DALL’OMICRON ALL’OMEGA

di Pino Augieri | Non c’è nessuna possibilità di scansare le “informazioni” (in verità dei talk show) sulla pandemia in atto. Intendiamoci: la situazione è veramente grave dal punto di vista sanitario. Ma apri un qualsiasi programma televisivo, o una pagina di giornale, e ti rendi conto che la impressionante mole di numeri (imprecisi e usati male) e di opinioni (spacciate per certezze scientifiche) sta praticamente creando un clima da Vietnam. Errato in ogni caso: non serve a nessuno costituire squadre che si fronteggiano a parole (e parolacce) sul virus, sul vaccino, sulle mascherine, sul lockdown.Con l’aggravante che bisogna domandarsi se è un clima anche artefatto, strumentale e utile. Perché con questo catalizzatore ansiogeno, l’aspetto dello tsunami economico che stiamo vivendo passa sotto silenzio. Per esempio i 145 punti base che costituiscono lo spread di questi giorni avrebbero necessitato di una spiegazione da parte del governo dei “Migliori”. Strano! L’Europa e il mondo ci copiano come modello nella lotta al virus, possiamo contare su 209 miliardi di fondi Ue, abbiamo il Pil al 6%, tutti i piani del Pnrr andati a buon fine, l’Economist ci incorona nazione dell’anno. Ma appena la Bce prende una settimana di ferie, ci esplode lo spread. Quasi governasse un Berlusconi qualsiasi. Qualcuno ha atteso i pochi giorni di inazione della Bce per mostrare al mondo la debolezza dell’Italia, nascosta sotto il manto di lusso del governo Draghi.Non c’è bisogno di spendere molte parole. Il nostro Paese e il suo debito sempre più record dipendono dall’Eurotower, dai suoi acquisti e anche dalla duration del reinvestimento in portfolio: con riferimento a dati aggiornati al terzo trimestre scorso, oltre il 40% dei nostri Btp sono a bilancio della Bce. E l’Italia, al primo segnale di assenza di Mamma Bce, precipita in grosse difficoltà.Ora l’Europa, dopo le sue “ferie”, riprenderà una marcia che ha già avviato con segnali non tranquillizzanti. La BCE sul QE in riduzione, la Commissione sul patto di stabilità. Dunque è nelle nostre mani il segnale più importante per gli investitori: occorre che chi investe si convinca che Mario Draghi abbia vinto la sua battaglia, formalizzata la scorsa settimana nell’articolo a quattro mani con Macron sul Financial Times. “Non c’è dubbio che dobbiamo ridurre i nostri livelli di indebitamento. Ma non possiamo aspettarci di farlo attraverso tasse più alte o tagli alla spesa sociale insostenibili, né possiamo soffocare la crescita attraverso aggiustamenti di bilancio impraticabili. Piuttosto, la nostra strategia è mantenere sotto controllo la spesa pubblica  corrente attraverso riforme strutturali ragionevoli…”Proprio così. Tagli alla spesa sociale, tasse più alte, sono aggiustamenti di bilancio impraticabili…….tutto questo è dichiarato impossibile. Giusto. Aggiungiamoci anche che è impossibile mantenere le retribuzioni dei lavoratori al livello attuale. Di ridurle – in termini reali – ancor meno. Sarebbe la bomba definitiva. Siamo l’unico Paese secondo l’Ocse che in un arco temporale addirittura trentennale ha visto i valori di variazione dei salari medi andare addirittura in negativo. L’unico. Cosa accadrebbe se il governo fosse costretto a imporre misure lacrime e sangue per garantirsi il vitale supporto Bce, implementando una politica stile 2011 su dinamiche simili e con l’inflazione che sta erodendo a ritmi da record il già magrissimo potere d’acquisto dei cittadini?Dunque abbiamo bisogno di supportare un Draghi vincente: che non è proprio quello che si sta facendo in queste ore.Si, c’è l’omicron. Facciamo che non si trasformi in Omega.  COMMENTO:†††     di  Silvano Veronese – Vicepresidente di Socialismo XXI |   Mi era sfuggita, tra le tante notizie che ci sommergono, quella riportata dall’articolo di Pino Augieri sullo spread. Si verifica quello che temevo. Malgrado una positiva gestione governativa, con qualche contraddizione, del contrasto all’epidemia ed anche alla  sua variante Omicron, malgrado i positivi recuperi della situazione economica (peraltro non ancora giunti ai livelli pre-Covid), malgrado i giudizi positivi di importanti Enti e media economici internazionali, questa reazione non positiva dei mercati finanziari risente di segnali sbagliati che il sistema politico-partitico nazionale continua a dare. Chi presta soldi a chi è fortemente indebitato pretende di poter apprezzare l’affidabilità e la serietà programmatica di chi governa la baracca e l’attendibilità dei programmi (nel nostro caso il PNRR e le riforme strutturali che da anni promettiamo ma non facciamo). Con il Governo Draghi si era iniziato a dare delle prime risposte conseguenti. Ma siamo per ora alle intenzioni, il PNRR di Draghi (per fortuna ben diverso dalla bozza del Conte 2 bocciata ad un primo esame a Bruxelles) deve essere pero’ concretamente attuato e Bruxelles e Francoforte attendono di valutare  i fatti perchè a loro non sono sufficienti i progetti presentati per cominciare a rimetterci le rate di prestiti e di erogazioni a fondo perduto. La scadenza del rinnovo del Capo dello Stato, per come si è presentata con posizioni le piu’ discordanti tra le forze della maggioranza che sostiene il governo e per la presentazione di alcune discutibili candidature, ha impensierito non poco mercati e Organi comunitari. Possono costoro fidarsi dell’Italia, il cui debito si è nel frattempo ingrossato fortemente, Se questo Paese  non riesce a garantire una stabilità ed una continuità di un governo che aveva suscitato in loro prime aspettative di affidabilità? Possono fidarsi della serietà di un sistema politico-partitico che all’inizio della discussione parlamentare della legge di stabilità (la vecchia “finanziaria”) aveva presentato ben 3.000 emendamenti, tutti di spesa corrente ? Possono fidarsi di un sistema che non si impegna con risorse proprie a sostenere il debito nazionale e tiene investiti piu’ di 400 miliardi nei titoli tedeschi ( i c.d. “Bund”) e presenta un reddito in nero (e percio’ una evasione fiscale enorme, la piu’ massiccia in Europa), che non si impegna nella ricerca ed innovazione e nel recupero di produttività, fattori che limitano la crescita della ricchezza nazionale e delle risorse necessarie per far fronte a misure di miglioramento del welfare? Nel 2023, fra poco piu’ di un anno e non fra 10 anni, se non ci saranno decisioni nuove di segno contrario, cesserà la deroga ai vincoli di Maastricht sui bilanci nazionali (decisa a suo …

EMERGENZA COVID IN UMBRIA

COMUNICATO STAMPA SOCIALISMO XXI UMBRIA In queste ore stiamo assistendo al perdurare del drammatico fallimento della gestione delle politiche sanitarie da parte di coloro che in questo momento governano la Regione Umbria. Con dispiacere prendiamo atto anche della passività della politica in generale, dei consiglieri regionali, delle amministrazioni comunali, che salvo rare eccezioni, hanno proposto solo blande iniziative che appaiono come esternazioni di circostanza e non come un determinato intento di denunciare all’opinione pubblica le gravi mancanze di cui stiamo ora subendo le conseguenze. Due sono le maggiori e preoccupanti evidenze di queste ore. Il PSR viene proposto senza un serio e ordinato calendario di incontri con tutti i soggetti che hanno il diritto ed il dovere di esprimere le opinioni dei cittadini da loro rappresentati sul futuro assetto organizzativo della Sanità regionale. La gestione dell’emergenza Covid-19 dalla quale si evince tutta la colpevole improvvisazione ed impreparazione di un percorso lungo ormai due anni, le cui responsabilità sono direttamente riconducibili all’Assessore Coletto e ai direttori da lui nominati. Nel mezzo della temuta e preannunciata quarta ondata di diffusione del virus si manifesta tutta l’inerzia dell’Assessorato alla Sanità, l’assenza di un piano organizzativo complessivo, partecipato e trasparente per affrontare l’emergenza Covid. File interminabili per effettuare tamponi con tempi di attesa inaccettabili, assenza di percorsi preferenziali per i bambini anch’essi soggetti ad attese di ore, file per le vaccinazioni con un sistema di prenotazione che, quando funziona, offre disponibilità a distanze non a tutti proponibili. Sistema di tracciamento a quanto pare saltato e con telefoni ai quali nessuno risponde. Liste di attesa di mesi per quasi ogni tipologia di esame, ma che in libera professione vengono proposte anche nel giro di pochi giorni. Assistiamo ad una nuova riduzione delle attività ordinarie per impiegare il personale sanitario nelle strutture individuate per ricoveri di pazienti Covid; vengono spostati operatori sanitari già provati fisicamente e psicologicamente e sono costretti a spostarsi i pazienti. Nello stesso contesto i livelli di mobilità extra regionale hanno raggiunto livelli insostenibili quando invece il loro contenimento potrebbe rappresentare una fonte di ulteriori risorse da mettere in campo. Sono trascorsi mesi e mesi che potevano essere proficuamente utilizzati per integrare i settori di maggior interesse strategico, sia per l’attuale emergenza che per quanto previsto dal PSR che si pone l’obiettivo di potenziare la medicina del territorio. In Umbria sono stati proposti contratti a tempo determinato che sono stati ritenuti poco appetibili rispetto ai concorsi a tempo indeterminato pubblicati da altre Regioni che così hanno potuto stabilizzare o potenziare il proprio organico sanitario. E’ grave ritenere che tali comportamenti siano frutto di poca competenza o superficialità; ma è ancora più grave, come ormai appare molto più verosimile, ricondurre tali modalità ad un progetto ben definito per giungere all’applicazione del PSR con le risorse della sanità pubblica regionale ridotte ai minimi termini, così da poter giustificare un ulteriore, più sostanzioso e rapido ricorso a convenzioni con la sanità privata sottraendo risorse al servizio pubblico. La Presidente Tesei dica chiaramente quali sono le intenzioni del suo Assessore o ne prenda quanto prima le distanze per il bene di tutti i cittadini umbri! SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

COSTRUIRE IL SOCIALISMO

    di  Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |   La costruzione del socialismo oggi, in Italia membro dell’Unione Europea e aderente alla NATO, costituisce un compito intellettuale e strategico di una difficoltà difficilmente affrontabile con le forze in campo. L’analisi, alla base della strategia, non può che rendersi conto di elementi come la collocazione internazionale del paese, i rapporti con gli altri paesi, la situazione economica, la situazione delle classi sociali e i moltissimi altri aspetti in cui ci si trova ad agire. Osservando serenamente la situazione attuale del nostro paese, dobbiamo porci seriamente la questione della percorribilità delle alternative che potremmo voler seguire. L’idea della rivoluzione ottocentesca come quella della Russia è una alternativa che ritengo non percorribile; essa lo fu nel famoso periodo definito “diciannovismo”, un periodo in cui fu messa in atto   una azione accesamente rivoluzionaria da parte dei socialisti massimalisti. Essi non furono in grado di guidare le agitazioni operaie e bracciantili esplose subito dopo la fine del conflitto, dando loro obiettivi concreti e generali di rinnovamento della società italiana. Gramsci, cinque anni dopo, definì quell’atteggiamento “la turpe demagogia delle fiere massimaliste” che ebbe solo il risultato di spaventare la borghesia e spingerla a schierarsi con la nascente forza fascista che solo dopo pochi anni avrebbe ridotto il paese ad un regime autoritario e reazionario. Sull’onda delle suggestioni indotte dalla Rivoluzione d’ottobre, una parte grande del socialismo europeo, e in Italia prevalente, invece di impostare la lotta sul terreno di uno sviluppo quantitativo e qualitativo della democrazia preferì, a imitazione della Russia dei soviet, perseguire un regime di tipo sovietico proclamando a gran voce come obiettivi immediati (XVI Congresso 5-8 ottobre 1919 a Bologna) la rivoluzione, la dittatura del proletariato, l’abbattimento violento dello Stato borghese. Anche l’esperienza cinese dovrebbe farci riflettere sulla fattibilità di quel modello che presenta aspetti contradditori tra i disastri del “balzo in avanti” di Mao e la svolta ipercapitalista avviata da Den Xiaopin che ha portato al cancro del capitalismo finanziario così come rilevato dal caso Evergrande. Rimane la strada indicata da Gramsci di una guerra di posizione più adatta della guerra di movimento in una articolazione di poteri diffusa come nei paesi occidentali dove la presa del palazzo sarebbe inadeguata. “Il passaggio dalla guerra manovrata alla guerra di posizione”, afferma Gramsci, appare “la questione di teoria politica la più importante, posta dal periodo del dopoguerra e la più difficile a essere risolta giustamente”.  La Rivoluzione d’ottobre, quindi, era da considerare l’ultima rivoluzione ottocentesca.   Afferma Gramsci nel Quaderno n. 7 che “la guerra di posizione che era la sola possibile in Occidente (…). In Oriente lo Stato era tutto, la società civile era primordiale e gelatinosa; nell’Occidente tra Stato e società civile c’era un giusto rapporto e nel tremolio dello Stato si scorgeva subito una robusta struttura di società civile. Lo Stato era solo una trincea avanzata, dietro cui stava una robusta catena di fortezze e di casematte; più o meno, da Stato a Stato, si capisce, ma questo appunto domandava un’accurata ricognizione di carattere nazionale” Nel celeberrimo Par. 17, Rapporti di forza: analisi delle situazioni, alla domanda «se le crisi storiche fondamentali sono determinate immediatamente dalle crisi economiche», egli risponde: «si può escludere che, di per sé stesse, le crisi economiche immediate producano eventi fondamentali; solo possono creare un terreno più favorevole alla diffusione di certi modi di pensare, di impostare e risolvere le questioni che coinvolgono tutto l’ulteriore sviluppo della vita statale». Questa strada percorsa dal Partito Comunista Italiano fintanto che esso è stato in vita è oggi in una fase di estrema debolezza per la contemporanea assenza di un partito politico che si ponga questo obiettivo, la dissoluzione della coscienza critica della classe operaia dalla scomparsa della figura dell’intellettuale singolo e collettivo. Le crisi economiche quindi come momento per diffondere “certi modi di pensare, di impostare e risolvere le questioni che coinvolgono tutto l’ulteriore sviluppo della vita statale.” E di crisi economiche, a partire dal ’29 ad oggi, se ne sono viste parecchie alcune gravi proprio negli ultimi anni (crisi dei subprimes, crisi pandemica). Da queste crisi il capitalismo ha imparato, grazie a Keynes, ad uscirne anche se temporaneamente e con difficoltà ma sempre scaricando i costi sulle classi subalterne, ma senza risolvere il nodo fondamentale alla base delle crisi stesse. Tutti i tentativi di interpretazione delle crisi, penso alla gestione Obama della crisi del 2008, rilevavano una incapacità strutturale del capitalismo a risolvere le sue contraddizioni e proprio per questa ragione, quei tentativi di soluzione della crisi, che vedevano nell’intervento dello stato una condizione sempre più profonda nella guida dell’economia, sono state accantonate nella presunzione di una superiorità insita nella logica del capitale. Ma la crisi pandemica ha dimostrato ancora una volta l’inadeguatezza del capitalismo ad affrontare le crisi e ha ridato all’intervento dello Stato un ruolo inedito dal dilagarsi del pensiero unico liberista. Ora qual è la differenza tra l’affrontare i problemi da parte dei due contendenti: capitalismo e socialismo. Di fronte ad un problema il processo decisorio del capitalismo è quello della ricerca della massima valorizzazione del capitale; tale valorizzazione percorre le strade del capitalismo agricolo, industriale, finanziario, della rendita etc. tutte strade con caratteristiche diverse riconducibili, ad esempio, nelle formule del D-M-D’ ovvero direttamente D-D’. Ora è ovvio che le soluzioni ricercate nella massimizzazione della valorizzazione del capitale saranno soluzioni che vanno bene per il capitale ma non è affatto detto che vadano bene per la collettività degli esseri umani, anzi quasi sempre questa ricerca della valorizzazione si realizza comprimendo le soggettività dei subordinati a favore dei possessori di capitali. Va inoltre precisato che le soluzioni di questo tipo sono fortemente condizionate dal “shortismo” cioè da un orizzonte temporale relativamente molto limitato.          Il processo decisorio del socialismo è al contrario ispirato dalla ragione, dal processo razionale, dalla scienza, una forte componente umanistica, peraltro con orizzonti temporali piuttosto ampliati. L’approccio socialista non è quindi condizionato da finalità di valorizzazione di alcunché ed è quindi dominio dei subordinati ma non automaticamente ma …

DISTRIBUZIONE DEL REDDITO E QUESTIONE SALARIALE

    di  Silvano Veronese e Ezio Iacono – Membri Ufficio di Presidenza Socialismo XXI  |   Nel mezzo di una bufera politica ed economica (manovra speculativa sulla lira che rischiava di mandare in default il bilancio statale e la crisi di Tangentopoli che dopo le dimissioni di vari ministri costrinse il governo Amato alle dimissioni), il 23 luglio 1993 il nuovo Governo presieduto da Ciampi e con Ministro del Lavoro il compagno Giugni raggiunse un importante accordo di concertazione sociale con il mondo delle imprese (in primis la Confindustria) e con i Sindacati CGIL-CISL e UIL, che avviò un processo di politica dei redditi e di risanamento pubblico, di ripresa ordinata della contrattazione dopo due anni di conflitti tra le parti sociali, di contenimento dell’inflazione e di difesa dell’occupazione. A parte le misure di riforma del mercato del lavoro e di sostegno all’occupazione che non trovarono in seguito (dopo la fine dell’esperienza del governo Ciampi sostituito dal governo Berlusconi) pratica attuazione, se non in pejus con i governi di centro-destra, una parte significativa – per quanto riguarda le politiche del lavoro – furono le muove regole che dovevano ispirare la pratica contrattuale, sempre affidata alla autonomia delle parti, ma nel quadro di una valutazione congiunta dell’andamento dell’economia e nella fissazione condivisa di indici di inflazione programmata. L’anno prima, la Confindustria aveva disdettato la scala mobile, già rimodulata con l’accordo di S.Valentino nel 1984 dal Governo Craxi, e, perciò, con questo accordo triangolare la funzione automatica della scala mobile di adeguare al costo della vita le retribuzioni veniva affidata alla contrattazione nazionale, per la quale vi era un obbligo per le parti di iniziare le trattative per il rinnovo dei CCNL entro la scadenza degli stessi per evitare moratorie e il non adeguamento delle retribuzioni. In ogni caso era prevista una indennità sostitutiva nelle eventuali more. Altro punto importante era la fissazione di un secondo livello di contrattazione a livello di azienda (per le grandi e medie imprese) e a livello territoriale per le piccole aziende. Gli incrementi salariali avrebbero dovuto tenere conto dell’andamento della produzione e della produttività in modo da ripagare l’apporto del lavoro allo sviluppo produttivo delle aziende. In teoria, tale sistema avrebbe dovuto garantire un adeguamento continuo delle retribuzioni, quanto meno una salvaguardia del loro potere d’acquisto, ma così non è stato dato il prevalere in vari Governi, succeduti al Governo Ciampi, di politiche che misero in archivio la politica di concertazione sociale per imporre  una linea liberista e per, certi versi, “anti-labour”. Infatti, agli inizi degli anni ’90 (grosso modo all’epoca dell’accordo di concertazione testè ricordato), l’Italia era il 7° Stato europeo, solo dopo la Germania, per salari medi annuali, mentre nel 2020 è precipitata al 13° posto sopravanzata da Paesi come la Francia, l’Irlanda, la Svezia e Spagna, che negli anni ’90 avevano salari ben piu’ bassi. Del resto, il problematico fenomeno del crollo dei salari è stato proprio sottolineato da uno studio della Fondazione Di Vittorio, ove viene ricordato  che se nel 2020 in Europa la media dei salari ha subito una contrazione (per vari fattori) del 2,4 % nel nostro Paese si è attestato su – 7,2 % tornando così ai dati registrati agli inizi degli anni 2000, con una media inferiore ai 30.000 euro lordi annui, ulteriore dato degno di riflessione è costituito dal riscontro che nel 2019 in Italia ben 5 milioni di lavoratori percepivano un salario non superiore ai 10.000 euro lordi annui. Come associazione “Socialismo XXI secolo”, fin dalla nostra conferenza programmatica  tenutasi a Rimini nel 2019, abbiamo avvertito il dovere di denunciare, tra le altre cose, il rischio che l’approccio ineludibile in favore di una flessibilità contrattata del lavoro non doveva rappresentare l’occasione per un arretramento delle condizioni salariali e che, comunque, essa doveva praticarsi per esigenze produttive straordinarie e non diventare pratica corrente nelle nuove assunzioni.   E’, invece, evidente ormai che il dogma della flessibilità si è tradotto in precarietà eccessiva, oltre che in un sottoinquadramento nelle qualifiche rispetto alle mansioni svolte e, conseguentemente, in piu’ basse retribuzioni, oltre a non garantire una continuità del salario per i lavoratori assunti in somministrazione, per i quali si alternano periodi di lavoro e periodi di non lavoro. Si può constatare, che un notevole numero di lavoratori non è occupato per tutto l’anno e non gode, quindi, di una retribuzione annua intera pari a 14 mensilità percepita dal lavoratore che lavora con continuità a tempo indeterminato.   Tale ulteriore aspetto deve necessariamente essere tenuto in debita considerazione, stante che, dopo la “presa in giro” di quota 102, ci si avvierà ad un sistema pensionistico integralmente contributivo e, quindi, dovremo pur interrogarci sulle azioni da compiere per garantire una pensione dignitosa a coloro i quali, pur avendo raggiunto 67 anni d’età, non avranno beneficiato della regolarità dei contributi versati, proprio a causa della discontinuità nel rapporto di Lavoro. Sembra necessario, inoltre, riportare un ulteriore passaggio suggellato dall’accordo del luglio ’93, allorché veniva osservato che: “…tra gli obiettivi della politica dei redditi va annoverato quello della creazione di adeguati margini nei conti economici delle imprese per le risorse finalizzate a sostenere i costi della ricerca…”, con il doveroso impegno a procedere affinché la spesa complessiva a tale scopo, allora pari all’1,4 % del PIL, venisse elevata fino a raggiungere la soglia media presente negli altri Paesi europei, ossia quella del 2,9%. Nel mettere in relazione la ricchezza che non veniva parzialmente più destinata all’aumento dei salari, bensì  trasferita in ricerca e sviluppo, con il ruolo decisivo sia delle imprese che dello Stato, così da essere sempre più competitivi in un mondo maggiormente impregnato dalla concorrenza, assistiamo ad un ulteriore dato allarmante: nel 2019, infatti, soltanto l’1,35% del PIL è stato destinato alla ricerca, a fronte del 3,4% della Svezia, del 3,01 della Germania e con una media UE che si attesta poco sopra il 2%  ed appare, quindi, che l’incremento dei profitti (testimoniato dal peggioramento dell’equilibrio tra questi ultimi ed i redditi da lavoro a danno dei secondi) non solo …

APPUNTAMENTI DI SOCIALISMO XXI

    di Aldo Potenza – Presidente Socialismo XXI |   Cari compagni, credo sia indispensabile, alla luce dei risultati elettorali delle amministrative che hanno coinvolto 12 milioni di elettori, pur con tutte le cautele dovute alla particolare caratteristica di tale consultazione, trarre delle prime indicazioni utili anche per la nostra attività. Inoltre dopo quattro anni di lavoro, sia pure con le grandi difficoltà incontrate da circa un anno e mezzo a causa della pandemia che ci ha costretto a svolgere ben 63 conferenze a distanza al fine di mantenere aperto il dialogo e il confronto con tutti voi, a cui si è aggiunto il continuo contatto telefonico ed epistolare con i nostri gruppi WhatsApp e tramite mail, è giunto il momento di trarre un bilancio complessivo della nostro impegno alla luce dei mutamenti che, anche a causa del Governo Draghi, sta avendo la politica italiana. A tal fine già a partire dal 13 p.v. e, se necessario, nei giorni successivi, si riunirà l’Ufficio di Presidenza per compiere un primo esame. Successivamente è nostra intenzione promuovere i seguenti appuntamenti: 1) Riunione dell’Ufficio di Presidenza con l’Esecutivo che, come è noto, è composto da tutti i coordinatori regionali; 2) A seguire, è ormai assolutamente necessario convocare la Conferenza poltico-organizzativa della nostra Associazione (La conferenza coinvolgerà tutti gli iscritti e i soci fondatori oltre  i coordinatori regionali, i circoli e l’Ufficio di presidenza). Ovviamente seguiranno le convocazioni formali degli incontri.Non nascondo le difficoltà organizzative che comporta l’ultimo degli appuntamenti che ho menzionato, ma con il fondamentale contributo operativo dei coordinatori regionali (che ricordo ancora è il nostro esecutivo) possiamo farcela anche entro il mese di novembre prossimo. E’ evidente che non sarà possibile andare oltre tale mese per l’avvicinarsi del Natale. La mia speranza è che si possano evitare ulteriori rinvvii, come siamo stati costretti a causa della pandemia. Confidando nella vostra collaborazione che richiede anche la conclusione del tesseramento del biennio 2021/22, vi invio cari saluti. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ELEZIONI AMMINISTRATIVE 3-4 OTTOBRE 2021

    Ufficio di Presidenza Socialismo XXI |   COMUNICATO STAMPA L’Associazione nazionale SOCIALISMO XXI, in vista dei risultati elettorali comunali del 3 e 4 ottobre, augura il successo delle liste e dei candidati socialisti. Relativamente ai Comuni nei quali si dovrà procedere col secondo turno elettorale per l’elezione del Sindaco, SOCIALISMO XXI, pur constatando limiti di candidature e di alleanze in campo in alcune di quelle competizioni, invita i propri iscritti, i simpatizzanti e tutti gli elettori ancora indecisi a scegliere i candidati al ballottaggio delle tradizionali alleanze di centro-sinistra, a Milano, Roma, Torino, oltre che per le regionali in Calabria e in altri comuni. Un chiaro invito per contrastare le candidature di centro-destra, ma anche altre proposte non corrispondenti alle aspettative di sviluppo del disegno politico dell’Associazione Socialismo XXI che mantiene l’obiettivo della costituzione di un partito con chiari valori d’ispirazione socialista e programmi conseguenti.   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

A LECTORINFABULA E’ “IL TEMPO DEGLI EROI”

Comunicato stampa A Lectorinfabula è “Il tempo degli eroi”.Sette giorni per capire i cambiamenti dell’ultimo anno e parlare di chi ha saputo e voluto fare la differenza. Dal 20 al 26 settembre 2021 – centro storico di Conversano (BA) In risposta al tempo strano che stiamo vivendo, la XVII edizione di Lectorinfabula european cultural festival organizzato dalla Fondazione “Giuseppe Di Vagno (1889-1921), in programma nel centro storico di Conversano dal 20 al 26 settembre prossimi, servirà a dare risposte alle tante domande di questo lungo anno e a ritrovare i punti di riferimento persi di fronte all’arrivo violento e inaspettato del Covid 19. Saranno in tutto più di 100 gli eventi in programma, gratuiti e aperti a tutti, in presenza, con dibattiti, confronti, presentazioni di libri e interviste, workshop, musica, reading e letture dal vivo, per un totale di circa duecento ospiti, politici, opinion leader, giornalisti, intellettuali provenienti da tutte le parti d’Europa e del Mondo. <<“Il tempo degli eroi” è il tema scelto per quest’anno – ha sostenuto il direttore scientifico del Festival, Filippo Giannuzzi – Rappresenta una riflessione su quello che è accaduto, in un momento in cui le scelte diventano molto importanti: riproduce la volontà di voltare pagina, di rinnovarsi, di rigenerarsi, di innovarsi. È un modo per dare voce a chi ha messo e continua ad anteporre a tutto il senso del dovere e l’amore verso gli altri. Lectorinfabula intende riportare l’attenzione sul sacrificio e sulla generosità, sul coraggio e sulla solidarietà nella vita di ogni giorno, andando oltre quanto accaduto e guardando al futuro. Un Festival della ripartenza, in presenza, metafora di una voglia di rinascita e condivisione, per mettere in comune ciò che si è imparato in questi mesi: si può vivere alla giornata, lontani l’uno dall’altro, ma sempre alla ricerca di quei tanti “piccoli miracoli” che hanno permesso a ciascuno di noi di andare avanti. “Il tempo degli eroi” è anche e soprattutto il tempo delle idee>>. E non è un caso che in questa edizione, spazio venga dedicato al Centenario della morte di un eroe dei tempi recenti: Giuseppe Di Vagno. <<In questa edizione ci chiederemo se abbiamo bisogno di eroi – ha dichiarato Gianvito Mastroleo, presidente della Fondazione Di Vagno – Medici, infermieri, insegnanti, rider tutti hanno messo in gioco la loro vita, ma lo ha fatto anche Gino Strada, un “eroe” dei nostri tempi che ci ha lasciati il mese scorso. Negli stessi giorni di Lectorinfabula prende avvio anche il programma per il Centenario dell’assassinio di Giuseppe Di Vagno, un “eroe” del suo tempo. E succederà alla presenza del Presidente della Repubblica. La domanda che aleggerà in questi giorni sarà se la contemporaneità ha ancora bisogno di eroi, ovvero se sono beate quelle società che ne possono fare a meno. L’eroicità è una responsabilità che ogni giorno dobbiamo imporci tutti, affrontando la vita: gli eroi sono necessari, perché ci danno speranza. Non sapremo mai se questo sarà il tempo degli eroi. Sappiamo però che la lezione di Di Vagno, che sapeva di andare incontro ai suoi assassini ma volle ugualmente difendere la libertà, è attuale ancora oggi>>. Il programma si aprirà con gli appuntamenti della Scuola per la Buona Politica, organizzata in collaborazione con il dipartimento Scienze Politiche Università degli Studi di Bari diretto da Giuseppe Moro (sono previsti cfu), coordinata da Patrizia Calefato sul tema “Eroi ed antieroi dell’informazione” con la partecipazione tra gli altri di Filippo Ceccarelli, giornalista di Repubblica, Francesca Pasquali, professoressa ordinaria di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, università di Bergamo, – Carlo Sorrentino, professore ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi Università di Firenze, Paola Barretta (osservatorio di Pavia), Fulvio Colucci giornalista su ambiente e Taranto. “Piazza Dante. #Festivalinrete”, in collaborazione con la Società Italiana Dante Alighieri, un progetto condiviso che unisce 44 Festival di approfondimento culturali italiani. Da nord a sud in un viaggio geografico e culturale che testimonia l’amore del nostro Paese per la straordinaria opera di Dante Alighieri. A Lectorinfabula interverranno l’esperto dantista Trifone Gargano, lo storico Vito Bianchi e gli attori di “Hell in the Cave. Versi danzanti nell’aere fosco” l’unico spettacolo aereo sotterraneo del mondo dedicato all’Inferno di Dante che da un decennio, ininterrottamente, si svolge nelle Grotte di Castellana. Il Piacere di lavorare, propone incontri sul lavoro con la partecipazione delle onorevoli Chiara Gribaudo (responsabile area Lavoro PD) e Teresa Bellanova, (sottosegretaria Ministero Infrastrutture e Trasporti) dei professori Pietro Ichino, Rita Querzè Roberto Voza e Maurizio Del Conte, la dirigente sindacale Serena Sorrentino (Fp CGIL). Con la Fondazione Friedrich Ebert due incontri dedicati alla Politica e l’opinione pubblica con Wolfgang Schoreder, Mario Ricciardi e Franco Fistetti sul tema dei NoVax e dei falsi eroi della libertà, mentresul ruolo dell’opinione pubblica nella creazione dei leader politici ne discuteranno Nando Pagnoncelli e Sofia Ventura con Giovanna Casadio e Michael Braun. Gli eroi sono tutti giovani e belli, un ciclo di incontri con Maurizio Maggiani, Mario Capanna, Alberto Mario Banti. Alle città e alle contraddizioni Nicola Lagioia con Raffaella De Santis e Leonardo Palmisano. Gli incontri di Pagina’21 saranno dedicati agli eroi negli immaginari popolari nello sport e serie tv. In due incontri, condotti da Oscar Buonamano ne parleranno Giorgio Simonelli, Riccardo Bocca, Silvia Ebreul, Darwin Pastorin, Corrado Petrocelli, Mario Orsini e Gianfelice Facchetti. Roberto Escobar e Paolo Ponzio dialogheranno sugli eroi fondatori e i grandi leader della storia. Dedicati agli eroi conosciuti e quelli invisibili un ciclo di incontri di testimonianza e di storie esemplari: dall’attualità afghana con Emanuele Giordana, Megan Williams ed Ejaz Ahmad alla storia con il libro su Giacomo Matteotti di Riccardo Nencini; da Ludwig Guttmann inventore dei giochi paralimpici, raccontato da Roberto Riccardi comandante del Nucleo di Tutela del Patrimonio culturale dei Carabinieri alla Coco Chanel di Annarita Briganti; dall’arrivo della nave Vlora nel porto di Bari con gli scrittori albanesi Darien Levani e Arthur Spanjolli, il sociologo Onofrio Romano e il giornalista Gaetano Campione testimone d quello sbarco alla solidarietà oggi con i protagonisti del terzo settore italianao con Cristina De Luca, Antonello …

APERTURA DELLE CELEBRAZIONI PER IL CENTENARIO DELLA MORTE DI GIUSEPPE DI VAGNO

COMUNICATO STAMPA | Dalle relazioni tra Comitato nazionale del Centenario della morte di Giuseppe Di Vagno, Fondazione Giuseppe Di Vagno (1889-1921), Prefettura di Bari e Servizio del Cerimoniale del Quirinale, sarebbe confermata la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla celebrazione del Centenario della morte di Giuseppe Di Vagno, il prossimo 25 settembre a Conversano. La lectio magistralis sarà svolta dal professor Paolo Bagnoli, direttore della Rivista storica del Socialismo, sul tema “L’assassinio di Giuseppe Di Vagno per l’Italia di oggi”. Un avvio autorevole per un anniversario ponte con le nuove generazioni, durante il quale verranno usati linguaggi in cui i giovani si riconoscono. Una maratona storica – cui seguirà la pubblicazione degli atti in cartaceo e digitale – tra lezioni, seminari e convegni con la partecipazione di studiosi, storici e intellettuali nazionali ed europei. Ufficio stampa “Centenario Giuseppe Di Vagno”: Annamaria Minunno cell. 3478763152 mail ufficiostampa@centenariodivagno.it – a.minunno@gmail.com SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

APPELLO DI SOCIALISMO XXI ALLA FIRMA DEI REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA

    di  Comitato di Presidenza di Socialismo XXI |   Socialismo XXI Secolo ritiene molto importanti i 6 referendum sulla giustizia per il valore istituzionale e costituzionale che rappresentano ed invita i propri associati ed i cittadini italiani a firmare, ora, per la loro indizione, a sostenerli, poi, con il proprio voto. Sono importanti perché il voto elettorale ed il referendum sono i due strumenti che la democrazia rappresentativa, principio alla base della nostra Costituzione, mette a disposizione dei cittadini per modificare criticità legislative che bloccano la vita della comunità nel presente e indicano al legislatore la strada da seguire per modellare il futuro. Scegliere il futuro costringe ciascuno a portare cura, attenzione, riflessione sull’impatto che ogni decisione impatta sulla vita di ognuno, trasformando la superficialità della politica-immagine in centri di dibattiti. Rino Formica riferendosi ai quesiti referendari li ha giustamente definiti “provvidenziali”. Se sprigioneranno, come ne siamo convinti, una energia nuova nella coscienza collettiva, la Comunità nazionale ne beneficerà quanto e più promette lo sforzo collettivo per la ricostruzione post pandemica. Sono importanti perché propongono, in modo costruttivo, la necessità di ristabilire il necessario e costituzionale equilibrio dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) che è essenziale per il corretto funzionamento della democrazia rappresentativa, palesemente in difficoltà: un equilibrio che deve basarsi sulla conflittualità delle idee, non sul pre-potere di uomini, gruppi pubblici e meno pubblici di poteri che esasperando la contrapposizione, impediscono al Parlamento che è il luogo della discussione di legiferare con la visione generale del bene comune e non sulla chiusura di differenti particolari interessi. Sono importanti perché, nella nostra democrazia così come sancita dalla Costituzione non c’è spazio per alcun autogoverno di uno qualsiasi dei poteri cui è delegata per versi diversi la vita dei cittadini. Oggi è divenuto palese ai più che il cosiddetto autogoverno degli organi che presiedono alla amministrazione della Giustizia non soltanto si è dimostrato inefficace in gangli vitali della sicurezza e dell’esercizio dei diritti ma rischia, non rendendo conto del suo operato, di legittimare modifiche sostanziali alla democrazia rappresentativa e di sfociare -forse anche non nella chiara percezione del pericolo- in un doloroso passaggio dalla eucrazia democratica alla tentazione autocratica che oggi coinvolge paesi e movimenti di differente storia. È opinione di Socialismo XXI secolo che l’opportunità referendaria possa assicurare i limiti sufficienti e necessari alla buona amministrazione della Giustizia ed al buon governo della Repubblica evitando il replicarsi di insicurezza democratica e di continua spoliazione di vitali settori legislativi ed esecutivi. Un solo esempio: in nessun paese occidentale, là dove la magistratura non è elettiva, il personale politico a tutti i livelli (comunali, regionali, parlamentari nazionali ed europei) può contare su un numero così elevati di magistrati, i quali sono chiamati anche in gangli vitali dell’amministrazione esecutiva.   Sono importanti perché, nonostante lo sforzo evidente del capo del Governo e del Ministro per la Giustizia che sono riusciti a far approvare un testo di proposta per la riforma della Giustizia che è stato approvato recentemente dal Consiglio dei ministri, numerose questioni essenziali nella Amministrazione della Giustizia, a partire da quella essenziale (riforma del Csm) per arrivare alla separazione delle carriere, non ha potuto trovare una giusta soluzione. L’ostacolo è rappresentato certamente dalle note resistenze corporative e dalla presenza, all’interno del Parlamento, di forze politiche ancora molto legate, per la loro cultura, per la loro storia, ad una idea dello Stato comune a quella visione della associazione dei Magistrati se non ad una sudditanza istituzionale nei confronti di ampi settori della magistratura. Un atteggiamento, questo ultimo, che ha favorito, negli ultimi 30 anni (una enormità in uno Stato “giovane” come l’Italia), prima la confusione, poi la sovrapposizione, ora addirittura il capovolgimento dei poteri di scelta, indebolendo il ruolo che la Costituzione affida alla rappresentanza politica.  Sono importanti per superare (o almeno ridurre) le distorsioni nella vita dei cittadini create da un uso distorto della carcerazione preventiva (l’Italia in Europa è ai primi posti in questa triste classifica), da una applicazione automatica della legge Severino (che dopo una condanna in primo grado, prevede l’estromissione dell’amministratore pubblico dagli incarichi a cui è stato delegato dal voto dei cittadini), dalla non applicazione del principio di responsabilità civile vigente in ogni professione tranne che nella magistratura.           SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. 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ESSERE SOCIALISTI

di Pino Augieri | Essere socialisti è ingombrante: esistiamo, ma per molti è come se non ci fossimo. Bisogna mendicare una casa perché la nostra ci è stata distrutta e non abbiamo avuto la capacità di ricostruirla. Anzi, siamo ancora in piena diaspora. Siamo ospiti. Ma se qualcuno di noi cerca di farsi vedere, di organizzare, di parlare… Essere socialisti è defatigante. Come per chi cerca di arrivare ad un portone che gli è appena avanti, mentre una folla tumultuosa cammina in senso opposto e sembra travolgerlo; e glielo impedisce. E non è detto che la direzione di marcia dei tanti sia quella giusta. Essere socialisti è quasi un dramma. Ci si sente come colui che è costretto a fare accattonaggio pur avendo tanti crediti da poter spendere. Ma crediti che non vengono resi redimibili. E non ce ne rendiamo conto. Sono i crediti acquisiti da uomini che, come Pertini, sono stati simbolo dell’Italia (ho citato solo uno di essi, il più popolare). Crediti che vengono dalle firme di socialisti padri di leggi che hanno rivoluzionato la società italiana: Brodolini (Statuto dei Lavoratori), Fortuna (divorzio), Merlin (case chiuse), Basaglia (manicomi), Balsamo (aborto). E mi fermo qui, ma si può continuare. Crediti che vengono da tanto lavoro fatto da uomini, responsabili di istituzioni, che hanno guidato la marcia dello Stato, e che hanno fatto crescere l’Italia. Ricordiamo il nostro Paese quando divenne 4a potenza industriale, davanti a Francia e Gran Bretagna, con un rating internazionale di tripla A? Ricordiamo che questa condizione fu realizzata e mantenuta negli anni del Governo PSI? Crediti che vengono dalle accuse infondate condite con gogna mediatica a uomini che hanno fatto un lavoro eccezionale per l’Italia: Mancini, Formica, per dire di quelli più noti che hanno dovuto attendere più di altri, Formica 17 anni, per vedersi riconosciuti innocenti. No, non cito Craxi perché non voglio far degenerare in rissa una posizione, la mia, che vorrei fosse apertamente dibattuta. Dicono che questi mancati riconoscimenti vengono da fuoco amico. Quelli che chiamano “intellighenzia” di sinistra. Per me, non è così. Mi rifiuto di considerare amico quel fuoco, mi rifiuto di considerare intellighenzia quei gruppi che hanno come segno distintivo, oltre ad uno spocchioso senso di superiorità, la collocazione della loro “identità culturale”: se li cerchi, essi hanno sempre la loro sede in una qualche casa da pochi appuntamenti, posizionata rigorosamente alla sinistra di qualsiasi strada vorresti percorrere. Che è a destra se fai il percorso inverso. Sono quelli che hanno straparlato delle faccende italiane, e sbagliato, e fatto danni irreparabili: e non hanno chiesto nemmeno scusa dei loro errori. Vogliamo parlare della vicenda del commissario Calabresi? Vogliamo parlare della superprocura antimafia e di Falcone? Sono gli stessi che, in qualche momento, “si distraggono” e non dicono niente di altre vicende che meriterebbero ben altra attenzione. Vogliamo parlare di quel “non ci sto” gridato dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro a reti unificate in una improvvisa trasmissione del 3 novembre ’93? Sono gli stessi che tacciono del tutto (ed anzi…) sulle dichiarazioni di Davigo all’epoca di mani pulite “non esistono politici innocenti, ma colpevoli su cui non sono state raccolte le prove”, affermazioni che creano un clima da guerra civile; mentre Moroni, Gardini, Cagliari e alcuni altri uomini legati al PSI si suicidavano perché tacciati di essersi “pentiti” e di vergognarsi, senza che si approfondisca il perché vero di quei suicidi. Sono quelli che discettano delle tesi di Marx, tacciono delle sue errate previsioni e ricette e dimenticano il pragmatismo di Lenin. Quelli che leggono Gramsci e ne ricordano solo quel 50 per cento che fa comodo. Quelli che, quando si parla del PSI, citano Lombardi, ma solo per il 10 per cento del suo pensiero. Quelli che, quando si parla di una storia socialista, e perciò di sinistra progressista e riformista, assumono un atteggiamento di annoiata censura se in essa si comprendono figure che vanno da Anna Kuliscioff a Olof Palme. Essere socialisti significa dover fare i conti di chi la pensa diversamente da te. E sei perennemente svantaggiato. Perché tu sei disponibile a confrontare le idee, qualche altro solo a giudicarti. Con l’aggravante che spesso si equivoca sul termine “giudicare” che si finisce per declinare in senso legale anziché dialettico. Solo il possesso di uno smisurato orgoglio, per quello che sai che è stato fatto e che non dimentichi; solo il possesso di tanta voglia di fare concretamente oltre che di discettare; solo il ritrovarsi vivo solamente in una visione culturale di libertà di pensiero che è però disponibile alla libertà dell’altrui pensiero; solo questo fa rimanere socialisti, nonostante tutto. Non credo sia solo una questione di carattere. Ma se questo fosse, con il carattere si nasce. E allora, come diceva Totò: … io, modestamente, lo nacqui. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it