cui il 50% riservato al personale interno. (17E06934).   COMUNE DI SAN PIETRO IN CARIANO CONCORSO Concorso pubblico, per titoli ed esami, per due posti a tempo indeterminato di istruttore direttivo amministrativo/contabile presso l’area amministrativa e contabile, categoria D1, di cui il 50% riservato al personale interno. (17E06935).   COMUNE DI VINOVO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Concorso pubblico, per esami, per la copertura di un posto a tempo pieno e determinato mediante contratto di formazione e lavoro per mesi dodici di istruttore amministrativo – contabile – categoria C, posizione economica C1. (17E06884).   ROMA CAPITALE CONCORSO Procedura selettiva pubblica, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di cinquanta insegnanti della religione cattolica per le scuole dell’infanzia – categoria C, posizione economica C1 – famiglia educativa e sociale. (17E06893).   ROMA CAPITALE CONCORSO Procedure selettive pubbliche, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo indeterminato di cinquanta insegnanti della scuola dell’infanzia – categoria C, posizione economica C1 – famiglia educativa e sociale e cinquanta educatori asilo nido – categoria C, posizione economica C1 – famiglia educativa e sociale. (17E06894).   UNIONE COMUNI BASSO VICENTINO CONCORSO (scad. 26 ottobre 2017) Selezione pubblica, per soli esami, per la copertura di due posti di istruttore amministrativo …

CON IL CUORE IN GOLA PER LA CATALOGNA: SEMPRE E COMUNQUE “VIVA LA REPUBBLICA”

di Franco Astengo E’ l’alba del 1 ottobre 2017, il giorno dello scontro per l’indipendenza catalana: ci troviamo con il cuore in gola per il timore del precipitare di una situazione che potrebbe assumere aspetti drammatici. La folla di considerazioni lette e ascoltate in questi giorni rimbalza nel pensiero e nella memoria rendendo difficile una valutazione. La monarchia ha garantito, con l’unità spagnola, una transizione dal franchismo verso le forme della democrazia borghese. Si presentano, nel caso dell’indipendenza, problemi enormi sul piano economico e politico anche in relazione alla questione europea che si trova in una fase delicatissima. Sul piano più generale, dell’impronta del mondo ben dentro al XXI secolo: cosa può significare il distacco di un paese tutto sommato periferico come la Catalogna dentro al complesso e convulso quadro del post- globalizzazione, dell’invasione dei mercati, dei trattati commerciali intercontinentali, nel mondo della Banca Mondiale, del Fondo Monetario, di J.P. Morgan e di Billdeberg, di chi tira le fila del capitalismo finanzia rizzato? Il pensiero però corre anche alla storia, soprattutto verso il ’36: Tierra e Libertad che non è soltanto il titolo di un film di Ken Loach, ma un emblema, un simbolo di un’alba diversa. L’Alba della Repubblica Spagnola, degli eroismi e degli eccessi che in suo nome si compirono: di una sconfitta che, nella storia, ha assunto l’aspetto di un altro eroico “assalto al cielo”. Si può fare politica pensando alla storia oggi in questo freddo, glaciale 2017 laddove l’agire collettivo sembra sempre essere mascherato da opportunismi e carrierismi? Non c’è dubbio che nel comportamento dei “politici” che hanno portato il popolo catalano a questa prova si trovano elementi negativi, così come la stessa impostazione del referendum soffre di aspetti di strumentalità, forzatura, di messa in un angolo delle grandi contraddizioni sociali che pure si agitano in quel pezzo di mondo. Questa non è la secessione nazionalista delle piccole patrie balcaniche o della Slovacchia. Un’idea corre nella folla delle contraddizioni che agitano anche il ragionamento di questa mattina: la Catalogna è repubblicana. Ostinatamente vogliamo ancora pensare che Repubblica significhi ancora qualcosa: tensione verso la democrazia come espressione del popolo, tensione verso l’uguaglianza naturale, in economia come in politica. Sicuramente utopie in questa fase terribile, ma utopie sincere. Per questo motivo di ricerca dell’utopia e di memoria di quello che è stato un passato cui ancora guardare oggi che, con il fiato sospeso e il cuore in gola, non si può che esclamare: Viva la Catalogna Repubblicana.   NON BASTA IL VOTO PER FARE UNA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE di Felice Besostri Distinguere tra Catalogna repubblicana e nazionalismo. Il nazionalismo indipendentismo catalano è stato ad egemonia borghese nelle Città da un lato e della Catalogna rurale ed etnicamente pura dall’altra. La classe operaia catalana era in gran parte proveniente da altre regioni, compresa l’Andalusia. Tu che sei un esperto di elezioni guarda all’andamento, dopo la prima delle elezioni della Generalitat, del voto per comunali, autonomiche e nazionali. La sinistra era forte nelle comunali e nelle nazionali, e in quelle autonomiche i popolar-democristiani autonomisti, semplicemente perché i non catalani di origine non andavano a votare elezioni autonomiche. Con gli anni grazie alla svolta del PSC e alla tradizione del PSUC si è ridotta questa differenza di comportamento elettorale e la sinistra conquistò anche la Generalitat, ma la maggioranza aveva bisogno di Esquerra Republicana, che quando dovette scegliere tra sinistra e indipendentismo non ebbe dubbi. Ho difeso la Costituzione il 4 dicembre e con essa l’art. 1.2, per il quale la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Alla luce di tale principio la democrazia plebiscitaria è esclusa: non basta il voto popolare per legittimare tutto in nome della democrazia. Per fare un esempio non si può introdurre la pena di morte con referendum, anche se partecipasse la maggioranza degli elettori e ci fosse l’80% favorevole. Grazie a quell’articolo abbiamo potuto far dichiarare illegittime perché incostituzionali due leggi elettorali. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. In base allo stesso principio in Italia sarebbe illegittimo un referendum per l’indipendenza del Nord o della sola Lombardia o Liguria. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Viva la lotta degli operai ebrei per la Dignità’ e la Libertà’: IL CASO DEL BUND

Autore: Mario Fuà, Gherush92 Committee for Human Rights Un libro sulle vicende del Bund, il potente partito operaio ebraico e del suo ruolo nella rivoluzione, potrebbe sembrare appannaggio di pochi appassionati. La sua lettura rivela, invece, una storia ricca di spunti di sorprendente attualità, un testo intenso che offre una nuova linfa vitale a una sinistra ormai da troppi anni in crisi. Nello sposare le tesi del Bund, l’interessante saggio di Massimo Pieri con la prefazione di Valentina Sereni, Gherush92, si pone quasi come un manifesto politico. Nello scritto si evidenzia ciò che i rivoluzionari del Bund furono in grado di capire dal contatto con il proletariato ebraico, allora recluso nella Zona di residenza, soggetto a leggi speciali antisemite, sfiancato da usuranti orari di lavoro e salari irrisori, e senza dignità: la lotta di classe non può e non deve prescindere dalla specificità cultural nazionale ebraica e non può ignorare la particolarità di ciascuna componente nazionale di quel crogiolo di lingue e culture che formano l’Impero Russo. Intuendo che la lotta di liberazione passa inevitabilmente per la libera espressione della lingua e delle tradizioni di un popolo, i bundisti fanno della questione nazional culturale un punto cardine della loro lotta, rivendicando in quanto nazione una certa autonomia di governo. La richiesta di autogoverno in seno al Partito Operaio Socialdemocratico Russo è percepita come una minaccia all’unità e alla forza rivoluzionaria della classe operaia. Le rivendicazioni di tipo federalista dei bundisti portano allo scontro frontale, con il Bund suo malgrado costretto a lasciare il Partito che pochi anni prima ha contribuito a fondare. Lenin sceglie un modello di controllo centralizzato in cui le diversità culturali e nazionali devono annullarsi in nome della lotta della classe operaia oppressa dai padroni e dal capitalismo. Il centralismo bolscevico propone, di fatto, l’annullamento o l’assimilazione delle specificità nazionali, e di quella ebraica in particolare, non considerata una vera nazione perché priva di territorio. Il Bund si contrappone anche alla stessa borghesia ebraica che nulla fa per riscattare la collettività ebraica, praticando invece una politica della mediazione che non la pone apertamente in conflitto con la temuta autorità. Il Bund è invece determinato a rovesciare quel mondo e così riconquistare la dignità degli ebrei: quanto più questi terranno la bocca chiusa, quanto più chineranno la testa, tanto maggiore sarà l’oppressione che graverà su di loro. Solo dalle classi oppresse di un popolo oppresso, ritiene il Bund, può nascere la forza del riscatto. I rivoluzionari perseguono con tenacia i loro obiettivi, anche con la lotta armata contro l’autarchia e i pogrom che colpiscono le comunità ebraiche, e portano avanti con coraggio, nell’incomprensione delle grandi correnti di pensiero del tempo, la loro battaglia esistenziale. Se in Russia il Bund è assorbito dalla corrente dei bolscevichi che rimangono, nonostante le posizioni divergenti, unici difensori degli ebrei nei pogrom e contro l’antisemitismo, in Polonia il Bund, divenuto assai radicato e importante, è annientato nella Shoah. Oggi che il mondo multiculturale ci pone di fronte a sfide simili, dove nazioni diverse si trovano a stretto contatto e si fanno portatrici, ciascuna a suo modo, di istanze sindacali, di classe e di caratteri culturali e nazionali, le risposte del Bund meritano di essere studiate e comprese e il libro di Massimo Pieri è un valido strumento per farlo. Le identità che, oggi come ieri, si confrontano, infatti, sono intrinsecamente non assimilabili, per ciascuna vale il grido rivoluzionario di battaglia del Bund: Doikeyt, noi siamo qui ora, non fuggiremo, non ci assimilerete, non ci annienterete, dovrete fare i conti con noi e con quello che siamo, qui e adesso. Fonte: Gherush92 – Comitato per i Diritti Umani SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

PRAGA ’68 E LE CONTRADDIZIONI DELLA SINISTRA ITALIANA

Per ricordare la fine della “Primavera di Praga“ pubblico le riflessioni del compagno Franco Astengo, un compagno comunista, perché è una testimonianza delle occasioni perdute dalla sinistra italiana. A mio avviso sarebbe dovuta cominciare già con la rivolta operaia di Berlino del 1953, quella che ispirò il feroce epigramma di Brecht (L’ufficio politico della SED decise che il popolo aveva perso la fiducia del Governo) e proseguire con la rivoluzione (già con il linguaggio inizia la verità, basta parlarne come i ”  fatti d’Ungheria”) ungherese del 1956. “Primavera di Praga“ Primavera di Praga Ma il confronto Est-Ovest e altri fatti internazionali potevano giustificare il ritardo: per la Cecoslovacchia, invece, non c’erano giustificazioni. La riforma era addirittura guidata dal Partito anche se preparata nella società da un fermento intellettuale senza precedenti. In gioco era la riformabilità del comunismo realizzato. Se un sistema non è riformabile può solo crollare, come è avvenuto. Il tragico è che le macerie del Muro di Berlino hanno colpito anche  il socialismo democratico, perché il fatto dominante negli anni successivi non è stato dato dalla liberazione democratica, ma dalla restaurazione capitalistica. La fine del campo sovietico è stata utilizzata, come se nulla giustificasse più lo stesso compromesso socialdemocratico e, quindi, potessero essere erose le conquiste sociali ottenute in Occidente e il ruolo stesso dello Stato in economia. Nei paesi dell’Est, specialmente in Russia, si è dimostrato che all’ombra del ruolo dirigente del Partito unico (di fatto quello comunista anche nei paesi che avevano salvato un pluralismo politico di  facciata -DDR, Polonia, Cecoslovacchia-, che in ogni caso escludeva l’esistenza di altri partiti di sinistra), si era creata una nuova classe, che deteneva il potere politico e quello economico. Quest’ultimo fu mantenuto e rafforzato con le privatizzazioni, che furono  vere e proprie appropriazioni (per rendere l’idea operazioni tipo Benetton e Società autostrade su una scala immensa). In una prima fase anche il potere politico  non andò agli oppositori o agli esiliati, ma a ex comunisti. Prepariamoci al 50° anniversario dell’invasione  della Cecoslovacchia, come non ci siamo preparati al Centenario di Zimmerwald e Kiental, magari discutendo di Venezuela: non sull’oggi, su questo la sinistra latino-americana e italiana è già divisa: giocano sempre meccanismi reattivi pavloviani, ma su quello che avremmo potuto fare prima nella fase di costruzione dell’esperimento: unire socialismo e democrazia. Difficile quando le decisioni dei gruppi politici dipendono dalla cronaca, dai sondaggi di opinione e dalla conservazione del potere personale ad ogni costo e non da un’analisi della società e delle forze sociali in campo. Ma insistiamo perché la speranza non è mai morta, se crediamo che un mondo migliore è non solo necessario, ma anche possibile. Felice C. Besostri Felice C. Besostri — PRAGA ’68 E LE CONTRADDIZIONI DELLA SINISTRA ITALIANA di Franco Astengo Mi auguro sia permesso avviare questo intervento con un ricordo personale. Ero a casa, in ferie forzate perché l’ufficio stava chiuso una settimana (chi mi ha conosciuto sa quanto non mi siano mai piaciute le ferie). Le 5,30 del mattino: mio padre si stava preparando per il turno in fabbrica e ascoltava, come sempre, la radio. Ad un certo punto irruppe nella stanza che dividevo con mio fratello ed esclamò (tutto il dialogo rigorosamente in dialetto, naturalmente) “ I russi hanno invaso Praga”. Mi alzai seguendolo ad ascoltare il notiziario: camminavo nervosamente su e giù per la cucina e ad un certo punto, mentre stava per uscire di casa, lo appellai perentorio. “ Papà, questa volta rompiamo con Mosca” 21 Agosto 1968: i carri armati del Patto di Varsavia entrano a Praga, spezzando l’esperienza della “Primavera”, il tentativo di rinnovamento portato avanti dal Partito Comunista di Dubcek. 1968: l’anno dei portenti, l’anno della contestazione globale, del “maggio parigino”, di Berkeley, Valle Giulia, Dakar, della Freie Universitaat di Berlino: quell’anno magico vive in quel momento la svolta verso il dramma. Si chiude bruscamente un capitolo importante nella storia del ‘900. Come mi accade ogni anno, e a rischio di apparire assolutamente ripetitivo, mi permetto di disturbare un certo numero d’interlocutrici e interlocutori per ricordare i fatti di Praga. Una riflessione sui risvolti che quell’avvenimento ebbe sulla sinistra italiana: si compirono, in quel frangente, scelte che poi avrebbero informato la realtà politica della sinistra italiana per un lungo periodo. Prima di tutto l’invasione di Praga spezzò lo PSIUP: a distanza di tanti anni possiamo ben dire che si trattò di un fatto politico importante. Il partito, rappresentativo dell’esperienza della sinistra socialista che aveva rifiutato nel 1963 l’esperienza di governo con la DC, aveva appena ottenuto (il 19 Maggio) un notevole risultato alle elezioni politiche (il 4,4% dei voti con 24 deputati) e su di esso si era appuntata l’attenzione di molti giovani che avevano cominciato a ritenerlo l’espressione di un avanzato rinnovamento a sinistra. Lo PSIUP si spaccò in due, da un lato il vecchio gruppo dei “carristi” approvò incondizionatamente l’invasione con toni da antico Comintern (come nessun altro settore della sinistra italiana, usando un’enfasi non adoperata neppure dalla corrente del PCI vicina a Secchia); dall’altra esponenti di spicco del “socialismo libertario”, epigoni della lezione di Rosa Luxemburg, come Lelio Basso si misero da parte; ma soprattutto furono i giovani, al momento protagonisti del ’68, a ritrarsi. Lo PSIUP iniziava così la china discendente, che sarebbe culminata nell’esclusione dal Parlamento con le elezioni del 1972: un evento ripetiamo di un peso rilevante sulle future sorti della sinistra, in particolare al riguardo delle possibilità di aggregazione, iniziativa politica, capacità di rappresentanza di quella che sarebbe stata la “nuova sinistra” di origine sessantottesca. Il peso più importante, però, della drammatica vicenda praghese ricadde, ovviamente, sul PCI. Il più grande partito comunista d’Occidente si trovava, in quel momento, in una fase di forte espansione elettorale (il 19 Maggio aveva raccolto 1.000.000 di voti in più rispetto all’Aprile 1963) ma in difficoltà organizzativa, in calo d’iscritti, non avendo ancora superato il trauma dell’aver svolto un congresso inusitatamente combattuto come l’XI del 1966, il primo celebratosi dopo la morte di Togliatti, e contrassegnato dallo scontro (ovattato, ovviamente, com’era costume dell’epoca, …

Relazione introduttiva al convegno: Colorni e la scomparsa della sinistra in Europa

“Il percorso politico di Eugenio Colorni” titolo “Colorni e la scomparsa della Sinistra in Europa” Eugenio Colorni scriveva su l’Avvenire dei Lavoratori del 1 febbraio del 1944: “Socialismo, umanismo, federalismo, unità europea sono le parole fondamentali del nostro programma politico.” review Vi era indubbiamente un clima politico culturale se l’idea di Unità Europea, legata sempre a programmi di riforma sociale, venivano da gruppi francesi come «Combat», «France-Tireur» e «Liberté» ovvero come ricorda sempre Silone dal Movimento del lavoro libero in Norvegia o dal Movimento Vrij Nederland in Olanda ed anche da sparsi gruppi di tedeschi antinazisti. La collaborazione di Colorni alla redazione e soprattutto alla diffusione del Manifesto di Ventotene, a mio avviso, ne fa uno degli autori a ricordare al pari di Altiero Spinelli e Ernesto Rossi. Sicuramente è un suo merito la diffusione nel mondo socialista Ignazio Silone, allora a capo del Centro Estero di Zurigo del PSI e dell’Avvenire dei Lavoratori ebbe già sentore del Manifesto di Ventotene nell’autunno del 1941 e più tardi ricevette un appello analogo, dal Movimento «Li bérer et Fédérer» di Tolosa, nel quale militava Silvio Trentin, il padre di Bruno. Internazionalismo l’Europa moderna ed il socialismo sono termini storici intimamente connessi. Il socialismo moderno infatti è nato in Europa nel corso del secolo passato, contemporaneamente all’Europa moderna. Le fasi di sviluppo e le crisi del socialismo moderno sono coincise con il progresso e le difficoltà dell’Europa Il problema più grave è che le grosse perdite socialiste non si trasferiscono massicciamente alla loro sinistra e spesso vi sono perdite dell’intero schieramento teoricamente alternativo che comprenda anche i Verdi e in generale gli ecologisti. In nessun paese europeo, ad eccezione della Gran Bretagna, ma ora in fuoriuscita dall’UE, la sinistra è rappresentata da un solo partito, che possa aspirare al governo. Formalmente vi è una Grande Coalizione PPE-PSE, ma il PPE ha una posizi0one centrale ed è riuscita la trasformazione da Partito Democristiano e Socialcristiano in partito di centro conservatore in armonia con i cosiddetti poteri, di cui il Presidente della Commissione, Juncker, è un vassallo. Per togliere ogni dubbio il suo partito non è più il PPCS (Partito Popolare Cristiano Sociale), ma semplicemente il PD affiliato al PPE, per non confondersi con il PD affiliato al PSE. Il PSE non ha, invece, un’identità precisa e un programma alternativo all’austerità e su dossier delicati come i fenomeni migratori posizione differenziate. Il quadro europeo è ancora instabile mancano i risultati delle legislative francesi di giugno 2017, delle britanniche dello stesso mese e soprattutto di quelle tedesche del 24 settembre, per non parlare di quelle italiane oscillanti tra la fine del 2017 e l’inizio 2018 a dio piacendo e al Presidente Mattarella. Riuscirà la sinistra in senso lato a compiere quella riflessione auspicata da Colorni e Silone nel 1994, cioè legare il suo destino a quello di un processo di integrazione europea, che abbia come centro la Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE, le cui norme hanno lo stesso valore giuridico dei Trattati per l’art. 6 TUE e una politica economica che salvaguardi la coesione sociale e le conquiste del welfare state e persegua con coerenza una politica di pace e cooperazione per uno sviluppo economico equo e solidale? Felice Besostri Felice Besostri   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Gran Bretagna, Corbyn rieletto leader dei laburisti “Ora dobbiamo unire il partito”

LONDRA – Hanno cercato di fermarlo in tutti i modi. Non ci sono riusciti. Jeremy Corbyn viene rieletto leader del partito laburista, con una percentuale ancora più alta di quella già massiccia di un anno fa: hanno votato per lui, nelle primarie del Labour, il 61,8 per cento degli iscritti. Nel settembre 2015 si era imposto con il 59 per cento. Dodici mesi di polemiche anche feroci all’interno della sinistra britannica dunque sono apparentemente servite soltanto a rafforzarlo. Il candidato rivale, Owen Smith, ha ottenuto il 38 per cento. In tutto hanno votato più di mezzo milione di iscritti su 600 mila circa aventi diritto. E Corbyn ha prevalso in tutte le categorie: militanti, sindacalisti, semplici sostenitori che si sono registrati per votare versando 25 sterline a testa. “La nostra famiglia laburista deve affrontare il futuro insieme, dobbiamo unire il partito per proteggere gli interessi dei lavoratori e riconquistare il potere”, dice il riconfermato leader nel suo primo discorso della vittoria, a Liverpool, aprendo l’annuale congresso laburista, giacca grigia, camicia bianca e come quasi sempre cravatta rossa. “Nelle elezioni si dicono cose a volte esagerate, le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono, non abbiamo avuto paura di discutere apertamente e dobbiamo essere orgogliosi. Abbiamo il più grande partito per numero di iscritti in tutta Europa, abbiamo triplicato il numero di iscritti in un anno e mezzo. Adesso è il momento di concentrare tutte le nostre energie nell’obiettivo di sconfiggere i conservatori, Theresa May ha cambiato gli slogan di David Cameron ma la sostanza è sempre la stessa, quella di un governo di destra. Quattro milioni di bambini in Gran Bretagna vivono in povertà, sei milioni di lavoratori sono pagati meno del minimo salariale, se credete come me che questo sia scandaloso nella sesta economia mondiale, allora il Labour può vincere le prossime elezioni. Io non ho dubbi che, lavorando insieme, potremo farlo”. Corbyn aggiunge che è sua responsabilità unire il partito, al congresso, in parlamento, nel paese, ma aggiunge che è anche responsabilità degli altri membri – un’allusione alle divisioni e al voto di sfiducia nei suoi confronti da parte della maggioranza dei deputati laburisti, l’episodio che ha aperto la crisi che ha portato a indire, dopo appena un anno, nuove elezioni primarie. Per comprendere quello che è accaduto è necessario ricapitolare le puntate precedenti. Facendo un lungo passo indietro. Nel 2010, dopo la vittoria di David Cameron alle elezioni contro Gordon Brown, che aveva preso il posto del dimissionario Tony Blair a metà della precedente legislatura, il Labour elesse a sorpresa Ed Miliband come nuovo leader, grazie ai voti dei sindacati che si schierarono in massa per lui percependolo come più di sinistra rispetto all’altro candidato, suo fratello maggiore David Miliband, un blairiano più tradizionale. Ed Miliband cambiò le regole per eleggere il leader: in futuro non avrebbero votato più solo iscritti e sindacati, ma chiunque volesse registrarsi come militante del Labour, pagando appena 3 sterline. Alle elezioni del 2015 il Labour ha perso di nuovo: Ed Miliband è stato nettamente battuto, il conservatore Cameron è rimasto a Downing street. Miliband, come è la prassi in caso di sconfitta elettorale, si è dimesso. Mezza dozzina di candidati sono scesi in lizza al suo posto. Fra questi, Jeremy Corbyn, la primula rossa del partito, forse il deputato più a sinistra nel gruppo parlamentare del Labour. Nessuno pensava che potesse vincere, neppure molti dei 35 deputati che firmarono per appoggiare la sua candidatura, come prevede il regolamento: dissero di averlo fatto per ampliare il dibattito e dare più democrazia interna al partito. Ma grazie alla riforma fatta approvare da Miliband, ovvero grazie al voto di decine di migliaia di militanti, attirati dal suo idealismo, dal suo messaggio di sinistra senza compromessi, senza se e senza ma, è stato lui a prevalere nelle primarie di un anno fa, con una larghissima affermazione. Il bilancio di un anno di leadership di Corbyn è contraddittorio: il Labour ha vinto le elezioni per sindaco a Londra (con Sadik Khan, che tuttavia non è un Corbyniano), a Liverpool, a Bristol; ha perso seggi alle amministrative, anche se meno del previsto; ha perso di fatto il referendum sull’Unione Europea, in cui era schierato per Remain, cioè per rimanere nella Ue, ma Corbyn non si è battuto con grande passione per evitare Brexit. La base lo ha accolto come una star, i giovani accorrono ai suoi comizi dichiarando che Corbyn ha ridato loro fiducia nella politica; ma i sondaggi nazionali indicano che il Labour ha 11 punti di distacco dai conservatori e verrebbe travolto alle urne. Per questo, all’inizio dell’estate, i deputati laburisti hanno indetto un voto di sfiducia nei suoi confronti, passato 172-40. In teoria, a quel punto, Corbyn avrebbe dovuto dimettersi. Ma ha rifiutato di farlo, dichiarando che era stato eletto da centinaia di migliaia di membri e che non bastavano 172 deputati per costringerlo alle dimissioni. I ribelli hanno insistito. L’unica soluzione è apparsa quella di convocare, anzi riconvocare dopo appena un anno nuove primarie. Formalmente, per presentarsi Corbyn avrebbe avuto bisogno del sostegno di almeno 50 deputati e difficilmente lo avrebbe avuto. Un dibattito che è andato fino all’Alta Corte di Londra, fra mozioni, appelli, contro mozioni, ha infine convinto il comitato direttivo del partito a permettergli di essere automaticamente in lizza, in quanto leader in carica. L’opinione dominante era che, forte del sostegno della base e dei sempre più numerosi iscritti, sarebbe stato riconfermato. I rappresentanti più in vista dell’ala moderata, riformista, blairiana o post-blairiana, comunque la si chiami, come Chukka Umunna, un avvocato di origine nigeriana soprannominato “l’Obama inglese”, o Dan Jarvis, un ex-ufficiale dei parà, non si sono candidati. L’unico avversario rimasto, Owen Smith, un ex-giornalista della Bbc, ha pensato che fosse impossibile sconfiggere Corbyn con un messaggio troppo diverso dal suo e quindi ha fatto campagna affermando di essere di sinistra come e più di Corbyn, di avere le sue stesse idee e i suoi programmi, ma di avere una personalità diversa e un’immagine …

Lettera aperta alle compagne e ai compagni

Cari Compagni, Care Compagne, Il tempo che scorre velocemente avvicina sempre di più il Psi nenciniano all’ultimo respiro. Non avendo mai preso parte al suo disfacimento, in quanto mai inseriti nel partito nenciniano; senza altri indugi abbiamo deciso di metterci tutti in “prima persona” per cercare di ricostruire non dalle macerie esistenti, ma da ZERO il NUOVO SOCIALISMO ITALIANO impresa che non consideriamo certo facile se pensiamo che in un passato abbastanza recente molto tentativi sono andati a vuoto. Rivolgiamo il nostro invito a tutte le Associazione e ai movimenti che si richiamano espressamente all’ideale Socialista – Gruppi e Singoli – e al ruolo aggregante a cui essi aspirano. I Socialisti in questo paese, da tempo non sono rappresentati da nessuna forza politica pertanto è giunto il momento di compiere uno sforzo congiunto affinché si possano riprendere le nostre battaglie di libertà, civiltà e di dignità sociale, adoperandoci tutti nello stesso identico modo. “METTENDOCI TUTTI A DISPOSIZIONE”. Non abbiamo bisogni di nomi famosi né di leader, si comincia tutti insieme lavorando duramente, per ora nessuna avrà una posizione superiore ad altri compagni – non vogliamo nel modo più assoluto ripetere ciò che da tutti è sempre stato considerato uno sbaglio: la posizione del capo decisionista che non ha bisogno di nessuno ovvero nessun culto della personalità, ma solo lavoro collegiale ascoltando le esperienze di ognuno per un confronto costruttivo e plurale. Tutte le intelligenze e le risorse umane devono servire a trovare un comune denominatore sul quale far convergere forze anche se provenienti da altre esperienze, ma che si riconoscono negli ideali e nei valori del Socialismo. Lo scopo non deve assolutamente essere quello di mettere immediatamente in campo forme di frenesie elettorali. Crediamo invece, molto più importante cercare di creare un socialismo vero, vicino alle esigenze della gente intervenendo direttamente sul territorio dove lo stato sociale latita. Questa operazione politica deve avvenire attraverso una nuova “Genova1892” ovviamente sposando tesi e soluzioni politiche più aderenti al mondo di oggi: “Il Socialismo del III MILLENIO”; partendo dallo strutturare una base solida, sulla quale ricreare la “Casa comune” dove possano convivere idee e tendenze plurali, escludendo ogni ruolo ancillare dei socialisti. Cerchiamo anche di fare chiarezza su alcune aspetti circa le posizioni “bivalenti” proprie di alcuni compagni. Pertanto, se c’è volontà di lavorare ad una ricostruzione, diventa incompatibile l’appartenenza al PSI nenciniano. Inoltre, le candidature in appoggio a Sindaci di area Pd sono incompatibili con tale progetto. Anche perché il PD in questi ultimi anni ha completamente snaturato la vocazione di partito progressista e di Sinistra, diventando espressione di politiche sfrenatamente neoliberiste; andando a promulgare leggi anticostituzionali, e dispositivi che ledono a pieno i diritti dei lavoratori e del ceto medio. Sfasciando letteralmente quello che era lo stato sociale e la Costituzione italiana. E’ essenziale che i giovani prendano coscienza affinché stiano al nostro fianco e sappiano che senza di loro e senza una nuova classe dirigente, non sarà possibile programmare il futuro di questa nazione. Confidiamo nell’apporto determinante delle compagne, delle donne, che sin dalle sue origini sono sempre state protagoniste nella storia del movimento socialista, in tutte le battaglie di emancipazione. Il partito Socialista storico è stato oggetto nel recente passato, di fatti che ne hanno compromesso l’integrità morale – la creazione di un vero e proprio “braccio finanziario del Psi, gestito in prima fase dagli stessi politici e, successivamente dagli uomini di fiducia, che hanno sfruttato fino in fondo la possibilità offerta dalla gestione della cosa pubblica. E’ UTILE specificare che personaggi simili non troveranno mai posto nel nuovo socialismo italiano che ci apprestiamo a rifondare. Il vecchio Partito Socialista Italiano, ha subito inoltre una vera e propria “DAMNATIO MEMORIAE”, come se qualcuno avesse dato l’ordine non scritto di cancellare tutto ciò che riguarda la storia dei Socialisti Italiani. Le compagne e i compagni, in nome della propria tradizione democratica, pluralista e repubblicana, DEVONO rifiutare lo stravolgimento dell’assetto istituzionale proposto dalla “DEFORMA” costituzionale votata da una maggioranza, tra l’altro non qualificata, di un Parlamento di NOMINATI, in autunno al referendum confermativo invitano a votare NO! Parafrasando il Presidente Socialista Sandro Pertini diciamo: Vi sbagliate! Dimenticate che la tra tradizione del socialismo, in Italia, ha profonde radici. Risorgeremo dalla tradizione, malgrado gli errori commessi. 12 maggio 2016 Le Compagne e i Compagni di Socialismo Italiano 1892 official statement SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Giacomo Mancini

Giacomo Mancini nacque a Cosenza il 21 apr. 1916 da Pietro e da Giuseppina De Matera. Crebbe in una famiglia socialista, dominata dalla figura del padre, deputato del Partito socialista italiano (PSI) e perseguitato dal fascismo. Dopo il diploma liceale fu mandato dal padre a Torino, dove, nel 1938, conseguì la laurea in giurisprudenza. L’armistizio dell’8 sett. 1943 lo sorprese a Novi Ligure dove stava svolgendo il servizio militare: immediatamente decise di recarsi a Roma, e qui si iscrisse all’appena fondato Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP). Nella capitale occupata dai tedeschi si dedicò all’attività di resistenza clandestina con l’incarico, assegnatogli da G. Vassalli, di proselitismo e diffusione della stampa nella zona di Prati-Trionfale. Solo dopo la liberazione di Roma, nel giugno 1944 riuscì a raggiungere la famiglia in Calabria, dove maturò la scelta definitiva per la militanza politica, impegnandosi nelle lotte contadine e guadagnandosi, nel 1946, la nomina a segretario della federazione socialista di Cosenza. Privo della faconda oratoria del padre, manifestò subito uno spiccato pragmatismo, con una particolare attenzione agli aspetti pratici e organizzativi della lotta politica: tratti che lo avrebbero accompagnato nel corso di tutta la sua carriera. Ne derivava che, immerso nelle lotte contadine e venuto a contatto con le terribili condizioni di vita delle plebi del Sud, Mancini. sviluppò una spiccata sensibilità verso la questione meridionale, cui sarebbe rimasto fedele tutta la vita; e ne derivava altresì che, in una zona dove le sezioni socialiste e comuniste erano solitamente situate nei medesimi locali e dove i militanti di entrambi i partiti conducevano l’uno a fianco dell’altro le medesime occupazioni di terre, egli si schierò senza esitazioni a favore della politica unitaria delle sinistre e del patto d’unità d’azione PCI (Partito comunista italiano) – PSIUP. Proprio la questione dell’alleanza con il PCI stava però lacerando irrimediabilmente il PSIUP, fino alla scissione consumata nel gennaio 1947 al congresso di Roma. Qui Mancini si schierò con la sinistra guidata da Pietro Nenni e Lelio Basso: una scelta che gli valse il salto sul proscenio della politica nazionale, con la nomina, a soli trent’anni, nella direzione del partito (dopo la scissione socialdemocratica denominato PSI: Partito socialista italiano). Mancini compensò alcune carenze emerse nell’attività di vertice, data l’inesperienza e la giovane età distinguendosi ancor più come abile organizzatore in periferia, tanto che in Calabria anticipò la fusione che PSI e Partito d’azione (Pd’A) avrebbero realizzato poche settimane dopo sul piano nazionale. Si candidò quindi alla Camera nelle liste del Fronte popolare e fu eletto deputato il 18 apr. 1948. Le elezioni del 1948 ebbero, com’è noto, esito negativo per il Fronte e, all’interno dell’alleanza, disastroso per il PSI. Per il partito iniziò una stagione nuova, caratterizzata, sotto la segreteria di Nenni, dall’intensa opera di rifondazione organizzativa guidata da Rodolfo Morandi, che agì con grande determinazione, ma anche con molta durezza e notevole intransigenza ideologica. Mancini ammirava Morandi, anche per le affinità con un carattere simile al suo, schivo e introverso, sicché partecipò alla sua attività, approvandone tuttavia più gli aspetti pratici che le rigidità ideologiche: la politica italiana era ormai dominata dai grandi partiti di massa e i socialisti non potevano competere con Democrazia cristiana (DC) e PCI senza un’adeguata organizzazione. Anche in Calabria, il tradizionale clientelismo “verticale” fondato sul notabilato e sul rapporto diretto cliente-elettore, veniva soppiantato da un nuovo clientelismo “orizzontale” che operava “per il tramite non più dell’avvocato o del notabile locale, ma di un’organizzazione sostenuta da funzionari e burocrati”. Mancini colse immediatamente la portata di tali innovazioni e adottò “uno stile politico non ideologizzato, ma calibrato volta per volta su obiettivi specifici, perseguiti con caparbia attenzione all’evoluzione dei rapporti di forza”. Dal momento che gli anni Cinquanta furono caratterizzati in Calabria dalla riforma agraria, dall’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno e dalla legge speciale “pro-Calabria”, Mancini si impegnò a scrutarne con accanimento l’applicazione, denunciando ritardi, carenze e abusi, segnalando le degenerazioni della spesa pubblica, scrivendo cospicui dossier, poi oggetto di campagne di stampa e interventi parlamentari. Un impegno che gli fruttò la rielezione, nel 1953, e il rapido ritorno negli organi nazionali del partito, il comitato centrale e la direzione. Alla fine del decennio, aveva compreso che in Calabria la lotta contro il latifondo era ormai conclusa: di fronte allo spopolamento delle campagne, dovuto all’emigrazione di massa verso il Nord conseguente al miracolo economico, non aveva più senso mirare alla riforma dei rapporti agrari. Bisognava superare la linea del PCI, che egli giudicava troppo “ruralista”, e fondare un “nuovo meridionalismo”, che puntasse all’industrializzazione e all’inserimento del Sud nei circuiti del moderno sviluppo economico. Era una ricerca di nuove soluzioni politiche che si abbinava con il coevo mutamento di strategia del PSI: nel 1956, infatti, la destalinizzazione e poi l’invasione sovietica dell’Ungheria avevano indotto Nenni a rompere l’alleanza col PCI, provocando tuttavia anche una spaccatura interna al partito. Si schierò subito a favore della scelta autonomista del segretario; anzi, vincendo la sua consueta ritrosia di temperamento, si impegnò in duri scontri in direzione contro gli esponenti della sinistra interna . Al congresso di Venezia del febbraio 1957 la frattura si rivelò tuttavia più grave del previsto, paralizzando di fatto l’azione del partito. Un passaggio decisivo diventavano così le elezioni del 1958, vissute dalle correnti anche come una verifica dei rapporti di forza: in Calabria lo scontro si fece particolarmente aspro tra la sinistra capeggiata da R. Minasi e il gruppo guidato da Mancini che, secondo il giudizio unanime dei prefetti e dei funzionari del PCI, riuscì a porsi come punto di riferimento degli autonomisti di tutta la regione. Il risultato delle elezioni, positivo per il PSI, fu interpretato come un appoggio dell’elettorato alla linea di Nenni; sicché, al successivo congresso di Napoli, nel gennaio 1959, la corrente autonomista prevalse, seppur di poco. Si trattava ora di ampliare e consolidare tale consenso; e un ruolo chiave in questa sfida fu giocato proprio da Mancini che, per l’abilità mostrata come dirigente locale, ottenne l’incarico, cruciale, di responsabile nazionale dell’organizzazione. Si trattava di un compito gravoso: non solo …